MARCO MAESTRO
ANTONIO BELLO
Illustrazioni di Terry Mastropasqua
Illustrazioni di Fiorenza Maestro
Illustrazioni di Terry Mastropasqua
Illustrazioni di Fiorenza Maestro
edizioni la meridiana partenze
edizioni la meridiana partenze
Dal testo
"I bambini e la PACE"
Illustrazioni di Terry Mastropasqua
Prefazione di Lucia Suriano
edizioni la meridiana partenze
Prefazione di Lucia Suriano ...................5
I bambini e la PACE ................7
Biografie
di Lucia Suriano
Quando abbiamo iniziato il lavoro di rilettura, la domanda che ci siamo subito poste è stata: ma davvero i bambini si possono educare alla pace?
La risposta era senza ombra di dubbio nella riflessione che don Tonino mette a tema. Lui, con una attualità che fa apparire il testo scritto in questi giorni, ci conduce in una sorta di viaggio nel "cerchio della vita", in cui il legame antropologico tra mondo adulto e mondo bambino appare per quello che è: un vincolo imprescindibile per ciascun essere umano.
L’adulto depone lo scettro dell’educatore e il bambino appare nella sua semplicità “magister pacis”, svincolato dalle regole del “si deve fare così perché è buona educazione”, guidato da una sapienza tipica dell’infanzia, imprevedibile, sorprendente e creativa. Tuttavia, è necessario affermarlo, don Tonino non sovraccarica mai i
bambini di responsabilità che spettano agli adulti così, nel suo discorso, restituisce a noi adulti il compito di vigilare sulla “loro relazionalità, in modo che i piccoli non incorporino troppo presto i germi dell’odio e della violenza”.
Leggendo e rileggendo il discorso, si è fatta avanti in maniera molto chiara l’immagine della circolarità e della reciprocità del rapporto educativo esistente tra bambini e adulti a cui ciascuno di noi deve guardare per educare ed educarsi alla pace.
Le istantanee di Pace sono un’idea nata dalla sensibile creatività di Terry Mastropasqua, con la quale, in piena sintonia, abbiamo pensato di accompagnare le parole originali del testo con immagini di una quotidianità laica e democratica.
Don Tonino nelle pagine è delicatamente presente, viva e potente invece la sua riflessione che ci convoca come esseri umani a un agire che ne realizzi l’essenza. Il vescovo del grembiule ci indica la strada dell’impegno, della solidarietà e della nonviolenza per provare a diventare, al di là di falsi ruoli e banali stereotipi, costruttori di pace.
Dovrei parlare brevemente del modo di educare i bambini alla pace. O, se volete, dovrei indicare agli adulti le tecniche per insegnare ai bambini l’amore per la pace. Ma mi chiedo subito se qui non stiamo invertendo i ruoli! Siamo noi adulti che dobbiamo salire in cattedra e impartire lezioni ai bambini, o non dovremmo invece, noi adulti, metterci ai banchi come tanti scolaretti e apprendere gli insegnamenti di questi minuscoli maestri che, in tema di pace, ci sopravanzano per conoscenze teoriche e per applicazioni pratiche? Più che essere noi grandi a studiare le metodologie giuste per iniettare nelle vene dei piccoli la linfa salutare della pace, dovrebbero essere loro a introdurre nella nostra circolazione sanguigna gli anticorpi in grado di neutralizzare i virus della guerra. Dovrebbero essere loro, cioè, ad organizzare corsi, dibattiti e tavole rotonde sul tema: “Come insegnare ai grandi l’amore per la pace”. Se siamo disposti ad
accogliere questo principio, ci accorgeremo che ogniqualvolta noi grandi ci rapportiamo con i piccoli sul tema della pace, in ultima analisi, invece che dare, siamo noi a prendere qualcosa da loro: o come “souvenir” della nostra innocenza passata o come profezia del nostro destino futuro. E allora?
Dovendo andare alla svelta e concludere con qualcosa di concreto, mi permetto di suggerire due piste d’impegno.
Se, cioè, non ce la sentiamo proprio di andare a scuola dai bambini in materia di pace, dobbiamo almeno astenerci dall’inquinare i loro pozzi con i liquami della nostra cattiveria. E qui il discorso cade in primo luogo sui mezzi di comunicazione di massa, sui loro messaggi violenti, sulle loro proposte aggressive e su tutta la gamma della persuasione occulta sottesa a tantissimi programmi apparentemente innocui che esaltano le ragioni del più forte, il successo del più bravo, il prevalere del più dritto.
La seconda pista si riferisce a quel “nisi efficiamini sicut parvuli...” di cui parla il Vangelo di Matteo, il quale mette sulla bocca di Gesù l’invito esplicito
a diventare bambini se si vuol entrare nel Regno: se si vuole, cioè, che la propria vita raggiunga il vertice della sua umanizzazione. E che cosa, in tema di pace, hanno da dire i bambini a noi adulti che vogliamo metterci alla loro scuola? Essi ci danno, soprattutto, lezione di solidarietà.
Dipenderà dalla loro fantasia, o dalla loro capacità di fare a meno dei ruoli, o dalla loro attitudine di sistemare la realtà in mille modi diversi, certo è che i bambini hanno da annunciarci verità primordiali in fatto di apertura, d’integrazione e di accoglienza. Il diverso per loro non fa problema.
“Pina era una bimba allegrissima, appena scoppiava a ridere dicevano: ‘Ma come ride bene questa bambina’, e lei allora, visto che tutti erano contenti, giù a ridere. lla fine però cominciarono a pensare che rideva un po’ troppo, anche quando c’era poco da ridere.
Pino invece era tutto l’opposto, appena qualcuno lo rimproverava lui diventava rosso, poi gli venivano certi lacrimoni che gli calavano sulle guance. Tutti quelli che lo vedevano per strada, così triste, così piagnucoloso, gli davano una caramellina o gli facevano due carezze.
E lui allora, che era piuttosto furbo, un po’ si calmava; ma alla prima occasione riattaccava…”
Libro ad alta leggibilità
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ISBN 978-88-6153-431-5
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