Arte e cultura del milanese
Ottobre 2011
ANNO IV
giovane artista milanese meritevole di ogni attenzione e di valorizzazione. Avv. Giacomo Maria Prati
PAOLO MASSIMO RUGGERI Un caleidoscopio di colori intensi, di forme libere, opere di ampio respiro su grandi tele. Questa è la pittura di Paolo Massimo Ruggeri, nato a Cremona (1955) , studi compiuti a Parma. Esperto ed affermato artista non ha mai cercato la visibilità delle mostre. Solo esposizioni di qualità e scelte, a Cortina D’Ampezzo, a Montecarlo, a S. Maria del Popolo a Roma, a Genova a Salsomaggiore e al Castello Estense di Ferrara, a Milano, a Nizza. “ Amo l’azzardo, il senso dell’armonia , l’equilibrio sottile e raffinato”- spiega Ruggeri - “ da bambino mi piaceva disegnare, colorare, era il mio svago più che il gioco. Ero attratto dal mondo degli adulti.” Una sorta di precoce maturita”. L’autore dichiara assonanze agli spazi di Klimt o a certi colori carichi di Van Gogh. Le pitture ad olio, morbido e steso, di Paolo Massimo Ruggeri, su tele di grande formato sono dinamiche, vibranti di luminosità, fortemente espressive. Sono composizioni cosmiche, spazi liberi di forme e di colori, vivaci in tutte le tonalità cromatiche, sviluppate dall’autore in una sorta di partenogenesi della pittura, che si moltiplica incessantemente in forme aliene, istintive, autonome. Ruggeri quando crea s’impegna di non essere razionale. Le sue composizioni nascono d’istinto, non si tratta di pittura mentale, c’è una sorta di stacco dal pensiero. Energie di grafica informale , di spazi, di tinte, di composizioni forse ricorrenti. Lirismo, sogno, armonie, utopie che si combinano o contrastano. Accostamenti repentini di colori eclatanti che danno corpo a effetti molto definiti o sfumati. Idee, sensazioni, miti nella loro rappresentazione universale, non sempre definiti, che si muovono, non sono statici. Dimensioni universali che significano tutto ciò che l’osservatore riesce a vedere ed ognuno a proprio modo. Universi liberi o paralleli che s’incrociano. Gli opposti non sono tali, ma s’intersecano, si toccano come nella significativa opera “ Toccami”. Titoli magici alchemici fatati. Non c’è applicazione di prospettiva o di ombre nelle opere di Ruggeri. Esistono giochi di sovrapposizioni, suggestioni, stimoli iniziali, su cui si sviluppa la sintesi. Valori assoluti e primari degli elementi grammaticali della pittura: segno e colore. I quadri a grande formato di Ruggeri sono come porte aperte sul cosmo poetico e visionario, simbolo della sua arte. Ermanno Sagliani
TINAMARIA MARONGIU Carlo Scarpa il grande architetto veneziano invitava i suoi allievi a considerare e conoscere la grande importanza dei materiali usati per poter raggiungere il risultato sperato. Una grande lezione che nell’epoca in cui si tende a esaltare l’effimero tende ad essere troppo spesso dimenticata. La stessa sapienza e amore per la qualità dei materiali li ritrovo nelle opere di Tinamaria Marongiu. Una conoscenza accompagnata dal gusto per l’indagine sulla crisi umana contemporanea rappresentata dalle pastiglie, il simbolo del benessere psicologico. Ricordo come Carlo Mauri nel suo viaggio sulle tracce di Marco Polo raccontasse come certi popoli tenessero le pastiglie di antibiotico in mano pensando che fossero come dei talismani. Un’interpretazione semplice che può portarci a sorridere. Ma il comportamento dell’uomo evoluto non è dissimile. Noi le ingoiamo non rispettando spesso le dosi e i tempi. Puntando sempre sull’effetto miracoloso. Il percorso della “magica pillola” ci fa sentire più sicuri. Ed ecco allora pillole studiate nella forma, nel colore per renderle accatti-
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CATERINA SPATAFORA
vanti come confetti. Ma non sempre possono soddisfare i nostri desideri. Ecco allora il tutto definito dal contenitore in plexiglass. Un contenitore che serve a tenere sotto controllo il desiderio espresso da colori riposanti come l’azzurro, il verde acqua ma anche il sogno come atto di positività. Non si può non sognare. Il sogno è la vita stessa. Forse l’opera diventa la soglia tra l’essere e l’avere. Una soglia instabile, oscillante tra paradiso ed inferno. E spesso la piccola, insignificante, accattivante pillola ne è la soglia. La durata effimera ci porta al consumo eccessivo. Eccessivo, continuo…dirompente. Quindi il titolo stesso delle sue opere ci riporta al mondo magico delle scatole, contenitori che possono ingoiare, conservare o proteggere i nostri ricordi. Strumenti messi a disposizione del nostro essere che non sempre riesce a ragionare nei termini di equilibrio. Giancarlo Da Lio
Pensieri ed emozioni riflessi nel Colore Sono sempre stato convinto che Il compito del critico d’arte non sia tanto quello di giudicare, quanto, piuttosto, di aiutare i visitatori di una mostra a saper leggere le opere di un’artista e cercare di interpretarne i sentimenti ispirativi attraverso i segni, le tecniche usate, i cromatismi, le tematiche. Sara’ poi il tempo a decretarne l’autentica validita’. Ed il critico deve aAvere, pur nella sua professionalità, specifica, l’umilta’ di riconoscere che, al di là delle competenze di settore, anche altre forme culturali possono aiutarlo a compiere il proprio ruolo. Da parte mia, anche come Presidente dell’accademia dell’unione Europea dei Critici d’arte e Lettere, mi servirò di un poeta romano, Gaetano Camillo, candidato al premio Nobel per la letteratura, per parlarvi delle opere di Caterina Spatafora e, In sottinteso, della personalità artistica dell’autrice. Dalle riflessioni poetiche, brevissime ma cariche di significato, di questo letterato, ognuno di poi potra’ trovare la chiave di lettura dei quadri di Caterina, siano essi di tipo figurativo paesaggistico e di nature morte, siano essi surreali o Informali. Carlo Savini
GIOVANNA BENEDUCE Giovane artista milanese versatile in un incessante ricerca, che spazia dagli acquarelli alla sperimentazione dove si incontrano esperienze di viaggio, dialettica con l’evocazione di mondi tradizionali, materiali esotici e tecniche innovative, Giovanna Beneduce manifesta peculiarità particolari nelle tavole dipinte con colori acrilici. Quì la sua opera si può innovativamente definire, con tutti i limiti di ogni tentativo di classificazione, un raro e prezioso esempio di “pop art classica”. Dagli stilemi tipici dell’idea di “pop art”, quale arte che, nella ricerca della qualità e di un propria perfezione, rivive un immaginario accessibile a tutti in quanto narrante i topoi ricorrenti della società contemporanea, Giovanna estrae e reinventa, con un taglio unico e riconoscibile, un linguaggio nel contempo suggestivo e limpido: forme fluide ed accattivanti, colori intensi e simbolici, una semplificazione dei tratti ormai giustamente strutturale ad una comunicatività più efficace e diretta, in sintesi una narrazione pittorica che ritesse, nella frammentarietà e dispersione contemporanea, il senso dell’unità e della comprensione. Oltre a ciò nei quadri di Giovanna si ammira un respiro “classico” all’interno del lavorìo di mediazione linguistica. classico per la sua attenzione alla psicologia e alla gestualità dei volti e della struttura compositiva, classico per la sensibilità alla centralità della persona umana, che non viene mai ridotta a pura essenza, ma sintetizzata nel proprio vissuto unico e irripetibile. Il modello stilistico, che richiama la grafica ma senza citazionismi, serve proprio per universalizzare espressivamente le individualità uniche rappresentate. Estremamente eclettica appare poi l’iconologia affrontata da Giovanna Beneduce: dal multiculturalismo mediato dal viaggio alla riformulazione di icone postmoderne come James Dean, fino alla rivitalizzazione del modello tipico del ritratto, singolo o di coppia, con una passione particolare per l’universo della figura femminile. Questo in sintesi la cifra unica di una
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Le opere di Caterina sono sempre e comunque un contributo alla espressività artistica del nostro tempo e la testimonianza di un sentire che da personale si fa universale. Ognuno di voi, con la propria sensibilità ed a seconda delle proprie preferenze estetiche, colga da questi quadri, dal loro cromatismo ora morbido, ora intenso, il piacere di immaginazioni e associazioni di idee e sensazioni, perché questo è ciò che conta.
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IL MITO DELL'ATTRIBUZIONE ARTISTICA Perché il Salvator Mundi americano non è di Leonardo. Ragionamenti filosofici sull'attribuzione di un opera d’arte. La questione è semplice. Negli U.S.A. è stato fatto conoscere al pubblico un bellissimo dipinto che raffigura Gesù nel modello del "Salvator mundi" mentre benedice con la sua destra e regge una sfera del mondo trasparente con la sua sinistra. Il modello iconografico è antico e tradizionale ma l'interpretazione che l'opera ne dà è unica e stupenda! Secondo problema: esiste un dipinto simile, attribuito a Marco d'Oggiono o a Boltraffio. È simile al primo proprio per la specifica variazione del modello iconografico comune. Ma le due opere presentano anche forti differenze e una complessiva netta ed evidente superiorità qualitativa ed espressiva del capolavoro americano. Pietro Marani, il maggior esperto italiano di Leonardo, attribuisce il dipinto americano a Leonardo, mentre Carlo Pedretti, il maggior studioso mondiale di Leonardo, in particolare dei suoi scritti, nega l'attribuzione. La questione è difficile e chiama in causa i fondamenti dell'ermeneutica, non solo artistica. In questi casi l'analisi tecnica talvolta dimentica le esigenze di una matura cultura ermeneutica. Prima di parlare di copie o di originali bisognerebbe, come ci insegna Umberto Eco in "I limiti dell'interpretazione", ragionare logicamente a livello di metodo e di possibilità, individuando prima i criteri che permettono di identificare un opera come un opera di Leonardo e nel contempo fare l' "identikit" di almeno un'altra opera di raffronto, che in questo caso non può che essere il simile dipinto attribuito a Marco d'Oggiono o al Boltraffio. La difficoltà logica consiste proprio in questo, come ha evidenziato Umberto Eco, cioè nella difficoltà di enucleare criteri indipendenti dall'esigenza di attribuzione e dall'esigenza dei raffronti, che facciano da terzo elemento di paragone per le valutazioni concrete. Manca insomma la controprova. Entrambe le opere, il capolavoro americano e l'interessante e simile quadro leonardesco, sono pezzi unici e pregiati, accomunati da un simile modello iconografico, assai antico e diffuso nei tratti generali ma a sua volta rarissimo nelle sue specificità: la veste di Gesù con le bande intrecciate e la sfera del mondo trasparente, non descrittiva. Il rapporto fra le due opere potrebbe anche vedersi in senso opposto alla prima impressione, cioè l'opera migliore, quella americana, potrebbe essere uno sviluppo successivo della prima opera leonardesca, oppure potrebbero essere due versioni anche quasi contemporanee ma di sensibilità e abilità differente. Lo studioso tecnico talvolta viene travolto dalla sua stessa cultura e dalla sua superspecializzazione tecnica, mentre lo studioso di tutto Leonardo, come Carlo Pedretti, metodologicamente si trova avvantaggiato in quanto possiede una visuale più ampia ed equidistante. Anche per questo ritengo la posizione di Pedretti, contraria all’attribuzione a Leonardo, più attendibile. I dati e le analisi tecniche infatti non sono mai risolutive, come lo studio della Sindone dimostra. È il ragionamento interpretativo a fare la differenza e "vince" chi è più coerente ed esaustivo, cioè chi prende in considerazioni tutti gli elementi e tutte le variabili, senza pregiudizi a favore o contro un possibile attribuzione. Oltre a ciò un analisi regge alle critiche se esplicita i criteri che l'hanno guidata e sorretta. Un esperto tecnico difficilmente compie quest'operazione di auto-organizzazione e di auto-consapevolizzazione. Eppure ogni perizia tecnica per essere valutata efficacemente deve offrirsi anche nel rapporto fra il proprio andamento, le proprie conclusioni e le sue premesse, criteri e presupposizioni strutturanti. L'analisi dei pigmenti infatti non può essere decisiva in quanto non esisteva un copyright sugli stessi! La stessa bottega di Leonardo li produceva e molti artisti sono
entrati in rapporto con i leonardeschi, come Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, come ad esempio ricorda Roberto Bartalini nel suo studio Le occasioni del Sodoma: dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello (Donzelli Editore, 1996). Non sappiamo con certezza poi in che misura pigmenti simili fossero diffusi. Bisognerebbe fare le medesime analisi su migliaia di opere d'arte e di arte applicata dello stesso periodo storico dell'opera in esame! Operazione ovviamente impossibile. Un imitatore di Leonardo, anche non facente parte della sua bottega, avrebbe potuto anche utilizzare pigmenti simili. A livello di attribuzione infatti i casi possibili sono i seguenti: 1. Il dipinto americano è un imitazione di Leonardo 2. il dipinto americano è una copia di un opera analoga di Leonardo andata perduta o non pubblicizzata 3. il dipinto americano è di un artista leonardesco non identificabile 4. il dipinto americano è di Boltraffio, il miglior imitatore del Leonardo pittore sacro, 5. il dipinto americano è di Leonardo 6. il dipinto americano è di un altro grande artista che ha voluto omaggiare Leonardo (ad esempio: Durer o un fiammingo) 7. il dipinto americano è un opera manierista tardo cinquecentesca Quando si vuole attribuire un opera d'arte si rischia di incorrere in automatismi mentali se il metodo non è assistito da una sufficientemente sensibile e completa cultura dell'ermeneutica. Un interprete dotato di una buona sensibilità e conoscenza ermeneutica può confrontarsi senza timidezze con qualsiasi esperto tecnico, come un buon giudice può valutare efficacemente qualsiasi perizia tecnica. Un tecnico infatti come può valutare se stesso? Bisogna uscire dal linguaggio tecnico per poter concludere interpretativamente sull'attribuzione di un opera. Il caso del "Salvator mundi" americano appare emblematico. Pietro Marani penso sia stato tratto d'inganno dal fatto che l'esemplare italiano sia nettamente inferiore dal punto di vista tecnico e linguistico. Se si accostano le due opere si crea una suggestione così forte da spingere emotivamente per l'attribuzione dell'opera migliore al migliore di tutti: Leonardo. Il sillogismo su cui penso che si sia basata l’attribuzione di Marani sembra concettualmente semplice: siccome c'è già un altro esempio, inferiore, di questo quadro, allora l'esemplare americano è l'originale di Leonardo. La sua ermeneutica è fondata su di un assunto suggestivo, ma non è facile fondarla razionalmente, in quanto è assai difficile dimostrare che debba necessariamente esistere un rapporto copia/originale fra le due opere. Potrebbero anche essere due originali o due copie entrambe di un terzo sconosciuto! Se consideriamo la "Madonna Litta" di Boltraffio con il "Salvator mundi" americano notiamo similitudini nell'ottima qualità dell'imitazione di Leonardo, nella analoga espressività "alla maniera di Leonardo", la quale sapeva essere estremamente convincente perché poteva agire mentre Leonardo era ancora in vita e operante. Un manierismo "contestuale". Il genio di Leonardo genera un identità così forte e definita nelle sue opere che risulta persino possibile tracciare un identikit astratto delle differenze fra i leonardeschi e Leonardo. I Leonardeschi incorrono nei seguenti deficit che li rendono abbastanza facilmente riconoscibili in linea generale: 1. appaiono più "leonardiani" di Leonardo. Alcuni autori insistono nel ripetere la somiglianza del viso della Madonna con il viso di Leonardo stesso, come Boltraffio o il Maestro della Pala sforzesca, altri caricano cromaticamente ed espressivamente i volti in modo eccessivo, tanto da sembrare esageratamente e smaccatamente leonardiani. È un meccanismo simile a quello del testimone processuale falso che per apparire vero rilascia una deposizione eccessivamente precisa e convinta; 2. la resa tecnica dei leonardiani è di solito così inferiore e differente che non serve quasi neppure essere esperti per accorgersene, balza all'occhio già dalle riproduzioni fotografiche, non cercano cioè di riprodurre Leonardo, mentre resta compito dell'esperto dire di che leonardesco si tratti; 3. l'imitatore imita solo alcuni aspetti della pittura di Leonardo, come un volto, una postura, un gesto. Le opere restano degli ibridi, manca l'unità organica e ideativa; 4. Il leonardesco imita solo il Leonardo pittore, non tutto Leonardo, mentre Leonardo quando dipinge è sempre tutto se stesso, porta con se con molta coerenza anche il Leonardo geometra, il Leonardo architetto, il Leonardo filosofo, anche per questo la visuale di Pedretti appare più attendibile perché non si può scindere il Leonardo scrittore dal Leonardo pittore; nei leonaderschi manca infatti la sapienza geometrica e il culto della proporzione tipico di Leonardo, come ha bene evidenziato Martin Kemp; 5. Muta l'iconografia e l'iconologia. Il leonardesco non presenta più lo straordinario e delicato equilibrio fra tradizione ed innovazione tipico di Leonardo, mentre dal punto di vista iconologico nessun leonardesco mostra una spiritualità così semplice e così profonda come quella di Leonardo, né idee compositive così creative. Risultano tutti assai canonici e convenzionali rispetto all'unicità di tutte le opere di Leonardo il quale, come Mozart, è inimitabile. Solo morfologicamente i leonardeschi mutuano volutamente alcuni tratti identitari di Leonardo, come in omaggio affettuoso e sincero al loro venerato maestro e amico, tanto riconoscibile quanto più appare efficace tecnicamente Il Salvator mundi americano presenta alcune contrastanti caratteristiche a cui ora accenneremo suddividendo l'immagine in cinque parti. I. La prima parte, la più affascinante, corrisponde al viso. Più che Leonardo il viso mi ricorda il Durer degli autoritratti, per la nordicità del sembiante, i piccoli riccioli, il viso allungato. Il viso non solo è nordico ma presenta anche aspetti semitici. La "semiticità" del volto non è decisiva per l'associazione a
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Leonardo in quanto anche un bravo allievo e amico avrebbe potuto assimilare e condividere le letture e le sensibilità ebraiche di Leonardo, mentre al contrario nelle fiandre l'influsso socioculturale ebraico non era irrilevante. Qui abbiamo un Gesù dal volto simile all'agnello. Ma lo stesso Cenacolo è fortemente influenzato dalla spiritualità giovannea, sia vangelica che apocalittica. Si tratta di caratteri così evidenti di Leonardo da poter essere "passati" osmoticamente negli allievi, oppure derivare dal gusto nordico per l'Apocalisse. II. La mano destra, dal punto di vista di Cristo, appare la meglio realizzata. Ma tutta questa luce sulla mano, che gioca teatralmente con il fondo scuro, spinge a pensare al manierismo tardocinquecentesco; III. La tunica appare eccessivamente dettagliata ed eccessivamente retorica per essere di Leonardo. Nel maestro i corredi iconografici sono sempre ridotti all'osso, e rivissuti in un processo di interiorizzazione e spiritualizzazione. Qui la tunica appare magniloquente: con due gemme e la fasciatura incrociata tipica dei paramenti del Sommo Sacerdote del Tempio di Gerusalemme. Basti pensare al Cenacolo per avere conferma della semplicità delle vesti sacre in Leonardo. All'incrocio delle vesti si allude nell'autoritratto di Durer. IV. Della sopraveste si nota subito la scarsa resa qualitativa rispetto alla tunica. Un'incoerenza tipica dei leonardeschi e mai trovabile nella perfetta unità interna delle opere di Leonardo. V. La sfera del mondo resa trasparente, segno dell'Omniscienza di Cristo, mi sembra simbologia nordica, fiamminga. Ricorda la sfera trasparente nel Giardino delle Delizie di Bosch. In conclusione l'opera non presenta quella coerenza interna e quell'espressività e spiritualità linguistica proprie dell’opera di Leonardo, pur restando un ottimo lavoro, magari del miglior Boltraffio, oppure un omaggio di Durer o di un fiammingo. Ovviamente questa breve analisi è stata fatta valutando immagini di pessima qualità prese dal web, ma conserva una sua autonomia ermeneutica, propria di ogni ragionamento che, in quanto ragionamento, può serenamente confrontarsi con qualsiasi altro distinto approccio tecnico o empirista, ancora più relativo, per sua stessa natura. Auguriamoci che la cultura dell'ermeneutica sappia crescere nel confronto e nel dialogo superando gli steccati della "iperspecializzazione" tecnica, facendo ad esempio tesoro dei preziosi insegnamenti del Prof. Gaspare Mura, uno dei attuali migliori studiosi della cultura ermeneutica in tutti i suoi aspetti storici, logici e filosofici, a cui mi ispiro e la cui lettura può essere stimolo utile per un'ermeneutica più libera e più autonoma dai condizionamenti del mercato. Giacomo Maria Prati
Attilio Lauricella Si è inaugurata martedì 27 settembre la mostra personale dell'artista Attilio Lauricella, che rimarrà in esposizione fino al 26 ottobre all'“Intervallo” di via Pietro Micca a Torino. Doppio spazio per la nuova mostra di Attilio Lauricella, pittore ed organizzatore culturale. Un artista che ha fatto dell'astrazione il suo segno distintivo, con opere in cui si ritrova oltre l'eccezionale valore coloristico anche una profonda ricerca delle forme geometriche da individuare nel tratto vivacissimo, quasi funambolico. Da Torino Roberto Curione
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"Lippi e Botticelli nella Firenze del '400" Le opere di Filippino Lippi presenti in Mostra alle Scuderie del Quirinale, dal 5 ottobre, derivano dai più importanti Musei italiani e collezioni private; dipinti, affreschi e disegni che rappresentano l’evoluzione e l'intensa attività artistica di Filippino Lippi. Lippi, pittore toscano del '400, nato a Prato (1457), è al centro di un'avvincente vicenda pittorica: figlio di Filippo Lippi (Firenze, 14061469), celebre pittore fiorentino nonché frate carmelitano e della monaca Lucrezia Buti, fuggita per amore dal Convento di Santa Margherita di Prato nel 1456, il giovane Filippino cresce a Prato in stretto contatto con il lavoro del padre come garzone nella sua bottega. Nel 1472 è documentata la sua iscrizione come "dipintore chon Sandro di Botticello" suo grande Maestro ed estimatore; cresce quindi e si forma nella bottega di Botticelli. Tra la pittura di Filippino e quella del Botticelli esiste infatti una compenetrazione stilistica, che crea una simbiosi di linguaggi, nonostante le variabili legate alle singole personalità. La mostra a Roma diviene quindi occasione di confronto immediato tra lo stile ed il tocco artistico di Filippino Lippi e Sandro Botticelli, per rivivere le emozioni di un periodo storico ricco di genialità artistica. Anche Giorgio Vasari, ammiratore e collezionista dei disegni di Filippino, lo definì "di bellissimo ingegno e di vaghissime invenzioni" (1568). Partendo dai comuni modelli del Lippi padre, le Madonne di Filippino Lippi esprimono già le tensioni misticoreligiose dell'ultimo quarto di secolo, dominato dalla figura del Savonarola. La sua pittura è carica di risvolti esoterici legati alla cultura archeologica del tempo ed esercita sui contemporanei un'influenza determinante soprattutto nel ricorrente uso delle grottesche. Una mostra da vedere per scoprire la bellezza di un artista che ha saputo mettere a frutto il suo talento con abilità e intuito creativo. Carmen Minutoli - Roma
Transafricana Il più noto dei sei artisti presenti alla mostra torinese è certamente George Lilanga, che ha raggiunto prima della sua morte, nel 2005, fama mondiale. Scoperto dal critico francese Jean Hubert Martin, che lo volle al Centre Pompidou per la mostra, siamo nel 1989, "Magiciens de la terre". Un artista che ha lasciato una diatriba non da poco sull'autenticità delle sue opere. Due delle quali sono qui presentate. Apprezzato anche a Torino, con un appassionato cultore -il più classico dei bouquinist- in via Po angolo via S. Francesco da Paola. La mostra è curata da Achille Bonito Oliva che - teorico della transavanguardia- ha rigiocato su questa parola, intitolsndo la bella rassegna "Transafricana". Al gruppo presente a Parigi appartiene anche l'artista sudafricana Esther Mahlangu, dai dipinti coloratissimi, in cui stilizza geometricamente immagini figurative. E sempre al gruppo dei Magiciens appartiene la poco più giovane Seni Camara, nata nel 1945 in Senegal, che si esprime attraverso la terracotta. Si tratta di artisti che hanno superato ampiamente il mezzo secolo di vita, quindi in piena maturità, come ilkeniano Kivuthi Mbuno (1947). Crea surreali paesaggi rosa con spassose scenette in cui gli uomini dialogano con gli animali, riproducendo atmosfere non dissimili da quelle favolistice di Esopo. Sempre all'east Africa appartiene Mikidadi Bush, che appare ispirato a stilemi della new age, con draghi e mostri dipinti con una visione naif. Il più giovane degli artisti è il keniano Peter Wanaju, 43 anni, può essere giudicato, anche per l'esplicito richiamo alle drammatiche condizioni di vita del Continente nero, il più politicamente impegnato. Le sue sono figure in cui la estrema stilizzazione prende spunto dalla realtà di corpi emaciati e stremati da fame e povertà. La mostra è visibile sino al 10 ottobre allo Spazio 107 di via Sansovino 234, nella periferia Nord di Torino, lontano dai classici luoghi dell'arte subalpina. Roberto Curione
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I Promessi Sposi Opera Moderna - Musical di Michele Guardì Presto in scena a Roma I Promessi Sposi del regista Michele Guardì, nel musical omonimo ispirato al capolavoro di Alessandro Manzoni. Dopo il debutto il 18 giugno 2010 a San Siro e i successi ottenuti lo scorso anno, nella Valle dei Templi di Agrigento e al Teatro degli Arcimboldi di Milano, l'opera torna sui palcoscenici italiani; a Roma, dal 10 al 27, e poi in una lunga tournée fino a marzo prossimo. Il tour 2011/2012 de I Promessi Sposi – Opera Moderna, ovvero una rappresentazione scenica di produzione italiana a metà strada fra il musical e l'opera rock (tecnicamente, la definizione è appunto quella di Opera moderna), è stato presentato nel corso di una conferenza stampa all’Hotel Cavalieri Hilton di Roma, alla presenza del regista e di vari attori del cast. Lo spettacolo sarà uguale a quello dell'anno scorso in tutta la sua grandiosità, con adattamenti vari a seconda dei palcoscenici che ci ospiteranno", ha confermato Michele Guardì, affermato regista che ormai da anni ha la regia di programmi di successo in Rai, come ad esempio "I Fatti Vostri". Carmen Minutoli
tessuto sociale e della storia del nostro paese, sufficiente ardore e determinazione. Neppure in quest'anno che ricorda il Risorgimento d'Italia, quel Risorgimento che con sacrificio, aveva unito il popolo sotto l'unica bandiera, il Tricolore...oggi purtroppo da alcuni (non molti ma comunque sufficienti) così irriverentemente calpestato e vilipeso. Carmen Minutoli
Bam on tour grafik 2011 Aperta il 22 settembre la rassegna per l'arte e la creatività interpretata dagli artisti: Antonio Carena, Luciano Gallino, Diego M. Gugliermetto, Ugo Nespolo ed altri, al Infernotti Museo del design GH in Via Pietro Micca 12 a Torino. L'avevamo promesso: del progetto Degucre avremmo parlato ancora ed a lungo. In tale ambito nasce infatti questa rassegna che vuole valorizzare le migliori capacità creative del Piemonte ponendole a confronto con lo scenario internazionale. L'iniziativa parte da lontano: già nel 2009 il Museo del Design Galliano Habitat aveva dato vita alla rassegna d'arte e design Gteen Mood. L'anno successivo, in partnership con il Tempio del Gusto, EATALY, prende forma Food & Design Made in Italy. Quest'anno sboccia il progetto 'Degucre' sulla valorizzazione del design, gusto e creatività per la messa in rete dell'eccellenze made in Piedmont ed il sostegno all'attrattività d'impresa nella filiera corta. Ecco quindi la Biennale d'Arte moderna e contemporanea del Piemonte (BAM). Prima tappa a Torino, ma il 23 settembre appuntamento alla sede Pinerolese di EATALY per una mostra che riscopre il design italiano anni '60. Roberto Curione
Digito ergo sum La festa dei popoli padani Anche quest'anno sembra che la Festa dei Popoli Padani avrà il suo momento di gloria voluto con forza dai leghisti e dal suo leader Umberto Bossi. Sottolineo, anche in questo anno, anniversario dell'Unità d'Italia. Mi chiedo ed invito alla riflessione gli Italiani tutti: Che senso ha? Non riesco a trovare una sola motivazione che possa giusticare una festa che vuole essere di Divisione di un popolo, alias il Popolo Italiano, e far retrocedere la storia della nostra Nazione di oltre 150 anni che proprio in quest'anno stiamo festeggiando da nord a sud della penisola. Non capisco l'onorevole Bossi e quanti ruotano intorno al suo movimento, al partito della Lega Nord, a tutto ciò che in questi decenni i cosiddetti "padani" hanno impiantato e tirato su a suon di "noi ce l'abbiamo duro", "Roma Ladrona", " il tricolore lo metta nel cesso, "La Lombardia è una nazione, l'Italia è solo uno stato", "Tutti i milanesi sono stufi grazie al potere romano che ci ha imposto sistemi di vita che noi non vogliamo", "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", "Se non passa il federalismo il nord torna alla secessione ma quella dura, senza mezze misure, senza alcuna mediazione con lo Stato italiano"..... e così via....Non vedo, una sola buona ragione nel festeggiare da non italiani (perché ci si sente solo padani) su territorio Italiano (fino a prova contraria le regioni della "Padania" sono su suolo d'Italia (e l'Italia è una, che dir si voglia è una e una sola) e non è molto carino "sputare sul piatto dove si mangia" se proprio dobbiamo dirla tutta, e da quanti tra l'altro occupano posti di rilievo all'interno del Parlamento Italiano con cariche di ministri e sottosegretari di Ministeri sempre e solo Italiani. Ho letto che le contromanifestazioni a questa festa sono tante, organizzate da gruppi sociali, da singoli cittadini, da quanti non condividono tale evento, così come è successo anche nelle manifestazioni degli anni precedenti; ecco quanto si trova in rete ormai da giorni: Venezia 18 Settembre 2011 - Pagina Ufficiale Facebook: "anche quest'anno, per iniziativa del Comitato Bandiera Italiana 17 Marzo, esporranno la Bandiera Iyaliana, non solo a Venezia, ma in tutta Italia, per protestare pacificamente contro la festa dei popoli padani e affermare una volta ancora che la Padania non esiste! Ebbene, se girovagando in internet i messaggi di protesta da parte di tanti italiani si stanno diffondendo sempre più, ciò non toglie che il disagio generale su questo tema permane da anni e la questione sembra comunque non trovare adeguata soluzione. Infatti da anni tale evento viene tranquillamente riproposto e celebrato con tanto di rito dell'acqua del Po, con comizi e propaganda capillare su tutte le regioni del nord (a dispetto di ciò che ne pensano gli stessi cittadini indigeni). A ben rifletterci non è una questione da poco o di scarsa rilevanza, anzi... ma sembra non susciti, negli animi di quanti hanno forse la possibilità di porre fine a simili disgregazioni del
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Inaugurata giovedi 22 settembre a 'La contemporanea' di Torino la mostra personale di Karim Ghidinelli, in esposizione fino al 3 dicembre. L'artista, nato a Brescia, è stato, per ragioni di lavoro della famiglia prima e poi per indole personale, un grande viaggiatore. In particolare da giovane ha vissuto in molti Paesi del Continente nero, assorbendo in profondità le varie realtà con cui si è confrontato. Ha scelto in seguito il mondo anglosassone, Londra prima e Miami poi, ove vive ed opera. Due città, peraltro, dalle forti dinamiche interculturali. Presenta ora opere di grandi dimensioni e com'è ormai tradizione di questa bella Galleria, create con tecniche inusuali ed innovative. La mostra è in collaborazione con la Galleria San Carlo di Milano. Roberto Curione
In un palmo di mano Inaugurata giovedi 22 settembre la mostra personale fotografica dell'artista Maura Banfo, rimarrà in esposizione fino al 12 novembre 2011 alla galleria d'arte 'Marena Rooms Gallery' di Torino. Maura Banfo entra a pieno titolo sulla scena artistica torinese negli anni '90. Con lei un gruppo di giovani artiste che amano la fotografia sperimentale. La Banfo si caratterizza per la capacità di saper far vivere oggetti quotidiani ripresi con tecniche particolari ed uno sguardo eccentrico. Roberto Curione
Con gli occhi chiusi Si è inaugurata martedi 27 settembre al GAM di Torino la mostra personale dell'artista Renato Leotta, che rimarrà in esposizione fino all'undici novembre 2011. Alla GAM prende il via un progetto inedito articolato in cicli, con una proposta del giovane curatore torinese Luigi FASSI. L'artista chiamato ad aprire la rassegna, Renato Leotta. Tutta la rassegna è dedicata ad artisti del territorio piemontese. Non a caso questa serie di eventi è stato chiamata VITRINE, per evidenziare subito il suo scopo: mettere in luce i nuovi talenti. Roberto Curione
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INAUGURAZIONI A supernatural pic nic - evento culturale 1 ott MAXXI, Roma La pittura/la scultura - collettiva 1/10 ott Sala mostre del Castello. Marostica (Vi) Elisa Macaluso - personale 1/13 ott Galleria d'arte 'Studio C', Piacenza Romina Manoli - personale 2/16 ott Villa Pomini, Castellanza (Va) Lucio Boscardin - personale 3/15 ott ArteGioia107, Milano Art Italy - collettiva 3/16 ott SW1 Hiring Gallery, Londra Gianni Maimeri - mostra antologica 3 ott/6 nov Museo Accademia Belle Arti, San Pietroburgo Triennale di Roma 2011 - Int.Espo Arti Visive 4/12 ott Galleria L'Agostiniana, Roma Georgia O'Keeffe - mostra retrospettiva 4 ott/22 gen2012 - Museo Fond. Roma, Roma {to} PLOT - anteprima della mostra {to} PUZZLE 6 ott/10 nov 'ArtVerona' quartiere fieristico, Verona Laurent Garnier - Concerto di musica elettronica 7/8 ott Brancaleone club, Roma Claudio Corsetti - personale 7/22 ott Fabrica, Roma Danilo Marchi - personale 8 ott Galleria Marelia, Bergamo Hector&Hector - personale 8 ott Show-room, Pisa Scauri & Minturno Frammenti - mostra 8/9 ott Castello Baronale, Minturno Tom Delux - concerto di musica elettronica 8/9 ott Brancaleone club, Roma Ibla buskers 2011 - festival 'arte di strada' 12/16 ott Per le strade di Ragusa, Ibla Dirtyphonics - concerto di musica elettronica 14/15 ott Brancaleone club, Roma Valente Taddei - personale 15/23 ott Torre degli Upezzinghi, Calcinaia {to} PUZZLE - collettiva 15 ott/19 nov OTTO Gallery, Bologna BASTA! - collettiva fotografica 20/29 ott Fond. Luciana Matalon, Milano Pippo Pattavina - One man show 22/23 ott Teatro 'Donnafugata' Ragusa, Ibla Tra Cielo e Terra - collettiva e asta 23/27 ott Museo Marino Marini, Firenze Paolo Manazza - personale 26 ott/26 nov Click!Gallery, Milano Alla scoperta del Mali - Workshop fotografico 30 ott/13 nov Kanaga Adv. Tours, Bamako (Mali)
PROSECUZIONI Enrico Reffo
Ognuno il suo stile... - collettiva 14 set/1 ott galleria Tartaglia, Roma Ugo Attardi - personale 15 set/1 ott Galleria Edarcom Europa, Roma Nadiaanna Crosignani - personale 19 set/1 ott Galleria Arting 159, Milano SEMBIANZE - collettiva fotografica 17 lug/2 ott Museo S.Francesco, Rep. S.Marino Città aperta - collettiva 16 set/2 ott Galleria SPAZIO 120, Roma Paesaggi e Vedute d'Italia - collettiva 22 set/2 ott Ala polifunzionale, Vinovo (To) Archivio Dedalus - presentazione libri 24 set/2 ott Archivio Dedalus, Milano Carla Benvenuto - personale 23 set/3 ott MUMA, museo Galata, Genova Christian Evallini - personale 7 set/4 ott 'da Luca e Andrea', Milano Emilia Persenico - personale 8 set/5 ott Dynamo, Milano Alessandro Busci - personale 22 set/5 ott galleria Jannone, Milano Giuseppe Facciotto - retrospettiva 24 set/6 ott Galleria A.Sartori, Mantova Chimica-mente - mostra fotografica 23 set/7 ott Ist. Italiano Dublino (Irlanda) B/N - collettiva 24 set/7 ott Galleria Vista, Roma Frammenti di luce - collettiva 15 set/8 ott Galleria Tondinelli, Roma ManneQueen, since 1922 - mostra antologica 16 set/8 ott artandgallery, Milano La Quadreria, 2° ed. - mostra d'arte 10 set/9 ott Galleria 'Arte per Voi' Avigliana (To) Francesco Ferro - personale 24 set/9 ott Corte Valenti, Garbagnate M.se Elena Mutinelli - personale 24 set/9 ott Museo Santa Giulia, Brescia Angelo Fantoni - personale 24 set/9 ott Spazio L'Altrove, Ferrara Ignazio Fresu - installazione 26 ago/10 ott ex Chiesa Cappuccini, Arcevia (An) Milanofficine - conferenze arte contemporanea 27 set/11 ott Pagoda, Piazza Gramsci, Milano Useful Portraits - mostra fotografica 12 set/12 ott s.t. foto libreria galleria, Roma Circuiti Dinamici - collettiva 26 set/13 ott Ass. Circuiti Dinamici, Milano
Impronte di pennello n. 50 a intervalli di 30 cm Mostra personale
NIELE TORONI 20 settembre/30 novembre
Renato Leotta
Inaugurazione
Mostra personale 27 settembre - 11 novembre
martedì 20 settembre ore 18.30
A arte Studio Invernizzi
GAM Torino Carmine Verre - personale 28 set/13 ott Sala Olimpia Artecultura, Milano Pietro Piffetti - mostra retrospettiva 28 set/20 ott Museo Accorsi, Torino
BAM ON TOUR GRAFIK 2011 Rassegna d’Arte e Creatività 22 settembre - 15 ottobre Infernotti Museo del design GH Torino
Attilio Lauricella Mostra personale 27 settembre - 26 ottobre
L’INTERVALLO Torino NEWSfromART - video arte, performance, installazioni 30 set/2 ott Galleria IdeArte, Ferrara Marco Tullio Dentale - personale 30 set/12 ott Arcobaleno, Roma
Karim Ghidinelli Mostra personale 22 settembre - 3 dicembre
LA CONTEMPORANEA Torino pag. 4
GAM Torino
Mostra retrospettiva postuma 19 maggio - 2 ottobre
Variabili Appartenenze - collettiva 28 set/29 ott Memoli arte, Milano Mirco Marchelli - personale 28 set/8 nov Galleria Eventinove, Torino Hyun-Jin Kwak - personale 28 set/11 nov Galleria UNO+UNO, Milano Der Klang des Südens - mostra 29 set/8 ott Museo Villa Croce, Genova Michael Rotondi - personale 29 set/28 ott Circoloquadro, Milano Una Sola Moltitudine - collettiva 29 set/30 ott Galleria Cellamare, Napoli Erica Campanella/Nicola Biondani - doppia personale 29 set/5 nov Galleria DAMarte, Magenta (MI)
Stefano D'Odorico/Martina Sogni - doppia personale 26 set/13 ott Ass. Circuiti Dinamici, Milano Luigi Galligani - personale 20 set/14 ott Galleria Schubert, Milano
La galleria A arte Studio Invernizzi inaugura martedì 20 settembre 2011 alle ore 18 30 una mostra personale di Niele Toroni. Nato a Muralto in Svizzera nel 1937, dal 1959 vive e lavora a Parigi. Da oltre quarant'anni è un protagonista della scena artistica internazionale e dal 1967 porta avanti un metodo di lavoro consistente nell'applicare "su un materiale dato" – che varia dalla tela, alla carta, al vetro, al muro, alla pagina di giornale – "un'impronta di pennello n. 50 a intervalli regolari di 30 cm". Il gesto di imprimere il pennello su una superficie, che sta alla base di qualsiasi opera di pittura e che è divenuto espressione dell’artista, è da Toroni volutamente ridotto alla sua essenzialità e ripetuto secondo una regolarità che ne denuncia il metodo di realizzazione. La sua pittura si concretizza quindi come il !risultato di un lavoro" – Toroni ama definire le sue opere "travaux/peintures" – che, pur nella sua ripetizione costante e nella sua regolarità, acquista a seconda del contesto e del materiale con cui entra in contatto valenze sempre nuove. La pressione del pennello sulla superficie rende infatti visibile non solo il colore, ma anche lo spazio tra una traccia e l'altra e quindi il suo dispiegarsi nel tempo e il suo rapportarsi con il reale: il ripetere non è mai uguale a se stesso ma varia e si arricchisce nella sempre diversa disposizione delle impronte sia nei lavori su tela o carta sia nei molti interventi realizzati in una dimensione ambientale.
www.mdarte.it
Zheng Rong - personale 22 set/15 ott Galleria Ostrakon, Milano 5 per Masolino - collettiva 11 set/16 ott Museo Castiglioni, Castiglione O. (Va) Enrico Lombardi - personale 17 set/16 ott Chiesa Pio Suffragio, Bagnacavallo Claudia Margadonna - personale 15 set/17 ott Sottonove Café, Milano Sybille Kroos - personale 9 set/20 ott Muratcentoventidue, Bari Wendy Bevan - personale 13 set/22 ott Camera16, Milano Claudia Marini - personale 22 set/22 ott The White Gallery, Milano Claudio Cionini - personale 24 set/22 ott Museo Piaggio, Pontedera (Pi) Marco Girolami - personale 2 set/23 ott Musei Mazzucchelli, Ciliverghe M. (Bs) Casamatta - arte pubblica 18 set/23 ott Galleria Premio Suzzara, Suzzara Alberto Blasi - personale 19 set/23 ott Museo Naz. Slovenia, Lubiana (Slovenia) Attilio Lauricella - personale 27 set/26 ott L'intervallo, Torino Mario Avati - personale 10 set/29 ott Galleria Sant'Angelo, Biella Olivier Thebaud - personale fotografica 26 set/29 ott s.t. foto libreria galleria, Roma Civitella 1861 - mostra 17 mar/30 ott Fortezza Civitella del Tronto (Te) Roland Summer/Christina Wiese - doppia personale 4 set/30 ott Ab Ovo Gallery, Todi (Pg)
Mauro Banfo Mostra personale fotografica 23 settembre - 12 novembre
MARENA ROOM GALLERY Torino
M I L A NO pag. 4