Periodico d’informazione sulla comunicazione e dintorni NUM. 8 - ANNO III NOVEMBRE/DICEMBRE 2014
in questo numero
© Marco Iazzetta
Inseguendo il vento 24h Real SM Social Space-Travel Speciale Kate bush Forum Sanità Legal Walls Matteo Miceli, recordman
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Editoriale
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Registrazione al Tribunale di Napoli N. 27 del 6/4/2012 Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà Art Director: Marco Iazzetta Grafica & Impaginazione: Diego Vecchione Hanno collaborato in questo numero: Stefania Buonavolontà, Maria Grazia Cassese Alessandra De Lella, Marco Quadretti, Loredana Romano Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445 Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro 50126 Firenze – 20, Via Cardinal Latino Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari. La pubblicazione delle immagini all’interno dei “Servizi Speciali” è consentita ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca.
Questo è un numero speciale, quello che chiude l’anno, credo uno dei più belli finora pubblicati. Lo abbiamo “farcito” per bene con tanti argomenti selezionati. Al suo interno c’è un inserto dedicato al ritorno “live”, o meglio “on stage”, di Kate Bush dopo ben 35 anni, un articolo su Samantha Cristoforetti che sta girovagando tra le stelle, un altro dedicato a Matteo Miceli che, mentre noi siamo qui ad organizzare il nostro Natale, gira il mondo in barca trascorrendo il suo compleanno in mare aperto; ed ancora un articolo sul primo Reality dedicato alla Sclerosi Multipla… Insomma un vero numero doppio quello che riunisce novembre e dicembre. Con questo numero fi nisce un altro anno ricco di momenti indimenticabili che abbiamo vissuto in maniera intensa come solo chi ama quello che fa può vivere. Menthalia, per chi ci segue assiduamente, ha consolidato il suo ruolo di società di comunicazione in ambito medicoscientifico e sempre più si affianca ad aziende che ripongono nei progetti presentati e sviluppati insieme una grande fiducia, che rafforza l’energia con cui svolgiamo il nostro lavoro. Oltre, c’è lo sviluppo crescente e costante dell’area di comunicazione in altre aree che ci permette di portare avanti nuove iniziative con clienti che sempre più richiedono le nostre “follie percettive” o semplicemente idee, in un mondo dove spesso si vive di “copia” ed “incolla” cambiando solo nome e colore all’idea stessa… ma di qualcun altro! Vorrei concludere augurandomi che il prossimo anno sia ancora più intenso, ricco e pieno di novità.
Marco Iazzetta General Manager Menthalia
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Inseguendo il vento di Marco Iazzetta, Art Director
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sia. Scriverò questa volta io per te. Non sarà la stessa cosa e nemmeno mi avvicinerò a quello che scrivevi tu per me e per tutti noi, ma ho voglia di provare a farlo e ci metterò il cuore. Sarebbe banale parlare di te al passato o con dolore perché non riesco a pensarla così dopo i primi momenti di abbandono e con la tua voce nella testa e le espressioni stralunate, in un mondo dove eri capace di farmi perdere o ritrovare, dipende dai punti di vista. Ecco, racconterò degli episodi, lasciando agli altri parole di circostanza, di elevazione del personaggio o altro, io scriverò come viene e quello che penso quando mi vieni in mente. Il nostro primo contatto è stato telefonico, in una data che ricordo bene. La sera dell’11 giugno del 1997 ebbi il coraggio di chiamarti esordendo che mi ero permesso di farlo per una buona causa, il matrimonio di mia sorella Rosalba, tua fan da sempre, per regalarle la tua voce e farle gli auguri per la sua nuova vita. Non esitasti e lo facesti ed io sono diventato l’eroe di mia sorella ed al suo matrimonio lei raccontava solo di te. Anche in quell’occasione usasti parole che sono rimaste dentro quando mia sorella impazzita dalla gioia si chiedeva del perché non avesse registrato quella chiamata e tu le dicesti dolcemente: “sai è qualcosa che rimarrà per sempre tra
te e me”. A distanza di anni, raccontandoti quell’episodio mi dicesti: “se me lo hai chiesto come me lo racconti sono sicuro di averla chiamata”. Ecco ci siamo conosciuti così e da allora sono passati molti anni. Ma stavolta grazie a mia sorella ti ho incontrato io tramite il responsabile del fan club, Leonardo. Con lui è stato subito feeling che ha trasmesso anche a te, tanto da volermi incontrare per parlare di una serie di idee che piano piano stavano facendosi strada. Ricordo la tua faccia quando mi dicevi: “ma perché devo avere un profi lo Facebook? Mica li conosco tutti come faccio a chiamarli amici?”. Piano piano ha assorbito il senso delle mie parole perché i tuoi pensieri erano su note più alte quelle dell’arte… io mi limitavo a fare il mio lavoro ma con grande passione per una persona diventata amica. La sorpresa fu una telefonata in cui mi dicevi che riparlandone con il buon Leo mi davi ragione e che anzi nel tempo diventavi più esigente. Ricordo quando volevi superare i 100.000 “mi piace”: Pino li hai superati da tanto visto quanto le persone hanno ammirato il tuo modo di essere e sono convinto che aumenteranno ancora perché Mango è sempre e per sempre Mango. E quando venimmo a casa quella volta in cui ci conoscemmo? Io da buon napoleta-
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no parlavo di Napoli ma tu eri più napoletano di me. Iniziammo con una discussione il nostro primo incontro e poi da una breve chiacchierata per impostare il nuovo sito web, siamo rimasti per oltre 4 ore, mentre dovevi fi nire le registrazioni de “La terra degli aquiloni”. Fu in quell’occasione che ci siamo aperti alle nostre anime per farle dialogare e le nostre parole erano solo un tramite per farle volare nell’aria… Mi off risti una cosa che dicevi di off rire solo alle persone care: lo cherry fatto da te. E quando mi chiedesti: “sai come si fa
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lo cherry?” Ascoltai e confermai che era davvero buonissimo… Ne vorrei un bicchiere proprio ora mentre scrivo, Pino, seduti l'uno di fronte all'altro, nei nostri rispettivi posti di quel pomeriggio. Poche, troppo poche, le volte in cui ho avuto la fortuna di incrociarti. Ieri sistemando i miei cd guardavo “L’amore è invisibile” e pensavo ai provini che mi facesti sentire a casa dove chiudevamo gli occhi e dopo commentavamo insieme. Ecco, con te potevo esprimermi e credo che tu mi abbia fatto il complimento all’anima tra i più belli mai ricevuti.
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Con la mia moleskine nera ti parlavo dei miei pensieri, appunti di un uomo semplice, parole che se lette da altri mi avrebbero dipinto come un viaggiatore sempre in cammino che ha visitato mondi e città e che attraverso la capacità di “sentire” le persone intorno, immaginava storie e vite. Usasti poche parole dicendomi: “sai perché scrivi così? Perché sei un artista e la tua anima vede quello che non tutti sanno vedere”. Ecco penso che il mio ego avesse riempito la stanza in quel momento. Un artista che mi chiama artista: pensa che non ci credo ancora!
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Pino ti ho vissuto poco e comunque sarebbe stato sempre troppo poco per l’energia che eri capace di darmi e di scambiare con me. Ma quello che porto dentro e custodisco gelosamente con me sono quelle canzoni che nessuno ascolterà mai e che hai concesso solo a pochi di ascoltare. Sei una persona speciale, sì, lo sei, non “lo eri”, perché non finisce qui Pino lo sai… Ecco ci ho messo anche io il cuore, quel cuore che tu hai messo sempre fi no a quando ha potuto farlo e fi no a quando lui lo ha voluto fare…
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Il primo reality dedicato ad un paziente affetto da Sclerosi Multipla di Maria Grazia Cassese, Medical Project Manager
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arlare di Sclerosi Multipla vuol dire anche parlare di una patologia di cui oggi si hanno tante informazioni rispetto a qualche decennio fa. I primi documenti sulla SM risalgono al XV secolo ma poi c’è un salto di circa 500 anni per avere altre notizie. La vera rivoluzione è però avvenuta nel XX secolo con una serie di scoperte dovute a molti scienziati di fama mondiale, tra i quali l’italiana Rita Levi Montalcini. L’avvento di nuove apparecchiature mediche come la TAC e l’introduzione sul mercato di farmaci dedicati, hanno permesso di migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da questa malattia. Nel 2007 anche l’European Multiple Sclerosis Platform (EMSP), col sostegno del Parlamento Europeo ha redatto il “Codice di buone prassi” dove viene chiesta più equità di diritti permettendo di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa malattia accedendo alle terapie
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innovative che man mano saranno disponibili. Ad oggi nel mondo di calcola che ci siano circa 2,5-3 milioni di persone con SM, di cui 600.000 in Europa e circa 72.000 in Italia (www.aism.it) con una distribuzione non uniforme e particolarmente più diffusa nelle zone lontano dall’equatore. Da un po’ di tempo esiste un interessante Social Network, www.smsocialnetwork.com, dedicato a questa patologia che riunisce non solo pazienti ma chiunque ne volesse sapere di più sulla SM. Il progetto è molto interessante e sta riscuotendo un notevole successo in rete adattandosi alla comunicazione che cambia in maniera veloce e costante utilizzando nuovi strumenti informatici. Da un’idea del Dott. Luigi Lavorgna e con il supporto di Menthalia nasce 24h Real SM il primo reality dedicato alla Sclerosi Multipla. Per un’intera giornata è stata seguita come
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un vero e proprio reality show una paziente affetta da SM: Patrizia. Le telecamere hanno iniziato a registrare dal mattino poco prima che Patrizia si svegliasse e l’hanno seguita durante tutto il giorno: dalla colazione all’andare al lavoro, dal rientro a casa nel pomeriggio alla cena, dalla chiacchierata serale sul divano con la famiglia all’andare nuovamente a dormire. Il progetto? Semplicemente unico, originale e bellissimo! Per la prima volta infatti si è prodotto un video che racconti una giornata tipo con tutte le difficoltà ed i disagi che questa patologia comporta e che rende complicate azioni normalmente semplici.
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La protagonista è stata davvero all’altezza della situazione ed il risultato finale è un filmato della durata di circa 5 minuti che potrete visionare sul canale youtube di Menthalia o su SM social network. Il video è stato presentato in anteprima il giorno 10 dicembre 2014 a Napoli all’evento “Aperitivo SM”. Che quest’iniziativa del Dott. Luigi Lavorgna possa essere un inizio di attività che sfruttino i nuovi media e le interfacce che li supportano per poter diffondere sempre e meglio messaggi positivi e nuova forza alle persone affette da SM.
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Social Space-Travel di Marco Quadretti, Web Development
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utti conoscono Neil Armstrong, che nel 1969, fu il primo uomo a sbarcare sulla luna. Pochi sanno che sono passati ben 53 anni dalla prima missione spaziale con equipaggio umano. Nel 1961 infatti il cosmonauta Jurij Alekseevič Gagarin divenne il primo essere umano a orbitare intorno alla terra, con la missione Vostok 1 durante il programma sovietico di esplorazione spaziale. Da allora è stato un susseguirsi di ricerche, esplorazioni e sfide, per cercare di spingersi sempre più lontano alla ricerca dell’ignoto. Sette gli astronauti italiani ad aver viaggiato nello spazio. Il primo è l’astronauta Franco Egidio Malerba nel 150imo volo umano nello spazio, partecipando alla missione STS-46 nel luglio del 1992. L’ultimo si chiama Samantha Cristoforetti, ed è la prima donna italiana a volare nello spazio partecipando alla missione ISS Expedition 42/43 Futura, cominciata il 22 novembre 2014. Samantha, per il web @AstroSamanta dall’inizio suo
viaggio invia messaggi alla rete attraverso il noto social network Twitter, condividendo emozioni, avvistamenti, e immagini incredibili del nostro paese e di tutto il globo terreste ha raggiunto in poco tempo 200 mila followers. “Grazie a tutti del supporto e dell’entusiasmo, è tempo di andare. Ci sentiamo dallo spazio!”. Questo è il suo ultimo messaggio dalla terra lanciato dalla Cristoforetti e così è stato, il giorno dopo è cominciato un susseguirsi di messaggi dallo spazio, con l’entusiasmo e lo stupore di chi sta vivendo un sogno. Per gli utenti di internet è un vero e proprio viaggio spaziale sociale da seguire ogni giorno anche se è rivolto ad un pubblico ormai abituato a scoperte spaziali, viaggi sulla luna e atterraggi di sonde su Marte. Un momento che tutti i followers ricorderanno è sicuramente l’urlo di stupore lanciato dall’astronauta italiana nei minuti precedenti l’aggancio tra la sua navicella
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e la stazione spaziale. Su un video presente su YouTube è possibile sentire l’astronauta che si stupisce di qualcosa che ha visto dall’oblò: “Oh, My God!” (“Oh, mio Dio!”). Si tratta sicuramento di qualcosa di insolito che ha scatenato molte teorie sugli ufo: cos’ha visto Samantha? Dal suo account Google+ spiega che mentre il comandante effettuava la manovra di aggancio ha visto una forte luce arancione, un effetto dovuto alla luce del sole riflessa sui pannelli solari della stazione spaziale. Una spiegazione plausibile ed affascinante, che dimostra quanto si possa rimanere
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affascinati, nonostante anni di durissimo addestramento, dalle meraviglie che si possono vedere dallo spazio,. Chissà cosa sarebbe successo se Nei Armstrong, nel 1969 avesse potuto usare un iPad per poter inviare foto e video in tempo reale agli utenti di internet trasmettendo le proprie emozioni a tutto il mondo. Non potremmo mai saperlo, ne rivivere quel 3 febbraio di 45 anni fa, ma resteremo sicuramente connessi per un futuro atterraggio su Marte sperando che gli astronauti di quel viaggio saranno tanto social quanto la nostra @AstroSamantha.
INSERTO SPECIALE
Kate Bush a cura di Marco Iazzetta
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Una Unavita vitada daStar Star
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ate Bush, donna e artista di notevole spessore, è conosciuta a livello mondiale per la splendida carriera musicale costruita fin dalla giovanissima età. Scoperta dall’amico e collega David Gilmour, storica voce e puro talento polistrumentista dei Pink Floyd, la Bush si è affacciata sulla scena musicale nel 1978, poco più che ventenne, con la canzone destinata a diventare una delle sue più famose hit: Wuthering Heights. Fin dagli esordi sono risultati chiari lo stile colto ed eclettico e la voce sopranile dell’artista, alla quale è stata riconosciuta l’innata capacità di unire influenze musicali diverse, con l’effetto di influenzare la musica di molti altri artisti, da Tori Amos a Björk, da Sinéad O’Connor ai The Cure. Il talento artistico di Kate non si è esaurito nel canto, piuttosto si è allargato, fondendosi, ai suoi studi di danza, mimo e all’amore per il pianoforte, iniziato a suonare all’età di soli 5 anni. Non è stata solo la musica classica, però, a caratterizzare i suoi brani che, invece, risultano un mix perfetto di rock, folk e suoni etnici; il tutto, combinato all’uso soave della voce, ha prodotto un suono che molti descrivono come “surreale”. La presenza di Kate nel panorama musicale e sui palchi è sempre stata discontinua;
se da un lato è vero che le sue canzoni non sono mai uscite dalle classifiche britanniche e internazionali, dall’altro la riservatezza dell’artista si è fatta spesso sentire, rendendo sporadiche, dunque uniche e memorabili, le sue apparizioni pubbliche. A fronte di una carriera pluridecennale costellata di successi, è solo uno il tour della Bush e risale al 1979, anno a partire dal quale le esibizioni live sono diventate occasionali, portando i fan e i critici a vociferare spesso sulle diverse ipotesi che l’avrebbero man mano allontanata dai palchi mondiali. La più accreditata sembra da ritrovare “semplicemente” nella professionalità dell’artista che, raffinata com’è nella sua espressione musicale, ha sempre preferito presentare i suoi lavori perfettamente ultimati, cosa che diventava in qualche modo inconciliabile con il concetto di live on stage. La grandezza di Kate si è espressa, inoltre, nelle ricche collaborazioni delle quali è stata protagonista al fianco di celebri nomi quali Peter Gabriel e Roy Harper, che hanno preso parte alla produzione di alcuni album con la cantante, Jeff Beck, Ian Bairnson e John Williams, chitarristi di fama mondiale, e artisti quali Elton John, Prince, Midge Ure oltre al già citato David Gilmour.
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Dopo brani di successo mondiale come Babooshka, Running Up That Hill, The Man With The Child In His Eyes, Wow e Don’t Give Up, tutti usciti tra gli anni ’70 e ’80, poco prima dell’inizio del nuovo millennio Kate ha deciso di ritirarsi dalla scena mondiale ma, proprio come l’acqua che sgorga da una sorgente, si è dimostrata inarrestabile l’attrazione dell’artista nei confronti della musica, ragion per cui, dopo anni di assenza, nel 2004 ha annunciato con una lettera ai suoi fan il ritorno con un album per l’anno successivo. Inutile dire che il successo era prevedibile e che il lavoro è stato accolto positivamente dalla critica. Il vero ritorno di Kate si è realizzato, però, quest’anno con lo show Before The Dawn, una serie di 22 concerti-evento all’Eventim Apollo di Londra, che l’hanno consacrata regina indiscussa della musica mondiale. Diversi sono anche i “record” che accompagnano la carriera della Bush. Per rendere l’idea ne citiamo alcuni: è stata la prima artista femminile ad aver raggiunto, con l’album Never for Ever, la prima posizione della classifica inglese ed è inoltre l’unica ad aver avuto almeno un album in top 5 in cinque decadi consecutive; il 31 agosto 2014 Kate Bush è diventata la prima artista solista femminile ad avere otto album nelle classifiche britanniche, due dei quali nei primi dieci posti (The Whole Story e Hounds of Love) e altri sei nei primi quaranta (50 Words for Snow, The Kick Inside, The Sensual World, The Dreaming, Never for Ever e Lionheart).
Curiositá Il 10 aprile 2013 Kate Bush ha ricevuto dalla regina Elisabetta II del Regno Unito, presso il Castello di Windsor, il titolo di Commander of the British Empire, Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico “per i servizi alla musica”.
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Kate KateBush Bush“on “onstage” stage”35 35anni annidopo dopo
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rentacinque lunghi anni lontano dal palco non hanno scalfito la fama e l’affetto dei fan nei confronti di Kate Bush. La poliedrica artista britannica ha battuto una serie di primati con la sua nuova performance live Before the dawn, ventidue date nel tempio della musica londinese all’Hammersmith Odeon, oggi Eventim Apollo, tra il ventisei agosto e il primo ottobre. La lunga lontananza dai concerti e le sporadiche apparizioni degli ultimi anni hanno sicuramente contribuito ad alimentare la forte attesa dei fan di tutto il mondo. In soli quindici minuti è stata venduta al botteghino la cifra record
di 77.000 biglietti. Il concept alla base dello spettacolo rappresenta quasi un viaggio esperenziale attraverso le varie fasi della carriera della cantante. Non un semplice concerto, ma una rappresentazione artistica complessa, che ha visto la partecipazione di molti professionisti del teatro e dello spettacolo. Una performance multimediale con danzatori, attori, illusionisti e marionette. Tra le diverse collaborazioni spicca la partecipazione di David Mitchell, famoso romanziere che ha curato i testi, e di Adrian Noble, ex direttore artistico della Royal Shakespeare Company. Durante lo spetta-
colo per la prima volta si è esibito, insieme con la madre, il figlio di Kate: Albert McIntosh, impegnato sia come corista e attore, sia nel ruolo di consulente creativo. La scaletta, divisa in tre parti “Introduction”, “The Ninth Wave”e ”A Sky of Honey”, comprende la maggior parte dei brani degli album “Hounds of Love” e “Aereal”, due canzoni di “Red Shoes” e una canzone da “50 Words per Snow”. Spicca agli occhi più attenti, l’assenza di alcuni classici del suo repertorio, in particolare di brani tratti dall’album “The Sensual World” e di hit come Wuthering Heights. Ancora una volta, l’imprevedibilità e l’estro che da sempre
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caratterizzano la Bush riemergono anche nella scelta delle canzoni da proporre al pubblico. Per questo suo nuovo show Kate ha voluto lanciare una richiesta ai suoi fan, vivere al meglio, in maniera naturale gli spettacoli, non utilizzando dispositivi elettronici come tablet o smartphone. Chiunque fosse stato scettico di fronte a questa richiesta si è dovuto ricredere, assistendo a uno spettacolo fantastico e visionario, che ha tracciato un filo immaginario fra l’artista e il pubblico, come se questi lunghi trentacinque anni non fossero mai trascorsi.
Introduction
The Ninth Wave
A Sky of Honey
Lily Hounds of Love Joanni Top of the City Running Up That Hill (A Deal with God) King of the Mountain
Video Interlude - And Dream of Sheep Under Ice Waking the Witch Watching You Without Me Little Light (performed by backing vocalists) Jig of Life Hello Earth The Morning Fog
Prelude Prologue An Architect’s Dream The Painter’s Link Sunset Aerial Tal Somewhere in Between Tawny Moon (Albert McIntosh) Nocturn Aerial
Scaletta
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Among Angels Cloudbusting
La performance è incentrata su una band con i seguenti musicisti: Kate Bush - voce (più occasionali pianoforte / tastiere); David Rhodes - chitarra; Fridrik Karlsson - chitarra, bouzouki, charango; John Giblin - basso, contrabbasso; Jon Carin - tastiere, chitarra, voce, programmazione; Kevin McAlea - tastiere, fisarmonica, uilleann pipes; Omar Hakim - drums; Mino Cinelu - percussioni
Hanno preso parte allo spettacolo i seguenti attori: Albert McIntosh - coro, pittore; Jo Servi - coro; Witchfinder (cacciatore di streghe); Bob Harms - coro, papà; Sandra Marvin - coro; Jacqui DuBois - coro; Ben Thompson - Signore delle Onde, Tesoro; Stuart Angell - Signore delle Onde, apprendista del pittore; Christian Jenner – Spirit Blackbird (spirito dell’uccello nero); Sean Myatt, Richard Booth, Emily Cooper, Lane Paul Stewart, Charlotte Williams - attori di supporto.
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Inside Insidethe theshow show
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uello dell’artista britannica allo Hammersmith Odeon più che un semplice concerto è stato uno show a pieno titolo, curato fin nei minimi particolari, in pieno stile Kate Bush, con delle vere e proprie “chicche” che lo hanno reso ancor di più unico. Partendo dal biglietto, è da sottolineare come questo fosse acquistabile solo on line registrando i propri dati in modo da renderlo nominativo. È incredibile pensare che alcuni siti, a seguito della registrazione da parte dell’utente, gli garantissero di avvisarlo nel momento in cui fosse stato dato il via alla vendita dei biglietti. Forse, però, c’era già chi aveva
Album The Kick Inside (1978, #3) Lionheart (1978, #6) Never for Ever (1980, #1) The Dreaming (1982, #3) Hounds of Love (1985, #1) The Sensual World (1989, #2) The Red Shoes (1993, #4) Aerial (novembre 2005, #2) Director’s Cut (maggio 2011, #2) 50 Words for Snow (novembre 2011, #5)
giustamente intuito che i posti sarebbero andati letteralmente a ruba. Oltre a ciò, non può passare inosservato che durante il concerto il pubblico è stato ricoperto da una pioggia di bigliettini che presto sono diventati dei veri e propri cimeli; i più fortunati che sono riusciti, anche per pura curiosità, a raccoglierne qualcuno hanno già iniziato a rivenderli sul web, ben consapevoli del loro “valore”. Questi bigliettini riportano alcune righe che sono state adattate dall’epigrafe dell’autore de “Il Signore degli Anelli”, J.R.R. Tolkien, per la KT Fellowship, ad opera dell’amico e collega di Kate: Brian Cloughly.
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IlIlritratto ritrattodidiKate KateBush Bush
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locali della Snap Galleries hanno ospitato, in contemporanea con le date londinesi del tour, la mostra “Kate Bush: fotografie di Gered Mankowitz e Guido Harari”. L’esposizione ha raccolto tutto il meglio degli archivi fotografici dei due artisti, con una selezione di scatti già noti o inediti, risalenti agli anni tra il 1982 e 1993, in vendita per tutta la durata della mostra a prezzi promozionali. I due fotografi hanno lavorato nell’ultimo periodo a due diversi progetti editoriali che hanno visto la luce in simultanea con il ritorno sulle scene mondiali della grande artista: “Kate Bush - Fotografie di Guido Harari”, disponibile soltanto nel corso della mostra londinese, con copie firmate dall’autore; “Kate Bush: Portraits by Gered Mankowitz”, con introduzione dello stesso fotografo che ha ritratto Kate Bush nel biennio 1978/79, con una serie d’immagini utilizzate per LP e singoli.
Gered Mankowitz
Fotografo inglese, ha focalizzato tutta la sua carriera nell’ambito della fotografia musicale. Ha collaborato con tantissimi artisti di fama internazionale tra cui The Rolling Stones, Jimi Hendrix, Kate Bush, Duran Duran. Molte delle sue fotografie sono diventate le copertine degli album di maggior successo per questi artisti. Il suo talento è stato scoperto in giovanissima età dal fotografo olandese Tom Blau che vide alcune foto scattate da Gered durante una gita scolastica. Ha raggiunto la celebrità grazie alla collaborazione con i The Rolling Stones, con cui partì in tour per due anni. Ha vissuto per gran parte della sua carriera nella city londinese, nel suo North London Studio, lavorando principalmente nel settore della pubblicità e contribuendo a importanti pubblicazioni. Ancora oggi lavora nel mondo della musica, pubblicando foto sui maggiori quotidiani e riviste di genere. I suoi lavori sono esposti e venduti nelle gallerie di tutto il mondo.
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Guido Harari
Fotografo e giornalista musicale, inizia la sua carriera negli anni settanta collaborando con riviste quali Ciao 2001, Giovani, Gong e Rockstar. Considerato fra i precursori nell’unire l’arte fotografica alla musica, vanta nel corso di una carriera decennale, collaborazioni con artisti di fama nazionale e internazionale, tra cui: Claudio Baglioni, Kate Bush, Pino Daniele, Bob Dylan, Ligabue, Mia Martini, Paul McCartney, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds. Per anni è stato uno dei fotografi personali di Fabrizio De Andrè. Per il cantautore genovese, Harari ha realizzato tre fortunati volumi: “E poi, il futuro”, “Una goccia di splendore” e “Evaporati in una nuvola rock” con Franz Di Cioccio, senza dimenticare la copertina del disco “In concerto”, tratto dalla leggendaria tournée dell’artista genovese con la PFM n el 1979. È, inoltre, uno dei curatori della grande mostra dedicata a De André da Palazzo Ducale, a Genova. Negli ultimi anni si è dedicato anima e corpo alla realizzazione, della prima galleria fotografica in Italia interamente dedicata alla musica: la Wall Of Sound Gallery, inaugurata nel 2011 ad Alba, dove risiede.
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Forum Sanità di Alessandra De Lella, Events Management
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iunta alla sua sesta edizione, anche quest’anno, si è svolta la Conferenza Nazionale sulla Formazione Continua in Medicina (ECM) divenuta ormai un appuntamento annuale per tutti gli operatori del settore. Coinvolgendo tutti i protagonisti della formazione in sanità - dai Provider alle Associazioni Scientifiche, dalle Azienda Sanitarie agli Ordini, ai Collegi e ai singoli professionisti - Il “Forum ECM” rappresenta ormai un’occasione di confronto fondamentale per analizzare lo stato dell’arte della Formazione Continua in Medicina e soprattutto discutere sui nuovi indirizzi, obiettivi e strumenti volti ad un miglioramento dell’aggiornamento professionale. Nella sede del palazzo dei Congressi di Roma, la manifestazione si è svolta lo scorso 24-25 novembre attraverso un programma ricco di incontri e dibattiti volti al miglioramento e all’innovazione della formazione continua in medicina, da inserirsi, in maniera sempre più adeguata, in una cornice europea. Il tema principale di questa sesta edizione, ha riguardato in particolar modo i Provider nel loro passaggio dall’accreditamento provvisorio all’accreditamento standard. Sono state analizzate le varie criticità riscontrate nelle attività di verifica e nelle ispezioni realizzate dagli organi di supporto all’operato della Commissione (Osservatorio e Comitato di Garanzia) e presentati i primi risultati della Certificazione dei crediti. Importanti novità, presentate nel corso della Conferenza, hanno riguardato anche i singoli professionisti. è stata introdotta infatti un’ulteriore tipologia di Formazione definita “Blended”, caratterizzata da percorsi formativi unici che prevedono sia la formazione residenziale che quella a distanza. Ampio spazio nei dibattiti è stato dedicato alla presentazione dei Dossier Formativi da parte dei singoli operatori e alle sessioni denominate “Voce dei Provider” occasione di confronto diretto con la Commissione Nazionale ECM per chiarire
tutti gli aspetti operativi delle attività dei Provider. Come già avvenuto nelle precedenti edizioni, anche quest’anno è stata istituita la “Cittadella della Commissione” uno spazio interamente dedicato sia agli incontri informativi tra le Sezioni della Commissione e gli operatori, che agli spazi espositivi delle più importanti realtà della formazione in Sanità e l’eccellenza in termini di prodotti e servizi a supporto della formazione. In un momento in cui il sistema sanitario va incontro ad importanti cambiamenti, la Sesta Conferenza sull’Educazione Continua in Medicina ha sottolineato ancora una volta l’importanza di un sistema partecipato di aggiornamento professionale, che miri a standard di qualità sempre più alti.
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Legal Walls di Federica Milano, Marketing & Communication
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ine anni 60, Stati Uniti. Prima Philadelphia e poi New York, South Bronx in particolare, tra la popolazione nera o ispano-americana e via via in tutto il mondo: le origini del writing sono spesso legate al degrado urbano ed alla scelta di utilizzare grandi spazi vuoti da parte di molti artisti. Inizialmente riconosciuto come attività artistica e come sinonimo di libertà e trasgressione nei confronti del sistema culturale e sociale dominante, arriva in Europa negli anni 70 diventando espressione di un mondo giovanile all’insegna del tribalismo moderno, della ritualità legata a stili di vita specifici e ai movimenti giovanili. Negli anni 90 assume diverse declinazioni, diventando sempre più un fenomeno di contestazione politica. Identificato da alcuni sociologi come un fenomeno che segnala un forte desiderio di identità o di possesso territoriale, ha come contesto elettivo la strada, intesa però non come
un semplice spazio infrastrutturale, bensì come una conformazione territoriale che ne richiama la destinazione pubblica. In quanto tale, la strada è, almeno in parte, contrapposta alla chiusura degli ambienti predefiniti in cui si svolgono le attività lavorative e ricreative e nella sua apertura indefinita risiede ciò che più la caratterizza. Se la consideriamo in rapporto al diritto penale, l’opzione dell’illegalità costituisce il grado zero della pratica del writing. Ciò è in primo luogo dovuto alla tendenza cronica verso la criminalizzazione del fenomeno da parte delle istituzioni. Non a caso, quasi tutti i writers hanno prima o poi avuto qualche problema con le forze dell’ordine: storicamente, venivano fermati dalla polizia, anche senza aver commesso nulla, spesso a causa di un look che, soprattutto all’inizio degli anni novanta di sicuro appariva singolare. Questa illegalità di “grado zero” è fondamentale per differenziare il writing
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sia da un “passatempo” sia da un’attività artistica professionale. Di conseguenza, le diverse possibilità di legalizzare il writing sono per i writers una risorsa ambigua, potendo significare una sua maggiore diffusione, ma anche la sua «reclusione» entro spazi normalizzati. Disinvoltura nel mostrarsi sprezzante, identificabile nella precisione e rapidità d’esecuzione del writer insieme a un’opposizione al perfezionismo formale, sono le componenti dell’impatto emotivo del graffito, e restituiscono la rapidità del gesto che lo ha tracciato legata alla determinante contestuale dell’illegalità. Ma il writing oggi comincia ad essere anche riconosciuto dalle istituzioni come vera e propria arte: ormai pressoché fuori dai confini dell’illegalità, è assurto a nuova forma alternativa di espressione, capace di cancellare stereotipi e pregiudizi e riunire intorno a sé persone provenienti da tutto il mondo, utilizzato come strumento artistico urbano e come mezzo educativo originale per adolescenti, alla conquista del rispetto anche di coloro che vivono nella città e nelle sue periferie. Dunque anche in Italia, sulla scorta delle esperienze delle grandi città europee, cominciano a nascere spazi idonei alla valorizzazione delle opere murali grafiche, nel rispetto delle regole: da un paio d’anni ormai, treni o muri si trasformano infatti in spazi e tele bianche per l’abbellimento di città e stazioni. Uno dei principali gestori nostrani di telefonia mobile si è già adeguato alla nuova “domanda” di localizzazione di questi spazi legali e ha lanciato sul Google Play Store la propria applicazione Legal Walls per Android, sviluppata da iquii, e pensata per consentire ai writers che si esprimono attraverso la street art di individuare in qualunque città gli spazi dedicati dove esprimere la loro creatività in modo del tutto legale. L’app supporta per il momento la ricerca nelle aree di Roma e Milano, ma presto si estenderà anche ad altre città, consentendo di localizzare, partendo dalla propria posizione, gli spazi più vicini destinati ad
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accogliere le opere degli artisti e di determinare facilmente il percorso per raggiungerli attraverso una mappa. Come spiega il gestore, che si propone al fianco delle autorità comunali italiane per diffondere la cultura della legalità a sostegno della street art e delle forme artistiche urbane emergenti, i muri individuati potranno essere inseriti tra i preferiti, memorizzati sull’applicazione e poi recuperati senza dover fare nuove ricerche. Con Legal Walls è inoltre possibile segnalare gli spazi della propria città non ancora “censiti” e che saranno inseriti nell’App dopo la verifica da parte di un backoffice web con i comuni di riferimento. L’applicazione gratuita è presente su Google Play e presto sarà disponibile anche sull’Apple Store. L’arte urbana in forma legale sbarca poi in questo periodo a Roma, sui tram e le fermate della linea 19 del servizio Atac, con tre tram e cinque pensiline che da dicembre si vestiranno dei colori vivaci e dei soggetti presenti nei graffiti dei ragazzi del Luiss Master of Art, sotto la guida del responsabile Achille Bonito Oliva. E al Macro, sempre a Roma, un’esposizione racconterà, grazie ai lavori degli artisti “cresciuti” dalla Luiss, lo stato attuale della creatività urbana. È il tema del progetto “Tracks - Linguaggi d’arte urbana”, realizzato dall’università privata in collaborazione con Atac che proseguirà fino al 10 gennaio. Una strada che per la prima volta unisce, sui binari, lo spazio museale e il centro, giungendo infine alla periferia. Le cinque fermate decorate dei graffiti degli artisti Diamond, Millo, NemO’S, Sbagliato, Solo e V3rbo, saranno quelle di piazza Galeno, viale dell Milizie, via dei Castani e due a Valle Giulia. Mentre al Museo d’arte contemporanea di via Nizza, dove è andata in scena la presentazione del progetto alla presenza degli artisti del Master e degli organizzatori, saranno esposte le opere di Corn79, Camilla Falsini, Etnik, Fra.Biancoshock, Lucamaleonte, MrFijodor, Ozmo, Alice Pasquini, Gio Pistone, Edoardo Tresoldi, 108.
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Matteo Miceli, recordman di Loredana Romano, Blogger
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atteo Miceli, recordman di traversata atlantica con catamarano sportivo di 20 piedi senza assistenza da Dakar a Guadalupe nel 2004/2005, velista italiano dell’anno nel 2007, si prepara a misurarsi con una nuova sfida: La Roma Ocean World. Affronterà per la prima volta il giro del mondo da Roma a Roma in solitaria senza assistenza e senza scalo in completa autonomia energetica ad impatto zero. Un’avventura che vedrà come co-protagonista EstEco, la barca di nuovissima generazione che Matteo ha realizzato nei suoi Cantieri Navale d’Este, lì dove ha costruito il suo primo Class40. Affrontare questo viaggio verso il futuro con una barca “ecosostenibile” potrà tradursi, per chi vorrà intendere, in un significativo messaggio in favore di nuove soluzioni energetiche.
L’impresa del giro del mondo
L’impresa della Roma Ocean World si concretizza nella realizzazione di un Giro del mondo su un’imbarcazione sostenibile a bordo dell’unità prototipica sviluppata da Matteo Miceli, detentore di due record di traversata atlantica in barca a vela, che condurrà la sua Class40 in autonomia energetica all’inseguimento del record mondiale nel 2014. L’operazione è pensata per dimostrare l’efficienza del progetto e delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie in materia di sostenibilità ed energia, per divulgare il messaggio che è possibile operare in rispetto dell’ambiente. Lo studio per le tecnologie ecologicamente sostenibili e industrialmente vantaggiose per il mondo della nautica e non solo, comincia da qui: il giro del mondo sarà solo la fase conclusiva di un lungo lavoro di ricerca durato 4 anni in cui Matteo ha costruito e varato una barca, con l’intenzione e la volontà di mettere a sistema una serie di ipotesi e di parametri progettuali avanzati, sviluppandoli in un prodotto ad alte prestazioni, ecologicamente sostenibile oltre che commercialmente evoluto. Sarà un viaggio duro e molto lungo, Matteo ne è consapevole, e forse una prima ragione è in questa sfida nella ricerca in
cui egli crede profondamente, una nuova sfida non più solo con se stesso ma anche il primo passo verso un possibile sviluppo etico ed estetico del prodotto nautico che, attraverso il progetto Roma Ocean World 2009/2014, dimostrerà la reale fruibilità di tecnologie, lavorazioni, progettazioni integrate, energie e sistemi propulsivi innovativi. Così dopo 4 anni di duro lavoro Eco40, questo il nome del Class40 autocostruito, è salpato lo scorso 19 Ottobre dal Porto di Riva di Traiano per Roma Ocean World. Il primo giro del mondo, in solitaria, senza assistenza e senza scalo in completa autosufficienza energetica ed alimentare. A bordo infatti non c’è neanche una goccia di combustibile fossile. Eco40 è equipaggiata con pannelli solari, idroturbine e generatori eolici per la produzione di energia.A bordo ci sono anche due galline per la produzione di uova, che unitamente alla pesca serviranno per l›alimentazione. I dati meteorologici e di assetto dell’imbarcazione (posizione, velocità e direzione del vento apparente e del vento reale, velocità della barca, velocità della corrente, pressione atmosferica, temperatura dell’aria e dell’acqua) sono registrati a bordo in una sorta di “scatola nera” ogni mezzo secondo. I valori medi su dieci minuti sono calcolati dal computer e trasmessi a terra. Questi dati sono molto preziosi per verificare i dati in analisi meteo che vengono utilizzati per le previsioni meteorologiche e per l’ottimizzazione di rotta. L’Università di Roma La Sapienza, con il coordinamento dei Professori Paolo De Girolamo e Mattia Crespi, ha installato a bordo un sistema di misura GPS di altissima precisione ed una piattaforma inerziale che consentono la misura di tutti i movimenti della barca. Questi dati al ritorno di ECO 40 verranno utilizzati per calcolare l’altezza delle onde incontrate da Matteo durante il giro del mondo e le azioni alle quali la barca è stata sottoposta e verranno utilizzati anche per verificare la precisione delle misure di vento e di moto ondoso eseguite da satellite.
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Questo lavoro di ricerca vede coinvolte, con il coordinamento de La Sapienza, altre quattro Università, ovvero Roma TRE, Tor Vergata, L’Aquila e il Politecnico di Torino che, con i Professori Alessandro Pezzoli e Andrea Boscolo, curano gli aspetti connessi alla previsione meteorologica a supporto della navigazione di Matteo. La società di Telespazio e-Geos, con la collaborazione de La Sapienza, fornirà il supporto per l’identificazione dei ghiacci da satellite durante la circumnavigazione dell’Antartico che attende Matteo. Gli strumenti GPS ad alta precisione sono stati forniti gratuitamente dalla Leica Geosystem che supporta anche il costo del traffico dati a terra. I dati forniti da ECO 40 durante la burrasca del Golfo del Leone del 21 e 22 ottobre 2014 e la ricostruzione della burrasca eseguita dalle Università per ora ha consentito di stimare che Matteo ha navigato con
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onde di altezza significativa Hs dell’ordine dei 6,0 m e quindi con onde massime che possono aver superato i 10,0 m di altezza. I valori esatti delle altezze delle onde subite da ECO 40 durante questa burrasca potranno essere calcolati solo al ritorno di Matteo. In pochissimi giorni, la sua pagina Facebook, aggiornata costantemente dai curatori del suo sito internet www.matteomiceli.com, ha raggiunto quasi 4000 like, il tracking della sua avventura coinvolge e cattura sempre più followers, e non manca giorno che non ci si informi sulla produzione di uova, delle possibilità di pesca o di dati tecnici sofisticati che riguardano la tecnologia di bordo e la risposta dell’imbarcazione alle condizioni meteo… C’è sempre più voglia di traguardi ambiziosi e di belle notizie, per affrontare burrasche quotidiane e crisi incombenti, per cui “Buon vento, Matteo!”
Un progetto eco-sostenibile
Pannelli fotovoltaici per alimentazione
Orticelli per la produzione di verdura
Galline per la produzione di uova giornaliere Eco40 in navigazione, giorno 11.11.2014
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