Il viaggio possibile per la fratellanza universale
Dal sogno alla realtà guidati dalla Fratelli tutti
Prefazione del vescovo e card. Matteo Maria Zuppi
Adriano
Dal sogno alla realtà guidati dalla Fratelli tutti
Prefazione del vescovo e card. Matteo Maria Zuppi
Adriano
Dal sogno alla realtà guidati dalla Fratelli tutti
Interviste a
F. Barbero, J.M. Castillo, M. Fox,
E. Green, A. Maggi, V. Mancuso,
J. Moingt, L. Tomassone
Prefazione del vescovo e card. Matteo Maria Zuppi
edizioni la meridiana paginealtre
Sono contento di scrivere la prefazione a questo libretto, con il quale Adriano Sella cerca di far conoscere e apprezzare l’ultima enciclica di papa Francesco, Fratelli tutti.
davvero necessario capire come vivere nuovi stili di fraternità. L’enciclica non è generica, senza tempo. Richiede tante scelte perché nasce dalla consapevolezza sofferta che tutto è collegato e vogliamo essere fratelli tutti perché siamo sulla stessa barca e abbiamo drammaticamente capito che siamo tutti vulnerabili davanti al virus del male.
Fa parte dell’importante impegno di Adriano come promotore di nuovi stili di vita e nuovi stili di Chiesa, che porta avanti con passione in tutta Italia per la custodia del Creato e di tutte le sue creature. “La Fraternità universale da sognare insieme come umanità.” Non è un sogno, un’ultima utopia per riscaldare cuori intiepiditi? Questa visione della fraternità universale è tratta dall’essere cristiano. Non c’è nessuna contraddizione quindi tra evangelizzazione, missione, comunicazione del Vangelo e fraternità universale. La fratellanza universale non è un surrogato del Vangelo per renderlo più attraente! È piuttosto frutto del Vangelo. Gesù parlava a tutti, “alla folla” e per tutti spezzava l’unico pane. Fratelli tutti da credere anche quando sono ancora distanti. È l’inizio di una comunicazione del Vangelo che può arrivare a tutti. Non si tratta soltanto di uomini di buona volontà ma di fratelli tutti.
È una grande visione che ci spinge alla consapevolezza di saper leggere i segni dei tempi di oggi, non del passato, e saper cogliere l’oggi come tempo di cambiamento. Non una esortazione ma il kairos: l’oggi con cui dobbiamo misurarci e che chiede delle scelte.
Il Messaggio della Pace di quest’anno1 ci invita a leggere la pandemia per cogliere quelle scelte realizzate insieme. Insieme con il virus della guerra, che è un’altra pandemia: la terza guerra mondiale a pezzi. Una guerra che vediamo e capiamo a pezzi. Per cui è molto intelligente dire che ogni pezzo fa parte di un’unica guerra mondiale. La pandemia colpiva tutti quanti in maniera evidente, mentre i pezzi della guerra li immaginiamo solitamente circoscrivibili, riguardanti soltanto quel territorio. Mentre si tratta di pezzi di una guerra che coinvolge tutti quanti, in quanto la guerra coinvolge tutti ed inquina tutto il creato e le creature. Ce ne accorgiamo quando il pezzo è ancora più consistente, come l’Ucraina, perché c’è il coinvolgimento di tanti attori.
Ecco quindi la grande visione della Fratelli tutti. Senza visione non si cammina. Senza visione vincono le piccole paure. Senza visione siamo presi dalle minutaglie e dalla piccola amministrazione. Questo ci fa credere di poter vivere isolati e di non vivere più spiritualmente uniti, come deve essere un mondo che si è fatto piccolo. In un mondo che pervade continuamente la nostra vita, unendoci a tutti ma nello stesso tempo ci isola da tutti. Così come fa la globalizzazione, che ci fa sentire parte di un tutto, ma in realtà ci isola ancora di più.
Questo impegno per fratelli tutti e sorelle tutte è profondamente legato al cristianesimo e quindi al vivere come
uno dei frutti del Vangelo. Il nostro Signore ci ha risolto il problema perché ci ha rivelato che il più grande è colui che serve, mettendoci in guardia su come essere grandi in questo mondo. Questo ci fa ricordare, quindi, che il potere nella Chiesa è servizio. Soltanto nel servizio si giustifica il potere inteso nell’esercizio della responsabilità dentro la comunità: dentro la comunione che è la Chiesa.
Quando c’è l’esercizio della responsabilità senza il servizio, la Chiesa diventa un’altra cosa. La Chiesa è un’istituzione e deve avere anche delle responsabilità, in quanto realtà complessa, articolata, multiforme con lingue, culture e sensibilità diverse. Ma può reggersi soltanto in una responsabilità intesa pienamente come servizio. Vangelo e servizio, Vangelo e governo, Vangelo e autorità non possono essere divergenti. Devono essere del tutto complementari. La Chiesa è anche una realtà umana che ha bisogno di vivere insieme, che deve camminare insieme. L’impegno del Sinodo, mediante il processo di sinodalità, ci aiuta a capire con più chiarezza che la Chiesa deve camminare insieme e come camminare insieme. Il cammino sinodale della Chiesa italiana va, appunto, in questa direzione: domandarsi come essere comunità che va verso gli altri.
Vangelo e responsabilità non possono, per cui, essere divergenti. Qualche volta sottolineiamo più l’ispirazione evangelica, perché la responsabilità si è allontanata da una riforma evangelica: dal vivere l’inquietudine evangelica che ha preso una logica propria. Qualche volta avviene anche il contrario: si vive una dimensione evangelica che non diventa responsabilità e quindi non si preoccupa delle forme con cui la comunità la deve vivere. Questo è pericoloso perché rischia di essere dispersiva o di fermarsi ad una fase volontaristica, un momento particolare di entusiasmo. Abbiamo sempre bisogno, quindi, che questo diventi
una forma, diventi anche una responsabilità. E quindi se vogliamo una istituzione.
Ci aiuta molto quel discorso che faceva papa Benedetto sul rapporto tra l’amore e la verità. L’amore ha bisogno della verità affinché non si fermi in una dimensione vaga, non si esaurisca in un momento di grande coinvolgimento, un modo che la verità possa oggettivare l’amore. Ma la verità ha bisogno dell’amore, perché altrimenti la verità diventa qualcosa di lontano dalla vita: una verità farisaica e non quella del Vangelo. In questa dialettica tra Vangelo e la forma della responsabilità, tra amore e verità, credo che ci sia la risposta vera per la Chiesa di oggi.
Il grande nemico è l’individualismo. Bisogna recuperare la comunione come unione profonda tra le persone per essere comunità.
Gli otto “scrupoli”, evidenziati da Adriano nel libretto, ci possono aiutare a ricordarci che non possiamo accontentarci soltanto di una buona coscienza ma che dobbiamo misurarci con la realtà. Non sentirsi a posto per come uno è. Il problema è come siamo con il mondo intorno. È questo che ci chiede di cambiare. E quindi questi scrupoli ci sforzano di non accontentarci della nostra buona coscienza, in quanto il problema è misurarci con le domande del mondo che abbiamo intorno.
Gli otto atteggiamenti fondamentali che Adriano, nel suo libretto, ha preso dalla Fratelli tutti e che ha evidenziato come importanti sassolini – o “scrupoli” secondo l’intuizione del grande vescovo, don Tonino Bello – sono molto importanti per raggiungere la grande meta della fratellanza universale. Anche perché l’enciclica Fratelli tutti è tutt’altro che una generica esortazione, anzi stigmatizza quando ci accontentiamo di dichiarazioni sui diritti e su un amore per gli altri che non significano delle scelte concrete e dei
cambiamenti di vita concreti, di stili di vita concreti. Guai ai diritti svuotati del loro significato e quindi non garantiti. Per certi versi, è ancora più pericoloso perché è offensivo programmare i diritti e allo stesso tempo negarli, o accettare forme di ingiustizie che discriminano: ad alcuni sono garantiti i diritti e ad altri, al contrario, sono preclusi.
I sassolini nelle scarpe ci fanno un po’ male. Ma non dobbiamo toglierli perché devono ricordarci il perché di quel sassolino per essere fedeli all’impegno di quel sassolino.
Riprendo gli otto sassolini di Adriano e faccio una breve considerazione su ognuno.
Il primo è l’ascolto e il dialogo. Guai realizzare l’uno senza l’altro! Dialogare senza ascoltare è un monologo, diventa parlare sopra e non è dialogo. Ma poi l’ascolto deve provocare l’incontro con l’altro e quindi la comunicazione del Vangelo e dei suoi ideali all’altro.
L’amore e l’amicizia sociale: l’amore non è un fatto individuale o ridotto ad un prodotto per la propria felicità individuale. Per questo, amore e amicizia sociale sono profondamente connessi. L’amore deve diventare attenzione all’altro fino, come dice il settimo sassolino, a diventare anche la migliore politica, perché è quella che si lascia interrogare dall’amore in quanto parte dall’amore. Il Papa parla, infatti, dell’amore politico proprio per questo. Per fare in modo che la politica non diventi un mansionario, l’amore deve arricchirla, inquietarla per migliorarla sempre. Amore e amicizia sociale, quindi, sempre insieme. Anche perché l’amore vero è quello che non va bene solo a me, ma deve andare bene al mondo attorno a me.
L’incontro e l’apertura universale, il terzo sassolino. Anche qui, si tratta sempre di una dimensione sia soggettiva che oggettiva. La grande intelligenza della Fratelli tutti è mettere insieme l’individuo con il collettivo, con l’altro, con
la folla, con gli altri. E quindi, se non c’è l’apertura universale, l’incontro rischia di diventare chiusura e campanilismo: la coltivazione di un giardino che è disinteressato al creato, senza cambiare il giardino e neppure il creato. Per questo, l’incontro è apertura universale. Se c’è l’apertura universale ma non c’è l’incontro, si rischia di essere pieni di amore universale ma in realtà si ama solo se stessi, in quanto l’amore universale e l’incontro sono legati reciprocamente.
La giustizia sociale e dignità umana è quindi il sassolino del non accontentarci di una giustizia sociale superficiale, oppure per pochi. Anche la dignità deve essere garantita a tutti, perché tutti hanno la loro dignità che spesso non è riconosciuta dai loro stessi fratelli o da quelli che lo sono ma non scelgono di esserlo.
La mente e il cuore aperti al mondo intero, il quinto sassolino. Alcune volte la mente può sembrare divergente dal cuore; oppure il cuore non si traduce anche in intelligenza, in progetto, in capacità di comprensione, di penetrare la complessità del mondo.
Dal locale all’universale è il passaggio dall’incontro all’apertura. Se non c’è il locale, l’universale è pericoloso, ci si allontana e ci si perde.
La migliore politica è quella dell’amore politico. Uno scrupolo di cui abbiamo bisogno per far diventare la politica migliore e non peggiore. La politica migliore è quella che sa compiere gli interessi di tutti. Altrimenti regredisce e diventa soltanto la difesa del proprio piccolo.
Infine l’ottavo sassolino: le religioni al servizio dell’umanità. Le religioni non contro gli altri o senza gli altri, ma le religioni tutte, insieme, per servire l’umanità. Quest’ultimo scrupolo deve aiutarci a fare molta attenzione ad una religione che non serve l’umanità, o addirittura che diventi motivo di disprezzo dell’umanità.
I sassolini, quindi, ci servono tantissimo perché altrimenti ci si abitua e ci si accontenta. Per cui sono scrupoli importanti per vivere l’impegno del Vangelo.
Vescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana
L’enciclica Fratelli tutti ci fa alzare lo sguardo verso l’alto e interrompe finalmente il nostro continuo guardare verso il basso. Sguardo, quest’ultimo, che ci riempie di paure, di pregiudizi verso gli altri, che ci porta a pensare solo a noi stessi, che ci spinge ad agire solamente per accumulare tanti oggetti. In altre parole: uno sguardo mediocre che genera solamente lamentele e brontolamenti.
Lo sguardo proposto da papa Francesco è, invece, lungo e verso l’alto, che punta ad una grande meta: la fraternità universale.
“‘Fratelli tutti’, scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo”, così comincia l’importante enciclica. Papa Francesco conclude la Fratelli tutti presentando la testimonianza di Charles de Foucauld, colui che è diventato il fratello universale: “Voleva essere, in definitiva, il fratello universale. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi” (FT 287).
Sfogliando le varie pagine dell’enciclica è facile notare che la chiamata alla fratellanza universale è sempre più insistente, motivante, illuminante e ispiratrice di possibilità concrete per tutte le persone. Deve essere il grande ideale di tutta l’umanità, secondo papa Francesco. Questo è il grande leitmotiv dell’enciclica: fratellanza universale e
amicizia sociale. Un ritornello dall’inizio alla fine dell’enciclica. Sono, infatti, 44 occorrenze sulla fraternità, 6 sulla fratellanza e 4 sull’amicizia sociale.
Questo ideale deve diventare il sogno di tutti, anzi bisogna sognare insieme per poterlo strappare dal sogno e farlo diventare realtà.
Com’è importante sognare insieme! […] Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme. Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!
dichiara papa Francesco nel n. 8.
È molto bella la distinzione tra miraggio e sogno: il primo appartiene al singolo, all’individualista, al separato dagli altri, mentre il sogno diventa possibile e concreto quando tendiamo le mani verso gli altri, quando si ha il coraggio di fare comunità e di camminare insieme. Diceva molto bene il grande vescovo dei poveri, Helder Camara: “Quando si sogna da soli, è solo un sogno. Quando si sogna tutti insieme, è il principio della realtà.”
Papa Francesco chiama tutta l’umanità consegnandole questo forte appello: sogniamo insieme la fratellanza universale, non da soli, per poter costruire un’unica umanità con i colori della convivialità delle differenze e della comunione tra tutti e tutte.
Questo è l’orizzonte verso il quale tutti e tutte devono camminare come viandanti su questa terra: l’incontro fraterno e amichevole tra tutti i popoli ed esseri umani che disegna un amore senza confini, barriere né tanto meno discriminazioni.
Il raggiungimento di questo sogno, la realizzazione di questo ideale e il camminare verso questo orizzonte sono possibili, secondo l’enciclica, svelandoci il progetto creaturale. Qual è secondo la Fratelli tutti? Siamo stati fatti per poter diventare fratelli tutti e sorelle tutte. Ossia, c’è una chiamata alla fraternità universale e all’amicizia sociale determinate dalla costituzione ontologica: “Dio ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro” (FT 5). Questa è la grande speranza. La Fratelli tutti, soprattutto nei nn. 87-153, rivela, infatti, come è fatto l’essere umano nel sottolineare i seguenti tratti costitutivi: una persona che si realizza solamente nell’incontro con gli altri, non soltanto con la persona amata, ma anche con tutti gli altri in una dimensione universale. In altre parole, nella creatura umana c’è l’apertura a vivere la fratellanza universale che la rende capace di raggiungere la propria pienezza di umanità.
Il biblista Ermes Ronchi rivela che il primo verbo utilizzato da Dio nel dialogo con la persona umana è “tu potrai” (Genesi 2,16). Mentre il primo verbo usato dal serpente è “non dovete” (Genesi 3,1). E quindi il primo verbo indicato dalla Bibbia rivela come la vita sia potenzialità, una realtà che fa germogliare e fa crescere il bene. Mentre il nemico presenta come la vita sia fatta di divieti e quindi una vita che non è proiettata verso l’alto ma è imbrigliata di proibizione.
Dio e l’uomo impiegano come primo verbo quello che indica un “sì” alla vita. Il nemico usa quello del divieto: un “no” alla vita. Nella mentalità biblica l’uomo è figlio di una addizione, non di una sottrazione: Voi potete! “A noi interessa soltanto un divino che faccia fiorire l’umano” (Dietrich Bonhoeffer) 2 .
Questa è una importante verità trasmessaci dalla Fratelli tutti : abbiamo la capacità innata di realizzare il progetto della fraternità universale e, quindi, non è solamente un miraggio ma un sogno che si realizza insieme. Per questo, papa Francesco dichiara nel n. 88: “Siamo fatti per l’amore e c’è in ognuno di noi una specie di legge di estasi : uscire da se stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere.”
Che bellezza! Tale realtà, presente dentro di noi, non va aggiunta dall’esterno. E quindi non occorre comprarla al supermercato. Basta svilupparla, così come fa l’allenatore con il suo atleta mediante l’allenamento: lo porta a raggiungere livelli atletici altissimi e realizzare mete meravigliose che prima sembravano sogni.
“Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità. […] Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!”
(Papa Francesco, Fratelli tutti, n. 8)
ISBN 978-88-6153-939-6
Euro 12,00 (I.i.)