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Il nostro direttore ha intervistato Patrizio Giannone, direttore del settore turismo della Regione Puglia
SOSTENIBILITÀ DEI FLUSSI TURISTICI: RIPENSARE NORME E FINANZIAMENTI Vieste, Gallipoli e Polignano: palcoscenico europeo per tre realtà turistico-balneari pugliesi i è svolto nei giorni scorsi l’European Tourism Day che annualmente riunisce a Bruxelles esperti e operatori pubblici e privati del settore turistico e che quest’anno ha sviluppato il tema della sostenibilità dei flussi turistici. Tra i relatori dell’incontro, presieduto dal commissario all’industria e imprenditoria Elzbieta Bienkowska, vi è stato Patrizio Giannone, direttore del settore turismo regionale, invitato a portare l’esperienza della Puglia. Il tema dei flussi turistici travalica quello dei numeri o di un turismo che in Puglia è caratterizzato da un elevato ricambio di presenze di ospiti che la bellezza dei luoghi non basta a fidelizzare. Puglia & Mare ne ha parlato con Giannone. “È un problema – sostiene – che alcune località in Puglia stanno cominciando a comprendere nella sua interezza e complessità. Il dato di partenza, che deve fare attentamente riflettere nelle sue diverse implicazioni, riguarda sia i numeri complessivi delle presenze, sia la loro crescita, in alcuni casi tumultuosa. E sia il “turismo che non appare”, ossia le presenze stimate rispetto al turismo rilevato dalle statistiche ex-post. I casi più significativi che ho portato all’attenzione del parlamento europeo riguardano Vieste, Gallipoli e Polignano”.
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Cosa hanno in comune, tali località? “Essere poli di grande attrazione turistica. Per il resto, hanno notevoli differenze. Vieste è meta turistica consolidata, si può definire matura, che ormai da tempo è attestata su quasi 2 milioni di presenze ufficiali, ma quelle stimate sono praticamente il doppio. Gallipoli si attesta su circa 500mila presenze, ma quelle stimate superano 2.600.000. Dal 2005 al 2016 gli arrivi sono cresciuti del 62 per cento e le presenze del 29 per cento. Si tratta di flussi che si concentrano prevalentemente nei mesi estivi: nel 2016, circa il 45 per cento degli arrivi e il 60 per cento delle presenze sono stati registrati nei mesi di luglio e agosto. Nell’anzidetto periodo 2005-2016, le strutture ricettive sono passate da 50 a 173 e i posti letto da 6.533 a 12.123, con incrementi, rispettivamente, del 243 e 85 per cento. A Polignano, che non compare nella top 29 delle presenze stimate, nel periodo di riferimento gli arrivi sono cresciuti del 590 per cento (passando da 9715 a 67104) e le presenze del 840 per cento (da 20625 a 193876). Si tratta di flussi che si concentrano prevalentemente nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre. Le strutture ricettive sono passate da 6 a 129 e i posti letto da 262 a 2.635, con incrementi, rispettivamente, de. 2.050 e 905 per cento”.
Gallipoli sembra essere l’esempio perfetto per trattare di flussi e sostenibilità. “È evidente che, se problema c’è, appare in una dimensione molto più rilevante e complessa, incidendo in maniera diversa in termini d’impatto. Inoltre, le presenze molto concentrate, come detto, implicano, per le amministrazioni pubbliche, la necessità di dare risposte da un punto di vista infrastrutturale. È ovvio che una città di 20imila abitanti, benché turistica, ha un’infrastrutturazione urbanistica, determinatasi nel corso dei secoli, inadatta ad “accogliere” flussi così rilevanti. Sugli abitanti sono anche dimensionati i servizi pubblici, dalla gestione dei rifiuti alla sicurezza, polizia municipale compresa. Flussi così rilevanti sfuggono alle statistiche e alla tassazione, ma non sfuggono ai costi indotti”.
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Lei ha indicato delle soluzioni? “Ho evidenziato che questi concetti sono del tutto estranei alle norme vigenti in materia di finanza pubblica e i trasferimenti statali non ne tengono conto. Sarebbe invece necessario consentire regole diverse e meno stringenti in materia di gestione economica e ovviamente intervenire per ridurre l’evasione. In ogni caso, il problema delle infrastrutture non può essere risolto dai Comuni facendo ricorso alle risorse proprie. Occorre investire sulle strutture di queste comunità locali in maniera specifica, considerando che la loro ricchezza è fortemente legata al turismo e alle prospettive di crescita in quel settore, che tutti sappiamo essere abbastanza volubile. E non è un caso, se più della metà dei turisti che scelgono la Puglia non vi ritorna”.
Cosa attendersi da Bruxelles? “Da quanto ho detto, si evince che è necessario ridefinire le strategie di spesa locali e nazionali, oltre che europee. L’obiettivo di fondo del mio intervento è stato quello di richiamare l’attenzione del Parlamento Europeo sulla necessità che allarghi i paletti imposti alle Regioni. È necessario che tutte le istituzioni affrontino queste problematiche in un’ottica di sviluppo di lungo periodo del fenomeno-turismo”.
O ur Director interviews Patrizio Giannone, Head Manager of Tourism Department of Region Apulia, who talks about his last experience at European Tourism Day in Bruxelles in which he highlighted Vieste, Gallipoli and Polignano tourist hubs. He deals with the issue of the difference between the census of tourists and their number measured ex post; he explains the reasons why it is necessary to redefine the expense strategies and support infrastructural works for those tourist attractions which have more tourists than inhabitants.
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SOMMARIO Dicembre 2017
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GALLIPOLI IN PRESEPE nell’opera (particolare) di Luigi Mba Pì Tricarico
pugliaemare.com
PUGLIA & MARE
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LE IMMAGINI E I TESTI
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Santa Maria di Leuca
Gallipoli
Gallipoli
Gallipoli
Santa Maria di Leuca
Cortina d’Ampezzo
La cultura del mare Marco Tibiletti | Il museo navigante ........................................................................................................................................................................ 08 G. de Judicibus | A... mare in profondità............................................................................................................................................................. 10 Gino Schirosi | Nata dal mare: Gallipoli................................................................................................................................................................ 12 Elio Pindinelli | L’isola lampante.................................................................................................................................................................................. 15
Marco Tibiletti Amante del mare, presidente dell’’associazione Mare di Carta
MariA GABRIELLA de judicibus Docente di Lingue, Letteratura Italiana e Storia, scrittrice e giornalista
GINO SCHIROSI Scrittore, umanista, cultore di storia patria, già docente di latino e greco nei licei
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ELIO PINDINELLI Storico Socio Società Storia Patria per la Puglia e Centro Studi “Previtali”
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IL MUSEO NAVIGANTE salperà da cesenatico nel gennaio 2018 per promuovere i musei del mare e della marineria d’italia. Testo di Marco Tibiletti* - Foto di Paolo Maccione** alpa a gennaio 2018 Il Museo Navigante, la prima iniziativa nazionale per la promozione di Musei del mare e della marineria d’Italia promossa da Associazione Nave di Carta, Mu.Ma Museo del mare e delle migrazioni di Genova, Museo della Marineria di Cesenatico e AMMM Associazione Musei Marittimi del Mediterraneo. Il Museo Navigante sarà a bordo della goletta Oloferne, imbarcazione da lavoro costruita a Messina nel 1944, e farà tappa in tutte le regioni italiane per accendere i riflettori sull’immenso patrimonio storico, etnografico, ambientale e archeologico custodito negli oltre 50 musei del mare e nelle decine di pre-
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sidii di cultura marinara diffusi sulle nostre coste. Il 2018 è l’Anno del patrimonio culturale Europeo e l’iniziativa vuole valorizzare e far conoscere quello della marineria italiana. Al momento hanno aderito all’iniziativa oltre 40 musei, trai quali si registra compatta presenza di quelli pugliesi, nonché Marina Militare Italiana, Guardia Costiera, Lega Navale Italiana, Anmi, Assoporti e Assorimorchiatori. La goletta Olofern partirà dal Museo della marineria di Cesenatico, punterà su Trieste e poi farà il giro della Penisola; dopo le tappe italiane arriverà a marzo a Sète in Francia dove sarà ospite del grande raduno marittimo “Escale à Sète”. Il Museo
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Navigante porta a bordo mostre fotografiche sulla storia della marineria italiana, allievi degli Istituti Nautici e la prima “Guida ai musei del mare e della marineria d’Italia”. Un libro che raccoglie – e il caso di dirlo, finalmente! – tutto ciò che c’è da sapere: dalla storia, alle attività che svolgono, agli orari di apertura, alle iniziative per le scuole. Quattro le tipologie di musei presenti: storici, archeologici, etnografici e naturalistici. Oltre 50 quelli censiti ai quali si aggiungono i presidii di cultura marinara e i padiglioni navali di musei nazionali. La cultura è sempre un’avventura e la cultura del mare lo è ancora di più. I nostri musei sono luoghi che custodi-
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scono le radici della gente di mare e che dobbiamo difendere, valorizzare e fare conoscere a tutti. Questa iniziativa, nata da un gruppo di appassionati, in poco tempo ha chiamato a raccolta tutti coloro che hanno a cuore il futuro mondo del mare e della marineria: dagli istituti nautici alle associazioni di categoria del mondo marittimo, dalle aziende private alle associazioni d’arma, alle istituzioni. Tra gli obiettivi del Museo Navigante c’è anche quello di mettere in contatto tutte le realtà locali per costituire una vera e propria rete tra Musei italiani del mare e della marineria che, per cominciare, saranno virtualmente in rete, tutti insieme, sul sito www.museonavigante.it e su tutti i social network: Facebook, Twitter, Instagram e Youtube. Il viaggio del Museo Navigante si potrà seguire anche da casa, ma se social è bene, socializzare di persona è meglio. I musei aderenti organizzeranno iniziative aperte a tutti i cittadini, dai 3 a 100 anni. Un invito a cominciare l’avventura varcando la porta del museo più vicino. *Comandante della goletta Oloferne, ne ha diretto e curato il restauro insieme col maestro d’ascia Aurelio Martuscelli e con i volontari della Nave di Carta. Dal 2010 è comandante di Goletta Verde di Legambiente. Tra i fondatori dell’Unione Italiana Vela Solidale, da oltre 35 anni si occupa di progetti educativi e di inclusione sociale attraverso la navigazione. Consulente della Biblioteca del mare Mursia, è autore del manuale “La Patente Nautica”. ** Da “Barche d’epoca e classiche”.
N ext January Olofene schooner will weigh anchor and sail around Italy. It is a real Museum on the water and will give the chance to spread the knowledge of huge historical, ethnographic, demographic and archeological heritage that is saved in more than 50 Museums of the Sea and in dozens of districts of maritime culture all over italian coasts. One of the aim is to create a real net between italian maritime Museums, connected, in the meanwhile, in a web net: internet! www.museonavigante.it.
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A... mare in profondità Testo di Gabriella de Judicibus* - Foto di Roberto Perrella Il Salento, penisola della penisola, tra Ionio e Adriatico, oltreché per le sue attrattive culturali, architettoniche, artistiche ed enogastronomiche, è anche il paradiso dei sub.
Gli abitanti della cosiddetta Terra d’Otranto o sanno bene e sono numerosi i diving center che offrono agli appassionati la possibilità di un giretto sott’acqua… Personalmente, mi sono occupata, in passato, di dare vita ad un’associazione, la Ecomare, che potesse consentire di imparare non solo ad utilizzare maschera, pinne e bombole senza problemi, ma anche e soprattutto a fare della passione per il mare qualcosa di molto utile per la salute del nostro amico azzurro. Noi bipedi ciarlieri, infatti, siamo abituati a vivere in superficie e piuttosto superficiale è anche il nostro interesse, rispetto agli
esseri viventi che vivono sommersi e muti, nelle profondità marine. Con la consulenza di due grandi e generosi amici dell’Università del Salento, il biologo professore Ferdinando Boero e il compianto professore Domenico Pagliara, archeologo, cominciammo a fare conoscere ai nostri giovani associati le meraviglie che si celano nei nostri fondali: reperti archeologici preziosi e rari a pochi metri d’acqua come le cinque colonne monolitiche di epoca romana risalenti al II secolo dopo Cristo tra le acque cristalline di Porto Cesareo; o bellezze marine naturali come le praterie di Posidonia Oceanica, fanerogama endemica del Mediterraneo, portatrice di ossigeno, con i suoi banchetti salva-costa che costituiscono rifugio e fonte di vita per l’intera catena alimentare; spugne dai colori vivaci come la dorata axinella damicornis; o i rossi pomodori di mare urticanti, ma bellissimi come tutte le
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attinie; affascinanti stelle marine; strani organismi maculati come la lepre di mare; o bravi “cittadini” come l’oloturia detta “spazzino del mare” per la sua capacità di ripulire i fondali riciclando le sostanze nutritive… Ricordo che tra le splendide diapositive che formavano la collezione didattica della nostra scuola, le più apprezzate erano proprio quelle che ritraevano il benthos e gli esemplari citati, ripresi entro i dieci metri di profondità, quando i raggi solari, filtrati dall’acqua, riuscivano ancora ad accendere di colori il mondo sommerso caratterizzato dal silenzio e dal blu intenso. Anche il mondo del nekton presenta il suo spettacolo a pochi metri di profondità: le castagnole, ad esempio, sono banchi di pesciolini il cui colore vira dal blu elettrico al viola fino al marroncino maculato in base alle fasi della crescita o alla stagione dell’amore: come accade alla maggior parte degli esseri viventi, anche i pesci
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indossano la loro livrea migliore e danzano quando sono in amore… L’altra faccia di questo splendido mondo è offerta dall’incuria umana che martella e distrugge la roccia e tutte le creature bentoniche per accaparrarsi i datteri di mare, molluschi che ci mettono circa quindici anni per costruire la propria casa nella roccia stessa; che non riesce più a rigenerarsi a causa delle “capre del mare”, i ricci che divorano le microalghe che costituiscono il primo tassello per la ricostituzione della parete bentonica…E poi, le buste di plastica scambiate per meduse e ingoiate dai mammiferi marini che muoiono soffocati; e la pesca effettuata con reti a strascico o peggio con le bombe che arreca danni irreparabili all’intero ecosistema… Quando il mare muore, purtroppo, comincia a morire silenziosamente, a partire dal fondo, e quando il problema diventa visibile dall’occhio umano perché arriva in superficie, la situazione è oramai irreparabilmente compromessa. L’attività di seawatching effettuata con maschera, pinne e boccaglio, non ha alcuna controindicazione e consente di ammirare il mondo sommerso in tutto il suo splendore.
Sul sito di Pro Loco Lecce (www.prolocolecce.it), a partire dalla prossima stagione saranno pubblicate vere e proprie “guide blu” che utilizzeranno l’esperienza dei nostri soci esperti istruttori subacquei e le fotografie di tutti gli appassionati che vorranno inviarci una testimonianza del loro amore “profondo” per il nostro mare. *Presidente Pro Loco Lecce
T he majesty of underwater and its inhabitants versus the negligence of the man who hammers and destroys the coast and polpute the sea: plastic bags are confused with jellyfish and eaten by mistakes by birds or other fishes; the “dragging net” fishing technique causes a lot of damages to animal and plant life. Pro Loco Lecce (www.prolocolecce.it) is going to publish some “Blue” guides thanks to the collaboration of its members who are diver instructors and amateurs who will take pictures of the sea and underwater. The aim of these guides is to inform, thrill and instruct: this is the way to prove and spread love for the sea!
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Nata dal mare: Gallipoli Testo di Gino Schirosi - Foto di Alessandro Magni hiunque voglia aprire una finestra su Gallipoli, una scenografia policroma e incantevole d’incomparabile bellezza, uno straordinario scrigno di tesori storico-artistici e di risorse paesaggistico-ambientali, non può prescindere di soffermarsi a raccontare una presenza avvolgente e dominante, il mare, testimone dell’incedere del tempo e delle innumerevoli fatiche, che da oltre due millenni di storia si perpetuano da padre in figlio in religioso silenzio. Gallipoli, la città vecchia o Centro storico, l’Anxa messapica ancor prima che fosse Kallipolis (per antonomasia “bella città”), colonia dorica sotto Archita di Taranto (367 a. C.), è una città-isola murata e bastionata, dall’aspetto singolare e insolito, un unicum nel panorama italiano. Dalla stessa bellezza del sito e dalle azzurre acque dello Ionio ogni gallipolino ha tratto il motivo identitario più autentico della
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peculiarità dell’habitat per forgiare il proprio carattere, spirito di sopravvivenza e di sacrificio, senso dell’ospitalità, motivo di orgoglio, di poesia. Una serie di circostanze favorevoli rende la città fascinosa e maliarda, se il forestiero ne ammira e ne apprezza la natura da favola, la storia, la cultura, l’arte, le tradizioni radicate, la civiltà, il folklore e persino la genuina, prestigiosa cucina che, con la raffinata gastronomia, mediata da sapiente perizia, ha nel mare la fonte primaria cui attingere. Non c’è nessuno che non sia rimasto stupefatto, affascinato e rapito dallo splendore di questa terra e del suo mare con i suoi orizzonti e tramonti da cartolina. Chiunque lo può capire se solo consuma un po’ del tempo in una salutare
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passeggiata aggirandosi tra i colori, sapori e profumi nei tortuosi vicoli medievali e nelle case a corte del borgo antico, la città vera, autentica, primitiva. Chi intende annoiarsi fa sempre in tempo a mutar rotta e scegliere progetti alternativi puntando su altri lidi meno allettanti! Non pochi sono riusciti a innamorarsene eleggendola a patria adottiva, pur al di là del destino. C’è una ragione per cui questo scoglio fatale è capace di attrarre con forza quanti vi capitano di passaggio o per caso. È stupefacente la testimonianza di Vittore Fiore, che, ammaliato da una misteriosa seduzione, ha cantato sia la professione di fede e di devozione per la sua patria lontana (“Ero nato sui mari del tonno dove l’Jonio mostra la sua dolcezza…”; “Gallipoli, un vento azzurro guidò me bambino fra le tue case fino alla chiesa del Mal Ladrone…”), sia la sua storia ricca di tradizioni popolari intrise di sofferta e
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soffusa nostalgia, come si legge nella poesia tutta gioiosa per l’avvio dello storico carnevale gallipolino, il 17 gennaio: “Oh se la mia patria oggi è triste in cento crocicchi al tramonto accendiamo i falò. Vecchie di mare, io le ho viste, batteranno i tamburi. Uguale parte di brace a ciascuno, ciascuno le ceneri serberà sino all’altra stagione dei paesi come una lontana eco di sole. Oh quanti sogni, docili isole di fichi d’India e i vigneti salmastri agli arenili come navi di giòlito già rive di oggi, quieti inquieti mi succhiano il cuore.” Siamo convinti che la passione per la bella città (l’isola di Venere o la perla dello Ionio) e l’attaccamento morboso a questo “scoglio” profumato di magia sortiranno ulteriori canti di poesia e lumi di storia, mentre nuove voci si eleveranno a immortalare questa terra avita, anche quando ci sarà silenzio intorno. Talora il vento può pure tacere, ma è destino che si debba percepire prima o poi il suo respiro,
insieme con l’armoniosa e familiare musica del mare giù alla risacca. Il mare ha sempre costituito una componente essenziale ed esclusiva nella storia, nell’economia e nella civiltà di Gallipoli, ma pure, in misura prioritaria, nella cultura, nel folklore e in ogni aspetto del vivere civile. Dalle prime origini della sua storia marinara, dai Messapi ai Greci e fino ai giorni nostri, Gallipoli è stata influenzata da diverse civiltà, qui approdate dopo aver solcato le onde del greco mare, cantato da Omero e tanto caro ad Ulisse, mitico dirimpettaio. La città ionica, sorta all’estremità di un promontorio proteso in direzione ovest e al di là di un esile istmo, poi interrotto per maggior sicurezza sino a divenire un ponte collegato all’isola abitata, domina un’ampia baia a duplice rada quasi a voler abbracciare l’antistante isola di S. Andrea. È da quest’area di mare che la città ha tratto ossigeno, la sua linfa vitale. Come attestano recenti rilevamenti, il territorio è stato interessato sin dal neolitico da insediamenti di popolazioni non autoctone, ma mediterranee, attratte dalla salutare ricettività del sito ospitale, aperto a flussi
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migratori di sud-est. Non sono tuttora sufficienti gli episodici studi scientifici e archeologici, condotti da valenti studiosi, quali Cremonesi, Parenzan e Pagliara, limitati però alla periferia costiera: contrada Sabèa, Sàmari, Punta Pizzo (Akrotèrion). Recentemente persino sulla piatta e arida isola di Sant’Andrea, la messapica Akotus, riparo di marinai, nonché nido di gabbiani stanziali nel particolare habitat di un microbiosistema protetto all’interno del Parco naturalistico e nobilitato sin dal 1865 dal Faro, fido guardiano e ormai autorevole monumento della città, il più fotografato e immortalato da residenti, visitatori e turisti.
T he story of Gallipoli is strictly related to the embracing and predominant presence of the sea: the most peculiar feature of the town. A positive juncture makes Gallipoli charming at its guests’ eyes: they are enchanted by its fairytale nature, history, culture, art, traditions and culinary arts which has its main source in the sea world.
cu set lt tim ur a a na de d l el m la ar e
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Un Parco Letterario per raccontare l’anima di Gallipoli
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di Elio Pindinelli utti i luoghi del mondo hanno una loro autonoma caloni narrativi, che nel futuro progetto immaginato, potranno moltiplicarsi di spazi e di autori, ma soprattutto di soggetti. pacità di suscitare forti dimensioni percettive e sentiLa ricerca, a questo punto, potrebbe essere vasta ed affascimentali, che conducono, attraverso componenti soggettivistiche, simboliche e concettuali, ad una loro rappresentazione nante, partendo, per esempio, dal mito: Gallipoli la greca, mentale, ad una narrazione individuale, cioè, ad una idea o come disse Mela, e il suo gallo febèo, lo stemma civico. Mon“stato dell’anima”, che attraverso una graduale, condivisa apsignor Carlo Coppola nel suo poema Il Cosmo, ovvero L’Italia Trionfante, edito a Firenze nel 1650, inserisce la nascita di Galpropriazione culturale, diventa “simbolo”. Parliamo in altri termini del Genius loci, di quella tipicità che esprime un luolipoli, la città “Picciola sì, ma così vaga e bella, / Che da beltà, Cago, quale è percepita, cioè, dai suoi abitanti, ma soprattutto lipoli s’appella”, all’interno della leggenda di Lizio Idomeneo: dai suoi frequentatori e da chi con esso abbia una qualche relazione. Gallipoli, sotto questo punto di vista, è luogo priviNe l’alta insegna sua d’honor feconda, legiato, in cui le vicende umane e culturali hanno stratificato il Gallo tien, ch’Idomeneo le diede e sovrapposto narrazioni, definendone nel tempo caratteri e Augel febèo, perch’egli illustre prole tipicità. La poesia e la letteratura, sono stati i testimoni dell’aFu già del tracio Re sceso dal sole. nima stessa di Gallipoli, tracciata attraverso l’esperienza dell’uomo e descritta nella sua essenza tipica e signiÈ l’augel febeo, prodotto, cioè, dal dio Febo, il sole, cui fece riferimento il nostro Luigi Sansò, nel ficativa dei suoi luoghi, della sua storia, della sua suo terzo sonetto della raccolta Kallipolis ediarte e dei suoi miti. Se volessimo azzardare, diremmo che attraverso la riconnessione cota da Stefanelli nel 1933. noscitiva di tutte le narrazioni letterarie, si potrebbe comporre un ideale libro di una Vigila fedelmente, e, se galere memoria locale, gravida di sensazioni, di Fra le stelle colcate all’orizzonte arte, di storia, in un complesso interpretatiA notte appariranno con le nere Prue all’abbordaggio ed all’insidie pronte, vo, che comprende la natura e l’uomo che lo o se da’ circostanti poggi schier abita. Potremmo, così, meglio comprendere i alabardate avanzeran con fronte punti di forza di un mito, che va rinnovato con COPPOLA celata, all’alba, sotto le visiere, nuovo vigore, per poterlo ribaltare con forza nelle tu canta, ché urge sia levato il ponte. vicende della economia turistica, con il suo enorme bagaglio Più acutamente il grido mattiniero di risorse integrate, che oggi più che mai rappresentano, olLancia per la difesa e la battaglia, tre al mare e al sole, la prospettiva vera di riscatto e di proil crestuto scuotendo capo altiero; gresso civile ed economico. Questa, in sintesi, la premessa poi, incollerito, i tendini dismaglia generale di un progetto teso a tracciare un itinerario di riscoe bene affila contro l’ala il fiero perta collettiva di brani letterari, attraverso cui riuscire a farci sprone. Tal segno al nostro ardire vaglia. riappropriare della nostra storia, cogliendo il senso del passato e dei cambiamenti del presente. Di conoscenza puntuale e D’altra parte, basterebbe iniziare il nostro itinerario dalla poapprofondita, alla fin fine, di quanti han calpestato la nostra terra e lasciato una traccia del loro passaggio. tenza epistolare del Galateo e della sua Descriptio Callipolis, Il progetto del parco letterario è tutto questo: Ritrovare i sulla cui scia si portò efficacemente un secolo dopo il nostro brani letterari e poetici, ricucirli assieme e legarli ai luoghi. Stefano Catalano. Sono solo brevi, ma significativi passi quelli Un’operazione meramente culturale, che ha uno spessore di che vogliamo qui riproporre nella elegante traduzione del contributo alla conoscenza, ma soprattutto di rivitalizzazione notaio Vincenzo Dolce, che altri con arbitrio qualche decendi quei punti di forza storici e culturali, che rappresentano nio fa utilizzò, disconoscendone le fatiche dell’autore. Anche la sfida per il nostro futuro. Un itinerario, che potremmo, perché lo merita, innanzitutto il Dolce, per averci lasciato la per esempio, ipotizzare attraverso pochi, ma determinati fibella memoria manoscritta sugli stemmi sindacali del Palazzo
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del Governatore, e poi perché la Decriptio Callipolis galateana, composta sotto forma di epistola indirizzata all’amico Pietro Summonte, può essere giudicata, a ragione, la prima monografia turistica mai edita in Italia in età moderna.
Un pezzo di storia su cui si è voluto investire, non solo a fini culturali, ma anche turistici. Potremmo verificare, allora, come questa storia emerge significativamente attraverso la letteratura. I viaggiatori esteri del Grand Tour, venivano a Gallipoli rincorrendo l’onda della sua notorietà commerciale: così il prussiano Johann Hermann von Riedesel barone di “Essa non immeritevolmente sortì il suo nome dalla Bellezza. Fu greEisenbach (1767), L’inglese Henry Swinburne (1777), l’abate ca... Opera ammiranda della scherzevole natura giace fra due seni. francese Jean-Claude Richard de Saint-Non (1778). Un itineraSorge da’ colli di entrambo i seni una certa sommità , che per quattro continue miglia più e più si restringe, in modo da formare un istmo, rio di visita che fecero nell’800 anche il Galanti e l’inglese o piuttosto uno stretto da potersi tragittare appena da un carro. Janet Ross. Avvincente, a tal proposito, la narrazione che Innanzi alla Rocca che domina la Città , evvi un ponte, ne fece il padre Antonio Bresciani (1798-1862), un che congiunge i due mari, li quali rendono la città non letterato dalla spiccata eloquenza e dall’efficace penisola, ma una vera isola. Da quel punto nuovaricchezza illustrativa, nel suo romanzo “Ubaldo e Irene: Racconti dal 1790 al 1814”, edito la primente la terra si spande in giro in forma di padella, che rende la Città del mediocre perimetro, come ma volta nel 1855 e pubblicato in numerosembra, di dieci stadii. Allorché fu espugnata non sissime edizioni fino alla fine dell’800, di cui era molto munita da mura, da macchine, o da presu queste stesse pagine abbiamo avuto modo di pubblicarne un ampio stralcio. L’autore risidio. Ora assai difesa da terra e da mare, presenta un superbo, minaccevole e bellissimo spettacolo di se chiama la singolare descrizione del caricamenmedesima… le strade non hanno ordine alcuno, il che to dell’olio al porto di Gallipoli, che ebbe poi la fu giovevole ed adatto alla salute degli abitanti. Niuna sua più efficace sintesi nei testi dell’immaginifico G A L AT E O strada … diritta procedente da Austro e Borea che sovente soffiano Gabriele D’Annunzio, anche per i riferimenti al gabelliere con gran veemenza, dimodoché una si affaccia all’altra, s’interromdall’asta di bronzo che misurava la quantità d’olio nelle pile regie di caricamento, prima di farlo travasare nelle botti di pe, si ripiega, si ricurva, scorre, riede in se stessa, or si compie in legno e caricarle sulle navi. angolo retto, or in angolo obliquo, nuovamente procede ritta, ora si D’Annunzio venne a Gallipoli nel 1895, per iniziare il 29 obliqua, di maniera che agli abitanti di vecchia età i sentieri rendonsi luglio a bordo dello yacht Fantasia (così chiamato in onore dubj inestricabili, intralciati. In cotal modo credè quell’ uomo poter dell’omonimo romanzo di Matilde Serao, pubblicato nel frangere e molcire la forza impetuosa de’ venti…. Essa non solo è 1883) il viaggio verso la Grecia, assieme ad Edoardo Scarfoadatta al tuo Galateo, ma a tutto l’uman genere, dovunque si abbia surto i natali…Giovanni Italiano di Genova familiare del nostro glio marito della Serao, Guido Boggiani, George Herélle e Accio, indefesso esploratore di città e di regioni, era solito dire, che dePasquale Masciantonio. Qui due cose attirarono la curiosità del poeta: il caricamento dell’olio al porto e il Malladrone in siderava passar la sua vecchiaia quì. Si avea prescelto la lapigia per San Francesco. Ne La Beffa di Buccari, D’Annunzio, che ebbe sua tomba, singolarmente Gallipoli. A Dio piacque altrimenti. Colui a compagno d’arme il nostro Umberto Biancamano, utilizza che acquistossi il nome di sapiente dice “molti sono i pensieri nel cuor tutti e due i riferimenti condensandoli in una sintesi dell’ uomo; ma la volontà del Signore rimarrà in eterno”. densa e luminosa, lampante mi verrebbe da dire, visto che stiamo nel tema Naturalmente sono solo alcuni degli assaggi che la letteratura ci fornisce e che non staremo La costa è posata leggermente sopra un mare d’oqui ad esaurire. All’ipotizzato progetto del parco letterario, annunciato all’interno del lio. Il cannoniere Umberto Biancamano pensa che programma della Settimana del mare, è stato l’olio non è tanto quieto nelle pile di Gallipoli; e dato il significativo titolo: L’Isola lampante. Il credo che sarebbe contento di misurarlo con l’asta riferimento immediato è al grande commerdi bronzo come fa il gabelliere salentino, sotto la porcio dell’olio d’oliva, appunto detto lampante, ta, prima di lasciarlo colare per la lunga manica di perché in gran parte destinato all’illuminazione pelle nel bottame. pubblica e privata e ad altri usi industriali, come la car- VA N R I E D E S E L datura delle lane. Un commercio, che fu, nei secoli passati, la A questo passo si riferì Ettore Vernole dettando, nel 1932, vera ricchezza di Gallipoli, con i suoi frantoi sotterranei e le olla lapide che abbiamo voluto rifare e murare, sulla parete della rampa di discesa al mercato del pesce, dove un tempo tre 3000 cisterne scavate nel suo sottosuolo. Una ricchezza che erano posizionate le due grandi pile di caricamento dell’olio. viene tuttora narrata in tutto il mondo, anche grazie al lavoro Immaginifico invece il passo sul Malladrone di D’Annunzio ultra trentennale che in questo campo ha fatto l’Associazione Gallipoli nostra. Basti pensare che il solo frantoio ipogeo di Palazzo Granafei, recuperato nel lontato 1988, ha collezionato Un altro porta stranamente il nome dello stipite d’una dinastia glopiù di un milione di visitatori di tutto il mondo, con una media riosa, il nome di Umberto Biancamano; ma è cittadino dei vecchi di frequentazione di circa 30.000 visitatori l’anno. crocifissi Disma e Misma, è nato nella bianca Gallipoli, all’ombra dei
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Non la fama del Tempio tuo mi spinse Gallipoli a cercar sul mio cammino La virtù grande del pennel divino Di Coppola, e le Vergini che pinse Né la ferocia del Ladron m’avvinse Dal volto scellerato e belluino Che Mastro Vespasiano Genuino con maschia possa nel suo legno finse; ma innamorato ed assetato venni alla freschezza che la vasca inonda, e lieta sprizza da quell’impudica tonda poppa, corrosa dai millenni, di Biblide incestuosa e invereconda sculta nel marmo della fonte antica.
più pingui ulivi salentini. E m’immagino, che per propiziare la bonaccia, ch’egli abbia portato su la spalla, dalle posture scolpite nella roccia alle pile regie, un grande otre di quell’olio d’oro lieve. Il Malladrone, D’Annunzio lo aveva visto in San Francesco, in una sera di Luglio, 1885, come scrisse nei suoi taccuini, prima del viaggio per la Grande Ellade a bordo del Fantasia, in cui annotò ampi brani sulla città.
...Giungiamo a Gallipoli nelle prime ore del pomeriggio, con gli occhi abbagliati ancora dalle bianche città ardenti sparse nel piano che il treno attraversava, - lunghe ed esigue zone di case cubiche tra le vigne ricchissime o tra i grandi olivi contorti in attitudini di dolore come per distaccarsi dalle radici che li annodano alla E sempre parlando del Malladrone, non si terra. … La baleniera della Fantasia ci attende. può non fare riferimento a Saverio BuccaGallipoli è tutta bianca sotto il sole, affocata come una città araba della costa d’Africa. Attraversiamo rella (Fra Gabriele), questo colto frate e sail porto per giungere presso il molo dov’è ancorata la cerdote gallipolino, vissuto nella seconda metà Fantasia. … Gallipoli nuova si distende in fondo su la dell’800 e morto nel 1891, che ci ha lasciato un lingua di terra protesa verso Taranto. ricco libretto di componimenti dialettali, edito da ROSS È tutta bianca, con i tetti orizzontali, abbagliante di candore, mentre Stefanelli nel 1926: un modo per terminare qui anche questa la piccola collina protesa ha un leggero colore violetto su cui si distenpiccola premessa a quel laboratorio che si intende attivare col progetto del Parco letterario, che in qualche modo si è de il grigio degli oliveti. …Seguitando per la via, incontriamo una tentato qui di illustrare. E non a caso lo facciamo con un chiesa. Entriamo. È quasi buja. componimento dialettale, che è un modo per aprire una fiIl custode ci offre di mostrarci “il mal ladrone”. Accende una candela in cima a una canna e ci conduce in una cappella oscura. Sollenestra sulla enorme produzione di testi vernacolari, che anvando il moccolo illumina una figura di legno dipinto inchiodata a cora oggi “agita” tanta parte dell’anima popolare gallipolina. un’alta croce. Il fantoccio ha una strana espressione di vita atroce, nell’ombra. Seguitiamo a fare il giro della città isolata. Passiamo Puh! Cci ssi bruttu! Ci te càscia na utta! il ponte. Una torre rotonda e qualche avanzo di fortificazione – di Se te vidia de notte, largu sia, aspetto armonioso sul cielo – escono dall’acqua. In lontananza, su Cu sta faccie rrignata e cusì brutta, un isolotto, il faro bianco. Sarà ca me cacava pe la via. Cazza! ca stringi li tienti e mosci tutta Il Malladone entra anche nel romanzo Il Secondo amante La raggia ci de l’anima te ssia! di Teresa Buti, in cui D’Annunzio racconta del colE me guardi ? Lu Diaulu cu te nghiutta, C’a ciujeddi de te nde despiacia. legio Cicognani a Prato e dei suoi compagni di Essete comu cumpagnuta pantutu, camerata. Attraverso un canovaccio illustratiPrima de li sciudei cu fossi ccisu, vo introduce la figura di un Pugliese che... Ca de cusine nu t’eri pardutu; Ma n’addu picca cadia lu paradiso, E mi ricordo del Pugliese di Gallipoli che mi racPe Ile castime toi, porco rrustutu. contò come una sera entrasse nella chiesa dopo i Mo caca sangu, e statte ‘n croce ‘mpisu. vespri per vedere « il mal ladrone » e accendesse un moccolo in cima a una canna e s’arrischiasse nella *Il progetto, presentato nel corso della VI edizione della “Settimana cappella buia e sollevando il moccolo scoprisse in cima della cultura del mare” di Gallipoli, sarà realizzato durante la prossiD’AN alla croce l’uomo; che si mise a sollevare le palpebre, a rotare N U N Z I O ma edizione nel maggio 2018 gli occhi, ad ansimare, e a dibattere le mani crocifisse con tanta furia che gli rimasero entrambe nei chiodi come due nòttole, mentre i monL iterary park “Lightening Isle” has in its name a double cherini gli ricascavan giù. meaning: Gallipoli geographical feature and its historical role in production and distribution of oil used for industrial and
Chi non riconosce in questa descrizione lo stesso D’Annunzio in visita crepuscolare al nostro San Francesco d’Assisi? Il nostro Giulio Pagliano tenne vivo il ricordo della visita di D’Annunzio a Gallipoli e, celiando, spacciò presso gli amici un componimento che attribuì al Vate.
lightening purposes. This is a great chance to illustrate the soul of Gallipoli by the stories of its inhabitants and a lot of hosts: from Galateo, Carlo Coppola Antonio Bresciani, Gabriele D’Annunzio, Luigi Sansò, foreign travellers of Grand Tour and many more.
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cu set lt tim ur a a na de d l el m la ar e
TRA INIZIATIVE, DRONI E SCONTI AGLI OSPITI DELLA CITTÀ, ANTICIPAZIONI SULla vii edizione della "settimana della cultura del mare" di gallipoli
che si svolgerà dal 14 al 20 maggio 2018
il concorso per i droni ra gli appuntamenti in programma, vi è il concorso “ICARO” riservato ai cortometraggi con riprese realizzate da droni in fase di volo. Il concorso è riservato a video realizzati da uno o più autori o da gruppi. Lo scopo dei filmati dovrà essere quello di esaltare il rapporto tra l’uomo e il mare. Sono escluse dal concorso le case di produzione. Ogni partecipante (singolo o in gruppo) proporrà un filmato della durata massima di 3 minuti. Sono esclusi dal timing i titoli di coda della durata di 30 secondi. Il video dovrà sviluppare l’anzidetto rapporto uomo-mare, ma
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è lasciata ai partecipanti totale libertà di cogliere qualsivoglia aspetto di tale rapporto, in relazione a luoghi, manifestazioni dell’arte o della cultura, periodi storici o altro. La scadenza è fissata alle ore 12:00 del giorno 30 aprile 2018. I video verranno valutati da una giuria di esperti, i cui nomi saranno resi noti al momento della premiazione. Il miglior cortometraggio in assoluto vincerà un weekend a Gallipoli, da trascorrere in una struttura del network alberghiero Caroli Hotels, che gli consentirà di partecipare alla cerimonia di consegna del “Premio Vela Latina”, che gli sarà
assegnato e consegnato nell’ambito delle manifestazioni della “Settimana della cultura del mare”. I video selezionati saranno sottoposti anche ad una votazione online (nel periodo 7-13 aprile 2018) sulla pagina social collegata al sito web www. puglia&mare.it e alla “Settimana della cultura del mare 2018”. All’autore del video più votato verrà attribuito il “Premio Vela Latina Social”. I video selezionati saranno proiettati durante la serata di premiazione. I vincitori saranno avvisati tramite email e telefonata. Regolamento integrale su: www.pugliaemare.com
Dal 14 al 20 maggio, strutture ricettive ed esercizi pubblici che esporranno la vetrofania della SETTIMANA DELLA CULTURA DEL MARE praticheranno al pubblico il 20% di sconto sui prezzi vigenti nel periodo. L’elenco delle attività aderenti sarà pubblicato sul sito www.pugliaemare.com dal 15 gennaio 2018 ed aggiornato periodicamente.
FLASH dalla VI edizione
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Turismo&Ambiente
Rita de Bernart | Natura di Puglia modellata dell’acqua e dal tempo.......................................................24 Alfredo Albahari | WEEKEND A... | Ruvo di Puglia........................................................................................................26 Gaetano Armenio | Dove si manifesta il divino..................................................................................................................30 Massimo Vaglio | Il menÚ elaborato... per affetto.............................................................................................................32 | LA SPORTA | La sporta dolce di... Martinucci..................................................................................................................34
RITA de BERNART Coltiva la passione per scrittura e giornalismo collaborando a diversi periodici su temi di cronaca e cultura
ALFREDO ALBAHARI Docente emerito di Navigazione negli istituti Nautici
GAETANO ARMENIO Laureata in sociologia, appassionata di musica e mare
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Massimo vaglio Giornalista pubblicista, scrittore, esperto di gastronomia e dei mari di Puglia
TURISMO
ph: www.parcodunecostiere.org
La Puglia al di là della stagione balneare
InPuglia365
Sapori e colori d’autunno DICEMBRE: UN MESE DI PROPOSTE FIRMATE “PUGLIAPROMOZIONE” week end di dicembre in Puglia propongono quest’anno tante attività gratuite e tante occasioni per sperimentare i territori della regione. I progetti di turismo slow ed enogastronomia, finanziati da Pugliapromozione, sono iniziati nelle scorse settimane, ma dicembre è un mese “speciale”: perché le attività per famiglie e bambini sono tantissime; e naturalmente perché c’è il tema del Natale introdotto da laboratori di preparazione dei dolci tipici, mercatini e presepi. Le tradizioni enogastronomiche e artigiana-
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li sono al centro di molte iniziative, ma troviamo anche alcune attività particolari, come simposi di filosofia del cibo - il tema dell’alimentazione sana come elemento fondamentale per il benessere - performance di artisti in luoghi suggestivi, esperienze tattili, anche in immersione, archeo trekking ed escursioni in bici, sport, reading, concerti e viaggi sensoriali. Fra le materie prime l’olio di oliva la fa da padrone, ma anche il vino, e poi il melograno, le castagne, la zucca, il miele e gli agrumi, ceci, carciofo e fagiolino, cime di rape.
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I laboratori di preparazione del cibo privilegiano frittelle, formaggi, pane e pasta, zuppe di pesce, intrecci del pomodoro Regina, farinella (sfarinato di orzo e ceci salati e tostati) e naturalmente i dolci natalizi, e ancora lavorazione della ceramica e le costruzione delle nasse a Torre di Salignano. E a proposito di mare: a Taranto la Jonian Dolphin Conservation consente di effettuare escursioni in catamarano nel Golfo di Taranto per avvistare i delfini che vivono in questa area marina e sono esperienze “pet friendly”, per cui è consentito imbarcare i pro-
ph: www.joniandolphin.it
TURISMO
pri animali; a Torre Canne si possono salpare le reti dalle barche dei pescatori; e l’arte antica della pesca si può conoscere da vicino nel Parco delle Dune Costiere di Ostuni. “Grazie a InPuglia 36- Sapori e colori d’autunno, è possibile fare in Puglia una ricca esperienza di viaggio anche in autunno. Abbiamo stimolato le imprese turistiche pugliesi a elaborare itinerari e percorsi che ruotano intorno al cibo e al paesaggio rurale, declinati con le bellezze naturali e le produzioni locali tipiche, l’archeologia e le
arti creative (teatro, fotografia, musica) commenta l’assessore regionale all’industria turistica e culturale Loredana Capone. - Le proposte sono tante e tutte molto interessanti, innovative e creative e promuovono il lifestyle pugliese. In questo modo abbiamo animato il territorio della Puglia con un’offerta turistica di qualità fondata su cultura, cibo e sport, garantendo una buona accoglienza ai turisti che invogliamo a venire anche fuori dalla stagione balneare”.
PROGETTIAMO IL TERRITORIO
È questo il titolo di un convegno svoltosi a Montesardo Salentino lo scorso 3 dicembre in occasione dell’assemblea dell’UNPLI Lecce organizzata dal presidente provinciale Rocco Sparascio. L’incontro ha avuto il merito di accendere i riflettori sulla necessità che si presti attenzione al turismo culturale, anche in considerazione del grande patrimonio che possiedono i centri dell’entroterra, chiamati a svolgere un ruolo di supporto al turismo balneare. Nel resto dell’anno è necessario, come ha evidenziato il presidente UNPLI Puglia Rocco Laucello, rendere il territorio “ponte” di
D ecember weekends in Puglia are remarkable thanks to a lot of free activities to experience the traditions of this land. These projects of slow and culinary tourism, financed by PugliaPromozione, took place in the last weeks but December is a special month: typical food, markets and nativity scenes become the opportunities to enrich these projects, set up also along the coast, from Santa Maria di Leuca, Taranto, Torre Canne and Ostuni coast.
culture e di possibilità di crescita e conoscenza nazionale e internazionale; e rendere il giovane protagonista di progetti idonei a conciliare il lavoro con la crescita culturale dei luoghi in cui vive. In questa direzione è stata sollecitata l’attenzione dell’assessore regionale al turismo Loredana Capone, che ha partecipato ai lavori unitamente al dirigente regionale del settore Patrizio Giannone. Tra gli argomenti trattati, l’assessore Capone ha rimarcato la necessità di promuovere il patrimonio bibliotecario presente in vari centri della provincia e dato atto del sostegno alla valorizzazione culturale che le Pro Loco attuano grazie al Servizio Civile. Per tale settore era per altro presente il responsabile provinciale Massimo Alessio, mentre ulteriori aspetti del’ampia tematica sono stati trattati dal sindaco Silvana Serrano e dal parroco-ospite don Quintino Pecoraro. Parterre ricco di presidenti e dirigenti delle Pro Loco salentine, partecipi e convinti che anche i centri più piccoli hanno grandi potenzialità - sul versante dell’architettura civile e religiosa, dell’arte e della storia, della gastronomia e dell’ambiente – per allungare la stagione dell’ospitalità grazie al turismo culturale.
TURISMO
NATURA DI PUGLIA modellata dall’acqua e GRAVINA IN PUGLIA
ph: da “Circuito Turismo”
Scavate dall’acqua piovana nella roccia, le gravine rappresentano una tipica morfologia della Murgia. Si tratta di incisioni erosive di natura carsica, molto simili ai Canyon, la cui profondità arriva anche oltre i 100 metri. Le loro pareti, inclinate fino ad essere in alcuni casi verticali, distano tra loro da poche decine a più di 200 metri. Al loro interno sono spesso presenti corsi d’acqua che diventano vere e proprie cascate in occasione di precipitazioni abbondanti. La più spettacolare in Puglia è la Gravina che dà il nome all’omonima città della provincia di Bari. Profonda più di 100 metri, si estende per diversi chilometri e l’intero paesaggio si presenta frastagliato dai capricciosi disegni dell’acqua e del tempo.
LAMA ALTA MURGIA
ph: Guillom
Considerate in parte tratti terminali delle gravine, queste formazioni carsiche sono molto diffuse in Puglia nel territorio barese e in una porzione di quello tarantino, in modo particolare a Palagiano. Si tratta di solchi erosivi poco profondi, in cui i corsi d’acqua che si generano dalla pioggia convogliano le acque meteoriche dall’altopiano della Murgia verso il mare. Sul versante adriatico, percorrendo la costa barese s’incontrano le foci di nove lame che corrono verso il mare. Sul versante jonico, la maggiore rilevanza è assunta da quelle dell’anzidetto territorio di Palagiano: la lama Lenne, che sfocia in mare, e la lama di Chiàtone che sfocia nel fiume Lato e muore sotto la torre del Lato nel mare Ionio.
VORE DI BARBARANO
ph: Lupiae
“Una profonda spelonca spaventosa per la sua apertura”: così Virgilio descriveva un grande varco incontrato sul suo cammino. Un tempo considerate un accesso per gli inferi, le vore hanno conservato un alone di mistero e fascino. Il termine indica una depressione o una cavità carsica che si sviluppa verso il basso e in cui spesso confluiscono acque superficiali. Tra le più importanti e note della nostra regione, ci sono le Vore di Barbarano ubicate in agro di Barbarano, frazione del comune di Morciano di Leuca. La Vora grande (profonda circa 34 metri) e la Vora piccola (25 metri) distano circa 300 metri l’una dall’altra e si aprono nella calcarenite, pietra estratta e utilizzata per le costruzioni.
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TURISMO
di Rita de Bernart
dal tempo
O ld and ancient rivers diggered the ground making Apulian nature as unique as it is with its “gravine” (sort of canyon in Murgia region), “lame” (not deep erosive crack), “vore” (calcareous hole) and caverns. In Apulia you can see different types of caverns: the ones along the coast; the ones with a huge hole on the top, or the underground ones. The most famous underground caverns in Apulia are the “Castellana” ones: they are the most important speleological complex in Europe! Time has an important role in defining Apulia morphology, just think about the hill features called “Serre salentine”.
GROTTA DELLE VORE Adagiata nel mare cristallino di Santa Maria di Leuca, la Grotta delle Vore, una delle circa trenta grotte carsiche del litorale, caratterizzata da un ingresso semisommerso, è chiamata anche Vora della Cattedrale. L’appellativo di vora le deriva dalla presenza dell’ampia voragine circolare creatasi nella parte superiore della grotta, ad un’altezza di oltre 60 metri sul livello del mare. Qui, quando i raggi del sole penetrano all’interno illuminando lo specchio d’acqua e le pareti della caverna con pregevoli effetti luminosi e di rifrazione, nei giorni di bassa marea in cui è possibile l’accesso, alzando lo sguardo si ha la sensazione di trovarsi sotto la volta di una grande cupola che richiama una cattedrale.
SERRE SALENTINE Piccole alture modellate dal tempo, le Serre sono dei rilievi collinari, di altezza sempre inferiore ai duecento metri sopra il livello del mare, che caratterizzano tutto il territorio del basso Salento lungo una linea ideale che congiunge Gallipoli e Otranto. La maggiore altezza è toccata dalla Serra dei Cianci, che raggiunge i 201 metri. Quelle del versante orientale si snodano direttamente a strapiombo sul mare, mentre le Serre della sezione mediana sono caratterizzate da numerosi terrazzamenti per le coltivazioni agricole. Tra le Serre più note, vi sono quella di Montevergine che ha mutuato il nome dal Santuario mariano, di Gallipoli, di Montesardo, di Vereto, la Specchia Silva e quella denominata Madonna della Serra.
GROTTE DI CASTELLANA
ph: Puglia Promozione
Vanto di Puglia, di cui è tra i luoghi più noti e visitati, le Grotte di Castellana sono considerate il complesso speleologico più importante d’Italia e d’Europa. Scoperte nel 1938 dallo speleologo Franco Anelli, sono il risultato dell’azione erosiva di un antico fiume sotterraneo e sviluppano quasi tre chilometri di cavità scavate nella roccia. Tra le gallerie naturali si snodano due percorsi in cui si possono ammirare stalattiti e stalagmiti giganti e grandi caverne dalle forme spettacolari. Tra le molte cavità e concrezioni che hanno sollecitato i primi visitatori ad attribuire nomi fantastici, dalla Grotta della Lupa alla Caverna della Civetta, dal Gran Canyon alla Madonnina, vi è la splendente Grotta Bianca.
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TURISMO
weekEnd a
RUVO DI PUGLIA: alla ricerca della barca perduta, tra chiese e palazzi di Alfredo Albahari 26
TURISMO
iungo a Ruvo, in una classica mattinata autunnale, nuvolosa e ventosa. Spira uno scirocco che mi è molto familiare. Spero che non piova perché il motivo della mia venuta è duplice: uno prettamente turistico-culturale e quindi ho tanto da camminare; l’altro più prosaico legato all’esigenza di farmi una scorta di buon olio extravergine di oliva, atteso, ahimè, la difficoltà di trovarlo dalle nostre parti, con la xylella fastidiosa che condiziona il mercato. La mia fantasia, però, ha ricevuto un’altra sollecitazione. Tempo fa, ho visto un’immagine con una piazza di Ruvo, in cui si poteva ammirare quello che all’epoca pensai fosse un monumento: una barca luminosa con una vela stilizzata. E mi chiesi subito il perché di tale scelta in un centro dell’entroterra. Un bell’omaggio al mare, pensai. Ora potrò vederlo, penso, mentre parcheggio, senza molta difficoltà, nei pressi del centro storico e mi avvio a piedi, tra strade tortuose e case di pietra chiara. Non ho alcuno stradario o mappa della città perché preferisco chiedere informazioni alla gente del luogo. Ad una coppia di giovani che mi viene incontro in una strada deserta, chiedo dov’è il monumento che rappresenta una barca a vela, ma lo ignorano. Chiedo allora d’indicarmi come raggiungere la cattedrale, e sono ben lieti di farlo. Mi avvio per la strada indicata, ma dopo pochi passi mi sento chiamare dai simpatici giovani ruvesi: si erano ricordati che c’era stata per qualche mese una barca in piazza Matteotti, nell’ambito della manifestazione dicembrina “Luci e suoni d’artista” del 2016. La barca ha voluto simboleggiare il problema degli immigrati che giungono sulla costa, ma poi vengono accolti in molti Paesi, anche dell’entroterra. Forse l’autore le ha voluto dare un significato religioso: Gesù che ammaestra le folle dalla barca di Simon Pietro. Le indicazioni sulla cattedrale, in verità concattedrale, sono state alquanto precise e riesco a trovarla facilmente. Sembra quasi voglia nascondersi tra le viuzze in basolato del centro storico. Preziosa, col suo stile romanico, in una piazza molto bella.
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Si nota subito che il piano del sagrato è più basso dell’impianto urbanistico attuale della città. Splendida la facciata, con due spioventi e tre portali e non è di meno il rosone centrale, con i suoi dodici raggi. Al di sopra, in una nicchia, si vede la figura di un uomo, forse Roberto II di Bassavilla, Conte di Conversano e Signore di Ruvo, probabile finanziatore della chiesa. La facciata culmina con la statua del Cristo Redentore. Guardandola, sulla destra si nota il campanile, a base quadrata, alto circa 40 metri, la cui origine risale al X secolo, quando venne costruito come torre di vedetta, e quindi antecedente la chiesa, costruita tra il XII e il XIII secolo e successivamente ristrutturata. L’interno della concattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, presenta delle volte a crociera e la navata centrale poggia su due file di colonne. Chiedo ad un sacerdote se a Ruvo ci sono altre chiese da visitare. Non l’avessi mai fatto. Me ne nomina decine, tutte, a suo dire, degne di attenzione. La chiesa di San Domenico, in piazza Giovanni Bovio; la chiesa del Purgatorio, in largo San Cleto; la chiesa di San Michele Arcangelo, in Corso Piave; la chiesa del Santissimo Redentore in Piazza Giacomo Matteotti e tante ancora. Essenzialmente il patrimonio artistico del Comune di Ruvo è costituito dalle chiese. Non ho il tempo di visitarle tutte, anche perché la mia attenzione, passeggiando per le vie di Ruvo, è stata attratta da vari palazzi, costruiti tra il XVI e il XIX secolo, tutti ben curati. Palazzo Avitaja, sede del Municipio, Palazzo Camerino, Palazzo Caputi, Palazzo Melodia. E ancora: Palazzo Spada, in via Vittorio Veneto, fatto edificare dalla famiglia Rocca nel XVI secolo in stile rinascimentale, che è stato sede del palazzo di città. Tramite un elegante ingresso, sormontato dallo stemma araldico degli Spada, si accede ad un atrio, di cui si notano i bassorilievi a tema mitologico che ornano la balaustra di coronamento. E non posso ignorare Palazzo Jatta, in Piazza Bovio, sede dell’omonimo Museo Archeologico Nazionale. Il palazzo fu costruito tra il 1840 e il 1844
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secondo i principi neoclassici e la sua facciata si estende per oltre 60 metri. L’interno è caratterizzato da un ampio numero di stanze e dalla presenza di una cappella. Il museo è ricco di migliaia di reperti archeologici con bronzi e ceramiche del VII-II secolo a.C. Si possono ammirare oltre 200 vasi in creta dipinta, molti di notevoli dimensioni, prodotti a Ruvo nel IV-II secolo a.C. e, forse, per tale motivo lo stemma di Ruvo presenta un’anfora di cotto. Sulla stessa piazza noto il Monumento ai Caduti, costruito nel 1921 in memoria di 367 ruvesi morti nella prima guerra mondiale. Su un piedistallo, posto davanti ad una colonna spezzata e sul quale sono indicati tutti i nomi delle vittime, è collocata la statua in bronzo dell’allegoria della Vittoria. Sento alcuni rintocchi di campane. Sono in Piazza Menotti Garibaldi, guardo l’orologio della torre civica da cui provengono e indirizzo la mia ricerca verso una tavola da fare imbandire. Avrò tempo nel pomeriggio per vedere i monumenti a due ruvestini, Domenico Cotugno, medico, anatomista e chirurgo e Francesco Rubini, patriota, politico e avvocato nonché ciò che è rimasto della cinta muraria e del castello. E sono curioso anche di vedere, sulla facciata di palazzo Melodia, la lapide che ricorda la partenza da Ruvo per Barletta dei tredici francesi che dovevano prendere parte alla storica disfida. Spero che il vino con cui pasteggerò non sia molto alcolico. Voglio essere lucido per apprezzare come merita quanto mi resta ancora da vedere di Ruvo.
A mong curvy streets, white stone buildings, Ruvo di Puglia hides its treasures: the Cathedral built between XII and XIII century and later restored, in which a lookout tower dating from X century has been turned into a bell tower. In Ruvo you can find dozens of wonderful churches and palaces, as the “Jatta” one that hosts the namesake archeological Museum; a gravestone reminds that from Ruvo 13 French soldiers left to take part to Barletta battle.
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TURISMO
Due medaglie d’oro per i vini di CANTINA COPPOLA 1489
Due vini, due medaglie d’oro, due edizioni consecutive da podio. Cantina Coppola 1489 raddoppia in Polonia e anche nell’edizione 2017 scrive il proprio nome tra i vincitori del concorso enologico internazionale Wine Expo Poland tenutosi a Varsavia il 27 e il 28 ottobre scorso. Dopo quella di novembre 2016, il Doxi Riserva Alezio Doc conquista una nuova medaglia d’oro con la vendemmia 2013, ma la giuria premia anche il Rosso Li Cuti Alezio Doc vendemmia 2015. Premi che hanno seguito a ruota quelli del Concorso “La selezione del Sindaco 2017” dello scorso giugno. “Siamo orgogliosi – commenta Giuseppe Coppola - di questi riconoscimenti al lavoro quotidianamente svolto assieme all’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi, all’agronoma Gabriella Puzzovio e ai collaboratori. Coronano il percorso iniziato dalla nostra azienda per rafforzare la presenza nel mercato europeo ed extra europeo, focalizzando l’attenzione sia verso i Paesi emergenti nel settore vitivinicolo, sia verso quelli da cui si muovono i maggiori flussi turistici verso il nostro Paese.
Gli ottimi risultati ottenuti nei concorsi internazionali consolidano la posizione della Cantina quale meta privilegiata per gli enoturisti in vacanza nel Salento, obiettivo che impegna da sempre l’azienda”. Il Doxi Riserva Alezio Doc è l’etichetta più “vecchia” di Cantina Coppola: un vino di grande carattere, blend di 80 per cento negroamaro e 20 per cento malvasia,
invecchiato tre anni in grandi botti di rovere. Il Rosso Li Cuti Alezio Doc è un negroamaro 100 per cento, un vino relativamente giovane affinato unicamente in acciaio. Entrambi derivano da uve coltivate nelle tenute di proprietà che, affacciate sul Golfo di Gallipoli a pochi passi dal mare, beneficiano degli influssi dello Jonio.
• NAPOLI • BARI • LECCE • MAGLIE • OTRANTO • GALLIPOLI (Corso Roma) • GALLIPOLI (Borgo Antico) • TORRE SAN GIOVANNI (Località Fontanelle) • TORRE SAN GIOVANNI (Corso Annibale) • LIDO MARINI • PESCOLUSE • TRICASE • TORRE VADO • S. MARIA DI LEUCA • SPECCHIA • TORRE PALI • CASARANO
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TURISMO
Dove si manifesta il divino... di Gaetano Armenio* l Natale in Puglia è uno dei momenti più emozionanti dell’anno. Il calendario dell’Avvento è ricco di tradizioni, coniugate abilmente con le specialità gastronomiche, la passione per i presepi e quel folklore avvolgente che riscalda l’atmosfera. Nella memoria di ogni luogo ritornano i profumi e i sapori delle mandorle e dei fichi, maturati al sole dell’estate, protagonisti sulle tavole imbandite. Per le strade dei centri storici prende vita la Natività con migliaia di figuranti, che ricreano all’interno di ambienti naturali (viuzze lastricate dei centri storici, grotte ipogee, gravine, siti archeologici) scorci di vita quotidiana con la rappresentazione degli antichi mestieri, quali vasai, cestai, fornai, fabbri, filatrici ed altri, creando una sensazione di partecipazione attiva e coinvolgente.
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Sembra di assistere ad un ritorno nel passato grazie all’atmosfera creata dai figuranti che, sapientemente ordinati animano il luogo seguendo la tradizione tipica locale: pane azzimo, pasta locale, formaggi, latte fresco appena munto etc..., sono questi gli ingredienti per vivere l’emozione di prendere parte a un evento memorabile nello spirito natalizio. I figuranti danno vita alle varie botteghe, per un evento che permetterà la valorizzazione delle diverse forme di artigianato, da quella del maniscalco al cestaio, dal fabbro al muratore, dall’artigiano della pietra leccese al laboratorio degli artisti, dalle massaie che prepareranno la pasta fatta in casa della tradizione salentina, ai mastri casari che produrranno il formaggio in tempo reale, con i metodi e gli strumenti di una volta, al falegname
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che realmente lavora il legno; e poi ancora angioletti, colorate bancarelle di frutta e ortaggi e numerosi altri personaggi; il presepe vivente diventerà così un’occasione per mettere in mostra la “memoria storica” locale con usi e abitudini oramai superati, ma di cui spesso si ha ricordo attraverso i racconti degli anziani o i detti di uso comune. Una tradizione popolare quella del Presepe vivente, che rinnova il senso della solidarietà, della cooperazione, dell’amicizia, della pace e della serenità. Il primo «Presepio Vivente», risale ai tempi di S. Francesco d’Assisi (vissuto 44 anni, dall’inverno 1181/82 fino al crepuscolo del sabato 3 ottobre 1226), e fu proprio il Serafico Padre che nella notte di Natale del 1223 realizzò per la prima volta in un bosco di Greccio, nell’alto
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Lazio, unitamente ai suoi frati, una sacra rappresentazione vivente della Natività. Ai nostri giorni e nei nostri luoghi la tradizione si rinnova. E l’atmosfera è sempre magica.
Il Natale in Puglia è un’esperienza unica da vivere, unendo il sacro e il profano con il piacere escursionistico alla scoperta della Murgia e del Gargano con la sua foresta Umbra, patrimonio naturale dell’Unesco, dalla lussureggiante Valle d’Itria al Salento attraversando la storia della Magna Grecia e dei luoghi carichi dello spirito creativo dell’uomo. In questi territori l’atmosfera natalizia si muove nella comunione tra la natura e le manifestazioni del divino, che in ogni epoca hanno lasciato una traccia da esplorare e condividere, in una caccia al tesoro interiore. L’ospitalità che si incontra lungo il percorso abbraccia ogni viaggiatore e risponde alle sue esigenze con cordialità e rispetto, scoprendo il fascino di una terra antica e sempre nuova, che fa della tradizione il crogiuolo della sua autenticità. L’abile artigianato costruisce i più bei presepi di Puglia in pietra, legno, cartapesta, terracotta, gesso, permettendo di portare a casa un frammento di emozione. Un momento unico da vivere in una terra antica.
L’atmosfera natalizia nel folclore delle località della Puglia si coglie in modo straordinario sulle tavole, con tutta la pasticceria tradizionale pugliese, tra cui cartellate, dolcetti di mandorla, mostaccioli. Nella tradizione, tutto questo rappresenta per le massaie un modo per “regalare” le loro specialità e festeggiare il Natale. Già nel periodo antecedente le festività si dedicano alla preparazione di vincotto di uva e di fichi (mosto concentrato in padella a fuoco, rimestando in continuazione), marmellate di uva e mandorle che costituiscono gli elementi base, frutti della propria terra,
trasformati nella preparazione di dolci natalizi. Questi dolci appartengono ad una cultura gastronomica e sono di natura semplice, sana, geniale, mediterranea, che hanno il caldo sentore della nostra terra e del sole. I dolci natalizi e i liquori casalinghi (rosoli) sono l’espressione di una tradizione popolare, ricca e gustosa, trasmessa di generazione in generazione, con ricette tramandate di madre in figlia con tanta passione e amore, legate alle abitudini e ai gusti di chi li ha preparati e caratterizzati dalla genuinità. *Associazione puglia autentica Foto da www.associazionepugliaautentica.it
C hristmas time in Apulia is one of the most thrilling period of the year, thanks to Advent Calendar and its traditions: culinary arts, native scenes and folklore life. Historical centers of a lot of towns become the stage to perform the Nativity: inhabitants become actors and play a role giving new life and highlighting old crafts. Natural landscapes and human passion create moments of a such emotional involvment you do not want to miss.
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IL MENU ELABORATO... per affetto *
uello natalizio, è il periodo dell’anno in cui si concentrano le più importanti festività e nonostante queste abbiano perso molta dell’originaria religiosa spiritualità, sono davvero pochi coloro che vogliono rinunciare alle tradizioni gastronomiche legate al Sacro Evento. Se vogliamo, anche il solo riunire tutti i familiari vicini o lontani intorno ad un desco è al giorno d’oggi già di per sé un piccolo miracolo, e lo è ancora di più in Puglia, storica terra di emigrazione, ove non esiste quasi famiglia che non abbia congiunti lontani. Un motivo in più per gratificare i commensali, per scegliere il meglio e prepararlo in modi elaborati, anzi, in modo sovente più laborioso che
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di Massimo Vaglio elaborato, un modo muto, ma allo stesso tempo eloquente di dimostrare affetto. Per gestire al meglio queste reunion familiari, i pugliesi hanno scolpito nella memoria un vero e proprio “calendario della cucina” su cui sono idealmente annotati i piatti di ogni ricorrenza. La festa inizia la sera dell’Antivigilia, quando ci si scatena in giro per i mercatini rionali aperti tutta la notte in cerca di prodotti tradizionali da mettere in tavola nei giorni successivi. Ove ancora stoicamente resistono i mercati coperti, i banchi appaiono quanto mai ricchi di merci e offrono di tutto, dai salumi appesi a mo’ di festoni, ai latticini, olive, sott’aceti, sott’oli, montagne di
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frutta e verdura, fino ai prodotti ittici, dal baccalà ai frutti di mare sino ai capitoni ancora vivi tutti irrinunciabili protagonisti delle vigilie. Infatti, la sera della vigilia in qualunque località pugliese, sia costiera, sia dell’entro terra, va rigorosamente in scena il mare, o meglio i suoi prodotti, primi fra tutti il baccalà e lo stoccafisso, poi il capitone, e quegli altri prodotti d’elezione dei pugliesi che sono i molluschi: polpi, cozze e frutti di mare in primis, da consumare tanto crudi quanto cotti. Il pranzo di Natale, un tempo si concentrava esclusivamente su piatti di carne, talvolta anche di selvaggina, nonché su sontuosi timballi di pasta o di riso e pasta ripiena, ma oggi il pesce
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irrompe sempre più spesso sulle tavole natalizie anche se non possono mancare neanche cibi per così dire più profani, quali le cime di rapa stufate, le pettole variamente farcite e il cavolfiore impastellato e fritto. A suggellare il tutto, naturalmente i dolci, dalla prelibata pasta di mandorla orgoglio e vanto dell’arte pasticcera locale che per l’occasione viene foggiata a forma di pesce a rappresentare Cristo e la ragione, nonché tutta una serie di dolci spesso semplicissimi e ciononostante attesissimi: immancabili le pettole inzuppate nel miele o nel vincotto, le “cartellate”, deliziose coroncine di pasta che vogliono rappresentare nella forma l’aureola di Gesù Bambino, e soprattutto nel Salento i golosi “purceddhruzzi”, anch’essi fritti e ricoperti di miele e confettini colorati. Una nota dolente in questi festosi consessi, rimane, storicamente irrisolto, il sacrificio di coloro che seppure con piacere sono costretti a smanettare in cucina mentre gli altri degustano placidamente gli spesso esagerati antipasti. Quindi, per attenuare il problema, almeno in questi solenni eventi, pranzi o cene che siano,basterebbe invertire l’ordine delle vivande iniziando con i primi piatti. Un buon risotto o uno sformato, accheterebbero subito
l’appetito e darebbero la giusta soddisfazione al cuciniere; inoltre, ciò consentirebbe a tutti i commensali di stare seduti in tavola sin dall’inizio. Servite quindi un ottimo, ricco primo piatto, fate seguire gli antipasti che saranno gustati con maggiore consapevolezza e soddisfazione e quindi i secondi piatti accompagnati sempre da abbondanti, gustosi, salutari e sempre graditi contorni vegetariani: patate al forno, funghi, cime di rape o verdurine di campo stufate... Infine, copiosa frutta, ossia “sopratavola” verdi e secchi e i sempre graditissimi, sopraccitati dolci poveri della tradizione pugliese. Foto da www.associazionepugliaautentica.it
A t Christmas and Christmas’Eve, it is a little miracle having all the family gathered around a laid table, especially in Apulia, where emigration has deep roots. That is why it is important to celebrate with family and honour them with a “Culinary Calendar”: Christmas’Eve dinner prefers sea elements, first of all salted codfish and stockfish, eel, and - no Apulian one would ever miss - shellfish, octopus, mussels and seafood.
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Tra le tante ricette del periodo – dall’orata alla pugliese al capitone arrostito, dai tubettini al sugo di cernia agli irmiceddhri cu la baccallà – proponiamo di seguito una di quelle meno note:
POLPETTINE DI ALICI Ingredienti: 600 g di alici pulite e diliscate, 80 g di formaggio vaccino semi piccante grattugiato, 80 g di pane grattugiato, 1 limone non trattato, 2 uova, prezzemolo, sale, pepe, olio per friggere. Lavate e fate asciugare bene i filetti di alici. Lavate il limone, grattugiatene la scorza e spremetene il succo. Mettete in una ciotola le alici, le uova, la scorza di limone e due cucchiai di succo, una cucchiaiata di prezzemolo tritato, il formaggio, il pepe nero macinato al momento, una metà del pan grattato e salate blandamente il tutto. Mescolate il composto e formate delle polpettine della grandezza di una noce. Rotolatele nel pan grattato rimasto e friggetele in abbondante olio da frittura ben caldo. Servitele spruzzate di succo di limone.
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La Sporta dolce di...
Ăˆ una storia d’amore la cucina. Bisogna innamorarsi dei prodotti e poi delle persone che li cucinano. Alain Ducasse
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PANETTONE MARTINUCCI È lui il protagonista del Natale Martinucci! Il nostro Panettone artigianale, realizzato con lievito madre, farina di grano lavato, aromi del tutto naturali (arancia, vaniglia Bourbon del Madagascar e miele d’acacia) da accompagnare con le Creme Spalmabili #martinucci, totalmente artigianali e con materie prime ricercate e di qualità, il vero valore aggiunto di quest’anno! Scegli il tuo Panettone tra i nostri gusti e prenotalo telefonando, o con messaggio privato al numero 328 9683143! • Tradizionale o Mandorlato • Frutti di bosco & Crema al cioccolato bianco • Gocce di cioccolato & Crema al caffè 100% arabica • Farina macinata a pietra, noci e fichi • Senza canditi & Crema Pistacchio (30% pistacchio) o Gianduia (30% nocciole) • Cubetti d’arancia & Crema al fondente (monorigine Uganda) • Cubetti di fondente & Crema al Rum • Cubetti di limone e pistilli di zafferano & Crema Gallipoli • Senza glutine o senza lattosio & Crema gianduia senza glutine
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AMBIENTE
CI MANCAVANO LE MICROPLASTICHE... di Alfredo Albahari
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iornata mondiale degli oceani, Giornata mondiale dell’ambiente, vari studi del WWF e ancora, convegni, proposte d’intervento per “pulire” gli oceani e i mari tutti. Parole, parole, parole, soltanto parole. Non me ne voglia la tigre di Cremona se accomuno la sua canzone ad una catastrofe più volte annunciata e che oramai si sta realizzando nelle sue drammatiche conseguenze. Su queste pagine abbiamo più volte trattato il problema dell’inquinamento marino nelle sue molteplici specie: tonnellate di plastica e microplastica che uccidono uccelli, pesci e non solo, perché queste sostanze inquinanti possono entrare nella catena alimentare dell’uomo causandogli malattie cancerogene; mega pescherecci che utilizzano metodi di pesca distruttivi spopolando i mari ed è facile prevedere che tra pochi decenni potrebbe scomparire del tutto la pesca in mare. E ancora: inquinamento delle acque dolci continentali, che quando si riversano nelle acque marine inquinano anche queste ultime; inquinamento termico; inquinamento da idrocarburi e tanto, tanto ancora.
Il nostro connazionale Giulio Natta, che nel 1954 inventò il moplen e che per questo ricevette il Premio Nobel nel 1963, non avrebbe mai immaginato quanto danno avrebbe causato la sua invenzione, a causa dell’incuria dei suoi simili. Oggi siamo “invasi” da materiale in plastica.
E “invasa” è stata l’isola di Henderson, nell’Oceano Pacifico. Un’isola corallina di circa 37 chilometri quadrati, mai abitata, e letteralmente ricoperta da tonnellate di spazzatura, in gran parte plastica, trasportata dalle correnti dalle parti più disparate del pianeta, dall’Europa al Canada e alla Nuova Zelanda. Ma perché l’uomo non fa niente per salvaguardare l’ambiente? E mi riferisco all’uomo “comune”, non ai potenti della Terra; i quali, potrebbero facilmente risolvere gran parte dei problemi d’inquinamento che affliggono il genere umano, se solo investissero a tale scopo quanto destinano agli arsenali militari. Tutti noi dobbiamo comprendere che il degrado ambientale è conseguenza del nostro vivere alla giornata, incuranti del domani nostro e soprattutto dei nostri figli. Purtroppo, prevale il business. Si rimedia, qualche volta e con difficoltà, agli errori più macroscopi, ma non si impara, non si fa niente per evitarli. E non si fa niente per incentivare la crescita della blue economy, una crescita economica rispettosa dell’ambiente. Limitando il discorso al Mediterraneo, grandi estensione del Mare Nostrum vengono date sempre più alle industrie petrolifere e dei gas che, ormai è ri-
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saputo, inquinano con sostanze chimiche pericolose, non rispettando i limiti all’utilizzo di queste sostanze imposti dalla legge. E così molte contaminazioni da idrocarburi sono in grado di risalire la catena alimentare e raggiungere gli esseri umani. Ciò vale anche per le microplastiche utilizzate dall’industria cosmetica in saponi, dentifrici, creme. Sferette di plastica, con vari inquinanti accumulati, che finiscono nel mare e vengono ingerite dalla fauna e dall’uomo. Numerosi associazioni ambientaliste, tra cui, Legambiente, Greenpeace, Marevivo, il WWF e molte personalità del mondo scientifico, dello sport e dello spettacolo hanno lanciato un appello ai senatori perché approvino al più presto la proposta di legge per la messa al bando delle microplastiche nei cosmetici, già licenziata dalla Camera. Il soccorso per concludere con una nota positiva questa veloce panoramica, giunge da Castalia, il consorzio che da più di trent’anni lavora, in collaborazione con il Ministero dell’ambiente, per la salvaguardia del mare: ha ideato il Sea Sweeper, lo “Spazzino del mare”, per ridurre drasticamente la presenza di plastica nel Mediterraneo. Considerato che l’80 per cento della plastica arriva in mare trasportato dai fiumi, la Castalia ha pensato bene di progettare un sistema, non invasivo su flora e fauna, di reti di nailon e di imbarcazioni a pescaggio ridotto, per contenere e raccogliere la plastica galleggiante e semiaffondata che arriva dai fiumi. Una nota positiva, tanto più efficace, quanto più ciascuno sarà disposto a fare la propria parte.
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Nautica&Mare Lucio Causo | Il recupero del sommergibile Nereide..................................................................................................................................40 Giuseppe Dimiccoli | IL TAGLIACARTE | “WRECKS / RELITTI” di Stefano Benazzo........................................42 IL NUMISMATICO | Il veliero della Lega Navale Italiana......................................................................................................................42 Massimo Galiotta | IL CAVALLETTO | ANNAVITA MADONNA... un solenne tributo al mare..................43 Enrico Tricarico | MUSICHE DAL MARE | Chi tene ‘o mare. Il mare secondo Pino Daniele.......................44 IL MOUSE | www.barchedepocaeclassiche.it.........................................................................................................................................................45 Anna Grazia Abbate | LA MUSA | Il prossimo presepe...............................................................................................................................46 I CLICK di Alfonso Zuccalà.......................................................................................................................................................................................................47 Giovanni Nuzzo | Il piacere d’immeggersi in acque profonde..........................................................................................................48
LUCIO CAUSO Scrittore e socio ordinario della Società di storia patria per la Puglia
GIUSEPPE DIMICCOLI Giornalista professionista, esperto di tematiche europeistiche
massimo galiotta Docente di enogastronomia, blogger, cultore d’arte moderna
ENRICO TRICARICO Pianista, compositore e direttore d’orchestra
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Anna grazia Abbate Docente di lingua inglese nella scuola secondaria superiore, ha pubblicato romanzi e raccolte di poesie
ALFONSO ZUCCALà Appassionato di fotografo amante del mare
GIOVANNI NUZZO Docente presso i licei scientifici, giornalista e appassionato di mare
NAUTICA&MARE
Il recupero del sommergibile
Nereide
ph:wikipedia
di Lucio Causo
l 28 luglio 1915, una squadra navale della Marina Imperiale Austriaca, composta di due incrociatori leggeri e di sei cacciatorpediniere, si presentava innanzi all’isola di Pelagosa, nel mare Adriatico, aprendo il fuoco con i grossi calibri. Due caccia si avvicinarono all’isola e sbarcarono un centinaio di marinai per occuparla. I soldati italiani che difendevano Pelagosa riuscirono a ricacciare gli austriaci, costringendoli a tornare a bordo delle loro navi. I nostri subirono soltanto due feriti. Il pericolo fu sventato e nei primi di agosto era ormeggiato nei pressi dell’isola il Nereide, un sommergibile italiano costruito nel 1913, lungo 41 metri, stazza 100 tonnellate. Poteva percorrere 14 nodi in superficie e 12 in profondità. Lo comandava il Capitano di Corvetta Carlo del Greco di Firenze. Sorgeva l’alba del 5 agosto 1915, quando i sommergibilisti di vedetta del Nereide avvistavano, a breve distanza, un sommergibile nemico che era emerso improvvisamente dalle onde. Ormeggiati presso la riva, il comandante e i suoi marinai avrebbero potuto facilmente salvarsi: bastava la-
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sciare il Nereide al suo destino, fuggendo sui gavitelli. Eroico ufficiale di Marina cresciuto alla nobile scuola del dovere, Carlo del Greco vedendo il suo sommergibile in pericolo dimenticò se stesso ricordando il comando affidatogli dalla Patria. Così si affrettò a incitare l’equipaggio per disormeggiare il Nereide, tentando l’immersione ed il lancio del siluro. Mancò il tempo per portare a compimento l’audace manovra. Favorito dalle circostanze, il sommergibile austriaco U5 riuscì a colpire per primo l’avversario, colandolo a picco. Il Nereide scese negli abissi marini con tutto il suo equipaggio di valorosi marinai. Alla memoria del Capitano di Corvetta Carlo del Greco venne conferita la prima Medaglia d’Oro della Marina Italiana nella Grande Guerra. Nel gennaio del 1972 il governo Jugoslavo, dopo numerose richieste del Ministero degli Esteri italiano, decise di recuperare il sommergibile Nereide il cui relitto giaceva negli abissi delle acque di Pelagosa con i resti del proprio equipaggio. La troupe subacquea del Tg1 Rai fu invitata a riprendere l’avvenimento. A metà del mese di maggio la troupe partì da Roma
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diretta a Spalato con tutte le attrezzature subacquee. Giunta a Spalato, s’imbarcò sulla Spasilach, nave appoggio per il recupero subacqueo della Marina Militare Slava, che la portò, dopo nove ore di navigazione, all’isola di Pelagosa. Il giorno successivo, fu localizzato il relitto a circa 250 metri dalla costa, ed ebbero inizio le immersioni a 37 metri di profondità per i sopralluoghi. Il Nereide giaceva sul fondo, appoppato di circa 20°. Dopo 57 anni era ancora in buone condizioni eccetto la prima parte quasi del tutto distrutta. Aveva il siluro di coperta innescato ed i portelli di lancio chiusi. A poppa, lo scafo presentava uno squarcio di circa 80 cm. E si vedeva l’albero di trasmissione, unico legame dei due tronconi. Con la fiamma ossidrica fu tagliato l’albero motore e le parti metalliche che ancora mantenevano uniti i due tronconi. Sotto lo scafo furono passate sei fasce di nylon larghe 80 cm : quattro per la parte prodiera e due per la poppiera. Dopo, i tecnici si servirono delle idrovore e non usarono esplosivi. Alle fasce di nylon furono agganciati quattro serbatoi di ferro allagati, due più grandi al tron-
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cone di prua e due più piccoli a quello di poppavia. Iniziò così la fase più pericolosa, quella del recupero. Venne immessa aria compressa nei serbatoi agganciati nel troncone prodiero dal quale ne uscì l’acqua. La manovra venne eseguita con la massima perfezione e dopo due ore il relitto raggiunse la superficie senza alcun danno. La stessa manovra fu ripetuta per la risalita della parte poppiera. Dopo il recupero, le condizioni del mare, si fecero proibitive ed il maltempo sarebbe peggiorato. La sera stessa la Spasilach levò gli ormeggi e fece rotta verso l’isola di Scionta con i due tronconi a rimorchio. Giunti al porto, il Nereide venne ormeggiato tra i due grandi serbatoi prodieri, agguantati a loro volta ad un pontone gru. Appena fu possibile, i sub incominciarono ad eseguire la riesumazione delle salme. Fu aperto il portello della torretta e le persone incaricate si calarono a turno nell’interno del relitto ormai allagato.
Alcuni corpi giacevano scheletriti nelle loro cuccette ancora vestiti con maglione, calzoni blu della tuta e stivali verdi alti fino al femore, altri erano sul pavimento pieno di melma. Le salme furono recuperate usando dei sacchi bianchi di plastica, nei quali vennero sistemati prima il cranio poi il costato, il bacino e le braccia; le gambe furono lasciate negli stivali. Il tutto fu passato in coperta, dopo aver forato con i coltelli da sub la base dei sacchi per evacuare l’acqua, e svuotato il contenuto dentro due bare. Il conteggio finale fu di 10 corpi. Degli altri 25, alcuni furono dilaniati probabilmente dall’esplosione e finirono in acqua dallo squarcio di poppavia, gli altri annegarono nel tentare la risalita in superficie. Oltre alle salme furono recuperati: il diario di bordo, un binocolo, dei portamonete di cuoio con qualche spicciolo, piastrine di riconoscimento, un fucile, un cannocchiale con treppiede in legno, qualche foto, bottiglie di vino e d’olio, ed altro. L’asta della bandiera di poppa e la barra del timone di coperta furono
prelevate e consegnate al museo del Santuario di Redipuglia dove tutt’oggi sono conservate. Alle operazioni di recupero, parteciparono circa 24 subacquei della Marina Militare Slava, detti Mornar, ben addestrati alla scuola per sub di Odessa, che svolsero un ottimo lavoro pur avendo attrezzature subacquee fatiscenti rispetto a quelle italiane. Una volta recuperate le salme e gli oggetti vari, i due tronconi dello scafo furono portati in una località sconosciuta e fatti esplodere usando i siluri di bordo. Fu così che il Nereide s’inabissò per la seconda volta. L’11 giugno 1972 a Spalato furono resi alle salme gli onori militari da parte delle autorità slave, prima che le stesse venissero imbarcate sul dragamine Mogano, della Marina Militare Italiana. Per la cerimonia furono approntate 10 cassette di zinco, all’interno di ognuna fu deposto un cranio ed alcune ossa. Ciò che resta di quei Marinai, riposa in pace nel Cimitero di Guerra di Brindisi, dove prima della tumulazione, furono di nuovo resi gli onori militari da parte delle autorità italiane.
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IL TAGLIACARTE
“WRECKS / RELITTI” di Stefano Benazzo di Giuseppe Dimiccoli
emoria. Fotografia. Mare. Passione. Sono questi i punti cardinali che dirigono Stefano Benazzo, già ambasciatore di carriera e poliedrico uomo di cultura, nel suo percorso fotografico alla scoperta di relitti marini che «devono emozionare». Benazzo nel suo elegante e profondo libro «Wrecks / Relitti» con due pregevoli scritti che introducono all’opera di Jean Blanchaert e Roberto Mutti - edito da Skira Photography - consente a chiunque interiorizza le sue immagini di vedere oltre i relitti, il ferro e la natura. Tutte le immagini hanno una forte presa sul lettore accompagnandolo in un viaggio che percorre i sentieri della storia. Insomma crea quel legame tra materia e anima ancorato in dettagli accarezzati dalla forza del tempo e della natura.
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Valore aggiunto incommensurabile delle fotografie di Benazzo è quel delicato filo profumato di umanità che congiunge tutti i suoi relitti ritratti in vari paesi del mondo. Del resto se non fosse così la sua innata curiosità non lo avrebbe portato a scrivere nel saggio iniziale «Del mare e dei destini» che «amo e rispetto tutti i relitti: apparentemente simboli negativi, ma ci lasciano intravedere - nella loro essenzialità - un insospettato spiraglio di serenità». «Io spero che chiunque veda le mie immagini si renda conto dell’importanza del dovere di memoria in generale e in particolare verso i marinai di tutte le epoche e di tutti i paesi che noi tendiamo a considerare o a non considerare. La mia speranza è che attraverso queste fotografie che non sono dei semplici mucchi di ferro o di legname la gente si renda conto dell’importanza del dover coltivare la memoria», ha precisato Benazzo. «Ho fatto le mie prime fotografie di relitti 48 anni fa senza minimamente immaginare che sarebbe diventato una passione – ha proseguito – Fotografo tutto quello che non mi emoziona. Per esempio non ho fotografato la Costa Concordia perché quella non era un relitto. Era una tragedia. Cre-
do di essere stato l’unico individuo munito di una macchina fotografica che era a bordo di Costa Concordia quando era stata portata a Genova per il disallestimento a non scattare. Ugualmente non fotografo situazioni similari in Pakistan o in Bangladesh». La conclusione: «Premetto che come italiano che fa un libro di fotografie di questo genere non potevo non andare a Lampedusa. Era un dovere morale fotografare quei barconi. Alcuni hanno dei no scritto in caratteri cubitali scritti dalla popolazione che non li vuole. Ho lasciato quei no perché fanno parte del barcone. Provo ammirazione per chi ha salvato queste persone e profonda compassione perché il dovere di memoria comprende la comprensione. A bordo dei gommoni abbiamo avuto nel 2016 più di 160 mila persone che sono arrivate ma non dimentichiamo quanti hanno perso la vita. Non voglio fare uno studio sociologico, di politica estera o sull’immigrazione mi limito attraverso la foto di un barcone a imporre il dovere di memoria. Nei confronti di papa Francesco chiaramente ho una ammirazione profonda anche per questo suo gesto che lo ha visto celebrare una messa utilizzando un barcone come altare».
IL NUMISMATICO
IL VELIERO DELLA LEGA NAVALE ITALIANA Sono state “varate” nel 1997 le monete da 200 lire con le quali la zecca italiana ha celebrato i 100 anni della Lega Navale Italiana. La moneta, realizzata in bronzital del diametro di 24 millimetri, il peso di 5 grammi e il contorno rigato, presenta sul diritto la testa di una donna rivolta verso destra, intorno la scritta REPUBBLICA ITALIANA e in basso, verso il bordo, l’indicazione dell’autore VALLUCCI. Il rovescio propone il tradizionale logo della Lega Navale Italiana, con ai lati il valore 200 e LIRE, sovrapposto ad un sovrastante veliero stilizzato, centrale rispetto ai millesimi 1897 e 1997. Sopra la prora, la sigla della zecca R (per Roma) e lungo il bordo l’indicazione dell’autore E L FRAPICCINI.
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IL CAVALLETTO
ANNAVITA MADONNA...
...un tuffo nell’arte, un solenne tributo al mare di Massimo Galiotta “
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gni dipinto è come un tuffo nel mare, sai dove stai per immergerti, ma non saprai mai dove arriverai a compimento dell’opera d’arte”. Questa massima, che mi ripeteva spesso Antonio Trenta (Puglia & Mare n° 16) nei nostri lunghi divagare sull’arte, è tanto più vera quanto più difficoltosa è la scelta dell’acquerello, quale strumento d’espressione artistica che non concede il privilegio del dubbio, dell’errore. La posa del colore dev’essere tanto sicura, quanto chiaro il punto in cui il fluido pigmentato arresterà il proprio cammino definendo la plasticità del soggetto. Inoltre nell’acquerello non esiste il colore bianco e l’artista deve imparare a ricavarlo dal supporto poroso che è nella carta sottostante. Per l’acquerellista, quindi, noto e ignoto convergono facendo emergere la duplice capacità tecnica di governare l’acqua e di modularne i toni di colore con l’uso del pennello. Questa è la doppia sfida che la pittrice Annavita Madonna affronta ogni giorno e, guardando le sue opere, non oso fare paragoni con altri artisti eccellenti ma è difficile non ricorrere al parallelismo illustre con Edward Hopper (Nyach 1882-New York 1967), a suoi famosi dipinti come Yawl Riding a Swell del 1935 o The Lee Shore del 1941, ecco ciò che evocano Vela a scirocco o Pilotina al faro, opere diverse, da quelle ad olio dello statunitense, ma simili nella visione del mondo e nella poetica che accomuna i due artisti. Trasposizioni simboliche del mare vicine a quelle dei grandi maestri, questo è l’agire artistico di Annavita Madonna, soggetti ambientati tra lo Ionio e l’Adriatico, tra i vicoli della Lecce barocca o della costa gallipolina. Opere che, come Peschereccio al canneto e Goletta verde al faro dell’isola, sono un tributo solenne al Salento ed al suo mare, momenti di un mondo vero che l’artista leccese disegna di luce mitica ed esemplarità stilistica.
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MUSICHE DAL MARE
Chi tene ‘o mare Il mare secondo Pino Daniele di Enrico Tricarico hi tene ‘o mare è uno dei grandi successi della prima straordinaria fase della carriera di Pino Daniele: anni che hanno segnato la sua storia e quella della musica italiana. Pubblicata nel suo secondo album che porta il suo nome e cognome come titolo del 1979, la canzone, esprime con poche parole dipinte su di un sublime tappeto musicale, lo stato di molti popoli del sud ed, in particolare, quello della sua Napoli. Sebbene non vengano mai citati luoghi del meridione italiano o del mondo, Daniele, rappresenta gli stessi, in una visione poetica, come quelli bagnati dal mare. L’autore unifica, quindi, questi territori con quella che è considerata la prima e forse unica ricchezza, della quale non potranno mai essere private, come, invece, avviene con i beni materiali. L’orgoglio per quel tesoro naturale è innato in ogni uomo del Sud ed è un vanto, talvolta fine a se stesso, per chi non ha altro.
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Per tale motivo, il cantautore partenopeo, accomuna tutte quelle comunità sfruttate e martoriate da sempre sotto l’unica ed immensa bandiera maestosa, ma allo stesso tempo effimera del mare. “...Chi tene ‘o mare ‘o ssaje porta ‘na croce...” ovvero “...Chi ha il mare porta una croce...” è una delle frasi che meglio rappresenta il senso di questo brano dove l’autore intende esprimere che chi ha la fortuna di essere nato in questi luoghi ha di conseguenza una sorta di peccato originale che per tutta la vita lo costringerà a pagare per questa sorte. Daniele canta una sorta di provocazione per far rendere l’idea della condizione di chi vive con la consapevolezza di non avere niente e prova ad ingannarsi illudendosi che quel mare sia davvero una ricchezza propria. “... Chi tene ‘o mare ‘o sape ca è fesso e cuntento...” , infatti, queste comunità ben sanno che quel mare è solo una ricchezza illusoria di cui solo gli occhi e il cuore ne traggono benefici perchè,
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come chiude lo stesso Daniele, “...Chi tene ‘o mare ‘o ssaje nun tene niente...”. Il brano, come tutta la prima fase di Daniele, è impreziosito dalla presenza di musicisti di altissimo livello come Rino Zurzolo, Rosario Jermano e James Senese, che, in particolare, nella tournée del 1981 dove sono presenti anche Tony Esposito, Joe Amoruso e Tullio De Piscopo, si esalta in questo brano con un eccezionale assolo al sax che rende ancor più magica l’atmosfera unica di questa perla. Chi tene ‘o mare s’accorge ‘e tutto chello che succede po’ sta luntano e te fa’ senti comme coce chi tene ‘o mare ‘o ssaje porta ‘na croce. Chi tene ‘o mare cammina ca vocca salata chi tene ‘o mare ‘o sape ca è fesso e cuntento chi tene ‘o mare ‘o ssaje nun tene niente.
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IL MOUSE
WWW.BARCHEDEPOCAECLASSICHE.IT difficile scrivere di questo sito, nato nel 2011 dalla passione di Paolo Maccione, giornalista, fotografo ed ex. Sottufficiale della marina Militare Italiana. Difficile, perché sono pagine web che devono essere viste. Si tratta, infatti, del primo web-magazine interamente dedicato a barche d’epoca e classiche, yachting, marineria, tradizione navale, velieri, modellismo, cantieristica, restauro e new classic. Una vera ricchezza d’immagini, ma anche news originali continuamente aggiornate su quelle notizie sul mondo marinaresco che è difficile reperire, atteso che siamo notoriamente un Paese smemorato dei circa 7500 chilometri di costa della nostra penisola e di tutto ciò che ha significato – e significa – per le nostre storia, tradizione, gastronomia, folklore e cultura in genere.
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LA MUSA
IL PROSSIMO PRESEPE di Anna Grazie Abbate *
Il prossimo presepe vorrei farlo in fondo al mare. Di attinie e oloturie tappezzerei il fondale come fossero stelle rubate al firmamento. Come capanna per il mio presepe sceglierei il relitto colato a picco nell’ultimo tragico naufragio. Pastori saranno i tanti disperati che fortuna non hanno trovato tra le avverse correnti. L’ondeggiar delle alghe cullerà il divin neonato dal barcone gettato in acqua ancor legato alla sua mamma.
Un coro di pesci colorati intonerà dolci calzoni di bollicine senza alcun rumore. Tutto è silenzio in fondo al mare: suono non danno le lacrime di sale sgorgate piano dagli occhi stanchi della terra. Angeli dalle ali spezzate in bilico su irte scogliere, incapaci di levarsi in volo ad annunciare la pace, in trepida attesa fisseranno il mare. Una cometa solcherà l’azzurro, seminerà stille di luce che, tra le rocce acuminate, daran vita domani a teneri germogli di speranza. *Da “Io Donna”, AA.VV. Edit Santoro.
IL FILATELICO
L’ENRICO TOTI DEL 2005 useo Nazionale della Scienza e della Tecnologia - Milano. È questa la scritta presente nella parte inferiore del bel francobollo che celebra il luogo nel quale è esposto e visitabile, dal 2005, il sommergibile “Enrico Toti”, capostipite della classe omonima, varato nel 1968 e radiato nel 1997. Il francobollo, policromo con preminenza del viola chiaro, stampato con procedimento rotocalco in 3.500.000 esemplari, è caratterizzato da una grafica moderna che ha sezionato la silhoutte del sottomarino in quattro parti e ne ha riprodotte, al centro del francobollo, due sfalsate. Sulla parte poppiera, a sinistra nel francobollo, è riportata la sigla S-506; sotto il ponte con la torretta, che reca il solo distintivo ottico 506, è riportato il nome Enrico Toti. In alto, ci sono la scritta ITALIA a sinistra e il valore € 0,62 a destra; in basso, centrale si due righi, la scritta inaugurazione del sommergibile toti. Il momento inaugurale è ovviamente quello dell’allestimento nell’anzidetto Museo. La grafica è completata dal quadrante della finestra di un periscopio, con tacche metriche su due lati e bersaglio centrale. Il francobollo, di 40 x 30 millimetri, è incorniciato di bianco dentellato e sul bordo inferiore presenta le scritte IPZS SpA Roma 2005 (stamperia e anno) e A. BONACCORSI, nome del disegnatore.
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i ClicK di Alfonso Zuccalà
Porto Cesareo
Sant’Andrea
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L’apnea subacquea di “Sea Inside”
IL PIACERE D’IMMERGERSI IN ACQUE PROFONDE di Giovanni Nuzzo mmergersi in mare in apnea è uno sport che si pratica avendo una prestazione fisica ben determinata dalla capacità di trattenere il respiro. Sicurezza e prevenzione, respirazione e rilassamento, legati ai rischi esistenti di chi pratica questa disciplina, sono stati i temi dell’incontro pubblico medico-scientifico, che si è tenuto nelle sale del Castello Aragonese di Castro. Un’aula gremita di professionisti, pescatori e praticanti di uno sport in notevole espansione, ma pieno di insidie se non si hanno informazioni utili prima di immergersi negli abissi. Evidenziate regole, norme di tutela e consigli per un’apnea sicura e consapevole. Alla base restano gli esami periodici di idoneità psico–fisica, nutrizione e idratazione, allenamenti costanti e regole per svolgere le escursioni in acque libere riducendo al minimo le complicazioni fisiche. Si è molto discusso del legame tra apnea, respirazione
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e rilassamento per evitare rischi ed emergenze. Le attività si svolgono soprattutto lungo la fascia costiera di Otranto, Santa Cesarea Terme e Castro, dove i fondali permettono di ammirare grotte, anfratti e scogliere sottomarine naturali. Nei mesi scorsi è stata posizionata a circa 20 metri di profondità in località Porto Badisco una statua in gesso della Madonna. La manifestazione di Castro a cura di “Sea Inside–Salento in apnea”, associazione presieduta da Moreno Canoci, istruttore dal 2002, procede con l’attività dei corsi indirizzati agli adulti, ma anche ai baby dai 7 ai 13 anni, con allenamenti mirati a scendere sott’acqua fino alla profondità di 40 metri.“Abbiamo avuto il piacere – afferma il presidente – d’invita-
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re varie volte nel Salento campioni come Umberto Pellizzari e Federico Mana, con i quali abbiamo organizzato stage sia indoor che in mare”. L’incontro ha visto l’intervento del dottore Danilo Cialoni sul tema “Incidenti in apnea” e del dottore Nicola Sponsiello su “Fisiologia e metabolismo dell’apnea”. I quadri dirigenti dell’anzidetta associazione salentina no profit, che opera sulle nuove scoperte nell’ambito dell’apnea, sono Francesco Maurichi (vice presidente), Patrizia Biasco (segretaria) e Tonia Santoro (tesoriere). Le finalità che si propone non sono tanto la profondità e i tempi di raggiungimento, quanto l’acquisizione di tecniche di respirazione e rilassamento, che consentono di stare bene in apnea godendosi la scoperta di un mondo misterioso qual è il mare. Apnea, quindi, come benessere, piacere di stare in acque profonde a braccetto con amici condividendo la stessa passione.
Fresco, sano e buono.
Allevamento in mare aperto
Torre Suda - Racale (Le) • www.inmare.it
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