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editoriale
OCEAN GRABBING: dalla Blue alla Dark Economy di Giuseppe Albahari cean grabbing, ovvero: accaparramento e sfruttamento intensivo del mare. Il fenomeno è forse difficile da percepire nelle piccole marinerie costiere del mondo, ma la pesca industriale, tanto più quando praticata con modalità predatorie come avviene ad opera di imprese con molte risorse e pochi scrupoli ambientali, sta producendo danni irreversibili su vari fronti. I guasti riguardano, infatti: l’equilibrio dell’ecosistema marino, con specie a rischio per altro sacrificate inutilmente, perché sono rigettate in mare migliaia di esemplari morti di testuggini, squali, mante e pescato di qualità meno pregiata incappato in reti lunghe centinaia di chilometri; il depauperamento delle risorse ittiche di mari ed oceani, che fino a ieri hanno consentito di vivere, secondo stime di Greenpeace, a circa 12 milioni di persone che oggi incontrano crescenti difficoltà a sopravvivere; l’inquinamento del mare - provocato dai combustibi-
ph C. Ortiz Rojas da Wikimedia Commons\
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Una battuta di pesca 400 tonnellate di sgombri in Cile
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li marittimi ad alto tenore di zolfo - e dell’aria - prodotto dalle polveri sottili e dall’ozono emesso dalle navi, - veleni che crescono in maniera esponenziale con l’aumento delle dimensioni delle imbarcazioni. Ed anche per la pesca, ormai, si tratta di navi che arrivano a superare le 4.400 tonnellate di stazza, in grado di catturare 400 tonnellate di pesce o 2000 tonnellate di tonno in una sola battuta. Greenpeace le definisce “monster boats” (navi mostro), anche per il ricorso a sistemi di pesca tecnologicamente avanzati e dotati di localizzatori radio-satellitari. Si tratta dei Fad-fish aggregating devices, ossia oggetti galleggianti che diventano punti di aggregazione per diverse specie di pesci in cerca di cibo. Le procedure di rilascio negli oceani non sottostanno ad alcun tipo di autorizzazione e di controllo, tanto che secondo le associazioni ambientaliste i Fad crescono al ritmo di 100.000 l’anno. L’indagine di Greenepace risale ad un lustro addietro. Già allora, l’associazione stimava che la flotta Ue era in grado di pescare almeno il doppio del limite di sostenibilità e che nel Mediterraneo lo sforzo di pesca fosse eccessivo per il 96% delle specie ittiche di profondità e per circa il 70% di quelle di acque intermedie, come sardine e acciughe. Inoltre, secondo dati della Fao che risalgono ad un paio di anni or sono, rispetto ai 26 milioni di tonnellate di pescato globale annuale, la pesca illegale rappresenta il 15 per cento e fa perdere risorse preziose a Paesi come la Somalia, il Madagascar e il Senegal (e poi ci si meraviglia della cosiddetta emigrazione “economica”). Nel frattempo, la situazione è peggiorata. Può costituire modesto motivo di soddisfazione solo il fatto che cresce l’attenzione verso queste problematiche, come denotano alcuni indicatori. Innanzitutto, aumenta il numero delle aree marine protette, anche oceaniche. Inoltre, il Parlamento europeo ha varato nuove regole per abbattere la pesca illegale praticata da navi europee in acque internazionali ed è previsto il varo di un registro delle navi autorizzate. Ed ancora, la “Dichiarazione di Roma”, sottoscritta l’anno scorso da un gruppo di associazioni ambientaliste, ha posto le premesse perché il Mediterraneo diventi “ECA-Area ad emissioni controllate”, quali già sono i mari del Nord America e del Nord Europa. Importante, infine, per l’impatto che l’opinione pubblica può avere sulle scelte della politica, è che cresca la consapevolezza che l’ocean grabbing minaccia l’accesso alle risorse, lo stile di vita e l’identità socioculturale delle comunità che vivono di piccola pesca.
“ M onster boats” allow to fish more than 2000 tons of tuna in a row, but this overfishing causes irreversible damages to marine ecosystem and the pauperization of fishing resources. (According to Fao, illegal fishing is 15% of about 26 billion tons of worldwide fishing yearly). In addition, these powerful fishing means threaten lifestyle, socio-cultural identity and survival of a lot of employees of small fishing business.
SOMMARIO Dicembre 2018
FOCUS LA VECCHIA ANCORA (Santa Caterina di Nardò)
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PUGLIA & MARE Rivista trimestrale dell’Associazione culturale PUGLIA & MARE onlus, iscrizione al n.3/13 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce del 27 febbraio 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA Anno VI - N. 23/24 - Dicembre 2018 Direttore: Giuseppe Albahari Redattore: Massimo Vaglio Redattore fotografia: Alessandro Magni Redattore musicale: Enrico Tricarico Redattore sportivo: Pasquale Marzotta Coordinamento redazionale: M. Gabriella de Judicibus DIREZIONE E REDAZIONE c/o Albahari, Via Petrelli, 17 73014 Gallipoli - Tel./Fax 0833.263986 g_albahari@libero.it
REPORTAGE
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Settimana della Cultura del Mare
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TURISMO&AMBIENTE 35 ................
NAUTICA & MARE
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pugliaemare.com Le foto di soggetto subacqueo, salvo diversa indicazione, sono di Virginia Salzedo
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Blue Economy Loredana Capone | BARCHE, PORTI & CROCIERE .................................................................................................................................................07 Paolo D’Ambrosio | INNOVAZIONE & SOSTENIBILITÀ nell’area marina protetta di Porto Cesareo..............09 Domenico Morello | Smaltire gratuitamente i rifiuti recuperati in mare...............................................................................................13 Teresella Consonni | Un’esperienza di rispetto & tutela del mare................................................................................................................15 Antonio Errico | BLUE ECONOMY: più dentro dove il mare è mare.......................................................................................................17
LOREDANA CAPONE Avvocato con una passione per la politica declinata in incarichi esecutivi a vari livelli amministrativi
PAOLO d'AMBROSIO Biologo marino, esperto del Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare di Roma
DOMENICO MORELLO C.F. del Corpo delle Capitaneria di porto-Guardia costiera, in servizio presso il comando generale del Corpo
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TERESELLA CONSONNI Giornalista, formatrice, esperta di pubbliche relazioni, docente dell’Associazione italiana pubblicitari professionisti
ANTONIO ERRICO Ha pubblicato libri di narrativa e di saggistica collabora a quotidiani e riviste letterarie e scolastiche
LA BOA SOMMERSA (Nuweiba, Egitto)
focus
BARCHE, PORTI & CROCIERE di Loredana Capone*
a nautica da diporto può essere un importante volano di sviluppo economico, in una regione come la Puglia, caratterizzata da una costa lunghissima e da un turismo in forte espansione.
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Si incrocia infatti con l’industria delle imbarcazioni ma anche con la portualità turistica e con la pesca. Questi settori integrati possono fare la differenza rendendo ancora più attraente la Puglia per gli operatori, per i turisti sempre più numerosi che decidono di visitare la regione, e per chi ha fatto del patrimonio ittico dei suoi mari il proprio lavoro. I dati del settore sono incoraggianti. Nel 2017 il valore delle esportazioni pugliesi nel settore della nautica è stato di 2,043 milioni di euro, il 7,7 per cento in più rispetto al 2016. I principali Paesi partner della Puglia per le esportazioni sono Regno Unito, Francia, Spagna, Paesi Bassi e Algeria. Il settore sta dando segnali di grande vitalità anche nel 2018. Nel primo semestre (gennaio-giugno 2018) il valore dell’export, pari a 2,066 milioni di euro, ha già superato la performance dell’intero 2017, segnando un aumento del 108,2 per cento, rispetto al primo semestre dello stesso anno.
Le imprese attive in Puglia nel settore della nautica sono 227, mentre gli addetti sono 1451. Questi dati, aggiunti ai numeri rilevanti di barche, di patenti nautiche e di posti barca, definiscono un settore che in Puglia ha opportunità di sviluppo particolarmente ampie. Per coglierle, occorre tuttavia innovare e internazionalizzare. La Regione si è impegnata in questo senso attraverso bandi ad hoc e mirate politiche di accompagnamento sui mercati esteri. Anche nel Piano strategico Puglia 365 prestiamo molta attenzione all’economia del mare: sono previste specifiche azioni da realizzare in sintonia fra pubblico e privati, che riguardano sia la realizzazione di una rete dei porti turistici per la creazione di servizi di qualità rivolti ad un mercato nazionale e internazionale, che lo sviluppo di una promozione della destinazione che comincia proprio nei porti turistici. I porti sono il primo biglietto da visita della Puglia per chi arriva da mare, strategici per invogliare il turista a conoscere le bellezze, la cultura, l’enogastronomia che possono incontrare addentrandosi nelle città e nelle aree interne. Con la creazione di nuovi itinerari integrati mare e terra, i porti pugliesi possono diventare terminali di arrivo e di partenza per visitare quello che la Puglia offre nell’entroterra.
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L’accordo siglato con Pugliapromozione per una programmazione più strutturata dell’accoglienza che comprende tutti i porti pugliesi rappresenta un primo passo importante per lo sviluppo del mercato crocieristico in Puglia. Il passo successivo sarà quello dell’integrazione dei diversi tipi di trasporto e ovviamente della corretta informazione e segnaletica multilingue e di strumenti come la biglietteria integrata, smart card e applicazioni di telefonia mobile, che possono aiutare a gestire flussi di visitatori sempre maggiori, migliorando la loro esperienza di viaggio in Puglia. *Assessore all’industria turistica e culturale della Regione Puglia
R ecreational boating, boating and fishing industry can increase economic development in Apulia. Puglia Promozione – Regione Apulia agency – just launched a new program focused on the improvement of harbours in Apulia which aim is to achieve a well-defined planning of tourism hospitality: that represents a first step towards the growth of cruising market. What will follow is the improvement of tourists flow management in Apulia.
SULL’USCIO DI CASA (Santa Caterina, Italia)
focus
Non solo piccola pesca artigianale e co-gestione
INNOVAZIONE & SOSTENIBILITÀ nell’area marina protetta di Porto Cesareo di Paolo D’Ambrosio* l nostro pianeta, chiamato antropocentricamente “Terra”, in realtà è un pianeta di acqua: gli oceani ne ricoprono oltre il 70% della superficie e rappresentano oltre il 98% del volume globale degli ecosistemi. La presenza di acqua, d’altro canto, ha rappresentato da sempre la discriminante per la scelta del luogo in cui praticare le attività umane, trovandovi cibo, vegetazione, materie prime, risorse minerali, energia, vie navigabili per la comunicazione e lo scambio di merci, e molto altro. Le risorse provenienti dal mare sono le più importanti per la sopravvivenza del pianeta e delle attività umane che direttamente ed indirettamente da esse dipendono. Lo sviluppo, a livello mondiale, di una politica marittima integrata, costituisce l’unica strategia possibile per affrontare in modo interdipendente le questioni legate allo sfruttamento delle risorse marine ed allo sviluppo sostenibile di una Economia del Mare (Blue Economy). A livello nazionale, il comparto marittimo contribuisce in maniera rilevante all’economia generale del Paese ed all’occupazione tramite pesca, trasporti e turismo. Le Aree Marine Protette, in particolare, rappresentano i laboratori in cui sperimentare modelli sostenibili di gestione delle attività economiche legate al mare.
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L’AMP Porto Cesareo è una delle più grandi ed antropizzate del panorama italiano, con una superficie di 16.654 ettari ed una linea di costa di circa 32 chilometri. Il litorale frastagliato, in cui si alternano tratti sabbiosi e scogliere basse, con minuscoli isolotti che punteggiano il sottocosta, gli habitat sommersi di pregio tale da valere l’inserimento tra le Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM), hanno fatto sì che lungo questo tratto di costa si sviluppassero da sempre vivaci attività umane. Oggi Porto Cesareo ha un’economia tradizionalmente legata al mare: • 100 imbarcazioni da pesca professionale e circa 200 pescatori professionisti riuniti in 4 Cooperative operanti all’interno dell’Area Marina Protetta; • 7 diving center operanti nella Riserva; • una Associazione “Operatori Turistici Salento 360°” che raggruppa i proprietari di taxi-boat che svolgono escursioni via mare all’interno dell’AMP; • 33 stabilimenti balneari; • diversi siti archeologici sommersi. In questo contesto, l’Area Marina Protetta ha avuto, sin dal principio, il compito di attuare azioni rivolte al settore della pesca e del turismo, al fine di indirizzarne lo sviluppo verso modelli
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sostenibili tanto per il patrimonio naturale in sé, quanto per la comunità umana che su di esso sorge e tramite esso si sostiene. Una delle prime azioni messe a punto è stato l’ammodernamento delle imbarcazioni da pesca e l’adeguamento all’accoglienza di turisti a bordo, così da sostenere la conversione parziale dei pescatori all’attività di pescaturismo. Un’azione, questa, che ha richiesto il contestuale accompagnamento mediante la formazione all’impresa ed al marketing, per una categoria professionale, i pescatori, non naturalmente votata alla promozione sul mercato della propria attività. Ai pescatori ed alla promozione del pescato artigianale locale è stato dedicato il progetto CAP Salento. Il progetto ha avuto il T he Protected Marine Area of Porto Cesareo is one of the biggest and populated area in Italy: it is 16,654 square meters large, it has a coastline 32 km long, here more than 200 professional fishermen work, and 33 beach clubs have been set up. Managing authority makes a huge effort to promote an eco-friendly and sustainable behavior through fishermen, beach clubs’ owners and tourists, to preserve the quality of the area.
risultato concreto di portare alla nascita di un Presidio Slow Food della piccola pesca artigianale di Porto Cesareo: un riconoscimento ed un marchio attribuiti non ad uno specifico prodotto ittico, ma a qualunque prodotto provenga dalla pesca locale, che rispetti stagionalità, dimensioni minime, attrezzi di pesca usati per il prelievo. Il progetto, infatti, ha condotto alla nascita dell’Associazione Piccola Pesca Porto Cesareo, che raduna i pescatori provenienti dalle diverse cooperative di pesca operanti nell’AMP Porto Cesareo i quali hanno accettato di aderire ad un disciplinare di pesca responsabile. Il progetto, inoltre, si propone di promuovere nuove reti di commercializzazione e promozione del pescato del presidio, coinvolgendo un gruppo volontario di ristoratori, che si sono impegnati nell’ideazione di piatti a base di pesce proveniente dalla piccola pesca artigianale del luogo, per valorizzarlo al meglio e proporlo ai consumatori nell’ambito dei propri menu. La comunità dei pescatori è stata da sempre il primo interlocutore del soggetto gestore dell’AMP, che con essa ha da sempre condiviso ogni processo che li riguardasse. Oggi, grazie al progetto quinquennale SSF (Transforming Mediterranean Small Scale Fisheries), coordinato dal WWF Mediterraneo in collaborazione con gli uffici WWF nazionali di Italia, Turchia, Croazia e Grecia, si sta giungendo a definire un Tavolo di Cogestione della pesca, al quale siederanno tutti i soggetti direttamente coinvolti nella gestione delle problematiche della pesca (Istituzioni, Cooperative di pesca, Enti di ricerca). Per co-gestione si intende un modello di gestione basato sulla partecipazione, consultazione e decisione congiunta da parte di amministrazioni, settore della pesca, comunità scientifica (enti di ricerca) e associazioni della società civile. La cogestione della piccola pesca di Porto Cesareo prevede l’istituzione di un comitato di co-gestione e l’attuazione di un piano d’azione con attenzione particolare alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica a lungo termine
della piccola pesca operante nell’AMP di Porto Cesareo. Accanto alla pesca, l’altro pilastro su cui poggia l’economia locale è il turismo marittimo e balneare. Il litorale frastagliato e punteggiato di isolotti ha fatto sì, infatti, che si sviluppasse spontaneamente il turismo del mare, con un milione circa di frequentatori estivi, che si riversano lungo questo litorale in pochi mesi all’anno. Il compito dell’AMP, in questo caso, è quello di regolarizzare e supportare nell’organizzazione molte delle attività di accoglienza e fruizione già esistenti. Si tratta di taxi boat, stabilimenti balneari, operatori diving e guide escursionistiche che negli anni sono sorti offrendo un servizio spesso poco o mal organizzato, non informato e di bassa qualità globale. L’AMP Porto Cesareo ha accompagnato queste
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VANITOSO COME UN PAVONE
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categorie fino alla formazione di una Associazione di operatori turistici che riunisce taxi boat, operatori diving e guide escursionistiche. Tramite fondi SAC (Sistemi Ambientali e Culturali), l’associazione è stata dotata di imbarcazioni coordinate per il trasporto di turisti, e gli operatori sono stati formati a raccontare e presentare l’Area Marina Protetta ai turisti con cui essi si interfacciano direttamente. Da anni, infine, l’AMP Porto Cesareo si fa carico di promuovere una nuova forma di animazione per i fruitori degli stabilimenti balneari, portando sulle spiagge l’educazione ambientale mediante animatori e spettacoli a tema. Nei prossimi mesi l’AMP Porto Cesareo otterrà il riconoscimento CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile), al quale ha candidato l’intero territorio presentando un Piano di Azioni concrete, condiviso con tutte le categorie economiche operanti nel turismo marino e balneare, da intraprendere nei prossimi 5 anni per avviare un processo di costruzione di un turismo sempre più sostenibile. *Direttore AMP di Porto Cesareo
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GLASS FISH (Sharm el Sheikh, Egitto)
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Finalmente il progetto sperimentale
Smaltire gratuitamente i rifiuti recuperati in mare di Domenico Morello * on la firma avvenuta in data 27 luglio 2017 tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, il Comune di Porto Cesareo, il Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo e la Capitaneria di porto di Gallipoli è stato sottoscritto l’Accordo di Programma per la definizione delle attività di Pulizia dei fondali Marini che ha l’obiettivo di ridurre i cosiddetti Marine Litter ovvero i rifiuti presenti in mare. Tale Accordo nasce dalla previsione di cui all’art. 27 comma 1 della legge 28 dicembre 2015 n. 221 recante le “disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” che consente al Ministero dell’Ambiente, sentito quello delle Infrastrutture e dei Trasporti ed avvalendosi del Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di porto Guardia Costiera, di individuare i porti dotati di siti idonei in cui avviare operazioni di raggruppamento e gestione dei rifiuti raccolti durante le attività di gestione delle aree marine protette, le attività di pesca o altre attività di turismo subacqueo. Sono stati individuati, tra i porti prossimi alle Aree Marine Protette in cui avviare in via sperimentale le operazioni di raggruppamento e gestione rifiuti, quelli di Porto Cesareo e Savona
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In pratica, sulla scorta di tale accordo – finanziato dal Ministero dell’Ambiente – è stato redatto dal Comune di Porto Cesareo un Piano delle Attività soggetto all’approvazione ministeriale (in termini di costi da sostenere e di attività da svolgere) cui ha fatto seguito la stipula di una specifica Convenzione tra Comune, Area Marina Protetta, Capitaneria di Porto di Gallipoli, imprese ittiche, imprese turistiche e varie associazioni (ambientalistiche, diving center, associazioni che effettuano escursioni in mare). Per comprendere appieno il progetto, che è prossimo all’avvio, occorre rimarcare che attualmente il costo dello smaltimento dei rifiuti, anche se semplicemente recuperati in mare, è a carico di chi li sbarca. Con tale accordo, i rifiuti provenienti dalle attività di pesca o individuati dalle varie associazioni e recuperati, potranno essere conferiti gratuitamente nelle apposite Aree di Raggruppamento Marine Litter predisposte nel Piano. Non sostenendo costi per il conferimento, chi va per mare sarà maggiormente indotto a recuperare e a bordo i rifiuti marini (quindi plastiche, gomme, metalli, vetro, ecc) e a tra-
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sferirli a terra per il successivo smaltimento a norma di legge. In caso di individuazioni di situazione particolarmente rilevanti (es. individuazione di rifiuti particolarmente ingombranti o situazioni di rilievo) potrà essere richiesto l’intervento della componente specialistica subacquea del Corpo delle Capitanerie di Porto. La Capitaneria di Porto di Gallipoli vigilerà sul corretto svolgimento delle attività previste dall’Accordo e dal Piano e segnalerà eventuali violazioni accertate. I dati finali, a conclusione del progetto sperimentale, verranno poi trasmessi a livello centrale per le successive future valutazioni. *Già Capo del Compartimento Marittimo di Gallipoli
T he Ministry of the Environment picked up the Protected Marine Area of Porto Cesareo to test an innovative project of disposal of waste. Thanks to an agreement, waste disposal will be free of charge, contrary to what happened in the past. The harbormaster will be in charge to monitor and take action if necessary.
TINA (Capraia, Italia)
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UN IMPERATIVO: RICICLARE
Un’esperienza di rispetto & tutela del mare di Teresella Consonni iccole particelle di plastica possono essere ingerite da zooplancton, invertebrati e piccoli pesci, entrando così nella nostra catena alimentare (fonte: Commissione europea “Microplastics: Focus on Food and Health”, marzo 2018).
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Un tipo d’inquinamento davvero subdolo, poco riscontrabile, ma in grado di alterare in modo profondo e difficilmente recuperabile scenari marini d’incomparabile bellezza come quelli italiani e fonte, grazie alla pesca, di gustose ricchezze gastronomiche. Microplastiche e nano plastiche sono particelle solide e insolubili in acqua, inferiori a 5 mm e includono anche plastiche di dimensioni nanometriche, che derivano dai polimeri di maggiore uso. Secondo le stime della Commissione europea, ogni anno si producono oltre 300 milioni di tonnellate di plastica, la metà riferita a consumi “usa e getta”: una percentuale tra il 69 e l’81 di microplastiche nell’ambiente marino proviene dalla degradazione incompleta di oggetti usa e getta, da tessili e da attrezzature per la pesca. Una seconda fonte di produzione arriva dall’introduzione volontaria delle microsfere, o microbeads, in una serie di prodotti di uso comune, come quelli per igiene personale e industriale, o anche semplicemente dal lavaggio di indumenti sintetici in lavatrice. Le materie plastiche, inoltre, contengono spesso additivi come stabilizzanti, plastificanti, ritardanti di fiamma e pigmenti che possono essere rilasciati in acqua. La potenziale migrazione di additivi poli-
merici in alimenti e bevande è ormai considerata una delle principali vie di esposizione all’inquinamento per la popolazione umana, come confermano diversi studi scientifici. La crescente sensibilità dei cittadini europei e italiani a prevenire inquinamenti nell’ambiente, porta a richiedere e a mettere in atto indirizzi e normative orientati a comportamenti differenti, più rispettosi della conservazione del grande patrimonio naturale che il nostro Paese ha avuto in dote in termini di biodiversità e bellezze naturali, anche grazie agli oltre settemila chilometri di coste che lo caratterizzano. Sono recenti, infatti, varie iniziative per mettere al bando stoviglie monouso e cannucce in plastica, a dimostrazione che i comportamenti possono cambiare grazie a un’informazione più puntuale. E alcune grandi catene hanno anticipato in Italia al 2020 la messa al bando nell’uso di plastica non riciclata grazie a materiali di imballaggio riciclabili o compostabili o riutilizzabili. Anche la testimonianza offerta dalla quinta edizione del Progetto “Pfu Zero, pneumatici fuori uso sulle coste italiane”, iniziativa del Consorzio EcoTyre (con patrocinio del ministero dell’Ambiente, di Federparchi-Europarc Italia e in collaborazione con la Guardia costiera) va nella direzione di una maggiore sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente. Sono stati attuati quaranta interventi con 8.500 gomme portate a riva dai sub.Nel 2018 gli interventi sono stati sei, la maggior parte in acque portuali con recupero
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e riciclo di tremila chilogrammi di pneumatici: a Marina di Ravenna il record virtuoso di una sola gomma fuori uso recuperata nel porto. E sul sito www.pfuzero.ecotyre.it si possono segnalare depositi di pneumatici fuori uso abbandonati. La piaga del “copertone selvaggio” è una conseguenza del traffico illecito dei pneumatici e dello smaltimento illegale. Quando l’acquisto delle gomme avviene sottobanco senza pagare Iva, gli pneumatici non più in uso non possono essere riportati al venditore per lo smaltimento e sono gettati dove capita, spesso in mare. Ai ricavi mancati per lo Stato si associano costi di bonifica.
W hen plastics reach the sea, they do not pollute only the sea but also contaminate what we eat. We are exposed to polymeric additives released by plastics in the sea, and it is one of the main causes of pollution. While we wait for a law banning those materials, some volunteers apply themselves to remove the waste out of the sea. Remarkable is the project of EcoTyre Association that has already caught up more than 8500 tyres in 40 actions. The huge number of tyres found in the sea is the consequence of an illegal tyre market.
FOCUS
Il danno ambientale rovina porti, spiagge e fondali marini: l’immissione in mare di materiali non degradabili altera ecosistema, biodiversità e morfologia dei fondali, conferma una testimonianza del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento. Eppure, se le gomme fossero acquistate in modo legale il problema sarebbe risolto. Il ritiro dei pneumatici fuori uso, infatti, è gratuito poiché quando si comprano gomme nuove si paga una tassa del 2011, chiamata "contributo ambientale", a coprire le future spese di smaltimento. I mezzi del Consorzio EcoTyre portano gli pneumatici fuori uso agli impianti di trattamento dove sono correttamente gestiti.
OCTOPUS (Panarea, Italia)
Si tratta di una tipologia di rifiuto permanente: se lasciata nella natura e in mare necessita di centinaia di anni per degradarsi completamente. Gli PFU, però, sono un prodotto riciclabile al 100 per cento in quanto composti da acciaio, fibre tessili e gomma. Triturati e ridotti in granulati di gomma il materiale ottenuto diventa asfalto ad alta aderenza silenzioso e drenante, isolante acustico, superficie per campi da calcio e aree giochi e soddisfa molte altre utili finalità. La sensibilità ambientale è in crescita e anche attività di recupero e riciclo di pneumatici fuori uso sono in grado di innescare comportamenti più rispettosi a salvaguardia del futuro dell’ambiente e del mare, fonte di ricchezze materiali e spirituali apparentemente inesauribile ma degradabile. Il rispetto nell’oggi salvaguarda ambiente e salute anche nel domani.
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focus
BLUE ECONOMY: più dentro dove il mare è mare di Antonio Errico uello strabilio che è Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo, quella ribollenza di linguaggio che è di fiaba, satira, teatro, commedia, tragedia, opera dei pupi, quella storia di ritorno, quel delirio, quell’allegoria, quell’odissea, finisce con queste parole: “Allo scuro si sentiva lo scivolio rabbioso della barca e il singultare degli sbarbatelli come l’eco di un rimbombo tenero e profondo, caldo e spezzato, dentro i petti. La lancia saliva verso lo scill’e cariddi, fra i sospiri rotti e il dolidoli degli sbarbatelli, come in un mare di lagrime fatto e disfatto a ogni colpo di remo, dentro, più dentro dove il mare è mare”. Così finisce, dunque: dentro, più dentro dove il mare è mare. Dov’è incognita, infinito, spaurimento, vastità incontenibile, eternità, forse, sogno, illusione, stordimento, fine e principio allo stesso tempo. Così è il mare a Finibusterrae. Principio e fine, allo stesso tempo. Partenza, ritorno, sconfinamento. Approdo e naufragio. Sentimento di deriva. Rotta per l’oblio. L’argine di un faro: il passaggio che prefigura il ricongiungimento.
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Il faro come un annuncio, un tracciato di splendore, un antidoto alla malinconia, una promessa di appagamento del desiderio, un’intermittenza che restituisce qualcuno ad un porto, ad un paese. Il faro come sentinella che si oppone all’invasione del nulla, all’agguato dell’assenza, all’oscurità del cielo. Dentro, più dentro dove il mare è mare. Dov’è la profondità e la leggerezza, l’opacità e la rilucenza, l’epifania e il dissolvimento, l’immutabilità e la mutevolezza; dov’è mythos e logos, estremità e punto di confluenza. Dentro, più dentro dove il mare è mare. Dove ogni orizzonte è cancellato, dove la realtà non è che una visione, una metamorfosi incessante, o una immobilità indicibile, impensabile. Esperienza conoscitiva dell’assoluto. Scrutamento dell’estremo, dell’eterno. Trasfigurazione, raggrumo di ogni senso, straniamento.
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Ma c’è un porto: nel pensiero, nell’inconscio, c’è un porto. Una soglia. Un transito. Un passaggio. Ma c’è un porto: nel pensiero, nell’inconscio: un odore di casa, una fiamma di lucerna, perché non sia irreversibile lo spaesamento, la smemoratezza. Dentro, più dentro dove il mare è mare. Dov’è ogni dismisura, ogni bellezza. Potenza della luce e dello scuro. Energia che non ha contenimento. Dove forse si nasconde il cuore dell’eterno. Dentro, più dentro dove il mare è mare.
“ I nside the sea, inside its nature, where the sea is sea”. These are the conclusive words of Horcynus Orca, a novel written by Stefano D’Arrigo, who describes the sea as unknown, infinite, fear, eternity, huge and boundless, dream, illusion, stunning, beginning and end at the same time. Inside the sea you can find any excess, beauty, depth, lightness, opacity and shininess, mythos and logos, and perhaps the heart of the Eternal.
DENTRO AL BLU (Torre Suda, Italia)
Reportage della Settimana della Cultura del Mare 1/7 ottobre '18 • Gallipoli
Foto di: Amedeo Perrone, Simona Milano, Alessandro Magni e Roberto Perrone
VEDETTA SUL MEDITERRANEO
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ‘ALDO MORO’
DIPARTIMENTO JONICO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ‘ALDO MORO’
‘CARNARO’ - BRINDISI ISTITUTO TECNICO STATALE TRASPORTI E LOGISTICA NAUTICO E AERONAUTICO
settimana della cultura del mare a gallipoli: archiviata la 7a edizione... all’1 al 7 ottobre scorso, Gallipoli ha ospitato la settima edizione della “Settimana della cultura del mare”, evento di marketing territoriale, turistico e culturale che punta a valorizzare la “risorsa mare”, organizzato, d’intesa con il Comune di Gallipoli, dall’associazione Puglia&Mare presieduta da Alessandra Bray con la direzione di Giuseppe Albahari.
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Di seguito, si propone una sintesi, soprattutto per immagini, dell’evento che - unico filo conduttore il nostro Mare - si è rivolto ad un target estremamente trasversale di pubblico, ha coinvolto buona parte delle associazioni culturali cittadine e, con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile a residenti e turisti, ha scelto diversi “contenitori culturali”. Le stesse immagini che seguono illustrano tali scelte di accessibilità ed insieme lo svolgersi delle giornate in un serrato susseguirsi di convegni, mostre, visite guidate, proiezioni cinematografiche, degustazioni di prodotti di mare abbinati ai più umili prodotti della terra. Oltre che per gli adulti, la sensibilizzazione e la conoscenza del mare e delle sue problematiche sono state veicolate con adeguati momenti di edutainment anche per i più piccoli, mediante laboratori, quest’anno promossi in scuole della provincia, in aggiunta a quelle cittadine. Tra le novità di questa settima edizione, anche la
programmazione di scambi culturali e di marketing territoriale con altre città e Nazioni. Infatti, sono stati valorizzati i gemellaggi, sia quello della città di Gallipoli con Monfalcone, sia quello della locale Pro Loco con l’omologa associazione di Laigueglia. I peculiari legami che li hanno promossi, sono stati approfonditi dagli allievi degli Istituti Comprensivi cittadini. Nelle pagine seguenti, si riporta una sorta di racconto romanzato delle motivazioni che riguardano Monfalcone,
IL VOLO ( Puerto Galera, Filippine)
meta di una cospicua migrazione di tecnici, maestri d’ascia e palombari oltre un secolo addietro; e si accenna all’evento Il salto dell’acciuga che si svolge nella città ligure, che ha registrato la partecipazione di una nutrita rappresentanza gallipolina, dove un gruppo di pescatori si trasferì da Gallipoli nei primi Anni ’50 del secolo scorso. A proposito dell’apertura verso altre Nazioni, infine, sono state poste significative premesse per incrementare i rapporti sia con l’Albania, presente tramite rappresentanti istituzionali ed il compositore Aulon Naçi, sia con Lugano, in Svizzera, e di seguito si riferisce più dettagliatamente a tale iniziativa. Ciò è come dire che, archiviata l’edizione 2018...
...già si pensa alla Settimana della cultura del mare 2019.
Pubbliredazionale
I LABORATORI BLU DEL PROGETTO
BLUE_BOOST
È partito da Gallipoli il percorso dell’innovazione blu promosso da Regione Puglia e ARTI nell’ambito del progetto Blue_Boost Sono partite da Gallipoli le iniziative regionali del progetto internazionale Blue_ Boost, che mirano a supportare il potenziale di crescita delle piccole e medie imprese attive nei settori tradizionali o innovativi del mare, tramite l’incontro tra la domanda di innovazione e fornitori di soluzioni, fino all’erogazione di voucher per l’innovazione. Si tratta di una serie di iniziative attraverso le quali le imprese partecipanti potranno usufruire di percorsi formativi sulle tematiche dell’innovazione, voucher per realizzare progetti di innovazione di piccola scala, occasioni di networking internazionale e visite presso realtà innovative in Italia, Grecia, Albania e Croazia. Il percorso ha avuto inizio con un “laboratorio blu” su acquacoltura e pesca, ospitato dalla “Settimana della Cultura del Mare” di Gallipoli, nel quale sono state presentate le opportunità offerte
dal progetto alle imprese e sono stati invitati i partecipanti ad esprimere i propri fabbisogni di innovazione. Il percorso dell’innovazione blu si articola in altri due laboratori tematici, uno dedicato al turismo costiero integrato, realizzato a Tricase, e l’altro dedicato al turismo sostenibile, che si svolgerà a Taranto nella terza settimana di novembre. Nel programma delle iniziative anche tre workshop, in cui sono proposti interventi innovativi per rispondere alle esigenze espresse dalle imprese nei precedenti laboratori. In parallelo agli incontri, sarà lanciato un bando per l’assegnazione di voucher per l’innovazione, volto a finanziare in Puglia cinque progetti di piccola scala per l’innovazione nelle imprese. Le imprese coinvolte nel progetto avranno inoltre l’opportunità di usufruire di contributi per le spese di viaggio per
partecipare a visite di settore e conoscere realtà innovative internazionali. La prossima visita, dedicata ai settori dell’acquacoltura e della pesca, sarà il 5 dicembre in Grecia. A seguire, nei primi mesi del 2019, si terrà una “maratona” di due giorni dedicata all’innovazione nei settori dell’economia del mare, in cui le aziende pugliesi avranno l’opportunità di interagire con fornitori di soluzioni innovative e partecipare ad incontri B2B con aziende straniere. Tali iniziative sono organizzate nell’ambito di Blue_Boost, il progetto di cui la Regione Puglia è partner e per il quale l’ARTI - Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione - fornisce assistenza tecnica, che è finanziato nell’ambito del programma europeo Interreg ADRION e mira ad accrescere il potenziale di innovazione dei settori dell’economia del mare nell’area adriatico-ionica.
Il calendario degli incontri è disponibile su www.arti.puglia.it/laboratoriblu Questo documento è stato prodotto con il supporto finanziario dell’Unione Europea. Il contenuto del documento è sotto la sola responsabilità di Regione Puglia/ARTI e non può in nessuna circostanza essere considerato come riflettente la posizione dell’Unione Europea e delle autorità del programma ADRION.
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PER FARE CRESCERE L’INTERSCAMBIO
Nuova Partnership PUGLIA&MARE &PUGLIASWISS
a 7a edizione della “Settimana della Cultura del Mare”, tenutasi a Gallipoli dall’01 al 07 ottobre 2018, organizzata dall’Associazione Puglia&Mare (presidente Alessandra Bray) in co-branding con Pugliapromozione, oltre a confermare e superare il successo di pubblico delle precedenti edizioni e la partecipazione di prestigiosi ospiti nazionali ed internazionali nei vari settori della cultura, dell’arte, dello spettacolo, della musica, dell’associazionismo e della cooperazione internazionale ha visto anche la nascita di una partnership tra due realtà imprenditoriali e culturali: da una parte, Mediamorfosi-Strategie di Comunicazione e Associazione Puglia&Mare; dall’altra, Associazione PugliaSwiss (fondatore e presidente Orazio Venuti), con sede in Mendrisio, Svizzera Italiana, che da anni promuove, non solo in Svizzera, ma anche in altri Paesi esteri la Puglia e le sue eccellenze e Promax Comunication SA (Presidente Alessandro Strazzanti), azienda svizzera con sede a Purasca, nel Luganese, leader nell’organizzazione di Fiere ed eventi. Tale cooperazione è destinata a sviluppare, sin da subito, nuovi rapporti di amicizia e sinergie a favore dell’interscambio culturale e commerciale tra il Salento e la Puglia con la Svizzera ed altri Paesi esteri, favorendo in tal modo nuove opportunità d’incontro e di crescita per gli imprenditori e l’economia del territorio salentino in particolare, e pugliese in generale,
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e per gli imprenditori esteri, a partire dalla Svizzera Italiana. Il primo passo di tale partnership ha portato la Rivista Puglia & Mare ad essere presente in locali pubblici in varie località, quali Ponte Tresa (Svizzera) presso la frequentatissima Edy Pizza, http://www. edypizza.ch, a Lugano, alla 56esima edizione di Artecasa, Fiera dell’Arredamento & Lifestyle, https://www. fieraartecasa.ch, che ogni anno accoglie 30.000 visitatori ed oltre 200 espositori del settore, tenutasi dal 12 al 21 ottobre 2018 al Centro Esposizioni, sempre organizzata da Promax, e poi anche a Chiasso, Svizzera, presso il locale Municipio, ed a Ponte Chiasso (Como), presso il bar pasticceria La Dolce Vita.
Il passo successivo è la partecipazione, in sinergia, di Puglia&Mare e partner, con operatori sia del settore turismo che del settore enogastronomia del Salento e della Puglia,alla 16esima edizione del prestigioso Salone Internazionale Svizzero delle Vacanze “I Viaggiatori” (www.iviaggiatori.org), che vede, in ogni edizione, la partecipazione di circa 250 espositori internazionali, tra i quali buyers, tour operators, agenzie di viaggio, bus operators, destinazioni turistiche, media di settore, e circa 20.000 visitatori, tra cui anche diverse associazioni, alla ricerca, per se stessi o per i propri associati, della destinazione delle vacanze per l’anno successivo allo svolgimento della manifestazione.
Il sindaco di Lugano Marco Borradori (al centro) con Orazio Venuti
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MOSTRA DI FOTOGRAFIE della campionessa italiana di foto subacquee Verginia Salzedo allestita nell’atrio d’ingresso del Liceo Quinto Ennio di Gallipoli.
PARCO LETTERARIO “ISOLA LAMPANTE DI GALLIPOLI”: esordio nel centro storico con allievi del Liceo Quinto Ennio e volontari dell’associazione “Gallipoli Nostra”
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Puglia&Mare ha pubblicato l’opera omnia poetica di Luigi Sansò
LA MALINCONIA del RAGGIUNGIMENTO MARE DI VIOLA
Risalgon dagli abissi ovver dal seno del giugno screziato di topazio cadon tante viole? Il mar n’è pieno, e dà riflessi all’infinito spazio. Se l’occhio indaga per il ciel sereno, dell’ammirate tinte ancora insazio, qui scopre l’ametista, ad un baleno di sole, e là, tra fiori di lapazio, altri fiori di glicine e lilla. In questo mar, che nella giovinezza eterna del tuo canto, Omero, brilla, pur oggi suol tuffarsi la Bellezza: la mirasti tu ignuda e la pupilla n’avesti cieca per la fulgidezza.
L a stampa del volume che raccoglie l’intera produzione poetica di Luigi Sansò (1891-1963) è stata fortemente voluta dall’associazione Puglia&Mare che nel volume ha esplicitamente ringraziato tutti coloro che l’hanno resa possibile: i discendenti di Luigi Sansò, i suoi nipoti Alessandro, Anna, Luisa e Luigi Santo; lo storico Elio Pindinelli; l’umanista Nino Sansò; lo
scrittore Gianni Caridi; il colonnello dell’Esercito Italiano Carlo Solazzo;il correttore di bozze Alfredo Albahari; il professore di Unisalento Carlo Alberto Augieri; il nostro direttore Giuseppe Albahari. Sul versante economico, la pubblicazione si è avvalsa dei contributidell’Impresa Edilcon Costruzioni di Gallipoli e delle associazioni: Fidapa-BPW Italy presieduta
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da Anita Marzano, Gallipoli Nostra presieduta da Elio Pindinelli, Lions Club presieduto da Giovanni De Marini, Pro Loco presieduta da Lucia Fiammata e Rotary Club presieduto da Luca Russo. Il volume è stato presentato nell’aula magna del Liceo “Quinto Ennio” dal professore Augieri introdotto dal dirigente scolastico Antonio Errico.
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MARE D’INCHIOSTRO, serata del Festival regionale della letteratura organizzata dall’associazione “Vedetta sul Mediterraneo” di Giovinazzo.
PREMIO VELA LATINA al tuffatore da grandi altezze Alessandro De Rose
ANCHE I PESCI PIANGONO è il documentario di Adriatic Recovery Project proiettato nell’aula magna del “Quinto Ennio” e del “Vespucci” e commentato da Vittoria Gnetti
LABORATORIO didattico sul mare con esperienze di realtà aumentata curati dall’associazione Emys presieduta da Renato Pacella
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PROIEZIONE del film “Mare Nostro” con la partecipazione del regista Andrea Gadaleta Caldarola e dello scrittore e giornalista Nicolò Carnimeo, nel Teatro Italia
CONVERSAZIONE sul tema “L’immenso mare delle donne” organizzata in collaborazione con la Sezione Fidapa
CORO DELLA PRO LOCO DI GALLIPOLI esibitosi durante la serata che ha celebrato i gemellaggi con Monfalcone e Laigueglia, con la presentazione delle ricerche degli allievi degli Istituti Comprensivi cittadini Polo 2 e Polo 3
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Serata evento
N el Teatro Tito Schipa per la consegna dei Premi
“Vela Latina”, condotta da Barbara Politi e Giuseppe Albahari, con ensemble musicale che ha concluso il “Festival dei due Mari” diretto dal maestro Enrico Tricarico (Associazione musicale culturale “Il Musicante”) e la partecipazione del compositore albanese Aulon Naçi e del balletto della “Betty Boop Dance Academy” diretta da Eleonora Benvenga
I premiati Vela Latina monica priore
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AULON NAçI
vito felice uricchio
Dritan Leli sindaco di Valona (ritirato dalla vice console italiana in Albania)
jonian dolphin conservation di Taranto
amministrazione comunale di laigueglia
Cristian Caracuta vincitore concorso filmati con droni “Icaro�
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LO SCRITTORE ANTONIO ERRICO: conversazione sul mare nella letteratura salentina del Novecento
CONCERTO POETICO con la partecipazione del poeta Matteo Greco e del musicista Daniele Vitali
SHOW COOKING con la partecipazione di My Cool Kitchen di Alessandra Ferramosca
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LAIGUEGLIA: Ritrovare memoria di un passato comune bini e altre attività a loro dedicate e l’allestimento di stand commerciali, di promozione turistica, volontariato e gastronomia diffusi nel centro urbano. La Pro Loco di Laigueglia ha voluto riservare uno spazio - una virtuale “Piazza Gallipoli” - all’apporto dato dal gruppo di origine gallipolina alla crescita sociale della locale realtà socio-economica e, trait d’union Lucia
Selleri, Gallipoli ha partecipato con una delegazione salentina, guidata dalla presidente della Pro Loco Lucia Fiammata. È stata presente negli stand con prodotti gastronomici e artigianato nonché con materiale promozionale, oltre che con il coro della Pro Loco cittadina diretto dal maestro Enrico Tricarico (per l’occasione integrato da quello di Anna Papa) e con il gruppo di pizzica “I Calanti”.
ph: Ancor da Wikimedia Commons
uglia&Mare ha favorito una sorta di gemellaggio tra le comunità di Gallipoli e di Laigueglia, che si è articolato in due momenti: la consegna del “Premio Vela Latina” alla Città di Laigueglia e la partecipazione all’evento “Il salto dell’acciuga”, che si è svolto nella cittadina ligure il 20 e 21 ottobre scorso. Questa la motivazione del Premio: A ricordo della disponibilità manifestata dalla popolazione che nella seconda metà del secolo scorso accolse la piccola comunità di pescatori gallipolini e dei loro congiunti costretti ad abbandonare “lo scoglio” natìo alla ricerca di una migliore qualità della vita, alleviando il peso della nostalgia con il calore dell’amicizia, nel nome del comune padre mare. Esplicito il riferimento alla migrazione di un corposo gruppo di pescatori gallipolini che all’inizio degli Anni ’50 del secolo scorso si trasferì a Laigueglia con barche e famiglie al seguito. Lucia Selleri, discendente di un componente il nucleo iniziale ormai perfettamente integrato in quella comunità, da qualche tempo ritornata a Gallipoli, è stata il trait d’union. Quelle famiglie - i cognomi sono Selleri, Primiceri, Corciulo, Bianco, Frisenna, Cortese ed altri - si sono perfettamente integrate nella comunità laiguagliese. “Il salto dell’acciuga” è un’iniziativa, giunta alla settima edizione, di carattere culturale e commerciale insieme, che prevede spazi dedicati alla musica, mostre fotografiche, letture e presentazione libri, conferenze, intrattenimento, laboratori per bam-
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Un racconto che rimanda alla migrazione di gallipolini a Monfalcone, elaborato dagli alunni della classe 3 C della Scuola Secondaria di primo grado - Istituto Polo 3 di Gallipoli
Un sasso dietro l’altro - Non hanno neanche i soldi per mettere un pezzo di pane sulla tavola… - Macché: hanno venduto anche la tovaglia E ridevano insieme beffarde e amareggiate le comari, mentre pensavano, senza dirselo, che forse sarebbe stata ora di smetterla con questi lamenti e questi schiamazzi che rompevano il silenzio notturno e straziavano il cuore e la pazienza di tutto il vicinato, questo matrimonio non si poteva fare, troppa miseria, troppo bisogno. Veli, però, non la voleva proprio smettere: amava Carmelina alla follia, per lei avrebbe fatto di tutto, avrebbe affrontato cento draghi e mille mostri marini, avrebbe scalato montagne e attraversato pianure, nuotato per tutto l’oceano, fosse stato necessario… Solo la miseria, quella no, non poteva vincerla: faceva quotidianamente il giro dei cantieri e delle barche, aveva domandato in tutte le campagne, era arrivato fino ai cavamonti, ma niente, nessuno che lo prendesse a giornata, nessuno che gli offrisse un posto di lavoro. Aveva sentito di un tale che aveva bisogno giù, ai Crocifissi di un guardiano notturno per le pecore: arrivò tutto trafelato, aveva corso senza mai fermarsi.
2 lire a notte – gli avevano detto – se lo ripeteva per strada mentalmente, s’era fatto i suoi conti… Giunto in masseria trovò il vecchio proprietario. - È già dato, sei arrivato secondo, figlio mio. Gli mise una cesta di fichi in mano e lo congedò educatamente. Fecero una gran festa, quella sera con quei frutti. - Finalmente si mangia! Esultavano i fratellini mentre la mamma piangeva di consolazione e gratitudine. - Lasciala stare la Carmelina, non è per te! Loro hanno la barca, hanno le case. Tu cos’hai? Neanche un paio di calzoni per cambiarti! Lasciala perdere o ti ammalerai! E veramente si stava ammalando Veli, non dormiva più, nemmeno mangiava. Le notti le passava in strada, le giornate in piazza a cercare lavoro, i pomeriggi sulla porta della chiesa ad aspettare che entrasse la sua amata. Da qua deve entrare, prima o poi, ripeteva tra sé. Carmelina non passò più di là, al suo posto, una calda domenica d’agosto, entrò a vedere la messa Pasqualino, un
ph: Nuvoledicarta - Wikimedia Commons
Tic… tic… Tac… tic… Un sasso dietro l’altro Tutta la notte, sempre così: un sassolino dietro l’altro contro quella finestra che non si apriva, che non si illuminava più al segnale convenuto. Da tanti giorni, ormai, Carmelina non dava alcun cenno, non rispondeva più ai fischi cadenzati, non si affacciava più a quel balcone che dava sulle antiche mura e si rifletteva sull’immenso ponente dove al tramonto, nei giorni tersi di tramontana si poteva scorgere il noto, rassicurante, scuro profilo delle montagne calabresi. “Amata, amata mia / per te non dormo più / sei l’alma mia” cantava e ripeteva tristemente Veli, un bravo ragazzo, uno di quelli che sa darsi da fare, che ha tanta voglia di “menar le mani” - come ogni giorno, intente alle faccende pomeridiane, sedute nella vicina corte ripetevano le vicine di casa - uno di quelli bravi, uno da sposare, peccato, peccato per la mala sorte, la sfortuna di essere rimasto orfano prima del tempo e di aver dovuto vendere la barca, le nasse e il magazzino di suo padre: li avevano divorati i creditori durante la lunga malattia. Da tre mesi non lavorava più.
Monfalcone
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andava sempre più assumendo per lui il suono ed il sapore del riscatto, della rinascita, di una nuova vita. - Vengo Pasqualì, vengo con te! Quando parti? Appena saputa la notizia, la mamma non sapeva dove cercare le lacrime per piangere. - Verrai con me, mamma, verrò a prenderti assieme ai miei fratelli tra un anno o due, faremo fortuna! Sua madre non riusciva ad essere così ottimista, si limitava a piangere, in silenzio. Arrivò il giorno della partenza: Veli fece presto a fare i bagagli, non aveva un granché da mettere nella valigia di cartone che era appartenuta al vecchio zio tornato dalle lontane Americhe. Si congedò con tutti, mancava solo Carmelina. Come fare? Sotto la sua finestra quella notte cantò nuovi stornelli, nuove strofe, dolci parole che non avevano il sapore dell’addio, avevano l’aria della promessa, il colore dell’amore. “Svegliati Carmelì, son io che canto / canto amore per te tutto contento / vado via da qui, sappi che parto / a cercare fortuna con il vento/ aspetta dell’amore questo agone / ti porterò con me a Monfalcone” Carmelina piangeva nel suo letto, mentre suo padre nella stanza accanto borbottava. Promise a se stessa che avrebbe aspettato Veli, a tutti i costi e appena possibile sarebbe andata con lui in quel paese che il suo Amore cantava, del quale proprio non riusciva a ricordare il nome.
Attese, aspettò, ebbe costanza, finalmente, tre anni dopo, in una notte calma, senza vento, tic…tic…tac…tic - È Veli - gridò - è ritornato! Accese il lume, spalancò le imposte, non lo riconosceva più: un vestito di velluto azzurro, una camicia di un bianco abbagliante, - Sei tu? Sei proprio tu? - Son io Carmelina son tornato solo per te! Prepara i bagagli partiamo, ci sposiamo domenica mattina, tuo padre è d’accordo, ho il suo consenso! Sono maestro d’ascia, ora, ho messo su uno squero, ho sette operai, costruisco barche, venti chili di stoppa al giorno impiantano i miei calafati e sui miei fuochi si curvano trentacinque corve al mese e cinquanta staminali. Lavoro fasciami di larice e opere morte di quercia e abete rosso. La mamma cuce vele latine e fiocchi e i miei fratelli intrecciano lanciane: mi manca il pezzo più importante, manchi solo tu nella mia vita! Partì, Carmelina assieme a Veli, partito in cerca di fortuna. Trovarono una casa, un’altra vita, misero su famiglia, crebbero i nipoti, tanta felicità, ma dentro al cuore serbarono per sempre quel ricordo: tic… tic… tac… tic… Un sasso dietro l’altro e il sapore del vento, del mare e di quel balcone che s’affacciava sull’immenso ponente dove al tramonto, nei giorni tersi di tramontana, si poteva scorgere il noto, rassicurante, scuro profilo delle montagne calabresi.
ph: Alessandro Magni
giovanotto di qualche anno più grande di Veli che aveva trascorso l’infanzia assieme a lui a giocare sulle mura, ma alla soglia dei vent’anni era partito a cercar fortuna in alt’Italia. - Sei proprio tu, Veli? - Sì, io… ma non ti conosco! - Eppure… pensaci! ed entrò in chiesa. Finita la funzione, Veli era lì, gli sembrava di ricordare – Pasqualino – no, non può essere, ma sì era lui, però diverso, ben vestito, grande, con le scarpe lucide e la giacca bianca di lino. Appena uscito – Pasqualino – gridò, l’uomo si voltò tutto contento, quella sera cenarono assieme all’osteria. Erano due vecchi amici che si erano ritrovati dopo tanto tempo, vuotarono il sacco dei ricordi e si ritrovarono d’un tratto senza accorgersi giù, sulle scale della dogana del porto ad ammirare un fantastico plenilunio. - Veli, perché non te ne vieni con me? Cosa hai da fare qua? Ti darò un lavoro, lavorerai per me all’inizio, poi imparerai il mestiere e aprirai una bottega tutta tua, la terra dove sto io dà il pane a tutti quelli che hanno voglia di lavorare! - Dici davvero? Pensi che sia in grado? Cosa dovrei fare? - Lavorerai nel mio squero, sei capace ad usare l’ascia? - Squero? - Costruisco barche! Tutti i gallipolini costruiscono barche a Monfalcone! Monfalcone… Quel nome lo impresse bene nella mente, Veli, se lo ripeteva continuamente per non dimenticarlo,
...il rassicurante profilo delle montagne calabresi...
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Premio delle Tonnare di Gallipoli Tre targhe appositamente realizzate per ricordare le storiche tonnare di Gallipoli, sono state poste in palio da PUGLIA&MARE e consegnate nella giornata conclusiva della Settimana della cultura del mare, durante la cerimonia di premiazione del XX Trofeo del Rivellino, regata organizzata dalla Lega Navale Italiana di Gallipoli. Il momento di festa si è svolto sulle terrazze del Castello, condotto dal presidente della Lni cittadina Fabrizio Guarini, presente il comandante della capitaneria di porto, capitano di fregata Pasquale Mazza. L’ambito trofeo challenge è stato appannaggio di “2Alfa2” di Giuseppe Cazzato.
Turismo&Ambiente Imma Petìo | WEEKEND A... | LECCE.............................................................................................................................................36 Rita de Bernart | LIDI & STELLE.........................................................................................................................................................39 Alfredo Albahari | Osservatorio Ambiente..................................................................................................................................40 Roberto Pagliara | IL RITORNO DELLA Pinna Nobilis..............................................................................................44 | LA SPORTA | Yellow Scapece..................................................................................................................................................................46 Massimo Vaglio | PESCI DIMENTICATI: La Salpa.............................................................................................................48 Barbara Politi | IL PRANZO DI BABETTE | DONNA OLERIA: il nome della passione.........51
IMMA PETìO Laureata in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, fa parte del Centro Studi Relazioni Atlantico-Mediterranee di Lecce, si occupa di comunicazione
RITA de BERNART Coltiva la passione per scrittura e giornalismo collaborando a diversi periodici su temi di cronaca e cultura
Roberto Pagliara Giornalista, fotografo, lavora stabilmente nell’area infrastrutture multimediali di Unisalento
ALFREDO ALBAHARI Docente emerito di Navigazione negli istituti Nautici
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Massimo vaglio Giornalista pubblicista, scrittore, esperto di gastronomia e dei mari di Puglia
barbara politi Giornalista professionista e food blogger, founder de “Il Pranzo di Babette”
Fresco, sano e buono.
Allevamento in mare aperto
Torre Suda - Racale (Le) • www.inmare.it
weekEnd a...
Lecce
destinazione dell’anno, nella “regione più bella del mondo” di Imma Petìo 37
TURISMO&AMBIENTE
scoprire le ragioni per le quali la Puglia è considerata la regione più bella del mondo basta poco: solo una passeggiata a Lecce, da poco proclamata “destinazione dell’anno 2018” nell’ambito dei Food & Travel Awards, dedicati al riconoscimento e alla premiazione delle eccellenze italiane ed internazionali che si sono contraddistinte per la loro qualità e per i loro servizi grazie ai voti pervenuti dai lettori sul sito web della rivista Food & Travel. Un’immersione tra sapori, aromi, colori ed essenze tutte tipicamente pugliesi... arte, storia, cultura, tradizione, enogastronomia, artigianato: il centro storico Lecce è uno scrigno che si dischiude pian piano, al ritmo di una speciale passeggiata come in un affascinante spazio dotato di tre ingressi principali, le tre porte San Biagio, Rudiae e Napoli. Una volta entrati non si può non proseguire alla scoperta della città e delle sue atmosfere a volte “surreali” per la ricchezza di particolari e per la capacità di assumere sembianze simili allo stato d’animo di chi la attraversa. Lecce è quasi irriverente, e si fa subito strada nel cuore di un visitatore, sin dai primi istanti. Persino uno stile architettonico porta il suo nome, il “ba-
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rocco leccese”, arricchendo di fantasia e particolari ornamenti le facciate di Chiese e Palazzi della città, che si mescolano con l’essenzialità della sua origine messapica e con i resti archeologici testimonianza della dominazione romana. Lecce è tutto questo, è il perfetto emblema di tutto ciò che rende famosa e tanto attraente la Puglia nel mondo. Con un vento particolare ed un sole che riflettendosi sulla pietra (anch’essa denominata “leccese”) la illumina di una luce che cambia con il trascorrere delle ore del giorno, come in una tela di Monet, e a seconda delle stagioni: da un grigio fosco nei piovosi inverni diventa bianca alle luci più durevoli della primavera, e dorata in estate, quando il sole la dipinge di tutto il suo calore, un calore inconfondibile, traboccante da ogni piccolo scorcio delle strade romane e dal tufo di cui è composta ogni facciata.Con una camminata nelle vie che si perdono tramutandosi in piccoli labirinti conduci te stesso alla scoperta di posti che prima non conoscevi affatto.
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Splendidi cortili e giardini racchiusi in antiche abitazioni gentilizie vengono fuori tutti gli anni tra aprile e maggio quando, nel corso di una manifestazione ormai divenuta un appuntamento fisso, si aprono al pubblico per mostrarsi in tutto il loro splendore. Ristoranti e piccoli bistrot, al chiaro di luna oppure sotto una volta a stella, possono offrire tipicità e tradizione, ma anche innovazione e ricercatezza. Botteghe dell’artigianato da visitare, piazzali e scorci da ammirare, un anfiteatro ancora “eclissato” per metà… ma tutto questo è solo un assaggio di ciò che Lecce può regalare.
L ecce is a treasure chest full of stunning views. Known as the capital of south baroque, it has three ancient doors where you can access and get lost in its lanes. Every step you take, you can admire baroque facades of Churches and palaces enriched by ornaments – flowers, angels, bust of lovers of ancient times. Visit Lecce: it is a such experience of immersion in Apulian essence: flavors, tastes, culture, history, craftsmanship and traditions.
TURISMO&AMBIENTE
LIDI & STELLE
di Rita de Bernart a costruzione di un modello di turismo vincente passa anche attraverso un sistema di lidi “stellati” e la piena accessibilità delle spiagge.
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Ci sta pensando seriamente la Regione Puglia, con l’assessorato al turismo guidato da Loredana Capone,che nelle scorse settimane ha avviato l’iter per l’approvazione della proposta di legge innovativa per classificare i lidi con il sistema a stelle, su proposta di Cna balneatori , e ha approvato all’unanimità la proposta di legge che prevede le “norme a sostegno dell’accessibilità delle aree demaniali destinate alla libera balneazione per le persone diversamente abili”. La Regione, che ha stanziato fondi per 272mila euro per questo progetto, impone alle amministrazioni comunali di individuare almeno un tratto di spiaggia da adibire e attrezzare per la fruibilità delle persone con disabilità: dai parcheggi riservati agli spogliatoi in materiale ecocompatibile, dai maniglioni alla pavimentazione per il raggiungimento della battigia e l’accesso in acqua ed altro ancora per non vedenti o altre disabilità sensoria-
li. Più lungo e articolato il percorso per classificare i lidi a stelle, tema su cui l’ente pugliese si pone come apripista a livello nazionale; durante la Fiera del Levante a Bari, nell’ambito degli appuntamenti organizzati dal Consiglio regionale pugliese, è stata presentata per la prima volta pubblicamente la bozza della proposta di legge sulla classificazione degli stabilimenti balneari pugliesi e che dovrebbe modificare e integrare la legge regionale dell’11 febbraio 1999, n. 11. In sostanza la classificazione, con validità quinquennale, si baserebbe su una serie di requisiti obbligatori minimi per tutti gli stabilimenti fino a quelli obbligatori per l’ottenimento delle stelle. Per tutti si parte dalla sicurezza, la pulizia della spiaggia, la raccolta differenziata, le docce e i servizi igienici. Dall’essenziale si arriva a servizi per soli lidi 4 e 5 stelle. Da quanto emerso in Fiera, già con poche modifiche la gran parte dei circa duemila lidi esistenti potrebbe avere 3 stelle. “Il sistema di classificazione con le stelle per i lidi – commenta il presidente regionale di CNA balneatori Fabrizio Santorsola rappresenta il futuro per il settore e darà solo vantaggi sia agli utenti che ai gestori. Il cliente che entra in un lido saprà, già guardando l’insegna, i
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servizi offerti: se non necessita di wi-fi o servizio bar all’ombrellone cambierà spiaggia. Viceversa, un cliente che esce da un albergo di lusso, cercherà un lido con servizi analoghi, senza il rischio di sbagliare. Noi gestori potremo vendere il nostro prodotto in un portale web in stile Booking.com in cui l’utente sceglie in base alle proprie esigenze. Finalmente si farà chiarezza in un settore fondamentale per l’intero comparto turistico, e si potranno evitare le brutte figure nei confronti di viaggiatori stranieri soprattutto, che si sentono spesso rapinati per aver versato un biglietto di ingresso esoso in cambio di servizi scadenti o addirittura inesistenti”. R egione Puglia approved and financed a law that guarantees the accessibility of people with disabilities to coastal concessions beaches. Moreover, it has launched, through its Tourism office, a porcedure of a law proposal that would allow to classify all Apulian beach clubs through a star system. Starting from minimum essential services – such as safety, cleanliness, showers and toilet facilities – beach clubs will have more stars depending on how many additional services they offer.
TURISMO&AMBIENTE
Osservatorio Ambiente di Alfredo Albahari
TRIVELLE: UNA RICERCA “SPORCA” a Commissione Europea col suo Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari, Ambientali ed Emergenti (SCHEER) ha manifestato in un documento una “non astratta possibilità di conseguenze pregiudizievoli per la salute dei cittadini dei Paesi membri dell’Unione a causa delle ricerche di idrocarburi nell’area europea e mediterranea”. Con la pubblicazione di questo documento, la Commissione Europea vuole che il Comitato dia una risposta ufficiale a tutti gli interrogativi che riguardano oltre mille sostanze chimiche, molte delle quali notoriamente cancerogene, che possono essere rilasciate nell’ambiente a seguito di ricerche petrolifere e di gas. Intende capire se ci sono possibili effetti sulla salute di tutti gli abitanti della Comunità e soprattutto delle popolazioni che sono vicine ai siti di esplorazione. Il Comitato dovrà coinvolgere per questo studio scienziati, studiosi, esperti, associazioni, comitati di cittadini e chiunque sia interessato. Il problema è arcinoto, tanto che diverse associazioni internazionali di medici, che si interessano dei problemi ambientali correlati alle conseguenze sulla salute delle popolazioni, da diversi anni, hanno invitato la C.E. a prendere posizione contro le trivelle. E lo hanno fatto presentando varie documentazioni scientifiche che attestavano come le sostanze nocive adoperate per la ricerca e l’estrazione, possono essere cancerogene. E che dire dell’enorme danno che creano all’ecosistema e alla fauna ittica? E dei numerosissimi casi in cui in cui gli esperti hanno associato un’attività sismica con la produzione di idrocarburi?
ph: Remi Jouan (Wikimedia Commons)
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Inoltre, gran parte del territorio italiano è a vocazione turistica: come si può giustificare la presenza di piattaforme, di norma entro le 12 miglia dalla costa, che ha senz’altro un impatto negativo sul territorio, non solo in termini paesaggistici? Gli unici soggetti interessati alla trivellazione dei mari, e che ne traggono sicuramente profitto, sono le compagnie del petrolio e del gas. Ma è possibile che tutto questo gli italiani non lo abbiano ancora capito? Tutta la popolazione, e non solo quella interessata alle ricerche marine, dovrebbe spingere i nostri politici ad impegnare i fondi d’investimento non nella ricerca di fonti fossili, che a livello mondiale è ormai abbandonata, ma di energia pulita. È inutile nasconderlo: in Italia manca la mentalità del rispetto per l’ambiente e non si riesce a guardare al di là del proprio naso per fare una semplice analisi sul futuro che attende i nostri figli. In proposito, basta ricordare il referendum sulle trivelle.
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Infatti, si è data la possibilità agli italiani, con il referendum del 17 aprile 2016, di esprimersi sul rinnovo delle concessioni per portare avanti attività di estrazione di petrolio e di gas nelle piattaforme che si trovano entro le 12 miglia dalla costa italiana e di rispondere quindi sì o no ad un interrogativo che avrebbe dovuto abrogare l’articolo 6, comma 17 del codice dell’ambiente e avrebbe dovuto segnare un punto di svolta nella politica energetica e ambientale italiana: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?” Gli ambientalisti, ma non solo loro, auspicavano la vittoria del “sì” e così in effetti è stato: i sì sono stati circa l’86 per cento contro circa il 14 per cento dei no, ma alle urne si è presentato solo il 32 per cento degli elettori, ben lontano del 50+1 per cento che necessitava, con buona pace di quei politici che incitavano all’astensione. È stata vera gloria per i politici “vincenti”? Ai posteri una sentenza certamente non ardua.
L et’s face good and bad news regarding marine eco system: • The exploration of hydrocarbons seems to have bad consequences for human beneath. • A canoe made up of plastic bottles could be a cheap and easy way to improve waste disposal. • Updates from an innovative research to create a new plastic that could be destroyed by a new bacterium. • A “sea bin” can be an innovative way to remove plastics out of the sea with no damages on its flora and fauna.
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IL MESSAGGIO DALLA BOTTIGLIA manuele Renna, uno studente di 16 anni che frequenta la terza classe dell’Istituto Galilei-Resta di Lecce, ha costruito una canoa utilizzando 150 bottiglie di acqua minerale. Tali bottiglie, innocue all’apparenza. La notizia, di per sé interessante oltre che originale, si presta a due chiavi di lettura. Innanzitutto, c’é il risvolto del riciclo di materiale che, se disperso nell’ambiente come purtroppo avviene fin troppo spesso, ha un tempo di autodistruzione che va da 100 a 500 anni. Inoltre, proprio per il motivo anzidetto, canoe costruite con bottiglie di plastica, potranno vendersi, nel caso volesse brevettare la sua idea, con una garanzia di almeno un secolo. Il creativo Emanuele si è servito di bottiglie di plastica realizzate dal medesimo produttore, in modo che ci fosse un’omogeneità non solo di forma, ma anche di colore. E ciò non è stato semplice, anche se è stato aiutato allo scopo da parenti ed amici. Il progetto va ancora migliorato, considerato che in mare il prototipo ha retto il peso del giovane solo per 20 minuti, ma il nostro è convinto che, irrobustendo il fondo e intervenendo meglio sulla saldatura delle bottiglie, potrà costruire un galleggiante inaffondabile e sicuro.
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Ad majora.
CHE LA FORZA DELLA LUCE SIA CON NOI
ne della comune plastica, li ha messi in circolo e successivamente li ha mescolati con un colorante sensibile alla luce ultravioletta. Quando la plastica viene bombardata, il colorante assorbe energia e sottrae elettroni ai polimeri indebolendo la struttura e dissolvendo la plastica. I ricercatori sono alquanto fiduciosi nell’efficacia di questo tipo di plastica che darebbe addirittura alle aziende la possibilità di fissare a priori la durata del materiale. Ma per entrare nel mercato ed essere competitiva, la nuova plastica deve essere innanzitutto economica e questo è il compito, non semplice, che aspetta tanto gli studiosi dell’Università, quanto le aziende. Del secondo progetto è protagonista un enzima capace di distruggere la plastica. Già nel 2016 fu studiato in Giappone un batterio che, evolutosi naturalmente in una discarica, era in grado di “mangiare” la plastica PET per trasformarla in energia. Oggi, ricercatori britannici e statunitensi, studiando proprio quel batterio, hanno creato in laboratorio un enzima, chiamato PETasi, capace di disaggregare le plastiche PET e, quindi, di distruggerle in pochi giorni. L’obiettivo è quello di utilizzare questi enzimi nei processi industriali di distruzione delle enormi quantità di plastiche abbandonate, ma perché sia raggiunto, è necessario che l’enzima agisca con una velocità ben maggiore rispetto all’attuale.
bbiamo accennato, nell’articolo sulla canoa, ai tempi di autodistruzione di una semplicissima bottiglia di plastica. È il caso qui di scrivere anche di due idee rivoluzionarie, che se dovessero concretizzarsi nella loro efficacia, potrebbero risolvere in via definitiva il problema dello smaltimento rapido e programmato della plastica. Un primo progetto interessa un innovativo tipo di plastica che scompare sotto un raggio di luce. L’uso di questa plastica è però al momento limitato, perché dovrebbe riguardare in gran parte i prodotti usa e getta; non va bene, invece, per quei prodotti che devono garantire stabilità e sicurezza per un lungo periodo. Si pensi ad esempio ai tubi di plastica per lo scolo delle acque pluviali che hanno sostituito quelli in rame e in ottone, sia per la tossicità di tali metalli, sia per i furti di cui sistematicamente erano bersaglio. In un’Università dell’Illinois, un gruppo di ricercatori ha testato in laboratorio un tipo di plastica che bombardata da un fascio di raggi ultravioletti si scioglie in un tempo più o meno rapido a seconda dell’intensità del raggio di luce. L’equipe statunitense si è servita di polimeri che non formano catene stabili, e pertanto non vengono utilizzati nella produzio-
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GLI SPAZZINI DEL MARE ono operativi, in alcuni porti italiani, i “Seabin”, letteralmente: i “bidoni del mare”, che catturano tutta la plastica che incontrano. L’iniziativa è stata promossa l’estate scorsa dall’azienda italiana LifeGate, punto di riferimento della sostenibilità in Italia, e ha visto alcune amministrazioni aderirvi subito.
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Gli inventori di questo semplice dispositivo, due surfisti australiani, hanno uno slogan: Se abbiamo cestini a terra, perché non in mare? E questi spazzini, che possono lavorare ininterrottamente, sono dei cestini che, quasi del tutto immersi,
incamerano l’acqua che viene subito espulsa a mezzo di una pompa elettrica, mentre all’interno rimangono i rifiuti, anche di piccolissime dimensioni. Dopo circa due settimane i contenitori vengono svuotati e ricollocati in mare. La spazzatura raccolta viene smistata a terra in apposite aree. Ogni bidone, che è in grado di pompare circa 25.000 litri di acqua all’ora, si stima che possa eliminare circa 500 kg di plastica e microplastica l’anno senza provocare alcun danno alla flora e fauna marina. Non saranno certo la panacea di tutti i mali che provoca la presenza della plastica nelle nostre acque portuali, ma certamente questi bidoni, se utilizzati in gran numero, possono dare una mano cospicua a fare pulizia.
Inoltre la loro presenza e il loro semplice utilizzo può sensibilizzare l’opinione pubblica e convincerla che non ci vuole poi tanto ad eliminare la plastica. Solo tanta buona volontà, soprattutto per ridurla drasticamente nell’uso domestico. È doveroso citare i partner dell’iniziativa anzidetta: la Volvo Car Italia e la Whirlpool, per sottolineare quanto siano importanti gli investimenti privati per finanziare progetti ed iniziative atte ad eliminare, o quanto meno ridurre, l’inquinamento marino dovuto alla presenza della plastica. Le stesse aziende si sono impegnate ad utilizzare, in un prossimo futuro, per i loro prodotti, solo plastiche provenienti da materiali riciclati.
MAGLIE Via Trento e Trieste 10 Tel. 0836.311084
TORRE VADO Corso Venezia Tel. 0833.712078
OTRANTO Lungomare Terra D’Otranto 55 Tel. 0836.805313
PESCOLUSE Via Pitagora Tel. 0833.712078
GALLIPOLI Corso Roma Tel. 0833.261455
TORRE SAN GIOVANNI Corso Annibale Tel. 0833.931332
Centro Storico Tel. 0833.263391
C.da Fontanelle Tel. 340.3909671
BARI Piazza Mercantile 80/81/82 Tel. 080.5211142
SPECCHIA Castello Risolo Tel. 0833.535429
POLIGNANO A MARE P.zza Garibaldi 30 Tel. 080.2227477
ALBEROBELLO Via Monte San Michele 57 Tel. 080.8696029
LIDO MARINI Corso Europa 24 Tel. 0833.933414
CASTRO P.zza Dante Tel. 320.7167018
LECCE Via S.Trinchese 7 Tel. 0832.309535
S. MARIA DI LEUCA Via. T. Fuortes Tel. 0833.758048
CASARANO Via Carlo Magno 37 Tel. 0833.505340
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www.martinuccilaboratory.it
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PUGLIA
regione of the year Lo scorso ottobre, la Puglia è stata premiata come “Regione of the Year” a Cagliari durante la serata di Gala del Premio FOOD and TRAVEL ITALIA READER AWARDS che si è tenuta al Forte Village Resort.
ono stati i lettori di Food and Travel Italia, il magazine internazionale di enogastronomia editato in diversi Paesi nel mondo, a votare la Puglia come regione dell’anno. Non solo; il Salento è stato premiato come territorio dell’anno e Lecce come destinazione 2018. Per Lecce, il premio è stato ritirato dall’assessore Paolo Foresio.
“La Puglia turistica - questo il commento dell’assessore all’industria turistica e culturale, Loredana Capone che ha ritirato il premio alla Puglia - sta vivendo un momento magico, di crescita, di capacità di attrazione, di riconoscimenti e di risultati che non sono espressi solo dai numeri positivi dei flussi turistici. I Premi ricevuti a Cagliari ci fanno sentire una grande squadra, fra Pubblico e privati, e ci emozionano. Non è tanto la quantità di premi ricevuti dai nostri operatori, pure davvero rilevante, ma le motivazioni che hanno accompagnato la vittoria, soprattutto della Puglia. È una soddisfazione che per un attimo non ci fa pensare, “ma c’è ancora molto da fare”, come di fatto è, ma ci fa solo sentire una grande squadra con i tanti pugliesi, anche giovanissimi, che si stanno dando da fare per migliorare, che studiano, viaggiano, per capire come fare, e investono e ci rendono attrattivi, promuovendo tutta la stupefacente bellezza della nostra Regione”.
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Di seguito, gli operatori pugliesi della ristorazione e dell’ospitalità che hanno primeggiato nelle diverse categorie: • Martinucci di Acquarica del Capo per le pasticcerie • Bros di Lecce per i ristoranti emergenti • Gibò di Gagliano del Capo per le location • Vinilia Wine Resort di Manduria per i resort • Marco Mascellani, salentino di adozione, per l’enologia • Floriano Pellegrino, premio speciale come chef emergente • Infine, la Taverna del Porto di Tricase è risultata terza tra le osterie.
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IL RITORNO DELLA
Pinna Nobilis
di Roberto Pagliara a cozza penna torna sulle coste del basso Adriatico dopo un lungo periodo di assenza.
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La scoperta è avvenuta nella passata estate presso la laguna di Aquatina di Frigole, in provincia di Lecce, ad opera del gruppo diretto da Maurizio Pinna, ricercatore del Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’Università del Salento. La notizia ufficiale è stata riportata dalla rivista scientifica “Nature Conservation” con il lavoro First record of the protected specie Pinna Nobilis in the Aquatina Lagoon a firma di Marrocco, Sicuro, Zangaro e Maurizio Pinna. Tale lavoro mette in particolare risalto la scoperta che evidenzia, al momento, condizioni ambientali favorevoli alla presenza del mollusco.
La cozza penna, come comunemente conosciuta, classificata in tassonomia come Pinna Nobilis (Linnaeus, 1758), è di fatto il mollusco più grande presente nell’area del Mediterraneo, infatti esemplari adulti possono raggiungere il metro di lunghezza. È doveroso ricordare che tale specie è protetta dalla Direttiva europea 92/43/CEE e 2006/105/CE all.IV, pertanto ne è vietata la pesca, la detenzione e la vendita. Secondo il ricercatore, non vi sono dati certi sul motivo della scomparsa del mollusco sulle coste del basso Adriatico, ma si suppone che le variazioni climatiche, la pesca abusiva e probabilmente l’aggressione di un agente patogeno mortale per la Pinna Nobilis, abbiano decretato la scomparsa. Ora la ricomparsa indica, secondo Pinna, un habitat particolarmente favorevole alla riproduzione
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dando evidente consistenza alle caratteristiche del luogo di particolare interesse scientifico, per biodiversità e per collocazione geografica particolarmente favorevole allo scambio in mare; allo stesso tempo, però, anche protetto e quindi idoneo a considerarlo habitat rifugio per la specie. In sostanza la laguna di Aquatina denota ancora una volta la propria ricchezza ambientale e per questo motivo potrebbe essere avviato il progetto di ricerca atto al monitoraggio, alla ripopolazione ed allo studio della specie. Ripopolazione che permetterebbe la diffusione su altri siti per consentire lo studio ed il monitoraggio ambientale. Questo mollusco, infatti, date le caratteristiche biolologiche, è frequentemente impiegato per il monitoraggio dei sistemi marini costieri, ma anche come organismo di valutazione dell’impatto di parassiti.
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AQUATINA Lo stagno di Aquatina* è in concessione all’Universita del Salento. La sua estensione è di circa 45 ettari con una profondità media di metri 1,2 ed ha 3 foci a mare. Riceve apporti di acqua dolce attraverso il Canale Giammatteo ed una serie di canali di drenaggio e di polle risorgive affioranti lungo l’argine occidentale. Ha pertanto tutte le caratteristiche di un tipico ambiente salmastro lagunare. Lo sviluppo ecosostenibile di Aquatina ha determinato l’uso di tipologie di acquacoltura a basso impatto ambientale e l’utilizzo dell’area, partito nel 1995, ha avuto poi una drastica flessione nel 2005 sino alla sospensione degli interventi. In realtà le potenzialità legate alle peculiarità naturalistiche del bacino non sono state ampiamente sfruttate sebbene la gestione da parte dell’Università del Salento abbia permesso di mantenere inalterata un’area di particolare interesse ambientale. Per tale motivo è inserita nella Rete Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. *Rif. Proff. Faccia, Lumare
R.P.
A fter a period of absence, this variety of mussels has been observed along the coast of Adriatic sea. The Department of Science and Technology of University of Salento verified its presence in the lagoon of Aquatina in Frigole (close to Lecce). It seems this lagoon represents not only an ideal habit for its reproduction, but it has an inestimable value for scientific studies.
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SPORTA
AL MERCATO DELLE GOLOSITÀ CON...
La Sporta Yellow Scapece
Ristorante nel cuore antico di Gallipoli Martinucci? È, si dirà, la famosa catena di bar e gelateria fondata nel 1950 e che oggi, forte di 19 punti vendita, promuove la… dolcezza in Puglia grazie all’arte dei suoi maestri pasticceri. Sì, ma non solo. A Gallipoli, ha deciso di affacciasi nel mondo della ristorazione e lo ha fatto come ci si poteva aspettare da tanta esperienza: mettendo in primo luogo la qualità. E nel momento in cui la scelta cadeva sulla Città Bella, il luogo non poteva che essere obbligato: il centro storico. Ci si imbatte nel locale, elegante nel suo rigore, appena varcato il virtuale confine tra il ponte e la città vecchia. È situato all’angolo tra la Via Antonietta De Pace e la Riviera Diaz e non è superfluo specificarlo, perché il ristorante è ubicato al primo piano e il panorama - il Castello, la banchina con i pescatori al lavoro, il Seno del Canneto con le imbarcazioni da pesca e da diporto, il Santuario Mariano sullo sfondo può essere considerato il valore aggiunto offerto ai suoi ospiti. Aggiunto alla qualità e a quel pizzico di
sperimentazione che arricchisce i sapori della tradizione gastronomica salentina.
I nostri piatti
POLPO ARROSTO
TAGLIATELLE AL NERO DI SEPPIA
CRUDO DI GAMBERI E SCAMPI
Polpo arrosto con verdure croccanti di stagione
Tagliatelle al nero di seppia su crema di zafferano e scampi
accompagnato da oli aromatizzati e salsa di ibisco e peperoncino
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SPORTA
AL PRIMO POSTO... Cosa mettono al primo posto, nella specialissima classifica personale del gradimento, gli ospiti di “Yellow Scapece”? Difficile dirlo, perché la bellezza del panorama trova una concorrenza inattesa nella cucina “a vista”. Proprio così: è inusuale, ma i fornelli e le attrezzature e i tavoli da lavoro e quant’altro occorre allo chef e ai suoi aiutanti per realizzare trionfi di gusto, è sotto l’occhio dell’ospite, che può seguire ogni fase della preparazione del piatto che ha scelto; ma non passano inosservate nemmeno gentilezza e sorrisi del personale dello staff. Intanto, arrivano a tavola quelli che possono definirsi due “assaggi di benvenuto”: la scapece (pesce di piccola taglia infarinato e fritto e poi avvolto in pangrattato irrorato con aceto in cui è stato stemperato dello zafferano) e le pittule (pasta lievitata fritta in abbondante olio d’oliva). Il nome del ristorante, “Yellow Scapece”, é proprio un omaggio
reso a Gallipoli che è l’unico luogo in cui si prepara tale specialità gastronomica, mentre il “giallo” può avere una triplice valen-
za, atteso che rimanda allo zafferano, ma anche all’olio lampante di cui Gallipoli è stata capitale mondiale nei secoli scorsi ed inoltre la sua declinazione in inglese può ben essere simbolo di accoglienza senza frontiere. Gli assaggi già suggeriscono il duplice percorso che può seguire la scelta degli antipasti: di mare o di terra. Scelta non facile, tra le 7 o 8 squisitezze che possono in diverso modo deliziare il palato. Sul primo versante, si passa dalla seppia al forno alla julienne con lime, mentuccia e pepe rosa allo sgombro court-bouillon con crema di ravanelli ed erba cipollina; di terra, lo sforma tino di patate con pizzaiola, alias pitta, alla purea di fave bianche e cicorie con crostini. Per il crudo, comanda la stagione: può essere tartare di tonno o palamita o ricciola e carpaccio, in ogni caso una proposta in funzione della disponibilità di pesce fresco. E a proposito di pesce, è in bella in vetrina, naturalmente, accanto ai crostacei e ad un campionario di pasta fresca che alimenta indecisione. Perché la pasta, al pari del pane servito ai tavoli, è fatta in casa e in ambedue i casi le farine possono essere di grano saraceno o di farro o di grano arso (per molti, una scoperta). Nei calici? La carta delle acque propone grande varietà al pari della carta dei vini ricca di etichette che privilegiano la produzione enologica del Salento che hanno comune denominatore nel gusto armonico e gradevole. Quale è necessario per esaltare l’armonia tra cibo e vino.
TONNO IN CROSTA DI SESAMO
BACCALÀ IN TEMPURA
RANA PESCATRICE IN CROSTA
Tonno in crosta di sesamo con tre diverse tonalità di salsa
Baccalà in tempùra di curcuma su letto di fave verdi
di melanzane con crema di scamorza affumicata
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PESCI DIMENTICATI: La Salpa di Massimo Vaglio - Foto di Roberto Perrella a salpa (Boops salpa), è un pesce che, come i ben più pregiati e conosciuti saraghi, orate e dentici, appartiene alla famiglia degli Sparidi. Ha il corpo allungato, ovale, con dorso e ventre convessi, peduncolo caudale sottile, coda bilobata e livrea argentata, attraversata da una decina di strisce orizzontali giallo oro, lunghe quanto tutto il corpo. Possiede una dentatura molto robusta atta a brucare le alghe dagli scogli, è infatti un pesce prevalentemente erbivoro. La salpa può raggiungere una lunghezza massima di 45 centimetri ed un peso di circa 2 chili. Come diverse specie di pesci, ha la caratteristica di essere ermafrodita proterandrica, ovvero nasce maschio per poi diventare femmina durante la crescita. Viene ingiustamente annoverata fra i cosiddetti pesci poveri, definizione offensiva, che per questa, come per molte altre specie ittiche dovrebbe essere abolita o quantomeno, meglio specificata, in quanto ingiustificata e fuorviante per il consumatore. Infatti, di cosa sia povero un pesce come la salpa è tutto da verificare. Certamente, non lo è di principi nutritivi, ed anche valutandola gastronomicamente, si può considerare un pesce molto interessante; possiede infatti carni bianche, delicate, magre, sufficientemente sode e particolarmente fragranti che le conferiscono quindi una grande versatilità culinaria. Di povero, a questo punto rimane solo il prezzo, primaria causa di pregiudizio per coloro che si lasciano guidare dalle spesso strampalate logiche di mercato. In effetti, questi pesci, al pari
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delle congeneri boghe, hanno avuto sempre una quotazione di mercato piuttosto bassa, ma ciò non derivava dalla bassa qualità delle loro carni, bensì dalla facile deperibilità delle stesse, specialmente in epoche in cui non esistevano valide tecnologie per la refrigerazione, problema che oggi appare ampiamente superato. Date le sue abitudini erbivore, nel Salento popola copiosamente le ampie scarpate rocciose colonizzate da profumatissime alghe, regno incontrastato dei ricci e di altri Echinodermi fitofagi e, data la condivisione degli habitat e le comuni abitudini erbivore, questi pesci appena pescati posseggono proprio un caratteristico, intenso buon profumo iodato, molto simile a quello emanato dai ricci appena pescati. Se consumata freschissima, può risultare davvero squisita, anche se, seppure molto raramente, le sue carni possono avere un sapore poco gradevole. Questo fenomeno, che si manifesta nel periodo primaverile, è rarissimo in piena estate ed è quindi probabilmente dovuto alla proliferazione stagionale di qualche particolare specie
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di alga di cui questi pesci si pascono. Comunque, la sporadicità del fenomeno ed il prezzo abbastanza modesto al quale vengono vendute, invogliano a correre il rischio. Secondo la tradizione salentina il mese migliore per ammannirle è agosto e a ricordarlo vi è questo antico adagio popolare: La sarpa, d’ogne tiempu se pappa, però d’ acustu, cce gustu, cce gustu! È sicuramente il versante ionico del Salento, la zona dove le salpe sono maggiormente apprezzate, in quanto a detta degli esperti più sapide e profumate. Sempre qui, in base alla grandezza sono classificate con diverse denominazioni: fitalòra, muscateddhra o ‘mbirdalora le piccole, cuzziòla o muscata le medie e infine sarpa. Sempre in questa subregione, vengono fatte oggetto di alcuni singolari sistemi di pesca amatoriale tra i quali quello con la canna fissa praticato in special modo di notte, dalle coste rocciose, utilizzando per esca la “malota” (Idothea ectica). Questo è un piccolo crostaceo appartenente all’affollatissimo Ordine degli Isopodi che vive in stretta aderenza con le alghe e le
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piante marine alla deriva, in particolare fra i residui di posidonia in decomposizione nei quali si mimetizza perfettamente. Con questo sistema, vengono catturate soprattutto esemplari di media e grossa taglia. Anche le salpe di taglia piccola e medio piccola, vengono fatte oggetto di pesca, insidiate dagli ultimi nostalgici pescatori a piedi con il cosiddetto “rusacchiu”, termine derivante dalla deformazione lessicale dell’italiano rezzaglio. Si tratta, di un’antica forma di pesca praticata appunto con il rezzaglio, una sorta di rete da lancio, che in origine veniva praticata dai cosiddetti “pitanti di mare”, poverissimi pescatori a piedi, che passavano la vita sulle allora desolate scogliere, e che spinti dal bisogno (la funzione sviluppa l’organo), sviluppavano una vista a dir poco aquilina, tanto che anche con il mare agitato e con il sole di fronte, riuscivano a scorgere qualunque presenza di vita marina esistente sotto il pelo dell’acqua, compresi i branchi di piccole salpe pascolanti sulle battigie rocciose e a scegliere il momento più proficuo per catturarle con dei lanci sorprendentemente precisi e fulminei. Ormai definitivamente archiviata da qualche decennio la pesca di frodo con le bombe, sistema con cui venivano effettuate delle vere e proprie stragi, i sistemi di pesca professionale con cui vengono insidiate sono le reti da posta e le reti a circuizione, con o senza l’ausilio di fonti luminose.Anche le piccole salpe sono ricercate per la bontà delle loro carni, infatti, sempre se freschissime, risultano ottime in frittura e donano fragranza alle zuppette di pesci misti.
B oops Boops is a species of seabream native to the eastern Atlantic – that includes pinfish, sea bream, snapper. Unlike these fishes, boops boops has a lower value due to its perishable nature. It is rich in nutrients, and its white, low-fat and fragrant tissue make it a versatile ingredient. According to Salento tradition, the ideal month to cook it is August.
Qualche Ricetta Carpaccio di salpa Ingredienti: Una salpa di grosse dimensioni, 50 g di sale, 20 g di zucchero, un cucchiaino di pepe bianco macinato. Per la salsa: 3-4 filetti d’acciuga, un cucchiaio di capperi sott’aceto, un cucchiaio di prezzemolo tritato, uno spicchio d’aglio, il succo di un limone, olio di frantoio, sale e pepe nero macinato. Eviscerate e sfilettate le salpe ricavate due baffe lasciando la pelle. Mescolate il sale con il pepe bianco e lo zucchero e cospargete le baffe sistemate in una terrina. Lasciate marinare in frigo e dopo 5-6 ore risciacquateli sotto acqua corrente, asciugateli e affettateli a fette sottilissime come si fa per il carpaccio. Adagiate le fettine in un vassoio e cospargeteli con la salsa ricava frullando insieme tutti gli ingredienti e servitele come antipasto.
Salpe alla marinara Farcite la salpa con aglio prezzemolo e fettina di limone, mettetela in un tegame largo, preferibilmente con olio e aglio e fatela colorire da ambo i lati, aggiungete un bicchiere metà vino metà aceto, entrambi bianchi. Salate e fate cuocere fino alla quasi completa riduzione dei liquidi, servitela irrorandola con il fondo di cottura residuo .
Salpa al limone Ingredienti: 2 salpe, 2 spicchi di aglio, 1 cucchiaino di pepe, sale grosso, un limone, olio di frantoio. Eviscerate le salpe, lavatele ed asciugatele. Pulite l’aglio, mettetelo in un frullatore, assieme al pepe ed a un po’ di sale grosso. Frullate il tutto . Versate un filo d’olio in un tegame, mettete un po’ del frullato di spezie nel ventre delle salpe, e versate nel tegame il rimanente, aggiungete il succo di mezzo limone. Fate scaldare il tutto, mettete il pesce nel tegame, e fatelo cuocere 4-5 minuti per lato. Servite il pesce con il suo sugo stemperato con alcune gocce di limone.
Salpe a “sarsa” Sviscerate, infarinate e friggete in un buon olio da frittura le salpe di piccola taglia, salatele e sistematele a strati in una terrina intervallando qualche rametto di menta e qualche spicchio d’aglio affettato. Coprite il tutto con ottimo aceto bianco di vino e lasciate riposare in ambiente fresco per una settimana prima di consumarle. M.V.
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DONNA OLERIA: il nome della passione
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a particolarità del nostro olio è quella di non avere nessun segreto, perché in natura non esistono segreti particolari”. Francesco Barba racconta con un filo d’emozione la storia di una passione diventata realtà aziendale, anche grazie al supporto e alla collaborazione di sua moglie, Grazia. Donna Oleria – è questo il nome dell’azienda agricola e dell’olio extravergine d’oliva di altissima qualità che all’interno viene prodotto - nasce a Monteroni di Lecce, a nord del capoluogo salentino, e si colloca nell’antica tenuta che proprio lì si estendeva anticamente, per decine di ettari. “Un territorio da sempre vocato all’olivicoltura”, così come ricorda Grazia Barba. Un’azienda in conversione biologica, che ha da sempre l’obiettivo di portare sulle tavole dei clienti un prodotto di qualità, ma soprattutto “che rispecchia il territorio, perché siamo consapevoli che l’altissima qualità nasce prima di tutto sugli alberi”. Francesco e Grazia, qualche anno addietro, hanno pensato bene di ripercorrere la strada intrapresa dalle rispettive famiglie, consapevoli che il lavoro all’interno di un uliveto dura “365 giorni l’anno” ed hanno accettato questa sfida. Donna Oleria si serve delle più moderne tecniche di raccolta, dell’estrazione a freddo per preservare al massimo le proprietà organolettiche del prodotto: “L’olio è un elemento della natura molto delicato – spiega infatti Francesco – e va tenuto secondo quelli che sono i moderni criteri di conservazione”. E il profumo di oliva appena raccolta sulle tavole dei clienti arriva, eccome.
Lo ha evidenziato per ben due volte a suo tempo il concorso internazionale “Les huiles du monde”, consegnando al Dop Terra d’Otranto Donna Oleria la medaglia d’oro per gli oli migliori del pianeta. Qualche mese fa, lo stesso olio extravergine ha conseguito la medaglia d’argento del Japan Olive Oil Prize, riconoscendo la sua qualità fra gli oli provenienti da Australia, Cina, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Giappone, Portogallo, Spagna, Tunisia, Turchia e Usa. “La competizione JOOP ci è sembrata un’occasione unica per far conoscere il nostro olio extravergine attraverso una piattaforma internazionale legata ai valori di serietà, qualità e professionalità”, ricordano i coniugi Barba. Non solo olio, però.Donna Oleria produce anche pasta di Grano Duro Senatore Cappelli, varietà di grano selezionata nel 1915 a Foggia e che rende omaggio al Senatore del Regno d’Italia, autore della prima riforma agraria e diffusore di questa varietà. In azienda, inoltre, si coltivano due diverse
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varietà di pomodoro: il fiaschetto e il ciliegino. La raccolta manuale è il punto di forza di un prodotto che risulta dolce, saporito e mai acido. Compagni di vita, i coniugi Barba portano avanti quotidianamente la loro attività, inseguendo il loro sogno rurale nel nome di una terra – il Salento – da valorizzare assieme alle sue peculiarità.
“ D onna Oleria” olive oil has no secret… this is the key of its success that stands in old and ancient production but modern machinery. Any step – such as “cold extraction” or technique of storage – is fundamental to preserve the quality and organoleptic properties of an olive oil that gained international awards. Actually, there is a secret behind this success: who makes huge efforts to work in a honest, reliable, professional way, declaring anything, is always rewarded. Is it a real secret?
Nautica&Mare Lucio Causo | 12 febbraio 1944: IL NAUFRAGIO DELLA NAVE ORIA NEL MARE EGEO.......................................... 54 | IL NUMISMATICO | Uno scudo per Genova................................................................................................................................................................... 55 Salvatore Negro | CIAK | KURSK 141 56.................................................................................................................................................................................... 56 | IL FILATELICO | Il Corpo delle capitanerie di porto-guardia costiera.............................................................................................. 57 Edoardo Dotto | IL TAGLIACARTE | Annamaria Robotti: dimore a Leuca nel paesaggio di due mari............ 58 Enrico Tricarico | MUSICHE DAL MARE | AL DI LÀ DELL’OCEANO... il Brasile.................................................................. 60 Massimo Galiotta | IL CAVALLETTO | Francesca Sirianni, le origini dell’Arte............................................................................ 62 Alessandro Magni | A Gallipoli, dall’11 al 14 ottobre 2018 Campionato Italiano di Vela Latina................................ 63
LUCIO CAUSO Scrittore e socio ordinario della Società di storia patria per la Puglia
SALVATORE NEGRO Regista, autore di soggetti e sceneggiature
EDOARDO DOTTO Architetto, ricercatore, professore ordinario di disegno dell’Università degli studi di Catania
ENRICO TRICARICO Pianista, compositore e direttore d’orchestra
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massimo galiotta Docente di enogastronomia, blogger, cultore d’arte moderna
ALESSANDRO MAGNI Avvocato con la passione per la fotografia e gli sport nautici, collabora con testate giornalistiche e riviste di settore
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12 febbraio 1944: IL NAUFRAGIO DELLA NAVE ORIA NEL MARE EGEO ph: Sito Regione Toscana
di Lucio Causo
a nave Oria era un piroscafo norvegese costruito nel 1920 nei cantieri di Sunderland, naufragato nella seconda guerra mondiale nel mare Egeo provocando la morte di oltre 4000 prigionieri italiani. Il naufragio di questa nave, avvenuto il 12 febbraio 1944, è considerato uno dei peggiori disastri navali della storia dell’umanità, il peggiore del Mediterraneo. Ne parliamo anche perché tra le vittime vi erano 121 salentini. L’Oria era un piroscafo da carico di proprietà di una compagnia di navigazione di Oslo. All’inizio della seconda guerra mondiale fece parte di alcuni convogli inviati in Nord Africa ed arrivato a Casablanca, poco dopo l’occupazione tedesca della Norvegia, fu internato nel giugno del 1940. Un anno dopo la nave fu requisita dalla Francia di Vichy, ribattezzata Saint Julienne e data in gestione ad una società di Rouen per poi passare nel Mediterraneo.
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Nel 1942 il piroscafo fu restituito al proprietario che lo ribattezzò Oria ma, dopo qualche tempo, fu affidato ad una compagnia di navigazione tedesca di Amburgo. Nell’autunno del 1943, dopo la resa delle truppe italiane in Grecia, i tedeschi decisero di trasferire circa 17.000 prigionieri italiani via mare in Germania, per farli lavorare nelle loro fabbriche.
Per questi trasporti utilizzavano vecchie carrette di mare, che venivano stipate di prigionieri oltre ogni limite di sicurezza. Un vecchio video, recuperato in archivi locali, mostra l’imbarco di centinaia di internati italiani sull’isola di Leros. Venivano trasferiti a Rodi e di lì imbarcati sull’Oria. L’11 febbraio 1944 l’Oria salpò dall’isola di
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Rodi diretta al Pireo, aveva a bordo 4046 prigionieri italiani (43 ufficiali, 118 sottufficiali, 3885 soldati), 90 militari tedeschi e l’equipaggio norvegese. Nella notte fu colta da una tremenda tempesta ed affondò essendo andata a sbattere contro uno scoglio al largo delle coste della Grecia, presso Capo Sounion, a 25 miglia da Atene. Alcuni rimorchiatori, accorsi il giorno seguente, riuscirono a salvare soltanto 37 italiani, 6 tedeschi, un greco e 5 uomini dell’equipaggio. Tutti gli altri persero la vita in mare. Cinquantaquattro soldati bergamaschi, dati per dispersi alla fine della seconda guerra mondiale, morirono in quel tragico naufragio: erano stati catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943. Per anni le acque dell’Egeo hanno custodito il relitto del piroscafo Oria e gran parte dei resti mortali degli oltre 4000 soldati italiani. Bisogna precisare che non si trattò di un episodio isolato nel mare Egeo.
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mare, fu sommersa e posata una lapide in italiano e in greco. Alcuni parenti dei soldati italiani deceduti nel naufragio, dopo lunghe e difficili ricerche, riuscirono a rintracciare la lista degli imbarcati sul piroscafo naufragato. Questa lista, misteriosamente scomparsa e ritenuta inesistente, in realtà si trovava nei polverosi archivi della Marina Militare Italiana. Ma fu la signora Barbara Antonini, il cui nonno era scomparso nel naufragio, a rintracciarla presso la Croce Rossa Italiana. L’Amministrazione Comunale di San Donato di Lecce, l’11 febbraio
2015, in occasione del 71° Anniversario del tragico evento, in cui - come si ricordava in apertura – persero la vita anche 121 salentini, volle organizzare presso l’Aula Consiliare del Comune, una Cerimonia di Commemorazione con approfondimenti storici e testimonianze di alcuni parenti delle vittime. Tre erano di San Donato di Lecce: Salvatore dell’Anna, Antonio Rizzo e Giovanni Ingrosso. Fra le 121 vittime salentine imbarcate sulla nave Oria, vi era anche un giovane militare nativo del Comune di Tuglie (Lecce): Giovanni Imperiale, classe 1920.
La visita del Presidente Mattarella al Monumento in Grecia (6 settembre 2017)
IL NUMISMATICO
UNO SCUDO PER GENOVA a bella immagine di una galera, caratterizza il retro dello Scudo ligure definito appunto “Scudo della Galera”, unica moneta ligure a soggetto marinaro. La nave sovrasta altri legni sullo sfondo, atteso che rappresenta la nave ammiraglia dei Doria, con bandiera spagnola sull’albero maggiore, alla battaglia di Lepanto. Si tratta del primo scudo battuto dalla Zecca di Loano, aperta nel 1600 a seguito della concessione rilasciata da Carlo V ad Andrea Doria. Presenta sul recto l’effige del Principe Gian Andrea Doria con corazza e mantello e, nella corona circolare definita da due cerchi perlinati, la scritta IO . AND . AVR . COMES . LODANI . 1600.
Sul retro, l’analoga corona reca la scritta + DEI . ET . REGIS . MUNERE. La moneta, in argento, ha un diametro di mm 47 ed un peso di circa 38 grammi.
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ph: Blog piroscafooria
Vi furono altri casi di navi cariche di militari italiani affondate dagli alleati o per cause naturali, come il Donizetti, i cui caduti furono 1584, il Petrella, con 2646 morti e la nave Sinfra, in cui morirono oltre 1850 italiani. Nel 1955 il relitto della nave fu smembrato dai palombari greci con l’intento di recuperare tutto il possibile, soprattutto il ferro. Da quel momento il mare cominciò a restituire i resti di circa 250 naufraghi. Spinti sulla costa dalla corrente, furono raccolti e poi sepolti in fosse comuni. Successivamente furono traslati verso piccoli cimiteri dei paesi della costa pugliese e poi nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari. Nel 2014, lungo la costa che si affaccia sul luogo dell’affondamento dell’Oria fu inaugurato un monumento in memoria di quei caduti. È costituito da una stele di marmo chiaro, affiancata da altre due su cui, in italiano e in greco, è ricordato il tragico evento, opera dello scultore greco Thimios Panourgias, morto nel 2015. Nello stesso periodo, il subacqueo di Atene Aristotelis Zervoudis, raccontò di un relitto ritrovato al largo dell’isola di Patroclos e riportò a galla una gavetta militare di alluminio dando inizio ad una serie di ricerche nella zona dell’affondamento. Sempre nel 2014, fra i rottami del relitto sul fondo del
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Festa del cinema di Roma: proiettato il film sulla tragedia del sottomarino russo nelle acque di Barents
KURSK 141 di Salvatore Negro i sono tragedie del mare che non hanno mai avuto visibilità nonostante il percorso giudiziario avesse fatto luce su un incidente durante una crociera, una battuta di pesca per lavoro o per diletto, per un’esercitazione militare. Tale ultimo, per esempio, è il caso dell’affondamento nel mare di Barents nell’agosto del 2000 del sottomarino russo a propulsione nucleare Kursk 141, di cui l’equipaggio perse ogni controllo a causa di una serie di esplosioni avvenute a bordo.
La tragedia del Kursk 141 non fu gestita al meglio dalle autorità russe: nelle ore successive all’accaduto, il governo rifiutò l’aiuto da parte della Marina militare inglese, che accettò solo tre giorni dopo l’incidente, per il tentativo disperato quanto inutile di recuperare probabili superstiti. La vicenda non ebbe nemmeno un percorso giudiziario limpido. Ora, il romanzo “A Time to Die” scritto da Robert Moore, che ne narra la storia, arriva in sala in un adattamento cinematografico di Robert Rodat. Diretto da Thomas Vinterberg, il film ha tra gli interpreti Matthias Schoenaerts e Colin Firsth, a dare nuovamente visibilità ad una notizia di cronaca che per alcune settimane di quell’anno fece il giro del mondo. Impressionano ancora le immagini di quella conferenza stampa in cui le più alte cariche militari russe raccontavano ai giornalisti e ai familiari delle vittime la vera natura dell’incidente tenuta nascosta dalla notizia di un fantomatico missile che avrebbe abbattuto il sottomarino in quella operazione di addestramento.
screenshot dal film
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Impressionò, durante quella conferenza, la disperata protesta della moglie di una vittima in faccia ai militari, scena contenuta nel film in una drammatica ricostruzione. Le immagini originali facevano vedere la reazione scomposta e disperata di una donna che si scagliava contro i militari con rabbia e, subito dietro, un’altra donna, un’agente di sicurezza che la raggiungeva brandendo qualcosa nelle mani; si parlò allora di una sedazione immediata attraverso una siringa contenente il sedativo che l’agente aveva pronta nelle mani, un sistema di controllo messo in atto perché le autorità si aspettavano simili reazioni. Ciò fa intendere quale clima si respirava intorno a quella ennesima sciagura del mare. Kursk 141 è un film costato alla produzione quaranta milioni di dollari e dalle grandi aspettative, presentato a settembre del 2018 al Toronto In-
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ternational Film Festival in ottobre a Roma, in uscita nelle sale italiane a novembre. La pellicola ripercorre gli avvenimenti successivi alle numerose esplosioni avvenute a bordo, quando dai radar russi si apprese che l’equipaggio non rimase subito vittima nel suo completo, ma 23 dei 118 componenti riuscirono a mettersi in salvo isolandosi nel compartimento 9 e sfruttando così le ultime risorse d’ossigeno a disposizione. I 23 uomini riuscirono a comunicare con l’esterno e a fare sapere ai colleghi sulla terra ferma e ai familiari che in quel sottomarino c’era ancora vita. Fu tutto inutile: i ritardi burocratici relativi ad un’assurda ragion di stato difesa dal governo russo, resero inefficaci i quattro tentativi di salvataggio a quella piccola porzione di equipaggio ancora in vita messi in atto dalla marina inglese e norvegese il 19 agosto, ben 7 giorni dopo l’incidente.
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semplice il riconoscimento, grazie ad un documento scritto da un marinaio e ritrovato all’interno della cabina in cui vi erano segnati i nomi dei presenti in quell’ultimo tentativo di salvarsi. A dare voce a quella tragica situazione fu Dimitry Kolesnikov che nonostante il buio e la disperazione scrisse un messaggio in cui comunicava i nomi dei rifugiati in quel compartimento,
sperando un giorno di essere letto da qualcuno: “Qui è troppo buio per scrivere, ma ci proverò a tentoni. A quanto pare non ci sono possibilità di salvarsi. Speriamo che almeno qualcuno leggerà queste parole. Saluto tutti non dovete disperarvi ” queste le parole di Kolesnikov. Che siano le parole di tutti coloro che in mare muoiono e ai quali manca, in quel tragico momento, la possibilità di vergare un saluto.
ph: Piotr Mahhonin da Wikimedia Commons
Un minisommergibile agganciò il Kursk, ma a causa dei ritardi e delle avverse condizioni meteorologiche, nessuno dei superstiti riuscì a mettersi in salvo. Le operazioni di recupero dei corpi delle vittime furono lunghe e complesse e solo nel 2002 furono recuperati i resti di 115 corpi; tre furono i dispersi. Solo i per i 23 rifugiati nel compartimento 9 fu relativamente
Modellino del Kursk al Museo Marittimo di Tallinn
IL FILATELICO
Il Corpo delle capitanerie di porto-guardia costiera dedicato al Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, nel 150° anniversario dall’istituzione, il francobollo emesso nel luglio 2015 per la serie tematica “il Senso civico”. Raffigura deu motovedette, una moderna ed una d’epoca, delimitate in alto da una fascia con il logo adottato dal Corpo per ricordare l’anniversario. Il francobollo è completato, in alto dalle date “1865-2015” e in basso dal valore “€ 0,80”, ambedue riportate nello spazio monocromatico della motovedetta d’epoca, e dalla scritta “ITALIA” in basso a sinistra. Una fascia bleu in basso, più alta di quella che delimita il francobollo nella parte superiore, reca il riferimento all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che lo ha stampato il rotocalcografia su carta bianca autoadesiva, l’anno 2015 e il nome del bozzettista Fabio Abbati. Il francobollo, di cm 4 x 3, è dentellato con fustellatura.
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il tagliacarte
ANNAMARIA ROBOTTI: dimore a Leuca nel paesaggio di due mari di Edoardo Dotto* imore a Leuca nel paesaggio di due mari, agile ed elegante volume di Annamaria Robotti per le edizioni Grifo, offre una compiuta esplorazione del territorio di Santa Maria di Leuca proponendo diverse letture scaturite dall’uso di punti di vista apparentemente distanti e differenti che trovano pero una compiuta sintesi proprio nel loro sovrapporsi, componendosi vicendevolmente, riuscendo a costruire una visione multidisciplinare del territorio di Leuca capace di guidarci dalla scoperta di aspetti generali sino all’approfondimento di questioni puntuali e singoli casi di studio. La complessità dell’indagine è legata alla straordinarietà del territorio, caratterizzato da una non comune bellezza naturalistica e dalla sua speciale collocazione geografica nel punto di confine tra il mar Ionio e l’Adriatico. Come emerge dalla densa ed approfondita presentazione al volume di Mario Coletta, ordinario di Urbanistica presso Federico II di Napoli, il Salento, idealmente posto a presidio dell’Adriatico, è protagonista di una storia intensa e generosa che ha lasciato tracce profonde e segni precisi nella struttura organizzativa del territorio, la cui l’orografia ha fatto <da tramite tra rigore geometrico e tipologia aggregativa>, mostrando ancora una volta come, tra vicende storiche, geografia e cultura materiale, esista una dialettica profonda che influenza la forma ed il valore culturale dei luoghi.
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Il volume si apre con una riflessione sulla cartografia storica del territorio a partire dal Cinquecento, offrendo una lettura approfondita della Descriptione di Giacomo Gastaldi del 1567, per giungere sino agli inizi del XIX secolo con l’esame dell’opera di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. In queste pagine lo studio del territorio nella cultura storica visuale e cartografica viene inserito nel più complessivo ambito storico geografico che include, oltre alla vicina Gallipoli, anche remi relativi alla coeva cartografia veneziana. Nel capitolo seguente l’autrice si dedica alla periegesi della Puglia salentina e leuchese, in special modo a partire dal XIX secolo, richiamando, tra gli altri, gli scritti e le illustrazioni dell’architetto Victor Baltard, pubblicate nel 1844, attraverso le quali si intreccia un confronto serrato tra le rappresentazioni storiche e la realtà attuale. Alla descrizione puntuale di importanti monumenti edificati fa da contraltare la descrizione del maestoso impianto territoriale di straordinaria bellezza, privilegiando i punti di vista e le letture di grandi autori del passa-
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to, tra cui il critico tedesco Paul Schubring e Cesare Brandi. Di seguito Annamaria Robotti passa ad analizzare le sontuose ville costruite a Santa Maria di Leuca a partire dalla metà dell’Ottocento sino agli anni Trenta del secolo scorso, a seguito di una lungimirante pianificazione proposta da Giacomo Arditi, marchese di Castelvetere, che, rendendo possibile l’edificazione – tra le altre – della villa Fuortes, della villa Episcopo, della villa Daniele, della villa
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Sticchi, ha dato impulso allo sviluppo urbano che ne caratterizza in modo preciso l’identità. Una parte significativa del lavoro è dedicata allo studio dei simboli araldici delle famiglie che hanno contribuito con le loro dimore alla definizione dell’ambiente urbano. Qui si mostra come l’araldica possa assumere il valore di una “forma di rappresentazione”, di un solido codice per immagini con un sua propria sintassi, il cui esame contribuisce a dipanare una storia collettiva e a spiegare le fitte relazione tra le famiglie che hanno influenzato direttamente la forma della città. Grande attenzione è dedicata alla descrizione della villa La Meridiana che, attraverso l’attività alberghiera che ospita, è protagonista di attività culturali, promozionali e divulgative. Uno dei capitoli conclusivi prende i considerazione il lavoro di documentazione svolto attraverso il rilievo, l’analisi grafica e la ricostruzione virtuale dell’architettura che consente di affiancare alle riflessioni compiute CaroliHotels_ADV-A4-stampa.pdf
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la consapevolezza mensurale e tecnica della costruzione, approfondendo le caratteristiche formali e costruttive dei sistemi voltati tipici del luogo. Il penultimo capitolo è dedicato alla riflessione sugli aspetti formali, stilistici e decorativi delle ville e alle influenze che ne hanno alimentato il disegno, mentre un’ultima riflessione è riservata alla tradizione locale della pesca di cui si colgono i valori materiali, poetici e culturali.
Il volume ospita un utile contributo del paesaggista Francesco Tarantino che affronta con competenza specifica il tema dei colori e le forme del verde di progetto, specie dei giardini che circondano le residenze padronali. Un aspetto per nulla trascurabile del volume di Annamaria Robotti riguarda l’uso delle immagini che spaziano dalle riproduzioni cartogra-
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fiche e di opere di pittura, di fotografie storiche e dello stato attuale dei luoghi, sino ai disegni di rilievo architettonico e rielaborazioni tridimensionali, come spaccati assonometrici o assonometrie iposcopiche. A queste immagini si aggiungono due acquarelli tracciati dall’autrice delle vedute di villa Episcopo e di villa Daniele. Tra i meriti del lavoro di Annamaria Robotti spicca la generosità con cui sono stati affrontati i più vari argomenti che riescono a sfaccettare una descrizione chiara e compiuta del territorio. Lo studio troverà sicuramente una solida collocazione nel più ampio repertorio delle ricerche sulle forme assunte in ambito locale dall’art nouveau che – è bene ricordarlo – fu un fenomeno complesso la cui cifra finisce per sottrarsi ad ogni descrizione generale per caratterizzarsi invece più compiutamente in una moltitudine di manifestazioni locali la cui indagine può riservare la scoperta di precise connotazioni stilistiche di grande interesse. Sicuramente però il merito principale di questa pubblicazione è quello di collocarsi a cavallo tra l’aspetto più scientifico – legato alla ricerca disciplinale – e quello divulgativo, capace di interessare un pubblico di non professionisti e di guidarlo alla scoperta di luoghi , suggestioni e architetture che – come ricordano le parole di Ruskin riportate in epigrafe dall’autrice – con la loro sola presenza riescono a “contribuire alla sanità, alla forza, al godimento dello spirito”. *Architetto, docente Università degli studi di Catania
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MUSICHE DAL MARE
AL DI LÀ DELL’OCEANO...
il Brasile di Enrico Tricarico
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hiunque abbia viaggiato in Brasile ha avuto la percezione che ogni istante è un momento di danza e canto perché la musica fa parte integrante della vita dei Brasiliani. Questo paese è conosciuto per la sua grande varietà di musica, dai ritmi diversi, e la geografia dei generi musicali brasiliani è immensa. La musica brasiliana deve la sua particolarità ad una fusione fra influenze africane ed europee in quanto il Brasile è stato luogo di immigrazione spontanea ma anche forzata, come nel caso della tratta delle popolazioni di colore dall’Africa, e ogni etnia vi ha quindi portato qualcosa di molto tipico che è confluito nella musica come nella danza e in generale in ogni forma di arte. La musica che riecheggia immediatamente pensando al Brasile è di sicuro la samba, colonna sonora di tutte le sfilate di carnevale. La samba è originaria dello stato di Bahia, un mix di tradizioni africane che prendono vita anche dalle espressioni religiose del candomblé, al punto che ancora oggi in molti testi di samba si trovano riferimenti alle sue divinità. Il successo e il riconoscimento arrivano agli inizi del ventesimo secolo quando la samba si diffonde nella zona di Rio de Janeiro e sorgono le prime scuole che iniziano a praticarla come musica e come danza.
Dall’incrocio tra la samba cançao, caratterizzata da melodie dolci e tranquille, e il cool jazz prende forma la bossa nova verso la fine dell’800, raccogliendo in sé espressioni statunitensi e tradizioni europee, soprattutto francesi. Si tratta quindi di una miscela di nuove atmosfere che mantengono però forti legami con le vecchie sonorità della samba, rivisitate in chiave più minimalista e composta, con un ritmo allo stesso tempo lento, sensuale e incalzante. Gli esponenti principali di questo genere sono Antônio Carlos Jobim, Vinicius de Moraes e João Gilberto che, con il suo rivoluzionario modo di pizzicare le corde della chitarra, definito batida, ha saputo proporre uno stile ritmico e armonico davvero inconfondibile e imitato in tutto il mondo.
Poi tradizionali musiche brasiliane sono il chôro, il forrò, il frevo e il catimbò. Il choro è una forma più strumentale suonata da un quartetto composto da chitarra, flauto, cavaquinho, strumento simile alla chitarra, e pandeiro, tipica percussione con sonagli utilizzata anche nella samba.
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Il forrò invece è un genere musicale che si traduce invece in un ballo sensuale, diffuso specialmente nelle zone del nord-est. Ricorda vagamente la samba e il merengue ed è spesso suonato da orchestrine dal tipico sound folkloristico. Il frevo poi caratterizza le giornate trascorse a Recife e in generale nello stato del Pernambuco. Sempre presente durante il carnevale, questa sorta di marcetta era ballata dai danzatori di capoeira che aprivano in questo modo le parate per far spostare il pubblico e permettere così il passaggio dei carri. Interessante anche il catimbò che è una forma espressiva tipicamente legata a rituali religiosi e praticata dagli indigeni, una danza magica che invoca guarigione, benefici materiali e richiamo di entità spirituali. Oggi numerosi artisti di fama mondiale si raggruppano nella categoria Musica Popular Brasileira (MPB), ovvero la musica brasiliana popolare, il miscuglio di stili musicali del Brasile. Sul versante classico invece è da vedere in Heitor Villa-Lobos il maggior compositore brasiliano che conta una vastissima produzione fatta di circa 1300 pezzi, tra sinfonie, musica da camera, balletti, opere teatrali, ecc. Ha operato nella prima metà del ‘900 e seppe fondere stilemi della musica colta europea con elementi della tradizione etnica nazionale: meravigliosi esempi sono le sue 9 Bachianas brasileiras.
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(La ragazza di Ipanema, The girl from Ipanema nella versione in inglese) Canzone di Vinícius de Moraes e Antônio Carlos Jobim, probabilmente la bossa nova più conosciuta al mondo.
Guarda che cosa stupenda colma di grazia è lei, la ragazza che viene e che passa in un dolce dondolarsi verso il mare Bambina dal corpo dorato dal sole di Ipanema il suo dondolarsi è più che poesia è la cosa più bella che ho mai visto passare Ah, perché sono così solo ah, perché tutto è così triste ah, la bellezza che esiste la bellezza che non è solo mia anche lei passa da sola Ah, se lei sapesse che quando passa il mondo sorridendo si colma di grazia e diventa più bello perché c’è l’amore
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ph: Mariordo Mario Roberto Duran Ortiz - Wikimedia Commons
GAROTA DE IPANEMA
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IL CAVALLETTO
FRANCESCA SIRIANNI, le origini dell’Arte di Massimo Galiotta
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il 7 agosto, ore 19.00, il sole volge al tramonto e illumina di luce intensa il prospetto della chiesa di San Domenico al Rosario, affacciata sul mare, nel centro storico di Gallipoli. Nell’omonimo chiostro è ospitato l’allestimento permanente di Marea – museo e centro di cultura del mare – una mostra multisensoriale dove il mare si assapora con tutti i sensi. Ad accogliermi Renato Pacella, uomo di profonda cultura e dai modi assai cordiali, presidente di Emys Ambiente.
Sono venuto a visitare la mostra dell’artista Francesca Sirianni (Soveria Mannelli, CZ, 1979) è allestita in una sala che ha i colori di un viaggio nel tempo, tra la Grecia Classica e l’odierna, ancora viva, “Magna Grecia”. Guardo le opere dell’artista calabrese, dipinti e sculture che annullano lo spazio-tempo, si ispirano al nostro passato, ne sento il rumore, si percepisce, non sono silenti, parlano a chi ha orecchie per udirne il suono. C’è astrazione, anche nella rappresentazione di un paesaggio marino. L’arte trova sempre ispirazione nell’arte, e la Sirianni, con i suoi diorami pittorici e sculture in bronzo, risolve il dubbio atavico della poetica ripartendo dalle proprie radici, dall’antichità classica e dalla mitologia greca già ispiratori dell’ampia narrazione “manierista” cinquecentesca. Rembrandt van Rijn diceva che: «la pittura non si annusa», era indispensabile per il pittore olandese, e non solo per lui, che la distanza precostituita, fra l’opera e l’osservatore, fosse mantenuta tale, affinché l’occhio
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delineasse al meglio la plasticità del soggetto. Oggi, per la Sirianni, non è più così, ha ridotto lo spazio vitale dell’opera. Per lei l’arte si può guardare da vicino, addirittura toccare, ma soprattutto la sua arte parla e parlerà ai popoli, senza distinzioni. Il suo è un grande progetto, rivolto a tutti, anche a chi la vista non la possiede più o forse, mistero e meraviglia della vita, non l’ha mai avuta … perché la naturale vocazione dell’arte è quella di semplificare il linguaggio e renderlo comprensibile, a tutti, abbattendo le barriere linguistiche che la critica dell’arte convenzionale ha sollevato in nome dell’elite e di un fantomatico, assai temuto, “populismo estetico”.
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A GALLIPOLI, DALL’11 AL 14 OTTOBRE 2018 CAMPIONATO ITALIANO
di Vela Latina Foto di Alessandro Magni
n trionfo di vele latine ha fatto palpitare lo Jonio intorno a Gallipoli, grazie al Gozzo International Festival, giunto alla IV edizione in costanza dell’impegno organizzativo del Club Velico Ecoresort Le Sirenè Caroli Hotels. Quest’anno ha ricevuto un ambito riconoscimento: l’assegnazione del Campionato italiano vele latine, organizzato con gli altri sodalizi nautici e velici cittadini e con il patrocinio di numerose realtà istituzionali, dal Comune alla Regione Puglia. È stato il fiore all’occhiello del Festival, che si è articolato in appuntamenti culturali, artistici e gastronomici.La fiducia della Federazione Italia Vela e dell’associazione di Classe Aivel è stata ricompensata dalla perfetta organizzazione e soprattutto dalla soddisfazione dei partecipanti giunti da varie marinerie italiane, da Stintino a Pisciotta, da Marsala a Lerici, Sorrento, Tricase Porto.
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QUESTE INFINE LE CLASSIFICHE. Nella categoria Gozzi: primo <Mastro Ignazio> di Pasquale Vitaggio seguito da <Ishtar> di Giorgio Macciocu e <Ninetta> di Antonello Musso. Nella categoria Lance, ha prevalso <Domenico II> di Carlo Azzena davanti a <Nonno Lorenzo> di Carmelo Cardo e a <Rosio> di Francesco Sposito.
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CAMPIONATO ITALIANO
di Vela Latina
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Corso Roma - Gallipoli (Le) ph. +39 0833 261038