Rinaldo Paganelli Angela Rinaldi Angela Rinaldi
Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoAngela Rinaldi è dottoranda della niano, ha conseguito dottorato in Facoltà di Scienze Socialiilnella Pontificia catechetica e pastorale giovanile all’UUniversità Gregoriana. niversità Pontificia Salesiana, presso Nel 2016 ha conseguito la Licenza in la quale è docente, ed è membro della “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, consulta Catechistico Nastudiandodell’Ufficio gliAngela abusi sessuali sui minori Rinaldi è dottoranda della zionale. Autore di numerosi testi di nella Chiesa.Facoltà Nel 2014 ha ottenuto la Pontificia di Scienze Sociali nella carattere formativo per la pastorale e Laurea Magistrale in Gregoriana. “Scienze dello Università la catechesi. sviluppo e della internaNel cooperazione 2016 ha conseguito la Licenza in “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, zionale” nell’Università “La Sapienza” studiando gli abusi sessuali sui minori con una tesi sui minori non accompanella Chiesa. Nel 2014 ha ottenuto la gnati. Dal 2013 collabora con il Centre Laurea Magistrale in “Scienze dello for Child Protection della Gregoriana.
DallaDalla parte parte dei piccoli Rinascerai dei piccoli
sviluppo e della cooperazione internazionale” nell’Università “La Sapienza” con una tesi sui minori non accompagnati. Dal 2013 collabora con il Centre for Child Protection della Gregoriana.
Rinaldo Paganelli Angela Rinaldi
Rinascerai Dalla parte
Angela Rinaldi Il tempo sospeso dal Covid-19 come dono di grazia Chiesa e abusi sessuali
dei piccoli
Dalla parte dei Prefazione piccoli di Prefazione di
mons. Valentino Bulgarelli Chiesa e abusi sessuali Hans Zollner, S.I. Prefazione di
Hans Zollner, S.I.
difficile, e r p m e ’ s e ospeso Il tempo s aotobrduittuon,a t o d e r e t s ’ n s a e po o o t ma“Ep lesvae:ro tem ’u un re’at ee’ssaanclhae Ci hi r e e h t c n i ,tante, oe , mpeer flaa qiuneqsuti he ca sua grazeinaa sacerdoet:e p o r e. r o n g , i S ucubazion c tto n’te n onrtpoo bdreul ta t o e ta l t m ie i a o tt e n r e r dell’“ti a c p : n s s a u i a s a d m e l i l h Er’a , a C s u e a r l r i o luensvsamin uestoa,. ’ er tiaanrtea i me rt o pr qa fnaa bauspoes.sibilita seDerveiefae e h e c e l e t l c o e d r v e n o acoleleighiaom del Siggonnoer: un sc , raa ssi ’au ta l rcoo’rpun pa ia setrlaa aan etrniie .ovi disce F lm rn n e al p e r e s o r s n a e i i m l n g a umofare un usa. emre ze nrtoo..” po aerr’tag ame ab, t cro Dedvie f oillcearmabniza eceavnuaea s inv a i i t e d s n l : e n q o aFn iarap ear ’eerun parag ssa neora. or Sniecdeesvs encesc una rma .”
Cosa ci è rimasto delle ore in Chi ricopre una posizione di passate potere nella casa in confinamento da covid-19? Cosa Chiesa deve sapere che essa non è di abbiamo imparato comunità catsua proprietà, macome un dono, pertanto tolica dall’assenza prolungata di celenon può abusarne. brazioni liturgiche ed eucaristiche? Il discorso sugli abusi sessuali sui minori Padre Rinaldo Paganelli introduce una nella Chiesa cattolica offre diversi spunti Chi ricopre una posizione disenso potere nella riflessione sul del tempo, di sapere riflessione chenon in questo libro psisono Chiesa deve che essa è alla di luce cologico e cronologico, delle riassunti indono, due tematiche sua proprietà, ma un pertanto principali: la vicende vissute lockdown, e questione deldurante potere ilspirituale non può abusarne. attraverso un percorso sensoriale che Il discorso sugli abusi sessuali sui minori al clericalisgerarchico, con riferimento confronta i cinque sensi in un prima nella Chiesamo, cattolica diversi di spunti e la offre necessità una formazione e umana dopo coronavirus, entrando di riflessione che in questo libro sono a fondamencompleta che poiché abbia in contatto col nostro corpo sentiamo riassunti into due la tematiche persona. principali: la questione del potere spirituale e nascere risposte e domande, Dunque, per colpire la piagafacciamo alle radici gerarchico, con riferimento al clericalismemoria. Proprio a partire dalla mee porsi sulla strada della prevenzione, mo, e la necessità unavissuto formazione moria deldisuo personale, la proposta questo libro è come che la umana completa che abbiadi a fondamenuomo e ministro della Chiesa, l’autore Chiesa dovrebbe agire nel campo della to la persona. ripercorre la vicenda misurandosi con formazione umana che, in modo Dunque, per colpire la piaga alle radici l’idea deldella tempo: sospeso, e porsi sulla strada prevenzione, multidisciplinare con gli non altriperso, campi ma ritrovato nel silenzio della comula proposta di questo libro che la formativi, può èconseguire in una nità e della interiorità. Silenzio Chiesa dovrebbe agirepropria nel campo della definizione chiara e trasparente che nella Parola trasforma tutti i sensi e formazione umana che, in del modo dell’identità vera chierico, ai fini multidisciplinare con gli la altri campi di Dio, che ridona al corpo presenza della riscoperta della vera natura del formativi, può conseguire in una haruolo creato l’uomo come dimora. e dell’autorità di sua cui sarà investito. definizione chiara sospeso e trasparente “Il tempo è sempre difficidell’identità vera del chierico, ai fini le, ma può essere dotato di una sua della riscoperta della vera natura del grazia, perché è anche il vero tempo ruolo e dell’autorità di cui sarà investito. dell’incubazione: parola inquietante, se riferita al virus, ma promettente se la colleghiamo alla possibilità di far germogliare pensieri nuovi, necessari per qualsiasi cambiamento”.
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reapa F zero e’ come fa P tolleranza , i t n a v a dare Si deve an esco Papa Franc
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Rinascerai Il tempo sospeso dal covid-19 come dono di grazia Presentazione di mons. Valentino Bulgarelli
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Indice
Presentazione di mons. Valentino Bulgarelli 9 Introduzione 13 Raccontare la storia…
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In un certo “posto nel bosco”
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Accendere il fuoco
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Recitare le preghiere
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Ancora una volta questo bastò
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Conclusioni 113 Bibliografia
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Presentazione
“Bisognerebbe chiudere tutto e ripartire” un pensiero che, quando le cose non girano come ci piacerebbe, probabilmente attraversa l’immaginazione di molti in riferimento a quegli ambiti quotidiani che abitiamo e viviamo: politici, sociali, religiosi, educativi… Ebbene è successo! È successo realmente! Una situazione dettata da necessità più che da decisioni consapevoli. Quindi? Ora? Credo sia percepibile lo spaesamento che porta in dote la fatica di ripartire! Ma la vita non si può fermare e da qui la fatica di dover ridisegnare un quotidiano. Così è anche per la comunità cristiana! Ci stiamo rendendo conto di come la modalità “reset” non sia semplice! Come non fu semplice per la prima comunità cristiana dopo la morte e risurrezione di Gesù. Ma la comunità cristiana animata dalla presenza del Risorto e accompagnata dallo Spirito Santo non si è mai fermata! Questo libro aiuta a ripercorrere il cammino di fede e affrontare alcune sfide che questo tempo ci ha consegnato. Il percorso di riflessione, assumendo il sapore della narrazione di una esperienza con riferimenti vivi a un territorio che più ha patito, risulta sobrio ed efficace. Le vicende che tutti abbiamo vissuto si intreccino con domande e concrete risposte. In un suo saggio Gallagher osserva: […] la fase adulta della fede va oltre la dimensione istituzionale e razionale sfociando in una condizione più mistica, 9
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nel senso che la religione avrà bisogno di essere sentita più in profondità, di essere provata più che appresa con i sensi e col ragionamento e amata e vissuta più che analizzata1. La fede non è un mito che nasconde l’eterno enigma dell’essere umano. Se così fosse, le conquiste della ragione e l’evolversi delle conoscenze sarebbero sufficienti a eclissarla e a dichiararla incongruente rispetto ad altri saperi. Al contrario, nella fatica del dubbio e nell’incertezza della sua fragilità, l’affidarsi è l’inizio di una esistenza nuova, redenta, capace di impegnare la propria vita affidandosi alla verità originaria che è Cristo. Perché la verità della rivelazione non si impone, ma si offre, nella sua inesauribile forza critica, nella testimonianza dei credenti avvinti da quella dimensione della gratuità che ha segnato l’essere per gli altri di Cristo. Allora, il credente è colui che è aperto alle sorprese di Dio. Questa è la competenza che l’evangelizzazione deve sapere generare, formare e accompagnare in ogni persona per vivere il suo quotidiano. Nel farsi compagna, la fede attraversa la trama dell’esistenza con l’originalità che le proviene dal progetto di salvezza. Per questo non può essere sganciata dalla realtà, né può ignorare le domande di senso che l’altro porta con sé. Solo così la fede diventa promotrice di storia. Chi vuol contrastare la scomparsa dell’uomo, chi vuol impedirne la morte, la memoria e la sua insaziabile fame e sete di giustizia, lo può fare, ad essere sinceri, solo con la forza della memoria di Dio. È la forza rivoluzionaria di questa memoria di Dio che anche oggi ci fa parlare ancora di umanità e solidarietà, e ci fa lottare contro l’ingiustizia che grida al cospetto di Dio. E di memoria abbiamo bisogno anche per rileggere ciò che ci è accaduto e che diventa storia che dà senso al nuo M.P. Gallagher, Mappe della fede, Vita e pensiero, Milano 2010, p. 196.
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vo quotidiano che ci attende. Lo fa questo libro che tesse racconto e riflessione per dare voce e parola a ciò che ci ha sorpreso, spiazzato e che può continuare ad aiutarci a credere in maniera adulta. È ingenuo pensare a una semplicità o spontaneità del credere al di fuori di un cammino di discernimento critico, perché la fede è dinamica, movimento dell’esistenza, inquietudine per la salvezza che rappresenta l’interrogativo essenziale dell’uomo e che si manifesta come tensione all’autenticità e alla felicità. Quello che abbiamo vissuto a livello sociale e di Chiesa ci ha detto che la fede non è una corsa solitaria o privata. Si è in cammino con altri, continuamente chiamati dal Dio che è entrato nella storia e nelle vicende degli uomini e delle donne. Professare la fede adulta implica la capacità di un interrogarsi che abita nell’ascolto della rivelazione del Dio di Gesù. In queste pagine si mostra che lo specifico della fede è proprio quello di tenere aperta l’esistenza e la storia alla Parola che ci dà sempre da pensare, stella di orientamento che muta la comprensione della fede in un di più rispetto alla sola interpretazione concettuale. Professare la fede adulta richiede il costante esercizio della preghiera, come via per esercitare e confermare quotidianamente la decisione dell’affidarsi, per attivare la capacità di fare esodo verso l’inesauribile creatività del progetto salvifico di Dio, laddove Dio è Altro, non riducibile alla misura dell’uomo, né risolvibile entro condizioni predeterminate. Professare la fede adulta richiede di non smarrirne mai il tratto originale, di un Dio che ci ha parlato ed è entrato nella storia. Per questo dinamismo la fede convive con l’incredulità e il dubbio, che non sono un limite, ma permettono la naturale evoluzione dell’atto di fede2. J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 2018, p. 5. 2
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Occorre saper raccontare la storia e far venire allo scoperto alcune attenzioni che ci possono accompagnare, chi scrive le affida ai nostri sensi. Apre finestre sul mondo che portano a interiorizzare quanto si è visto, udito, incontrato e toccato. Invita la comunità cristiana a pensare e proporre un linguaggio che apra, provochi e custodisca la domanda di infinito. Se vogliamo delineare il volto della comunità dobbiamo perciò partire dal principio che la fa esistere: la comunicazione della fede. Una comunicazione che passa nell’incontro tra le generazioni. Nel quotidiano un bambino si misura con gli adulti. Un giovane si misura con gli adulti. Gli adulti si misurano costantemente con le giovani generazioni… non sempre con successo. Si deve recuperar il legame tra le generazioni come testimonianza del noi ecclesiale. Abitare con coraggio i passaggi di vita di cui la comunità cristiana è sempre stata testimone. La vita umana può essere intesa come un tessuto di storie narrate. È nell’ascolto e nell’interpretazione di storie che si costruisce la propria identità. Per questi motivi sono grato a padre Rinaldo per queste pagine che avranno la capacità di attivare, sostenere e accompagnare quei processi di fiducia e di un imparare a prendersi cura che nei prossimi mesi diventeranno cruciali. Riflessioni che partono dall’esperienza e che porgono una bussola per ripartire rispettando la bellezza del quotidiano! Mons. Valentino Bulgarelli Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale
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Introduzione
Riflettevo: ma io cosa vorrei leggere in questo libro, cosa mi aiuterebbe? Non mi aiuterebbero certo le frasi fritte e rifritte sulla riscoperta della famiglia, del tempo per noi, sull’importanza della lettura… Ciò che mi aiuterebbe – nel cammino non terminato di questa esperienza che è stata segnata da un lungo periodo di lockdown e da mesi di incertezza e di lotta con la pandemia – sarebbe la riscoperta della memoria grata, che non è nostalgia di quando eravamo per la strada, con gli amici, ai concerti o in discoteca, ma è quella memoria che porta nel quotidiano la profondità del cuore e la forgia con ciò che è accaduto, con ciò che è stato vissuto, la cesella. La profondità del cuore che diventa il vaso nuovo rimodellato ancora e risanato con l’oro. Mi aiuterebbe scoprire, attraverso la memoria, come i sentimenti di paura, di sconcerto, di dolore, possano intrecciarsi con la speranza e la gratitudine. In una situazione come questa non possiamo solo mettere l’accento sui ricordi belli, sarebbe sminuire l’intensità del dolore che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Non si tratta di fare un inno alla lamentazione e al negativo, ma far vedere che è possibile intrecciare la fatica con la fiducia, il dolore con la speranza. Mi piacerebbe avvicinarmi al ricordo delle sensazioni, dei sentimenti, dell’ignoto con la forza della debolezza che abbatte le presunte certezze e pianta nel seno della terra, che è la nostra vita, il seme dell’audacia e della resilienza. Mi aiuterebbe ripercorrere il cammino di fede e la riscoperta della fede oggi. 13
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In realtà sarebbe bello ricevere un libro in cui tutto questo percorso acquista il sapore della narrazione di una esperienza.
Il fuoco e il racconto Provo a dare risposta alle sollecitazioni riportate lasciandomi guidare da una storia trasmessa al teologo Gershom Scholem dallo scrittore Yosef Agnon. Quando il Baal Schem, il fondatore dello chassidismo, doveva assolvere un compito difficile, andava in un certo posto nel bosco, accendeva un fuoco, diceva le preghiere e ciò che voleva si realizzava. Quando, una generazione dopo, il Maggid di Meseritsch si trovò di fronte allo stesso problema, si recò in quel posto nel bosco e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, ma possiamo dire le preghiere” – e tutto avvenne secondo il suo desiderio. Ancora una generazione dopo, Rabbi Moscheh Leib di Sassov si trovò nella stessa situazione, andò nel bosco e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, non sappiamo più dire le preghiere, ma conosciamo il posto nel bosco, e questo deve bastare”. E infatti bastò. Ma quando un’altra generazione trascorse e Rabbi Israel di Rischin dovette, anch’egli, misurarsi con la stessa difficoltà, restò nel suo castello, si mise a sedere sulla sua sedia dorata e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, non siamo capaci di recitare le preghiere e non conosciamo nemmeno il posto nel bosco: ma di tutto questo possiamo raccontare la storia”. E, ancora una volta, questo bastò. Ora che tutto è un po’ più lontano possiamo ripercorrere a ritroso la storia che abbiamo proposto. Proviamo a raccontare la storia di quello che abbiamo vissuto, trovare 14
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di nuovo “il posto nel bosco”, accendere il fuoco, tornare a pregare, e quello che desideriamo potrà avverarsi. Entriamo in queste pagine per ritrovare tanti riferimenti che si sono trasformati in memoria, immagini diventate storia, i nostri cuori rivisitati e rimasti migliori3.
G. Sholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, Einaudi, Torino 1993, p. 353.
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Raccontare la storia…
Ciò che è accaduto rimane tale, non possiamo riscrivere la storia; ma possiamo darle parola, esporla alla percezione dell’altro. Discorrendo insieme si apre un pertugio affinché parole altre possano intrufolarsi nel nostro discorso, parole cariche della forza di alterarlo, di spiazzarci proprio come siamo stati spiazzati da tutte queste cose che sono accadute. Queste parole che interrompono il nostro discorso sono salutari, ne abbiamo bisogno, e ci piace diventarne i destinatari.
Abbiamo incominciato a capire Il mondo che credevamo di conoscere si è sgretolato sotto l’incalzare di un nemico invisibile, in parte sconosciuto e ancora imprevedibile. Fortunatamente, per i più, questo significa solo lo sconvolgimento delle proprie prassi quotidiane, del proprio lavoro, un’apertura di credito verso l’ignoto futuro prossimo che non si può quantificare. Fortunatamente, perché comunque sia, questi sono coloro che un futuro lo avranno, per difficile che sia. Il pensiero, invece, va a chi è passato improvvisamente da una vita, che solo ora consideriamo normale, a un’ambulanza, quindi a un reparto difficile dove persone certamente encomiabili, ma intangibili al malato, prosciugano ogni residuo di contatto umano. Mentre il covid-19 imperversava nella mia Bergamo ho telefonato direttamente ai miei famigliari e a qual17
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che amico per capire che cosa stesse realmente accadendo. Ora posso dire che in principio l’abbiamo presa con superficialità. Come una delle ricorrenti situazioni a cui ci siamo abituati a ridurre la cronaca della nostra vita sociale, ignari che stavolta era la storia a visitarci. Poi abbiamo cominciato a capire. Colto il pericolo, nei giorni difficili ci siamo adattati. Nessuno immaginava che un evento imprevisto potesse colpirci oltre la nostra acquisita capacità di avere tutto sotto controllo. Stavamo quietamente immersi nella persuasione di abitare un mondo protetto da qualsiasi intrusione dell’imprevedibile o dell’imponderabile. Le capacità scientifiche e tecniche sembravano garantirci sicurezza. Abbiamo vissuto tanti anni nel migliore dei mondi possibili. Pace, prosperità, libertà, benessere, cultura, tecnologia, medicina, un insieme di beni terreni. Ci siamo abituati a immaginare il pericolo e la fame, la miseria e l’instabilità, la precarietà e l’indigenza, l’irreparabile e il definitivo, come inconvenienti diffusi in altri contesti e per altri popoli non ancora raggiunti dalla luce di questo confortevole paradiso in terra. Non siamo potenti come pensavamo. Siamo, come siamo sempre stati, facile preda di un vento che cambia. Ci eravamo abituati a confinare i disastri più gravi altrove. Negli annunci televisivi di presidenti o rappresentanti di paesi tecnicamente avanzati, non sono mancate espressioni come queste: “Siamo il Paese più potente del mondo, a noi l’epidemia non fa nulla”. Persone pubbliche hanno prestato il fianco alla superficialità. Anche noi italiani credevamo di poterla fermare prima che arrivasse qui. L’insicurezza – pensavamo – fosse una malattia per mondi arretrati. Ma la natura ci ha fatto sapere che è ancora più forte e imprevedibile di noi.
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A lezione di umiltà: siamo fragili Prendere decisioni in situazioni inedite è difficile: facciamo quello che possiamo, a tentoni. La prossima volta ci prepareremo meglio, ascolteremo di più la scienza quando lancia allarmi preventivi. Abbiamo imparato a proteggerci da tante cose, ma siamo nelle mani della natura, che a volte ci riempie di regali, a volte ci maltratta, con sovrana indifferenza. Amici e parenti che hanno vissuto più da vicino questo dramma hanno cercato di non dare spazio alla triste gara di suoni perennemente in atto tra le sirene delle autoambulanze e le campane a morto. Io, come forse tutti, mi sono lasciato prendere dalle maratone televisive, dai talk ripetitivi, dalla retorica dell’incoraggiamento, dalle domande scontate, dall’inesauribile flusso di immagini dolenti e di informazioni allarmate. Ho cercato di non farmi travolgere dalla curiosità per non lasciarmi prendere dalle immagini della sciagura. E confesso che mi sono diventati insostenibili i social network, pronti a modellarsi verso ogni emozione e opinioni fai da te. Il sensato e l’inopportuno hanno trovato spazio uguale sui nostri tablet e smartphone. Spero non si sia infettata oltre misura la mente. Il nostro splendido sapere si arrende davanti a una cosa che è poco più di un granello di polvere. La scienza è la nostra forza, lo strumento migliore che abbiamo trovato. Ma restiamo fragili, in una natura immensamente più grande e più forte di noi. Anche le nostre piccole arroganze occidentali sono state messe a dura prova. Nei momenti di difficoltà, si capisce a fondo perché collaborare è meglio che competere. I problemi si risolvono meglio insieme. L’umanità può riuscire solo tutta insieme. Stiamo aiutando tutti insieme la medicina a fare quello che sa fare: regalarci giorni, anni di vita in più, che non sono un nostro diritto, sono un privilegio che ci siamo 19
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conquistati piano piano, collaborando, con il sapere e la civiltà.
Un po’ di vita in più La lotta tra la vita e la morte, che ha segnato tante persone, non è l’ultima parola. Molti non ce l’hanno fatta, ed è sembrato che il potere della morte abbia avuto il sopravvento, anche se alla fine siamo tutti mortali. Ciò che invece rappresenta il segno di una vita nuova è il grande sforzo di tutti noi per regalarci l’un l’altro un po’ di tempo in più, in questa vita, che nonostante sofferenze e fatiche, ci sembra bellissima, ora più che mai. Il dolore non è statistica, la sofferenza di perdere ogni singola persona cara è profonda. Il coronavirus ci ha messo davanti agli occhi ciò che di solito preferiamo non guardare: la brevità e la fragilità della nostra esistenza terrena. Non siamo i padroni di tutto, non siamo immortali: siamo, come siamo sempre stati, foglie che il vento d’autunno spazza via. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, abbiamo imparato da Ungaretti. Allora cerchiamo di dare alla vita il potere della dignità; combattiamo con tutte le nostre forze, combattiamo tutti insieme, perché la vita è bellissima e viverla in pienezza è ciò a cui diamo più valore.
La grazia da cogliere nel tempo sospeso Per settimane l’appuntamento più atteso è stato quello delle ore diciotto, con la quotidiana conta dei malati e dei morti: un bollettino triste, che ha sfidato il nostro ottimismo. La mente umana ha un suo modo per far fronte agli eventi avversi, soprattutto se gravi: la prima risposta è sempre la difesa, negando in qualche modo la gravità di ciò 20
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che accade per tenere sotto controllo l’inquietudine e la paura. Come spesso avviene davanti a un evento collettivo potenzialmente dirompente, la nostra reazione è stata una risposta lievemente euforica. La prima risorsa utilizzata è stata quella di “non drammatizzare”, di attivare le energie positive per allontanare i pensieri più bui nell’attesa che tutto finisse. Questa modalità di risposta è stata favorita dalla definizione, almeno provvisoria, di un tempo: se abbiamo una prospettiva temporale ragionevole possiamo riuscire ad aspettare senza scoraggiarci, inventando modi per non smarrirci e per non farci prendere troppo dalla paura. È questo l’approccio difensivo che ha dato origine all’inesauribile fantasia delle proposte arrivate attraverso la via inedita della Rete: flash-mob per sentirsi più vicini, facendo musica o battendo le mani alla stessa ora; consigli su come utilizzare creativamente il tempo; appuntamenti via Skype per parlarsi, cantare, fare l’aperitivo a distanza, persino ballare insieme. Proposte creative, divertenti, belle. Poi i tempi si sono dilatati, ha preso spazio l’incertezza e il silenzio. Davanti a tutto questo, la difesa di negazione non è stata più sufficiente: lo si è colto nell’aria, con il diminuire della voglia di organizzare momenti di “resistenza festosa” e l’aumento di una silenziosa preoccupazione. Sui balconi dei quartieri si è smesso di cantare. Dietro le tapparelle abbassate intravedevo i lampi azzurrognoli dei televisori. Anche gli applausi sono scomparsi. L’euforia da spavento ha ceduto il passo alla riflessione. Gli adulti hanno cercato di aggrapparsi a ciò che conoscono. Chi già prima leggeva, ha proseguito nella lettura. Chi faceva ginnastica, ha continuato a farla. In cucina si è dato sfogo alla creatività. Ma pochi hanno avuto la forza di imparare un’abitudine nuova. Hanno cominciato a suonare fastidiosi i termini altisonanti con cui tanti si sono ostinati a definire l’evento: epocale, apocalittico, biblico. Come se la realtà 21
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avesse bisogno di effetti speciali. Di fatto siamo abituati a provare emozioni e riusciamo a sopportarne anche di violente, a patto che rimangano brevi.
Non colpevolizziamoci per lo stile di vita Non dobbiamo pensare che abbiamo a che fare con una patologia pregressa, che avrebbe indebolito le nostre fibre morali. Non manca forse chi ha visto in questa situazione il classico castigo, e allora: “Adesso espiate i vostri peccati!”. “Avete voluto fin qui viaggiare, raggiungere destinazioni lontane in aereo, usare l’alta velocità ferroviaria, costruire grandi città, andare al ristorante, deliziarvi con gli apertivi, consumare ciò che non è necessario alla sopravvivenza, comprare nuovi vestiti anche se il guardaroba è già pieno.” “Pentitivi!” “E se non volete farlo spontaneamente, un virus assassino ci penserà, prima mietendo vittime, poi recludendovi in casa, e infine massacrandovi l’economia.” Il medioevo prescientifico, nel tentativo di dare un senso alle catastrofi apocalittiche, parlava di flagello divino, di punizione dal cielo; era pratica comune la fustigazione della carne in processione, per il perdono dei peccati; ma ora siamo più moderni, non usiamo il cilicio, si parla di flagello ordinato da una natura stanca di assistere ai nostri ritmi. In comune questi due “medioevi”, prima con la peste, ora con il coronavirus, hanno la ricerca del capro espiatorio. Per sostenere quanto vado dicendo riporto questa espressione che dice bene del bisogno di esorcizzare la realtà con modalità estemporanee: Tra quanti avrebbero avuto il compito di vegliare sulla dignità dell’uomo c’è la Chiesa che, facendosi ancella della scienza, che è ormai diventata la vera religione del nostro 22
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tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi principi più essenziali. La Chiesa, sotto un papa che si chiama Francesco, ha dimenticato che Francesco abbracciava i lebbrosi. Ha dimenticato che una delle opere della misericordia è quella di visitare gli ammalati. Ha dimenticato che i martiri insegnano che si deve essere disposti a sacrificare la vita piuttosto che la fede e che, rinunciare al proprio prossimo, significa rinunciare alla fede4. Tra i primi ad accodarsi a un certo tipo di malcontento sono stati quei cattolici che hanno giudicato arrendevole una obbedienza così pronta. Drappelli nostalgici che da anni ormai, specie nel mondo della Rete, non perdono occasione di far presenti le loro nostalgie preconciliari. Le loro voci si sono alzate per prime nel dare sfogo a quel vittimismo che resta costantemente in agguato nell’inconscio cattolico e che nel lutto liturgico ha trovato il pretesto ideale per le sue risentite lamentazioni: “Hanno chiuso le chiese”, “Ci hanno tolto la messa”, “Non è più possibile ricevere la comunione”, si è sentito dire in giro col sottile compiacimento di chi ha finalmente qualche ragione per rivendicare crediti verso una società che piace dipingere come un mondo ostile. A qualcuno non pareva vero di potersi sentire chiusi nelle catacombe e provare quel senso persecutorio che sa eccitare così bene ogni autoconvincimento apologetico. Nella scia di questo registro segnalo alcune richieste telefoniche interessanti. La domenica delle palme: “Come facciamo quest’anno senza l’ulivo benedetto”. Il giovedì della settimana santa, quando tutte le celebrazioni erano sospese, la richiesta tipica nell’ambito di Roma: “Questa sera a che ora è possibile visitare i sepolcri?”. Il giorno di Pasqua è risultato più vivo grazie a gesti di solidarietà nati in tante case e per tante persone. In sostan4
G. Agamben, Una domanda, in “settimananews.it”, 16 aprile 2020.
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za, per vivere cristianamente non è il caso di affollare la vita di cose troppo religiose, è semplicemente necessario vivere, facendo sì che la nostra vita si mostri come una vita salvata. Non puntando tanto sulla coerenza al Vangelo, cosa molto difficile per noi, ma riconoscendoci amati e valorizzando questo fatto. In situazioni come questa siamo sollecitati non a rifugiarci nella nostalgia, ma a rendere ragione della nostra fede, per salvarci tutti insieme, non per scontare peccati e crimini mai commessi. Non tornando indietro, ma con le conquiste che abbiamo costruito faticosamente in questi ultimi secoli e che hanno reso la vita migliore, con un maggiore benessere, occasioni di crescita, riduzione delle malattie, estensione dei diritti e delle opportunità. L’evoluzione è inevitabile, non si ferma. I nostri anziani sono lì a testimoniare che la vecchiaia è una malattia e che negli anni l’abbiamo curata tanto che molti di questi anziani vivono fino a 95-100 anni. Il futuro è già qui. Esserne consapevoli significa anche immaginarlo con la creatività di Dio. È nello scambio di prima di questa apocalisse, non nel distanziamento di dopo, carico di paura e di diffidenza, che potremmo dirci le cose migliori. Bisogna tornare alle cose migliori che facevamo prima e che non costituiscono una colpa, alle cose utili e belle che hanno reso la vita più decorosa per tante persone. Sono conquiste che dovremo recuperare per non cadere in una nuova stagione di oscurantismo e superstizione. È importante fare nostro il ritornello del primo capitolo della Genesi: Dio vide che la luce, la terra, le acque, gli alberi, la luna, il sole, le stelle, gli esseri viventi, erano cosa buona. Dio creò l’uomo a sua immagine li creò, maschio e femmina, ed ecco, era cosa molto buona (Gen 1,1-31). 24
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Il tema non è quello di accumulare sensi di colpa per la nostra ricerca del benessere, infilandoci nel sacco dei flagellanti che devono espiarla. La grafica ha mostrato impietosamente che il rosso più vivo della presenza del virus è trasversale alle società più interconnesse del pianeta. Qualcosa vorrà dire. Gesù non è un lugubre profeta di sventura, che avvolge di infausti pronostici la ricerca di una vita migliore: egli onora il compito affidato agli umani con la creazione stessa di Dio. Gesù sa commuoversi, e commuovere, per la bellezza della natura restituita ai suoi incanti, dalla fioritura dei gigli ai passeri del cielo. Gesù paragona il regno di Dio a una festa di nozze, in cui si apprezza il vino buono; a una casa ben tenuta in cui è bello abitare; a una semina ben riuscita, che ricompensa del buon lavoro fatto. Gesù apprezza l’accortezza della buona amministrazione, la generosità dell’offerta di lavoro, persino l’abilità negli affari5. Nel godimento della bellezza della vita della natura e nella fierezza dell’abilità che ne amministra i beni non c’è colpa. Ma quando la spensieratezza e la competenza rimuovono la condivisione umana della vita buona, consegnando i più vulnerabili alle loro ferite, i dimenticati al loro abbandono, gli innocenti alla loro mortificazione, tutta la nostra spensieratezza e vitalità diventano motivo di disonore. Pura e semplice vergogna.
Francesco, Laudato Si’. Lettera enciclica sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015, nn. 96-98.
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Rinaldo Paganelli Angela Rinaldi Angela Rinaldi
Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoAngela Rinaldi è dottoranda della niano, ha conseguito dottorato in Facoltà di Scienze Socialiilnella Pontificia catechetica e pastorale giovanile all’UUniversità Gregoriana. niversità Pontificia Salesiana, presso Nel 2016 ha conseguito la Licenza in la quale è docente, ed è membro della “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, consulta Catechistico Nastudiandodell’Ufficio gliAngela abusi sessuali sui minori Rinaldi è dottoranda della zionale. Autore di numerosi testi di nella Chiesa.Facoltà Nel 2014 ha ottenuto la Pontificia di Scienze Sociali nella carattere formativo per la pastorale e Laurea Magistrale in Gregoriana. “Scienze dello Università la catechesi. sviluppo e della internaNel cooperazione 2016 ha conseguito la Licenza in “Etica Pubblica” nello stesso Ateneo, zionale” nell’Università “La Sapienza” studiando gli abusi sessuali sui minori con una tesi sui minori non accompanella Chiesa. Nel 2014 ha ottenuto la gnati. Dal 2013 collabora con il Centre Laurea Magistrale in “Scienze dello for Child Protection della Gregoriana.
DallaDalla parte parte dei piccoli Rinascerai dei piccoli
sviluppo e della cooperazione internazionale” nell’Università “La Sapienza” con una tesi sui minori non accompagnati. Dal 2013 collabora con il Centre for Child Protection della Gregoriana.
Rinaldo Paganelli Angela Rinaldi
Rinascerai Dalla parte
Angela Rinaldi Il tempo sospeso dal Covid-19 come dono di grazia Chiesa e abusi sessuali
dei piccoli
Dalla parte dei Prefazione piccoli di Prefazione di
mons. Valentino Bulgarelli Chiesa e abusi sessuali Hans Zollner, S.I. Prefazione di
Hans Zollner, S.I.
difficile, e r p m e ’ s e ospeso Il tempo s aotobrduittuon,a t o d e r e t s ’ n s a e po o o t ma“Ep lesvae:ro tem ’u un re’at ee’ssaanclhae Ci hi r e e h t c n i ,tante, oe , mpeer flaa qiuneqsuti he ca sua grazeinaa sacerdoet:e p o r e. r o n g , i S ucubazion c tto n’te n onrtpoo bdreul ta t o e ta l t m ie i a o tt e n r e r dell’“ti a c p : n s s a u i a s a d m e l i l h Er’a , a C s u e a r l r i o luensvsamin uestoa,. ’ er tiaanrtea i me rt o pr qa fnaa bauspoes.sibilita seDerveiefae e h e c e l e t l c o e d r v e n o acoleleighiaom del Siggonnoer: un sc , raa ssi ’au ta l rcoo’rpun pa ia setrlaa aan etrniie .ovi disce F lm rn n e al p e r e s o r s n a e i i m l n g a umofare un usa. emre ze nrtoo..” po aerr’tag ame ab, t cro Dedvie f oillcearmabniza eceavnuaea s inv a i i t e d s n l : e n q o aFn iarap ear ’eerun parag ssa neora. or Sniecdeesvs encesc una rma .”
Cosa ci è rimasto delle ore in Chi ricopre una posizione di passate potere nella casa in confinamento da covid-19? Cosa Chiesa deve sapere che essa non è di abbiamo imparato comunità catsua proprietà, macome un dono, pertanto tolica dall’assenza prolungata di celenon può abusarne. brazioni liturgiche ed eucaristiche? Il discorso sugli abusi sessuali sui minori Padre Rinaldo Paganelli introduce una nella Chiesa cattolica offre diversi spunti Chi ricopre una posizione disenso potere nella riflessione sul del tempo, di sapere riflessione chenon in questo libro psisono Chiesa deve che essa è alla di luce cologico e cronologico, delle riassunti indono, due tematiche sua proprietà, ma un pertanto principali: la vicende vissute lockdown, e questione deldurante potere ilspirituale non può abusarne. attraverso un percorso sensoriale che Il discorso sugli abusi sessuali sui minori al clericalisgerarchico, con riferimento confronta i cinque sensi in un prima nella Chiesamo, cattolica diversi di spunti e la offre necessità una formazione e umana dopo coronavirus, entrando di riflessione che in questo libro sono a fondamencompleta che poiché abbia in contatto col nostro corpo sentiamo riassunti into due la tematiche persona. principali: la questione del potere spirituale e nascere risposte e domande, Dunque, per colpire la piagafacciamo alle radici gerarchico, con riferimento al clericalismemoria. Proprio a partire dalla mee porsi sulla strada della prevenzione, mo, e la necessità unavissuto formazione moria deldisuo personale, la proposta questo libro è come che la umana completa che abbiadi a fondamenuomo e ministro della Chiesa, l’autore Chiesa dovrebbe agire nel campo della to la persona. ripercorre la vicenda misurandosi con formazione umana che, in modo Dunque, per colpire la piaga alle radici l’idea deldella tempo: sospeso, e porsi sulla strada prevenzione, multidisciplinare con gli non altriperso, campi ma ritrovato nel silenzio della comula proposta di questo libro che la formativi, può èconseguire in una nità e della interiorità. Silenzio Chiesa dovrebbe agirepropria nel campo della definizione chiara e trasparente che nella Parola trasforma tutti i sensi e formazione umana che, in del modo dell’identità vera chierico, ai fini multidisciplinare con gli la altri campi di Dio, che ridona al corpo presenza della riscoperta della vera natura del formativi, può conseguire in una haruolo creato l’uomo come dimora. e dell’autorità di sua cui sarà investito. definizione chiara sospeso e trasparente “Il tempo è sempre difficidell’identità vera del chierico, ai fini le, ma può essere dotato di una sua della riscoperta della vera natura del grazia, perché è anche il vero tempo ruolo e dell’autorità di cui sarà investito. dell’incubazione: parola inquietante, se riferita al virus, ma promettente se la colleghiamo alla possibilità di far germogliare pensieri nuovi, necessari per qualsiasi cambiamento”.
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