Senza parole. Accoglie il bambino da 0 a 3 mesi

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SENZA PAROLE

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cianomagentagiallonero

Grazia Honegger Fresco

Questo testo fornisce indicazioni semplici per leggere la sensibilità infantile dei primi mesi. Ogni aspetto delle cure che gli adulti, le mamme e i papà soprattutto, dedicano ai bambini nei primi tre mesi, rappresentano un modo fondamentale e unico per entrare in relazione con lei o con lui, di darle o dargli in forme delicate e diverse la nostra attenzione senza per questo… annientare la nostra vita di adulti. Forse dobbiamo ancora scoprire che cosa significhi in concreto e senza retorica amare un bambino appena nato! Questo libro è un ottimo aiuto per chi vuole imparare.

Grazia Honegger Fresco

Accogliere il bambino da 0 a 3 mesi

Grazia Honegger Fresco, già presidente dell’Associazione e del Centro Nascita Montessori di Roma, ha una lunga esperienza di lavoro con bambini piccoli e grandi. È condirettrice del trimestrale “Il quaderno Montessori”. Con la meridiana ha già pubblicato nella collana Partenze Un nido per amico (2007), Facciamoci un dono (2009) e Accogliere un bambino (2013).

In copertina e all’interno illustrazioni di Elvira Mastrorilli

Euro 12,00 (I.i.)

ISBN 978-88-6153-527-5

9 788861 535275

edizioni la meridiana p a r t e n z e


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Grazia SENZA PAROLE Honegger Fresco Accogliere il bambino da 0 a 3 mesi

A cura del Centro Nascita Montessori

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Indice

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Un nome per il nostro bambino . . . . . . . . . .11 Che cosa prepariamo per lui in attesa che nasca? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13 Il luogo del cambio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .16 Il nascituro tra natura e scienza . . . . . . . . . .19 Mobili speciali per il nostro bambino? . . . . .22 Ogni neonato è unico . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24 Quando si torna a casa . . . . . . . . . . . . . . . . . .27 Un bambino cambia la vita . . . . . . . . . . . . . .30 Ogni neonato è sensibile e manifesta le sue esigenze . . . . . . . . . . . . . . .33 “Da quando posso colloquiare con il mio bambino?” . . . . . . . . . . . . . . . . . .35 Il latte materno: primo alimento, primo legame . . . . . . . . . . .37 L’orario al servizio del bambino . . . . . . . . . .41 Mamma e papà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .45 Il bagnetto quotidiano . . . . . . . . . . . . . . . . . .48 L’appello del pianto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .51 Ahi ahi, i mali di pancia! . . . . . . . . . . . . . . . .53 E se si ammala? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .55 Adoperare il succhiotto? . . . . . . . . . . . . . . . .57 Andiamo a spasso! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .59 Non è un vaso vuoto . . . . . . . . . . . . . . . . . . .61


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Al Nido a tre mesi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .63 È nato prima del tempo . . . . . . . . . . . . . . . . .65 Qualche libro per approfondire . . . . . . . . . .69


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Alle madri e ai padri che desiderano mettersi in ascolto del loro bambino, nel ricordo di Adele Costa Gnocchi, fondatrice del Centro Nascita Montessori di Roma


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Introduzione

Un ennesimo libro di consigli sulla cura del bambino? Questo piccolo libro vorrebbe offrire un aiuto specifico per i primi tre mesi, cruciali sotto tutti gli aspetti. Benessere del neonato e tranquillità della madre, abitudini regolate e crescita progressiva non si realizzano se manca fin dagli inizi, nelle piccole cose d’ogni giorno, il riconoscimento della bambina o del bambino come persona che fin dalla nascita sente e comunica con noi. Spesso ci accade, ascoltando neo-genitori con cui nel nostro Centro veniamo in contatto quando il figlio ha già qualche mese, sentir dire con toni di rammarico o di rimpianto: “Ah, l’avessimo saputo prima! Non avremmo fatto tanti errori se avessimo scoperto già durante la gravidanza il segreto dell’andar dietro al bambino”. Osservare prima di intervenire, mettersi in ascolto anziché anticipare, imporre... Il problema in effetti non è l’eventuale sbaglio, quanto lo stato di incertezza, di ansietà che coglie quando ci si trova per la prima volta alle prese con un neonato: mamma e papà disorientati davanti alle reazioni del loro figliolino, nato da poco, felici eppure sgomenti per il fatto di non riuscire a interpretarne pienamente le esigenze. Eppure come potrebbe essere diversamente? Per moltissime coppie il loro bambino è il primo neonato che vedono, che prendono in braccio. Lo hanno desiderato, sognato, ma ora per loro è come ET, un alieno: occorrono tempo e molta pazienza per intendersi l’un

l’altro. Come se non bastasse, in questa impresa sono soli. È vero che tanti intorno – parenti, amici, l’ostetrica, il pediatra – sono pronti a dare consigli, a dire “come si fa”, ma non sempre i pareri sono adatti a quel loro neonato che è unico, diverso da ogni altro. Solo guardandolo, standogli vicino, si capirà che, appena nato, chiede solo di essere lasciato in pace. Adele Costa Gnocchi, fondatrice del Centro Nascita, amava paragonare il neonato a uno speleologo che emerge con molta fatica dalle viscere della terra. È stanchissimo: non cerca gloria, non vuole interviste, chiede solo: “Lasciatemi riposare”. Poi, a poco a poco, si imparerà a “leggere” che cosa cerca, che cosa lo consola, come risponde alle nostre attenzioni. Perché i genitori sono così poco aiutati in questa impresa, malgrado tanti consultori e luoghi di maternità? Da un lato non è per nulla diffusa quella “cultura del bambino piccolo” che è indispensabile a una buona relazione con lui, dall’altro sono ben pochi gli esperti sanitari che vedano il neonato nella prospettiva di individuo “sapiente” (competente, dicono oggi gli studiosi) riguardo ai propri desideri e bisogni. Come ogni altro mammifero, l’essere umano fin dalla nascita è in grado di seguire il ritmo del suo “orologio” interno e manifesta le stesse esigenze di semioscurità, calore, contatto, intimità che contraddistinguono le specie che allattano i loro piccoli. Non si può sfuggire alle leggi della natura senza danneggiare gli individui ed è sul rispetto di questi bisogni “innati” che si innesta per noi umani la ricchezza della vita psichica. La nascita del pensiero come la capacità d’amare e la creatività, il senso di libertà e l’attenzione agli altri hanno tutti la stessa radice nel primo legame e nelle risposte iniziali a ciò che il neonato con il suo linguaggio muto chiede. È lui l’insensibile, lo sconosciuto difficile da capire perché non parla o siamo noi – abituati a trattare e a valutare gli altri con le parole – gli ottusi, i distratti? È il quesito che fin dagli anni ‘20 Maria Montessori si poneva davanti al mistero/meraviglia SENZA PAROLE

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del bambino appena venuto al mondo. Se non prendiamo coscienza del fatto che è molto sensibile pur nella sua condizione di neonato – e perfino di feto, come si sa oggi – rischiamo di crearci aspettative del tutto estranee al suo modo di essere. Pensiamo che con lui basti agire scientificamente, razionalmente mentre il bambino – che è tutto sensi – ci risponde con piccoli gesti, movimenti, sguardi, pianti, accenni di sorriso. Ci lasciamo convincere che, siccome è piccolo, non capisce e può subire qualunque regola, qualunque crudeltà (come lasciarlo piangere per intere mezz’ore) o imposizione di orari, spostamenti, contatti con tante mani come se nulla fosse. Forse dobbiamo ancora scoprire che cosa significhi in concreto e senza retorica amare un bambino appena nato! In questo breve testo abbiamo cercato di riunire indicazioni semplici per leggere al meglio la sensibilità infantile dei primi mesi, evidenziando come ogni aspetto della cura sia al tempo stesso un modo di entrare in relazione con lei o con lui, di darle o dargli, in forme delicate e diverse, la nostra attenzione senza per questo... annientare la nostra vita di adulti. Modo e forme non possono però essere buona regola per tutti gli usi: ogni bambino è unico, differente da ogni altro e quindi ogni volta dovremo adattarci a lui, fare ogni sforzo per capirlo. Dobbiamo mettere la nostra sensibilità e intelligenza al servizio della sua originalità per non appiattirla, per condizionarla il meno possibile, accettando le difficoltà iniziali come la più bella sfida che la vita ci mette fra le mani. I risultati nel tempo ci ripagheranno alla grande di questo atto d’amore, così denso di incognite, ma anche di meravigliose sorprese. Le proposte, le idee qui raccolte sono espressione delle esperienze realizzate dagli anni ‘50 a oggi dal Centro Nascita Montessori di Roma1, 1. Per la storia del Centro rimandiamo a L’Associazione Centro Nascita Montessori di Roma / Un’idea, una storia dal 1947 a oggi edito da “Il Quaderno Montessori”, Castellanza (Varese) 1995 e a Radici nel futuro/La vita di Adele Costa Gnocchi, a cura di Grazia Honegger Fresco, la meridiana, Molfetta (Bari) 2001.

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ripetutamente verificate negli anni, confrontate con numerose ricerche condotte in diversi paesi e culture. Ne presentiamo una sintesi destinata soprattutto ai genitori (ma utile anche a operatori del settore materno-infantile). La redazione è stata curata da Grazia Honegger Fresco con l’aiuto diretto e prezioso di Anna Gambacurta Di Palermo, grande esperta sia della cura fisica e psichica ai neonati, sia del sostegno ai genitori prima e dopo la nascita del figlio. A lei si affianca il pediatra Franco De Luca, cui si devono molti suggerimenti pratici qui indicati. Membro del nostro consiglio direttivo, che unisce alla competenza medica una grande attenzione alla cura globale del bambino, imperniata su una buona relazione con lui. Entrambi da vari anni guidano presso il Centro i corsi di preparazione al parto-nascita e ai primi mesi di vita. A questo impegno di fusione e di esposizione dei risultati raggiunti hanno contribuito altre colonne del CNM: Anna Maria Batti, Rita Carusi e Maria Giovanna Javicoli che con garbo e grande ascolto hanno generosamente offerto la loro competenza. Infine Maria Pia Fini, che ha maggiormente esplorato la vita del bambino piccolo nelle istituzioni, ha dato il suo parere relativamente al tema dell’ingresso precoce al Nido. Per l’ultimo capitolo, dedicato ai bambini prematuri, abbiamo avuto l’aiuto e la grande competenza di Paola Trainotti, caposala del reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale “S. Chiara” di Trento, che non fa parte del Centro Nascita Montessori, ma che da molti anni, all’interno di una straordinaria équipe medico-infermieristica, ha sviluppato un’attenzione alle madri e ai bambini prematuri del tutto in sintonia con il nostro lavoro. Ne facciamo accenno qui perché non pochi di questi piccoli trascorrono i loro primi tre mesi nelle minuscole “casine di vetro” con un avvicinamento graduale alla vita in famiglia.


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1. Un nome per il nostro bambino

Dormi dormi dormi Nicola meu Dormi cuntentu Ca chista è l’ora e chistu lu momentu E veni sonnu e veni pigliatillu A sto figlio meu piccirillu! Ah!

(Calabria) Scegliere il nome occupa certamente molta parte dei pensieri e dei discorsi in famiglia durante la gravidanza, tra il desiderio di un nome significativo e il legame con la tradizione, il ricordo di persone amate che non ci sono più e la pressione di mode più o meno passeggere. Ci sono annate di Samantha e di Jennifer, ma non manca chi predilige nomi latini o greci, chi cerca l’originalità a tutti i costi e chi consegna al nome del figlio la propria “passione”: politica, sportiva, religiosa... Una famiglia dal cognome comunissimo ha fatto la scelta del doppio nome – Alba Maria e

Marco Livio, come era in uso presso i Romani – per evitare omonimie frequenti quanto sgradevoli. Dobbiamo sceglierlo ora questo nome, anche se non ne faremo subito uso. Anzi, i nomi in ballottaggio saranno almeno due: se è un maschio, si chiamerà… se è femmina… A volte la scelta risulta complessa e non così decisa, tanto che alla fine ci si assesta su un soprannome, su un’abbreviazione o in seguito su un diminutivo creato dal bambino stesso, che resta poi il vero appellativo con cui la persona si identifica. Pupi o Bobo, Dodi o Tilli sono invenzioni del primo anno, spesso asessuate, che resistono tutta la vita, al punto da far risultare in certo modo estraneo il nome anagrafico. Come si chiamerà? “Chiamarsi”: curioso questo verbo riflessivo. Nessuno chiama se stesso e infatti significa “avere un nome”, accettandolo – si spera – sentendolo proprio, vivendolo come riconoscimento di sé in quanto essere umano, maschile o femminile, nato da una donna e da un uomo, destinato a percorrere una parabola esistenziale, fatta di continue scelte, che si concluderà, dopo aver lasciato segni più o meno potenti di sé, con la fine dell’esistenza, chissà, forse a cento anni. Scegliere vuol dire anche rinunziare a qualcosa: per il loro bambino i genitori devono dire sì a un nome che corrisponda ai loro pensieri segreti, ai loro sogni ed escluderne molti altri, mediando, ascoltandosi. Una scelta che alla nascita deve essere decisa poiché il nome va consegnato al più presto ai documenti ufficiali come alla partecipazione ad amici e parenti, rito quasi indispensabile, che si compie a viva voce, per telefono, oggi per e-mail, ma anche con tanto di cartoncino in spedizione postale, perfino corredato di fotografia o di qualche frase spiritosa. In tutto questo pensiamo al bambino, alla bambina cui quel nome è destinato. Facciamo uno sforzo per immaginare se da adulto potrà piacergli o piacerle; chiariamoci il vero motivo SENZA PAROLE

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della nostra scelta. Forse cerchiamo un nome inconsueto, speciale, perché in un’epoca in cui tutto viene appiattito, ci sembra indispensabile salvare in qualche modo la sua unicità tra sei miliardi di esseri umani? D’accordo, ma non eccediamo in stravaganze, non mettiamo sulle sue spalle un nome ambiguo, difficile o pesante da sostenere. Un nome è l’origine di una nuova vita, il senso dell’appartenenza alla specie umana, alla discendenza nell’albero genealogico di famiglia, ma è anzitutto il legame con la madre e con il padre fin dai primi istanti di vita. Il bambino che, come ha scritto Françoise Dolto (pediatra e psicoanalista francese), è “un essere di desiderio e di parola, forte per il suo slancio interno di vita”, ora è ignaro di questa scelta, ma in futuro deve potersi sentire a proprio agio con il nome che gli è stato dato. È un peccato che possa viverlo come imbarazzante o tale da prestarsi a deformazioni grossolane, a derisioni, anche se questo può accadere con i nomi più innocenti! Un’amica di nome Camilla ricordava le sofferenze durante l’infanzia per essere costantemente chiamata “camomilla”; di un altro – famiglia di musicisti! – chiamato Wolfgang, italianizzato in Wolfango, lascio immaginare… Tra gli originali a tutti i costi è da ricordare un tale che ha dato ai suoi quattro figli solo nomi botanici: Cembro, Mirta, Nerio e, per finire, Linnea! Pensiamo al nome come a un dono, un dono per tutta la vita. Verrà di certo il momento in cui nostro figlio, nostra figlia ci chiederanno: “Perché mi hai chiamato così?”. La nostra risposta segnerà in qualche modo la loro esistenza.

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2. Che cosa prepariamo per lui in attesa che nasca?

postnatale, ora prova la sensazione bruciante del primo respiro, di colpo esposto all’asciutto, al freddo – uno sbalzo non da poco dai 38° gradi di temperatura interna ai 20° più o meno ai quali viviamo noi di solito – in mezzo a rumori molto forti per i suoi orecchi, a luci cui i suoi occhi devono abituarsi e, come se non bastasse, è toccato, spostato, lavato, vestito. Si trova dunque sommerso da stimoli fortissimi, tanto che Lorenzo Braibanti, un grande medico (1921-1989), che ha “sentito” il neonato come pochi, li chiamava tutti abbagliamenti. Il freddo, la luce, il rumore, il contatto, gli spostamenti, gli odori. La luce che ci abbaglia, un boato improvviso non ci spaventano forse? E lui così sensibile? Maria Montessori, che più volte ha scritto sulla delicatezza cui ogni bambino ha diritto dalla nascita a protezione della sua salute mentale, descrive con parole poetiche il dramma del neonato costretto ad affrontare di colpo un ambiente tanto diverso rispetto a quello prenatale e quindi bisognoso, subito dopo, di cure delicate che gli consentano di abituarsi a piccoli passi a nuove esperienze, senza traumi ulteriori.

Fa’ il tuo sonnino, fa ninna, fa nanna La cuna è d’oro, la coperta de lana…

(Umbria) Quando dobbiamo scegliere o acquistare qualcosa per il bambino che sta per arrivare, dovrebbe guidarci di regola un criterio: riflettere sul prima e sul dopo rispetto alla nascita. Il prima: un mondo d’acqua e di tepore, di strette, morbide pareti, di quasi silenzio – un mondo notturno quanto a luce e tutto diverso dal nostro – nel quale il piccolo corpo è nudo, immerso in un liquido molto caldo, protetto da scossoni, urti, spostamenti. Il dopo: uscito attraverso un’incredibile strettoia che gli ha compresso il corpo e la testa – fatica che è però positiva ai fini della vitalità

Mi dissero di un uomo, vissuto nell’oscurità più profonda; i suoi occhi non avevano visto mai nessun più lieve chiarore, come in fondo a un abisso. Mi dissero di un uomo vissuto nel silenzio: non un rumore, nemmeno impercettibile, era mai giunto al suo orecchio. Sentii parlare di un uomo che era vissuto sempre immerso nell’acqua; un’acqua di strano tepore: e che d’un tratto spuntò fuori tra i ghiacci e spiegò dei polmoni che mai avevano respirato (…), ma visse. L’aria distese d’un tratto i suoi polmoni ripiegati fin dall’origine. E allora l’uomo gridò. E si udì sulla Terra Una voce tremante che non si era mai udita, uscente da una gola

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che non aveva vibrato giammai…2 Quando nel 1938 queste righe vennero scritte, non c’erano i mezzi che di recente hanno permesso di scoprire come già nell’utero il bambino venga raggiunto da suoni e da rumori, sia pure ovattati, da sapori, da una lievissima luminescenza. Eppure il quadro non cambia di molto: l’effetto dirompente del nascere, il salto termico, la nudità della pelle, l’abbandono dell’ambiente liquido per uno aereo e asciutto, la fatica dell’adattamento alle tante novità da affrontare di colpo, sono immutabili a ogni nascita. Come accoglierlo? Pensate, è stato sempre dolcemente dondolato fino a poche ore prima e ora deve stare fermo, su qualcosa di duro… E se capitasse a noi di trovarci di colpo in cima all’Everest, tra gente sconosciuta che ci tocca e non vuole lasciarci in pace, stanchi e spaventati come siamo? È vero che il bambino a suo modo è forte, “attrezzato” per sostenere un tale cambiamento, tuttavia le esperienze del nostro Centro dimostrano che quanto più si è attenti alle sue reazioni per facilitargli al massimo l’adattamento alla nuova vita, senza traumi ulteriori, tanto meglio si avvierà con ritmi regolari, nella tranquillità, con una relazione pacifica con i genitori. Di qui la scelta di consentirgli un ambientamento il più graduale possibile, realizzato attraverso attenzioni minute, ma molto concrete. Per esempio pensiamo al corredino: • per la sua pelle nuda e sensibilissima cercate un pezzo di batista di cotone usatissimo o una vecchia camicetta di seta che state per gettare via. Ritagliate da lì 2 o 3 camicine prima misura. Non occorrono lacci né bottoni perché basterà sovrapporla sulla schiena. Per la cucitura sulle spalle è sufficiente una filzetta! Potete scegliere anche del 2. L’intero testo si può leggere ne Il segreto dell’infanzia, Garzanti Milano, 1994 all’inizio del IV capitolo.

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lino molto vecchio, assai indicato d’estate, se si vive in un luogo molto caldo. Se l’idea di fare voi le camicine vi sgomenta, compratele di puro cotone leggero, senza maniche, aperte dietro e lavatele molte volte, lasciandole insaponate a lungo, per renderle più morbide possibile. Usate sapone neutro o di Marsiglia. Compratene (o preparatene) solo 2 di prima misura, 2 di seconda, non di più, perché per le seguenti sarà meglio adattarsi alle misure reali del bambino. Se il bambino si annuncia di un bel peso, a volte la prima misura è già piccola. Dopo il 3° mese, d’estate si passa a una minuscola canottiera sempre in cotone, come primo indumento a pelle. • Sopra la camicina si mette una maglietta: aperta dietro, a maniche corte, anche qui 2 di prima e 2 di seconda misura. Il fatto che siano aperte dietro, permetterà di vestire il bambino spostandolo il meno possibile, mentre dopo il 2°-3° mese, quando si muove molto di più, sono consigliabili le magliette cosiddette all’americana, che hanno l’apertura per la testa dilatabile tanto da non infastidire il piccino quando lo si veste, con il vantaggio di lasciargli la schiena protetta. I bambini non vanno coperti troppo, ma è importante evitare loro sbalzi di temperatura: il tepore delle mani e dei piedi permette di verificare il livello di calore corporeo. Nei primi giorni anche la maglietta si metterà a rovescio perché le cuciture non irritino la pelle. • Il terzo indumento, specie nella stagione fredda, sarà un golfino di lana (non pelosa), a maniche lunghe, ma piuttosto larghe in modo che sia facile, una alla volta, ridurle a un… anello, infilarle nella manina e allungarle verso la spalla (l’idea è sempre di vestire rapidamente il bambino perché non senta freddo, ma senza strapazzarlo con troppi rivolgimenti). D’estate invece il golfino sarà di cotone: il cosiddetto “coprifasce” di maglia o di tessuto. • Oggi i pannolini usa-e-getta sono i più diffusi


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semplicemente perché liberano la madre dal faticoso compito dei lavaggi. Se preferite i pannolini da lavare sappiate che si trovano ancora nei supermercati a pacchi da 6, sia i triangoli garzati con il triangolo di spugna al centro, sia le strisce in maglia di cotone con i lacci (i famosi “ciripà”) che tengono fermo il triangolo. A volte questi indumenti di cotone vengono prescritti dal pediatra in caso di dermatiti o di arrossamenti di origine allergica lavateli 2 o 3 volte prima di usarli. Un paio di scarpine di lana (o di minuscoli calzini di cotone) di prima misura possono essere utili per tenere caldi i piedini. Quadrati di flanella di cotone: d’inverno, se la vostra casa non è troppo calda e comunque nei primi giorni di vita, alcuni quadrati 70x70 cm possono essere confortevoli per mantenere il caldo attorno all’addome e alle gambe del bambino. Come asciugamani da bagno cercatene di spugna molto morbida, meglio se usata; misura consigliata 1x1,30 m. Ne bastano due. Per ogni emergenza – un rigurgito, il visetto da asciugare – tenete sottomano una provvista di vecchi fazzoletti, resi morbidi dall’uso. Per l’emergenza comunque vanno bene anche i fazzoletti di carta, quelli in scatola leggerissimi, che escono uno dopo l’altro.

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3. Il luogo del cambio

Quando ci si prepara alla nascita del bambino ci si preoccupa molto di acquistare gli oggetti giusti. Non lasciamoci subito influenzare dalle offerte che occhieggiano invitanti dalle riviste per neo-mamme o nei negozi specializzati: partiamo piuttosto da ciò che sentiamo adatto a noi. Il momento del cambio è uno dei più delicati perché è qui che in tutti i sensi si parla al bambino, lo si tocca, lo si veste, lo si prepara al pasto. È al contatto con la sua pelle che si costruisce una relazione con lui, proprio quando insieme alle parole le nostre mani lo raggiungono (se le abbiamo abitualmente fredde, laviamole con l’acqua calda prima di cambiarlo, per assicurare ogni volta al piccino una sensazione gradevole!). Florina di quasi due mesi spesso si risveglia molto affamata e subito cerca avida il seno della 16

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madre. Eppure quando viene messa sulla tavola predisposta in bagno per cambiarla, mentre la madre le parla e la tocca, si tranquillizza per i minuti necessari al cambio, come se avesse imparato che vale la pena pazientare. Tonito (40 giorni), appena cambiato, durante ogni poppata si scarica regolarmente. È vero che alla fine del pasto è mezzo addormentato e la madre non vorrebbe disturbarlo, ma poiché è sempre questa la sua reazione, rinuncia a cambiarlo prima per farlo poi, velocemente e delicatamente, senza alterare il suo sonno. Verso i due mesi e mezzo si è regolarizzato: si scarica quattro volte al giorno nell’intervallo tra le poppate.

Parlare al bambino mentre lo si cambia è del tutto naturale per ogni mamma: è un modo importante per riconoscerlo come persona, per mettere in moto le sue prime risposte attive: torsioni, sgambettii, sorrisi. Qualcuno sostiene che parlargli ha poco senso perché “Tanto non capisce”, ma non è così. Il bambino ha bisogno di essere immerso fin dagli inizi in un bagno di suoni verbali, dal quale assorbirà ciò che gli occorre per costruire il proprio linguaggio e ne ha bisogno proprio perché un tale scambio è per lui vitale. Ogni madre istintivamente lo sa e gode anche lei di quel momento prezioso di dialogo che dovrebbe svolgersi al meglio. La situazione sarà favorita dal fatto che avviene in un luogo tranquillo, predisposto con cura e sempre quello… Fatte la nanna se te la vuò fa’ Ru letto te l’ho fatto di viole Ru matarazze di fiori d’aprile Le lenzorette arricamate d’òre

(Molise) …con tutto l’occorrente a portata di mano. Non avrete il lenzuolino ricamato d’oro né il materassino con i fiori primaverili, come dice questa ninna nanna molisana, ma potrete preparare su uno sgabello o su una mensola vicina i pannolini e almeno un cambio sempre pronto per non dover lasciare il bambino da solo alla ricerca di qualcosa che manca. Se nel bagno avete spazio, potete sistemarvi un mobile a due ripiani: quello superiore per cambiare il pic-


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colo, quello inferiore per riunire gli oggetti necessari. Per i pannolini usati potete trovare recipienti a chiusura ermetica in cui mettere un sacco da spazzatura, da sostituire una volta pieno. Messo in prossimità del tavolo del cambio, risparmia cattivi odori e tanta fatica. Gli oggetti necessari per l’igiene del bambino: • olio da neonati; • cotone idrofilo; • crema contro gli arrossamenti (assolutamente priva di cortisone, meglio se a base di sostanze naturali); • disinfettante tipo “citrosil” ; • spazzolina morbida per i capelli; • pacchetto di garza sterile; • porta-sapone con sapone neutro; • forbicine da unghie adatte; • termometro per misurare (velocemente) la temperatura corporea; • termometro da bagno; • borsa di gomma per l’acqua calda. In vendita ci sono anche mobili a cassetti: se avete necessità di raccogliere gli indumenti del bambino, scegliete un modello che domani possa essere agevolmente utilizzato in casa anche per altri usi. Evitate le cassettiere con vaschetta incorporata, faticosa da riempire e da vuotare, utile solo nei primi mesi. O forse in casa dai nonni trovate un tavolo o un mobile anche importante, ma giusto, proporzionato: coperto a dovere, dedicatelo al piccolo per il suo primo anno o poco meno. Basterà un foglio di plastica per proteggere il legno, poi un telo di spugna o di felpa e da ultimo un altro di cotone, da cambiare più spesso.

stesso “insieme” di sensazioni. Certi genitori invece improvvisano di continuo: ora sul loro letto, ora sul divano, un po’ dove capita. Non funziona: letto e divano, che vanno protetti dall’acqua o dalla pipì, sono in genere troppo bassi – e le mamme devono pensare alla loro schiena! D’altra parte, se la posizione è scomoda, si tende ad accelerare, cosa che non corrisponde affatto alle esigenze del piccolo e poi, ogni volta, per ragioni igieniche occorre predisporre un telo di bucato su cui cambiarlo. Insomma, è una soluzione poco pratica per svariate ragioni. Se invece lo si cambia sistematicamente su un piano con ogni cosa vicina, preparata in anticipo e sempre pronta, in un angolo che ben presto il bambino riconosce, si creano abitudini tranquille, rassicuranti, senza concessione alle incertezze e alla fretta, riducendo al massimo il rischio di imprevisti. Se volete evitare di stancarvi e desiderate cambiare il bambino con la pace dovuta, è sufficiente una tavola su due cavalletti, economicissima e facile da adattare alla vostra altezza (appena al di sotto della vita), sufficientemente ampia per disporvi sopra tutto l’occorrente: voi e il vostro piccino avrete il vantaggio di un’occasione ricorrente e non mutevole d’intimità. Gli oggetti per la cura del neonato necessari a ogni cambio possono essere riuniti in una cestina a manico che offre numerosi vantaggi: controllandone in anticipo e con regolarità il contenuto, si troverà sempre ogni cosa in ordine, tutto a favore della tranquillità indispensabile al rapporto con il bambino. Gli olii per neonati a volte sono molto costosi e inutilmente profumati. Ecco una “ricetta” per averne uno naturale, sempre pronto e di sicura efficacia.

Se il vostro bagno è troppo piccolo, cambiate il bambino in altra stanza, ma sempre in un luogo organizzato, stabile. Pensate al piacere rassicurante che egli proverà nel ritrovare – quelle cinque, sei volte al giorno o anche più – lo stesso angolo visivo, la stessa posizione, lo SENZA PAROLE

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Un economico olio per neonati In una bottiglina da 1/4 con tappo a vite, mettere due parti d’acqua e una parte d’olio extra vergine d’oliva. Quando occorre, si scuote la bottiglia. L’emulsione si sparge con cotone idrofilo sia nelle pieghe del collo e dietro le orecchie, sia per pulire ano, natiche e zona genitale. Deterge e fa da schermo per l’orina, per cui la pelle rimane morbida e protetta. Ricordate, più o meno alto sia il luogo in cui cambiate il bambino, di non lasciarlo mai solo incustodito, fin dal primo mese. Anche se è così piccolo e ancora poco vivaci i suoi movimenti, ci può essere il rischio che qualcosa di imprevisto accada e che cadendo possa farsi male in modo irreparabile.

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Grazia Honegger Fresco

Questo testo fornisce indicazioni semplici per leggere la sensibilità infantile dei primi mesi. Ogni aspetto delle cure che gli adulti, le mamme e i papà soprattutto, dedicano ai bambini nei primi tre mesi, rappresentano un modo fondamentale e unico per entrare in relazione con lei o con lui, di darle o dargli in forme delicate e diverse la nostra attenzione senza per questo… annientare la nostra vita di adulti. Forse dobbiamo ancora scoprire che cosa significhi in concreto e senza retorica amare un bambino appena nato! Questo libro è un ottimo aiuto per chi vuole imparare.

Grazia Honegger Fresco

Accogliere il bambino da 0 a 3 mesi

Grazia Honegger Fresco, già presidente dell’Associazione e del Centro Nascita Montessori di Roma, ha una lunga esperienza di lavoro con bambini piccoli e grandi. È condirettrice del trimestrale “Il quaderno Montessori”. Con la meridiana ha già pubblicato nella collana Partenze Un nido per amico (2007), Facciamoci un dono (2009) e Accogliere un bambino (2013).

In copertina e all’interno illustrazioni di Elvira Mastrorilli

Euro 12,00 (I.i.)

ISBN 978-88-6153-527-5

9 788861 535275

edizioni la meridiana p a r t e n z e


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