Angela Rinaldi
Antonio Carbonara Angela Rinaldi
piccoli
parte dei piccoli La Dalla rivoluzione di papa Francesco
Antonio Carbonara è stato professoAngela Rinaldi è dottoranda della re di lettere italiane e latine dirigenFacoltà di Scienze Sociali nellaePontificia te scolasticoGregoriana. nei Licei di Stato. È stato Università assessore comunale e sindaco della Nel 2016 ha conseguito la Licenza in città di Fasano dove ha fondato e pre“Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, sieduto l’Università del tempo libero studiando gli abusiRinaldi sessuali sui minori Angela è dottoranda della “S. Francesco d’Assisi”. È stato componella Chiesa. Nel di 2014 ha Sociali ottenuto Facoltà Scienze nellalaPontificia nente Comitato in tecnico-scientifico Laureadel Magistrale “Scienze dello Università Gregoriana. del CIASU (Centro italiano di internaaltilastusviluppo e della cooperazione Nel 2016 ha conseguito Licenza in di universitari) di Bari. Ha pubblicato “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, zionale” nell’Università “La Sapienza” lavori di tesi interesse culturale rivistudiando gli abusi sessuali sui minori con una sui minori non sulla accompasta del Ministero della pubblica istrunella Chiesa. Nel 2014 ha ottenuto la gnati. Dal 2013 collabora con il Centre Laurea Magistrale in “Scienze dello zione “Civiltà dei Licei” e sul mensile for Child Protection della Gregoriana. sviluppo eagli dellastudi cooperazione del Provveditorato di Bari internazionale” nell’Università “La Sapienza” “Scuola come”, nonché su riviste e con una tesi sui minori non accompaperiodici locali. È autore di raccolte di gnati. Dal 2013 collabora con il Centre poesie e di racconti.
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Antonio Carbonara Angela Rinaldi
Dalla parte LaAngela rivoluzione Rinaldi dei piccoli di papa Francesco Dalla Chiesa e parte abusi sessuali Profezia, sogno, utopia dei piccoli Prefazione di di Chiesa Prefazione e abusi sessuali
Hans Zollner, S.I. Fratel MichaelDavide Semeraro Prefazione di
Hans Zollner, S.I. o,nare utotr nteorbrt toptoat a e r n a: u s i e d i ’ h E Chi p“eeansmea intereescshae lfaaeCqruaesvtao,mo, t cui o,Signore. acoerdion n nst uu p t l o a l t “Et’radunisrceea i scaanotlrioapnoobCrrhdeuieteltas.la:la santita’ reusn reei lm ludesutso,a. e ritnat mo i s e efanequaeb Deevea p h c e t c o e d r v e n iaggnoonree:. un sac e i laS poundep r r o c a’ te l i e ’ c o s ra. Fanrminore aa llamessasnatin tradi u n u e r e a r t a r . o f a s u za zero.” b n a a Deve p e’ cionmve r e e oll ece anvanti, t e dar : e n e rago . Si deve Faanro’ un upnaa measn sa censecrzoaa zero.” r e F r a a f p a e P m n o a c e’ , toller
L’immagine di un Papa che, vescovoChi di ricopre Roma,una voglia essere il parroco posizione di potere nella deve sapere che essa nondella è di diChiesa una comunità è sintomatica sua proprietà, ma un dono, pertanto portata riformistica della proposta di non può abusarne. conversione ecclesiastica sognata da Il discorso Sembra sugli abusiche sessuali minori Bergoglio. ci sisui trovi di nella Chiesa cattolica offre diversi spunti Chi ricoprefronte una posizione di potere nella alla rovescia: a un carrierismo di riflessione che inèquesto libro sono Chiesa deve sapere che essa non di a dominare, piuttosto che aspirare riassunti due pertanto tematiche principali: la sua proprietà, ma un in dono, bisogna farsidel servitori, chee questione poterepiuttosto spirituale non può abusarne. a essere primi, bisogna corIl discorso aspirare sugli abusi sessuali sui minori gerarchico, con riferimento al clericalisrere ultimi, di nella Chiesa cattolica offre diversi spunti mo,a eessere la necessità disull’esempio una formazione di riflessione che in questo libro sono Cristo. È una rivoluzione totale. umana completa che abbia a fondamenriassunti in due to latematiche persona.principali: la questione del potere spirituale e Dunque, per colpire la piaga alle radici gerarchico, con riferimento al clericalise porsi sulla strada della prevenzione, mo, e la necessità di una formazione la proposta questo libro è che la umana completa che abbia adi fondamento la persona.Chiesa dovrebbe agire nel campo della Dunque, performazione colpire la piagaumana alle radiciche, in modo e porsi sullamultidisciplinare strada della prevenzione, con gli altri campi la proposta formativi, di questo libro la puòè che conseguire in una Chiesa dovrebbe agire nel campo della definizione chiara e trasparente formazionedell’identità umana che,vera in modo del chierico, ai fini multidisciplinare con gli altri campi della riscoperta della vera natura del formativi, può conseguire in una ruolo e dell’autorità di cui sarà investito. definizione chiara e trasparente dell’identità vera del chierico, ai fini della riscoperta della vera natura del ruolo e dell’autorità di cui sarà investito.
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La rivoluzione di papa Francesco Profezia, sogno, utopia Prefazione di Fratel MichaelDavide Semeraro
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Indice
Prefazione di fratel MichaelDavide
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Introduzione 9 Contesto socioculturale
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La teologia della prossimità
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La formazione culturale
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Il Popolo di Dio e la Chiesa
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Profezia e sacerdozio
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Realismo di una riforma
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La riforma della Chiesa e i giovani
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Dubbi e domande
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Bibliografia consultata
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Prefazione Antonio Carbonara ci fa entrare con questo suo testo nel mistero di papa Francesco, per quanto possa essere possibile dall’esterno, nel mistero di questo discepolo divenuto pastore della Chiesa universale. Le tre parole del sottotitolo di quest’opera sono un condensato alchemico di quello che, in questi otto anni, papa Francesco ha offerto al mondo intero attraverso il suo specifico servizio alla Chiesa: profezia, sogno, utopia. Il testo è di carattere narrativo e analizza i temi che fanno del ministero petrino di papa Francesco, Vescovo di Roma, una sorta di liaison, per dirla alla francese. La semplice lettura dell’indice del libro ci dà il senso e lo spessore di ciò che è avvenuto in questo tempo: una conferma e un rilancio. In fedeltà al suo particolare ministero di successore di Pietro, papa Francesco ha confermato in modo inequivocabile il carattere non solo incline all’ispirazione, ma chiaramente ispirato di ciò che la Chiesa cattolica ha vissuto nel momento di grazia del Concilio Vaticano II. Dopo un trentennio di ambiguità ermeneutica sul senso del Concilio, papa Francesco ha affermato, con parole e gesti, un principio ineludibile: da questo momento di grazia non solo non si torna indietro, ma bisogna andare persino oltre. La profezia esercitata da papa Francesco riguarda la necessaria chiarificazione, ad intra e ad extra, di quanto l’incremento di intelligenza del Vangelo vissuto durante il Concilio, viene dall’alto ed è un dono cui deve corrispondere un’obbedienza nella fede, non pietrificata, ma dinamica. Come tutti i profeti, papa Francesco, nella forza dello Spirito, ha chiarito quali sono gli orizzonti verso cui camminare, nominando le devianze da cui bisogna prendere le distanze. 7
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Il sogno è una categoria che ritorna nel magistero di papa Francesco. Si tratta del sogno come segno e non del sogno come illusione o fuga. L’esperienza di Giuseppe, il padre di Gesù, diventa la cifra della vita del discepolo: per decidere come accogliere il dono di una promessa bisogna pensare, ma anche smettere di pensare, per lasciarsi andare verso ciò che il cuore consiglia, talora in modo inatteso. Una Chiesa capace di sognare non è una Chiesa trasognata, ma in grado di andare oltre sé stessa, lasciandosi andare a intuizioni inedite, al fine di trovare soluzioni nuove per trasmettere il tesoro della fede pasquale. Ciò che papa Francesco chiede di realizzare è un’utopia come realizzazione di una speranza condivisa con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Per fare questo, bisogna saper creare uno spazio inedito in cui ciascuno possa dare il meglio di sé e permettere agli altri di fare altrettanto. Una parola, anzi due, possono rappresentare il filo rosso per seguire, senza perdersi, la riflessione così documentata di Antonio Carbonara: fede e fiducia. Una rinnovata fiducia nei propri fratelli e sorelle in umanità permetterà ai discepoli di rinsaldare la propria esperienza di fede come lievito di speranza per tutti. Non resta che augurare al lettore: buon viaggio! Infatti, ciò che questo libro ci offre è la possibilità di navigare nel magistero di papa Francesco per trovare una rotta sicura sulla quale fare avanzare la promessa di vita e di gioia per tutti e per ciascuno. Marzo 2021 - Fratel MichaelDavide
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Introduzione Il ministero petrino di papa Francesco per molti aspetti appare diverso da quelli che lo hanno preceduto, tanto da far pensare a una svolta epocale nella Chiesa, in continuità con il Concilio Vaticano II. Infatti, l’attuale Preposito generale dei Gesuiti, congregazione di provenienza di Bergoglio, Arturo Sosa Abascal, sostiene che papa Francesco sia “un figlio del Concilio Vaticano II”. Significativa è la testimonianza del Vescovo emerito Luigi Bettazzi, ultimo Padre conciliare vivente. Egli sostiene che con l’elezione di papa Bergoglio la Chiesa, dopo cinquanta anni dal Concilio Vaticano II, stia attraversando un’altra transizione, pur tra tante resistenze1 2. Alcuni interrogativi possono offrire indicazioni sulla natura e sulla portata della riforma di papa Francesco. Perché il Papa si è recato in Svezia, a Lund, per partecipare con i Protestanti alla celebrazione dei cinquecento anni della Riforma? Perché si è recato a incontrare il Patriarca ortodosso Bartolomeo I? Perché ha avuto incontri con le autorità religiose degli Ebrei? Perché è andato a incontrare il grande Imam musulmano? Perché è andato nel Marocco, nazione a maggioranza musulmana? Perché è andato in Thailandia e in Giappone, paesi con una esigua minoranza di cattolici, circa il 5%, e ha incontrato il Patriarca supremo del Buddismo? Perché è andato in Filippo Rizzi, “Avvenire”, 2 agosto 2020, p. 17. Nel dialogo del 9 luglio 2020 fra papa Francesco e Carlo Petrini, il Pontefice dice: “Per fare dei cambiamenti nella Chiesa ci vuole coraggio. E il Concilio Vaticano II non è stato ancora accettato cinquant’anni dopo, da tanta gente che cerca di andare indietro”. In Carlo Petrini, Terrafutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale, edizioni la Repubblica, Roma 2020, p. 76. 1 2
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Iraq, terra di Abramo, dal 5 all’8 marzo 2021 ad incontrare i musulmani sciiti con l’ayatollah Al-Sistani? Infine, perché papa Bergoglio è andato a far visita alle tombe di don Primo Mazzolari, di don Lorenzo Milani e di don Tonino Bello, considerati – in passato – da una parte della Chiesa, preti scomodi. Nell’incontro con i Luterani il Papa ha detto: “Rendo grazie a Dio per questa commemorazione”. Nella lotta al carrierismo ecclesiastico, al potere gerarchico3, alla corruzione, nel bisogno di una riforma permanente della Chiesa, “ecclesia reformata reformanda,” echeggiano alcune istanze riformistiche di Lutero. Il dialogo con gli Ebrei ha superato diciannove secoli di antigiudaismo cristiano e si è innestato sulla “sacralità e autenticità dell’amicizia”, come Bergoglio ha scritto nella prefazione al libro La Bibbia dell’amicizia. L’incontro con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, che ha partecipato alla messa di insediamento papale, ha demolito un muro che ha tenuto divisi i cattolici e gli ortodossi per molti secoli. L’appellativo di “fratello” rivolto da papa Francesco al Patriarca e quello di “radicale” dato da quest’ultimo a Bergoglio manifestano una consonanza spirituale L’incontro con Ahmad Al-Tayyb, Grande Imam di AlAzhar, ed il Documento sottoscritto dai due sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune attestano un dialogo sincero fra il Papa e l’Islam, sulla scia di San Francesco d’Assisi che fu ricevuto nel settembre del 1219 dal sultano Malek al-Kamel, nonostante fosse acceso Molte volte i preti si comportano “come controllori della Grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana”. Papa Francesco, Amoris laetitia, Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2016, punto 310, p. 269. Sullo stesso tema cfr. l’omelia tenuta in Santa Marta il 25 maggio 2013 in cui asserisce che è stato istituito l’ottavo comandamento, quello della “dogana pastorale”. 3
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l’odio fra cattolici e musulmani, come dimostrano le guerre dei Crociati. Come San Francesco, papa Bergoglio ha incontrato l’Islam mettendo in campo la sua grande spiritualità, spogliata dalla impalcatura ideologica e da ogni intenzione di proselitismo. Nel viaggio in Marocco, nazione a stragrande maggioranza musulmana, il Papa si è dichiarato “pellegrino di pace e di fratellanza”, auspicando che i fratelli “si rispettino nella diversità e si aiutino nella necessità”, nel solco tracciato dalla visita di Giovanni Paolo II. Nel viaggio in Thailandia e Giappone dal 23 al 26 novembre 2019 il Papa ha centrato la sua missione sul tema: “Discepoli di Cristo, discepoli missionari”. Nel viaggio in Iraq, terra d’Abramo, il Papa ha voluto sottolineare la comune origine delle tre religioni monoteiste, ha ricordato il culto condiviso con gli sciiti della Madonna di Fatima, che ha lo stesso nome della quarta figlia di Maometto e che è nominata 34 volte nel Corano. Ad Ur dei Caldei ha pregato con i rappresentanti delle altre religioni. Inoltre, papa Bergoglio ha voluto tributare gloria e onore a tre preti considerati scomodi da una parte della gerarchia della Chiesa, come don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani e don Tonino Bello, andando a visitare le loro tombe e a pregare su di esse. Questi preti sono stati dal Papa addirittura indicati come esempi di sacerdoti da imitare! Don Lorenzo Milani incentrò la sua pastorale sui temi dell’istruzione delle classi povere. Egli profetizzò che forse sarebbe stato capito dopo cinquant’anni. Papa Francesco ha detto: “Pregate perché anche io sappia prendere esempio da questo bravo prete”. Don Primo Mazzolari ha incentrato la sua vita sacerdotale sul tema della pace e della povertà, giungendo a considerare la Chiesa la madre di tutti. Infatti diceva: “La Chiesa è la Patria dell’uomo di ogni razza, di ogni lingua, di ogni colore, di ogni religione: 11
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vi si arriva anche senza arrivarci, attraverso le strade più misteriose del desiderio, della sofferenza e del peccato”4. In occasione dei venticinque anni della morte di don Tonino Bello, durante la visita pastorale ad Alessano sulla tomba del Vescovo di Molfetta, Bergoglio ha centrato il suo discorso sui concetti di “finestra”, di “grembiule”, di “fragranza” e di “tabernacolo”. Il Papa condivide l’istanza evangelica di partire dagli ultimi, anche dal Sud e dai Sud del mondo. La Chiesa deve condividere le ansie e la vita dell’umanità intera, deve identificarsi con il popolo, servire il Signore del tabernacolo servendo il tabernacolo. Sono le linee di azione di don Tonino Bello5. Papa Francesco ha elevato questi preti a testimoni di un sacerdozio esemplare. Che significano alcuni cambiamenti di segni e di gesti come questi? – Ha dismesso l’uso di utilizzare il titolo di Pontefice, dal vago sapore pagano ed imperiale; – quando si è affacciato alla loggia centrale della Basilica di San Pietro, subito dopo la sua elezione a Vescovo di Roma, non ha voluto sul capo la mozzetta rossa, non ha indossato la pesante stola dei suoi predecessori, tenuta in braccio dal cerimoniere; si è presentato ai fedeli radunati in piazza San Pietro con un “buonasera”, come uno di loro, con semplicità disarmante; – quando nella Cappella Sistina ha ricevuto l’obbedienza dei cardinali è rimasto in piedi, non seduto sul trono, come i suoi predecessori, seguendo le orme di papa Giovanni XXIII che aveva già abolito il bacio del piede; Primo Mazzolari, “Adesso”, 1° marzo 1959. Un’interessante ricerca sulle affinità fra papa Francesco e don Tonino Bello, soprattutto sul piano della profezia, dell’utopia e del sogno, è nel lavoro di Gionatan De marco, Stesso stampo, edizioni Palumbi, Teramo 2018. 4 5
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– prima di benedire il popolo ha chiesto di essere da esso benedetto; – quando è salito sulla cathedra romana del Laterano ha deposto la ferula d’oro e ha preso quella più austera di Paolo VI, il Papa che ha chiuso il Concilio Vaticano II; – ha rinunciato al fiocco rosso-dorato cui i papi precedenti hanno appeso la croce pettorale, utilizzando la sua semplice croce senza catena, senza cordone e senza fiocco; – dopo il nome Francesco non ha voluto mettere un numero, come per tradizione, proprio per rifuggire da ogni immagine di re o di imperatore; – ha voluto abitare nell’albergo di Santa Marta, e non nei sontuosi palazzi vaticani, come tutti i cardinali ospiti e di passaggio; – ha voluto come papamobile un’utilitaria per gli spostamenti; – ha lavato i piedi anche a due donne, delle quali una era musulmana; – nei viaggi non ha voluto codazzi, né attendenti che gli portassero la borsa; – il 18 luglio del 2013 ha nominato una donna nel gruppo, costituito prevalentemente da laici, incaricato di riformare la vita economica della Santa Sede. Inoltre: che significato hanno alcune innovazioni all’interno della Curia romana? Per esempio, il superamento delle divisioni fra le Congregazioni e i Consigli pontifici; l’istituzione di un unico Ufficio per l’evangelizzazione; la sottomissione dei nuovi Dicasteri non solo al Papa, ma anche al Collegio episcopale; l’istituzione del Dicastero per la carità del Papa, le cui offerte non vanno allo IOR, ma all’APSA; l’istituzione della Commissione di tutela per i minori. Nell’Annuario pontificio pubblicato all’inizio di aprile 2020, in piena pandemia, la pagina all’inizio dedicata al 13
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Papa, per la prima volta come titolo in testa, contiene una biografia di Jorge Mario Bergoglio, ma non ci sono più i titoli papali elencati negli Annuari passati, come Vicario di Cristo, Successore del principe degli apostoli, Primate d’Italia, Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana, Sovrano della Città dello Stato vaticano. “A fondo pagina, in carattere minuscolo, quei titoli elencati fino all’anno precedente sono definiti Titoli storici” 6. Queste sono solo alcune delle innovazioni introdotte da papa Francesco che fanno pensare a una Chiesa più circolare, democratica, ecumenica. Egli stesso dichiara in una intervista rilasciata a Gian Marco Ciocchi il 30 ottobre 2020: “Ho dovuto cambiare molte cose e tante molto presto cambieranno”7. Queste iniziative del Papa “venuto dalla fine del mondo” indicano uno stile evangelico di pontificato e una visione profetica, hanno una forza dirompente, sono alimentate da sicurezza e coraggio8, benché s’inscrivano nelle indicazioni del Concilio Vaticano II° per gran parte e per gran tempo ancora disattese. Per comprendere appieno la direzione e la misura della “Chiesa in uscita” di papa Bergoglio bisogna scandagliare la sua personalità umana, il contesto socio culturale di derivazione, la sua formazione culturale.
Cfr. Massimo Franco, L’enigma Bergoglio, La parabola di un papato, edizioni Solferino, Milano 2020, p. 291. 7 Papa Francesco, Ti auguro il sorriso. Per tornare alla gioia, edizioni Libreria Pienogiorno, Roma 2020, p. 209. 8 Papa Francesco, già quando era Arcivescovo di Buenos Aires mostrava coraggio e decisione, perseveranza e tenacia. Infatti diceva: “Le fatiche del cammino non devono intimorirci né arrestare i nostri passi, perché ciò comporterebbe una paralisi delle nostre vite. Dobbiamo lasciarci destabilizzare per impedire a noi stessi di aggrapparci alle nostre certezze”. Da Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. È l’amore che apre gli occhi, edizioni Rizzoli-Corriere della sera, Milano 2013, p. 39. 6
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La teologia della prossimità Nel lessico consueto di papa Bergoglio ricorrono con frequenza i termini “periferia”1 e “prossimità”2 con una serie di parole gravitanti nella stessa area semantica, come “incroci”, “confini”. Dio è negli altri, fuori di noi. Bisogna cercarlo altrove, negli altri. Da qui sorge la necessità di demolire il proprio “io” che spesso tenta di ergersi a Dio. Il cristiano deve essere un de-centrato, ossia deve cercare il centro non in sé ma fuori di sé, negli altri, nel prossimo. Per questo scopo è indispensabile dismettere ogni propensione egoistica, narcisistica e autoreferenziale. È opportuno svuotarsi, praticare la kenosis, liberarsi delle sovrastrutture inculcate dalla sapienza, dall’orgoglio della ragione, dalla supponenza dello scientismo, assumere l’umiltà come volano direttivo della nostra esistenza. Riconoscere la propria insufficienza, i propri limiti, le proprie carenze significa fare spazio in noi per far posto ad un sentimento di altruismo, di proiezione all’esterno, di riconoscimento dell’altro come superiore a noi stessi. Dio, incarnandosi nel Cristo, si è svuotato, ha assunto le sofferenze umane nella sua carne per ridare la libertà agli uomini dal peccato. Gesù non ha mai vantato le sue origini divine, si è fatto povero, è nato in una mangiatoia, il suo titolo di regalità è nella povertà3. “Ha avuto influsso su di me il pensiero di Amelia Podetti… È da lei che ho preso l’intuizione delle periferie”. Papa Francesco, registrazione audio del 3 gennaio 2017. 2 “Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità”. Papa Francesco, Evangelii gaudium, op. cit., punto 169, p. 184. 3 Nel Messaggio per la 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019 (29 settembre 2019) papa Francesco dice che “il vero motto del cristiano è ‘prima gli ultimi’”. In Carlo Petrini, op. cit., p. 169. 1
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Dio si trova nelle periferie geografiche ed esistenziali. Il centro della vita del cristiano è negli altri come il centro della esperienza di Cristo è stato l’uomo, per il quale addirittura si è immolato4. Le periferie geografiche non sempre coincidono con le periferie esistenziali. Le condizioni di miseria spirituale di alcuni strati sociali, di sofferenza, di malessere, non sempre coincidono con condizioni materiali di povertà. Il benessere economico spesso nasconde drammi spirituali che attraversano singoli e famiglie e attendono soccorso e consolazione. Negli strati più poveri della società, dove ci sono povertà materiale, disoccupazione, violenza, droga, sesso, si annidano sofferenze profonde in forme più evidenti. In queste periferie bisogna andare, di esse bisogna prendersi cura, a esse bisogna farsi prossimi, sull’esempio del samaritano. La società di oggi, affetta da numerose malattie spirituali, ha urgenza di interventi sanitari. Bisogna allestire adeguati ed efficienti ospedali da campo nei quali somministrare la conoscenza, la gioia e la speranza del Vangelo. La Chiesa può e deve svolgere questo compito di soccorso, di accompagnamento e di vicinanza, aiutando chi ha bisogno, venendo incontro a chi è in difficoltà5. Una Chiesa chiusa nelle sue regole e nei suoi riti interni, una Chiesa tesa all’efficienza e all’organizzazione, una Chiesa che non unge col dono della grazia, gratuitamente ricevuta, chi ha bisogno, è una ONG, un’organizzazione non governativa. “Lo sguardo della fede ci porta a uscire ogni giorno e sempre più incontro al prossimo. Ci porta a uscire incontro all’altro perché si alimenta con la prossimità.” Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, Dio nella città, edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2013, trad. in italiano Dios en la ciudad, p. 35. 5 “Spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo”. Papa Francesco, Amoris laetitia, Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2016, punto 291, p. 250. 4
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Il concetto di “periferia” non è un concetto sociologico o culturale, è un concetto teologico. Vivere per gli altri anteponendo a sé l’altro è una condizione per vivere la fede operosa come esperienza di carità, illuminata dalla grazia. Da questo recinto di umanità, di un nuovo umanesimo intriso di umiltà, disinteresse e di beatitudine, non è escluso alcuno, ha asserito papa Francesco nel discorso tenuto ai rappresentanti del V convegno nazionale della Chiesa italiana di Firenze del 10 novembre 2015. Tutti hanno diritto a sentirsi amati, protetti, difesi, qualunque sia il credo religioso, il colore della pelle, la lingua, la razza, la nazione di appartenenza. L’amore della Chiesa deve essere verso tutti, indistintamente, anche verso i peccatori. Questo concetto di “periferia” integra l’immagine di Chiesa samaritana, di Chiesa missionaria di papa Francesco. Se Dio è anche negli altri, per cercarlo è necessario avvicinarsi agli altri, far loro compagnia. Dialogare non è negoziare. Nel dialogo c’è gratuità, mentre nel negozio vi è sempre una parte di tornaconto personale. Coltivare il rispetto per chi è diverso da noi su qualsiasi piano è un atto di carità. Essere disponibile ad ascoltare e aiutare gli altri è un atto di amore. Amare gli altri come amiamo noi stessi è un valore morale oltre che evangelico6 7. “L’amore autentico è sempre contemplativo, ci permette di servire l’altro non per necessità o vanità, ma perché è bello, al di là delle apparenze”. Papa Francesco, Evangelii gaudium, op. cit., punto 199, p. 213. 7 Sul concetto dell’amore cfr. Vito Mancuso, Il bisogno di pensare, edizioni Garzanti, Milano 2017, p. 162. “Il senso della vita umana in quanto umana non è semplicemente lavorare e produrre energia, ma diventare quella particolare energia capace di suscitare legami reciproci fino al vertice dell’amore, e che per questo Marco Aurelio chiamava sinergia. Tale logica sinergica vissuta in pienezza si chiama amore e noi… a questo tendiamo e siamo finalizzati: all’amore”. 6
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Sul pentagramma del ministero papale di Bergoglio sono scritte queste note comportamentali che producono armonia fra gli uomini, pace e serenità nella vita. Questa prospettiva della “periferia” dà senso alla vita stessa che altrimenti si consumerebbe nell’insoddisfazione procurata dalla provvisorietà dei piaceri. La grazia che illumina la condotta del credente integra, purifica ed eleva la sua sapienza, la fede diventa così una dilatazione della vita. L’attività del credente, quindi, ha come orizzonte la “periferia”, non solo la struttura fisica dell’edificio della parrocchia e dei luoghi di culto. La Chiesa samaritana è una Chiesa che dispiega le sue tende per la strada, negli incroci, sui confini, dona unzione. È una Chiesa aperta. Questa prospettiva di Chiesa sognata da papa Bergoglio trova, però, ostacoli in alcune tentazioni odierne che procurano ferite dolorose. Queste tentazioni sono riconducibili a cinque categorie: l’ideologizzazione del Vangelo, lo gnosticismo, il pelagianesimo, il funzionalismo, il clericalismo8. Da queste devianze può derivare l’autoreferenzialità della Chiesa, la sua chiusura all’esterno e al futuro. L’ideologizzazione del Vangelo nasce dall’applicazione di criteri ermeneutici validi per altri settori della vita, ma non utili alla comprensione corretta dei testi sacri. Il criterio-guida che deve seguire il discepolo di Cristo nel vivere secondo il Vangelo consiste in un atteggiamento di totale abbandono alla parola di Dio, di fiducia assoluta negli scritti sacri, di adesione totale al dettato evangelico. Interpretare e applicare il Vangelo secondo i criteri delle scienze sociali può far correre il pericolo di integrare il
L’analisi delle tentazioni della Chiesa di oggi, denunciate da papa Francesco, è contenuta in A. Spadaro, op. cit., pp. 79-84. 8
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liberismo di mercato o i principi del marxismo nell’alveo del messaggio cristiano. In tal caso il Vangelo può subire una riduzione al piano sociale, può essere piegato a ragioni sociologiche, può essere strumentalizzato ad usum delphini. La teologia può rischiare di trasformarsi in ideologia. In tali casi il centro diventa la società, non Cristo. Anche una ideologizzazione psicologica è pericolosa. Essa si annida nelle forme autoreferenziali della conoscenza intellettuale disincarnata dalla vita reale, in una autoconoscenza piuttosto che in un incontro con Cristo, in un chiedersi “chi sono” e non “per chi sono”. Questa deviazione interpretativa accentua l’individualismo, pone il centro nel proprio “io”, sviluppa condotte elitarie riduttive, rompe le relazioni con l’altro, non permette di uscire fuori da sé, di andare verso gli altri. Lo gnosticismo è spesso una devianza provocata da una prevaricante utilizzazione della ragione. Si ha quando ci si crede superiori, quando ci si vuol distinguere dalla massa, quando ci si sente depositari di capacità intellettive e conoscitive al di sopra di quelle degli altri. È una tendenza a vivere il Vangelo in modo elitario, non missionario. La grazia che il cristiano riceve con l’unzione è un dono, egli è un custode di essa, non il padrone. La deve comunicare, donare agli altri, con la conoscenza e la testimonianza, evangelizzando. Il pelagianesimo è una forma di conservatorismo, un ritorno a regole e forme comportamentali antiche dettato dalla paura del cambiamento. Il pelagianesimo tende ad imporre l’ortodossia disciplinare con intransigenza, a ripristinare il passato, ad applicare il criterio del “si è fatto sempre così”. Questa devianza rende la Chiesa direttiva e non facilitatrice, impositiva di ordini ed erogatrice di punizioni per le trasgressioni. La Chiesa diventa centro, si chiude, parla a sé stessa, invece di porre Cristo al centro. 27
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Il funzionalismo è la tendenza a rendere l’organizzazione perfetta, ordinata. Esso guarda ai tempi e non alla qualità dei processi. Vige l’ossessione per il successo, misurabile con statistiche e sondaggi. La Chiesa diventa un’organizzazione imprenditoriale. Così si ha la “teologia della prosperità” che guarda ai risultati esteriori, al successo. Il cristiano, invece, deve seminare, spesso senza raccogliere. Potranno essere altri a raccogliere. Certo, è faticoso seminare, più bello raccogliere. Il seminare comporta fatica senza risultati immediati, senza gratificazioni tangibili. La fatica della semina consiste nelle incomprensioni, nelle delusioni, nelle crisi che un cristiano incontra: questo è il martirio, il martirio delle ore, dei giorni, del tempo, che non deve scoraggiare se si hanno nel cuore la luce e la speranza del Vangelo, come dice papa Francesco. In questa devianza funzionalistica non c’è spazio per il mistero. Il clericalismo si ha quando si sottrae al laicato lo spazio operativo e decisionale, spostandolo sulla gerarchia, quando ci si sente gestori e non mediatori della grazia. A questo riguardo giova ricordare quanto papa Ratzinger ha detto il 7 maggio 2006 nella omelia della messa per l’ordinazione presbiteriale di 15 diaconi della diocesi di Roma: “Il carrierismo, il tentativo di arrivare in alto, di procurarsi una posizione mediante la Chiesa: servirsi, non servire. È l’immagine dell’uomo che, attraverso il sacerdozio, vuole farsi importante, diventare un personaggio; l’immagine di colui che ha di mira la propria esaltazione e non l’umile servizio di Gesù Cristo”. Questa devianza che può, talvolta, scalfire gli uomini di Chiesa va combattuta dando spazio ai gruppi biblici, alle comunità ecclesiali di base, ai consigli pastorali, responsabilizzando i laici. Quando la Chiesa come istituzione si allontana dalla sua sorgente e diventa organizzazione, funzionale a finalità provvisorie e contingenti, perde il suo smalto gioioso e luminoso, si opa28
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cizza, perde l’orizzonte della sua missione che è fuori di sé, oltre il terreno e il provvisorio9. La prossimità va esercitata con tutti i mezzi, utilizzando anche le autostrade digitali, gli strumenti della comunicazione informatica, le risorse della tecnologia. La teologia della prossimità ci fa considerare l’altro un nostro fratello, anche se diverso da noi, ci spinge ad amare col cuore, a non accontentarci degli atti concreti di carità, ci investe di altruismo endemico, di capacità di soffrire per i dolori e di gioire per i successi degli altri. Prossimità e fraternità sono due facce della stessa medaglia, dell’amore.
La diagnosi della crisi della Chiesa e le proposte per riformarla sono già presenti nella 5a Conferenza generale del Celam, tenutasi ad Aparecida nel 2007: “Il pericolo maggiore per la Chiesa non è da ricercare nell’esterno di essa, ma nel suo stesso seno, ovvero nella eterna e sottile tentazione della tranquillità e della comodità che spinge i suoi figli a difendersi e arroccarsi per rimanere protetti e sicuri… Non può resistere agli urti del tempo una fede cattolica ridotta ad un bagaglio di conoscenze, a un’elencazione di alcune norme e proibizioni, a pratiche frammentate di devozioni, a un’adesione selettiva e parziale alle verità della fede, alla partecipazione occasionale ad alcuni sacramenti, alla ripetizione di principi dottrinari, a moralismi blandi o esasperati, che non trasformano la vita dei battezzati. La minaccia più grande per noi è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale in apparenza ogni cosa procede normalmente, ma in realtà la fede si logora e decade nella meschinità. Tocca a tutti noi ricominciare da Cristo… Il nostro focalizzarci su Cristo, paradossalmente, ci deve decentralizzare”. Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. È l’amore che apre gli occhi, edizioni Rizzoli-Corriere della sera, Milano 2013, pp. 388-389. 9
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Angela Rinaldi
Antonio Carbonara Angela Rinaldi
piccoli
parte dei piccoli La Dalla rivoluzione di papa Francesco
Antonio Carbonara è stato professoAngela Rinaldi è dottoranda della re di lettere italiane e latine dirigenFacoltà di Scienze Sociali nellaePontificia te scolasticoGregoriana. nei Licei di Stato. È stato Università assessore comunale e sindaco della Nel 2016 ha conseguito la Licenza in città di Fasano dove ha fondato e pre“Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, sieduto l’Università del tempo libero studiando gli abusiRinaldi sessuali sui minori Angela è dottoranda della “S. Francesco d’Assisi”. È stato componella Chiesa. Nel di 2014 ha Sociali ottenuto Facoltà Scienze nellalaPontificia nente Comitato in tecnico-scientifico Laureadel Magistrale “Scienze dello Università Gregoriana. del CIASU (Centro italiano di internaaltilastusviluppo e della cooperazione Nel 2016 ha conseguito Licenza in di universitari) di Bari. Ha pubblicato “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, zionale” nell’Università “La Sapienza” lavori di tesi interesse culturale rivistudiando gli abusi sessuali sui minori con una sui minori non sulla accompasta del Ministero della pubblica istrunella Chiesa. Nel 2014 ha ottenuto la gnati. Dal 2013 collabora con il Centre Laurea Magistrale in “Scienze dello zione “Civiltà dei Licei” e sul mensile for Child Protection della Gregoriana. sviluppo eagli dellastudi cooperazione del Provveditorato di Bari internazionale” nell’Università “La Sapienza” “Scuola come”, nonché su riviste e con una tesi sui minori non accompaperiodici locali. È autore di raccolte di gnati. Dal 2013 collabora con il Centre poesie e di racconti.
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Dalla parte LaAngela rivoluzione Rinaldi dei piccoli di papa Francesco Dalla Chiesa e parte abusi sessuali Profezia, sogno, utopia dei piccoli Prefazione di di Chiesa Prefazione e abusi sessuali
Hans Zollner, S.I. Fratel MichaelDavide Semeraro Prefazione di
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L’immagine di un Papa che, vescovoChi di ricopre Roma,una voglia essere il parroco posizione di potere nella deve sapere che essa nondella è di diChiesa una comunità è sintomatica sua proprietà, ma un dono, pertanto portata riformistica della proposta di non può abusarne. conversione ecclesiastica sognata da Il discorso Sembra sugli abusiche sessuali minori Bergoglio. ci sisui trovi di nella Chiesa cattolica offre diversi spunti Chi ricoprefronte una posizione di potere nella alla rovescia: a un carrierismo di riflessione che inèquesto libro sono Chiesa deve sapere che essa non di a dominare, piuttosto che aspirare riassunti due pertanto tematiche principali: la sua proprietà, ma un in dono, bisogna farsidel servitori, chee questione poterepiuttosto spirituale non può abusarne. a essere primi, bisogna corIl discorso aspirare sugli abusi sessuali sui minori gerarchico, con riferimento al clericalisrere ultimi, di nella Chiesa cattolica offre diversi spunti mo,a eessere la necessità disull’esempio una formazione di riflessione che in questo libro sono Cristo. È una rivoluzione totale. umana completa che abbia a fondamenriassunti in due to latematiche persona.principali: la questione del potere spirituale e Dunque, per colpire la piaga alle radici gerarchico, con riferimento al clericalise porsi sulla strada della prevenzione, mo, e la necessità di una formazione la proposta questo libro è che la umana completa che abbia adi fondamento la persona.Chiesa dovrebbe agire nel campo della Dunque, performazione colpire la piagaumana alle radiciche, in modo e porsi sullamultidisciplinare strada della prevenzione, con gli altri campi la proposta formativi, di questo libro la puòè che conseguire in una Chiesa dovrebbe agire nel campo della definizione chiara e trasparente formazionedell’identità umana che,vera in modo del chierico, ai fini multidisciplinare con gli altri campi della riscoperta della vera natura del formativi, può conseguire in una ruolo e dell’autorità di cui sarà investito. definizione chiara e trasparente dell’identità vera del chierico, ai fini della riscoperta della vera natura del ruolo e dell’autorità di cui sarà investito.
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