Giovanna Paesani Giovanna Paesani è stata insegnante di scuola dell’infanzia, ha diretto una libreria per ragazzi, organizzato numerose attività laboratoriali. Ama scrivere racconti e filastrocche e favole per bambini. Con la meridiana ha pubblicato Bambini in movimento. 120 giochi e percorsi di psicomotricità (2011).
OGNI FAVOLA UN GIOCO 16 laboratori per narrare, giocare, sperimentare
OGNI FAVOLA UN GIOCO
La favola conserva ancora oggi l’antica valenza della narrazione orale e rimane valido strumento di apprendimento. Attraverso la brevità e la semplicità del linguaggio la favola infatti comunica in maniera immediata con i suoi interlocutori, attraverso personaggi, animali umanizzati, che parlano di vita reale e con atteggiamenti, emozioni e caratteristiche ben delineate. Questo testo è una raccolta di sedici favole arricchito da giochi e attività legati alle vicende dei protagonisti; essi affrontano tematiche importanti, come l’importanza del dono, della gentilezza, dell’amor proprio, della conoscenza di sé, delle proprie abilità, della cooperazione e del rispetto dell’altro. I temi trattati sono tutti rivolti alla crescita emotiva e personale, mirati a sviluppare un senso di benessere, affinché ogni bambino si senta accolto, speciale e importante. Il libro è rivolto agli educatori che operano con i bambini dai 4 agli 8 anni, insegnanti di scuola dell’infanzia e primo ciclo della scuola primaria, animatori laboratoriali e genitori che credono nell’importanza dell’esperire, dell’imparare attraverso il fare nella relazione educativa con il bambino. Attraverso le storie brevi, ma incisive, e le attività ludiche proposte il bambino avrà modo di apprendere, in maniera gioiosa e con l’aiuto di giochi coerenti con la storia narrata, valori e concetti fondamentali per la sua crescita. Un libro da usare e scoprire. Ogni favola diventa un gioco e giocando il bambino impara di sé e del mondo.
Giovanna Paesani
ISBN 978-88-6153-816-0 In copertina disegno di Luca Carnevali
Euro 16,00 (I.i.)
edizioni la meridiana p a r t e n z e
Giovanna Paesani OGNI FAVOLA UN GIOCO 16 laboratori per narrare, giocare, sperimentare
edizioni la meridiana
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Indice
Introduzione ...................................................... 7 Storie, temi e attività ........................................ 9 Come utilizzare il manuale ............................. 11 Ciop non vuol volare Lasciare il proprio nido ................................... 13 Il ragno Flic e le sue orribili zampe pelose Come affrontare la paura ................................. 21 Bubu coniglio pasticcione Ad ognuno la sua arte ..................................... 29 Cloe e il ciliegio L’alternanza del tempo: attività/riposo ........... 37 Gatto Domenico e il suo mestiere Essere speciale ................................................. 45 Lele elefante egoista La capacità di donare ....................................... 53 Gedeone gatto arrabbiato Come superare la rabbia .................................. 61 Jo cane puzzolente Rispetto e cura del corpo ................................. 69 L’asino piagnucolone La tristezza e l’allegria ..................................... 77 Banita la scimmia L’importanza dell’immaginazione ................... 83 Il gallo Chicchiricò Gentilezza vera forza ....................................... 91 Betty coniglia e la sua allegra compagnia Insieme è più bello .......................................... 99 Lo strambo anatroccolo Qua Non giudicare dalle apparenze ...................... 107 La volpe Rossana e il silenzio Il potere del silenzio ...................................... 115 Il topo paziente e la formica dispettosa L’attesa paziente ............................................ 123
Zoe il bruco e la paura di cambiare La sorpresa della trasformazione ................... 131 Bibliografia ....................................................139
Introduzione
La favola sin dall’antichità è sempre stata un valido strumento di apprendimento. Attraverso la brevità e la semplicità del linguaggio, che è proprio di questo genere narrativo, il bambino può rivivere momenti realistici in un contesto simbolico e piacevole e comprendere il messaggio che la storia racchiude. I personaggi delle favole, al contrario delle fiabe, parlano infatti di vita reale e lo fanno con atteggiamenti, emozioni e caratteristiche ben delineate, così da poter parlare in maniera immediata con i loro interlocutori. Questo testo è una raccolta di sedici favole arricchito da giochi e attività legati alle vicende dei protagonisti, animali parlanti e umanizzati; essi affrontano tematiche importanti, come il valore del dono, della gentilezza, dell’amor proprio, della conoscenza di sé, delle proprie abilità, della cooperazione e del rispetto dell’altro. La favola, inoltre, ha un’antica valenza, quella della narrazione orale, che deve essere raccontata modulando la tonalità della voce e con il coinvolgimento emotivo per catturare l’attenzione e far emozionare chi ascolta.
Il bambino si immedesima facilmente nei protagonisti che vivono le sue stesse difficoltà, paure e desideri. I temi che vengono trattati sono tutti rivolti alla crescita emotiva e personale, mirati a sviluppare un senso di benessere, affinché ogni bambino si senta accolto, speciale e importante. E perché l’educazione emotivo-relazionale vada di pari passo con gli altri apprendimenti, i temi vanno affrontati con il giusto tempo, con cura e attenzione. Attraverso queste storie brevi, ma incisive, il bambino apprenderà in maniera gioiosa i temi trattati e con l’aiuto di giochi mirati potrà vivere in prima persona l’apprendimento di essi. La parola gioco racchiude qui il significato del fare giocoso, che è la prima forma di apprendimento del bambino. La parte pratica di questo testo, infatti, comprende numerose attività: grafico-pittoriche, costruzione, attività di drammatizzazione, giochi motori e corporei e giochi da tavolo e di gruppo. Se credete nell’importanza dell’esperire, del fare nell’educazione del bambino, questo è il manuale che fa per voi, poiché vale più un’esperienza positiva che mille parole dette.
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Come utilizzare il manuale
Il manuale è rivolto agli educatori che operano con i bambini dai 4 agli 8 anni: insegnanti di scuola dell’Infanzia e primo ciclo della scuola Primaria, animatori laboratoriali e genitori. Ogni capitolo racchiude una favola da raccontare, domande stimolo per la comprensione del testo e di riflessione del proprio vissuto personale, attività creative e giochi di gruppo mirati. Le 16 favole aiutano ad affrontare dei temi ben specifici e alcuni di essi sono legati a feste e ricorrenze che vanno dall’entrata a scuola con la favola sull’inserimento, alla festa di Halloween in cui si affronta il tema della paura, al Natale in cui si parla del dono, al Carnevale in cui si sperimenta il sorriso e l’allegria, alla Primavera con il tema della trasformazione e, a conclusione, il Maggio con il tema del silenzio e dell’attesa paziente. Mantenendo la sequenza data nella lettura delle storie si possono affrontare i temi di pari passo alla programmazione scolastica dell’Infanzia, oppure semplicemente si può scegliere, di volta in volta, il tema che si vuol affrontare. I capitoli si dividono in quattro fasi ben distinte: ascolto, rifletto, creo e gioco.
Ascolto È importante trovare un particolare momento della giornata per la lettura delle storie che sia sempre nello stesso orario, così da farla diventare un’abitudine piacevole. Creare un angolo apposito, un luogo colorato, confortevole, circondato da libri, dove sedersi, magari a terra, su cuscini o tappetini e dove i bambini dovranno mantenere il silenzio come in una vera biblioteca. La lettura può diventare una routine quotidiana o legata a uno o due giorni alla settimana ad essa dedicati. La favola può essere letta più volte, i bambini amano ascoltare storie che già conoscono, e se la lettura è legata all’animazione sarà più facile catturare la loro attenzione, magari attraverso la costruzione di un pupazzo parlante che può fungere da narratore o costruirne uno legato al protagonista della storia. Alcune favole poi si prestano anche alla drammatizzazione, così da coinvolgere i bambini stessi nel racconto.
Rifletto e imparo Questa fase è importante da affrontare dopo la prima lettura per aiutare a delineare la struttura di una storia, che ha sempre lo stesso schema: protagonista, antagonista o problema, risoluzione. Le domande aiutano l’educatore a guidare i bambini a capire, a riflettere su chi è il protagonista, come si sente e perché, cosa gli succede, qual è il problema, come arriva alla sua risoluzione, chi sono gli aiutanti, fino al suo cambiamento positivo. Le stesse fasi sono vissute dal bambino che ascolta e che si immedesima nel personaggio per risolvere i suoi conflitti e percepire il suo vissuto in maniera diversa e positiva attraverso la distanza che la storia crea. Alla fine di ogni favola
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la costante è il cambiamento emotivo ed è proprio questo l’obiettivo che si vuol raggiungere.
Creo La laboratorialità legata alla storia acquista un significato diverso dalle semplici attività creative, sempre e comunque importanti a questa età. In questa fase il bambino ha già fatto propria la storia ed è coinvolto emotivamente in essa. Costruire, ad esempio, un uccellino di creta e il suo nido non sarà come creare un passerotto qualsiasi, ma un personaggio conosciuto, un amico, che ha affrontato la paura di volare e di allontanarsi dal suo rifugio confortevole. O anche aver contribuito alla costruzione di un gioco in scatola da condividere con gli altri avrà molto più valore che giocare con un gioco già strutturato. E così via, ogni attività, sia grafica, manipolativa o di costruzione, sarà sempre permeata del vissuto del bambino nella storia e dell’obiettivo da raggiungere attraverso di essa.
Gioco Il gioco di animazione, motorio e di gruppo è quello che maggiormente coinvolge il bambino nella sua globalità: mente, corpo, sensi ed emozioni. La frase stessa “mettersi in gioco” significa liberare il proprio potenziale ignari di quello che accadrà. Molti bambini si rifiutano a volte di partecipare a determinati giochi, perché hanno paura di non riuscire, del risultato. È per questo che il gioco dev’essere sempre affrontato nel giusto modo, come puro divertimento e non come gara. Giocare con gli altri è dunque il modo più immediato per mettersi alla prova e affrontare gli altri, per apprendere le regole del rispetto e della
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convivenza, per imparare a collaborare e a dare luce alle proprie speciali abilità.
CIOP NON VUOL VOLARE Lasciare il proprio nido
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Ciop non vuol volare
Ascolto
Happy, Lala, Op e Ciop sono quattro fratellini, nel tepore del nido stan stretti e vicini. Sono quattro passerotti appena nati e per nulla spaventati. Quando la mamma per un po’ vola via essi lì al caldo si fan compagnia. Passa il tempo e così stretti stretti crescono bene mangiando vermetti. Ma arriva un giorno che il sole è alto è già ora di spiccare il primo salto. Mamma passera incita con un grido “Salta Happy, fuori dal nido!” E poi “Forza giù Lala, anche tu!”. E ancora battendo le ali “Bravo, bel salto Op!”. Ma son tutti? No… manca Ciop. “Ehi, Ciop. Forza, dai! Fai un saltino, apri le alucce piccolino” incita la mamma. “No, no e no! Io dal nido non me ne vo!” urla Ciop. “Forza Ciop è divertente!” grida Op saltellandogli attorno insistente. “No, no e no! Io dal nido non me ne vo!” ripete Ciop. E il giorno dopo e quello dopo ancora la stessa scena, “No, no e no! Io dal nido non me ne vo!” Ciop ripete la cantilena. Al nido tornano i suoi fratellini felici contenti e canterini. Happy e Lala sanno già volare, Op si diverte a svolazzare tra un fiore e l’altro nel prato di sotto e ha nel becco il suo primo vermotto. Solo Ciop se ne sta lì sul suo albero in cima al ramo e dice a tutti “Io il mio nido lo amo!”. Così mangia e dorme lì accoccolato, occupa tutto lo spazio, è grasso e beato. OGNI FAVOLA UN GIOCO
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Passano i giorni e i suoi fratelli non ci son più son volati via in quel cielo lontano tutto blu. Ciop è testardo e lì rimane, ancora per intere settimane, ma il nido è vecchio e non regge il suo peso ora scricchiola… cric crack… Ciop rimane sospeso. Il nido si è rotto e una zampa gli resta aggrappata, Ciop grida, “Aiuto nessuno mi sente? Che nera giornata!”. Poi precipita giù in un istante come una pietra pesante pesante. “Tum tum tum!” Il cuore gli batte come un tamburo mentre precipita come un siluro. Apre le ali… son grandi… ci prova. La roccia di sotto la vede… la sfiora! Ce la può fare... sì, a volare fin su e in alto esclama “Che vista quassù!”. E a volare ci prende poi gusto, percorre prati colline e città, e vola sul mare e persino più in là. Si sente felice ed emozionato come non era nel nido mai stato. Grida: “Che bello il mare e la sabbia ed il prato! Che bello volare nel cielo beato!”.
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Rifletto e imparo Non vuol uscire dal nido Cosa fa Ciop?
Mangia, ingrassa e non impara nulla Il nido è un rifugio caldo, ma è troppo fragile
Il nido si rompe Ciop rischia di cadere, non sa volare
Cosa gli capita allora?
È solo, non ha nessuno che lo può aiutare
Felice di volare Come si sente alla fine?
Può ammirare posti diversi Il cielo è bello in volo
Qual è il tuo “nido”? Cosa puoi imparare se esci?
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Creo
Attività grafica
Prendiamo un foglio A3 e dividiamolo a metà. Rappresentiamo con matite e colori a scelta la storia di Ciop a sinistra e la nostra storia a destra (nido/casa-fuori/scuola, parco, amici).
Ciop e il suo nido
Raccogliamo in giardino aghi di pino, rametti, pagliuzze, foglie lunghe e strette, steli e fiori, lanuggine dei pioppi o altro. In una piccola scodella (meglio se foderata con pellicola trasparente) mescoliamo una parte di colla vinilica e una di acqua, immergiamo il materiale dentro e modelliamolo a forma di nido. Facciamolo asciugare per uno/due giorni. In alternativa si può usare paglia per imballaggi.
Facciamo un uccellino con la creta: basterà fare una pallina piccola per la testa e una più grande per il corpo. Infiliamo un piccolo becco con carta colorata o plastilina, disegniamo gli occhi. Facciamolo asciugare e mettiamolo nel nostro nido quando tutto sarà ben asciutto.
Teniamo il nido con l’uccellino nella nostra cameretta e ogni volta che non abbiamo voglia di uscire di casa pensiamo alla storia di Ciop. 18
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Il gioco del nido
Gioco
Delimitare uno spazio ristretto disegnando un cerchio con i gessetti sul pavimento; si possono utilizzare anche sedie, bastoni, birilli o altro. La grandezza dello spazio dipenderà dal numero dei bambini, dovrà essere abbastanza grande da entrarci dentro tutti restando attaccati, più sarà ristretto più l’esercizio diventerà difficile, ma efficace. Meglio ancora utilizzare uno scatolone grande con l’apertura da un lato. Al “Via!” si esce dal “nido” (lo spazio delimitato) e a suon di musica si corre o si saltella. Allo “Stop!” si rientra. E così via, alternando l’entrata e l’uscita.
Si stava meglio dentro o fuori? Quanto tempo potete resistere dentro? Più o meno rispetto al fuori? Dove vi sentivate meglio? Perché? Dove potete fare più cose?
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Il ragno Flic e le sue orribili zampe pelose Come affrontare la paura
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Il ragno Flic e le sue orribili zampe pelose
Ascolto
Flic è un ragno, un grosso, orribile ragno peloso. Sogna di essere come uno di quei ragni eleganti, con le zampe lunghe e finissime e la testa piccola piccola, uno di quelli che possono anche vivere in una casa, perché quasi trasparenti e che quando c’è un pericolo si aggomitolano fin quasi a scomparire. Invece, ahilui, Flic ha ben dieci zampe, tozze e pelose e una testa grossa, rotonda e pelosa e due occhi esageratamente sporgenti anche quelli… pelosi. La mattina, appena sveglio, si lava con una goccia di rugiada appesa alla sua casa fatta di fili, si pettina per bene per sistemare la sua chioma e si mette al lavoro. Ma come inizia ad intrecciar la sua tela troppo in là dal suo ramo sente un… “Aaaaaaah!!! Aiutoooo!” un grido di terrore. Eh sì, il povero Flic quando si avvicina agli altri animali per fare amicizia o semplicemente per salutare, quelli spariscono. Chi urla, chi spalanca gli occhi e lo guarda inorridito, chi scappa via veloce senza fiatare. E pensare che quelli che scappano sono molto, ma molto più grossi di Flic, a volte anche dieci, venti volte di più! Flic, a dire il vero, è un ragno innocuo, gentile e in vita sua non ha mai pizzicato nessuno. Eppure tutti, ma proprio tutti, hanno paura di lui. Tutti tranne Scrubby il suo amico scarafaggio che è quasi più brutto di lui. – “Sono così orrendo?” dice Flic specchiandosi nella pozzanghera. – “Mai quanto me amico! – fa Scrubby – Dai, andiamo a divertirci un po’?” Scrubby per divertirsi intende andare a spaventare un po’ di animali nel prato. – “Non mi va, ti diverti solo tu – dice Flic rattristato – Sono stufo di far paura. Io vorrei… vorrei essere amico di tutti, non un terribile spaventanimali!” – “Ah, ah, ma come puoi pensare di farti degli amici se appena ti vedono scappano a zampe levate? Sei brutto amico mio, devi fartene una ragione” conclude Scrubby. Alla scuola del prato la maestra, una bellissima volpe, dà lezione di coraggio ai suoi cuccioli allievi. Centinaia di piccole talpe, conigli, lepri, passerotti, cerbiatti e scoiattoli del bosco ascoltano attenti. – “Oggi, miei cari cuccioli, è il giorno di Halloween, una festa che ci invita a mascherarci da mostri per affrontare le nostre paure. Il compito del pomeriggio quindi sarà quello di creare una maschera con ciò che ci fa davvero paura.” – “Io ho paura dei fantasmi!” esclama un piccolo leprotto. – “Bene, allora ti maschererai da fantasma tu stesso” risponde la maestra. – “E io del ragno gigante e peloso!” grida una coniglietta bianca. E tutti gli altri in coro: “Anche io e anch’io, anch’io!”
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– “Allora vuol dire che avremo un esercito di ragni pelosi oggi – fa la volpe e aggiunge – Perché non andate tutti da quel ragnone assieme, vedrete che mascherati da ragno troverete il coraggio di avvicinarlo. Provate a restare con lui più tempo possibile. Sono sicura che riuscirete a superare la vostra paura.” – “Anche io voglio andare dal ragno peloso! – Urla il leprotto – Ma vestito da fantasma così lo spavento” conclude orgoglioso battendosi una zampa nel petto. I cuccioli del bosco si mettono al lavoro per creare la maschera più somigliante a Flic il ragno. Chi tagliuzza vecchie pelli e pellicce, chi lavora con le piume, chi raccoglie e intreccia pagliuzze e fogliame, ognuno a modo suo ricrea le zampe e il corpo del ragno e le dipinge di nero carbone. E in poco tempo si trasformano tutti in tanti ragni pelosi, buffi e originalissimi. E quel pomeriggio tutti assieme si avvicinano al nido di Flic. Per tutti lui rappresenta la paura più temibile da affrontare. Flic al vederli non può che essere felice, è emozionatissimo per quella visita inaspettata. Il gruppo rimane a distanza pronto a scappare al minino accenno di attacco. Flic allora non smette di parlare e si mette persino a cucinare per accogliere i suoi ospiti mascherati. – “Scusate… non sono abituato… se aspettate vi preparo una delle mie pietanze più squisite! Ecco qua, belle cotte a puntino, dolci e croccanti – dice mentre distribuisce spiedini caldi di api arrostite. – Ah e poi dovreste assaggiare questi… sono una specialità!” – “Co- cosa sono?” fa il leprotto, l’unico a spiccicare parola, mentre gli altri sgranocchiano in silenzio, tanto sono spaventati. – “Questi sono i miei bruchi in bava di lumaca, molto molto nutrienti!” – esclama Flic soddisfatto. Poi, continua a chiacchierare, mentre distribuisce bocconcini di mosca caramellata. Dopo una decina di minuti gli animali hanno la pancia piena e il respiro più rilassato, e tempo mezzora già hanno tempestato Flic di domande: su come vive, su come si intrecciano i fili di una ragnatela, su come cattura le sue prede, eccetera, eccetera. Flic risponde proprio a tutti senza eccezione. Il giorno dopo la maestra volpe interroga i suoi scolari: “Allora miei cari? Siete riusciti ad avvicinarvi al vostro terribile ragno peloso?”. D’improvviso si alza un vocio interminabile, un chiacchiericcio che cresce sempre più di volume. Tutti vogliono raccontare cosa è successo, ma non si capisce nulla. – “Silenzio!! – urla l’insegnante – Non ho capito proprio niente. Uno alla volta per favore!” – “Io io io!! Io gli ho parlato per primo!” – grida il leprotto alzando la zampa. – “Ed io ho mangiato tutte le sue mosche caramellate. Mh… buonissime!” – fa un coniglio grassottello accarezzandosi la pancia. – “E a me ha insegnato come si costruisce una trappola!” – grida uno scoiattolo. E così via, ognuno di loro non solo ha superato la paura, ma ha imparato qualcosa di davvero sorprendente, che ciò che ci spaventa da lontano, può diventare da vicino innocuo e persino piacevole.
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Giovanna Paesani
Rifletto e imparo È un ragno dall’aspetto orribile Chi è Flic?
Tutti scappano quando lo vedono Flic è triste e si sente solo
Perché è grosso e peloso, Perché i cuccioli hanno paura di lui?
Hanno paura di essere pizzicati Lo hanno sempre visto da lontano
La maestra li aiuta ad affrontare la paura Costruiscono la loro maschera
Cosa succede allora?
Vanno tutti assieme dal ragno Flic Flic è felice perché ha ospiti Come si sentono alla fine?
I cuccioli vincono la paura Il ragno da vicino è innocuo
Hai mai provato a guardare più da vicino quello che ti spaventa? Cosa è successo?
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Creo
AttivitĂ grafica
Preparate un foglio grande, matite, pennelli o colori di fronte a voi. Chiudete gli occhi e pensate a qualcosa di orripilante, immaginatene la forma, le sembianze, i colori e fate caso a come vi sentite. Ora aprite gli occhi e disegnate ciò che avete visualizzato.
Mostri in mostra
Appendete i vostri mostri come lenzuola su un filo al centro della stanza. Poi ognuno provi a raccontare la sua paura messa in mostra.
La maschera mostruosa
Preparate in un grande tavolo tanti materiali diversi, oggetti da recupero, cartone, occhietti di varie dimensioni, tappi e piattini di plastica, bicchierini, o altro. Ora con colla, pennelli, forbici e colori costruite la vostra maschera spaventosa incollando il materiale con mostruosa fantasia.
La casa del ragno
Procuratevi un contenitore trasparente con un ampio coperchio in cui farete dei piccoli forellini. Mettete sul fondo sabbia o ghiaia o altro tipo di terreno. Mettete sul terreno un piccolo contenitore (un tappo di plastica o altro) con dentro dei fazzoletti bagnati di acqua. Aggiungete alcune foglie e dei ciottoli dove il ragno possa nascondersi per riposare. Ora è il momento di alloggiare il vostro ragno e chiudere il contenitore.
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Giovanna Paesani
Fate una piccola ricerca sul tipo di ragno che avete trovato, approfondite la sua natura, le sue abitudini, capacità e la sua utilità. Sarà interessante comprendere quanto i ragni siano utili per la natura e anche per noi. Assicuratevi che sia una specie innocua. Dategli da mangiare ogni giorno, basterà una piccola mosca o un bruco o altro insetto, che sia più piccolo del ragno. Osservatelo con una lente di ingrandimento e anche ad occhio nudo da vicino. Se scegliete un ragno saltatore sarà divertente osservare le sue acrobazie. Prova di coraggio: a turno ogni bambino dovrà aprire il coperchio solo un istante per dar da mangiare al ragno.
Se conoscete da vicino un ragno capirete quanto sia importante il suo esistere così come per tutti quegli animali che vi spaventano. Conoscerli vi aiuterà ad apprezzarli di più e persino ad amarli.
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La favola conserva ancora oggi l’antica valenza della narrazione orale e rimane valido strumento di apprendimento. Attraverso la brevità e la semplicità del linguaggio la favola infatti comunica in maniera immediata con i suoi interlocutori, attraverso personaggi, animali umanizzati, che parlano di vita reale e con atteggiamenti, emozioni e caratteristiche ben delineate. Questo testo è una raccolta di sedici favole arricchito da giochi e attività legati alle vicende dei protagonisti; essi affrontano tematiche importanti, come l’importanza del dono, della gentilezza, dell’amor proprio, della conoscenza di sé, delle proprie abilità, della cooperazione e del rispetto dell’altro. I temi trattati sono tutti rivolti alla crescita emotiva e personale, mirati a sviluppare un senso di benessere, affinché ogni bambino si senta accolto, speciale e importante. Il libro è rivolto agli educatori che operano con i bambini dai 4 agli 8 anni, insegnanti di scuola dell’infanzia e primo ciclo della scuola primaria, animatori laboratoriali e genitori che credono nell’importanza dell’esperire, dell’imparare attraverso il fare nella relazione educativa con il bambino. Attraverso le storie brevi, ma incisive, e le attività ludiche proposte il bambino avrà modo di apprendere, in maniera gioiosa e con l’aiuto di giochi coerenti con la storia narrata, valori e concetti fondamentali per la sua crescita. Un libro da usare e scoprire. Ogni favola diventa un gioco e giocando il bambino impara di sé e del mondo.
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