QUADRIMESTRALE - ANNO III - n. 7 - settembre 2009
07 AUTUNNO 2009
Focus
Commercio, l’anima antica di una città
Zoom La qualità che vien dalla campagna
Anteprima Signori, sipario! Signori,sipario
Appuntamenti Suoni d'autunno a Thiene
Editoriale
Sembrava che il caldo non dovesse finire mai… Invece è terminato, ma con lui non se n’è andata la voglia di ritrovarsi e stare insieme. In giro per la città, per fare quattro chiacchiere ma anche per godersi un concerto in memoria di cantautori storici della nostra canzone, come Fabrizio De André, riscoprire ancora, nel nostro bellissimo teatro comunale che riapre le porte, un’emozione che si rinnova ad ogni stagione. Con l’autunno ritorna la voglia di coprirsi e di stare al caldo, di fare festa, di assaporare le delizie preziose che un territorio ricco ci regala, da sempre, come fa il progetto “Campagna Amica”, un mercato con i prodotti della filiera corta, fatto non solo per valorizzare ancora di più le tipicità nostrane, ma anche, perché no, per apprezzare, in un momento difficile per tutti, ciò che abbiamo più vicino a noi. E ancora, perché non dedicarsi alla lettura di libri e scritti che rievocano anni così duri ma indelebili per la nostra terra, legati all’anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale? Thiene all’epoca del fronte è una storia che val la pena leggere. Il Presidente della fondazione Città della Speranza ci parla dei progetti realizzati finora e quelli per il futuro. Continuano le interviste alle eccellenze sportive della nostra città. Anche Thiene e la sua Amministrazione, infine, sono vicini all’Abruzzo e alla sua gente. Come? Non vi voglio rovinare nulla… Ora rilassatevi davanti al camino, tra caldarroste e vino novello, e leggete da voi!
Direttore responsabile Paola Meneghini
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Thiene
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Sommario EDITORIALE
APPUNTAMENTI
IN PRIMO PIANO
60 Le Bregonze: natura, uomini, opere 72 Suoni d’Autunno a Thiene
FOCUS 08 12
SPORTIVISSIMO
Commercio, l’anima antica di una citta’
76
Federalismo fiscale: la parola all’esperto
DETTO & FATTO 16
Ufficio Legale Unico, bilancio positivo
80 83
Il farmacista-astronomo Bach, l’amico di famiglia
STORIE DI VITA
Nel nome del Santo Tra memoria e speranza
86 90
ZOOM 35 38 42 45
In sella al sogno iridato
RITRATTI
TERRITORIO 22 30
AUTUNNO | 2009
Chi dona sangue,dona vita Un ponte per l’Abruzzo
NEWS
La qualità che vien dalla campagna
94
A proposito di agricoltura
a cura delle Associazioni di categoria ASCOM
Quando la favola diventa realtà Gli specialisti del sorriso
ANTEPRIMA 50 58
Signori, sipario! Dalle Terre Rosse al Lido...
Persone, fatti e cultura dal territorio Comune di Thiene
Pubblicità
Piazza Arturo Ferrarin, 1
Meneghini & Associati srl
36016 Thiene
www.meneghinieassociati.it / baretta@meneghinieassociati.it
Vicenza
Tel. 0444 578 815 / 818 - Cell. 347 2322233
www.comune.thiene.vi.it
Fotografie
Registrazione Tribunale di Vicenza
Archivio Comune di Thiene, Giuseppe Stella, Giancarlo Marini, Valter
n. 1157 - 9 novembre 2007
Borgo, Luca Borgo, Archivio AVS, Archivio Anesini, Archivio Aeroclub
Direttore responsabile
Ferrarin, Xotta Bruno, Archivio Coldiretti Vicenza, Mariella Sandini,
Paola Meneghini
Archivio Fondazione Città della Speranza, Archivio Onlus V.I.P., Nicola
Coordinamento editoriale
Dalla Stella, Archivio ISTIL Thiene, Studio Photo Ivan dall’Igna, Archivio
Ufficio Stampa del Comune di Thiene
FIDAS Vicenza, Archivio Croce Rossa Thiene, Archivio Alpini Thiene,
Rosella Guglielmi, Giovanni Casarotto,
Archivio Highway Truck Team, Diego Maculan, Fiorenzo Grotto, ASCOM
Redazione, impaginazione
(mandamento di Thiene), Ruggero e Lisi Roan, Roberto Spinato
e grafica
Traduzioni
Meneghini & Associati srl
Cecilia Razelli
www.meneghinieassociati.it
Si ringraziano
Fotolito e stampa
Angelo Rossi, Antonio Stefani, Ivo Carollo, Nicola Maragnin, Mina Rossi,
IGVI srl
Nadia Zoccai, Andrea Anesini
Industrie Grafiche Vicentine Via Rovereto, 20 36030 Costabissara (VI)
Un ringraziamento speciale a Giuseppe Stella per la foto di copertina
Partners dell’iniziativa editoriale
In primo piano
Sarà un “autunno caldo” per il vicentino: lo preannunciano i dati forniti dall’agenzia regionale Veneto Lavoro e analizzati dai primi cittadini della Provincia in un incontro tenutosi proprio a Thiene agli inizi di settembre. In prima linea per presidiare il territorio, i Sindaci non rinunciano alla ricerca di soluzioni e alla costruzione di nuovi percorsi, attingendo all’impegno e alla serietà che hanno contraddistinto la nostra storia. L’obiettivo è quello di sostenere realmente l’economia e di rispondere alla domanda pressante che nasce dalla popolazione, lavorando sui temi dell’occupazione e dell’intervento sociale, dei fabbisogni finanziari delle imprese e della modifica del Patto di Stabilità. A Thiene la collaborazione tra realtà istituzionali, economiche e del volontariato volta a realizzare gli obiettivi del vivere cittadino è già prassi consolidata. Diamo dunque spazio alle iniziative, alle idee, alla creatività, al coraggio di rimetterci in discussione. è maturata la consapevolezza che intorno a noi il sistema è cambiato ed esige anche da noi un nuovo modo di strutturare rapporti e sistemi. Sarà questa capacità la forza “segreta” che permetterà al nostro territorio e ai suoi abitanti di affrontare positivamente i mutamenti in atto.
Maria Rita Busetti
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COMMERCIO,
L’ANIMA ANTICA
DI UNA CITTA’
Focus
are shopping aiuta l’umore. È risaputo da decenni, ma c’è ora anche la dimostrazione scientifica che arriva direttamente da un prestigioso team di ricercatori delle Università americane di Carnegie Mellon, Harvard e Stanford. Paradossalmente, in questo tempo di crisi, fare shopping non aiuta solo l’umore, visto che, se la domanda dei clienti c’è, le aziende sono incentivate a produrre e a mantenere i posti di lavoro ai propri dipendenti. Per chi abita in provincia di Vicenza, individuare la città dove fare ottime compere, ammirare vetrine allettanti con il solo imbarazzo della varietà della scelta è cosa abbastanza facile: c’è Thiene e qui trovi tutto. Sarà che è all’incrocio tra le direttrici Asiago-Vicenza e Bassano-Valdagno, sarà che la vocazione commerciale dei thienesi è storica, fatto sta che Thiene è ai primissimi posti in provincia per “densità di addetti al commercio”: nel 1927 contava 712 addetti su 9.685 abitanti ed era al secondo posto subito dopo Vicenza, nel 1981 la densità di addetti al servizio era di 11,6 per-
sone ogni cento abitanti, primo posto in Provincia. Attualmente le attività del comparto in Città sono circa un migliaio (dati Ascom). La vita media di un’attività commerciale a Thiene, rispetto al panorama generale è alta: uno tra i motivi è sicuramente la professionalità degli operatori thienesi, che sanno guardare al futuro facendo, all’occorrenza, gioco di squadra. Altra tipica caratteristica commerciale thienese è che, in molti casi, il negozio viene tramandato di padre in figlio, secondo passaggi generazionali che accrescono le competenze, la conoscenza di settore e che divengono garanzia di serietà per la clientela. Sono numerose, infatti, le botteghe storiche, quelle che erano attive già ai primi dell’800. Passati i ruggenti anni ’90 allorquando anche l’abolizione del REC esonerava l’esercente da tale requisito professionale e favoriva il proliferare di negozi, la negativa congiuntura economica attuale ha fatto chiudere diverse attività dappertutto, anche a Thiene, e ha imposto a chi lavora nel commercio un attento studio di strategie e di nuovi percorsi.
L’UNIONE fa la FORZA
(e rende più bella la città)
Nei mesi scorsi è stato siglato un programma integrato per l’accesso ad un consistente finanziamento regionale. Proprio di questi giorni è la notizia che la Regione ha stanziato un contributo di 112 mila euro a favore del progetto. L’accordo è stato sottoscritto dal Comune, dall’ASCOM e e dall’ass. Pedemontana.vi Turismo, ma non solo. Ben cinque privati, operatori del commercio, vi hanno aderito, impegnandosi anche alla relativa compartecipazione finanziaria. In sintesi l’accordo prevede interventi congiunti per riqualificare ed abbellire con arredo urbano il centro storico (che comprende l’area ubicata tra Bosco dei Preti, zona stazione e piazza Rovereto), estendere il fronte vetrinato lungo via Dante, incrementare le aree a parcheggio, progettare uno sviluppo di attività in linea con i cambiamenti in atto nel mondo della distribuzione. Il grande lavoro di sistemazione di
Corso Garibaldi ovviamente rientra nel quadro complessivo di interventi. A questo si affianca la volontà di consolidare e rafforzare la collaborazione tra commercianti, incrementando la qualità e la quantità dei servizi. Altre azioni, previste nel programma, comprendono la promozione delle peculiarità storico-culturali, enogastronomiche e turistiche con eventi ed iniziative distribuite lungo tutto l’arco dell’anno. In pratica gli obiettivi che la collaborazione intrapresa intende perseguire sono quelli di una maggiore attrattività del centro, una più stretta connessione tra attività economiche ed iniziative culturali e turistiche ed una migliore accessibilità strutturale dell’area, con un occhio di riguardo per i parcheggi.
TRADE,
THE HISTORICAL SOUL OF A CITY For those who live in the province of Vicenza, pinpointing the city where one can make excellent purchases, and admire alluring shop windows with the only downside of having too much to choose from, is fairly elementary: Thiene, the place where you can find anything. It could be because it’s at the junction between the Asiago-Vicenza and Bassano-Valdagno routes, or because commerce is a historical vocation of Thiene’s inhabitants, but the fact is that it’s among the top cities in the province in terms of the “density of commercial employees”: there are currently around 830 businesses operating in this division. The average life of a commercial activity in Thiene, compared with the general situation, is high: one of the reasons for this is undoubtedly the professionalism of Thiene’s dealers, who know how to look to the future and work as a team if necessary. Another typical commercial characteristic of Thiene is that, in many cases, shops are passed down from father to son along generational routes that enhance skills and knowledge of the sector, which act as quality guarantees for clients. There are indeed numerous workshops that have been around since the early 1800s. In recent months, an integrated programme was drafted by the Municipality, ASCOM, the Pedemontana.vi Turismo Association and 5 commercial operators to provide consistent regional funding. In practice, the objectives of the collaboration are to improve the aesthetics of the centre, strengthen the links between business activities and cultural/tourist initiatives and improve the structural accessibility of the area, particularly in terms of parking.
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Focus
Una TRADIZIONE SECOLARE
Drogheria Zamboni, una delle “botteghe de ‘na volta”
La più antica traccia storica del commercio a Thiene risale al 1259, quando, secondo lo storico Francesco Barbarano, la città fu messa a ferro e fuoco da Azzo VII d’Este proprio in un giorno di mercato, il 21 del mese di aprile. Nel 1492 Venezia, dopo i fatti d’arme di Rovereto, concesse a Thiene il mercato franco da dazi. Nel ‘500 fiorivano in città “merzerie”, “aromatorie”, “calderari”, “scarpari”, “osterie”, “casolini”, “botteghe di speziali”, botteghe di “schiopetero”(armaiolo). Un inventario del 1688 contava ben 102 cavalletti e 82 assi di “pesso di Vicenza” utilizzati per esporre merci per un numero stimato di almeno 50 bancarelle pubbliche a cui si aggiungevano quelle private dei commercianti di Thiene. A fine ‘600 compaiono le botteghe degli orefici e i primi “Caffè”. Il 29 agosto 1754 il Magistrato dei Cinque Savi alla mercanzia istituì a Thiene la nuova dogana del vicentino per contrastare il contrabbando delle merci provenienti dal nord e qui venivano fatte confluire le merci per il controllo di peso, misura e bollatura. A fine Ottocento a Thiene, secondo il Giongo, storico locale, ogni lunedì accorrevano circa 10-12mila persone. Nell’immediato secondo dopoguerra Thiene diviene la sede della Sala Borsa per le quotazioni di prodotti lattiero-caseari, unica in Italia a non essere in un capoluogo di provincia ed è la principale piazza a livello nazionale per la quotazione del formaggio Asiago.
Corso Garibaldi, anni Venti
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EDE ISCALE,
SMO
L A PA R O L A A L L’ E S P E R T O Nel TH dello scorso dicembre avevamo già fatto la conoscenza del prof. Andrea Giovanardi, che ci aveva introdotto alle linee generali ed ai propositi del federalismo fiscale. Lo rincontriamo ora, in considerazione della legge-delega approvata di recente dal Parlamento, per un più concreto approfondimento sulle interessanti implicazioni che ci attendono per il prossimo futuro.
Prof. Giovanardi, il federalismo fiscale è finalmente realtà? Oggi è realtà l’approvazione della l. 5 maggio 2009, n. 42, recante <<Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’art. 119 della Costituzione>>. Si tratta, per l’appunto, di una legge con cui il Parlamento ha delegato il Governo ad adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge stessa, uno o più decreti legislativi aventi ad oggetto l’attuazione della norma, l’art. 119 della Carta fondamentale, in cui trovano disciplina a livello costituzionale i rapporti finanziari interistituzionali tra lo Stato e gli enti territoriali. La legge, come tutte le leggi di delegazione, contiene i principi e i criteri direttivi che il Governo deve rispettare in sede di svolgimento della delega.
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Focus Quali sono i principali contenuti della legge delega? Si tratta di provvedimento assai complesso (basti solo rilevare che i principi e i criteri direttivi generali, a cui si contrappongono i principi e i criteri direttivi specifici, sono oltre trenta), più volte modificato nel corso dell’iter di approvazione, che mira ad individuare i principi fondamentali su cui dovrebbe reggersi la fiscalità regionale e locale e i criteri di massima su cui dovrebbe basarsi la progettazione dei meccanismi della perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante, in un contesto che, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe essere caratterizzato dall’abbandono del criterio della spesa storica a favore della determinazione dei fabbisogni sulla base dei cosiddetti costi standard dei servizi. L’idea di fondo è che i costi dei beni e dei servizi pubblici non possano differenziarsi notevolmente da una parte all’altra del paese, atteso che altrimenti ne risulterebbe compromessa l’attuazione del principio di responsabilità. Occorre, comunque, ed in ogni caso lo prevede la stessa Costituzione all’art. 117, co. 2, lett. m), che siano garantiti su tutto il territorio i livelli essenziali delle prestazioni che incidono sull’esercizio dei diritti civili e sociali (sanità, assistenza, istruzione).
Cosa si prevede per la fiscalità regionale e locale? La delega è particolarmente cauta e prudente nell’individuazione degli spazi da assegnarsi ai tributi delle Regioni e degli enti locali. La scelta fondamentale, infatti, è
quella di imperniare i sistemi tributari di competenza sui c.d. tributi propri derivati, cioè a dire tributi istituiti e disciplinati dallo Stato su cui le Regioni, con lo strumento legislativo, i Comuni e le Province con lo strumento regolamentare, possono intervenire, ma esclusivamente nei limiti stabiliti dalla legge statale (l’IRAP, l’ICI, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani interni, la tariffa di igiene ambientale, anch’essa un tributo come ha definitivamente chiarito di recente la Corte costituzionale, l’imposta di pubblicità, la tassa di occupazione degli spazi ed aree pubbliche sono tutti tributi propri derivati). A fare da contrappeso a tale scelta di fondo, marcatamente centralistica, sta il riconoscimento alle Regioni della facoltà di istituire tributi aventi ad oggetto presupposti diversi da quelli dei tributi statali (sono questi i c.d. tributi propri in senso stretto). L’importanza sotto il profilo sistematico di tale riconoscimento non va tuttavia sopravvalutata, sia perché lo Stato può intervenire sulla base imponibile e sulle aliquote dei tributi propri in senso stretto di pertinenza di Comuni e Province (nessuna possibilità di intervento vi è invece per i tributi regionali), sia perché l’occupazione di tutti i principali presupposti da parte dello Stato limita la possibilità di introduzione di nuove forme di prelievo ai c.d. tributi controprestazione o corrispettivi, collegati a prestazioni di servizi rese dall’ente, e ai c.d. tributi di scopo: si tratta di prelievi di non rilevantissimo impatto, su cui è difficile impostare una vera e propria politica tributaria calibrata alle esigenze del territorio.
A parte i principi da Lei illustrati sulla ripartizione del prelievo tra Stato e diversi enti territoriali, sono contenute nella delega previsioni più concrete sui tributi che tutti siamo abituati a conoscere, come l’ICI o, per le imprese e gli esercenti arti e professioni, l’IRAP? Per la verità sì, atteso che il delegante ha specificamente introdotto tra i principi e i criteri direttivi il divieto di assoggettare a tassazione patrimoniale, e quindi ad ICI, l’unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo secondo le regole introdotte ad inizio legislatura dal Governo Berlusconi. Sulla (non) tassazione ai fini ICI della prima casa non si dovrebbe quindi tornare indietro. Per l’IRAP, si stabilisce, in un inciso, che il gettito dovrebbe finanziare in via transitoria le spese nei settori per cui debbono essere garantiti i livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, fino alla data della sua sostituzione con altri tributi: la previsione è tuttavia è estremamente vaga e quindi nutro rilevantissimi dubbi sull’effettiva possibilità di dare ad essa attuazione. Una previsione di abrogazione graduale dell’Irap era prevista anche nella l. n. 80 del 2003: sono passati sei anni, ma l’imposta, malgrado la sua iniquità, è ancora in vigore.
Per ritornare ai costi standard, quali vantaggi potrebbero derivare agli enti territoriali, ma anche alle ASL, dalla loro adozione? L’adozione di un sistema di misurazione dei costi a standard consente agli amministratori di misurare il proprio grado di efficienza nella gestione dei complessi processi di realizzazione dei pubblici servizi. Si tratta di una sorta di benchmark, da cui non dovrebbe essere possibile discostarsi senza valide ragioni, evitandosi così ingiustificati sprechi di risorse. Non è concepibile, lo si rilevava ad un convegno cui ho partecipato all’Università di Brescia di cui sono stati recentemente pubblicati gli atti, che una sacca di sangue per le trasfusioni costi in Calabria quattro volte più di quanto costi in Emilia Romagna, che una Tac costi in alcune parti del paese 800 euro, in altre 500, o, ancora che la spesa
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pro capite per bambino negli asili nido sia a Roma di 16.000 euro, a Modena di euro 7.000. O ancora, perché bisogna continuare ad ammettere che la Campania riceva più risorse per la sanità della Lombardia, offrendo un servizio di qualità inferiore? Non si può prescindere, si violerebbe la Costituzione ma anche i più elementari canoni di giustizia, dalla necessità di garantire i livelli essenziali delle prestazioni nella sanità, nell’assistenza, nell’istruzione su tutto il territorio nazionale: a ciò si deve addivenire, però, di certo in modo graduale, sulla base di costi standard e non sulla base della spesa storica, perché solo in tal modo si evitano inefficienze e sperequazioni, dando concreta attuazione al principio della responsabilità. Decisiva ai fini del raggiungimento di tale scopo è l’armonizzazione dei bilanci pubblici, in modo da assicurarne l’effettiva confrontabilità: ed infatti, proprio questo è uno dei criteri generali della legge e, non a caso, il decreto legislativo che dà attuazione a tale criterio di uniformizzazione dovrà essere adottato entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge delega.
È quindi questa la vera sfida che attende il Governo in sede di attuazione della delega? Ritengo di sì. Il marchio di fabbrica del federalismo sta proprio nel tentativo di giungere all’equilibrata realizzazione del principio di responsabilità e di quello di solidarietà, giacché, è perfino un’ovvietà, se qualcuno consuma più del dovuto impedisce ad altri di usufruire del suo diritto. Decisiva sarà quindi la progettazione e, ovviamente, l’effettivo funzionamento dei meccanismi sanzionatori per gli enti che non rispettano gli equilibri economico-finanziari o che non assicurano i livelli essenziali delle prestazioni o l’esercizio delle funzioni fondamentali, così come l’individuazione dei casi di ineleggibilità nei confronti degli amministratori responsabili degli enti locali per i quali sia stato dichiarato il dissesto finanziario: anche questo è compito del legislatore delegato, in attuazione dell’art. 2, co. 2, lett. z), della delega.
UFFICIO UNICO DI AVVOCATURA,
BILANCIO POSITIVO
A
Art.19 Patrizia Moghetti
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Detto & Fatto
Art.4 In tempi in cui gli Enti si confrontano con bilanci da far quadrare con sempre maggiore accortezza, rappresenta un sollievo non da poco la consapevolezza di non dover far fronte a parcelle praticolarmente esose per prestazioni legali demandate all’ esterno. L’amministrazione comunale di Thiene si segnala come esempio particolarmente virtuoso in tal senso, grazie alla presenza da qualche anno di un proprio Ufficio di Avvocatura Comunale che consente di gestire, per mezzo di un legale interno, la maggioranza delle pratiche in cui il Comune è parte in causa. Più di recente, un ulteriore contributo in termini di ottimizzazione dell’ efficienza e dell’ efficacia nell’azione giuridico-amministrativa è giunto dalla convenzione stipulata con la Provincia di Vicenza per la costituzione dell’ Ufficio Unico di Avvocatura. Quest’ultimo è una struttura innovativa dal punto di vista legislativo. Si tratta di una novità introdotta dalla finanziaria 2008, che ha consentito ad Enti diversi di
convenzionarsi ad un Uffico Unico in grado di offrire ai diversi comuni che vi aderiscono un supporto in termini di consulenza giuridico-amministrativa, di gestione della fase stragiudiziale delle controversie, di difesa e rappresentanza in caso di giudizio. L’intento è di favorire l’esercizio in forma associata di attività che, per la loro natura tecnica o per le loro caratteristiche organizzative, non potrebbero essere svolte con la necessaria efficacia dal singolo Ente, realizzando al contempo preziose economie di bilancio per le amministrazioni coinvolte. A Thiene la nuova opportunità prevista dalla Legge è stata subito recepita dal Comune e, associata alla presenza del già citato Ufficio di Avvocatura Comunale, si è tradotta in un immediato risparmio: basti considerare che alla voce “spese legali” del bilancio comunale 2009 è stata iscritta la somma di 70.000 euro, praticamente meno della metà di quanto veniva messo a bilancio sino a qualche anni prima (150.000 euro nel 2004).
Art.45. 97. Art.8.
Art.8.Art.302.
Abbiamo incontrato nel suo studio l’Avv. Patrizia Moghetti, trait d’union tra le due realtà in quanto legale interno del Comune di Thiene e componente dello staff in seno all’Ufficio Unico di Avvocatura provinciale, per meglio illustrare i vantaggi e le opportunità portate da questo ‘nuovo corso’ nell’ambito della pratica giuridica delle amministrazioni pubbliche.
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Quando è nato l’Ufficio di Avvocatura Comunale di Thiene? L’istituzione dell’Ufficio è recente, essendo nato a febbraio del 2007, a seguito dell’iscrizione del funzionario nell’elenco speciale degli avvocati addetti ad uffici legali degli Enti pubblici. Quali sono i vantaggi che il Comune ha conseguito con l’Ufficio di Avvocatura e quali obiettivi si prefigge per il futuro? I vantaggi sono evidenti, primo fra tutti c’è un importante risvolto economico, con l’affidamento all’ufficio interno, anziché ad avvocati del libero Foro, del patrocinio legale delle cause in cui l’Ente è parte. Altre attività svolte dall’Ufficio consistono nella prestazione di consulenza legale agli Uffici dell’Ente e nella gestione della eventuale fase stragiudiziale di controversie, evitando anche in tali casi il ricorso a consulenze esterne, sovente costose. Inoltre, il Comune ha aderito a luglio dell’anno scorso ad una convenzione con la Provincia di Vicenza, per lo svolgimento in forma associata, oltre che della consulenza reciproca, anche della difesa e rappresentanza in giudizio degli Enti locali convenzionati.
rt.57.
Come si realizza in concreto questa forma di collaborazione con la Provincia? La Provincia, prima esperienza in Italia, ha “aperto” il suo ufficio legale anche ai Comuni del Vicentino, isti-
tuendo l’Ufficio Unico di Avvocatura Provinciale, con sede a Vicenza, presso la Provincia. Il responsabile di tale Ufficio è stato individuato nella persona del Dirigente del Settore Avvocatura della Provincia. L’Ufficio Unico è composto da otto legali, di cui uno del Comune di Thiene; esso presta, a favore dei Comuni vicentini aderenti alla convenzione con la Provincia, attività di consulenza, gestione delle vertenze in ambito stragiudiziale e difesa in giudizio degli Enti. Finora hanno aderito a questa importante iniziativa, chiedendo l’intervento dell’Ufficio Unico di Avvocatura Provinciale, circa 35 Comuni. Quali sono gli ulteriori vantaggi per il Comune di Thiene derivanti dall’adesione all’Ufficio Provinciale? I vantaggi sono veramente notevoli. In primo luogo viene favorito l’esercizio in forma associata di attività che, per caratteristiche organizzative e per ragioni tecniche, non potrebbero essere svolte con efficacia da un singolo Ente Pubblico. Inoltre, come visto, si ha un contenimento delle spese. Ultimo vantaggio, ma non certo meno importante, si ottengono la valorizzazione e lo sviluppo della professionalità del personale in servizio.
.205.Art.45 Art.197.
18
Art.8.
Art.302.
Art.112.
Detto & Fatto
SINGLE LEGAL OFFICE,
A POSITIVE BALANCE SHEET In a time during which Local Authorities are having to manage with tighter budgets, it is a considerable relief for them to be able to avoid having to pay escalated fees for external legal procedures. The council administration of Thiene has emerged as a particularly able body in this sense thanks to the presence of a Council Legal Office that has, for some years, allowed for a majority of the proceedings in which the Municipality is involved to be managed by an internal lawyer. More recently, a further contribution in terms of the optimisation of the effectiveness and efficiency of juridical-administrative activity was made by an agreement, stipulated with the Province of Vicenza, for the introduction of a Single Legal Office (whose staff includes the Municipality of Thieneâ&#x20AC;&#x2122;s lawyer, Patrizia Moghetti). The latter is an innovative structure from a legislative point of view. It is a novelty that was introduced by the 2008 finance bill, which allowed various Local Authorities to sign up to a Single Office able to offer associated Municipalities support in terms of juridical-administrative advice, of the management of extrajudicial conflict resolution procedures and of defence and representation in the case of a trial. The intent is to favour the joint completion of activities that, as a result of their technical nature or organisational characteristics, could not be efficiently undertaken by a Local Authority alone, granting precious budget savings to the relevant administrations at one and the same time.
5. 19
Detto & Fatto
NEL NOME DEL
Santo Insieme allo storico Angelo Rossi, scopriamo lâ&#x20AC;&#x2122;origine del nome di un quartiere di Thiene
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Territorio Circa a metà del lungo rettilineo che congiunge Thiene a Villaverla, sulla strada per Vicenza, si incontra la frazione “Santo” della nostra città. Sulla destra, per chi scende dal nostro centro, a pochi passi dal ciglio della strada, non si può non vedere una chiesa di discrete dimensioni con una facciata sobria, con il suo campanile e, sul piccolo sagrato, una statua dedicata a sant’Antonio da Padova, il Santo per antonomasia. E’ la parrocchia del Santo: da qui il nome dato a questo grande quartiere. La chiesa che oggi si vede è il risultato di molteplici interventi avvenuti nel corso dei secoli: lavori di ampliamento, restauro, ristrutturazione che sono stati ultimati una cinquantina di anni fa.
La Chiesa, in precedenza, non era così, e non era dedicata a sant’Antonio da Padova. La sua fondazione risale al 1382 ed è legata ad un fatto miracoloso. Conforto da Costoza, nei suoi Frammenti di Storia Vicentina dal 1371 al 1387, parla di un giovane di Caltrano che scendeva verso Vicenza; oltrepassati i “prata de tienis” in località “ora Buscheti”, questi trovò lungo la strada un’ostia. Il giovane la raccolse e, presa in mano, la spezzò: ne scaturì sangue vivo (“dicitur ex ipsa sanguinem vivum scaturisse”: si dice che dalla stessa scaturì sangue vivo). Si gridò subito al miracolo ed in brevissimo tempo sul luogo del ritrovamento venne eretta una cappella, una piccola chiesa “ad titulum et honorem sancti Corporis Christi benedicti”. La chiesetta era stata quindi dedicata al Santo Corpo di Cristo Benedetto. La superficie era di pochi metri quadrati se, come si legge, era “lunga sei passi, larga 5 ed alta 3”. Nella sua Historia Eclesiastica, il Barbarano dice invece che a trovare l’ostia sia stato un giovanetto appartenente alla famiglia degli Scaligeri: in quegli anni signore di Vicenza e di tutto il suo “districtus” era Antonio Della Scala. Questo giovane scaligero, di cui non viene riportato il nome, stava cavalcando assieme alla sua scorta, verso Vicenza; una volta giunti sul luogo sopra descritto, i cavalli si arrestarono d’improvviso e si piegarono sugli arti anteriori quasi genuflettendosi, abbassando il muso verso un punto tra i rovi che bordeggiavano la strada e lì venne trovata un’ostia. A spese del giovane Della Scala, venne eretta la cappellina e questi volle che su un pilastro della porta fossero scolpiti su un lato un’ostia con il crocefisso e sull’altro lato una scala, simbolo della sua nobile casata. Il blocco di pilastro è ancor oggi visibile sotto il tabernacolo, circondato dalle pietre del selciato che recano tracce di sangue, protette da una grata in ferro in battuto. Le stesse incisioni e la rappresentazione dell’evento con i cavalli sono riportate sul basamento attuale della statua di sant’Antonio sul sagrato della Chiesa. Che sia stato un giovanetto di Caltrano oppure un giovane
della famiglia dei Della Scala, quello che è certo è che la chiesetta venne eretta per il ritrovamento miracoloso di un’ostia che è il Corpo Santo di Cristo. Non erano passati nemmeno 50 anni dal fatto che già la località non viene più individuata come “ora Buscheti”, bensì “ora Sancti sive Buscheti”. Probabilmente, per brevità, non fu scritto in questo catastico del 1431 per esteso “ora Ecclesiae Sancti Corporis Christi Benedicti sive Buscheti” e testimionia l’importanza che aveva assunto la cappellina. In un altro inventario del 1461 si legge “Ecclesia de Sancto sive Corporis Christi” e, pochi anni dopo, il 4 novembre 1488, nella sua visita pastorale il vescovo Barozzi scrive di aver visitato “Ecclesiam quondam campestrem edificatam ad nomen Sancti Antonii Confessoris…” e la trovò molto malmessa, senza redditi, né paramenti né ornamenti. Serviva da ricovero per i pellegrini che salivano al monte Summano per la festa di Santa Maria. Durante il resto dell’anno era ricovero, “noctu bubulcis” cioè ricovero notturno per contadini. Come si legge, fin dalla seconda metà del ‘400 si incominciò ad individuarla come chiesa dedicata a sant’Antonio. A creare ulteriori dubbi ci pensarono più vescovi di Padova. Negli anni, infatti, i singoli vescovi si sbizzarirono ad attribuire l’intitolazione della chiesa, che nel frattempo veniva ampliata, a sant’Antonio o a Cristo o ad altri. Nel 1602 l’intitolazione veniva dedicata a sant’Antonio; nel 1701 veniva intitolata a Cristo Redentore, nel 1745 si diceva intitolata o all’Ascensione di Cristo o a sant’Antonio di Padova e così via. Solamente il vescovo Elia Dalla Costa, poi cardinale, durante la sua visita pastorale del 19 agosto 1930 stabilì, e sembrava definitivamente, che “riconoscendo una probabilità storica al titolo del Santo Sacramento ed anche una probabilità tradizionale al titolo di sant’Antonio, d’ora in poi, si ritenga e si celebri come titolare l’uno e l’altro, egualmente”. Ai nostri giorni si festeggia il 13 giugno, sant’Antonio. E’ prevalso il principio per cui “vox populi, vox dei”.
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Stemma della nobile famiglia dei Della Scala, scolpito alla base della statua di Santâ&#x20AC;&#x2122;Antonio (da notare che i pioli sono 4 o 5 nellâ&#x20AC;&#x2122;effige ufficiale)
Lastra in bronzo di A. Gnesotto: raffigura le due versioni del ritrovamento dellâ&#x20AC;&#x2122;ostia
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Altro particolare delle incisioni presenti nel basamento
La stele risalente al XIII sec.
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Idee per una risistemazione della
Chiesa del Santo E’ in fase di studio un progetto di ristrutturazione della Chiesa per adeguarla alle norme liturgiche e pastorali ed attrezzarla con moderni impianti di riscaldamento ed illuminazione. L’intento è di creare una maggiore continuità degli spazi, migliorandone l’illuminazione e l’architettura, per trasmettere ai fedeli un senso di armonia e serenità maggiori. Queste, in sinstesi, le linee guida alla base del progetto: • Riorganizzazione del presbiterio, portato ad un unico livello con l’altare maggiore posizionato a pavimento. Un nuovo gradino in marmo rosso di Asiago si aggiungerà ai due già esistenti, per sopraelevarlo dalla navata. La stele del XIII sec. verrà rimossa dal tabernacolo per divenire l’elemento più importante del nuovo ambone, il quale godrà di maggior respiro grazie all’eliminazione dell’attuale pedana in vetro ed al prolungamento degli scalini. Il crocifisso sarà spostato sul lato destro dell’altare per valorizzare meglio la pala ed i soprastanti ornamenti. L’altare sarà ricollocato sotto la cupola, illuminato così da luce diretta.
essere anche uno spazio di preghiera e di raccoglimento personali. • Sarà eliminato il dislivello tra la navata centrale e le navate laterali, innalzando la pavimentazione (sotto cui sarà posto l’impianto di riscaldamento a pavimento) e creando così uno spazio unitario. Nello sgabuzzino a destra della navata saranno creati una nuova caldaia ed un servizio igienico. Il rifacimento dell’impianto elettrico sarà volto a garantire una migliore luminosità. A completare il tutto, una nuova tinteggiatura interna ed esterna.
• Sul lato destro dell’altare maggiore, unendo l’attuale cantoria con il vano della centrale termica, sarà realizzata una piccola cappella per la conservazione del Santissimo e lo svolgeranno delle funzioni liturgiche infrasettimanali. La cappella, dotata di un proprio accesso indipendente, potrà
L’antico affresco conservato all’interno della Chiesa
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Leggere il contatore: una buona abitudine contro il caro bolletta. I consigli di Alto Vicentino Servizi per tenere sotto controllo consumi e spese.
“Non saper leggere può costarti caro”. È questo il titolo della nuova campagna di sensibilizzazione con cui AVS si rivolge ai suoi utenti perché si abituino a controllare periodicamente il contatore dell’acqua. «Imparare a leggere il contatore di casa - sottolinea il direttore generale Massimo Cornaviera - è un’azione decisiva che permette ad ogni cliente di scoprire eventuali perdite interne all’impianto, evitare spiacevoli sorprese in bolletta e tenere sotto controllo i propri consumi». L’azienda di Thiene, che gestisce acquedotti, fognature e impianti di depurazione in 38 comuni dell’Alto Vicentino, ha fatto del rapporto con i propri 130.000 clienti un punto cardine per il miglioramento continuo dei servizi. «Per questo - aggiunge Cornaviera - investiamo diverse risorse nella sensibilizzazione degli utenti e nell’uso intelligente dell’acqua. Evitare sprechi inutili è un interesse personale che si sposa perfettamente con quello più generale della tutela della risorsa idrica». La campagna insegna innanzitutto a leggere il contatore. Si tratta di un’operazione molto semplice, che consente di verificare se ci sono perdite e, se si desidera, di effettuare la cosiddetta autolettura. L’autolettura è il servizio grazie al quale gli importi della bolletta sono definiti sulla base dei consumi che l’utente comunica direttamente ad AVS leggendo il suo contatore.
COME SI LEGGE IL CONTATORE
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le perdite dell’impanto: come si scoprono e chi le paga. Le perdite d’acqua che si possono sviluppare negli impianti privati vengono registrate come consumi e sono sostanzialmente di tre tipi: - visibili, che si verificano quando ci sono delle fuoriuscite dirette d’acqua; - ravvisabili, che lasciano chiari segni come macchie d’umidità sul pavimento o nelle murature; - occulte, le più insidiose perché difficilmente individuabili. In genere le perdite sono causate da rotture più o meno evidenti delle condotte interrate, da guasti agli sciacquoni, agli impianti d’irrigazione o alle vasche di accumulo e, se non vengono individuate in tempo, possono comportare costi rilevanti. AVS è responsabile del servizio fino al contatore. Le rotture e le perdite che si verificano in quest’ultimo o nella parte d’impianto interno alla casa (le condotte e le apparecchiature dal contatore ai rubinetti) rimangono perciò a carico dell’utente. Verificare se nell’impianto ci sono perdite d’acqua è molto semplice. Chiudere rubinetti, lavastoviglie e lavatrice e osservare il contatore - a lancette (figura 1). Se la lancetta dell’ultimo quadrante rosso in basso (e) o la rotellina (f) girano, allora vuol dire che c’è una perdita. - a rullo (figura 2). Se la rotellina (f) gira, allora c’è una perdita.
autolettura: il cliente paga solo i consumi che dichiara. L’autolettura del contatore è il sistema più facile e immediato per programmare in anticipo l’importo della propria bolletta. Il servizio è completamente gratuito. Basta leggere il contatore, prendere nota dei consumi e comunicarli ad AVS entro la data riportata in bolletta. La comunicazione può essere fatta al numero verde 800.66.06.01 oppure utilizzando lo sportello virtuale del sito www.altovicentinoservizi.it, dopo essersi registrati. Alto Vicentino Servizi fatturerà solo i consumi dichiarati dal cliente in uno di questi due modi. L’autolettura, inoltre, risulta preziosa anche per quanto riguarda i controlli eseguiti normalmente dai tecnici dell’azienda. Con l’autolettura si diventa così gestori consapevoli ed informati dei propri consumi d’acqua. Non solo: si possono prevenire sprechi inutili o scoprire eventuali perdite. Durante la comunicazione telefonica dei consumi, infatti, gli operatori AVS sono in grado di segnalare immediatamente se i metri cubi d’acqua utilizzati in quel periodo dal cliente sono troppo elevati rispetto al solito incentivando, così, un controllo più approfondito dell’impianto.
il servizio di ricerca perdite occulte Il miglioramento del servizio e della soddisfazione del cliente fa parte della politica della qualità perseguita costantemente da AVS. «Per questo - afferma il direttore generale Massimo Cornaviera - abbiamo deciso di offrire un servizio tecnico in grado di intervenire nella parte d’impianto a valle del contatore e di fornire assistenza completa per le condotte e le apparecchiature che non ricadono sotto la nostra responsabilità». AVS perciò ha messo a punto un servizio specifico per la ricerca delle perdite occulte, le più temibili, perché come dice il nome stesso non sono facilmente individuabili e spesso ci si accorge della loro presenza dopo molto tempo, quando il danno è già fatto. Quello di AVS è un servizio integrativo e in esclusiva per i propri utenti. Viene eseguito da operatori e tecnici qualificati, in possesso di attrezzature e strumenti all’avanguardia che consentono di individuare le fughe all’interno di pavimenti e murature in breve tempo, con precisione assoluta e senza danneggiare gli edifici. Si tratta quindi di interventi non distruttivi e non invasivi, di impatto nullo sulle strutture ed i rivestimenti. Per richiedere il servizio è sufficiente telefonare al numero verde 800.15.42.42 e concordare una data. In linea con le sue finalità di servizio pubblico, anche se a gestione privata, AVS mantiene prezzi assolutamente concorrenziali. L’importo per l’attivazione del cantiere è di poco superiora a 100,00 Euro, mentre il costo del personale specializzato è di 25,00 Euro/ora.
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Con l’approssimarsi dell’anniversario del IV Novembre, a 91 anni dalla fine della Grande Guerra, rievochiamo la Thiene dolorosamente protagonista sul fronte del Primo Conflitto Mondiale. Eventi come la pubblicazione del libro di memorie scritto dal vicentino Claudio Rigon, “I fogli del capitano Michel”, e il “Volo della fratellanza” organizzato dell’Aeroclub di Thiene, contribuiscono a mantenere vivo il ‘nostro’ ricordo
tra memoria e speranza Aeroporto militare Thiene, ottobre 1917
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Aldo Anesini, Ten. 71ma Squad. Caccia Thiene, autunno 1917
ome si sa, la I Guerra Mondiale vedeva opposte due fazioni schierate su numerosi fronti in Europa: da una parte l’Esercito degli Alleati (Russia - fino al 1917, Francia, Impero Britannico, Italia e Stati Uniti - dal 6 aprile 1917) contro gli Imperi centrali, rappresentati dalla duplice alleanza di Germania e Austria-Ungheria, e di Impero Ottomano e Bulgaria. Sin dai primi giorni dell’entrata in guerra “a Thiene venne istituito un ‘comando di presidio’ sistemato al piano terra del Municipio”, come si legge nella Breve storia di Thiene e… curata da Angelo Rossi; “data la sua posizione geografica, subito a ridosso del fronte, e grazie alla ferrovia che poteva permettere un continuo e costante rifornimento di uomini e mezzi, Thiene, dopo i primi mesi di guerra, divenne sede di un comando di Corpo d’Armata”. Allora, l’aeroporto di Thiene - collocato in località Ca’ Beregane, tra la strada statale e la roggia Thiene - rappresentava una delle maggiori basi dell’Aviazione Italiana sul confine con il fronte trentino, cioè la corona formata dal Monte Pasubio e dagli Altopiani di Folfaria e Asiago. A partire dal maggio 1916, quando gli Austriaci scatenarono la famigerata offensiva Strafe-Expedition dilagando in Altopiano e minacciando di invadere la pianura, per più settimane Thiene fu al centro della controffensiva italiana con l’aeroporto che divenne uno degli avamposti principali, da cui decollavano i caccia e gli osservatori che parteciparono alla riuscita resistenza del nostro esercito. In quei giorni aeroplani nemici giunsero a sorvolare questi cieli, lasciando cadere più volte le bombe sulla città; di giorno si distuenguevano i rombi di cannone ed il crepitare delle mitragliatrici provenienti dal Monte Cengio, mentre di notte si intravedevano i sinistri bagliori dei razzi e degli scoppi. Tutta l’area urbana di Thiene era allora solcata da un movimento militare confuso e febbrile; un clima di incertezza e terrore aveva fatto breccia nella popolazione civile, non abituata a fare i conti con il fuoco nemico e a vedere sconvolta, in un sol colpo, la propria vita. Più avanti nel conflitto, dopo lo sfondamento conseguente alla ritirata di Caporetto (dell’ottobre 1917), le linee nemiche presenti sui nostri monti poterono avanzare tanto da mettere Thiene sotto le fila di fuoco dell’artiglieria. Le forze alleate inviarono allora delle truppe a sostegno del nostro fronte. Fra queste, anche una squadriglia francese e alcune unità aeree inglesi, allora denominate Royal Flying Corps, che furono distribuite tra vicentino, padovano e trevigiano. Nonostante la loro breve presenza (dal novembre 1917: la guerra finirà un anno dopo) sul nostro fronte, i piloti britannici e del Commonwealth furono particolarmente combattivi e vantarono un considerevole numero di abbattimenti di aerei austriaci e tedeschi: si pensa più di 500. Numerosi furono anche gli “assi” di guerra che si distinsero in queste zone e fra questi spicca, ad esempio, il maggiore canadese William George Barker, entrato nella storia dell’aviazione come il pilota da caccia più decorato della I Guerra Mondiale.
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memoria
I fogli della Il prossimo 10 ottobre, alle 17.30, la Biblioteca Civica di Thiene inaugurerà l’attività autunnale, nell’ambito della rassegna Incontri con l’autore, proprio con la presentazione di un libro che ci riporta con straordinaria forza a quei giorni. Si tratta dell’ esordio letterario di un ormai ex professore con la passione per la fotografia, il vicentino Claudio Rigon. “I fogli del Capitano Michel” è il titolo del libro, edito da Einaudi, basato su una scoperta casuale effettuata da Rigon nel 2001 all’interno degli archivi del Museo del Risorgimento di Vicenza. Mentre stava lavorando al progetto di un libro fotografico, infatti, ha ritrovato alcune piccole fotografie di soldati insieme a carte, lettere, quaderni, documenti: il tutto intestato a un certo capitano Ersilio Michel, professore di storia e filosofia che da pochi giorni prese il comando del battaglione Argentera, conducendolo in Altopiano per arginare ll’avanzata degli austriaci. Vi sono anche delle buste contenenti molti fogli, di misure diverse, ripiegati a metà, che raccontano di pattuglie in perlustrazione nella notte davanti alle trincee austriache, dell’arrivo del rancio, di un bombardamento, di morte. Rigon non lo sapeva ancora, ma aveva per le mani una mazzetta di messaggi, in gergo fonogrammi, contenenti comunicazioni, disposizioni e informazioni che vennero scambiati tra i reparti del battaglione Alpini “Monte Argentera”. Erano in pratica come delle telefonate, scritte però a
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mano da alcuni ufficiali, e recapitate da portaordini. Il Prof. Rigon ha intrapreso un lavoro certosino, basato sulla ricostruzione di una sequenza temporale dentro cui è possibile scorgere l’aspetto alquanto burocratico della guerra, fatto di ordini, contrordini, informazioni, richieste, precisazioni, come se in realtà tutto si svolgesse in un ufficio. È l’aspetto più asettico della faccenda: nessun pianto per un compagno ucciso, non un’emozione traspare da queste comunicazioni secche e asciutte. Questo in apparenza. Perché, invece, l’autore rileva, tra le righe di una scrittura bellica ufficiale, anche le sensazioni e le emozioni. Il libro, in pratica, racconta quindi due storie: da un lato l’avventura delle ricerche, archivistiche e sul posto, fatte di emozioni e trasalimenti non usualmente consoni ad uno storico; dall’altro la vicenda di un battaglione dell’esercito italiano sull’Altopiano nell’estate del 1916. Claudio Rigon ha dichiarato: “Ogni biglietto mi colpisce, su ognuno mi soffermo. Quando ne prendo uno in mano mi accorgo che non lo trattengo con le dita - solo un attimo per sollevarlo: lo lascio come sospeso nel cavo della mano, lo soppeso, lo interrogo. È stato scritto ottantacinque anni fa da uomini che erano i nostri nonni (per me, per la mia generazione), che si sono trovati lassù, in quei luoghi, fra quelle pietre, su queste nostre montagne, a vivere qualcosa che è difficile anche pensare, ora, essere stata possibile”.
La
fratellanza
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ha preso il volo
Anche l’Aeroclub Arturo Ferrarin di Thiene ha contribuito quest’anno a mantenere vivo il ricordo di quanti combatterono sulle nostre montagne quasi un secolo fa, con una interessante iniziativa salutata da tutti gli appassionati del volo d’Italia come un messaggio di fratellanza e di speranza. Non tutti infatti sanno che il primo colpo di cannone che scatenò la prima grande tragedia collettiva dello scorso secolo venne sparato dal forte italiano di Cima Verena, dalle cui rovine ancora oggi è possibile scorgere i segni lasciati dalla guerra sulle montagne circostanti. Con l’intenzione di commemorare tutti i popoli che parteciparono alla guerra, affratellati dal coraggio e dallo spirito di sacrificio cavalleresco che contraddistinse
Rara fotografia aerea di Thiene nel 1917
gli scontri aerei di quel conflitto, da quest’anno l’Aeroclub Ferrarin ha deciso di celebrarne la memoria nel modo che gli è più consono: alle 9.00 di domenica 24 maggio, per ricordare il novantaquattresimo anniversario dello scoppio del primo conflitto mondiale, dopo il saluto del Sindaco di Thiene, un gruppo di otto aeromobili del Club ha decollato dall’Aeroporto Ferrarin, sorvolando Cima Verena ed atterrando in Val d’Adige, accolto dagli amici dell’Aeroporto Caproni e del Trento Flying Club. È stato un modo di ricordare, in pace, tutti i piloti e tutti i soldati che si affrontarono sulle nostre montagne quasi cento anni fa.
In volo sopra Thiene per ricordare, in pace, quanti combatterono nelle nostre montagne quasi un secolo fa
L’Aeroclub Ferrarin La passione per il volo, ed in particolare quello legato a velivoli di uso e ispirazione militare, sta alla base dell’essenza stessa dell’Aeroclub Arturo Ferrarin di Thiene, dedicato ad uno dei più importanti pluridecorati trasvolatori oceanici italiani, nato proprio qui, altro asso della I Guerra Mondiale. L’Aeroclub conta un centinaio di soci piloti, coordinati dal Presidente Andrea Anesini, e rappresenta una importante realtà associativa a livello nazionale. A titolo di esempio, si confronta con i 140 soci dell’Aeroclub di Roma, o con i 350 soci dell’Aeroclub di Milano.
Fondato il 27 gennaio 1975, federatosi nel 1978 all’Aeroclub d’Italia, possiede una flotta sociale composta da quattro modernissimi aeromobili ultraleggeri (VDS) di marca Tecnam, e da due aeromobili di Aviazione Generale delle marche Piper ed ancora Tecnam. L’obiettivo principale dell’Aero club è indubbiamente l’estensione dell’amore per il volo al maggior numero possibile di persone: ecco perché è nata la scuola di volo V.D.S., giunta ormai all’undicesimo corso, vera e propria fucina di nuovi piloti.
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qualita’CHE VIEN DALLA campagna LA
Da ottobre debutta al Bosco di Thiene il nuovo mercato di Campagna Amica
Prodotti agro alimentari freschi dalla campagna direttamente sulla nostra tavola grazie al sistema di “filiera corta” 35
L’iniziativa, promossa dalla Coldiretti, si colloca nell’ambito della Fondazione Campagna Amica, un progetto introdotto in Italia con la Finanziaria 2007 e già attivo in molte città. I mercati agricoli di vendita diretta, con questa legislazione, possono essere appunto costituiti su area pubblica, in locali aperti al pubblico nonché su aree di proprietà privata. Nella nostra provincia le “bancarelle del contadino” sono già presenti a Malo, all’interno dell’area della Cantina Valleogra e a Vicenza, in area scoperta Porta Castello, ma l’intenzione della Coldiretti è quella di realizzare, entro il 2009, altre postazioni. E la prossima apertura sarà proprio in quel di Thiene. In accordo con il Comune, l’associazione degli agricoltori ha infatti pensato di inaugurare, da ottobre, il mercato settimanale di Campagna Amica in zona area Bosco, ogni venerdì dalle 8.30 alle 12.30. Saranno presenti produttori del territorio thienese e del circondario che venderanno direttamente insaccati, verdura, carne bovina, formaggi di capra e vino.
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In poche parole Campagna Amica rappresenta quella particolare forma di commercializzazione dei prodotti agricoli che consente di accorciare la filiera e di creare un circuito breve per la vendita diretta dal contadinoproduttore all’acquirente-consumatore. L’opportunità di promuovere lo sviluppo di mercati, diventa quindi una possibilità di reddito per le imprese agricole che rispettino determinati requisiti di qualità e di trasparenza amministrativa nell’esercizio dell’attività di vendita. Dall’altra parte il progetto ha però anche il preciso obiettivo di soddisfare le esigenze sempre più crescenti dei consumatori riguardo alla buona tavola e, perché no, anche del risparmio. La “spesa intelligente” contempla sicuramente il fatto di prestare maggiore attenzione ai cibi genuini e di privilegiare l’acquisto di prodotti agricoli che abbiano un diretto legame con il territorio di produzione. «Meno burocrazia, regole semplici per gli imprenditori agricoli, riduzione dell’inquinamento, riduzione dei costi di trasporto con conseguente risparmio sul prezzo finale
La Festa del
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Ringraziamento Un appuntamento ormai fisso quello della Festa del Ringraziamento, che si celebra a Thiene dal 1988 ma che ha radici ben più lontane nel tempo. E quindi domenica 8 novembre, per le vie della città sfileranno più di 200 trattori e macchine agricole, accompagnati dalla gente e soprattutto da tanti bambini vestiti con gli abiti rurali di un tempo. Vent’anni fa il Comitato degli Agricoltori riportò in auge questa rievocazione che, anticamente, si svolgeva per portare il “quartese”, cioè il sostentamento ai religiosi del thienese. La Festa del Ringraziamento, partita con quattro trattori ed un sacco di patate, oggi, grazie anche al contributo dell’Amministrazione Comunale, è diventata un vero e proprio evento. Un momento folkloristico ma anche religioso, al quale partecipano centinaia di persone. Anche quest’anno la sfilata (di macchine agricole giornalmente impegnate nei campi, ma anche di autentici pezzi da museo, carrozze e carri trainati da cavalli) partirà dai parcheggi dell’ex Nordera che dà sul piazzale delle Scalcerle per arrivare fino all’Olmo. Come vuole la tradizione i contadini, arrivati sul posto, offriranno un dono a sorpresa durante la Santa Messa delle 11.30, alla quale seguirà la benedizione delle macchine agricole.
per il consumatore - spiega Domenico Rasia Dal Polo, funzionario responsabile per Coldiretti dei mercati di Campagna Amica. Nei Mercati di Campagna Amica gli agricoltori offrono sì insalata, zucchine, pomodori a prezzi bassi, ma è anche vero che esistono prodotti dove l’agricoltore non riesce a fare la differenza». Il consumatore sceglie così di acquistare direttamente dal produttore non solo per motivi economici, di risparmio, ma per il gusto di accaparrarsi un prodotto fresco, di qualità, locale, tipico. La garanzia, assicura la Coldiretti, è totale. «Ed infatti il progetto prevede la costituzione di un’Associazione, allo scopo di tutelare i consumatori ma anche i mercati degli agricoltori - conclude Rasia Dal Polo - ecco quindi la scelta di realizzare tali mercati come punto di riferimento per il cittadino-consumatore e con l’attuazione di un sistema che garantisca un buon livello di trasparenza nella comunicazione al consumatore: etichetta, nominativo aziende, provenienza del prodotto».
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THE QUALITY THAT COMES FROM THE COUNTRY «Meno burocrazia, regole semplici per gli imprenditori agricoli, riduzione dell’inquinamento, riduzione dei costi di trasporto con conseguente risparmio sul prezzo finale per il consumatore - spiega Domenico Rasia Dal Polo, funzionario responsabile per Coldiretti dei mercati di Campagna Amica - nei Mercati di Campagna Amica, gli agricoltori offrono sì insalata, zucchine, pomodori a prezzi bassi, ma è anche vero che esistono prodotti dove l’agricoltore non riesce a fare la differenza». Il consumatore sceglie così di acquistare direttamente dal produttore non solo per motivi economici,
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di risparmio, ma per il gusto di accaparrarsi un prodotto fresco, di qualità, locale, tipico. La garanzia, assicura la Coldiretti, è totale. «Ed infatti il progetto prevede la costituzione di un’Associazione, allo scopo di tutelare i consumatori ma anche i mercati degli agricoltori - conclude Rasia Dal Polo - ecco quindi la scelta di realizzare tali mercati come punto di riferimento per il cittadino-consumatore e con l’attuazione di un sistema che garantisca un buon livello di trasparenza nella comunicazione al consumatore: etichetta, nominativo aziende, provenienza del prodotto».
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A
proposito dI agricoltura
Una conferma che la filiera corta potrebbe essere di grande aiuto per gli agricoltori che hanno deciso di dedicarsi unicamente a coltivazioni biologiche ci viene da Mariella Sandini. La Thienese, vera e propria esperta nel campo, è docente presso la facoltà di Agraria dell’Università di Padova e svolge consulenza in organizzazioni internazionali quali la FAO.
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Una vita dedicata all’agricoltura, la sua. Possiamo dirlo? Sono agronoma e specializzata in agricoltura tropicale. Ho prevalentemente sempre lavorato in paesi in via di sviluppo ma poi ho sentito la necessità di aggiornarmi e sono tornata in Italia per approfondire gli aspetti riguardanti la certificazione del prodotto agricolo. Questo per poter dare qualcosa in più all’agricoltura, far capire agli agricoltori che è possibile un valore aggiunto e una maggiore coscienza sul proprio lavoro. Naturalmente attraverso l’agricoltura biologica… Sono sempre stata pro agricoltura biologica fin dall’università e sono da sempre contraria ai pesticidi, che non ho mai utilizzato e nel mio lavoro di consulenza per la valutazione dei progetti l’aspetto bio non può mancare. Nei paesi in via di sviluppo la bio-agricoltura è l’ideale per aprire nuove opportunità. In che modo? Il biologico è l’unico che ha un controllo severo in tutto il mondo con dei protocolli certificati. Le regole sono le stesse in tutti i paesi e comprendono un importante aspetto di salvaguardia ambientale e di benessere degli animali. Queste regole risultano particolarmente adatte ai contadini dei paesi in via di sviluppo: la certificazione rende già il prodotto garantito e quindi ci sono più possibilità di vendita a livello internazionale. D’altra parte quello bio è l’unico settore che cresce del 30% ogni anno. E in Italia, che sta succedendo in questo campo? Da noi il settore è invece stabile, cresce annualmente meno del 5%. L’Italia è comunque il primo paese europeo
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che produce biologico ed è al quarto posto al mondo. In poche parole siamo dei grandi produttori ma non dei grandi consumatori di questo tipo di prodotti. Il settore nel biologico che cresce di più è però quello dei bambini piccoli, seguito da quello della terza età. Sono però convinta che se ci fosse po’ di conoscenza in più sulla certificazione dei prodotti biologici il consumatore andrebbe ancora più tranquillo e i risultati, a livello economico, si vedrebbero. Sapere che il prodotto è genuino, quindi. Come quello dei prodotti che si trovano nei mercati della filiera corta… La filiera corta è certamente un vantaggio e non può prescindere dal prodotto biologico. Un aspetto sicuramente positivo è che innesca una competizione maggiore e questo, aggiunto ai criteri di certificazione sul biologico, vuol dire dare un prodotto che gli altri non fanno. I controlli ci sono e sono tra i più rigorosi e al giorno d’oggi c’è sempre più attenzione al fattore ambientale nell’alimentazione. Biologico e mercato diretto potrebbe significare anche il rilancio dell’agricoltura? Bisogna distinguere tra piccoli e grandi produttori. Il contadino “puro” non è che riesce a campare facendo solo il contadino. Gli agricoltori sono spinti a produrre biologico per due motivi, quello etico (cioè il contadino che disapprova l’agricoltura moderna) e quello economico. Ma in questo caso dovrebbero esserci più incentivi, sennò uno fa capitali solo passando alle colture di nicchia.
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L’illustrazione di copertina affidata quest’anno a Silvia Ziche, firma celebre di Topolino e Donna Moderna
Quando la favola diventa realtà… 42
Zoom Tra meno di due anni la “Torre di Ricerca”, il nuovo Istituto di Ricerca Pediatrica voluto dalla Città della Speranza, sarà infatti ultimato. C’è però un filo magico che unisce questo enorme ed importantissimo progetto all’ottavo volume del “Cantastorie”, la preziosa raccolta di racconti ed illustrazioni che tra un paio di mesi farà la sua apparizione sui banchetti della Fondazione. Se le favole che compongono l’attesissima pubblicazione, ormai divenuta vero e proprio appuntamento fisso per i thienesi (ma non solo), sono intrise di sogni, ma anche di principi etici, così anche i tre lustri di impegno della Città della Speranza hanno seguito lo stesso percorso. Il Cantastorie, che ogni anno promette a grandi e piccini un viaggio nella fantasia e nella fiducia di un mondo migliore, altri non è che l’alter ego di una Fondazione che dal 1994 mette anima e corpo per l’assistenza e la ricerca sulle malattie neoplastiche infantili.
Ed è proprio questa la storia che più tocca il cuore. Quella di 14 anni di attività in cui la Onlus ha portato la raccolta fondi, comprese le eredità ricevute, a quasi 30 milioni di euro, con una crescita esponenziale della destinazione del 5 per mille. «Siamo molto trasparenti nella gestione dei soldi e questo premia: ogni anno riusciamo a raccogliere sui 3 milioni di euro», spiega il presidente della Città della Speranza, Andrea Camporese, sottolineando che molti fattori hanno contribuito a questo risultato. «Il più importante è il volontariato: le proposte per raccogliere fondi sono tantissime; in particolare, solo nel 2008, ne sono state autorizzate ben 253». Il Cantastorie, popolato di racconti e favole scritti ed illustrati da artisti, professionisti e non, che dal 2002 si avvicendano sulle sue pagine, si colloca sicuramente tra le iniziative più amate.
Progetto della Torre della Ricerca: l’avanzamento dei lavori è visionabile giorno dopo giorno su www.cittadellasperanza.org
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La prima pietra della Torre della Ricerca
Sui contenuti del numero 8 meglio non svelare niente e lasciare la sorpresa per il 17 novembre, giorno della presentazione all’auditorium di Thiene. Ma già l’assaggio della copertina, disegnata da una “star” del fumetto come la disneyana Silvia Ziche - thienese doc - promette un’edizione che nel corso degli anni è diventata sempre più “succulenta”. Il curatore del progetto, Nico Rigoni, è sicuro che anche quest’anno le 5000 copie andranno presto esaurite. D’altra parte il Cantastorie è ormai una tradizione per il Natale, oltre ad essere un’importante mezzo di raccolta fondi per la Fondazione. Anche grazie al suo contributo la Città della Speranza è infatti riuscita a finanziare, in questi anni, quasi 50 progetti per un impegno economico superiore ai 10 milioni di euro. Il 2009, in particolare, è stato magico. La Fondazione è riuscita a portare a casa un risultato fino a pochi anni fa impensabile: assumere 10 giovani ricercatori per il triennio 2009-2011 che opereranno in sinergia con il personale dell’Azienda Ospedaliera. In più ha dato il via al progetto più importante, quello della Torre di Ricerca,
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i cui lavori, iniziati lo scorso 16 marzo, termineranno nel 2011. Il Nuovo Istituto di Ricerca Pediatrica, rivolto a tutte le patologie infantili, impegnerà una cifra pari a circa 25 milioni di euro e sorgerà vicino alla zona industriale di Padova. Un’area di 10.000 metri quadrati che sarà aperta a tutte le associazioni che lavorano nel campo della ricerca scientifica, a locazioni calmierate per i gruppi di studio sulle varie malattie. «I 4 milioni di euro ricevuti in dono da Annamaria De Claricini ci hanno permesso di partire con questo progetto, mentre il consorzio Zip di Padova ci ha regalato il terreno e allo stesso tempo la Fondazione Cassa di Padova e Rovigo ci ha affiancato con un impegno di 1 milione di euro per 10 anni: la Torre di Ricerca non sarà nostra, ma di tutti quelli che vogliono partecipare». E dalle parole di Camporese si intuisce che il racconto della Torre di Ricerca potrebbe benissimo trovare posto nelle pagine del Cantastorie. Anzi, già c’è. Perché questa storia, pur essendo una splendida realtà, parla lo stesso linguaggio delle favole: quello della speranza.
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Gli specialisti
del sorriso
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lic&Floc, Rottermeier, Broccolo, Dindondan, Sguizzo, Birimbao, Raggio di luce, Mamù, Pisola, Tutù, Pincio, Indy, Fragola, Yepa, Dipità. Sono solo alcuni dei clown dell’Onlus V.I.P. (Viviamo in Positivo) Vicenza che il 27 settembre intratterranno i bambini con uno spettacolo teatrale ad ingresso gratuito che si terrà presso il teatro comunale di Thiene. Lo show a prenotazione obbligatoria, possibile a partire dal 16 settembre presso l’Ufficio Cultura del Comune di Thiene (co-organizzatore dell’evento), promette risate a crepapelle.
Ed è proprio il buonumore che guida le azioni ed è alla base della nobile causa di questi “pagliacci” dal grande cuore. Tutti volontari, la loro missione è diffondere il più possibile la gioia e il vivere in positivo, in particolar modo alle persone che soffrono. È questo il senso della “Clownterapia” di V.I.P, che in provincia di Vicenza opera il suo volontariato negli ospedali di Vicenza, Thiene e Arzignano e con i suoi 68 iscritti ha l’obiettivo di portare un sorriso nei visi delle persone in difficoltà. «Creando un mondo di fantasia il clown trasforma gli ambienti colorandoli e risvegliando in chi incontra la creatività e la speranza necessarie per reagire alla sofferenza, al degrado, alla malattia, alla solitudine», dice Cristina Valente, in arte clown Dipità.
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Cristina, con i suoi amici - tra i quali Flic&Floc, clown che deve il nome ad un personaggio “mitico” per i thienesi, uscito 100 anni fa dalla fantasia del parroco del paese, mons. Flucco - vivono con la filosofia V.I.P, che significa «essere un esempio di vita positiva». Una filosofia proposta a tutti ma che, naturalmente, strizza l’occhio in particolar modo ai più piccoli che devono superare il disagio di una degenza in ospedale. A loro è dedicato lo spettacolo del 27, tanto più che l’intero ricavato della manifestazione andrà a finanziare il progetto dell’AmbulaClaun e le attività di corsia di V.I.P. Vicenza. L‘idea di un ambulanza per i bambini nasce infatti da un possibile disagio economico o di disponibilità di mezzi da parte di alcune persone che hanno la necessità di trasportare piccoli pazienti con difficoltà temporanee o permanenti dovute in primo luogo a malattie o disabilità. L’ambulanza - che sarà visitabile all’esterno del teatro - è attrezzata con giochi ma è munita di tutto il necessario per accompagnare un bambino e di accogliere i suoi genitori. In caso di necessità il trasporto sarà quindi gestito e rallegrato dai volontari clown che, assieme al personale medico o paramedico, accompagneranno il bambino all’interno di questa vera e propria struttura sanitaria compatibile con le ASL di tutta Italia. Ma come si diventa un volontario Vip clown ? «Comporta il ricevere una formazione di base uniforme, che ci permette di acquisire la stessa competenza necessaria per il servizio in qualunque parte d’Italia», spiega Dipità. E quindi, per entrare a far parte della squadra dei “Clown di Corsia” VIP, il volontario deve frequentare un Corso di Formazione base di preparazione tecnica e propedeutico alla Clownterapia, e in seguito proseguirà la sua formazione presso l’Associazione per tutta la durata della sua permanenza in una associazione VIP. Dal 13 al 15 novembre 2009 si terrà il nuovo corso base di clown terapia organizzato per gli ospedali di Vicenza, Thiene e Arzignano. A questo corso non si imparerà solo il famoso gioco della mosca - quella immaginaria, da inseguire all’interno della stanza, tanto amato dai bambini - ma anche e soprattutto a «riscoprire il bambino interiore, sviluppare la fantasia, la creatività, la capacità di vedere il positivo delle cose, la gioia, l’armonia, l’apertura, l’accettazione e altre emozioni positive». Parola di Clown!
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THE LAUGHING SPECIALISTS
I clown dell’Onlus V.I.P. - Viviamo in positivo
Flic&Floc, Rottermeier, Broccolo, Dindondan, Sguizzo, Birimbao, Raggio di luce, Mamù, Pisola, Tutù, Pincio, Indy, Fragola, Yepa, Dipità. These are just some of Vicenza’s Onlus V.I.P. (Viviamo in Positivo - Let’s live positively) clowns that will entertain children with a free entry theatre show at Thiene’s Council Theatre on 27th September. The show promises abundant fits of laughter. And it is precisely the search for good humour that guides the actions of these big-hearted clowns, and forms the root of their noble cause. They are all volunteers whose mission it is to spread joy and positivity as far as they can, and particularly to those who suffer. This is the rationale behind V.I.P.’s “Clowntherapy”, which operates - in the province of Vicenza - in the hospitals of Vicenza, Thiene and Arzignano and, with its 68 members, aims to bring a smile to the faces of those in difficulty. “By creating imaginary worlds, clowns transform and brighten their surroundings, awakening, in those they meet, a sense of creativity and hope that helps them to deal with suffering, degradation, illness or loneliness” says Cristina Valente, aka clown Dipità. Cristina, along with her friends - Flic&Floc among them, a clown that owes his name to a “legendary” figure in the eyes of Thiene’s inhabitants, created 100 years ago in the imagination of the town’s parson, Mons. Flucco - lives according to the V.I.P. philosophy, which means “being an example of positive living”. The philosophy is offered to all, but naturally pays particular attention to children who need to overcome the difficulties of a hospital confinement. The show on the 27th is dedicated to them, so much so that all funds gathered at the event will be used to finance the AmbulaClaun project and the hospital activities of V.I.P. Vicenza.
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Domenico Mantoan
pet therapy: il valore terapeutico degli animali
resentato ufficialmente nel corso del prestigioso convegno nazionale di fine maggio “Pet Therapy - Quando la relazione con l’animale può aiutare a guarire”, il progetto della Pet Therapy in Ulss 4 è oggi un’importante realtà, fiore all’occhiello della sanità Alto Vicentina. Fortemente voluto dal Direttore Generale, dottor Domenico Mantoan, il progetto ha come obiettivi la presenza degli animali nella cura e nell’assistenza di pazienti come bambini, anziani, persone con problemi relazionali, e fa ormai parte delle nuove frontiere che la medicina sta percorrendo con sempre maggiore interesse. Prima in Italia a credere in questa terapia la Regione Veneto che, nel 2005, emanò una specifica legge che ne promuoveva la conoscenza, lo studio e l’utilizzo. Contestualmente al convegno è stata anche inaugurata ufficialmente la sede per la Pet Therapy, che trova spazio all’interno della villa Nievo Bonin Longare a Montecchio Precalcino. “Nei bambini, negli anziani, in alcune categorie di malati e nei disabili, il contatto con un animale può aiutare a soddisfare bisogni di affetto, di relazioni interpersonali, a restituire
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potenzialità perdute - spiega Domenico Mantoan - . L’animale amico migliora la qualità della vita. La sua presenza è un beneficio per l’umore, e volte ha più effetto di un farmaco. Abbiamo riscontrato risultati straordinari su ragazzi autistici e down. Questa terapia ha caratteristiche sociosanitarie: serve a recuperare equilibrio, a far vivere meglio nel contesto sociale”. “Recentemente - prosegue Mantoan - abbiamo firmato un protocollo d’intesa in Provincia a Vicenza assieme alle altre Ulss vicentine per verificare se la Pet Therapy abbia, come noi crediamo, un valore scientifico e possa essere inserita anche nei livelli essenziali di assistenza. Puntiamo a stabilire la validità scientifica di questa disciplina per definirne gli standard e individuare gli elementi base per il suo accreditamento. Mi piace pensare che in questo luogo, un tempo dedicato alla cura della sofferenza psichica di tanti ammalati, possa oggi nascere una nuova speranza di terapia nel segno dell’amicizia tra l’uomo e gli animali di affezione”. Un centro che è destinato dunque a diventare un punto di riferimento nazionale in materia e ad ospitare non solo pazienti, ma anche loro familiari. “Per questa ragione prosegue Mantoan - una parte della tariffa resterà a carico del cittadino. Ma per alleggerire gli oneri costruiremo al primo piano del centro una foresteria, dove potranno alloggiare pazienti e familiari durante la settimana della terapia”.
Il progetto dell’Ulss 4 è supportato dal Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini, che crede molto in questa forma di terapia, tanto da aver destinato al centro di Montecchio Precalcino importanti fondi statali, oltre 700 mila euro iniziali per i servizi logistici e 500 mila all’anno per la gestione. “Questo progetto - dice la Martini - rappresenta lo sviluppo che serviva per la Pet Therapy e credo che per l’Italia sarà una sorta di pietra miliare. Sarà importante definire l’approccio scientifico alla terapia con la standardizzazione del metodo e con il consolidamento della professionalità. Siamo solo all’inizio, ma è chiaro che, oltre a diventare un chiaro punto di eccellenza per la sanità nazionale, Montecchio vuol essere di raccordo con tutti i centri internazionali presenti all’estero, dove questo tipo di cura è già consolidata. Stiamo creando una nuova possibilità di benessere sia per l’uomo che per l’animale,
che andrà ad aggiungersi alle altre cure che già conosciamo. Un altro passo avanti per una sanità di eccellenza, come è quella veneta”. La salute di molti disabili potrebbe, dunque, subire presto grandi miglioramenti grazie alla vicinanza con Kim, Jessy, Berry, Shana, Chopper e Dory, “medici” a quattro zampe che a Montecchio curano giocando e interagendo con i pazienti. Per la Pet Therapy italiana comincia dunque una nuova era. Presto arriveranno a Villa Bonin altri quattro cani ed è già stato attivato un corso per 50 conduttori. Il futuro migliore di tanti disabili passa per questo parco di speranza. Il dottor Lino Cavedon, psicologo e responsabile dell’equipe di Pet Therapy dell’Ulss 4, sottolinea come, per precisa volontà del dottor Mantoan, sia stato possibile costruire un percorso culturale e formativo, rispettoso dei criteri scientifici ad oggi disponibili, fruendo della preziosa collaborazione tra chi opera in ambito medico psicologico ed educativo con pazienti ed utenti e chi ha la competenza di leggere criticamente l’esperienza, come l’Università, a cui è stato delegato il compito di elaborarla scientificamente. “Avvieremo un percorso per fare di questo luogo un centro di riferimento nazionale in materia - spiega il dottor Romano Marabelli, Capo del Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria - . Il centro appena inaugurato è da noi riconosciuto per il lavoro già svolto e per le eccellenze raggiunte”. “E il Veneto è la Regione più sensibile in questo settore - ha specificato il dottor Igino Andrighetto, Direttore dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie - . Stiamo creando le basi per un lavoro serio e scientifico”. L’Onorevole Luigino Vascon, Assessore all’Agricoltura della Provincia di Vicenza (che condivide con l’Ulss 4 la gestione dell’area di Villa Nievo Bonin Longare, nello specifico quella adibita ad azienda agricola sperimentale “La Decima”) precisa che la Provincia di Vicenza mette con piacere a disposizione le strutture logistiche di sua competenza. “Nell’Ulss 4 - ha detto Vascon - abbiamo trovato un ente aperto e disponibile per istituzionalizzare questo importante progetto”. Naturalmente, il valore terapeutico dell’uso degli animali sta nella relazione che si instaura con la persona e negli stimoli che per quest’ultima ne derivano. Ne è convinto il Dr. Federico Coccia dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie: “Dobbiamo evitare facili banalizzazioni come quella di dire semplicemente che fa bene. E’ necessario approfondire scientificamente e stabilire che l’animale non è mai un farmaco o un semplice strumento da usare per la salute umana. Insomma, dobbiamo creare una valenza emozionale, considerare soprattutto la relazione che si instaura tra il paziente e l’animale”.
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SIGNORI, sipario!
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La magia del Teatro, le emozioni più intense che solo le grandi forme d’arte sanno evocare. Il ritorno dell’autunno riporta in città il piacere e il divertimento del sipario che si apre sul palcoscenico, calcato ogni sera da attori diversi, che rivivono ad ogni replica in modo diverso il mistero della rappresentazione che si rivela, a sé stessi e al pubblico presente, che ne è parte viva ed indispensabile. Interpretano ogni volta ruoli nuovi o legati all’immaginario collettivo, facendo rivivere storie note ma sempre uniche, oppure mettendo in scena rappresentazioni originali. Ogni spettacolo porta di volta in volta, a Thiene, nella splendida cornice del Teatro Comunale, vicissitudini avvincenti, struggenti o divertenti. Ferve anche quest’anno, quindi, l’attesa per la Stagione Teatrale 2009/2010 che prenderà il via dall’inizio di novembre. Ci aspetta un calendario ricco e variegato che farà la felicità di tutti gli appassionati, toccando tutti i generi. Momen-
ti preziosi e profondi racconteranno le mille sfaccettature della vita, con un linguaggio che in secoli di storia ha portato il teatro a diventare un presupposto culturale fondamentale. Si può quindi parlare di una rassegna teatrale molto attesa, perché ormai diventata storica. Sono in programma 10 appuntamenti imperdibili (ma si parla anche di un undicesimo spettacolo che al momento rappresenta una sorprendente incognita…), con interpreti illustri quali Mariangela D’abbraccio, Franco Branciaroli Umberto Orsini, Massimo Dapporto, Debora Caprioglio, Tullio Solenghi, Luisa Ranieri, Corrado Tedeschi. Si inizia con l’esilarante commedia “La Strana Coppia” di Neil Simon, al femminile, seguirà poi “Vita di Galileo” produzione dedicata all’anno galileiano a 400 anni dalle prime osservazioni astronomiche, e via via con un alternarsi di impegno e divertimento attraverso, tra gli altri, “La Tempesta” di Shakespeare, “L’appartamento” di Wilder e Diamond.
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Ladies and gentlemen, let the show begin! The magic of the stage, intense emotion evoked only by the highest forms of art. The return of autumn brings to the city a magic bursting from the curtain as it opens to reveal the stage, occupied by different people acting out roles both new and linked to a common imagination, staging original shows or letting us relive stories that are known but always unique. It brings to the stage again, in the dazzling setting of the Council Theatre, enthralling, harrowing, or amusing performances. The impatient anticipation of the 2009/2010 Theatre Season in Thiene, set to begin in November, continues to grow. A rich and varied schedule awaits us; it will be welcomed by aficionados, touching on all genres. Precious and profound moments will narrate life’s many shades, in a language that over the course of history has made theatre a fundamental element of culture. We can therefore talk of a long-awaited theatre season, which has now become a tradition. The schedule consists of 10 must-see performances, with known performers such as Umberto Orsini, Massimo Dapporto, Debora Caprioglio, Tullio Solenghi, and Luisa Ranieri. Among the titles, Home and Sauvajon’s “Duck in Orange Sauce”, Shakespeare’s “The Tempest”, and Wilder and Diamond’s “The Apartment”.
Alcuni dei protagonisti della prossima stagione teatrale
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Anteprima Questo il programma della stagione 2009/2010: Novembre
Febbraio
la strana coppia (10-11-12)
ITALIANI SI NASCE E NOI LO NACQUIMO (2-3-4)
di Neil Simon con MARIANGELA D’ABBRACCIO e ELISABETTA POZZI regia di Francesco Tavassi - produzione Teatro & Società
VITA DI GALILEO (17-18-19) di Bertold Brecht con FRANCO BRANCIAROLI regia di Antonio Calenda - produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e teatro de Gli Incamminati
di e con Maurizio Micheli e Tullio Solenghi regia di Marcello Cotugno produzione La Contrada, Teatro Stabile di Trieste, Procope Studio
L’ORO DI NAPOLI (23-24-25)
Dicembre
di Armando Pugliese e Gianfelice Imparato con GIANFELICE IMPARATO, LUISA RANIERI e VALERIO SANTORO regia di Armando Pugliese - produzione La Pirandelliana Diana O.ri.s.
UN ISPETTORE IN CASA BIRLING (1-2-3)
Marzo
di John Boynton con ANDREA GIORDANA e PAOLO FERRARI regia di Giancarlo Sepe - produzione Bis Tremila srl
L’ANATRA ALL’ARANCIA (15-16-17) di W.D.Home e M.G.Sauvajon con CORRADO TEDESCHI e DEBORA CAPRIOGLIO regia di Ennio Coltorti - produzione Molise Spettacoli
Gennaio LA TEMPESTA (12-13-14)
L’APPARTAMENTO (2-3-4) di Billy Wilder e I.A.L. Diamond con MASSIMO DAPPORTO e BENEDICTA BOCCOLI regia di Patrick Rossi Gastaldi, Produzioni Teatrali Noctivagus
LE CONVERSAZIONI DI ANNA K. (16-17-18) Liberamente ispirato a “La Metamorfosi” di Franz Kafka con GIULIANA LOJODICE testo e regia di Ugo Chiti - produzione Teatro Eliseo, Arca Azzurra Teatro
di William Shakespeare con UMBERTO ORSINI regia di Andrea De Rosa - produzione Teatro Stabile di Napoli, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Eliseo
TRAMONTO (26-27-28) di Renato Simoni con DOROTEA ASLANIDIS, NICOLETTA MARAGNO, GIANCARLO PREVIATI, MASSIMO SOMAGLINO Regia di Damiano Michieletto produzione Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”, Teatri SpA La Contrada - Teatro Stabile di Trieste
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L’ORO DI LUISA La poliedrica nonché bellissima Luisa Ranieri sarà a Thiene in febbraio per “L’Oro di Napoli”. Tra un suo impegno e l’altro abbiamo avuto il piacere di intervistarla. Nata proprio a Napoli 36 anni fa, attrice di teatro, cinema e televisione, debutta nel 2001 sul grande schermo come protagonista nel film “Il principe e il pirata”, diretta dal mago della commedia Leonardo Pieraccioni. Il tormentone pubblicitario di “Anto’ fa caldo”, che di lì a poco la impone all’attenzione del grande pubblico, è ormai entrato nella storia. Da allora, Luisa Ranieri ha saputo conquistare la critica ed è riuscita ad ottenere un successo di pubblico in varie performance, dalle spettacolari immagini di seduzione in “Eros: il filo pericoloso delle cose”, diretta dal compianto maestro del cinema, Michelangelo Antonioni, fino ad esibizioni colorite durante lo show di Celentano “Rockpolitik”, che l’ha fatta conoscere ad un pubblico ancora più vasto, e fiction targate Rai e Mediaset tra cui “Callas e Onassis”, “Amiche mie”, “Maria Goretti” e Cefalonia”, dove ha conosciuto il “Montalbano” Luca Zingaretti, divenuto poi il suo attuale compagno. Nel 2009 è nuovamente nei cinema con il film di Pupi Avati, “Gli amici del bar Margherita”. “L’Oro di Napoli” è una dichiarazione d’amore per Napoli, città splendida e miserabile, amorosa e spietata, e per i suoi abitanti, disperati, poveri, ricchi di fantasia, magnifici, capaci di inventarsi la vita giorno per giorno. È non solo un famoso libro del 1947 di Giuseppe Marotta, ma anche un celeberrimo film in sei episodi, tratti dal libro, diretto da Vittorio De Sica nel 1954 e che, da allora, fa parte dell’Olimpo del cinema nazionale, anche grazie alle interpretazioni di Sofia Loren, Silvana Mangano e Totò.
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Luisa, è la prima volta de “L’Oro di Napoli” a teatro: il debutto sul palcoscenico per un libro già film di successo di più di 50 anni fa… Che accorgimenti bisogna prendere per svolgere un’operazione di adattamento di questo tipo? La struttura sarà sicuramente diversa dal libro. Questo per l’essenza stessa del teatro, che ha un solo palcoscenico, una limitatezza di tempo, e soprattutto la “presa diretta”. Un libro si svolge nella mente del lettore, un film, così come una fiction, impiega invece molti giorni di riprese… Il teatro ha delle costrizioni che vanno rispettate: la struttura a episodi verrà conservata, ma con qualche accorgimento, per esempio mantenendo un unico contesto scenografico. Lo spettatore non troverà però sminuito quell’amore per una Napoli che non c’è più, che trasuda da ogni pagina del libro e da ogni fotogramma del film. Lei è napoletana: che cosa rimane, nella Napoli di oggi, di quella di allora? Lo spirito del napoletano rimane uno spirito melanconico e romantico. La città, come tutte le grandi città di mare, si è col tempo imbastardita, non solo con la globalizzazione ma, ahimè, anche con la delinquenza. Sicuramente però conosco molti napoletani per bene, famosi o non, intellettuali o meno, che conservano l’ironia, il calore, la nostalgia per riti, usi e costumi che non ci sono più. Le caratteristiche di Napoli rimangono però in opere immortali di musica, teatro, cinema. Quella della mia città è un’identità forte ma, purtroppo, in questo momento prevale nel mondo un’immagine che viene distorta attraverso i media, soprattutto legata al fenomeno Gomorra. Napoli non è, naturalmente, solo quello! Quali e quanti personaggi interpreta? Quello di Sofia e quello di Teresa. Nel film di De Sica sono interpretate rispettivamente da Sofia Loren e Silvana Mangano, due mostri sacri. Mi sento impallidire al solo paragone, ed è per questo che mi accosto ai personaggi più che all’immagine del film, rimanendo fedele al loro spirito originale, che è carnale, solare e sensuale per quanto riguarda Sofia, e ironico e prorompente per Teresa. Che poi Sofia sia stata interpretata dalla Loren, altra napoletana come me, è solo un altro rimando storico che mi diverte e mi onora.
Quando debutterà lo spettacolo? Debuttiamo a Napoli quest’autunno. È la mia città, lo spettacolo si chiama “L’Oro di Napoli”…: va da sé che sono molto onorata ed emozionata. Anche di lavorare con Nicola Piovani, che ne ha firmato le musiche, premio Oscar 1999 per la colonna sonora de “La vita è bella”. Lo spettacolo rimarrà in cartellone per 5 mesi, solcando teatri molto importanti in tutta Italia, tra cui il vostro. È mai stata a Thiene? No mai, sarà per me la prima volta. Non sono mai stata neanche nel vicentino. Ho appena ultimato però a Verona le riprese di un film…. Di che si tratta? È “Letters from Juliet”, girato anche in Toscana, per la regia di Gary Winick, con, tra gli altri, Gael Garcia Bernal, Marina Massironi e Vanessa Redgrave. Ho anche appena ultimato le riprese de “La vita è una cosa meravigliosa” di Carlo Vanzina, con Gigi Proietti, Enrico Brignano, Vincenzo Salemme e Nancy Brilli. Parla di una società purtroppo molto attuale: scandali, intercettazioni, veline… Insomma: dei“furbetti” italiani… Domanda d’obbligo: meglio cinema, tv o teatro? Sono mondi completamente diversi, mezzi a cui l’attore si deve ogni volta adattare. Io personalmente mi pongo sempre con umiltà di fronte ai nuovi lavori che affronto. Mi sento onorata di poter crescere con registi e colleghi, da cui ogni volta imparo cose nuove. Per film e tv il processo di adattamento e apprendimento è lento e c’è la possibilità di creare una famiglia. Anche a teatro però si forma molte coesione, si fa gruppo, si visitano città… La magia del palcoscenico è che ogni sera sei in un posto diverso con un pubblico mai uguale, con sensibilità variabili, avendo la possibilità di mettere in scena infinite varianti della stessa storia. È sicuramente un mestiere affascinante.
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Doppio Slalom a teatro!
Corrado Tedeschi, storico e indimenticato presentatore televisivo (noto soprattutto per “Doppio Slalom” sulle reti Mediaset negli anni ’80), da alcuni anni si è dedicato completamente al suo primo amore, il teatro. A Thiene sarà a Dicembre con “L’anatra all’arancia” di Home - Sauvajon, affiancato da una spumeggiante Debora Caprioglio. Lo abbiamo sentito tra una prova e l’altra in giro per l’Italia.
Corrado, ci parla un po’ di questa effervescente pièce? Come accade in questi ultimi anni in teatro, il trend è che vengano riproposti e rivisitati pezzi classici di teatro e cinema. Io infatti rivesto qui panni che furono di Alberto Lionello a teatro e Ugo Tognazzi sullo schermo. Debora, che è una collega formidabile, quelli rispettivamente di Valeria Valeri e Monica Vitti. Pietre miliari della storia della recitazione per una storia brillante e ben scritta, che tratta di un argomento più che mai attuale: la coppia che scoppia. Com’è stata l’accoglienza finora? Sono molto orgoglioso che abbiamo realizzato il tutto esaurito al Manzoni di Milano, forse il teatro più importante d’Italia, a maggio, in chiusura di stagione. Ora lo riproponiamo in tournée fino a marzo: ci aspettano 5 mesi itineranti. Devo dire che abbiamo ricevuto critiche e commenti talmente positivi da farci rasentare l’imbarazzo!
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Nostalgia della televisione? Nostalgia ne avrei, ma il teatro ormai è una seconda casa, mi dà davvero grandi emozioni. E poi la tv di oggi non è più quella dove ho iniziato: è popolata di persone impreparate, ragazzi provenienti dei reality, che non sanno fare nulla, non hanno alcun talento, solo una bella faccia su un fisico prestante. Devo dire che questo ambiente mi ha proprio stufato! Preferisco restare a teatro, che è mille volte più emozionante! E la fiction? Visto quello che penso della televisione di oggi, la farei, se fosse interpretata da veri attori! Scherzi a parte ormai non posso abbandonare il mio primo amore (ho iniziato a 19 anni allo Stabile di Genova). Cosa pensa di Thiene? Trovo che ci sia un grande fermento culturale, visto soprattutto il lungo cartellone di spettacoli. Del Veneto poi mi piace tutto, naturalmente soprattutto per quanto riguarda cucina e vino! C’è qualcuno in famiglia che sta seguendo le sue orme? Sì: con orgoglio devo dire mio nipote Alessandro Tedeschi, diplomato allo Stabile di Udine. Senza false modestie, è davvero molto bravo.
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Dalle
terre
al Lido
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a 66° Mostra del Cinema di Venezia, di cui si è appena chiuso il sipario, è destinata a imprimersi per sempre nel ricordo di Thiene. Lo scorso venerdì 4 settembre il film ‘Terre Rosse’ è approdato al Lido, nell’ambito di un evento collaterale promosso dalla Regione Veneto per accendere i riflettori sulle piccole produzioni indipendenti del Veneto. Un evento che ha del miracoloso, considerando che il film è stato realizzato da un gruppo di appassionati alle prime armi e con un budget di appena 20.000 €, resi disponibili dal Comune di Thiene in veste di produttore. Nella conferenza stampa, appositamente organizzata dalla Regione Veneto e dalla Film Commission regionale presso lo storico Hotel Excelsior, ‘Terre Rosse’ è stato segnalato dunque come esempio significativo di un cinema
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veneto di qualità, prodotto senza investimenti milionari ma recante in sé un importante valore in termini culturali e quindi meritevole di essere visto da un pubblico esteso. La Regione stessa si è impegnata a far proiettare il film nelle sale d’essai del Veneto che hanno aderito all’iniziativa I martedì al cinema (al prezzo ridotto di soli 2 euro). “E’ un impegno affinchè il prodotto possa essere proiettato nel maggior numero di sale possibile vista la qualità dell’opera” – ha detto Maria Teresa De Gregorio, dirigente delle Attività Culturali e di Spettacolo della Regione Veneto. Grandi l’emozione e la soddisfazione per il regista Dennis Dellai e per l’Amministrazione Comunale, così come per gli operatori e gli attori del cast che si sono riuniti a Venezia per vivere una giornata da assoluti protagonisti, come testimoniano le foto di Ruggero ed Elisabetta Roan e Roberto Spinato,
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Foto di rito per il cast all’esterno dell’ Hotel Excelsior
“E’ un risultato importante – ha confermato il regista di Terre Rosse, Dennis Dellai. Per noi era già tanto essere presenti al Lido e quindi aver portato a casa anche un impegno formale della Regione è motivo di grande soddisfazione. Fra l’altro abbiamo avuto anche l’occasione di incontrare addetti ai lavori e rappresentanti di varie case di distribuzione nazionale ai quali abbiamo lasciato una copia del dvd. Non ci aspettiamo nulla perchè ci rendiamo conto che la nostra è una piccola produzione, fatta con pochi mezzi e senza nomi di richiamo, ma vorremmo almeno che non passasse inosservato“. La giornata al Lido sarà ricordata senz’alto anche per un simpatico fuori programma, “Contemporaneamente alla nostra presentazione, nella sala accanto si teneva la conferenza stampa di Nicolas Cage – ha rivelato lo scenografo Johnny Fina. Quando abbiamo incontrato l’attore gli abbiamo consegnato una copia di Terre Rosse e lui, simpaticamente, ha ringraziato e ha cominciato a salutare i suoi fans sventolando il dvd. Ovviamente, non ci aspettiamo nè che lo veda, nè che lo conservi, però quel momento è stato da brividi. Lo confesso”.
Per noi era già tanto essere presenti al Lido e quindi aver portato a casa anche un impegno formale della Regione è motivo di grande soddisfazione.
Il regista Dennis Dellai intervistato dalla Rai
Il compositore della colonna sonora Paolo Agostini (secondo da destra) e l’interprete Filippo Meneghini (primo da sinistra) in compagnia di Beppe Fiorello
Anche il divo Nicholas Cage si è accaparrato un dvd del film
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Le Bregonze: natura,
uomini,
opere
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Appuntamenti
Una visione spettacolare ed emozionante delle colline delle Bregonze in oltre centocinquanta scatti, in bianco e nero, che evidenziano gli aspetti della natura e del paesaggio, il lavoro dei suoi abitanti e le opere realizzate dall’uomo. La mostra fotografica “Le Bregonze, natura, uomini, opere”, allestita dalla Biblioteca Civica a Palazzo Cornaggia e curata da Giuseppe Stella, Giancarlo Marini, Valter e Luca Borgo, offre un’immagine complessiva e unica del territorio e della vita in collina. Un’opportunità per riflettere su un passato, fatto di lavoro e di fatiche contadine, di originali manufatti realizzati dall’uomo, di testimonianze di arte e di fede, e una possibilità di conoscere meglio
il presente per guardare al futuro. E non ultimo un invito ad arricchirci interiormente “vivendo” per qualche momento le colline delle Bregonze, lontani dalla frenesia quotidiana della città, immersi nel verde dei boschi e dei prati, riscoprendo la pace e il silenzio della natura, gustando il canto di un uccello, il lento gorgoglio di un rivolo d’acqua, ammirando i colori delle stagioni, in un rapporto di profondo rispetto verso l’ambiente e i suoi abitanti. Ripercorrendo le tre sezioni in cui è strutturata la mostra, scopriamo gli aspetti più significativi evidenziati dai quattro fotografi.
Viaggio alla scoperta della mostra fotografica, nelle parole di Ivo Carollo
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Natura La parte dedicata alla “Natura” presenta immagini suggestive e affascinanti del paesaggio, ripreso nel mutare delle stagioni, vecchie case coloniche che spuntano dal bosco, grandi alberi, bianche betulle, campi disseminati di fiori del tarassaco, stradine che si inerpicano sulla collina per immergersi nella natura. Vecchi cascinali, con la casa di abitazione del contadino, la stalla e il fienile, emergono dal paesaggio tra una natura di fiaba, tra prati tagliati di fresco, alberi di ciliegi in fiore o distese di neve. L’estate fiorisce con i fiori delle piante di patata, un tubero tipico delle Bregonze, coltivato con passione da alcuni agricoltori. Perfettamente inserite nell’ambiente naturale anche le mucche al pascolo, con sullo sfondo la bella Villa Rospigliosi, i campi di “sorgo”, i filari di vite maritata. Tra i soggetti fotografati non mancano i numerosi appassionati delle Bregonze che a piedi, in bicicletta o a cavallo, percorrono i numerosi sentieri che salgono sulla collina. Stradine, viottoli e cavesàgne che accompagnano i visitatori fuori dal caos del traffico della città.
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Uomini Nella sezione “Uomini” i quattro fotografi puntano all’essenziale, con poche immagini, ma molto significative, che danno all’osservatore un’idea della vita vissuta dagli abitanti delle Bregonze, una vita fatta di sudore e fatica, di duro lavoro sui campi. Quella degli ultimi agricoltori, uomini che dovremmo chiamare uno ad uno per nome, per rendere omaggio al loro lavoro, alla loro resistenza e all’attaccamento alla propria terra. Un mondo fatto anche di donne, mamme che portano i bambini alla corriera della scuola o rastrellano il fieno nei prati. E tra le immagini personali, individuali, anche una scena di vita collettiva, il ritrovo dei devoti per la festa di San Biagio davanti all’omonima chiesetta di Grumolo Pedemonte, un’immagine d’insieme per rappresentare la comunità intera e rafforzare l’identità degli abitanti delle Bregonze.
Appuntamenti
Opere Nella sezione “Opere” spiccano interessanti immagini di case, stalle, fienili, capitelli e chiese, ora ripresi tra il paesaggio, immersi nel verde della collina, ora evidenziati in primo piano nelle loro peculiarità. Emergono le testimonianze della fede profonda che ha da sempre caratterizzato la gente delle Bregonze, e che costituiscono una delle espressioni più significative della profonda pietà popolare e della religiosità degli abitanti, la chiesa della Fratta a Carrè, di Santa Maria della Neve alla “Madonnetta” di Centrale, di San Biagio a Grumolo Pedemonte. Tra le “Opere” anche alcune fontane, una vecchia cucina contadina, le “zare”, un forno a legna, una “caponàra” appesa al muro, un pozzo sotto ad un portico, roccoli, stalle, fienili e le case tipiche di questa splendida zona collinare. Vecchie costruzioni ora spesso abbandonate, sui cui muri l’edera e i rami degli alberi stanno purtroppo prendendo il sopravvento, altre ancora vive, abitate. Tutte costruite con pietre di basalto e qualche mattone, spesso con pochissimo intonaco che fa così risaltare il contrasto tra la bianca calce e il nero basalto. La vecchia “masièra” in pietra, costruita a secco, ricoperta in parte da fiori e da un arrugginito reticolato che delimita i confini tra le proprietà, e la mucca che guarda dall’inferriata di una finestra della stalla, quasi a voler comunicare con l’esterno, sono un po’ il simbolo di queste colline.
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I quattro fotografi Giuseppe Stella, Giancarlo Marini, Valter e Luca Borgo, non sono nuovi a lavori del genere ed hanno al loro attivo ben sei mostre curate assieme, tutte rigorosamente in bianco e nero. Una scelta che accomuna i quattro fotografi che sono romanticamente legati e nostalgicamente fedeli alle origini della fotografia in bianco e nero, tanto che, anche oggi, preferiscono raccontare le loro storie e trasmettere emozioni ancora come una volta. Le loro immagini non devono essere lette in funzione del loro aspetto realistico, ma come interpretazione della realtĂ rappresentata, dove conta lâ&#x20AC;&#x2122;armonia, lâ&#x20AC;&#x2122;equilibrio, la gamma dei toni, bianchi neri e grigi. Stanno infatti ad indicare lâ&#x20AC;&#x2122;essenza della vita sulle Bregonze e confermano ancora una volta il grande amore e il rispetto che i quattro fotografi nutrono per il loro territorio. Un territorio che con questa mostra vogliono valorizzare e di cui recuperano le antiche memorie per farlo conoscere in tutti i suoi aspetti e considerare un bene importante e prezioso per tutti.
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Appuntamenti The hills of the Bregonze The result is a spectacular and captivating view of the hills of the Bregonze in over 150 black and white snapshots, which emphasise elements of the location’s nature and landscape, the work of its inhabitants and the creations of humankind. The “Le Bregonze, nature, men, works” photography exhibition, arranged by the Civic Library in Palazzo Cornaggia and curated by Giuseppe Stella, Giancarlo Marini and Valter and Luca Borgo, offers a unique, comprehensive image of life in the hills. It creates an opportunity to reflect on the past, on country toils, on original objects created by man, on stories of art and faith: a way of getting to know the present in order to look to the future. Not least, it provides an invitation to enrich ourselves internally by “living”, for a few moments, the hills of the Bregonze, a long way away from the frenzy of daily life, submerged in green woodlands and fields, re-discovering nature’s peace and tranquillity, savouring a birdsong and the slow rush of a stream, or admiring the seasons’ colours with a sense of true respect for the environment and its people. The most significant aspects highlighted by the four photographers are encountered as visitors follow the three sections (Nature, Men, Works) along which the exhibition is structured.
Biblioteca Civica - Palazzo Cornaggia Dal 19 settembre al 4 ottobre 2009 Orari lunedì dal martedì al venerdì 9.30-12.30 sabato e domenica 10.00-12.00
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La Nuova Donna è
Selvaggia-glam
Le linee, libere di esplodere, tornano finalmente sbarazzine La stagione Autunno/ Inverno 2009 accoglie una donna rinnovata e iper-femminile che si libera di tagli severi e pieghe impostate per lasciare spazio ad uno stile più sensuale e sbarazzino. Le passerelle dei grandi Chanel, Gucci e Jean Paul Gaultier, riportano, prepotenti, ai colori primari della terra dando spazio a tutta la gamma dei marroni e dei verdi, fino alle tinte sabbia ed ecrù. I capelli, finalmente, tornano ad esprimere il loro stile più naturale grazie a tagli scalati per aree, e ad arte, che mantengono le lunghezze ma gonfiano il volume. Non più così austere e costruite le linee tornano morbide attorno al viso e sempre più si affermano frange e ciuffi importanti che abbracciano i lineamenti e regalano uno sguardo più accattivante.
Articolo pubbliredazionale
Stage “Progettando Contemporaneità”, Bologna
Ma i capelli si tingono anche di contrasti per aggiungere carattere al viso: il biondo diventa sempre più platino, inafferrabile, etereo, leggero, impalpabile e chiarissimo. L’elegante nero si afferma pieno di luminosità con grandi ciocche che si vestono di riflessi tono su tono e giocano misteriose con la luce. Intramontabile, il rosso, quest’autunno vira verso il viola, con riflessi che illuminano gli incarnati e rinnovano anche le teste più audaci. Così, solo nei migliori saloni, i colpi di forbice scoprono la morbidezza di ciocche libere di muoversi e gonfiarsi e danno vita a nuove donne pioniere della città ed autentiche selvagge-glam!
Suoni d’Autunno a Thiene
Rock, blues, musica d’autore e cinema per una rassegna che unisce talenti locali e grandi protagonisti internazionali
L’autunno di Thiene si tinge di musica con una rassegna che non mancherà di fare la gioia degli appassionati e di tutto il pubblico cittadino. Musica per tutti i gusti, in una serie di appuntamenti di grande spessore, con un’attenzione particolare alla multimedialità. Rock, blues, colonne sonore e cantautori sono gli ingredienti di “Suoni d’Autunno”, iniziativa del Comune in collaborazione con l’Istituto Musicale Veneto “Città di Thiene”, articolata in 4 diversi appuntamenti all’Auditorium Fonato e al Teatro Comunale. 72
Appuntamenti
L’inaugurazione è stata affidata ad una “clinic”, un seminario cioè, aperto a tutti gli appassionati di batteria, tenutosi il 5 di settembre all’Auditorium Città di Thiene; a guidare i musicisti è stato nientemeno che Ian Paice, leggendario batterista dei Deep Purple, considerato dagli addetti ai lavori uno dei migliori batteristi di sempre, il quale non si è risparmiato nello svelare ai numerosi iscritti molti “segreti del mestiere”. Si è proseguito, venerdì 18 settembre, sempre all’Auditorium cittadino, con il concerto della Paltàn Blues Band, progetto di Antonio Stefani che attraverso racconti, musica, letture e suggestioni assortite, ha proposto l’unione tra le atmosfere del blues e l’idioma veneto. L’ensemble ha proposto i brani tratti dal nuovo album, “Tuta Stanote”, che raccoglie canzoni del grande interprete americano Robert Johnson tradotte in dialetto veneto. Sabato 3 ottobre, a partire dalle 21, spazio invece alla multimedialità. La proiezione del film “L’uomo con la macchina da presa”, diretto nel 1929 dal regista russo Dziga Vertov, sarà infatti accompagnata dalle musiche di Michael Nyman indimenticato compositore dalla colonna sonora di Lezioni di piano - eseguite dal vivo da Giuseppe Dal Bianco e Alberto La Rocca. L’ ultima serata, sabato 24 ottobre al Teatro Comunale, sarà infine dedicata alla canzone d’autore italiana e all’indimenticata figura di Fabrizio De Andrè, con un nuovo capitolo della fortunata serie di spettacoli prodotti da Nicola Dalla Stella, che nel tempo hanno riscosso grande successo sia da parte del pubblico che della critica. Nel decimo anniversario dalla scomparsa del grande cantautore genovese, il concerto, che vedrà la partecipazione di musicisti fra i più dotati del panorama nazionale, proporrà integralmente l’album “Non al denaro non all’amore né al cielo”. Lo spettacolo cercherà di riproporre l’atmosfera di uno dei lavori più intensi e profondi di Faber, pubblicato nel 1971, rievocando le suggestioni dei testi, ispirati dall’”Antologia di Spoon River”, e delle musiche, composte a quattro mani con Nicola Piovani
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il pescatore
(di canzoni) Il ricordo emozionante ed indelebile di Faber nelle parole di chi, come Antonio Stefani, ha avuto il privilegio di conoscerlo...
Se state leggendo queste righe, vuol dire che Fabrizio De André vi interessa. E, se vi interessa, sapete anche perché i tributi a lui dedicati non si assomigliano mai: il fatto è che di De André non ce n’è uno solo, ma tanti. E così i suoi appassionati. A ciascuno il suo. Certi lo prediligono agli esordi, profilo francese (Brassens, Brel). Per altri resta il compagno di liceo più avanti di qualche classe e capace di scherzi licenziosi (Carlo Martello). Qualcuno gli è grato per aver svelato che strani fiori possono nascere negli angiporti genovesi e che una goccia di splendore la possiedono soprattutto gli ultimi, qualcun altro s’è ritrovato uno spirito anarchico con la voglia di muoversi in direzione ostinata e contraria, chi invece ha capito che il più grande rivoluzionario della storia è stato un certo Gesù. C’è chi si è innamorato con le sue ballate romantiche, chi ha imparato a leggere in italiano nelle lapidi di Spoon River o nelle storie di Dylan e Cohen, chi assieme a lui ha scoperto - ai tempi di Bubola e della PFM - il rock d’autore, oppure - nella fase con Pagani - il fascino etnico dei dialetti e il suono del Mediterraneo, luoghi di incroci fra genti e culture. Certo, De André lo si può amare anche tutto, in blocco. Oppure lo si può amare e insieme discutere, mica si è obbligati a dargli sempre ragione: siamo o non siamo anime salve, cioè libere, come voleva lui? Ma che fosse un poeta - aristocratico e popolare - infinitamente più grande dei poeti professionisti rinchiusi nei loro
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salotti letterari, è fuori discussione. Che abbia forgiato musiche di irresistibile e perdurante bellezza, è altrettanto certo. Chi lo ha conosciuto (una fortuna che al sottoscritto, pur brevemente, è capitata) ne conserva un ricordo che stride con certa oleografia beatificante: non era un santo, né un eroe, bensì un uomo consapevole anche delle proprie contraddizioni, e comunque dotato di una disarmante affabilità, di una contagiosa ironia. Figlio dell’alta borghesia che non gli piaceva, non sopportava nemmeno le meschinità di quella medio-piccola e preferiva guardare direttamente in terza classe, nelle stive e nei marciapiedi del mondo. Ci ha lasciato il meglio di sé: la pesca miracolosa delle sue canzoni. Da tramandare a (futura) memoria attraverso le generazioni, come in effetti sta accadendo: Bocca di rosa la sanno i sessantenni e i ventenni. La riascolteremo, assieme a tante altre tappe di un viaggio ogni volta meraviglioso, qui al Comunale di Thiene grazie ai Terzo Capitolo e ai loro amici, artisti già protagonisti di una emozionante trasposizione scenica de La buona novella. Ogni loro proposta, che Nicola Dalla Stella progetta sempre con amoroso puntiglio, è una sorpresa capace di scaldare il cuore. Stavolta l’omaggio è a Faber, che ci manca già da dieci anni, ma il dono è per tutti noi.
Appuntamenti
Canzoni e storie fangose dal Mississippi al Bacchiglione con la
n à t l a P Blues d n a B
Come e perché è possibile creare dei sorprendenti collegamenti tra il sud rurale degli Stati Uniti e le campagne vicentine degli anni Trenta? Cos’hanno in comune la Grande Depressione e la pellagra, le piantagioni di cotone e il sorgo, le leggende del popolo afroamericano sui “crossroads” e quelle nostrane sulle “crosàre”? Non sono forse dei “blues” anche le cante venete d’amore, di lavoro, di emigrazione? E come suonano i leggendari pezzi dello straordinario e misterioso Robert Johnson, l’autore di “Sweet Home Chicago” vissuto nel Delta del Mississippi tra il 1911 e il 1938, se nelle versioni in dialetto di Antonio Stefani - pubblicate in volume nel 2004 da Agorà Factory - diventano “Le canson blues del moro Berto Zanon voltà in dialeto dal merican”? Lo spiega la Paltàn Blues Band formata da Alcide Ronzani (piano, chitarre e dobro), Roberto Baga (canto e armonica), Walter Bottazzi (basso), Guerrino Dal Lago (batteria) e Stefano Ferrio (voce narrante) in un divertente concerto-racconto che unisce musica, letture e suggestioni assortite per un inaspettato incrocio di culture - dai modi di dire ai riferimenti circa usi, luoghi e costumi - in grado di svelare insospettabili affinità fra due mondi (allora) tanto lontani. Nell’esibizione thienese la Paltàn Blues Band ha presentato anche il suo recente disco “Tuta stanote” prodotto dall’etichetta Panocha Records, nato dopo tre anni di attività dal vivo - culminata con l’applaudita partecipazione al Deltablues Festival di Rovigo 2007 - e registrato con ospiti eccellenti in studio come Paolo “Catfish” Ganz all’armonica, Miranda Cortes alla fisarmonica e Donato Mascia al mandolino, i quali per l’occasione si sono uniti al gruppo sul palcoscenico per un “live” ancor più speciale.
Un tuffo nell’avanguardia Il primo sabato di ottobre prepariamoci a farci trasportare nel pieno fioirire della Rivoluzione Russa, epoca di grandi sconvolgimenti sociali ma anche di straordinario fervore creativo nell’universo delle arti. Tra queste c’è quella, allora nascente, della cinematografia, che ebbe il proprio apice nella pellicola Man with a movie camera di Dziga Vertov, film del 1929 realizzato poco prima che sulla Russia si abbattesse l’ortodossia stalinista. Sorprendente per concezione e resa registica, la pellicola va oltre il semplice reportage su una città (fusione di luoghi di Mosca, Kiev e Odessa), divenendo a tutti gli effetti opera d’arte composta da un film e dal racconto
della realizzazione del film stesso. E sarà appunto questa scheggia di avanguardia dei primi del Novecento la protagonista della serata all’Auditorium Fonato, insieme alla musica ad essa ispirata, firmata del compositore Michael Nyman. Straordinari interpreti della speciale colonna sonora saranno il chitarrista thienese Alberto La Rocca (specialista delle corde pizzicate, vincitore di concorsi nazionali ed internazionali) ed il polistrumentista Giuseppe Dal Bianco al flauto traverso, anch’essi - come il compositore inglese - appassionati creatori e interpreti di musica contemporanea.
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IN SELLA AL SOGNO IRIDATO
Nell’ultimo fine settimana di settembre si corrono a Mendrisio, in Svizzera, i Campionati Mondiali di Ciclismo su Strada. A pochissimi giorni dall’impegno più atteso della stagione siamo riusciti ad intercettare la campionessa di casa Tatiana Guderzo, che in tal occasione tenterà di replicare il successo ottenuto l’anno scorso a Pechino con l’indimenticato bronzo olimpico. In attesa di piazzarci davanti ai televisori e di fare il tifo per lei, abbiamo fatto una simpatica chiaccherata per scoprire alcuni aspetti della sua carriera e cosa la lega a Thiene, città dove (ce lo dice ridendo) sogna un domani di avere una via con il suo nome… 76
Ritratti Come hai scoperto la tua passione per il ciclismo? La mia passione per il ciclismo è nata casualmente, osservando mio cugino Michele, quando avevo sette anni. Ero davvero una bambina tuttofare, allora l’importante per me era più che altro combinare qualcosa che mi consentisse di fuggire dalla scuola e dai libri… Nonostante questa mia iperattività ero un po’ grassottella, per cui il dottore consigliò ai miei genitori di farmi fare uno sport. Ne ho ho provati molti da allora, ma questo che pratico ancora oggi è rimasto l’unico sport per cui la passione non si è mai spenta. A quali idoli ti sei ispirata? Devo ammettere che non sono mai stata legata a particolari idoli del ciclismo o di altri sport. Certo, ricordo che quand’ero bambina la Luperini, che vinceva tutto, è stata un faro importante, così come la stessa Cappellotto; ho sempre auspicato di riuscire a diventare come loro. Ma non posso dire di avere avuti degli idoli. Anche perché ho sempre guardato con molto più interesse ai gregari…penso, ad esempio, ad uno come Bruseghin, il classico gregario di lusso. Mi sono sempre ispirata alla loro umiltà ed alla grandissima voglia di fare fatica per gli altri. Quali sono i momenti della tua carriera che ricordi con maggiore affetto? Il mio ricordo più bello risale alla seconda gara a cui partecipai, e che vinsi, quando ero giovanissima e agli inizi. Chiaramente, il mio sogno più grande è sempre stato quello di andare alle olimpiadi, e vincere la medaglia di bronzo a Pechino ha rappresentato l’apice della soddisfazione! Ma il ricordo più vivo, che tutt’oggi conservo intatto, è stata proprio la mia prima vittoria all’età di sette anni, in quella gara regionale del settore giovanile.
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E ricordi legati a momenti particolarmente difficili? Di momenti difficili ne ho vissuti parecchi. Penso comunque sia una cosa normale per ogni sportivo. All’età di 13 anni volevo quasi smettere di correre perché cercavano di farmi vedere lo sport non più come un divertimento ma come un lavoro, e a quell’età non ero ancora disposta ad accettare questo passaggio. Vedevo la bicicletta prima di tutto come un divertimento, per cui ho passato due anni abbastanza complicati. Dovevo fare gli allenamenti e non potevo uscire con gli amici; d’estate poi, la domenica, non potevo andare al mare perché ero quasi sempre impegnata nelle gare. Oggi posso dire che ne è valsa la pena, ma il sacrificio è stato pesante per quell’età.
Quindi non hai necessità di allontanarti tropppo da casa per i tuoi allenamenti… Come ciclista ho sempre affermato di essere molto fortunata ad abitare in una zona così meravigliosa. Nei miei percorsi vengo sempre da queste parti, anche perché di mio sono solita non abbandonare le strade vecchie per inseguirne di nuove. E’ quindi più facile che sia la mia squadra che venga qui ad allenarsi, piuttosto che il contrario. Moltissime colleghe che ho portato qui per gli allenamenti sono rimaste meravigliate del paesaggio che ci circonda, confidandomi che non abbiamo nulla da invidiare alla Toscana o ad altre zone blasonate che sono spesso oggetto di culto per i ciclisti di tutto il mondo. Veniamo alla stagione in corso. Qual è il bilancio sino ad oggi? E quali sono i tuoi prossimi impegni?
A proposito di sacrificio…il ciclismo è uno sport che richiedere tantissima fatica e molta dedizione. Come spendi il tuo tempo quando stacchi i piedi dai pedali? Devo ammettere che nel poco tempo libero che mi rimane sono molto pigra. Adoro soprattutto rilassarmi leggendo un buon libro ed andando al cinema. La maggior parte dei sabati e delle domeniche libere le passo con il mio ragazzo o con la mia famiglia. Cosa ti lega a Thiene? Ho qui una mia attività, gestisco infatti una palestra assieme ad altre cinque persone. Anzi, soprattutto loro portano avanti questo progetto perché io purtroppo non riesco a dedicarci molto tempo, eccezion fatta per il periodo invernale. Non si tratta comunque solo di un legame professionale. Ci sono state anche delle squadre nei dintorni con cui in passato ho corso, perciò mi sono rimaste delle amicizie a cui tengo molto. E poi, in questi posti, nella superstrada e nella strada che porto al Costo, ci passo minimo una volta al giorno! Sto solo aspettando che mi dedichino una via…ovviamente scherzo! (ride ndr).
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Questa è un’ annata molto particolare, perché la mia stagione è iniziata solo a giugno. Alcuni problemi di sponsor tra le due squadre cui sono legata mi hanno bloccato per la prima metà della stagione e pertanto ho iniziato in ritardo. Difficile ad oggi tracciare un bilancio. Ho partecipato ai campionati italiani - a giugno - con solo cinque gare sulle gambe, e l’avere raggiunto un secondo posto a cronometro ed un quinto su strada mi rendono soddisfatta. Ho concluso il Giro d’italia - una gara a cui tengo molto - con un setttimo posto in classifica generale ed alcuni piazzamenti che mi hanno comunque dato una importante spinta a livello morale per il prosieguo della stagione. Ora viene il clou con il mondiale di Mendrisio (Svizzera), che è il mio obiettivo principale. Da giugno a settembre partecipo a diversi giri, ritenendo che non ci sia migliore allenamento che una gara. Spero tutto ciò mi aiuti ad arrivare al mondiale con la giusta preparazione!
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Il farmacistaastronomo
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Ritratti
Nell’Anno Internazionale dell’Astronomia, a 400 anni dalla prima volta in cui Galileo Galilei puntò al cielo il suo cannocchiale, scopriamo che anche Thiene vanta uno studioso poliedrico che ha voluto tenere aperta una finestra sull’Universo
Una vita dedicata alle stelle e alla cura dei mali dell’uomo. Come un uomo di scienza dell’Antichità, il thienese Pierantonio Cinzano, astronomo e farmacista, riunisce nella propria figura di studioso due discipline soltanto in apparenza diverse fra loro. Anche nell’astronomia, infatti, Pierantonio Cinzano ha messo al centro l’uomo e la sua salute, occupandosi da sempre dell’inquinamento luminoso, con i propri studi, approfonditi e fecondi di importanti risultati. Provocato da un’alterazione della luce naturale ad opera delle sorgenti luminose artificiali, tale forma di inquinamento crea disturbo non solo agli animali e alle piante, come documentato da numerosi studi scientifici, ma anche all’uomo, al quale - in particolare - impedisce la percezione corretta del cielo stellato. In tal modo viene distorta la percezione dell’ambiente in cui viviamo, viene alterato il nostro rapporto con l’Universo, di cui il cielo costituisce l’unica finestra a noi disponibile. Senza contare i danni paesaggistici e le conseguenti ripercussioni sul settore turistico, per non parlare poi del fatto che l’inquinamento luminoso costituisce un’inutile spreco di energia, la cui produzione provoca a sua volta un inutile inquinamento ambientale. Dagli Anni Settanta ad oggi, la luminosità del cielo è più che quadruplicata; in un futuro non lontano, il cielo notturno potrebbe presentarsi ai nostri figli come una cappa lattiginosa dove gli astri non sono più distinguibili. Fondatore dell’ISTIL (Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso), che vanta il primo laboratorio di fotometria al mondo espressamente dedicato all’inquinamento luminoso, il dottor Cinzano ha studiato per molti anni il fenomeno, lavorando presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università degli Studi di Padova ove è stato responsabile scientifico di un Progetto per Giovani Ricercatori finanziato dall’Università e presso l’ISTIL ove ha diretto un progetto
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finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana. Uno dei suoi risultati più importanti è stata la realizzazione del primo Atlante Mondiale della brillanza artificiale del cielo notturno, pubblicato dalla Royal Astronomical Society di Londra. Ha pubblicato molti altri libri e articoli sull’argomento, tra i quali il primo manuale (Inquinamento luminoso e protezione del cielo notturno, edito dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia) e la prima raccolta di studi scientifici pubblicata nel nostro Paese (Modelling and Measuring light pollution, edito dalla Società Astronomica Italiana). E’ stato correlatore di varie tesi di laurea sull’inquinamento luminoso, membro di numerose commissioni nazionali ed
seguita negli anni successivi da altre 16 regioni italiane, ma oggi dispone del più raffinato ed aggiornato provvedimento legislativo contro l’inquinamento luminoso esistente al mondo: un preziosissimo strumento per aiutare i Comuni e i privati cittadini ad illuminare meglio, risparmiando denaro ed energia. Come a dire che il dottor Cinzano ha avuto più fortuna di Galileo, nel trovare ascolto alle proprie teorie e scoperte… Così come grande fortuna continua ad avere l’antica farmacia del centro cittadino, tramandata da padre in figlio dai tempi del suo quintavolo, nel 1822, ma con origini che si perdono nella notte dei tempi. Oggi il titolare è proprio il farmacistaastronomo, come egli stesso ha definito, in una sua pubblicazione, Heinrich Samuel Schwabe, lo scopritore delle
Convegno UNESCO, Venezia
internazionali (tra cui la commissione Luce e Illuminazione dell’ UNI e la commissione “Protezione dei siti” dell’Unione Astronomica Internazionale) ed ha al suo attivo una consistente attività di sviluppo di software per la Valutazione dell’Impatto Ambientale dell’inquinamento luminoso. La sua lunga carriera di consulenza per progetti di legge nazionali e regionali, è iniziata molti anni fa, quando, in collaborazione con l’Avv. Mario Di Sora, preparò le Raccomandazioni per la progettazione di impianti di illuminazione notturna della Società Astronomica Italiana, individuando le prime soluzioni concrete a tale fenomeno. Questo in corso è l’Anno dell’Astronomia: così è stato intitolato il 2009 per la ricorrenza del 400° anniversario delle prime osservazioni astronomiche con cannocchiale effettuate da Galileo Galilei nel cielo di Padova. E proprio di questi giorni è la notizia dell’approvazione di una nuova legge regionale, proposta dal consigliere Roberto Ciambetti, che disciplina l’utilizzo di fonti luminose artificiali nelle ore notturne. La Regione Veneto vanta quindi un doppio primato. Non soltanto è stata la prima regione italiana ad adottare - nel 1997 - una legge contro l’inquinamento luminoso,
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Mappa di visibilità delle stelle in Europa (Cortesia ISTIL Thiene su dati NGDC/DMSP)
macchie solari, che era come lui un appassionato farmacista. Pierantonio Cinzano è un grande studioso, infatti, anche di quella che dal 2007 è diventata la sua professione a tempo pieno: è membro corrispondente dell’Accademia Italiana di Storia della Farmacia da oltre vent’anni, nonché socio della Società Italiana di Fitoterapia (SIFIT), della Società Italiana Farmacisti Preparatori (SIFAP), dell’Unione Tecnica Italiana Farmacisti (UTIFAR) e del Rotary Schio-Thiene. Ma Cinzano non ha dimenticato la sua passione per gli astri: continua a coordinare le ricerche dei suoi collaboratori dell’ Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso, che stanno sviluppando il secondo Atlante della brillanza artificiale del cielo notturno, aggiornato con i dati e le scoperte più recenti, di cui egli può essere considerato a pieno titolo il principale ispiratore.
Ritratti
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lâ&#x20AC;&#x2122;amico di famiglia
Il successo dei fratelli Elisa Maria e Alessandro Menegardi, giovani musicisti thienesi giĂ affermati in Italia e allâ&#x20AC;&#x2122;estero 83
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uando negli anni Trenta Hildegard Gürich giunse in Veneto dalla Germania per sposare Giuseppe Sardei, il suo fidanzato thienese, sopra una delle carrozze al séguito faceva bella mostra di sé un grande strumento musicale che attirava la curiosità dei passanti: un meraviglioso pianoforte a coda, di certo uno dei pochissimi che si vedessero passare per le strade da queste parti. I thienesi, allora, non potevano sapere che quello era solo l’inizio di una lunga storia d’amore e di musica destinata a tramandarsi lungo tre generazioni, e che oggi prosegue con Elisa Maria e Alessandro Menegardi, nipoti di Hildegard e Giuseppe: violinista lei, violoncellista lui, entrambi musicisti professionisti di grande talento con un curriculum davvero importante. Elisa Maria, allieva di Salvatore Accardo, ha suonato per l’Orchestra del Teatro e la Filarmonica della Scala sotto la direzione di Riccardo Muti, per poi passare all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma ed essere infine scritturata dal Teatro Comunale di Bologna, vincendo una selezione tra oltre 150 violinisti provenienti da tutto il mondo. Alessandro, già primo violoncello nelle più importanti orchestre giovanili (ORCV per 4 anni, PSA, J Futura) e in orchestre da camera come Risonanza di Verona e i Solisti dell’Olimpico, ha preso parte a diverse tournée in orchestra e da solista in Spagna, Germania, Austria, Inghilterra, Francia e Messico; attualmente sta sviluppando un nuovo progetto in duo con la pianista Francesca Cucciarrè. Due giovani musicisti che danno lustro al nome di Thiene e della loro famiglia, proseguendo dunque nel migliore dei
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modi il percorso iniziato tanti anni fa dalla nonna materna. «Avere un riferimento come il suo è stata una fortuna davvero immensa - racconta Elisa Maria -. Siamo cresciuti fin da piccoli con la musica classica ad accompagnarci: la nonna era una grande appassionata di Bach, tanto che un ritratto del compositore campeggiava in casa nostra, venerato quasi come il “santo protettore” della famiglia. In Germania, l’educazione alla musica è parte fondamentale dell’istruzione fin dall’infanzia; la nonna, che aveva avuto questo “imprinting” culturale, ha deciso di trasmetterlo a tutti i suoi sei figli, compresa nostra mamma Ilaria. Lei, a sua volta, ha fatto lo stesso con noi, i suoi cinque figli, sostenuta al meglio da mio papà Francesco: per me e i miei fratelli, cresciuti in questa famiglia di “musicisti”, è stato naturale prendere fin da piccoli confidenza con gli strumenti. Io ho scelto il violino, Alessandro il violoncello, Paolo l’oboe, Cristina e Federico il pianoforte. Per gli altri è rimasta solo una grande passione; io e Alessandro, invece, ne abbiamo fatto anche un lavoro». Anche Alessandro sottolinea l’importanza della nonna nel suo avvicinamento alla musica: «Oggi mi rendo conto di quanto è stato importante averla vicina - spiega -. Lei era la prima ad incoraggiarmi ed elogiarmi quando suonavo bene, ma anche la prima a farmi notare i difetti da correggere: un incitamento a non accontentarsi, a migliorarsi di continuo che è fondamentale per raggiungere certi traguardi». La passione, da sola, infatti non basta: servono anche tanta pazienza e una determinazione incrollabile. Lo sa bene Elisa Maria, la prima ad iniziare il suo percorso nel mondo della musica perché più grande di cinque anni rispetto ad Alessandro: «Il primo vero ostacolo è rappresentato dall’approccio “faticoso” con lo strumento - confida -. Molti bambini si stancano facilmente perché all’inizio da quel violino escono dei suoni terribili, per quanto ti sforzi. Io ho
Ritratti iniziato a 9 anni, ma solo verso i 12 mi sono davvero appassionata: per convincermi a non mollare nei primi tempi è stato fondamentale il supporto dei miei genitori». Già, i genitori. Il loro è un compito fondamentale ma tutt’altro che semplice: «Adesso che sono io a insegnare ai più piccoli, raccomando sempre ai genitori di non essere troppo pressanti, perché i bambini devono prima di tutto imparare a conoscere lo strumento, a divertirsi suonando - osserva Alessandro -. Solo così l’abitudine a suonare diventa qualcosa di naturale e piacevole com’è stato per me: se i miei amici stavano ore e ore a giocare a calcio, io rimanevo con loro per un po’, ma poi avevo voglia di prendere in mano il mio archetto». Tutto si complica ulteriormente quando si vuole trasformare questa passione in un vero lavoro: «Chi non conosce il mondo della musica, non ha idea dei sacrifici che sono necessari - osserva Elisa Maria -. Non è stato semplice trascorrere molti anni cambiando spesso città, senza mai la certezza di un impiego sicuro. Però io mi sentivo nata per fare la violinista, era il mio sogno e ho deciso di non mollare: quando finalmente mi sono trovata di fronte a ben due opportunità importanti, avendo vinto sia il concorso per l’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino sia quello per il Teatro Comunale di Bologna, non mi sembrava vero… Finalmente ho trovato un impiego stabile, posso programmare la mia vita con più sicurezza e serenità: anche un musicista può arrivare a farlo, ma ci vuole davvero molta tenacia». Nonostante gli ostacoli da affrontare, Alessandro sottolinea come questo mestiere ti offre molte occasioni davvero uniche: «Può sembrare banale, ma anche il fatto di poter girare il mondo, di conoscere luoghi e culture diversi, è un privilegio raro. E poi, quale altro lavoro ti consente di guadagnarti da vivere dando sfogo alla tua creatività, liberando le tue emozioni?». Tra un impegno e l’altro, i due fratelli riescono ancora a trovare il tempo per tornare a Thiene, dove rimangono le loro radici e dove entrambi hanno appreso i fondamenti della musica, presso l’Istituto Musicale all’epoca diretto dal maestro Mario Zaltron. E, appena possono, rinnovano l’emozione tutta speciale di suonare insieme: «Elisa Maria è sempre stata il mio modello: suonare con lei è davvero tutta un’altra cosa», conferma Alessandro. Un’emozione intensa che li ha uniti specialmente lo scorso anno, quando i fratelli Menegardi hanno suonato insieme in occasione della messa di saluto a nonna Hildegard. Il repertorio? Un’antologia di brani del suo amato Bach, naturalmente: il “santo protettore” che da tre generazioni ispira ed accompagna questa specialissima famiglia thienese.
J.S.Bach, una sorta di “santo protettore” per i fratelli Menegardi
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Chi dona sangue, dona vita!
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Storie di vita Abbiamo un gruppo che ci invidiano un po’ tutti e che è cresciuto molto in questi ultimi anni
Giuseppe Munaretto, Presidente Fidas Vicenza dal 2005
C’è chi l’impegno verso il prossimo ce l’ha nelle vene. Nel caso del concittadino Giuseppe Munaretto lo si può dire a buon diritto, anche in senso letterale. Già vigile urbano a Thiene dal 1982 al 2004, e successivamente dipendente comunale nell’ufficio ecologiaambiente sino al 2008, Munaretto è attualmente al secondo mandato come presidente della Fidas vicentina, l’associazione che si occupa di coordinare e promuovere sul territorio provinciale il volontariato legato alla donazione del sangue. Un impegno verso la vita, quello della Fidas vicentina, che proprio quest’anno taglia il nobile traguardo dei cinquant’anni. Mezzo secolo di donazioni, anonime e gratuite, compiute nel più completo disinteresse personale, e portatrici di un grande valore umano, sociale, culturale. Chi dona sangue, dona vita. Questo, ieri come oggi, è lo slogan - così semplice, eppure così forte - che guida l’azione di Fidas e dei numerosi donatori iscritti tra le sue fila. Talmente numerosi e talmente generosi, quelli raggruppati nella nostra sezione provinciale, da posizionarla al secondo posto tra le federate Fidas a livello nazionale per numero di donazioni. E addirittura al primo posto in tutta Italia per quantità di plasma donato. Risultati del tutto ragguardevoli, che onorano nel miglior modo possibile la speciale ricorrenza e che riempiono d’orgoglio l’associazione e le persone che la rappresentano. Munaretto, al quale abbiamo chiesto un bilancio di questi primi cinque anni di attività, è chiaramente soddisfatto dei risultati che premiano gli sforzi ed i sacrifici sostenuti. “E’ impegnativo gestire 22.000 donatori, non è una cosa da poco. - ci rivela - E’ molto impegnativo poi il contatto quotidiano con le strutture ospedaliere e con le direzioni generali. Ma i risultati conseguiti ci sostengono, spingendoci inoltre a migliorare ulteriormente quanto di positivo abbiamo fatto”
Già, perché se da una parte c’è la soddisfazione per il raggiungimento di traguardi un tempo impensabili, dall’altra rimane la consapevolezza di dover fare sempre di più per quanti legano la loro speranza di vita alle trasfusioni. Ogni singola goccia di sangue ricevuta rappresenta per moltissime persone, ogni singolo giorno, una condizione sine qua non per continuare a vivere. Il bisogno si fa poi particolarmente pressante in questo periodo dell’anno. “Nei mesi estivi - ci racconta Munaretto - scoppia puntualmente l’emergenza, perché aumenta la necessità di sangue richiesto. La nostra disponibilità è sufficiente per la provincia, ma a livello regionale c’è preoccuazione per la carenza di sangue tra provincie. L’appello per chi va in vacanza, o per chi è appena tornato, è di correre a donare il sangue in questo periodo e di invitare gli amici donatori a farlo!”. Munaretto tiene a sottileneare l’importanza che il singolo donatore non circoscriva la propria generosità nel gesto all’interno del centro trasfusionale, ma che si faccia amplificatore presso amici e conoscenti del valore della donazione. Che poi “uno dei momenti più belli è proprio quando un donatore riesce a convincere un amico a compiere questo prezioso gesto, accompagnandolo magari egli stesso al centro trasfusionale per farlo diventare donatore”. E’ inoltre convinto dell’importanza di lavorare con attenzione sulla risorsa ‘giovani’, i quali rappresentano il futuro di questa famiglia dedita all’aiuto del prossimo. “Abbiamo un gruppo che ci invidiano un po’ tutti e che è cresciuto molto in questi ultimi anni. - riconosce Munaretto - Quest’anno sono stati impegnati molto nel Meeting Nazionale Giovani, tenutosi a Vicenza lo scorso marzo. Un impegno che è stato assolto in modo eccellente, un vero successone a detta di tutti”. Proprio per parlare il linguaggio dei giovani e potenziare il passaparola,
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Per informazioni: Fidas Vicenza Nr. Verde 800979000 Tel. 0444.965636-37 Fax. 0444.965638 www.fidasvicenza.com info@fidasvicenza.com
nell’anno del cinquantesimo Fidas Vicenza ha messo in campo un ricco programma di manifestazioni promozionali ed iniziative che hanno punteggiato l’intero 2009. Dopo gite, marce, partecipazioni a feste della solidarietà, concerti ed altri spettacoli - tra cui anche un recente show con artisti di Zelig - , è ora in fase di preparazione l’evento che chiuderà ufficialmente la celebrazione del 50° anniversario. Si tratterà, nelle parole del presidente, “di un un grosso evento scientifico al quale vorremmo invitare
Fidas Vicenza al Congresso nazionale di Roma
personaggi di spicco nell’ambito delle istituzioni, della politica, della medicina, del volontariato. Sarà l’occasione per parlare della nostra regione, dove il ‘piano-sangue’ funziona molto bene, come un modello da seguire”. Nell’anno dei festeggiamenti e delle celebrazioni, Fidas Vicenza si è prodigata anche per dare un contributo tangibile alle popolazioni d’Abruzzo, tragicamente colpite dal sisma. Si è deciso infatti di destinare 1 euro per ciascuna delle donazioni realizzate nell’anno 2008. Ciò ha permesso di racimolare ben 35.000 €, cui si sono aggiunti anche parte dei fondi destinati alla manifestazione di ottobre. L’obiettivo condiviso anche dalle altre federate venete, presso cui Munaretto si è fatto portavoce, è di destinare i fondi alla ricostruzione del centro trasfusionale de L’Aquila o all’acquisto di una autoemoteca, fintanto che il centro non sarà ricostruito. Di fronte a drammi così grandi, non è in fondo una sciocchezza la “paura dell’ago”?
I gruppi riuniti alla Chiesetta del Donatore di M. Cengio
Da Da sapere sapere che… che… Chiunque può donare sangue, purché sia sano, d’età compresa fra i 18 ed i 65 anni, di peso corporeo non inferiore ai 50 Kg. Per ogni informazione sui servizi di raccolta sangue o trasfusionali è possibile rivolgersi al gruppo Fidas di zona. Oppure, ci si può recare direttamente nelle strutture dei Servizi di Immunoematologia e Trasfusione (SIT) o dei Centri Trasfusionali (CT) della propria azienda sanitaria. La selezione del donatore e le trasfusioni vengo effettuate esclusivamente da personale medico del Centro Trasfusionale. Ogni volta che si effettua una donazione, il sangue raccolto viene sottoposto ad una attenta serie di esami che monitorano le condizioni di salute del donatore. Il lavoratore dipendente che si reca a donare il sangue ha diritto per legge ad una giornata di riposo ed alla corresponsione della normale retribuzione. La donazione deve essere in ogni caso un atto responsabile: è importante che il donatore legga e compili con attenzione e responsabilità il questionario esternando al personale sanitario eventuali dubbi o richiedendo chiarimenti.
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Un ponte per
lâ&#x20AC;&#x2122;Abruzzo
Thiene ha risposto con grande solidarietĂ allâ&#x20AC;&#x2122;emergenza, portando aiuti immediati e concreti nei luoghi colpiti dal sisma 90
Storie di vita La nostra gente ha un cuore grande e generoso. Non sono parole di circostanza: ancora una volta, infatti, ha dimostrato sensibilità e vicinanza nei confronti di chi soffre, portando un aiuto importante agli amici aquilani, colpiti duramente dal devastante terremoto dello scorso aprile. Quasi una “gara spontanea” di solidarietà che è iniziata nei giorni immediatamente successivi al sisma e prosegue ancora oggi, coinvolgendo enti, associazioni, semplici cittadini, tutti uniti da un solo scopo: dare linfa a questo fiume di generosità, mantenere vitale e attivo il “ponte” di aiuti che da qualche mese unisce Thiene all’Abruzzo. Ecco alcune tra le testimonianze più significative di quanto è stato fatto durante la primavera e l’estate. Teniamo a precisare che si tratta di una piccola parte rispetto alla totalità delle iniziative che hanno messo in risalto l’impegno solidale dell’intera città e delle sue realtà. Tutti meritano un plauso e un sincero ringraziamento, e l’incitamento a proseguire il loro impegno in questi importantissimi progetti.
Diego Maculan all’ingresso di un campo d’accoglienza
Volontari dell’Highway Truck Team consegnano alimentari e vestiario
L’esempio dei più giovani. È bello sottolineare come i nostri ragazzi siano stati tra i primi ad attivarsi concretamente. Il Consiglio dei Ragazzi di Thiene, infatti, dopo l’incontro con il Sindaco Busetti del 7 aprile, ha promosso una raccolta di fondi in favore delle scuole dell’Abruzzo in occasione della XXIV rassegna Teatro nella scuola 2009 (dal 14 maggio al 25 maggio), grazie alla quale sono stati devoluti circa 1.000 Euro per aiutare i ragazzi abruzzesi a riprendere il prima possibile le loro attività didattiche. L’appello della Protezione Civile. Non è mancata una pronta risposta all’appello lanciato dal Servizio di Protezione Civile della Provincia di Vicenza, che richiedeva figure professionali disposte ad attivarsi direttamente in Abruzzo. Diego Maculan, elettricista del Comune, ha partecipato alla missione Emergenza Terremoto por-
tando il suo intervento dal 27 giugno al 4 luglio; dal 16 luglio al 1 agosto, è stata quindi la volta di Fiorenzo Grotto, cuoco al Nido Arcobaleno. I due dipendenti comunali hanno fatto riferimento al centro di raccolta e smistamento COM 4, gestito della Regione Veneto nella località di Pianola. Qui i funzionari della Regione Veneto operano in sinergia con gli incaricati della Prefettura dell’Aquila e degli Enti Locali interessati, gestendo circa 28 campi di accoglienza. Maculan è stato impiegato nella manutenzione degli impianti elettrici: «Ho constatato di persona - riferisce - l’importante lavoro fatto nelle prime settimane. Ancora oggi la popolazione vive in un clima di paura per le continue scosse che proseguono, soffre per la precarietà di non essere nelle proprie case. La notevole umidità di quei luoghi rende la situazione ancora più disagevole,
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La casetta-asilo offerta dagli Alpini
I molti volontari della Protezione Civile della Provincia di Vicenza
nonostante le tende siano attrezzate di riscaldamento e condizionamento». Un’esperienza molto toccante dal punto di vista umano: «La gente ci ha accolto bene - racconta Maculan -. Ogni campo è gestito da una provincia: da Vicenza eravamo in 25, compreso il sindaco di Enego. Ogni mattina iniziava con l’adunata nel piazzale e quindi l’assegnazione del lavoro. Diversi volontari sono tornati più volte, rinnovando il proprio impegno; anch’io, se mi sarà possibile, vorrei tornare a dare ancora una mano». Una volontà condivisa anche da Grotto, impiegato nelle cucine da campo: «Sarei ben felice di tornare. Ho intenzione, inoltre, di fare domanda per entrare nella Protezione Civile, dopo aver visto l’efficienza di questa struttura di fronte ad un evento così catastrofico». Il cuoco thienese è rimasto colpito soprattutto dalla grande dignità dei terremotati: «Nessuno si lamentava o chiedeva più di quanto gli spettasse; anzi, la gente vuole sapere cosa deve fare, come deve agire e comportarsi nelle attività di ricostruzione». Croce Rossa in prima linea. I volontari della Croce Rossa di Thiene sono stati tra i primi a raggiungere i luoghi terremotati nei giorni successivi al sisma: 4 volontari del soccorso hanno preso parte ai turni di servizio sanitario nelle tendopoli allestite in provincia dell’Aquila. Davvero notevole la quantità di aiuti inviati: oltre 5 tonnellate di generi alimentari e di beni di conforto, che hanno raggiunto l’Abruzzo grazie all’impegno di circa 40 volontari.
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Penne nere sempre presenti. Dove c’è bisogno di un aiuto, gli Alpini non mancano mai. Il Gruppo Alpini della Zona Valdastico ha accolto la proposta degli Alpini di Caltrano, lanciando una raccolta di fondi finalizzata all’acquisto di una casetta in legno destinata ad ospitare un piccolo asilo per i bambini terremotati. La casetta, del valore di 15.000 Euro, sarà trasportata e montata personalmente all’Aquila da alcuni volontari del Gruppo: sarà messa a servizio dell’asilo del Sacro Cuore, gestito dalle suore locali e reso inagibile dal sisma. La colonna generosa dell’Highyay Truck Team. Confermando la propria disponibilità per le iniziative benefiche, l’Highway Truck Team si è subito messo in moto, attivando tutti i suoi soci, che hanno unito un contributo personale all’attività di raccolta risorse: sono state così contattate diverse ditte che hanno messo a disposizione alimentari, vestiario, acqua. Il 19 maggio, una colonna di 5 camion è partita per dirigersi alla tendopoli di Bagno, a circa 20 chilometri dall’Aquila: una località scelta in base alla segnalazione di un collaboratore del Team, che era già all’opera nella tendopoli come volontario Sogit. Non è mancato qualche intoppo burocratico, ma nel complesso il bilancio dell’esperienza è stato molto positivo, soprattutto per il calore e la riconoscenza dimostrati dagli abruzzesi, che continuano ad affrontare l’emergenza con grande forza e dignità.
Storie di vita
Fiorenzo Grotto tra i cuochi del campo
A bridge for Abruzzo THiene has responded to the emergency with a great sense of solidarity, sending immediate, practical aid to the locations hit by the earthquake Our people have big, generous hearts. These aren’t just words: indeed, Thiene’s inhabitants have once again proved to be sensitive and close to those in need, giving important support to their friends in L’Aquila, who were hard hit by April’s devastating earthquake. It was almost a spontaneous “race” for solidarity, which began during the days immediately following the tremors and continues today, bringing Local Authorities, associations and citizens together for a single purpose: that of giving lifeblood to this generosity, safeguarding the “bridge” of aid that has united Thiene and Abruzzo for some months. From the Civil Protection agency (with which two municipal employees collaborated) to the Red Cross, from the Alpini to the Highway Truck Team, numerous charitable initiatives were begun and aid offered to the populations hit by the catastrophe. Even Thiene’s Council of Young People, on the occasion of the 24th school Theatre show, promoted the collection of funds to donate to schools in Abruzzo. Their experiences, symbolising the amount of activity that took place during spring and summer, represent just one part of the totality of initiatives that highlighted the supportive efforts of the entire city. Everyone merits a sincere thank you, a round of applause, and an incitement to keep up their good work in these important projects.
Il sorriso nei volti delle ‘crocerossine’
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La Fiera della Terza Domenica di Ottobre Acquisti tra colori, gusti, profumi, gastronomia e mostre Appuntamento domenica 18 ottobre in centro storico C’era una tempo la “Fiera del terzo lunedì di ottobre” che risale al 18° secolo, anche se nessun documento accerta la data della sua istituzione. Esiste solo una relazione presentata al principe viceré, venuto a Thiene il 7 agosto 1819, in cui sta scritto “Vi sono due fiere, l’una di giugno, l’altra di tre giorni in ottobre”. Una rassegna autunnale che in passato aveva per l’economia thienese e di tutta la Pedemontana un interesse notevole e una grande rinomanza nel settore zootecnico. La gente dei monti doveva fare gli acquisti per l’inverno vicino, per cui molti scendevano in città con animali da vendere, con i raccolti e altri prodotti che trattavano con i numerosi commercianti convenuti. Giungeva al Foro Boario un’ingente quantità di bestiame (bovini, ovini, suini, caprini…) e il Bosco, con luci, vessilli e pennoni tricolori, diventava un’importante piazza di contrattazione e di affari. Tra le iniziative più divertenti e curiose della tradizionale “Fiera del terzo lunedì di ottobre”, c’erano, una quarantina di anni fa, le “corse dei mussi”. La vincitrice nel 1970 fu la “mussa Lucerna” cavalcata da Sebastiano Bertoldo di Centrale, un simpatico ed indimenticabile fantino che brindò almeno per un mese con la luccicante coppa vinta al palio. Secondo classificato “Masteghin” di Parise, terza l’asina “Giulia” di Gabriele Thiella. L’anno successivo si formarono perfino le scuderie dei “mussi”, e la “scuderia San Michele di Chiuppano” stravinse aggiudicandosi le prime
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quattro posizioni, “Groppo” montato da Fina, “Perseo” con Filipputti, “Zimba” con Masteghin, “Robespierre” con Casalin, mentre il quinto classificato “Colomba”, con Thiella, proveniva dalla “scuderia Dalle Rive di Thiene”. Un simpatico “palio thienese” che ormai vive solo nei ricordi. Oltre alle manifestazioni commerciali la “Fiera del terzo lunedì di ottobre” comprendeva anche l’immancabile stagione lirica, per la quale venivano chiamati grossi calibri di fama nazionale, perché “il pubblico locale, di palato fine in fatto di bel canto, non voleva mezze figure o… cannoni antiquati” si legge nella Gazzetta del 7 ottobre 1951. Il teatro diventava zeppo e sfolgorante, e le mogli dei commercianti si mettevano i ninnoli più preziosi ed i vestiti più eleganti. Per iniziativa dell’Associazione Commercianti e del Comune, la “Fiera Franca di ottobre” è stata ripresa nel 1992 in occasione del 500° anniversario della concessione del “Mercato franco”. Un evento a cui, negli anni successivi, collaborano anche le associazioni Artigiani e Coldiretti, con una connotazione ben precisa che valorizza storia e folclore, artigianato artistico, prodotti tipici, commercio e gastronomia. Un mix di proposte per recuperare le tradizioni locali e per rilanciare il ruolo commerciale di Thiene. Il centro storico ospiterà domenica 18 ottobre, dalle 8 alle 19, una fiera mercato coloratissima e dai mille sapori con la presenza di un centinaio di espositori che esaltano gli alimentari con la gastronomia tipica locale e nazionale, l’ar-
News tigianato artistico, i prodotti della terra e una gamma di prodotti commerciali appositamente selezionati. Scenderanno in piazza anche gli studenti della “Scuola internazionale di restauro” di villa Fabris, che lavoreranno a cielo aperto con varie tipologie di interventi. Una quindicina di maestri artigiani esporranno le loro creazioni in carta e in legno, terracotta, ceramica, biancheria della casa, oggettistica varia, articoli da regalo, prodotti in cuoio, decorazioni, chincaglieria e bigiotteria. Gli agricoltori presenteranno il frutto del loro lavoro nei campi proponendo sopresse, patate, formaggi di malga, marmellate e dolci, vino, olio extravergine e miele. Spazio poi ad una trentina di bancarelle di alimentari con prodotti tipici e dolciumi. E ci sarà anche un momento di festa e di ritorno alle tradizioni in piazza Chilesotti nel pomeriggio di domenica, quando un esperto “casàro” opererà dal vivo come un tempo e su una grande “calièra” farà bollire il latte per produrre il formaggio. Tra la sorpresa degli spettatori farà uscire dal pentolone fumante la freschissima tosella, che sarà distribuita e fatta degustare ai presenti. Inoltre spazio alla storia locale e alla cultura popolare in piazza Rossi, con due rassegne dal notevole valore storico-artistico, documentario e didattico, che illustreranno le varie fasi della lavorazione dei formaggi: una mostra fotografica e un’esposizione degli antichi attrezzi del casàro e della latteria. La mostra fotografica “La via del latte - dalla mungitura alla produzione del formaggio”, al cui allestimento collaborano Giuseppe Stella, Valter e Luca Borgo, è stata possibile grazie al paziente lavoro del fotografo Giancarlo Marini che ha immortalato a suon di scatti l’attività della latteria sociale S. Antonio Abate di Carrè costituitasi nel 1941. La mostra sugli attrezzi del casàro e sulle attrezzature di una vecchia latteria è curata da Paolo Pettinà, un appassionato ricercatore delle tradizioni locali, residente a Santorso ma
originario di Tonezza del Cimone, che ha raccolto, ordinato ed illustrato gli attrezzi di un vecchio casello, utilizzati dal casàro per la lavorazione del latte e la produzione del burro e del formaggio. Attrezzi oggi ormai scomparsi dalla scena quotidiana e che si possono ammirare solo nei musei etnografici. Infine spazio per gli acquisti. Per tutta la giornata i negozi di Thiene saranno aperti per offrire ai visitatori le novità delle collezioni autunno inverno e i pubblici esercizi, bar ed enoteche, ristoranti e pizzerie faranno apprezzare le loro numerose specialità enogastronomiche. <<La “Fiera della terza domenica di ottobre” sarà una fiera molto speciale, diversa e più qualificata dei tradizionali mercati - sottolinea il presidente dell’Associazione Commercianti Emanuele Cattelan -, perché recupera antiche tradizioni, non solo come semplice avvenimento folcloristico ma come occasione per valorizzare e commercializzare i prodotti tipici locali e per rilanciare il ruolo di Thiene quale città del commercio qualificato>>.
Maria Porra
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