Karin Jefferys-Duden, psicologa, lavora come consulente in diverse scuole della Germania.
In copertina disegno di Silvio Boselli
Euro 13,50 (I.i.)
Karin Jefferys-Duden
MEDIATORI EFFICACI Come gestire i conflitti a scuola
MEDIATORI EFFICACI
Partendo dalla consapevolezza che la violenza è un comportamento che si apprende e che la scuola è un laboratorio unico per imparare a gestire le relazioni, questo libro introduce – con l’ausilio di test, schede, esercizi e tabelle – al metodo della mediazione nonviolenta dei conflitti. La mediazione è uno spazio in cui imparare a gestire i conflitti tra pari con l’aiuto di una terza persona neutrale – il mediatore scolastico nel nostro caso – capace di guidare le parti alla composizione dei loro conflitti attraverso forme morbide di consenso e non più attraverso atteggiamenti impulsivi di dissenso. Responsabilizzando, all’interno dei gruppi dei pari, alunni capaci di essere mediatori nei contrasti e facilitatori nelle relazioni, la scuola risponderà non solo al compito di insegnare nozioni, ma soprattutto a quello di insegnare a vivere, meglio e responsabilmente, il rapporto con gli altri.
Karin Jefferys-Duden
ISBN 978-88-87507-40-6
9 788887 507409
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Traduzione di Maristella Gatto Prefazione di Maurizio Lozzi
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Indice
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Prefazione di Maurizio Lozzi.......................... 7 Premessa......................................................... 11 Introduzione alla mediazione ........................ 18 Risoluzione dei conflitti ................................. 25 Conoscenze e capacitĂ del mediatore............ 50 Riconoscere, nominare, confrontare i sentimenti................................. 66 Il processo di mediazione .............................. 72 Verifica dei risultati........................................ 95 Appendice A .................................................105 Appendice B .................................................135 Appendice C..................................................140
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Come già accade in altre realtà, anche da noi la composizione dei conflitti, o mediazione, può venire utilizzata per sedare, ad esempio, dispute nel campo del traffico o dell’ambiente, dell’economia o della politica dei prezzi, oppure nel mondo del lavoro o nei condomini, poiché è una metodologia che alleggerisce i tribunali civili e consente alle parti in conflitto di risolvere i loro problemi con maggiore senso di responsabilità. Particolarmente indicata laddove ci si trovi di fronte a conflitti di interessi o a lievi infrazioni, la mediazione ha come scopo il raggiungimento di un compromesso o il mutuo risarcimento fra le parti. Il processo di mediazione prevede l’intervento di una terza persona imparziale fra due o più parti in conflitto. Questa terza persona non può però dettare soluzioni al conflitto ma, piuttosto, aiutare le parti ad accordarsi su una soluzione. In questo volume troveremo spesso il termine “composizione” usato come sinonimo di “mediazione”.
Obiettivi della mediazione scolastica Questo libro vuole essere un manuale per la formazione degli scolari come mediatori, perché è importante che tutti abbiano la possibilità di avvicinarsi alle pratiche di composizione dei conflitti. Se ne gioverebbero i meno competenti dal punto di vista relazionale nonché quanti quotidianamente nelle scuole, e non solo, comunicano usando codici comportamentali estremamente aggressivi. Molte scuole elementari e medie dovrebbero inserire la composizione dei conflitti nei loro programmi didattici perché: • il clima scolastico può migliorare attraverso la mediazione istituzionalizzata; • il corpo docente viene alleggerito delle conflittualità quotidiane; MEDIATORI EFFICACI
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• gli scolari possono acquisire, attraverso il training e la pratica della mediazione, competenze di tipo sociale che li agevolano nel rapporto con i coetanei. Va fortemente sottolineato che allo sviluppo socio-cognitivo e morale dei bambini la mediazione può senz’altro giovare, in quanto rappresenta un forte stimolo per l’acquisizione di capacità di autoregolamentazione e cambiamento di prospettiva. Autoregolamentazione significa diventare più indipendenti dai propri impulsi e dal controllo esterno realizzando gli obiettivi auspicati più nel lungo termine, rispetto a obiettivi più limitati anche se a portata di mano. L’autoregolamentazione presuppone, infatti, la capacità di valutare le conseguenze delle proprie azioni. In riferimento al litigio il termine autoregolamentazione assume il significato di autocontrollo; controllare, cioè, le emozioni negative evitando quelle impulsive, come ad esempio la lotta o la fuga, a favore di modalità comportamentali più ponderate. Quando si assume il ruolo del mediatore l’autocontrollo si manifesta nella capacità di mettere in secondo piano simpatie o antipatie immediate e, soprattutto, nel reprimere l’impulso di prendere personalmente in mano la risoluzione del problema. Farsi da parte e aiutare i litiganti a trovare autonomamente una soluzione al problema, anche agli adulti non sempre riesce facile. La capacità di cambiare prospettiva è una qualificazione chiave tra le competenze sociali poiché facilita la comprensione del comportamento degli altri e anche la previsione delle reazioni al proprio comportamento. Si basa sul riconoscimento dell’esistenza di più di un punto di vista rispetto a un unico problema. Per cambiamento di prospettiva si intende il superamento dell’egocentrismo osservato da Piaget particolarmente nella fase preoperatoria; egocentrismo che si manifesta, ad esempio, nel fatto che il bambino pensa che gli altri vedano quanto lui vede o che gli altri sappiano quanto lui sa. Tra i sei e i quindici anni i bambini attra12
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versano fasi qualitativamente diverse parallelamente al loro sviluppo cognitivo e maturano forme sempre più complesse di cambiamento di prospettiva. Impegnativo anche per gli adulti, il cambiamento di prospettiva non sempre riesce a essere praticato, specialmente in condizioni di stress e di sovraccarico cognitivo. Non a caso stress e prestazioni cognitive ridotte si presentano accentuate nei conflitti, ed è ovvio che una delle funzioni importanti della mediazione debba pertanto essere la riduzione dello stato di agitazione. I mediatori hanno cura di mantenere nel conflitto un clima moderato, affinché le risorse cognitive delle parti possano venire meglio calibrate. La loro capacità di mutare prospettiva viene messa, infatti, costantemente alla prova durante il processo di mediazione poiché davanti ai loro occhi vengono poste sempre opzioni contrapposte. La tolleranza dei mediatori nel sopportare la mancanza di chiarezza viene messa così a dura prova, tanto da sperimentare spesso l’impossibilità di scoprire la verità. Con il tempo però il processo di mediazione potrebbe scuotere l’ingenua fiducia nell’esistenza di una giustizia immanente facendo emergere la consapevolezza che le regole non nascono dettate da una autorità dominante, ma che possono essere comunemente concordate. Discorso questo che per analogia diventa valido anche per le punizioni, considerabili non più come l’inevitabile conseguenza del contravvenire alle regole. Ecco dunque che ai processi di mediazione può venire riconosciuta – così come alle situazioni di dilemma morale – la possibilità di stimolare lo sviluppo emotivo di bambini e adolescenti. Secondo Piaget, Kohlberg e Vigotski, proprio i coetanei contribuiscono a stimolare con la loro opposizione lo sviluppo morale e cognitivo del bambino o dell’adolescente provocandone un migliore adattamento cognitivo alla realtà. Vigotski suggerisce che la maggiore influenza in tal senso viene esercitata da coetanei in possesso di un livello di sviluppo leggermente più elevato.
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Il ponte della pace come rappresentazione dell’obiettivo e come supporto alla mediazione Il ponte della pace assume un significato particolare nelle pratiche di composizione dei conflitti. Esso collega simbolicamente i due estremi del fosso che le parti, litigando, scavano tra loro. Nel processo di mediazione, condizione importante è che i litiganti “costruiscano da soli il loro ponte” e che il mediatore sia loro d’aiuto offrendo una struttura sulla quale potersi sostenere per risolvere il conflitto. I garanti del rispetto delle regole nelle fasi della mediazione sono infatti i mediatori, mentre i diretti responsabili del conflitto e della sua eventuale via d’uscita sono i litiganti. Per gli scolari più piccoli il ponte della pace può essere di aiuto poiché visualizza e rende più facilmente comprensibili le fasi sviluppate dal processo di mediazione: il fare passi insieme e l’avvicinarsi, comunemente e visibilmente, all’accordo. Riducendosi così la distanza fisica fra i litiganti, dovrebbe al tempo stesso diminuire la distanza relazionale creatasi con il conflitto.
un processo circoscritto: la descrizione del conflitto è breve, il numero delle soluzioni si rivela ristretto e infine nei bambini è limitata anche la motivazione necessaria a dedicare un quarto d’ora o poco più per la risoluzione dei loro conflitti. Da un punto di vista prettamente psicologico, non sembra infatti esserci bisogno di ulteriori approfondimenti per indagare sulle cause remote e scatenanti dei problemi sorti. Con i bambini piccoli la composizione di un conflitto ordinario può avvenire così rapidamente che la mediazione può apparire quasi un rituale e fornire, paradossalmente, agli adulti l’impressione di essere anche una metodologia superficiale. Tuttavia anche l’elaborazione ritualizzata del conflitto assume funzioni sociali: ai bambini viene data la possibilità di calmarsi, di confidarsi, di sentirsi compresi, e di acquisire così capacità di controllo sull’andamento del litigio e sui tentativi di risoluzione. Con l’aumentare dell’età le competenze di mediazione dei bambini possono essere sviluppate attraverso un ulteriore allenamento ed essere adeguate alla complessità crescente dei conflitti.
Contenuto e metodo A chi è destinato il libro Questo libro è rivolto principalmente agli insegnanti delle scuole elementari e medie (ma integrato e rivisto può essere utilizzato anche con studenti più grandi) poiché è nelle fasce d’età dei loro alunni che si verificano molti conflitti. I ragazzi delle elementari sono assolutamente in grado di comprendere e risolvere tra loro le conflittualità quotidiane e, anche se le loro capacità cognitive risultano ancora limitate, appaiono però perfettamente commisurate al livello dei conflitti tra coetanei oppure con i più piccoli. Infatti, in età scolare la messa in opera di chiarimenti e pratiche di mediazione investe di solito
Il libro è suddiviso in sei capitoli strutturati come sequenze didattiche che, a seconda del metodo adottato, richiedono senz’altro più di un’ora di lezione. I contenuti rappresentano le conoscenze e le capacità più importanti per la composizione dei conflitti: • ascoltare • parafrasare (ripetere a parole proprie ciò che ha detto l’altro) • riconoscere la manifestazione non verbale di sentimenti • riuscire a discriminare le cause e le possibilità di uscita dai conflitti • guidare lo svolgimento della mediazione MEDIATORI EFFICACI
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• praticare, cooperando con il partner, forme di dialogo. Nella mediazione, la parafrasi presuppone la capacità di ascolto e sin dall’inizio essa va molto esercitata, chiedendo ad esempio di ripetere a parole proprie ciò che l’insegnante o un altro compagno ha appena detto. La parafrasi può essere esercitata anche nella comprensione di istruzioni, come ad esempio in lavori individuali, di coppia o di gruppo. Ci si dovrà esercitare molte volte nella mediazione attraverso dei giochi di ruolo, in modo che tutti gli alunni di una classe possano riuscire a compiere almeno una volta il percorso proposto. Dopo di che gli alunni potranno avere un riscontro scritto sulle capacità che hanno manifestato di padroneggiare e su quelle che si consiglia loro di esercitare ancora. Chi apparirà ancora insicuro per la mediazione dovrebbe avere la possibilità di fare ulteriore pratica sotto la guida dell’insegnante ed essere impiegato più spesso di altri nella risoluzione di piccoli conflitti verificatisi all’interno del gruppo classe. Nella maggior parte dei casi gli alunni si attengono agli accordi da loro stessi elaborati attraverso il reciproco dialogo. Nonostante questo, però, si consiglia ai mediatori di verificare dopo qualche giorno se tra le parti in conflitto l’accordo è stato rispettato. Questa informazione può aiutare a migliorare la qualità della mediazione: se l’accordo, infatti, non è stato rispettato, e sempre che le parti lo desiderino, si può guidarle nuovamente attraverso un dialogo di mediazione. Se dopo aver praticato questo secondo tentativo, non si esce (ed è piuttosto grave) in modo soddisfacente dal conflitto, si potrebbe compiere un terzo tentativo sotto la supervisione di un docente. Se l’accordo risulterà invece rispettato, i moduli utilizzati nei dialoghi di mediazione potranno venire ordinati in un raccoglitore e ben riposti. Ognuna delle sei sequenze didattiche include un’esercitazione a coppie o di gruppo. Fortemente strutturati per assicurare a tutti i parteci14
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panti il successo nell’apprendimento, questi lavori proposti in coppia o in gruppo risultano più intensi e presentano numerosi vantaggi rispetto ai lavori proposti a livello individuale o alla conversazione in classe: • Di solito tutti gli alunni di una classe sono coinvolti più attivamente in ciò che accade durante la lezione, se una opportuna strutturazione dei compiti permette di evitare la frequente tendenza ad adagiarsi troppo alle prestazioni di alcuni compagni. Gli stimoli a consigliare modalità cooperative sono stati pensati in modo da assegnare responsabilità ad ogni componente del gruppo, rendendo però al tempo stesso verificabile il contributo individuale al lavoro di gruppo. • Nel corso delle fasi dedicate al lavoro di gruppo si possono sistematicamente migliorare o somministrare competenze di tipo sociale. Ad esempio, alla classe si possono fornire indicazioni concrete relative a determinate modalità comportamentali. L’attuazione di queste, osservata dal docente e comunicata ai bambini a titolo di un buon esempio da seguire, apparirà loro come un successo. Obiettivi comportamentali nel training potranno essere l’alternarsi, il completarsi a vicenda e il lodarsi reciprocamente. Tutte modalità di comportamento che aiutano gli scolari a creare un’atmosfera positiva e finalizzata a un loro avvicinamento alle pratiche di mediazione. • Il regolare inserimento di attività di gruppo strutturate può, inoltre, condurre a un miglioramento delle relazioni fra scolari e gruppi della stessa scuola. Questo presuppone che i componenti del gruppo non siano scelti però dagli stessi scolari, ma dall’insegnante impegnato a comporre i gruppi in modo da assicurarne eterogeneità riguardo al sesso, all’origine etnica o sociale e al rendimento (tecnica del bilanciamento del gruppo).
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Verifica dei risultati Il sesto capitolo è un supplemento offerto a chi desideri verificare il successo dell’iniziativa. Va, infatti, al di là del vero e proprio training perché particolari interventi pedagogici dovrebbero, quanto meno, poter essere valutati su base diversa. A seconda delle necessità, la verifica può essere ripetuta di tanto in tanto. Presupposto della valutazione quantitativa e qualitativa è che, trascorso qualche giorno, tutti gli alunni verifichino se a seguito della mediazione da loro condotta le parti in conflitto abbiano o meno rispettato gli accordi e migliorato i loro rapporti relazionali. Il risultato di questa breve inchiesta deve essere poi riportato nella modulistica utilizzata per la mediazione in uno spazio dedicato alla raccolta di queste informazioni. La valutazione quantitativa definisce il successo sulla base di uno o due criteri, attraverso i quali gli alunni possono numerare i formulari compilati e calcolare così la percentuale di successo. La valutazione qualitativa richiede, invece, agli alunni di analizzare le ragioni del successo o del mancato successo di una mediazione sulla base delle informazioni ricevute. Situazioni difficili di mediazione, valutate colloquiando in classe, possono venire riproposte anche attraverso giochi di ruolo. Le scuole che desiderino una verifica meno approfondita, in luogo della valutazione dei casi concreti di mediazione, potrebbero proporre ai propri alunni formati e impiegati come mediatori dei brevi test d’ingresso e d’uscita per indagare sulle loro mutazioni di atteggiamento nei confronti del conflitto. È preferibile somministrare il test d’ingresso prima di annunciare la fase di training, mentre quello d’uscita (o test finale) può essere somministrato o appena questa sarà terminata oppure appena si riterrà trascorsa quella frazione di tempo che avrà permesso agli alunni di avere presumibilmente accumulato esperienza pratica nella loro nuova funzione. È pur vero che le scuole, prima e dopo l’adozione del programma, possono rac-
cogliere e confrontare anche ulteriori dati (come ad esempio il numero di lamentele da parte degli alunni relative a conflitti con i compagni), ma sarà solo dopo un ripetuto utilizzo della mediazione che i ragazzi, grazie al training ricevuto, dimostreranno di poter mutare il loro atteggiamento e il loro comportamento nel conflitto. Il test d’ingresso e d’uscita riprodotto in Appendice B è un procedimento informale redatto per situazioni che si prestano alla mediazione, in quanto ad ambedue le parti in conflitto vengono riconosciute delle colpe. Esso consente sia una valutazione qualitativa che una quantitativa, permettendo inoltre di riconoscere se gli alunni possano avere acquisito competenze nella trattativa e una capacità di prospettiva più o meno differenziata.
Condizioni generali Per ricomporre i conflitti più difficili gli alunni mediatori devono essere affiancati da un docente che assume le vesti del partner di riferimento. Infatti i conflitti che coinvolgono più di due parti o, ad esempio, quelli ritenuti gravi o duraturi, è consigliabile che, in tempi e spazi particolari, vengano sin dall’inizio affrontati con l’aiuto di questa figura. Se non si dovesse poi riuscire a guadagnare il consenso dell’intero collegio per l’implementazione in tutta la scuola delle metodologie di mediazione, queste possono comunque venire inizialmente inserite solo in qualche classe e prestarsi in maniera eccellente a far parte di un programma scolastico. In questo caso andrebbero praticate nella stessa aula e fra compagni di classe, ma è evidente che se la mediazione fosse resa praticabile nell’intera scuola avrebbe maggior utilità in quanto diverrebbe condivisibile fra alunni di classi diverse e consentirebbe loro di riconoscere l’impegno profuso dal loro MEDIATORI EFFICACI
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istituto nel diffondere modalità relazionali cooperative. Durante l’orario scolastico o dopo l’intervallo, le scuole potrebbero organizzare appositi spazi nei quali permettere agli alunni di condurre la mediazione. Probabilmente però questa vincolante articolazione spaziale e temporale creerebbe distanze rispetto ai luoghi e ai momenti di insorgenza dei conflitti, rischiando di rendere più difficile l’utilizzo della mediazione. In alternativa alla mediazione “attorno a un tavolo”, articolabile dalla scuola a livello spaziale e temporale, l’offerta di mediazione può essere proposta anche “in loco”, vale a dire in classe o nel cortile della scuola. Questa forma di mediazione può essere effettuata cercando direttamente i mediatori o attendendo che essi offrano volontariamente il loro aiuto. In aula si hanno entrambe le possibilità, mentre in cortile i mediatori possono attendere che i litiganti vengano indirizzati verso di loro oppure che questi, di loro iniziativa, li raggiungano in un determinato posto (ad esempio un cosiddetto “angolo della pace”) dove poter prendere parte alla mediazione. Volendo però, con lo sguardo i mediatori possono perlustrare il cortile e nel caso avvicinarsi ai litiganti, ma appare evidente che, in questo caso, essi dovrebbero essere riconoscibili a compagni e insegnanti. Muniti di cartellina, in cui conservano un cartoncino rigido da utilizzare come sostegno per scrivere, matite e moduli utili a ufficializzare gli accordi con cui, di volta in volta, riescono a guidare le parti verso il superamento dei conflitti, i mediatori “in loco” hanno il compito di formalizzare il loro eventuale intervento compilando appositi frontespizi modulistici davanti agli occhi delle parti, ottenendo così una ulteriore legittimazione al loro operato. C’è da ricordare poi che nella mediazione assume un’importante funzione il poter rinviare parte dei chiarimenti a un momento successivo, specialmente poi nei conflitti in cui gli animi dei litiganti risultano troppo infiammati per sottomettersi alle regole proposte per la composizione della disputa, oppure in quelli che insor16
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gono fra alunni più grandi, per i quali il chiarimento richiede più tempo e spesso anche separazione fisica. Per far sì che anche i genitori dimostrino una maggiore disponibilità nel consigliare ai loro figli, quando si lamentano dei conflitti, di rivolgersi ai mediatori, bisogna in qualche modo tentare di coinvolgerli. Questo può essere fatto durante le loro periodiche riunioni trasmettendogli informazioni scritte e orali sulla mediazione, arricchite, se i casi dovessero richiederlo, da eventuali forme di drammatizzazione. Se i genitori avranno riconosciuto che la mediazione può, a lungo termine, rappresentare un alleggerimento degli educandi, probabilmente ne faranno uso essi stessi, se formati, anche nei conflitti fra fratelli o con i bambini del vicinato.
Osservazioni Avvicinarsi alle dinamiche del conflitto attraverso l’esempio metaforico del “ponte della pace” evocato in questo capitolo introduttivo, e alla cui immagine va riconosciuto un forte impatto simbolico, può indubbiamente incuriosire e stimolare i ragazzi nell’accostarsi alle modalità di gestione e di composizione dei conflitti nelle loro relazioni quotidiane, scolastiche e non. Il gioco di avvicinamento tra le parti che il “ponte della pace” consente conduce passo dopo passo a un inevitabile accostamento dei confliggenti, contribuendo a “stuzzicare” quella forte dose di curiosità che ai bambini proprio non manca. Ed è infatti questa la leva sulla quale bisogna che gli educatori spingano per riuscire a portare alla luce in ogni bambino la consapevolezza del valore del rispetto delle regole di convivenza, l’importanza del riconoscimento reciproco delle ragioni dell’uno e dell’altro1 e, quindi, la percorribilità di soluzioni “altre”, diverse da quelle che invece ognuno desidererebbe per sé. L’esperienza che può svilupparsi attraverso la mediazione assume
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per questa ragione i connotati naturali dell’apprendimento puro, in quanto fonda le sue radici nel terreno dei comportamenti e degli atteggiamenti, modificabili in positivo facendo appello anche a quelle risorse che l’autrice ha chiamato, in questa premessa, capacità di autoregolamentazione e cambiamento di prospettiva.
1. Potrà rivelarsi utile scoprire anche le potenzialità del “decentramento narrativo”. Si tratta di un’abilità che aiuta a sviluppare una didattica dei punti di vista capace di educarci all’ascolto dell’altro e di spingerci a vedere noi stessi come ci vede lui. Un interessante percorso in questa direzione lo propone Grazia Grillo nel volume “Noi” visti dagli altri, edito nel 1998 dalla EMI di Bologna all’interno della collana dedicata ai Quaderni dell’interculturalità.
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Introduzione alla mediazione
e di come gli altri in questo possano venire aiutati. Se i bambini aiutano con successo gli altri a risolvere i conflitti, sapranno affrontare meglio anche i loro piccoli litigi. E se bambini e adolescenti sapranno risolvere in maniera soddisfacente i conflitti, si sentiranno ancora meglio a scuola e nel tempo libero.
Perché, dove e come litigano gli alunni della nostra scuola? Conversazione in classe o lavoro individuale (Scheda 1)
Questo primo capitolo presenta obiettivi e occasioni da proporre nella composizione dei conflitti e chiarisce alcuni concetti necessari alla comprensione della mediazione. Riallacciandosi alle esperienze quotidiane degli alunni, vengono discusse motivazioni ed esiti tipici dei conflitti. Sin dalla prima lezione è bene ritenere l’uso della parafrasi come una delle capacità più importanti del mediatore. Gli alunni vengono, inoltre, fatti abituare a conservare tutte le informazioni e i fogli di lavoro in un raccoglitore e come introduzione può essere utilizzata una mediazione registrata su audio o videocassetta (ad esempio la mediazione nel litigio per le scarpe calpestate descritta in Appendice C).
Premessa Noi (insegnanti e genitori) desideriamo che in maniera il più possibile autonoma gli alunni della nostra scuola imparino bene a risolvere conflitti e litigi. Perciò in alcune ore di lezione tratteremo di come si possono superare i conflitti 18
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Dove ci sono molti bambini spesso si finisce col litigare. I litigi possono insorgere dappertutto: in classe, in cortile, nei corridoi, nello spogliatoio o in palestra. Riflettete ognuno per conto proprio: per che cosa (come, perché) gli alunni della nostra scuola litigano il più delle volte?
Oppure (per gli alunni più grandi): Scrivete la vostra opinione sulla scheda con singole parole o brevi frasi una sotto l’altra.
Basandovi sulle indicazioni dei vostri allievi potete elaborare voi stessi una lista sulla lavagna o su un foglio; le indicazioni ripetute possono essere annotate con dei trattini, così da ottenerne anche una suddivisione in base alla frequenza. Come vanno a finire in genere i litigi o i conflitti? Si arriva subito allo scontro? Uno dei litiganti cede o cedono entrambi? Si accordano subito o in un secondo momento?
La seconda metà della Scheda 1 può essere ancora usata dagli alunni più grandi per annotazioni personali, i cui risultati possono essere raccolti sulla lavagna/foglio. L’uso di trattini per le voci ripetute o simili può dare un’idea delle soluzioni preferite.
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Cosa si intende per parti del conflitto, persone neutrali e soluzioni eque?
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Conversazione in classe
Leggere la Tavola 4 e farla commentare.
Vorremmo che gli alunni della nostra scuola risolvessero i loro conflitti o litigi in modo equo. Cioè buono per entrambe le parti o per tutte quelle interessate dal conflitto. Spesso in un litigio o in un conflitto sono coinvolte due persone o gruppi di persone. Le chiamiamo “parti del conflitto” (o scherzosamente “galli da combattimento”). Ciascuna parte può essere composta da una o più persone. Ad esempio, due ragazze potrebbero aver litigato con tre ragazzi. Ma poiché qui non si parla di persone reali, chiameremo A una parte del conflitto e B l’altra. A volte ci sono anche degli spettatori, non coinvolti però direttamente nel conflitto. Una dopo l’altra vi mostro ora tre immagini di conflitti o di possibili conflitti. Assegnate un breve titolo ad ogni conflitto.
Mostrare le Tavole 1, 2 e 3 in Appendice A. Sotto quali personaggi scriviamo “A” e “B”? Come si sentirà “A”? E “B”? A volte è più facile risolvere un conflitto con l’aiuto di una terza persona. Questa persona dovrebbe essere neutrale. Neutrale vuol dire essere indipendente, imparziale, non schierarsi con una delle parti in conflitto. Questa terza persona la chiameremo “mediatore”.
Che cos’è la mediazione, e che cosa vuole raggiungere? Una mediazione registrata su audio o videocassetta (ad esempio la mediazione nel litigio per le scarpe calpestate in Appendice C) qui può essere utilizzata come introduzione al tema. Distribuire copie delle Tavole 4, 5 e 6 come promemoria.
Allora, cos’è una mediazione?
La mediazione è un dialogo su un litigio. Per questo dialogo servono una o due persone, i mediatori. Essi non sono arbitri, come nel calcio, ma piuttosto aiutano i litiganti a trovare una soluzione. Qual è l’obiettivo della mediazione?
Leggere la Tavola 5 e farla commentare. È vero che i conflitti possono diventare come un fossato fra due persone?
Fare degli esempi oppure far lavorare di immaginazione, a partire dalle Tavole 1, 2 e 3, su come potrebbero proseguire i conflitti: a) nel peggiore dei casi; b) nel migliore dei casi. I mediatori devono essere preparati per poter svolgere il loro compito. Cosa devono imparare per essere di aiuto nella soluzione dei conflitti?
Leggere la Tavola 6 e farla commentare. Come può nascere la mediazione nella nostra scuola?
Leggere la Tavola 7 e farla commentare.
Introduzione al lavoro in coppia e alla parafrasi La seguente introduzione all’elaborazione autonoma delle istruzioni è concepita per gli alunni più piccoli. Con alunni più grandi potreste esercitarvi nella rielaborazione di istruzioni o testi più complessi lavorando in coppia o in piccoli MEDIATORI EFFICACI
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gruppi sulla base di un esempio più difficile. Lavoro in coppia sulla comprensione delle istruzioni (e sulla parafrasi) Poiché in tutti i lavori in coppia (o di gruppo) proposti è richiesto lo stesso livello da tutti i partecipanti, suggerisco di spiegare le modalità di lavoro e di dimostrarle con due alunni seduti uno accanto all’altro, anche quando gli scolari abbiano già familiarità con il lavoro di coppia o di gruppo: Fra poco impareremo a leggere e a comprendere tavole e schede non proprio semplicissime. In questo dobbiamo cooperare e darci il cambio. Un alunno legge ad alta voce, lentamente e con chiarezza, facendo una pausa dopo ogni frase. L’altro ascolta attentamente e ripete ogni frase o paragrafo a parole sue. Poi i due si scambiano i compiti: chi ha riassunto legge la frase o il paragrafo successivo e, viceversa, chi prima ha letto ora ascolta e riassume a sua volta. Adesso faremo questo esercizio a gruppi di due. Ora avvicinatevi al vostro compagno di banco. Chi siede a sinistra legge lentamente e ad alta voce la Scheda 2, suddivisa regolarmente, chiaramente e facendo delle pause. Chi siede a destra ascolta e dopo una o due frasi dice «Stop» e ripete a parole sue ciò che ha capito, ad esempio: «Allora noi dobbiamo…». Se i due alunni hanno capito la stessa cosa, continua a leggere l’altro che sta seduto a destra. Se però uno dei due non ha capito, o ha capito diversamente ciò che è stato letto, può rileggere lentamente e con chiarezza le frasi difficili mentre l’altro ascolta atten-
Intervallo di osservazione
Parafrasi Alternanza Superamento delle divergenze di opinione Karin Jefferys-Duden
Spiegare i criteri di osservazione: Mentre voi lavorate insieme io andrò in giro per la classe, vi osserverò per un paio di minuti, prenderò degli appunti e alla fine vi comunicherò quali coppie si sono avvicendate bene, hanno spiegato bene ciò che hanno letto, e hanno anche chiarito autonomamente – cioè senza farmi domande inutili – le differenze di opinione. Quali sono le domande inutili? Sono interrogativi che potete chiarire senza di me, autonomamente, leggendo la frase o il paragrafo due o tre volte. Non fatevi dunque distrarre quando io sono nelle vostre vicinanze.
Facendo una copia fronte-retro della SchedaOsservazioni 1 potete preparare per le varie coppie una tabella su cui segnare con dei trattini la frequenza dei tre comportamenti-obiettivo (vedi la figura qui sotto): per la parafrasi si osservano le singole persone, mentre l’alternanza e il superamento in autonomia delle divergenze di opinione si riferiscono alla coppia. Feedback positivo sul lavoro in coppia Se tutte le coppie della classe hanno lavorato bene è sufficiente solo un riscontro complessivo. Dite, ad esempio, che avete ascoltato buone sintesi, osservato scambi frequenti e che avete dovuto rispondere a poche, o a nessuna domanda inutile.
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Comportamento dei partner
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tamente. Poi, dopo una o più frasi, l’altro dice «Stop» e ripete a parole sue ciò che ha capito.
Nome dei partner Giulia
Corrado
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Se invece la qualità del lavoro di coppia è stata molto disomogenea, o non avete avuto la possibilità di osservare tutte le coppie, date un riscontro positivo ad alcune di esse chiamandole per nome e, se possibile, fornite anche dati relativi alle frequenza dei comportamenti osservati. Esprimete, in ogni caso, la speranza per la volta successiva di poter osservare anche nelle altre coppie buona sintesi, scambi frequenti e superamento autonomo delle divergenze di opinione.
Osservazioni Questo primo capitolo consente subito di focalizzare alcune metodologie da adottare per far sì che la formazione dei mediatori scolastici possa avvenire tra i ragazzi basandosi su delle regole da rispettare e degli impegni precisi. La prima regola, citata in apertura, è quella della “parafrasi”. Si tratta di un termine che, in questo approccio metodologico, assume fortemente il significato del sinonimo “spiegazione”, se non addirittura di “traduzione”. Questa seconda definizione appare, a mio avviso, decisamente più completa in quanto permette di comprendere come nella mediazione pacifica dei conflitti sia necessario acquisire una forte capacità di “traduzione” dei comportamenti degli altri. Le scienze sociali e, particolarmente, la sociologia e la psicologia, definiscono più propriamente questa capacità con la parola “empatia”2, ritenuta il processo attraverso il quale un individuo riesce a raggiungere una profonda comprensione dell’altro, perce-
2. Il termine “empatia” può tradursi come sentire dentro oppure sentire in. Il prefisso “en” significa, infatti, proprio questo. Questa parola va pertanto distinta e non confusa con il termine “simpatia” in cui il prefisso originario “syn” significa “con”, e sta a significare un altro modo di sentire equivalente a sentire insieme o sentire con. La psicologa Edith Stein definiva, infatti, la simpatia come il “sentire gioia con l’altro”, quindi il gioire insieme.
pendo grazie alla sua sensibilità la carica emotiva interiore e i vissuti di chi con lui si sta relazionando 3. Nel capitolo appena letto, l’autrice richiede anche un impegno preciso ai ragazzi coinvolti nell’apprendimento della mediazione, ed è quello di abituarsi a conservare tutte le informazioni di cui hanno modo di venire a conoscenza in un raccoglitore4. Si tratta, se vogliamo, di una regola apparentemente banale, ma che invece consente di responsabilizzare i ragazzi, immagazzinare le loro osservazioni e abituarli a schematizzare il conflitto che si troveranno a comporre attraverso una sorta di riduzione dello stesso ai minimi termini. Operazione, dunque, tutt’altro che banale, ma anzi utile a promuovere un’altra tecnica importante nella mediazione dei conflitti che è quella fondamentale dell’isolamento del problema. È un po’, se vogliamo, come la tecnica antincendio che si usa nei boschi o nei prati. Quando si interviene per spegnere l’incendio, si deve innanzitutto isolarne il focolaio, tagliando siepi o sterpi nei dintorni oppure bagnando l’area ad esso circostante. Il fuoco, non trovando più appigli per continuare nella sua furia distruttiva, si estingue. E si riesce a salvare il salvabile. Il mediatore riesce a condurre così le parti a soffocare la distruttività del conflitto e a valorizzarne invece il ruolo catartico di rinascita per una nuova relazione.
3. Due interessanti saggi sull’empatia, reperibili però in inglese, sono stati scritti nell’ordine da T. Keefe per il n. 15 del 1979 della rivista «Journal of Education for social work» con il titolo The development of empathic skill e da N.D. Feshbach per il n. 5 del 1975 della rivista «Counseling Psicologist» con il titolo Empathy in childrens: some theoretical and empirical considerations. 4. Esercizi per abituare i ragazzi all’uso di un raccoglitore o di un diario sono contenuti nell’utilissimo testo di Pierre Bourdoncle dal titolo Tecniche di animazione con gruppi dagli 11 ai 15 anni edito nel 1995 dalla Elle Di Ci di Rivoli (To).
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Scheda 1 I nostri conflitti Quali sono i motivi di conflitto fra gli alunni della nostra scuola? ————————————————————————————————————— ————————————————————————————————————— ————————————————————————————————————— ————————————————————————————————————— ————————————————————————————————————— ————————————————————————————————————— ————————————————————————————————————— Come finiscono i conflitti? Barrare con una crocetta o completare:
Lotta Resa Accordo Ricorso agli insegnanti Dimenticanza del litigio Meditazione di vendetta
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Scheda 2 Osserva e descrivi un conflitto Il compito per la prossima volta è: osservare un conflitto fra scolari più piccoli o coetanei e alla fine descriverlo brevemente su questa scheda. Durante l’intervallo o dopo la lezione, ognuno deve cercarsi un posto dove di solito si verificano dei litigi e durante l’osservazione comportarsi come al solito. Si raccomanda di non intervenire, ma di avvisare un adulto, solo se lo si riterrà opportuno. Quando e dove ha avuto luogo il litigio? ——————————————————————————————————————— ——————————————————————————————————————— Chi erano le parti in conflitto (es. ragazzi, ragazze, alunni più forti, più deboli)? ——————————————————————————————————————— ——————————————————————————————————————— Di cosa si trattava, presumibilmente? ——————————————————————————————————————— ——————————————————————————————————————— ——————————————————————————————————————— Come è andata a finire? ——————————————————————————————————————— ——————————————————————————————————————— ——————————————————————————————————————— Qualora sia possibile: avvicinatevi alle parti in conflitto, dopo che il conflitto è risolto, e chiedete: «Di che cosa si trattava?». ——————————————————————————————————————— ——————————————————————————————————————— ———————————————————————————————————————
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Scheda-Osservazioni 1 Osservazione del lavoro in coppia Intervallo di osservazione
Data: Nome dei partner
Comportamento dei partner Parafrasi Alternanza Superamento delle divergenze di opinione Intervallo di osservazione
Nome dei partner
Comportamento dei partner Parafrasi Alternanza Superamento delle divergenze di opinione Intervallo di osservazione
Nome dei partner
Comportamento dei partner Parafrasi Alternanza Superamento delle divergenze di opinione Intervallo di osservazione Comportamento dei partner Parafrasi Alternanza Superamento delle divergenze di opinione Domande non necessarie: Esigenze di chiarimento: 24
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Risoluzione dei conflitti
Dopo un paio di indicazioni a titolo di esempio potete annotare sulla lavagna alcune delle voci ricorrenti, indicandone la frequenza con dei trattini. Ad es.: Chi ha osservato un conflitto vicino al tavolo da ping-pong, alzi la mano per favore. Chi di voi ha assistito a un conflitto vicino ai giochi per arrampicarsi, alzi la mano per favore.
Dopo di che potete informarvi sulle restanti categorie osservate e segnare la frequenza di ciascuna voce alla lavagna. Ad es.:
In questo capitolo gli alunni sono stimolati a elaborare e spiegare vie di risoluzione per situazioni conflittuali ricorrenti. Per gli alunni più grandi potranno essere catalogate e tematizzate altre occasioni di conflitto rispetto a quelle proposte. Le soluzioni devono essere raccolte, imparate ed eventualmente visualizzate in classe per un periodo affinché i bambini possano rifarsi ad esse in situazioni conflittuali analoghe. In ogni lavoro di gruppo sarà possibile trasmettere atteggiamenti relazionali particolari, opportunamente osservati dall’insegnante e confermati poi attraverso un riscontro finale. Un esercizio di attenzione, teso a stimare il volume massimo di voce accettabile in diverse situazioni nel corso delle lezioni, dovrebbe essere stato già compiuto in precedenza, affinché se ne possa tenere conto nel lavoro di gruppo.
Chi di voi ha assistito al conflitto fra due ragazze alzi la mano… fra due ragazzi… fra un ragazzo e una ragazza… fra più di due persone… fra uno più forte e uno più debole… fra due della stessa forza... Per chi di voi è stato impossibile capire di cosa si trattava? Chi di voi invece è riuscito a capire?
Fare citare e catalogare alcuni esiti del conflitto come: • lotta • ritirata/resa • accordo/compromesso. Eventualmente preparare un’ulteriore tabella relativa alla frequenza degli esiti osservati. Per i futuri mediatori è utile sapere come si svolgono la maggior parte dei conflitti. Che cosa si può imparare da questi esercizi di osservazione? Possiamo supporre che gli alunni della nostra classe/scuola litighino principalmente… In questo sono coinvolti soprattutto… Litigano per lo più per… La maggior parte dei conflitti finiscono con…
Gestire i risultati dell’osservazione Valutazione della Scheda 2 La raccolta di alcuni dati può aiutarci a scoprire per quali motivi e in che modo gli alunni della nostra scuola litigano più spesso. Dove, di preciso, avete osservato dei conflitti? MEDIATORI EFFICACI
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Elaborare soluzioni eque per situazioni conflittuali tipiche
Lavoro di gruppo secondo il metodo del gruppo-puzzle
Conversazione in classe
Utilizzare le Schede alla fine del capitolo dalla 3A alla 3E. La Scheda 3F può servire per fissare un’ulteriore situazione conflittuale particolarmente significativa per la classe e andare a completare la serie, oppure può sostituire una delle situazioni descritte nelle Schede 3A-3E. Il numero delle situazioni può essere anche ridotto a quattro; tale riduzione avrebbe il vantaggio di rendere più piccoli i gruppi in cui in un secondo momento verranno raccolte le diverse informazioni. La descrizione che segue è basata su quattro “gruppi di esperti” soltanto ed è limitata perciò alle Schede 3A-3D.
Per i futuri mediatori è molto importante sapere come si possono evitare e risolvere rapidamente alcuni conflitti, poiché i mediatori costituiscono dei modelli di comportamento per gli scolari più piccoli. Come evitare o risolvere tempestivamente molti conflitti? Pensate voi a delle soluzioni eque per il seguente caso di litigio: 20 scolari della classe 3B hanno portato le loro racchette e non vedono l’ora di giocare a pingpong durante l’intervallo. Ci sono però solo due tavoli da ping-pong e subito nasce un litigio fra due gruppi di scolari.
Raccolta delle proposte alla lavagna Le proposte migliori, utilizzabili anche in situazioni analoghe, potranno essere in un secondo momento riportate da un gruppo di scolari su un cartellone da appendere nell’angolo della pace dell’aula. Ad es.: Quando c’è scarsità di oggetti molto richiesti: • fare a turno • limitare il tempo • condividere • procurarne altri • cambiare le regole del gioco.
Ulteriori situazioni conflittuali tipiche potranno essere discusse in più incontri, oppure essere elaborate in gruppo. Alcuni esempi di possibilità di risoluzione per i diversi tipi di conflitto sono contenuti nella Scheda 5. La modalità di lavoro di gruppo descritta qui di seguito, il “gruppo-puzzle”, è certamente complessa, ma è stata concepita in maniera tale che tutti gli alunni siano necessariamente coinvolti attivamente.
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Divisione in gruppi Lasciando che bambini, adolescenti o adulti formino da soli i gruppi si va incontro a due gravi inconvenienti: a) i gruppi risultano relativamente omogenei; b) ci sono quasi sempre una o due persone che non vengono scelte. Se volete che il lavoro di gruppo migliori le relazioni sociali all’interno della classe, la composizione dei gruppi deve essere pilotata da voi. I gruppi devono essere i più eterogenei possibili in quanto a sesso, estrazione sociale, etnica e capacità di rendimento, e includere quindi un alunno che rende particolarmente bene, uno di basso rendimento e due di medio rendimento. Il gruppo-puzzle vi consente di influire sulla composizione dei gruppi in modo discreto. Preparate copie delle diverse schede nella quantità desiderata e contrassegnatele con una combinazione di numeri e lettere dalle quali sia possibile evincere l’appartenenza ai “gruppi di esperti” e ai “gruppi base”. Se mescolate le schede e le distribuite a caso l’eterogeneità viene già in certa misura garantita; potrete inoltre favorire, o temporaneamente interrompere, i contatti fra determinati alunni distribuendo le schede a seconda delle vostre intenzioni. Qualora gli
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alunni protestassero contro la composizione dei gruppi, fate loro presente che questa composizione consente loro nuove conoscenze e che dura solo per un paio di settimane. Il gruppo di esperti, Fase 1 Gli alunni lavorano prima in “gruppi di esperti”. Ogni gruppo di esperti lavora su una situazione conflittuale diversa (Schede 3A-3D). Le dimensioni del gruppo di esperti dipendono dalle dimensioni della classe: in una classe di 27 alunni si formerebbero, con quattro temi diversi, tre gruppi di esperti formati da sette alunni e un gruppo da sei. Gruppi di esperti: A, B, C, D A1
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C6
D6
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Gruppi base: 1, 2, 3, 4, 5, 6 In piccoli gruppi la comunicazione riesce senza dubbio più facile, soprattutto tra alunni più piccoli. Perciò i gruppi di esperti con sei o sette componenti dovrebbero essere suddivisi ciascuno in due sottogruppi di tre o quattro bambini, che lavorano parallelamente sullo stesso tema, come illustrato nello schema alla pagina successiva.
descritta. Successivamente gli esperti spiegheranno ai compagni le idee risolutive individuate dal loro gruppo. I gruppi dovranno far proprie le istruzioni della scheda autonomamente, seguendo alcuni passaggi (il procedimento può essere esemplificato davanti all’intera classe con l’aiuto di un gruppo). Prima di tutto, in cerchio, si legge e si spiega il testo, una frase o un paragrafo alla volta. Un bambino potrebbe iniziare con le prime due o tre frasi, il successivo ne ripete con parole proprie il contenuto e legge la prima indicazione, che viene ripetuta nuovamente dal successivo, etc. Per dare poi a tutti la possibilità di raccogliere le idee, si dovrà chiedere ai bambini di restare in silenzio per qualche minuto. In questo tempo ognuno dovrà scrivere almeno una soluzione sulla parte inferiore della sua scheda. A questo punto ogni alunno, a turno, spiega (a bassa voce) una soluzione e mette il suo foglietto al centro del tavolo. Le soluzioni simili possono essere riassunte in un unico suggerimento. Alla fine ogni gruppo scrive una lista delle possibilità di soluzione al “suo” conflitto in frasi brevi e semplici. Prima che la lista sia approvata e trascritta da tutti i componenti, è opportuno che voi le diate un’occhiata e, se necessario, ne correggiate il contenuto. Per gli alunni più piccoli si possono preparare delle fotocopie, risparmiandogli di prendere appunti. Poi il gruppo potrebbe scrivere e illustrare (in forma breve e significativa) la propria lista su un cartellone per l’angolo della pace.
Ogni membro di un gruppo di esperti riceve una copia della stessa scheda (3A, 3B, 3C o 3D). Compito di ogni gruppo è quello di stilare una lista chiara e comprensibile di possibilità di soluzione per la situazione conflittuale MEDIATORI EFFICACI
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Karin Jefferys-Duden, psicologa, lavora come consulente in diverse scuole della Germania.
In copertina disegno di Silvio Boselli
Euro 13,50 (I.i.)
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MEDIATORI EFFICACI Come gestire i conflitti a scuola
MEDIATORI EFFICACI
Partendo dalla consapevolezza che la violenza è un comportamento che si apprende e che la scuola è un laboratorio unico per imparare a gestire le relazioni, questo libro introduce – con l’ausilio di test, schede, esercizi e tabelle – al metodo della mediazione nonviolenta dei conflitti. La mediazione è uno spazio in cui imparare a gestire i conflitti tra pari con l’aiuto di una terza persona neutrale – il mediatore scolastico nel nostro caso – capace di guidare le parti alla composizione dei loro conflitti attraverso forme morbide di consenso e non più attraverso atteggiamenti impulsivi di dissenso. Responsabilizzando, all’interno dei gruppi dei pari, alunni capaci di essere mediatori nei contrasti e facilitatori nelle relazioni, la scuola risponderà non solo al compito di insegnare nozioni, ma soprattutto a quello di insegnare a vivere, meglio e responsabilmente, il rapporto con gli altri.
Karin Jefferys-Duden
ISBN 978-88-87507-40-6
9 788887 507409
edizioni la meridiana p a r t e n z e