Notiziario del MOSCA CLUB TREVISO Anno di fondazione 1971
2° TRIMESTRE 2013
ANNO 39 N° 142
Mosca Club Treviso c/o Circolo Sportivo “La Gemma”, Via Marie, 1 - 31030 Dosson (TV) Tel. 0422 490294 Direttore Responsabile: Rizzo Sebastiano - Registrazione al Tribunale di Treviso n° 55 del 01/03/2007 Presidente: Enos Bortolozzo, Via Fiume, 17 - 31021, Mogliano Veneto (TV) Cell. 338 3244239 H.U. Segretario: Alessio Berti Cell. 313 8605295 Sito Internet: www.moscaclubtreviso.it
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Sull'aumento.....
A scanso di equivoci occorre ricordare anche ai più distratti che fin dall'introduzione dell'Euro, (gennaio 2001) il costo della “licenza di pesca”, per la regione Veneto, è rimasto invariato: 22,72€. La situazione congiunturale, per usare un eufemismo, non è delle più favorevoli e l'aumento della licenza, anche se mal digerito, è stato accettato con la solita dose di fatalismo ed indifferenza che contraddistingue noi pescatori. A dicembre dello scorso anno l'assessore Manzato ha convocato alcune delle principali associazioni per discutere sul merito dell'aumento della licenza. La motivazione principale addotta per aumentare il costo della licenza è stato il periodo di crisi e i tagli agli enti regionali affidato alla spending review che hanno lasciato all'asciutto (scusate il gioco di parole) le casse regionali. L'assessore con questo provvedimento ha prospettato la reintroduzione dei finanziamenti a progetto realizzati qualche anno fa a favore delle associazioni e della pesca ricreativa. Tra i rappresentanti delle associazioni presenti, tutti ad esclusione di uno, si sono espressi contro l'aumento; ma la decisione sostanzialmente era già stata presa e così sul decreto della finanziaria pubblicato il 5 aprile 2013, la regione Veneto ha fissato in 34,00€ il costo della licenza ed al contempo diminuito il trasferimento alle province che passa dall'80% al 50%. Ero contrario, lo sono anche adesso pur avendo partecipato alla riunione indetta dall'assessore Manzato per spiegare le motivazioni addotte a questa decisione. Per prima cosa, rammento che in Veneto la competenza della pesca è demandata alle provincie (anche se non si sa quale sia la loro sorte) che paradossalmente riceveranno ancor meno contributi! Alle province rimane l'onere di vigilanza, semina e controllo ma anche tutte le attività di supporto alle associazioni che operano sul territorio (formazione guardie, corsi di elettropesca, rimborso per le attività delle guardie ittiche volontarie, etc). Le casse delle province sono anch'esse vuote tanto che alcune di esse (Treviso e Padova) hanno deliberato per aumenti dei contributi per pescare nelle acque di pertinenza. E' altamente probabile che stante questa situazione avremo una situazione frammentata in cui i pescatori saranno vessati da numerosi balzelli che disincentiveranno l'attività di pesca. L'aumento della licenza di pesca dovrà sommarsi ai permessi giornalieri o annuali per accedere ai fiumi dati in concessione: attualmente per svolgere l'attività di pesca in acque da salmonidi occorre farlo obbligatoriamente in acque date in concessione, con conseguenti ulteriori aggravi verso il pescatore. Nel decreto non c'è alcuna assicurazione che i maggiori introiti derivanti dall'aumento della licenza vadano a beneficio di tutti i pescatori, altrimenti si configura un prelievo generalizzato a favore di pochi soggetti che trovano spazio al tavolo. Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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Rimangono irrisolti i problemi derivanti da una legge regionale obsoleta e dalla frammentarietà delle carte ittiche e dei regolamenti provinciali che di fatto disincentivano la pesca. Per questi motivi ero contrario, e lo sono tutt'ora, all'aumento; concedo il beneficio del dubbio dal momento che con l'aumento della licenza è stato istituito anche un tavolo blu, che oltre ad occuparsi della ridistribuzione dei proventi (con tutti i distinguo di cui sopra), dovrà cercare delle soluzioni ai problemi che attanagliano la pesca: inquinamenti, dmv, ittiofagi, escavazioni etc. etc. Di grande conforto anche l'assicurazione del dott. Richieri in merito all'assegnazione dei fondi su progetto e non per spese correnti, garanzia minima per una corretta procedura di assegnazione dei proventi. Al termine della assemblea indetta dall'assessore Manzato, sono stato avvicinato da un rappresentante dell'associazione favorevole all'aumento della licenza, il quale mi ha apostrofato: “Contento che ci sono più soldi per i pescatori? Adesso chiederai anche tu contributi alla regione?”. Laconicamente ho risposto: “Ma la pesca è andata a rotoli e le prospettive sono sempre più fosche per mancanza di fondi da destinare alle associazioni ?” No, non ci siamo.
…. sulla rappresentatività.
A margine della questione sull'aumento della licenza di pesca, vi è la questione, ancor più impostante, concernente la rappresentatività del mondo della pesca nelle istituzioni, con riferimento alla regione Veneto, ma anche più in generale alla situazione complessiva. La lettera di convocazione dell'assessore Manzato a partecipare alla conferenza sulle motivazioni per l'aumento della licenza di pesca era indirizzata ai Presidenti di: Bacini di Pesca del Veneto, Fipsas, Unpem, SCI, CFI, Esox Italia, Enal Pesca, Arci e Libera Pesca. In sostanza alla riunione molti erano rappresentanti dei concessionari, solo una mezza dozzina rappresentanti di discipline di pesca; anche per l'istituendo tavolo blu sembra che grande rappresentatività sia a favore dei concessionari. Lungi da me dal voler innescare una inutile e sterile polemica sulle concessioni, personalmente poi non sono ne a favore ne contrario al fatto che vengano date in concessione delle acque; ma si commette un errore grossolano nel considerare i concessionari come i rappresentanti dei pescatori tout-court: i concessionari rappresentano i legittimi interessi delle concessioni stesse. Trincerarsi dietro al fatto che in ogni caso i semplici pescatori non hanno il desiderio di essere rappresentati è nascondere a se stessi la realtà delle cose. Nel momento in cui l'amministrazione pubblica decide di dare in concessione un'acqua, al semplice pescatore è consentita un'unica scelta: pescarci oppure astenersi. Chi ci pesca non necessariamente approva l'operato della concessione (potrebbe anche farlo perché non ha alternative) chi non lo fa potrebbe anche essere d'accordo con le linee gestionali. Il concessionario rappresenta una parte, importante, del mondo della pesca, ma non unica: un po come si volesse rappresentare l'universo del lavoro ammettendo al tavolo una schiacciante maggioranza della sola confindustria. Questo modo distorto di rappresentanza sta prendendo piede e lo sarà sempre più grazie all'aumento delle acque in concessione che sembra essere benvisto sia da alcuni concessionari che da alcune amministrazioni. E' tempo che i Pescatori (con la p maiuscola) comincino ad occuparsi anche di rappresentare i propri interessi altrimenti senza dubbio ci sarà chi lo farà al posto nostro... Noi del Mosca Club Treviso dobbiamo ancor di più far sentire la nostra voce sia come soci UNPeM, di cui sosteniamo la filosofia della Pesca a Mosca (piuttosto che la tecnica), che come soci fondatori di Alleanza Pescatori Ricreativi. Sotto questo punto di vista, la questione della rappresentatività dei pescatori è un punto qualificante nella decisione di fondare APR, visto non tanto come contrapposizione con associazioni esistenti ma per dare voce ai pescatori sulle tematiche della pesca unitamente ai portatori di interesse che gravitano attorno alla pesca ricreativa: concessionari, agonisti e persone legate a lavori inerenti la pesca (produttori, guide, agriturismi etc). Se non abbattiamo il muro di disinteresse saremo relegati ai margini; magari questo potrà essere funzionale a chi si lamenta nei forum, nei clubs o nelle discussioni al bar, che troverà modo di continuare ad addossare ad altri lo stato di degrado della pesca e degli ambienti sui quali praticare la pesca. Ma questo non ci giustifica.
Enos Bortolozzo
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CONSIDERAZIONI SULLA ZONA SPERIMENTALE PER ESCHE ARTIFICIALI DEL FIUME PIAVE A PONTE DELLA PRIULA E STATISTICHE DELLE CATTURE RELATIVE ALLA STAGIONE DI PESCA DELL'ANNO 2012
La grande siccità! L'anno 2012 è stato caratterizzato da una prolungato periodo siccitoso cominciato da fine inverno e prolungatosi sino a tutta l'estate. In realtà già dall'autunno del 2011 ed ancor prima nel 2010 il Piave era in sofferenza tanto che nel tratto mediano è andato più volte in secca. Ma di questo spesso l'opinione pubblica se ne dimentica. Di rilievo la costante presenza dei cormorani che grazie al censimento realizzato in ottemperanza al progetto "CorMan" promosso dalla Comunità Europea e grazie alla collaborazione di APR (Alleanza Pescatori Ricreativi) ed ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale) i volontari del Mosca Club Treviso (club aderente ad APR) hanno potuto censire una colonia di circa 110 esemplari che svernano nei posatoi sul Piave alle foci del Soligo. Questi dati unitamente ai censimenti provenienti dalla provincia hanno consentito di promuovere alcune azioni di contenimento che sono in via di definizione.
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STATISTICHE 2012 Come ogni anno è il caso di puntualizzare alcune cose in merito ai dati raccolti: è doveroso ricordare che i dati raccolti non hanno una valenza “strettamente statistica”: spesso i pescatori dimenticano di segnare i pesci catturati, o peggio riportano i dati al termine della giornata. Aggiungiamo che di solito i pescatori hanno la tendenza di “sopravvalutare” le proprie catture e per di più sono allergici all’uso del metro. Ma almeno è presumibile attendersi che si comportino così anno dopo anno: questo consente almeno di ricavare dei dati che quantomeno danno un quadro della situazione. Le traversie a cui è stata sottoposta la zona Trofeo di Ponte della Priula hanno avuto la conseguenza di inficiare l’analisi statistica delle catture fatta negli ultimi anni. Permessi
Nel corso del 2012 sono stati staccati 312 permessi di cui 144 consegnati (circa il 46% del totale)
Continua l'emorragia dei frequentatori della zona, causata dalle difficili condizioni che si trova a vivere il fiume Piave.
I dati riportati, pur consapevoli che non hanno una valenza “scientifica”, confermano il costante declino della zona nk di Ponte della Priula e non fanno che confermare le impressioni che si ricavano frequentando assiduamente le acque. I problemi sono sempre gli stessi e si continua a non affrontarli, le disposizioni di legge vengono costantemente disattese dai politici, dai tecnici e bellamente ignorate dai pescatori. Magari sperare in un miracolo potrebbe servire. Di seguito vengono riportati i dati relativi alle catture; da quest'anno omettiamo le tabelle di catture in funzione della lunghezza essendo poco significative. Un commosso ricordo di Carmelo che era l'emblema della zona nk di Ponte della Priula.
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Catture
Da notare la sporadica ricomparsa del temolo, frutto delle immissioni della provincia.
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Storico delle catture
Rispetto al 2011 si nota una sostanziale tenuta delle catture, ma con numeri ampiamente deficitari rispetto a quelli espressi prima di lavori effettuati in alveo nel 2009! Negli anni 2008 e 2007 la somma tra ibridi e marmorate era di circa 80 catture, contro la quindicina effettuata negli ultimi due anni.
Media in cm delle catture
Distribuzione delle lunghezze
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FULL DRESSED SALMON FLIES
Breve viaggio nel mondo delle classic salmon flies
In due puntate pubblichiamo la dispensa realizzata da Alberto Calzolari e Fabrizio Gajardoni, che sentitamente ringraziamo, che cerca di dare alcuni accenni sul incredibile mondo delle mosche da salmone full dressed. INTRODUZIONE
La bellezza e il piacere della costruzione di mosche artificiali è spesso indipendente dal fine utilitario insito nella mosca stessa. Si può arrivare a costruire mosche per il puro piacere di farlo, senza essere neppure pescatori a mosca. Come asseriva Skues agli inizi del secolo scorso, nel fly tying c'è molto più che il semplice costruire mosche. Negli ultimi anni, in special modo, abbiamo assistito ad un crescendo di interesse verso tecniche di costruzione sempre più elaborate e impegnative. Da un lato le mosche super realistiche e dall'altro le salmon f1ies. Senza nulla togliere alla bellezza e difficoltà delle riproduzioni realistiche di insetti su amo è indubbio che le salmon flies abbiano dalla loro la componente storica e l'arte. Oltre 200 anni di storia miscelati con arte, tecnica e grande impatto visivo dovrebbero essere sufficienti a giustificarne l'attrazione esercitata su moltissimi costruttori e il loro proliferare negli ultimi anni L'uso del web, i forum, i social network, insieme alla aumentata facilità di reperimento dei materiali necessari hanno reso possibile questa sorta di "Rinascimento" intorno alle mosche da salmone classiche. In queste pagine cercheremo di introdurvi in questo "mondo a parte", proveremo in maniera semplice e concisa a farvi comprendere alcuni elementi base per intraprendere un cammino che, con tutta probabilità, rischierà di stregarvi per sempre. Ma questo è un rischio che si può accettare di buon grado. .
CENNI STORICI
Riassumere la storia e l'evoluzione delle mosche da salmone in poche righe non è cosa semplice ma possiamo comunque darne qualche utile accenno. La pesca del salmone atlantico, intesa come attività ricreativa e non come pesca commerciale, è uno sport relativamente recente, se paragonato alla pesca a mosca a trote e temoli. A grandi linee potremmo far coincidere l'inizio della pesca a mosca al salmone con l'avvento del mulinello che, abbinato a robuste code in seta e canne a due mani, permise di raggiungere le distanze utili in pesca e di combattere la resistenza di pesci così potenti. Fino a quel momento il salmone era pescato con fiocine e reti e la vista di gentiluomini armati con canne e Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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mosche colorate divenne dapprima una visione bizzarra e poi una normalità sulle acque del Regno Unito e d'Irlanda. Fu proprio in Irlanda, intorno al 1700, che probabilmente nacquero le prime mosche da salmone anche se gli irlandesi, restii a mettere su carta la loro esperienza, non ci hanno lasciato molte testimonianze stampate. Le prime mosche da salmoni irlandesi furono molto semplicemente mosche sommerse da trota costruite su ami di più grandi dimensioni. Niente a che vedere con le esplosioni di colori delle mosche vittoriane. Erano mosche dalle tonalità sobrie, con corpi in lana, foca o pelo di maiale e ali composte per lo più da poche varietà di piumaggi di uccelli nostrani. Raramente più di due o tre materiali componevano l'ala. Dall'Irlanda l'utilizzo di queste mosche si estese ben presto alla Scozia e in tutto il Regno Unito e iniziarono a crearsi stili e montaggi tipici delle varie aree geografiche e dei fiumi intorno ai quali nascevano. Tra le tante nacquero anche le mosche in stile Dee e Spey, queste ultime costruite con un montaggio e una linea molto caratteristiche e ancora oggi molto utilizzate, ad esempio dai pescatori di steelhead. E' difficile capire cosa portò i costruttori del tempo a usare materiali sempre più colorati e a complicare fino all'eccesso le mosche per il salmone atlantico. Forse spinti dal comportamento stesso del pesce, forse invitati dall'espansione coloniale dell'impero britannico e dalla disponibilità di una moltitudine di piumaggi esotici, forse aiutati dall'estrosità tipica del tempo, i costruttori del periodo Vittoria no diedero vita ad una moltitudine di modelli e ricette diverse. Da poco prima della metà del 19° secolo fino all'inizio del 1900 le mosche da salmone andarono attraverso un crescendo di complessità e bellezza che raggiunse l'apice proprio nelle intricate full dressed, chiamate anche Gaudy Flies, dove Gaudy indica il carattere bizzarro e acceso di questi artificiali. Nel periodo Vittoriano vennero inventate centinaia di differenti mosche, vennero utilizzati piumaggi dei più rari e costosi e vennero definite regole e stili a volte molto rigidi. Spesso per il puro gusto di creare nuovi modelli e come pura dimostrazione di capacità. Osservandole ci si rende conto di come non esista nessun artificiale da pesca più intricato e complesso ed, evidentemente, più attraente di queste full-dress. In un periodo storico dove stava nascendo una nuova classe sociale, dove la pesca veniva considerata sempre più uno svago e non una necessità e dove l'apparire e il mostrare era sempre più importante, diventò motivo di orgoglio e sinonimo di ricchezza il poter sfoggiare porta mosche in pelle riempiti di mosche full dress costruite dagli artigiani più rinomati. Parallelamente allo sviluppo delle mosche ci fu poi la logica evoluzione degli ami da salmone, e questo da solo potrebbe riempire le pagine di un libro. Inoltre questo periodo vide il proliferare di numerose pubblicazioni sul tema della pesca e della costruzione. Forse mai in nessuno sport sono stati stampati così tanti libri come sulla pesca del salmone atlantico. Spesso questi autori erano allo stesso tempo eccellenti pescatori e bravissimi costruttori e diedero vita ad alcuni degli esempi più belli di editoria piscatoria. Molti libri elencavano le ricette di costruzione, le tecniche e i materiali usati e alcuni includevano bellissime tavole con i disegni delle mosche. Vale la pena ricordare che queste tavole erano interamente colorate a mano in quanto la stampa a colori non era ancora stata inventata. Da qui il prezzo a volte altissimo delle edizioni originali di tali volumi. Tra i personaggi che verranno per sempre ricordati nel mondo delle salmon flies possiamo elencare i massimi esponenti e le loro opere. William Blacker: uno dei padri storici delle mosche da salmone e probabilmente il più geniale dei costruttori. Autore del libro " Blacker's art offly making". Edward Fitzgibbon (Ephemera): autore di " The book of the salmon ". Una delle opere più interessanti con bellissime tavole a colori Gorge M. Kelson: autore di " Tips" e " The salmon fly", la sua magnus opus. Questa è sicuramente l'opera più completa che ci è data da leggere. Istruzioni sul montaggio, ricette e descrizioni di moltissime mosche e tecniche di pesca al salmone. Hale: autore di " How to tie salmon flies". Due edizioni disponibili di cui la seconda completa con oltre 300 dressing di mosche. Pryce Tannatt: autore di " How to dress salmon flies", pubblicato nel 1914 e l'ultimo dei "classici" prima dell'era moderna. Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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Oltre a questi è doveroso menzionare un costruttore che chiunque approfondirà la conoscenza con il mondo delle mosche da salmone avrà modo di conoscere. Il Maggiore John Popkin Tra-herne, vissuto nel 19° secolo e ideatore di una serie di mosche che si collocano fuori dagli schemi del tempo. Innovative e uniche nel loro genere. Mosche complicate e soprattutto costose, vista la quantità di materiali e piumaggi rari utilizzati. Il lento declino delle full dress iniziò con il tramonto dell'epoca Vittoriana. Col tempo si incominciò a sentire l'esigenza di limitarsi a mosche più semplici, montate con materiali di più comune reperimento e dal costo più accessibile. Il passaggio a versioni ridotte, omettendo diversi materiali, e poi a versioni in pelo fu inevitabile. Il potere catturante di queste mosche semplificate era invariato. Ma la bellezza di quei gioielli vittoriani in piume e seta rimase per sempre insuperato. GLI ATTREZZI
In linea generale gli strumenti utilizzati nella costruzione delle salmon flies sono gli stessi utilizzati per le mosche classiche da pesca. L'uso del morsetto divenne comune solo verso la fine del 19° secolo. Fino a quel momento le mosche da salmone erano costruite tenendo l'amo in mano, pratica che anche oggi viene utilizzata da alcuni appassionati che vogliono rispettare in tutto la tradizione di queste mosche classiche. Oggigiorno l'utilizzo di un buon morsetto ci aiuta nelle varie fasi e risulta praticamente indispensabile per garantire alti standard di qualità. La rotazione a 360°, seppur non indispensabile, per- mette una visione ottimale e un controllo migliore nelle varie fasi costruttive. E' importante che le ganasce del morsetto assicurino una buona presa con l'amo senza però rischiare di rovinare il rivestimento nero tipico degli ami da salmone. Quindi è suggeribile una regolazione progressiva della pressione delle ganasce. L'utilizzo di un pezzetto di carta o plastica è utile per proteggere il punto di contatto dell'amo con le ganasce dell'attrezzo. Forbici: un buon paio a punte fini è indispensabile per piume e filati vari e va abbinato ad un paio più robusto che useremo invece per tinsel metallici e grossi calami di piume. Pinza: piccola, a molla e con punte abbastanza sottili, ci sarà utilissima in tutte quelle operazioni di gestione dei calami, orientamento e schiacciamento degli stessi. Una seconda pinzetta, più piccola del tipo di quelle usate per ciglia aiuta nel posiziona mento di determinati materiali e a prelevare piume molto piccole dal tavolo di lavoro. Bobinatori, pinze per hackle, spilli di montaggio avranno le stesse caratteristiche di quelli utilizzati normalmente. Un accessorio che invece è tipico del costrutto re di mosche da salmone da esibizione è un buon paio di guanti in seta che, come vedremo, ci aiuteranno a manipolare le delicatissime sete utilizzate per i corpi e i tag. GLI AMI
Una delle caratteristiche che contraddistinguono le mosche classiche da salmone è l'amo. Fino all'invenzione degli ami con occhiello in metallo venivano usati ami definiti "blind eye" ai quali doveva essere applicata un asola formata con fili ritorti di gut. Il "Gut' è un intreccio di due o tre fili ricavati dalla ghiandola sericea del baco da seta. A questa asola veniva annodato il finale in seta o crine. Nelle mosche da esibizione di alta qualità vengono usati principalmente questi ami blind eye. I migliori sono creati da pochissimi artigiani o da alcuni amatori in grado di riprodurre le forme e gli stili tipici dell'epoca Vittoriana. Sono però disponibili in commercio ami blind eye fatti in serie, non particolarmente curati nei dettagli ma ottimi per iniziare. Naturalmente possono essere usati, con buoni risultati estetici anche ami commerciali con occhiello, come quelli disegnati per mosche da pesca per salmone e steel head. Nonostante alcuni modelli molto antichi di mosche irlandesi usassero ami bruniti, Il colore classico degli ami da salmone è il nero, ottenuto oggi con processi chimici e in passato con il metodo della japanizzazione (un procedimento chimico di colorazione, oggi non più utilizzato anche a causa della pericolosità del processo). La forma della curvatura, il modello, la lunghezza del gambo e lo spessore del filo dipendono dallo stile particolare della mosca, dal suo periodo storico e dalla linea che si vuole dare al risultato finale. Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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I MATERIALI
E' risaputo che nel fly tying i materiali hanno una importanza fondamentale e nel montaggio delle mosche da salmone questo è ancora più vero. Dalla loro qualità può dipendere il 50% della riuscita estetica di una buona mosca. Una buona parte dell'impegno richiesto nella realizzazione di mosche da salmone è da dedicare alla ricerca di materiali e soprattutto nella loro selezione. Molto spesso in una busta contenente un certo tipo di piumaggio troveremo solo poche piume che si adatteranno perfettamente al nostro scopo. Risparmiare sui materiali è una scorciatoia che produrrà solo risultati scadenti. Anche se capiremo con il tempo che due mani ben allenate sapranno in parte sopperire alla eventuale minore qualità di certe piume. Mi riferisco alla necessità, a prescindere dalla qualità delle piume, di imparare la manipolazione dei piumaggi. Gestione dei calami, delle fibre, torsioni e, in generale, preparazione delle piume prima del montaggio sono una pratica alla quale ci si deve abituare. All'inizio concentriamoci sulle tecniche di montaggio, sulle proporzioni, sulla gestione dei materiali. E soprattutto assimiliamo i concetti delle mosche classiche prima di passare, eventualmente,a considerare modelli propri di mosche artistiche e di disegno moderno. I materiali per iniziare: Sete:
per i tag e per i corpi viene utilizzata seta naturale. La migliore è quella composta da moltissimi fili paralleli (non ritorti) che permette la formazione di corpi omogenei e senza imperfezioni. Quelle prodotte in Giappone sono le più belle, finissime e lucenti, ma anche le più costose e le più difficili da utilizzare. L'uso di guanti in seta durante l'avvolgimento evita di sfrangiare i delicatissimi filamenti. Tinsel: quelli di più comune utilizzo nelle mosche classiche sono l'ovai (ovale), il flat (piatto) e il twist (intrecciato). Venivano utilizzati su alcuni modelli di mosche anche il round (rotondo) e l'embossed (godronato). L'argento e l'oro i colori più utilizzati. Molto raramente il rame. Quelli antichi sono i più belli e danno alle mosche un sapore di altri tempi, anche se tendono a ossidare e sono a volte difficili da montare. Quelli moderni sono ugualmente buoni, di più facile utilizzo e non ossidano. La dimensione, extra small, small, medium and large, dipende logicamente dalla dimensione della mosca. Foca: è il materiale per eccellenza per i corpi in dubbing. Su mosche piccole viene applicato direttamente al filo ben cerato. Altrimenti la tecnica con asola da buoni risultati, specialmente per mosche grandi. Lana: quella usata su molti modelli classici era la Berlin Wool che si può sostituire con buona lana da ricamo. Imprescindibile per i corpi di mosche in stile Spey, sulle classiche fuI! dress viene usata principalmente per butt e teste, nei colori rosso e nero. Piumaggi Hackles di gallo o gallina: usate avvolte sul corpo o per le gole. I colori più comuni: giallo, verde, azzurro chiaro, rosso, nero, arancio, viola, claret. Quelle dei colli cinesi per mosche da mare possono andar bene. Fagiano dorato (Golden Pheasant): il re delle mosche da salmone. Il materiale che più di ogni altro le identifica e uno dei più utilizzati. Le creste giallo oro per le classiche code o per il topping delle mosche. La coda screziata per le ali. Il collare (tippet) arancio con barratura nera per code, ali e velature di corpi. Le piume rosse del petto per ali e code. Gallo della Giungla (Jungle Cock): Insieme al fagiano dorato uno dei materiali che più si associa alle mosche da salmone. Un buon collo può costare parecchio e il valore dipende dalla quantità di piume intatte (non rotte e sfrangiate), dalla intensità del colore (che dipende dall'età dell'animale) e dalla dimensione. Fagiano di Amherst (Amherst Pheasant): le fibre della coda sono usate per sezioni di ali sposate. Faraona (Guinea fowl): indispensabile per le gole di molte mosche classiche. Qualche bustina può bastare. Una pelle intera da però più accessibilità a misure diverse. Alzavola (Teal): per gole e per shoulders. Anatra mandarina (Summer or Barred Woodduck): per shoulders (molto raramente per ali) Tacchino naturale (Turkey): screziato, barrato, a punte bianche. Per sottoala e per sezioni di ali sposate. Tacchino tinto (Dyed Turkey): uno dei materiali più usati per le ali. Ha fibre anche molto lunghe che permettono di montare ali su ami di grandi dimensioni. Oca tinta (Dyed Goose): usata per le ali, ha una fibra più fine rispetto al tacchino, ma la lunghezza delle fibre è Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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decisamente inferiore. Pavone (Peacock): le piume screziate delle ali sono utilizzate per sezioni di ali sposate. Le fibre classiche della coda (herl) usate come accento o montate a ciuffo su ali. Germano (Bronze Mallard): piuma laterale del germano maschio. Indispensabile per il "root' cioè la copertura finale dell'ala in sezioni sposate. Alcune mosche hanno l'ala fatta interamente con questo materiale. Struzzo (Ostrich): per la formazione del butt e (a volte) della testa. Il colore nero il più usato. Si devono cercare piume con barbule fitte e ben proporzionate. Martin Pescatore (Kingfisher): usato per cheeks o velature di code e corpi. È il sostituto ideale per le introvabili piume di Chatterer. Ghiandaia (Jay): le piume barrate nero-azzurre sono molto utilizzate come hackle o per le gole di diverse mosche. Più raramente nelle ali. Pappagallo (Macaw): sia le piume intere delle ali che sezioni della coda dell' Ara Blue e Giallo e dello Scarlet sono utilizzate per ali intere, parti di ala sposata e per le famose horns. In misura minore sono usate anche piume di pappagallini tropicali (parrot) Airone (Heron): le lunghe piume del collo e della spalla, quelle grigie di airone ci neri no, le nere e le rosse, sono usate come hackle in diversi modelli e soprattutto nelle mosche in stile Spey e Dee Marabou: quello di tacchino, grigio o giallo, sostituisce bene le piume di aquila usate come hackle su
alcune mosche chiamate per l'appunto Eagle
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Piumaggi rari e loro sostituti: Tucano (Toucan): utilizzato per velature di corpi, nelle ali o nelle code in alcune mosche full dress. Il più famoso utilizzo è per velare la sezione gialla del corpo della Jock Scott, probabilmente la mosca full dress più famosa. Materiale costoso che si può tranquillamente sostituire con CDC giallo. Indian Crow: era largamente utilizzato in moltissime mosche, nelle code, per velare corpi, come side o cheeks nelle ali. Oggi è quasi introvabile e costosissimo. Esistono sostituti ricavati da piume di fagiano tinte con vari procedimenti, vista la complessità di colorazione della piuma originale. Si può sostituire anche con le piume rosso-arancio del Red Weaver Cotinga (Chatterer): utilizzato per cheeks e per velature di code e corpi. E' un materiale rarissimo e estremamente costoso. Viene sostituito con piume blu di martin pescatore (kingfisher). Otarda (Bustard): era un materiale largamente usato nelle ali di moltissime mosche classiche. Quando si indicava Bustard si intendevano le piume della varietà Kori. Con Florican venivano invece identificate le piume della Otis Tarda (Great Bustard). Si tratta in entrambi i casi di piume rare e costose, nonché difficili da trovare. Si possono sostituire con piume di tacchino, pavone o con piume tinte con procedimenti speciali. Oltre a questi piumaggi venivano utilizzate saltuariamente e solo in determinati modelli anche piume di una larga serie di uccelli esotici oggigiorno praticamente introvabili. La maggioranza di questi si può sostituire grazie alle odierne tecniche di tintura. Per alcuni non esiste valido sostituto. Una nota sui materiali rari elencati in questa sezione: questi piumaggi provengono da animali in via di estinzione o protetti da specifiche leggi. Nel rispetto delle leggi vigenti e soprattutto nell'ottica della preservazione di specie protette si consiglia caldamente l'utilizzo di materiali sostitutivi. In nessun modo la costruzione di una mosca da salmoni dovrebbe mettere in pericolo la sopravvivenza di una specie animale ne favorire il contrabbando dei suoi piumaggi. I modelli di mosche classiche disponibili per un appassionato sono numerosissimi e la maggior parte di questi non richiede l'uso di piumaggi rari e costosi, come ad esempio le bellissime mosche Irlandesi. La bellezza di queste mosche e la soddisfazione nel costruirle non dipende dall'uso di materiali rari. Troppo spesso, oggigiorno, si cade nella trappola di pensare che spendere una fortuna in piume esotiche e legarle ad un amo sia sufficiente per ottenere una bella mosca. Ma così non è ne mai sarà. Solo tanta pratica, tecnica, conoscenza delle proporzioni e gusto estetico saranno le componenti indispensabili per un buon risultato.
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Intervista al Prof. Luigi D'Alpaos Lo scorso anno assieme con gli amici di Qui Piave Libera, abbiamo realizzato una video intervista con il prof. D'Alpaos, docente di idrodinamica all'università di Padova, sulla tematica del Piave. E' stata l'occasione per toccare alcune problematiche che interessano il Piave ma che sono comuni a tutti i corsi d'acqua. Anche in questo anno in cui sino ad ora l'acqua non manca, ricordare queste tematiche perché ci si dimentica troppo spesso delle piene, normali quelle del 2010, eccezionali del '66 e delle asciutte che sistematicamente si ripetono. Perché ricordiamoci che gli abitanti del fiume si sono plasmati nel corso dei millenni adattandosi alle condizioni idormorfologiche dei corsi d'acqua. Se modifichiamo pesantemente il fiume, abbiamo condannato a morte le piante e gli animali che nel fiume vivono. D: Quale è il problema del Piave?
R: I problemi del Piave in alta montagna sono molto diversi rispetto alla pianura; nel '66 in montagna c'è stato un vero disastro con una quarantina di vittime, nel basso corso del Piave le problematiche sono legate sopratutto all'impossibilità di contenere le portate massime. Così è stato nel '66 per a fronte di una portata di 5000 mc/sec il basso corso, a valle di Ponte di Piave, portava forse 3000 mc/sec, di qui il disastro che capitò: le rotte , i sormonti e gli allagamenti delle parti più basse
D: In seguito ai fatti del '66 si è insediata la commissione De Marchi quali sono state le conclusioni?
R: La Commissione De Marchi ha fatto un lavoro enorme perché nell'arco di tre anni ha prodotto le sue considerazioni che molti citano ma che secondo me pochi hanno letto. La commissione De Marchi per il Piave, ma in generale per tutti i fiumi veneti indicava la necessità di un cambiamento di indirizzo nei provvedimenti di difesa dalle piene. Non più adeguamento degli alvei alle massime portate probabili ma piuttosto interventi di laminazione dei colmi di piena in modo da ridurre le portate verso valle nei limiti tollerabili dagli alvei di pianura. Nel caso del Piave la Commissione fece un lavoro abbastanza esteso e puntuale perché esaminò le diverse alternative e alla fine arrivò a indicare non soltanto gli interventi auspicabili ma arrivò anche a indicare un ordine di priorità a questi interventi. Dopo la conclusione dei lavori della Commissione De Marchi nel caso del Piave, ma anche nel caso del Livenza, ci furono degli approfondimenti successivi perché ovviamente la commissione aveva esplorato una serie di soluzioni ma giustamente indicava la necessità di approfondimenti successivi per valutare la fattibilità. E questo è stato fatto ad opera del ministero dell'agricoltura. Io direi che avendo vissuto quegli anni, passati i primi tempi in cui c'era un impegno corale e si sentiva la necessità di porre rimedio alle gravi situazioni evidenziate dalla piena del '66, poi pian pianino è cominciata una azione devastante di opposizione prima molto molto sotterranea poi sempre più manifesta. Questa azione che ha portato di fatto a quella situazione che oggi possiamo constatare: una condizione che dal punto di vista della sicurezza idraulica è quella di allora e una condizione che si è fortemente aggravata con riferimento al rischio idraulico anche in considerazione del fatto che nel frattempo lo sviluppo territoriale ha portato ad insediare beni ed infrastrutture importanti tutte esposte al pericolo dell'alluvione da parte del Piave. Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
13 D: a seguito di queste considerazioni ci sono state delle ordinanze da parte dell'autorità di bacino che sostiene di partire dalle valutazioni espresse dalla commissione De Marchi. Poi?
R: No. Non penso sia proprio così. Io penso che l'autorità di bacino che pure poteva dare secondo me prospettive a una politica di difesa idraulica e difesa del territorio fosse condizionata dalle spinte politiche e dalle spinte locali alla fin fine non è mai uscita con una indicazione impegnativa e ben definita ha lasciato sempre piuttosto sul vago le cose. Anzi in un primo momento si è anche espressa contro quella che secondo me è invece un'opera fondamentale e irrinunciabile se vogliamo garantire la sicurezza idraulica del basso Piave e sto riferendomi all'invaso di Falzè; invaso che opportunamente rivisto perché la proposta del suo progettista è sicuramente eccessiva, però rivista ed accoppiata a qualche altra opera potrebbe davvero essere decisiva per la sicurezza del basso corso del Piave. Certo che in una visione complessiva del Fiume non si possono accettare posizioni che vengono dettate da una becera difesa di interessi locali. Io credo che questo non sia ammissibile in una società civile e solidale io credo che chi è chiamato a fare qualche sacrificio, dico qualche sacrificio, deve essere ovviamente opportunamente compensato in termini di opere di mitigazione in termini di soluzioni alternative per lo sviluppo del suo territorio. Ma che prevalga questa azione oscura di difesa che non è poi giustificata dal punto di vista tecnico può essere giustificata solo come conseguenza di una scelta politica. Ma allora la politica che è il dominus della situazione dica in modo chiaro assumendosene la responsabilità: che gli abitanti che stanno lungo il Piave a valle di Ponte di Piave devono avere pazienza se una mattina l'acqua se la trovano due metri, tre metri dentro le loro case ci vuole pazienza D: Non ci sono state delle soluzioni tecniche da parte degli organi incaricati
R: C'è stata molta discussione mota confusione e poi una idea pazzesca trasferita nel campo dell'idraulica che sicuramente ha un valore politico, non discuto, ma quando sento parlare di soluzione concertate condivise mi sembra che si parli di una riunione sindacale non di un fatto tecnico che deve essere guidato dalle regole della tecnica. Questo è aberrante questa democrazia idraulica è un concetto terribile perché non è che si po' distribuire ovunque i provvedimenti di difesa; purtroppo certi provvedimenti di difesa, che sono importanti e lo sono diventati ancor più perché noi nel passato abbiamo attuato una politica in campo idraulico assolutamente inadeguata ed insufficiente, si possono adottare in certe posizioni ed in altre no. Quando io sento parlare delle casse di espansione, questi che le reintroducono non hanno neanche letto una paginetta della commissione De Marchi dedicata a questa soluzione. E questi io li chiamo i Marconi italiani che però diversamente da Guglielmo non scoprono niente perché, ritornano su proposte già fatte e scartate ge ci ritornano perché sono poco informati anzi sono male informati. L'importante sarebbe che è convinto che queste soluzioni non sono soluzioni, mantengano le sue posizioni e si batta. Da questo punto di vista ci sono molte critiche ovviamente da fare ai politici, ma direi che molte di più si dovrebbero fare ai tecnici che non hanno avuto il coraggio di mantenere le posizioni tecniche ovviamente ammettendo che ci possono essere soluzioni diverse dettate dalla politica. In quel caso i tecnici passano in secondo ordine non intervengono affatto su queste questioni e dicano i presidenti di provincia, i consiglieri regionali, il presidente della regione dicano loro cosa deve aspettarsi la gente che vive lungo il Piave. D: Non posso entrare nel merito perché dovrei avere la competenza tecnica per vedere le varie soluzioni oltre a quella da lei caldeggiata della diga di Falzé se ce ne sono.
R: No ho caldeggiato alcuna soluzione. Quelle soluzioni del Piave le ho esaminate dal punto di vista tecnico inizialmente in quanto giovane di studio in questo dipartimento (idraulica n.d.r.) fornivo al professore Ghetti gli elementi tecnici. Io sono assolutamente indifferente rispetto alle soluzioni io però da tecnico dico che se tu fai questo ottieni questo se fai quest'altro ottieni quest'altro. Sa quale è il fatto aberrante e terrificante della storia del Piave che si replica in altre parti: mentre a partire dagli atti della commissione agli studi successivi nel caso dei provvedimenti suggeriti dalla commissione De Marchi c'è stata una valutazione tecnica, con riferimento alle soluzioni alternative che sono venute avanti dopo, non c'è nessuna valutazione di carattere tecnica e allora cosa contrapponiamo? A una soluzione che è stata indagata quantomeno nei suoi aspetti fondamentali, con i criteri che sono propri dell'ingegneria, contrapponiamo soluzioni che tali non sono da un punto di vista tecnico perché sono Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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soltanto idee; questo è terrificante ed è terrificante che la politica abbia fatto uso di questo tipo di soluzione per perseguire idee che forse con la tecnica non hanno niente a che fare. Non discuto mica sulla ammissibilità di queste soluzioni dico semplicemente che una soluzione tecnica di un problema che è tecnico deve essere supportata con i criteri e i metodi che sono propri dell'ingegneria. D: Mi piacerebbe fare un passettino oltre perché stiamo sempre parlando della grande piena del '66 e sembra quasi che la situazione sia rimasta uguale da allora in realtà io da fruitore del Piave, modesto pescatore, vedo che le cose sono profondamente cambiate perché bene o male si è scavato all'impossibile negli anni settanta si sono occupate aree golenali autorizzati da tecnici, credo che anche li ci sia una responsabilità dei tecnici che hanno consentito a fare carne da macello del fiume Piave. La situazione attuale non è quella del '66 ma è peggiorata.
R: Perché in realtà il fiume ha dei problemi quando è impegnato dalle piene ma ha dei problemi anche quando è interessato dai flussi normali. Il Piave è esageratamente sfruttato dal punto di vista delle risorse idriche; si è andato oltre ad ogni limite ammissibile e anche in questo caso perché, secondo me, gli interessi particolari hanno sempre prevalso sul giudizio obiettivo e critico di chi essendo il custode del Fiume doveva valutarli con una certa severità. Noi oggi abbiamo nel fiume Piave piene straordinarie e magre altrettanto straordinarie, sono venuti a mancare tutti quegli stati intermedi delle morbide, delle piccole piene e delle piene un po più impegnative ma non disastrose, perché questi deflussi sono completamente regolati dai serbatoi costruiti in montagna. Il fiume è in un regime assolutamente artificializzato e non è più in grado di sviluppare dal punto di vista idromorfologico quei fenomeni che invece poteva sviluppare nei tempi in cui le sue portate erano ragionevoli durante tutto il corso dell'anno. Questo è un vero problema perché ad una regimazione assolutamente artificiale deve corrispondere una gestione di manutenzione artificiale del fiume. Anche qua si è esagerato! Perché si spacciano per interventi di difesa e sistemazione idraulica interventi che invece doverebbero essere classificati in modo diverso. Non si ha il coraggio di dire che abbiamo prodotto, come conseguenza di questa utilizzazione, un disastro per quanto riguarda il rapporto tra il fiume ed i corsi d'acqua di risorgiva e le falde della pianura. Tutto questo resta sempre sullo sfondo. Quando questi ambientalisti di ritorno esplodono contro le loro posizioni, parlando del provvedimenti a difesa dalle piene, che contrastano perché sono provvedimenti importanti, questi qua sono distratti perché non si accorgono del disastro altrettanto grave che si osserva nel fiume con riferimento agli stati idrologici normali. Non si può esser ambientalisti al mattina e al pomeriggio fare un altro mestiere; tutto il giorno fai l'ambientalista e ti accorgi di tutti i problemi, non solo quelli che vedi sotto casa tua, ma anche quelli che hai creato nella casa degli altri e la marca gioiosa sotto questo punto di vista proprio innocente non è. D: Proprio in merito a queste sue affermazioni le faccio vedere un paio di foto che sicuramente avrà visto e che sono lavori che continuano ad essere fatti nel tratto mediano del Piave autorizzati dal genio civile, non metto in dubbio, lavori di somma urgenza per ricalibrazione idraulica e che continuano senza avere un piano alle spalle quello che ci preoccupa è questo: mentre gli interventi che sarebbero necessari per mitigare le grandi piene non vengono fatti per una serie di fattori che lei ha giustamente elencato, vengono fatte così ad uso per mettere a posto la coscienza delle persone che pensano “ah si stanno lavorando” e succedono queste cose qui una continua escavazione che di anno in anno si perpetua.
R: Io credo che anche in questo campo ci vorrebbe un poco di saggezza e di ragionevolezza perché, noi dobbiamo ammettere che in una situazione come quella che sta vivendo il Piave, che ricordavo prima di regime assolutamente artificiale, è sicuramente necessario intervenire in qualche posizione con scavi spostamenti e così via. Allora noi non possiamo prendere, secondo me, una posizione categorica assolutista con riferimento a questo tipo di provvedimento. Dobbiamo ammettere che in certe situazioni lo scavo l'asportazione del materiale è necessario. Quello che non Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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funziona è generalizzare questo concetto cioè predicare e dire che noi arriveremo alla sistemazione del fiume con questo tipo di interventi. Io porto via delle ghiaie, apro una savanella e creo un canale basta che arrivi un poca d'acqua e qual canale è sparito. Allora che senso ha? Quello non è un intervento di sistemazione idraulica, quello è un intervento utile per altri scopi. Che per carità sono evidentemente sostenibili guardando in un certo modo al fiume. Io credo che il fiume deve poter essere lasciato nelle condizioni di sviluppare le sue evoluzioni naturali e ovviamente su questo tipo di evoluzioni l'uomo interviene laddove diventano pericolose. Ma dove non creano pericolo ma perché devo andare ad estrarre ghiaia dal fiume? La lascio la perché questo è quello che dovrebbe fare una gestione ragionata e ragionevole del fiume. Ovviamente anche in questo campo bisognerebbe che noi invece che affidarci alle sparate e alle affermazioni che non si basano su elementi tecnici credibili che noi provvedessimo. Io credo che oggi come oggi, procedere ogni tanto, ogni cinque anni a un rilievo altimetrico del fiume sia necessario; perché attraverso il confronto delle diverse situazioni che noi possiamo capire come il fiume evolve ma, se io non ho mai un quadro complessivo e guardo al francobollo che mi interessa non capisco niente. Faccio delle azioni su quel francobollo e non rifletto sulle conseguenze che quelle azioni determinano a monte e a valle. Qui bisogna cambiare strada! Bisogna cambiare strada quindi guardando alle piene, alle magre e guardando alla necessità che il fiume deve avere la sua acqua. Quando qualche ambientalista considera una conquista la definizione del cosiddetto Minimo Deflusso Vitale, io da ingegnere dico va bene può essere una conquista per i pesci, ma siccome io guardo al fiume: la vera conquista è quella di mantenere il minimo deflusso vitale necessario, non al fatto che la trota vada da Ponte di Piave possa arrivare sino a Ponte nelle Alpi tranquillamente, ma devo guardare al fiume e alla vita del fiume inteso come organismo vivente e devo garantire il Deflusso Minimo Vitale alla morfologia del fiume. Questo devo fare se amo il fiume. Se amo qualcos'altro va bene faccio qualcos'altro ma allora dichiariamo che salvaguardiamo qualcos'altro. D: Mi Riempie il cuore perché tutti quanti si occupano delle piene '66, ma nel 2012 però è normale che il Piave vada ripetutamente in asciutta, (nell'ultimo anno, 2010, ci sono tate sei asciutte dal ponte dell'autostrada fino a Candelù) e nessuno veda l'eccezionalità del problema.
R: Se lei mi permette l'ultima cattiveria la dico anche da bellunese. Prima della piena del '66 ci fu il disastro nel '63 del Vajont, l'anno prima se non ricordo male furono incrementate le concessioni di derivazione d'acqua dal Piave e sempre, se non ricordo male, mi sembra che con riferimento alla presenza del serbatoio del Vajont che consentiva una regolazione pluriennale del deflussi del fiume siano state aumentate di oltre una decina di mc/sec le derivazioni concesse. Questo mi sembra sia avvenuto nel 1962. Nel '63 ci fu il disastro del Vajont e a partire dal '63 l'invaso stesso non esiste più, allora io credo che in un paese civile quell'atto, che dava una maggiore connessione dell'utilizzazione delle acque, diventasse automaticamente nullo e che si dovesse ritornare alla situazione precedente. Non c'è più il serbatoio che permetteva, secondo me non permetteva, l'incremento delle concessioni, noi dovevamo ritornare alla situazione antecedente. E non siamo tornati a quella situazione. Se adesso sul Piave vediamo quello che vendiamo, le asciutte numerose e per moti giorni complete di lunghi tratti del fiume, dobbiamo tutto questo anche ad un eccesso nella concessione dell'utilizzazione. Vogliamo finalmente ritornare a considerare il fiume in tutti i suoi aspetti. Vogliamo? Io credo che dobbiamo. Certo potremo anche non tenere i nostri privilegi perché noi siamo un popolo che si lamenta dei privilegi degli altri ma non guarda mai ai suoi, magari piccoli privilegi. Proviamo a riguardare a queste cose che sono serie, perché coinvolgono il regime del fiume, il regime delle falde, il regime dei corsi d'acqua di sorgiva. Guardi che i nostri nonni ed i nostri padri hanno fatto, da questo punto di vista, un disastro ambientale che dovrebbe essere quello che suscita la reazione dei cosiddetti ambientalisti. Invece noi vediamo un silenzio assoluto, si dovrebbe dire assordante. Io credo che in un paese civile bisogna dire basta! Bisogna fare in modo che chi controlla sia più bravo di chi è Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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controllato, bisognerebbe fare in modo che chi controlla emetta anche giudizi di inammissibilità di certe proposte di certe richieste. Invece quando dietro a queste proposte e a queste richieste ci sono interessi importanti lei può star certo che c'è l'approvazione. D: infatti sembra che nessuno si accorga che non è solamente la questione del Piave ma come lei ha accennato le sorgive della trevigiana attingono dal Piave sono ridotti a rigagnoli maleodoranti.
R: Lei ha citato il Sile ma sa che il Sile è la cloaca della provincia di Treviso sa che da Montebelluna arrivano al Sile dalla fognatura fino a 15 mc/sec? E la portata propria del Sile a S. Cristina è 12 mc/sec. Sa che da tutti i paesotti della alta trevigiana sempre attraverso le fognature arrivano al Sile alcuni mc/sec? Allora quando il Sile corso d'acqua di risorgiva per antonomasia è impegnato da queste portate di piena ma come possiamo pensare che se la cavi? Se abbiamo problemi dell'attraversamento a Treviso, se abbiamo problemi immediatamente a a valle di Treviso, questi sono problemi che abbiamo creato noi. L'assurdo di una politica, che io ho definito del tubo nel vero senso della parola, che ha consentito ad interi paesi che sorgono sulle ghiaie di catturare tutte le acque possibili ed immaginabili e poi le convogliarle verso questo disgraziato che si chiama Sile e mi va bene tutto. D:Purtroppo da pescatore lo so benissimo perchè dagli anni sessanta quando accompagnavo mio padre a pescare nel Sile vederlo ridotto ad un fosso ora mi piange il cuore.
R: Si perché abbiamo da una parte aggravato la condizione della piena, dall'altra peggiorato i regimi normali. Perché è così, siamo poco attenti. Non siamo gelosi custodi della natura, nessuno di noi lo è.
D: Tanti parlano di emergenza ed in virtù della quale vengono fatti degli interventi, ma una emergenza che si protrae nel tempo è una emergenza o altro. Sopratutto alla luce degli eventi che si ripropongono ad ogni piena ultima quella del 2010 e che vengono definiti eccezionali ma che eccezionali non sono.
R: E' stata una piena che molti hanno per comodità definito eccezionale, ora c'è un abuso di questo aggettivo perché una cosa eccezionale che capita ogni uno o due anni eccezionale non è. Che cosa volete che facciamo: bisogna che, finalmente, qualcuno abbia il coraggio di operare delle scelte; tutte le volte che opero una scelta qualcuno sarà contento qualcun altro lo sarà meno. Bisognerà far capire a chi è meno contento che questa è una scelta necessaria, altrimenti noi restiamo come siamo. Allora dobbiamo lasciare perdere questa idea terrificante che abbiamo avuto purtroppo di occupare ogni spazio sul territorio. Il fatto è che dal quel punto di vista indietro non si torna allora io credo che bisogna tirare una linea e dire questa è la situazione del territorio, d'ora in avanti però l'occupazione selvaggia dei cinquant'anni del passato non ci sarà più che tutto deve essere valutato in modo critico e adeguato. Detto questo devo comunque confrontarmi con questa realtà e devo garantire quella la sicurezza di questa realtà. Questo dovrei fare. D: a fronte, come diceva lei di rilevi quinquennali in cui si stabiliscono delle priorità e le criticità e qui si interviene. Che il tutto non sia un alibi per continuare a gettare fumo negli occhi della opinione pubblica.
R: Nessun politico tra quelli che da allora si sono succeduti è riuscito a tradurre le indicazioni tecniche, allora condivise da tutti, in realtà. Non è riuscito perché lacci e laccioli di tipo politico lo hanno impedito.
D: Queste sue affermazioni sembrano quasi fuori dal coro rispetto a queste questioni oppure anche nei suoi colleghi questa insofferenza rispetto a quanto succede nel Piave.
R: Certamente devo dire non c'è nella classe tecnica il coraggio delle proprie posizioni e del confronto. E' facile dire che la responsabilità è sopratutto politica. E' anche politica. Ma c'è anche una responsabilità tecnica e io credo che i tecnici dovrebbero tornare ad avere passione per il loro mestiere. Il loro mestiere è molto particolare; è guidato da regole che sono, o che dovrebbero essere note, poi ovviamente non necessariamente quello che uno, Notiziario dei Soci del Mosca Club Treviso
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ispirato dalla tecnica afferma, deve essere applicato. Ma non c'è mai questo confronto. Io rimprovero ai mie colleghi di non avere il coraggio di stare con la schiena dritta e avere il coraggio delle posizioni. Che se io, le posizioni che assumo, in quanto dopo averci ragionato in termini tecnici sono convinto della bontà di queste posizioni li devo stare. Il compromesso va bene nella politica ma non va bene nella tecnica. Ritorno a questo concetto delle soluzioni concertate e condivise.. Ma concertate e condivise con chi.. Non è che mi sento di appartenere ad una classe privilegiata che decide per gli altri, ma devo anche dire con chi vado a discutere con il serbatoio di Falzè, tanto per dirne una, dovrò discutere con uno che dal punto di vista tecnico è in grado di capire e di argomentare. Quello che non condivido è che qualcuno pensa che la gente comune non sia in grado di capire. No la gente comune è in grado di capire quello che tu non devi fare è disinformare. Tu devi informare la gente comune che poi vedrai che su cento persone che ti ascoltano ottanta se tu sai bene illustrare quello che dici capiscono. Il problema è che c'è qualcuno che pensa di decidere per queste persone.
Qui Piave Libera Enos Bortolozzo Tommaso Facchin Diego Daniel
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Vita del Club • Umberto ed Enos hanno partecipato al Trofeo Villa Tinin a Feletto Umberto, giungendo rispettivamente quinto e decimo. A prescindere dai piazzamenti ricordiamo che questi momenti aggregativi sono importanti per migliorare le proprie abilità confrontandosi con costruttori che non siano solo quelli del nostro club ma anche prendere contatto con clubs allacciare collaborazioni o intraprendere iniziative comuni. • Grande partecipazione dei Soci e signore al pranzo di pesca a Valle Averto... alla prossima occasione. • E' cominciato l'iter per la costruzione di quattro centraline da installare nei torrenti del Bacino 10 e precisamente due nel Tegorzo, una nel Caorame una nello Stien. Il Mosca Club Treviso con APR sta collaborando con il direttivo per cercare di arginare questo pericolo. • Dal 12 al 14 luglio si terrà il corso di perfezionamento di lancio tenuto da Giampiero Bartolini. Ringraziamo per la cortesia Giampiero e Marco che ha preso in carico l'organizzazione del corso. • Invitati dal Bacino 10 Acque Feltrine il 7 luglio, il Mosca Club Treviso parteciperà ad una giornata di divulgazione della pesca a mosca. Ringrazimo il direttivo del bacino e tutti coloro i quali parteciperanno all'evento. • Il prossimo 8 novembre comincerà il corso invernale di lancio e costruzione, al solito si terrà in quattro lezioni di lancio e quattro di costruzione. Per informazioni contattate Marco. • Roberto Colusso è stato ammesso quale aspirante istruttore alla SIM durante l'ultimo corso tenutosi a Castel di Sangro in contemporanea con il SIM Fly Festival. Bravo Roberto. • Grande partecipazione alla cena degli asparagi; è stata anche l'occasione per ringraziare tutti i soci che si sono prodigati per la piena riuscita dell'ultima edizione del Trofeo Villa Guidini.
APR Informa • con decreto del MIPAAF del 18 giugno è stata ridotta di 30 tonnellate (dalle 40 previste) la quota di tonno spettante alla pesca ricreativa chiudendo di fatto dopo solo alcuni giorni la possibilità di catturare i tonni. E' possibile la pesca C&R, che di per se è un fatto positivo, tuttavia ancora una volta il meccanismo delle quote che prevede si dimostra inadeguato, privilegiando chi incide pesantemente negli stock ittici e non viene riconosciuto l'indotto economico generato dai ricreativi (attrezzature, nautica da diporto turismo indotto etc) a fronte di un prelievo nullo. http://www.pescaricreativa.org • E' nato in Veneto il secondo socio collettivo (il primo è il Mosca Club Treviso) aderente ad Alleanza Pescatori Ricreativi. Si chiama Alta Marea ed è a Caorle presso la “Bottega del Pescatore” viale Santa Margherita, 112. Buon lavoro agli Amici di Caorle ed al loro presidente Giorgio. • Il consiglio europeo ha detto no allo “Shark Finning” la pratica di consentire lo sbarco solo di una parte dei pesci, le pinne di squalo appunto, che ne consentiva il commercio a scapito della specie. • Il 28 e 29 maggio a Rapallo si è svolta la manifestazione “Pescanchio” iniziativa rivolta agli alunni dell'istituto Liceti di Rapallo. APR ha collaborato al progetto discutendo nelle classi di pesca, C&R ed anche con una uscita di pesca. Il tutto filmato dalle telecamere del canale tematico Pesca.
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Costruiamo Insieme 19
Larva di tricottero
Amo: n° 8 Appesantimento: Filo di piombo Filo di montaggio: Nylon Sottocorpo: Filo di lana di color chiaro. Corpo: Strisciolina di lattice Zampe: Dubbing ad asola con pelo di cervo. Passaggi costruttivi
Montaggio filo di piombo
Fissare, lattice e filo di lana
Avvolgere il filo di lana a formare il sottocorpo
Mettere qualche goccia di attack sul sottocorpo ed avvolgere il lattice. Avvolgere un dubbing ad asola con pelo di cervo. Eseguire il nodo di chiusura a realizzare la testina, strappare qualche fibra di pelo in eccesso quindi spennellare la pare superiore del corpo e della testa con dell'attack a pennello. Questo ciano acrilato ha la particolarità di rimanere trasparente e non opacizzarsi,Fare il nodo di chiusura e tagliare i peli in eccesso. Costruzione realizzata da Andrea Gasparini di “El Cogòl” di Pozzuolo (UD) nella serata con ospite del 7 giugno scorso.
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Programma Attività e Serate 20
Luglio 2013
Venerdì 05 Domenica 07 Venerdì 12 Sabato 13 Domenica 14 Venerdì 19 Venerdì 26
Serata informale Giornata divulgazione pesca a mosca al Bacino 10 Corso di perfezionamento al lancio Corso di perfezionamento al lancio Corso di perfezionamento al lancio Serata informale Serata informale
Agosto 2013 Venerdì 02 Venerdì 09 Venerdì 16 Venerdì 23 Venerdì 30
Serata informale Serata informale Chiuso per ferie Serata informale Serata informale
Settembre 2013 Venerdì 06 Venerdì 13 Venerdì 20 Venerdì 27 Domenica 29
Serata Costruzione: Mosche da chiusura (a cura di Marco Cason) Serata discussione: Statistiche Ponte della Priula 2012 Serata Costruzione: Mosche per il temolo autunnale (a cura di Alberto Fagherazzi) Preparazione per la Giornata del Pescatore (a cura di Fabio Calore) Giornata del Pescatore: Chiusura a Ponte della Priula, prenotare la partecipazione a Fabio Calore
La serata con l'ospite è preceduta dalla cena che si terrà al Club. Chi volesse partecipare è pregato di dare l'adesione contattando il curatore della serata con congruo anticipo.
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