POR T F O Michela Bonariol L I O Architetto
NOME E COGNOME DATA DI NASCITA INDIRIZZO CELLULARE EMAIL PORTFOLIO
Michela Bonariol 24 Settembre 1989 Via Talponera, 56 Ponzano Veneto 31050 TV 3470364345 michela.bonariol@libero.it issuu.com/michelabonariol
PROGETTI CONTENUTI
1-3
CURRICULUM VITAE
MIRANDOLA 5.9 PROGETTO DI RECUPERO ANTISISMICO
ATTRAVERSAMENTO LENTO TRA ACQUA E AGRICOLTURA
Michela Bonariol
Tesi di laurea Marzo 2014
Laboratorio 3 Marzo 2013
3-16
17-30
31-48
PAESAGGI DELLA PRODUZIONE E VIE DELL’ACQUA
LE STAGIONI IN UNA STANZA
LAUREA TRIENNALE 110/110
ABITARE LUNGO IL CARDO
Laboratorio 2 Giugno 2012
Laboratorio 1 Marzo 2012
Scienze dell’architettura Settembre 2011
Progettazione 3 Giugno 2011
49-52
53-58
Maggio 2013 – Luglio 2013 Tirocinio presso il Laboratorio di Scienza delle Costruzioni (LabSCo) dell’Università IUAV di Venezia
Ottobre 2011 – Marzo 2014 Laurea Magistrale in Architettura, paesaggio e sostenibilità, con voto 110/110.
Monitoraggio strutturale e valutazioni diagnostiche di edifici di interesse storico-artistico danneggiati dal sisma dell’Emilia 2012, prove in laboratorio su materiali innovativi e sostenibili. Direttore Prof. Salvatore Russo e tutor Arch. Giosuè Boscato
Dipartimento di Culture del Progetto dell’Università IUAV di Venezia. Tesi di laurea: “Mirandola 5.9 Progetto di recupero antisismico di due studenti universitari”. La tesi si è occupata del progetto di recupero del Palazzo Comunale di Mirandola (MO) colpito dal sisma del 20-29 Maggio 2012, in collaborazione con Davide Fiorotto, relatore prof. S. Russo.
Settembre 2013 – Ottobre 2013 PUBBLICAZIONE > M. Bonariol, G. Boscato, A. Dal Cin, D. Fiorotto, S. Russo, The City Hall of Mirandola hardly hit by the earthquake of 2012: damage assessment and approaches for the seismic improvement, ICCEM 2014
Collaborazione studentesca presso il Laboratorio di Legatoria dell’Università IUAVdi Venezia Referente Paola Chiara Barsotti
Laboratori integrati di progettazione, corsi di tecnologia, progettazione strutturale, restauro, valutazione economica del progetto, sviluppo urbano sostenibile, fisica tecnica, diritto amministrativo, pianificazione dei trasporti, storia dell’architettura del paesaggio.
Agosto 2012 – Dicembre 2012
Attività di tutorato presso il front-office dell’Università IUAV di Venezia. Attività amministrativa per le immatricolazioni e assistenza agli studenti.
ESPERIENZE PROFESSIONALI
Referente Federico Ferruzzi Luglio 2010 – Settembre 2010
Tirocinio formativo presso Studio architetto Tiziano Zanatta . Visite in cantiere per rilievi, collaborazione nell’elaborazione di documenti DIA ed elaborati tecnici, calcoli sulle strutture, progettazione di alcune parti di strutture residenziali e collaborazione della redazione dei disegni esecutivi. Arch. Tiziano Zanatta, sede Villorba (TV) Luglio 2006– Agosto 2006
Stage lavorativo presso il Comune di Treviso. Impiegata nella trattazione di dati con il computer nel settore lavori pubblici.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Ottobre 2008 – Settembre 2011
Laurea Triennale in Scienze dell’architettura, con voto 110/110. Facoltà di Architettura dell’Università IUAV di Venezia. Laboratori di progettazione architettonica, urbana e d’interni, meccanica, storia dell’architettura, fisica tecnica, restauro, tecnologie costruttive, estimo, trasporti. Settembre 2003 - Luglio 2008
Maturità scientifica, con voto 95/100. Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Treviso.
Ottobre 2013
TECNICHE INFORMATICHE
“Corso teorico-pratico sulla Diagnostica a supporto della Conoscenza delle Strutture storiche e contemporanee”
• OS Windows • Autodesk Autocad (2D e qualche base di 3D) e Ecotect • Suite Adobe (Photoshop, Illustrator, InDesign) • Google SketchUp • Rhino (basi) • Microsoft Office (Excel, Word, Power Point) • Software per la certificazione energetica (Ecodomus, JVap, JTempest) • Navigazione web e posta elettronica
Corso organizzato dal Laboratorio di Scienza delle Costruzioni - LabSCo dell’Università Iuav di Venezia. Maggio 2013
“Arte e iconologia” Ciclo di lezioni organizzati dal Centro studi ClassicA dell’Università IUAV di Venezia. Maggio 2013
Durante il tirocinio e un corso teorico-pratico svolto presso il LabSCo dell’Università Iuav di Venezia, ho imparato ad utilizzare alcune strumentazioni per la Diagnostica delle strutture, come: • Georadar (GPR) • Indagini endoscopiche
“Immigrazione come questione urbana” Ciclo di seminari sulla Città e differenze e sullo Spazio collettivo tenuti dai docenti A. Cancellieri e G. Marconi presso la cattedra Unesco SSIIM del Dipartimento di progettazione e pianificazione in ambienti complessi dell’Università Iuav di Venezia.
ESPERIENZE FORMATIVE
Marzo 2012
“Architetture e paesaggi” Viaggio di studio in Svizzera organizzato dalla prof.ssa M. Vanore
COMPETENZE PERSONALI
LINGUISTICHE Italiano - lingua madre Inglese - Buono Francese - Alcune basi
ORGANIZZATIVE E RELAZIONALI Ritengo di possedere una buona propensione al lavoro di gruppo e alle relazioni interpersonali, date le capacità collaborative e comunicative che ho maturato nell’ambiente universitario mediante numerosi work group e all’esposizione dei lavori prodotti. Le svariate esperienze sportive e di volontariato mi hanno insegnato a convivere con persone diverse da me come età ed opinioni, sviluppando in me una maggiore semplicità a relazionarmi con esse.
MOD E N A Mirandola
MIRANDOLA 5.9 PROGETTO DI RECUPERO ANTISISMICO TESI DI LAUREA 5.9 MAGNITUDO MASSIMA
10
Prof.
PROFONDITA’
S. Russo
C. Faraone G. Boscato
KM
Placca euroasiatica
Placca africana
53
COMUNI COLPITI
MANTOVA
14 6 ROVIGO 7
7 REGGIO EMILIA
14
FERRARA
5 BOLOGNA
MODENA
6.1 5.9 11 308 8 10 MLD
UMBRIA-1997
MLD
L’ AQUILA-2008
Il terremoto negli ultimi anni ha colpito più volte il territorio italiano. Purtroppo ci troviamo davanti ad un fenomeno naturale praticamente imprevedibile e che ci sta continuando a cogliere impreparati, non solo perché l’Italia ha un grande patrimonio architettonico ovviamente non antisismico, ma soprattutto perché non si è in grado di attuare delle corrette scelte e soluzioni post-sisma. La tesi di laurea ha quindi voluto essere uno studio approfondito di questa tematica occupandosi sia delle questioni paesaggistiche-urbane che che di quelle strutturali in relazione alla città di Mirandola in Emilia-Romagna, colpita dal sisma del 20-29 Maggio 2012 utilizzando lo strumento delle Linee Guida. Il lavoro è iniziato ponendosi alcune domande scomode: può riuscire l’architettura a non far morire d’attesa la città? Siamo in grado di evitare ogni volta la ricaduta sociale e l’abbandono dei centri storici conseguenti ai danni al patrimonio architettonico? L’architettura e l’urbanistica potranno mai ri-costruire i paesaggi culturali di cui la popolazione viene privata? Il sisma ha raggiunto la magnitudo di 5,9 della scala Richter ed ha avuto un epicentro alla profondità di 10 Km a Nord della città di Mirandola.
3 4
P U Ò R I U S C I R E L’ A R C H I T E T T U R A A N O N F A R M O R I R E D ’ AT T E S A L A C I T TÀ ?
I L
D A N N O
XVIG.B.PELOIA sec
A L IL PERCORSO DELLA
PATRIMONIO ARCHITETTONICO
AVRÀ SEMPRE UNA
CONOSCENZA:
IN CHE MODO
ESSENZIALE?
PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO?
RISULTANO UNO STRUMENTO ESAUSTIVO
LE LINEE GUIDA
RICADUTA SOCIALE? S U P E R F L U O O
LO SPAZIO PUBBLICO PUÒ ESSERE
ELIMINAZIONE DELLA
ZONA ROSSA:
P.MORTIER XVIIIsec
M O T O R E PERMETTERE IL SEMPLICE DI RINASCITA ATTRAVERSAMENTO DEI CENTRI D E L L A C I T T À S T O R I C I O RICREARE OCCASIONI DI DOPO IL
SISMA? S O S T A ? UNA NUOVA SCOSSA SISMICA CI POTRÀ MAI TROVARE PREPARATI? C O M E
L’ARCHITETTURA L’INNOVAZIONE E L’URBANISTICA PUÒ ENTRARE NELLA
S T O R I A PR OI -TCROA SN TNRO U MI RAEI IN UN PROGETTO DI RECUPERO ANTISISMICO? I PAESAGGI CULTURALI?
XIXGAGIS sec
L’inquadramento territoriale e le provocazioni di questa prima parte, non vogliono solo mirare a localizzare l’edificio di cui si svilupperà il progetto di recupero antisismico e ad analizzare i suoi rapporti spaziali e funzionali con l’intorno, ma diventano invece parte fondamentale di questo progetto, proprio per evitare che ancora una volta si faccia morire un territorio nell’attesa della ricostruzione. E’ stata quindi analizzata l’evoluzione dal XVI secolo del nucleo antico, al centro del quale si situa il Municipio della città, oggetto di focalizzazione successiva. Quello che emerge è come si sia mantenuta 5 la permanenza di un’asse Nord-Sud in cui 6 si sono sviluppati i principali edifici pubblici. Dall’analisi del danno ad oggi, si può notare come tutti questi edifici che hanno caratterizzato e dato vita allo spazio pubblico, risultino ora inagibili nella quasi totalità, e con lo spegnersi dell’attività in essi, anche gli spazi collettivi aperti che grazie a questi vivevano si sono svuotati. Una possibile strategia potrebbe essere di tener viva la struttura urbana che risale fin dal XVI secolo con soluzioni architettoniche temporanee ospitanti le funzioni ora decentrate. Utilizzare quindi gli spazi pubblici aperti (in modo particolare la piazza antistante il municipio) per posizionare tali elementi che riporterebbero in essi la possibilità di generare forme di aggregazione. Si creerà così una temporalità intermedia nell’attesa della ricostruzione degli edifici storici. A SINISTRA Analisi dello spazio pubblico nei secoli AL CENTRO Concept e fotomontaggi per la strategia
1468 Costruzione Loggia Nord Acquerello G.B. Menabue
1783 Costruzione Loggia Sud
1868 Ricostruzione Loggia Nord Ing. Poppi_stampa fine 800
La ricostruzione a sua volta necessita di un’approfondita conoscenza storica dei manufatti e delle loro modificazioni nel tempo, al fine di individuare le possibile discontinuità che han portato a determinate reazioni al sisma. Il primo edificio è stato ampliato nella parte nord nel 1468 con una loggia in stile rinascimentale con affaccio su Piazza Mazzini e nel 1748 è stata aggiunta una loggia nel lato sud. Alla fine del XIX secolo l’edificio fu restaurato e la loggia fu completamente distrutta e ricostruita. Negli anni successivi ci sono stati imporanti modifiche anche a livello strutturale con inserimento di solai e coperture in acciaio e laterocemento. Dall’excursus storico emerge come anche solo alla luce della serie di modifiche subite dall’edifici e dal fatto di essere composto da parti aggiunte nei diversi secoli all’arrivo di un’onda sismica, queste parti non avrebbero che potuto reagire in modi contrastanti.
7 8
Continuando a seguire il percorso suggerito dalle Linee Guida è stata eseguita una descrizione stereometrica dell’edificio con l’individuazione delle caratteristiche planoaltimetriche dell’area in cui si situa e che vedremo influenzarne la risposta sismica, e con l’analisi dei rapporti con gli edifici dell’intorno. L’edificio è prevalentemente costituito da mattoni a faccia vista, la cui apparecchiatura appare molto disordinata probabilmente a causa dei vari rimaneggiamenti. A SINISTRA Alcune foto e disegni relativi all’analisi storica AL CENTRO Planimetria con al centro il Municipio SOPRA
2 G0
3 G0
1
G0
5
G0
4 G0
Visti gli interventi strutturali negli ultimi anni 9 del ‘900, è stato svolto un rilievo costruttivo 10 strutturale di alcune parti del municipio, il loggiato Nord e lo scalone centrale. Questo necessitò di una conoscenza dei dettagli costruttivi e delle caratteristiche di collegamento tra i diversi elementi. Dall’assonometria della loggia si possono notare i nodi dei solai, l’ordine in legno sovrapposto da quello in acciaio e l’uso del solaio in acciaiolaterizio. Il riconoscimento di ciò ha richiesto l’acquisizione di informazioni nascoste che è stato possibile eseguire grazie a tecniche d’indagine non distruttiva di tipo indiretto. Le indagini sono state effettuate grazie allo strumento georadar fornito dal LabSCo. Il Georadar utilizza onde elettromagnetiche inviate nel sottosuolo per mezzo di un’antena che viene fatta scorrere sulla superficie del mezzo da investigare. Si tratta di segnali radar a bassa energia e impulsi inviati con elevato tasso di trasmissione. In presenza di discontinuità (fratture, cavità, componenti di natura chimica o fisica diversa, ecc.), l’onda trasmessa nel sottosuolo viene in parte riflessa, generando impulsi secondari che permettono di risalire alle situazioni strutturali che li hanno generati.
Partendo quindi da un’idea abbastanza chiara dell’edificio, il seguente rilievo del quadro fessurativo, ha consentito l’individuazione delle cause e delle possibili evoluzioni delle problematiche strutturali dell’organismo. Dallo studio delle fessure, concentrate soprattutto sulle murature perimetrali dello 11 scalone e in quelle della loggia, sono emersi 12 due principali meccanismi che si sono attivati con il sisma e che le hanno causate. Il primo è il ribaltamento e la rotazione della loggia Nord e i secondo è la deformazione angolare nel piano del corpo scale. I meccanismi sono stati studiati per capire esattamente i vari fattori che hanno portato alla loro attivazione. A SINISTRA Quadro fessurativo in una sezione A DESTRA IN ALTO Meccanismo di ribaltamento e rotazione loggia A DESTRA IN BASSO Meccanismo di deformazione angolare nel piano dello scalone
Avendo chiara la vulnerabilità sismica dell’edificio, le Linee Guida suggeriscono alcuni interventi, che puntano ad evitare di alterare in modo significativo l’originale distribuzione delle rigidezze negli elementi. Alcuni di questi in realtà, sono stati attuati nei vari restauri subiti dall’edificio e hanno solo peggiorato la risposta sismica dello stesso. Alcuni naturalmente si rendono necessari 13 per quello che riguarda la riparazione di 14 elementi strutturali, ma il ragionamento che è sorto spontaneo e un po’ provocatorio, è stato: perché continuare a rendere più rigida e pesante la costruzione quando questo ha già portato ad una devastante risposta sismica? Perché non puntare invece su leggerezza ed elasticità anche negli edifici storici come si è soliti fare nelle nuove costruzioni? Già Frank Lloyd Wright in “An American Architecture” nel 1955 riferendosi all’Imperial Hotel di Tokio, costruito da lui nel 1920 e resistito a numerosi terremoti, scriveva: “La rigidezza non era la risposta giusta, ma lo erano la flessibilità e la resilienza. Perché lottare contro il terremoto? Perché non simpatizzare con esso e superarlo in astuzia?”. Per quello che riguarda la leggerezza, la proposta è quella di sostituire le travi in acciaio della copertura e dei solai con travi in pultruso mentre per l’elasticità può essere considerato un riportare a come di fatto l’edificio è nato lo stato attuale. Perché non fare in modo che le masse di cui è composto abbiano la possibilità di muoversi separatamente invece che forzarne l’unione rigida?
A - ISOLAMENTO ALLA BASE
PRE INTERVENTO
M1 POST INTERVENTO
1
RIPARAZIONE ELEMENTI STRUTTURALI Cuciscuci_Tirantatura_Irrigidimento pareti
2
C - ISOLAMENTO SCALONE E LOGGIA NORD
PUNTELLAMENTO DI SOLAI E PARETI
3
SEPARAZIONE EDIFICIO FUORI TERRA DA PARTE CONTROTERRA
4
CREAZIONE PRIMA SOTTOFONDAZIONE CON CORDOLO IN CLS ARMATO
SCAVO
5
6
CREAZIONE SECONDA SOTTOFONDAZIONE IN CLS ARMATO (plinti e platea)
PRE INTERVENTO
M2
M3
M1 POST INTERVENTO
INSERIMENTO ISOLATORE SISMICO
7
“ Ieri immaginavo un certo domani, quel domani ormai è sotto le macerie di ieri “...”. Forse è calando il nuovo nell’antico che possiamo tornare a immaginare quel domani di ieri “ (P. Aromatario, Ricomincio da zero anzi da 3,32, Easy Libro, L’Aquila 2009)
Si sono quindi ipotizzate diverse possibili separazioni tra masse, andando poi ad analizzare le variazioni dell’eccentricità della massa principale e gli spostamenti dei vari corpi impostando un’analisi dinamica in un modello semplificato del municipio; la struttura è stata sottoposta al terremoto genera- 15 to dalle direzioni del Nord-Sud e Est-Ovest 16 del 29 maggio 2012, andando a valutare gli esiti dei movimenti in X e Y (la direzione principale di il terremoto) nel modello in tre punti nelle diverse configurazioni. Sommando infine le considerazioni fatte in entrambe le analisi, la soluzione migliore sembra essere l’isolamento alla base; porta dei vantaggi, seppur minori, anche la configurazione composta da tre masse scalone, loggia Nord e il rimanente municipio. Con questa ricerca è stato dimostrato che se sforzati di cambiare il processo ordinario di approccio a questi problemi, o almeno introducendo alcune caratteristiche innovative, si ottengono risultati migliori sia nella gestione delle emergenze, sia nella ricostruzione e nel recupero e l’adeguamento di edifici. Coe si è visto non mancano studi ed esempi in cui si opera già in questa direzione, allora forse dovremmo chiederci, se il problema non sono gli strumenti, perché le cose non possono cambiare?
VENE Z I A Mestre
ATTRAVERSAMENTO LENTO TRA ACQUA E AGRICOLTURA LABORATORIO3
500 100 200 300
Il suolo e l’acqua
P.Ceccon
acque permanenti acque temporanee terrapieni e argini
A4 Portogruaro Trieste
3’
Treviso 20’
me
30 ha
Vi A4
Pd
Vr
Ve
Tv Mi
Vi
Ve
Vr
Pd
HR Ro
IT I collegamenti infrastrutturali
A13
Ro
Bo GR
SFMR
Mestre 2’
ea Lin
ria via rro fe
680 m 6
Bo Il sistema ferroviario metropolitano regionale
eg o
+ 2,3 m s.l.m.
Gazzera 5’ 2’
A4 Padova Milano
rze n
S. Donà di P. S 30’ 0
Le caratteristiche del territorio di progetto
11’
di M es tre
Tr
Tn
A4 4
Tv
A31
Ma
Ta ng en zia le
Ud
UE
A22
Linea ferroviaria Venezi a-Trieste
A27 A2 7 Bl
e din -U zia ne Ve
10’
Mestre centro 15’ 5’
3’
760 m
Fiu
Bl
M.De Poli
C.Renzoni
La parte di territorio di progetto è situata a nord ovest di Mestre (Venezia), precisamente tra il centro storico e il quartiere di Gazzera. L’area ad oggi risulta essere un “vuoto urbano”, adibita ad uso agricolo quale prolungamento della campagna che entra dentro la città, caratterizzata da una fitta rete idrica, a nord dal fiume Marzenego, a sud dallo scolo Roviego ed a est dallo scolo Cimetto. All’interno una rete di scoline agricole sfrutta le lievi pendenze per la raccorta delle acque meteoriche. L’obiettivo era quello di ridare vita a questo territorio mediante la realizzazione della nuova stazione ferroviaria della linea Venezia-Udine e un piccolo lotto residenziale. Il progetto nasce, dal voler rendere visibili le potenzialità e le ricchezze di un luogo reso marginale da quella tecnica di cui l’uomo non può fare a meno : le infrastrutture; e saranno proprio queste a trasformarsi in opportunità in una rivalutazione che porterà alla definizione di quella mobilità lenta che permetterà di ritrovare il paesaggio nascosto dalla frenesia.
700 m
1250
1 0,5
L’acqua nel territorio di Mestre
250 500 750
2
1
3
1,5
5
2,5
7 km
3,5 km
17500 m
Prof.
17 18
“Negli spazi aperti apparentemente disabitati si ritrova, innanzitutto e principalmente, una possibilità già in essere, e potenzialmente ulteriormente valorizzabile, di silenzio, di rallentamento, di penombra, di sconnessione, una possibilità di sperimentare una temporalità “altra” legata ai ritmi della natura e del corpo, che nel mondo della tecnica rimane confinata quasi solo nello spazio residuo, liminale e irraggiungibile della natura non ancora spettacolarizzata e spesso sorprendentemente prossima alle nostre residenze.” A.Lanzani, In cammino nel paesaggio
scala 1:5.000 0,5
1
1,5
2,5
3,5 km
p
Dopo una prima analisi delle problematicità che l’area porta con sé, legate al rischio idraulico e alla difficile accessibilità, nonostante la stretta vicinanze con gli snodi infrastrutturali, si sono valutate le opportunità che invece il territorio offre; da ciò è emersa una profonda separazione tra il centro di Mestre, in cui si ritrovano i maggiori punti di attrazione, e il quartiere Gazzera ad Ovest. L’idea è stata quindi quella di definire, andando a seguire le principali linee d’acqua, terrapieni ed altri sistemi naturali esistenti, un percorso ciclo-pedonale che collegasse il centro di Mestre con il Forte Gazzera. Il percorso non rimane indifferente al territorio che attraversa, ma a questo si va ad agganciare, dilatandosi per trascinare con sè quei vuoti urbani e non, di possibile riqualificazione e rinaturalizzazione. Nel percorrerlo anche le percezioni del visitatore saranno differenti, passando dal trovarsi vicino ad un corso d’acqua, ad un campo sportivo, oppure immerso in un bosco, o ancora tra gli orti e i campi agricoli. A SINISTRA 19 Masterplan di progetto 20 IN ALTO A SINISTRA I diversi territori attraversati dal percorso IN ALTO A DESTRA Concept funzionale dell’area
A
B
A
B
61%
percorso principale percorsi agricoli percorsi pedonali
SISTEMA IDRAULICO
piste ciclopedonali esistenti
32% I M P E R M E A B I L E
accessi scoline agricole raccolta acqua piovana copertura residenze vasche di fitodepurazione orti
07%S E M I P E R M E A B I L E
rete esistente rete esistente interrata aree umide vasca raccolta
61% P E R M E A B I L E
SISTEMA DEI PERCORSI
21 22
Il tema principale del percorso si sviluppa all’interno dell’area generando sistemi secondari di percorribilità pedonale che fanno si che il progetto si aggrappi al territorio in cui si situa, seguendo l’elemento acqua nelle sue direttrici principali relative ai fossi dei campi e mediante la definizione della struttura della vegetazione. I tre elementi operano in sinergia definendo anche la collocazione delle unità residenziali che si articolano a partire dall’azione del PIEGARE il suolo cercando, anche mediante le coperture verdi, di integrarsi all’interno del paesaggio agricolo. È quest’ultimo ad avere particolare importanza assumendo forme che vanno da quelle dell’orto urbano a quelle delle coltivazioni intensive.
BB
DIC-FEB
APR-GIU
APR
AGO-SETT
Patata
Pomodoro
Altezza massima
15 m
T1
Ceduazione
12,25m
Diametro massimo 10 m 5m Altezza massima
Stagionalità
500
700 m
Diametro massimo 12 m 10 m Altezza massima
100 200 300
1,75 m
10
T1
20
T2
10
8
3,5 5,25 1,75
8,75
Stagionalità
T0
0
Metri Metri
3,5 5,25
Stagionalità
NELLE PAGINE 12 m nell’area Progettazione deimassimo sistemi vegetali Diametro
2m
1,75
xinus Ornus Quercus Robur
Frumento Si sviluppa quindi un sistema agricolo intensivo a Nord dell’area definito dal movimento dell’acqua che da fosso diventa vasca di fitodepurazione e raccolta dell’acqua piovana, per poi trasformarsi in scolina del sistema degli orti. All’acqua si unisce il sistema della vegetazione che in questo caso si fonde per collaborare alla fitodepurazione mediante i suoi apparati radicali. Stagionalitàil binomio acqua e vegetazione Ritroviamo anche lungo i lati della tangenziale dove 24 m massimo la Diametro definizione di un bacino di laminazio40 midrica diventa sede Altezza massima ne per l’emergenza di sviluppo di una short rotation forestry.
T0
0
3
Diametro massimo 12 m 15 m Altezza massima
Anni
Anni
Soia
Acer Campester Prunus Avium Fraxinus Ornus
GIU
17500 m
SETT
Stagionalità
1250
GIU-LUG
Sesto d’impianto e accrescimento
MAR
12,25m
OTT
Altezze_T1 e ombre
GIU
Diametro massimo 16 m 30 m Altezza massima
8,75
GIU-LUG
Stagionalità
3,5 m
NOV
Sesto d’impianto e accrescimento
SETT-NOV
Altezze_T1 e ombre
APR-GIU
4m Diametro massimo 30 m Altezza massima
Siepe adatta a terreni pesanti e umidi di pianura. La funzione principale è nel progetto è quella di filtro visivo ma può consentire anche la produzione di legna da ardere; la presenza degli arbusti consente di mantenere un certo grado di complessità e multifunzionalità (funzione faunistica, paesaggistica, frangivento ecc.). È la siepe maggiormente diffusa in zone di campagna ed è adatta ad essere collocata vicino a canali e fossi in quanto non ostacola eccessivamente la manutenzione (taglio della siepe coincidente con la manutenzione del canale). 250 500 750
5000 m3/ha
Stagionalità
SC Siepe Campestre
4000 m3/ha
Populus Nigra
Il bosco produttivo inserito nel progetto è un arboreto a turno breve, chiamato Short Rotation Forestry , con tempo di ceduazione pari a 3/4 anni, costituito da specie quali il Populus Nigra e il Salix Alba. L’obiettivo primario è la produzione di biomassa legnosa a scopo energetico, ma a questo si aggiungono, essendo posto lungo la tangenziale, obiettivi paesaggistico- estetici, quali la costituzione di una barriera visiva e fonoassorbente. Le specie sono state scelte igrofile, in quanto l’arboreto si dispone su un’ area esondabile in caso di necessità.
Salix Alba
BP Bosco Produttivo
3000 m3/ha
6 5
23 24
0m
3
14
00
0,5 ha
50
0,5 ha
0,5 ha
70 0
m3
16
0,7 ha
50
0m
3
00
m3
0,5 ha
0,7 ha giorni consecutivi senza pioggia
L’acqua è uno degli elementi guida del progetto; all’interno dell’area sono tre i sistemi principali di funzionamento. Il primo sono le vasche di fitodepurazione unita a raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione dei campi. La vegetazione utilizzata è composta da macrofite galleggianti, macrofite radicate sommerse ed emergenti disposte lungo le sponde delle vasche; queste si occupano del trattamento di depurazione dell’acqua. A ciò si aggiunge lungo una delle rive un filare di Salix Alba che permette attraverso l’apparato radicale il controllo dei nutrienti provenienti dalle zone coltivate infiltratesi nella falda.
22
mais 60 m3/ha giorno
vasche 1000 m
3
2,4 ha
2 ha
40 m3/ha al giorno
60 m3/ha al giorno
vasche 1400 m
giorni 14
M AIS
30 m3/ha al giorno
PATATE
P O M O DO R I
2,4 ha
3
giorni 14
vasche 3000 m
3
giorni 25
7‰
+ 875 m
3
2m 0,4 m
TYPHA LATIFOLIA
STERRO
7‰
LUG-AGO
0,5 m
MAG-AGO - 7.550 m
3
1m IRIS PSEUDACORUS
m3
0,7 ha
70 m
trattamento
3
+ 350 m Il secondo sistema è costituito dai bacini di espansione realizzati a lato dei canali d’acqua esistenti lungo la tangenziale. Su questi si è sviluppata una Short Rotation Forestry costituita da Populus Nigra e Salix Alba con ciclo di ceduazione di 3-5 anni per la produzione energetica di biomassa. Queste specie sono igrofile e quindi perfettamente adattabili ad un territorio umido che potrebbe essere soggetto ad esondazioni in caso di piena e permettono anche protezione acustica dai rumori del traffico. Il terreno tolto per realizzare i bacini è stato riutilizzato per la baulatura dei campi dell’area agricola e per i terrapieni delle residenze.
baulatura campi agricoli 0,25 (7‰) x 70 m / 2 = 8,75 m2 8,75 m2 x 300 m x 4 = + 10.500 m3
- 7.400 m
terrapieno edifici residenziali singolo terrapieno = 350 m3 350 m3 x 9 = + 3.150 m3
Il terzo sistema è costituito dalle scoline di fitodepurazione presenti tra gli orti. Questo sistema si serve di macrofite radicate sommerse ed emergenti in particolare l’Iris. In questo caso l’acqua che viene depurata è quella proveniente dagli orti , che mediante sistemi minori di raccolta viene condotta al di sotto dei percorsi pedonali rialzati, in cui il terreno costituito di ghiaia ne consente l’infiltrazione. Qui un tubo forato provvede alla raccolta e alla conduzione all’interno delle scoline di fitodepurazione. Le specie vegetali sono state scelte anche per il cromatismo stagionale che permette lo sviluppo di un paesaggio suggestivo.
3
0,2 m 0,6 m
MAG-GIU 0,8 m 0,2 m IRIS LAEVIGATA
0,7 ha
70 0
0,8 ha
- 3.730 m3 (h media -1,6m) - 2.510 m3 (h media -1,0m) - 1.310 m3 (h media -0,4m) - 7.550 m3
SCOLINE FITODEPURAZIONE ORTI
m3
0,5 ha
1.300 m3
0,7 ha
terreno da scavo per bacini di espansione - 3.120 m3 (h media -1,6m) - 2.800 m3 (h media -1,0m) - 1.480 m3 (h media -0,4m) - 7.400 m3
13.650 m3
pomodori 30 m3/ha giorno
14.950 m3
patate 40 m3/ha giorno
0m
infiltrazione
esondazione
orti evaporazione
30
trattamento
short rotation forestry
RIPORTO
evaporazione
BACINO DI ESPANSIONE - SHORT ROTATION FORESTRY
VASCHE FITODEPURAZIONE CAMPI
regolazione climatica
0,4 m
Salix ALba
Populus Nigra
Salix Alba Iris Levigata
Phragmites Communis
Iris Pseudacorus 3,5 m
Typha latifolia
1,5 1
scala 1:100
3 2 1
scala 1:200
1,5 1 0,5
-0,8
-0,5
-0,5
-1,6
-1
-1,95
argilla ghiaia fine film in polietilene
-3
-1,5
argilla
2,2
1,5
0,8
1,2
2,5
macrofite radicate sommerse
1,2
macrofite radicate emergenti
4
orti
7
PIANTA
9,5
livello acqua +1,4 m
3,5
livello acqua +2,2 m
1,5
livello acqua +3 m
1,3
PIANTA
10
idrofite radicate flottanti
1,8
macrofite radicate sommerse
macrofite radicate emergenti
PIANTA
1,3
tavolato in legno sp. 3 cm
ghiaia
HEA 120
tubo forato d= 20 cm
ghiaia
1
plinto in cls h. 60 cm
0,8
percorso
-1,5 -1,65
SEZIONE
-0,3
SEZIONE E
SEZIONE
scala 1:100
Nuphar
0,5
5
2,5
Typha latifolia
2,5
7m
3,5 m
Carex Stipata
1
1
1
1
1
1
2,8
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2,8
75%
%
60
1
2,5
65%
4 1
-1
-1
-1,3 2,5 15%
-1 12
65%
-1 12
2,5
-1
-1 9
9
35%
-0,5
-0,5
1,7
-0,5
1 ,7 -0,2
3
3
3
2
3
2
30%
4,8
-0,2
-0,2
23% 30%
65% 9
9
2
3
3 3
2
2,6 3
9
2,5
5
9
4
4 3
%
30
2 6 3
3 2
2,5 3
2
2 6
3
3 10
11
2
10
7 4
10
3 2
10
11
11
5
10 3
10
10
11
7 2
11
6 3
11 10
8
5
2 11 3
10
10
2 8
10
10
6
3
7
2 11
11
10 3
10
11
5 2
10
6 2
10
11
8
Nel progetto, sono i movimenti minimi a definire gli spazi, senza forzare e modificare un territorio non urbanizzato. Lo stesso costruirsi dello spazio abitabile delle residenze tra gli orti come insieme di relazioni tra oggetti 25 e spazi aperti, lo testimonia, sviluppandosi 26 come CORRUGAZIONE del suolo che si fonde con il paesaggio circostante. Orientamenti e direzioni dei percorsi di accesso alle residenze e di collegamento con la fascia di attività sportive, si agganciano a linee guida del territorio riuscendo così a collegare altre parti di città. L’altra operazione , che si accompagna in modo particolare nella realizzazione della stazione ferroviaria alla prima, è quella dell’INCIDERE il suolo. Ciò avviene con il sistema dell’acqua che diventa rampa di sottopassaggio della linea ferroviaria permettendo il collegamento con la parte di città a Sud. In quest’ambito della stazione, persistono il ragionamento e le azioni intraprese nel masterplan; l’incisione del suolo porta con sé l’acqua e la vegetazione diventando esse stesse elementi di connessione; il bar-ristorante legato alla stazione parte così a svilupparsi come uno scavo nel terreno per poi al livello zero portare ad un nuovo corrugarsi dello stesso nell’inglobare l’edificio.
7
A SINISTRA Pianta piano terra e interrato della stazione
2,5
-0,2 -1
2,5 1,7
-1
6,4 5,1 4 2,5
2,5
-0,2 -1
-1,4
6,2 4,8 4 2,5
2,5
-1
4 2,8
1
Nella stazione quindi i tre elementi fondamentali, acqua, suolo e vegetazione, interagiscono tra loro definendo lo spazio mediante tre azioni fondamentali. L’acqua per prima INCIDE il terreno seguita dal percorso che da Nord arriva alla stazione interrata per poi collegarsi al quartiere Gazzera. Il uolo si CORRUGA diventando prima ponte e magazzino attrezzi e poi bar/ristorante legato alla stazione. La vegetazione RIVESTE questa fascia seguendo il percorso e cambiando nelle sue caratteristiche che la portano ad essere elemento di fitodepurazione, 27 frutteto e bosco. 28
3
A SINISTRA Prospetti della stazione Sezioni della stazione A DESTRA Dettaglio costruttivo della stazione NELLE PAGINE SEGUENTI Fotomontaggi del progetto
2
4
SAN NAZA R I O Carpané
PAESAGGI DELLA PRODUZIONE E VIE DELL’ACQUA LABORATORIO2 Canoe
Prof.
Parcheggio
Teatro all’aperto
Mobilificio
Ottico Sartoria Pizzeria
Gelateri-Pasticeria Falegnameria Bar Scultura
Design-Produzione
Market
Collegamento stazione
Mountain Bike Arrampicata Percorsi Attrezzati
Tessile
Uffici
Escursionismo
Fotografia
Bar
Pittura Mensa
Camper
Uffici Ostello
Terapia Cure Termali
Massaggi Spa
Birreria Ristorante
Sentieri cai
Percorsi Naturalistici
M. Vanore
G. Rallo
A.Vanin
Il progetto affronta il problema del disegno di aree fortemente trasformate nella storia a causa dei diversi modi di difesa, uso e sfruttamento dell’acqua e della natura nelle attività produttive. Nello specifico ci troviamo a San Nazario, frazione di Carpanè, città che si sviluppa lungo il corso del Brenta e che da questo ha tratto vita nel passato. Il risultato ad oggi è la stratificazione dei diversi usi del territorio, dai terrazzamenti sulle montagne vicine, alle cave antistanti, ai colossi industriali fantasma e ai piccoli gioielli di architettura industriale come la Centrale Idroelettrica Guarnieri lasciati in una condizione di abbandono totale. Nel laboratorio si è affrontata innanzitutto la progettazione dell’intero territorio mediante la definizione di un masterplan, per poi dare un nuovo uso alla centrale idroelettrica, nello specifico trasformata in una SPA e ad uno degli edifici industriali.
31 32
A Cismon del Grappa
A
B
B
San Marino
C
Rivalta
C
D
Carpanè
D E
Merlo
E San Nazario
F
F
Solagna
G
G
A
B
SEZIONI B-B’
C
A’
D
B’
C’
D’
SEZIONI C-C’
MODELLO CON SEZIONI
SEZIONI D-D’
SEZIONI A-A’
345°
N
1 5° 1 0° 20°
330°
345° 30°
N
1 5° 1 0° 20°
330°
30°
345° 30°
45°
45°
75°
1 st Ap r
7
90° 6
90° 6
1 05° 11
1 st N ov
1 05° 11
225°
1 35°
1 50°
21 0° 1 95°
1 65°
1 20° 1 st Ja n
225°
1 35°
21 0°
1 50° 1 95°
1 80°
21 DICEMBRE
90°
1 65° 1 80°
21 MARZO
1 st M a y 75°
80° 1 st Ap r
270°
90°
1 st O c t
1 st M a r 255°
1 05°
1 st M ar 255°
1 05°
1 st N o v
1 st Fe b 12 st4 D 0 °e c
1 st6 0Ju° n
8
1 st Ap r 270°
1 st N o v
1 st Fe b 1 20° 1 st Ja n
45°
70° 285° 1 st S e p
1 st M a r 255° 1 st N ov
12 st4 D 0 °e c
75° 80°
1 st O c t
1 st M a r 255°
30°
50°
60°
1 st M a y
8
1 st Ap r 270° 1 st O c t
1 5°
30° 40°
1 st Aug 70°
285° 1 st S e p
80°
N 1 0° 20°
31 5°
1 st Ju l 300°
1 st6 0Ju° n
60°
1 st Au g 1 st M a y
70° 285° 1 st S e p
270° 1 st O c t
345° 330°
45°
50° 1 st Ju l 300°
1 st6 0Ju° n
60°
1 st Au g 1 st M a y 75°
30°
40°
31 5°
50° 1 st Ju l 300°
1 st6 0Ju° n
70°
80°
1 5°
30°
40°
31 5°
50°
60° 9
8
N 1 0° 20°
330°
30°
40°
31 5°
1 st Jul 300° 1 st Au g
285° 1 st S e p
1 st Fe b 1 2st4 D 0 °e c
1 20° 1 st Ja n
225°
1 35°
21 0°
1 50° 1 95°
1 65°
1 st Fe b 12 st4 D 0 °e c
1 20° 1 st Ja n
1 35°
225°
21 0°
1 50° 1 95°
1 80°
1 65° 1 80°
21 GIUGNO
21 SETTEMBRE
piene
periodo nov 66 nov 08
livello stazionario
altezza 6,80m 3,25m 0,70m
Durante gli anni l’area è stata frequentemente colpita da inondazioni, il cui impatto è stato devastante a causa della vicinanza al fiume degli edifici. Si è così pensato di rendere accessibile l’avvicinarsi al fiume mediante diversi sistemi di approdo galleggianti caratterizzati da un uso flessibile per le persone e le barche in base all’andamento della marea.
33 34
NELLA PAGINA PRECEDENTE Studio del rapporto città-fiume e del soleggiamento Masterplan di progetto IN BASSO Fotomontaggio delle sponde del fiume Brenta IN ALTO Analisi delle inondazioni e del livello del fiume Esempio di sistema di approdo
La città è attraversata da un’importante strada regionale che divide a metà il paese, una verso le montagne e l’altra verso il fiume. Questo non permette agli abitanti di potersi muovere liberamente, visto anche il traffico pesante che la percorre. Abbiamo così pensato di progettare tre punti di attraversamento mediante sistemi di passerelle sopraelevate che permettessero di riconnettere le montagne con il fiume. Ciò ha così permesso di definire un primo punto di accesso alla SPA, un secondo punto di connessione della stazione ferroviaria con l’ex-tabacchificio trasformato in punto commerciale e mercato ortofrutticolo e infine una terza passerella come legame tra le attività sportive legate all’acqua e quelle legate alla roccia.
12.4
6.5
1.7 0.0
SOPRA Passerella SPA A DESTRA Passerella di attraversamento stazione-fiume IN BASSO Sezione passerella stazione-fiume
35 36
S.6 S.10 S.2
S.4 S.5
S.9
S.1
Un passaggio fondamentale per il restauro della centrale idroelettrica è stato un approfondito studio dello schema strutturale, dei materiali costruttivi e dei dettagli che la costituivano. A seguire è stato rilevato l’intero quadro fessurativo e gli elementi di degrato matericocostruttivo con la relativa programmazione degli interventi di miglioramento necessari.
S.7 S.3
SOPRA Rilievo geometrico spazi esterni della centrale A SINISTRA Analisi del degrado della facciata Sud S.8
A DESTRA Scheda di analisi degrado facciate Est e Ovest Scheda di analisi strutture
E.7
E.8 E.6
GRAFFITO VANDALICO
Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti.
Soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude alla caduta degli strati stessi.
POLVERIZZAZIONE
E.5 E.9
Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo.
ESFOLIAZIONE
E.4
COLATURA
E.2
EROSIONE
ASPORTO DI MATERIALE
E.3
DISTACCO
E.1
Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei.
DISGREGAZIONE
Strato sottile ed omogeneo, costituito prevalentemente da microrganismi, variabile per consistenza, colore e adesione al substrato.
Asportazione di materiale dalla superficie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta.
Formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie.
Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sottoforma di polveri e granuli.
ANALISI DEI DEGRADI_prospetto EST
DEPOSITO SUPERFIC.
Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate.
VEGETAZIONE
CROSTA
APPORTO DI MATERIALE
Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano. Ha spessore variabile, scarsa coerenza e aderenza.
PATINA BIOLOGICA
Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Di spessore variabile, generalmente dura e di colore scuro.
Muratura 3 teste
Particolare costruttivo
Pianta e sezione
Mur.1
Funzione: portante Materiali : mattone pieno 5,5 x 12 x 25 sp. 42 cm Esecuzione : muratura con malta cementizia
Muratura 5 teste
Particolare costruttivo
Mur.3
Funzione: portante Materiali : mattone pieno 5,5 x 13 x 26 sp. 65 cm Esecuzione : muratura con malta cementizia
Muratura 5 teste
Particolare costruttivo
Mur.4
Funzione: portante Materiali : mattone pieno 5,5 x 12 x 25 sp. 62 cm Esecuzione : muratura con malta cementizia
Muratura pietra - cls
Particolare costruttivo
Riferimento fotografico
Pianta e sezione
Pianta e sezione
Sezione
Sez. riferimento pianta scala_1:200
Pianta piano secondo scala_1:100
Mur.9
Funzione: portante Materiali : conci in pietra calcarea e calcestruzzo ; sp. >84 cm Esecuzione : muratura con malta cementizia e calcestruzzo
Muratura 1 testa
Particolare costruttivo
Tamp.2
Funzione: tamponamento Materiali : mattone pieno 25 x 20 x 10; sp. 20 cm Esecuzione : muratura con malta cementizia
Muratura 2 teste
Particolare costruttivo
Riferimento fotografico
Sezione
Riferimento fotografico
Pianta e sezione
PROSPETTO EST_scala 1:100
Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di componenti naturali sia alla presenza di materiali estranei.
Patina costituita da ossidi a differente grado di ossidazione e idratazione. Altera le proprietà di resistenza del ferro.
FESSURAZIONE
OSSIDAZIONE
VARIAZIONE DEL MATERIALE
MACCHIA
Mur.2 Cornice a vista 1
Funzione: portante Materiali : mattone pieno 5,5 x 12 x 25 sp. 25 cm Esecuzione : muratura con malta cementizia
Particolare costruttivo
Riferimento fotografico
Sezione
Soluzione di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti.
cor.1 Cornice a vista 2
Funzione: portante - decorativo Materiali : mattone pieno 5,5 x 12 x 25 - cornice in calcestruzzo sp. variabile Esecuzione : muratura con malta cementizia
Particolare costruttivo
Riferimento fotografico
Sezione
37 38 Sez. riferimento pianta scala_1:200
CROSTA
DEPOSITO SUPERFIC.
PATINA BIOLOGICA Strato sottile ed omogeneo, costituito prevalentemente da microrganismi, variabile per consistenza, colore e adesione al substrato.
Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei.
Soluzione di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti.
O.9
Asportazione di materiale dalla superficie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta.
Formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie.
DISTACCO
DISGREGAZIONE Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti.
Soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude alla caduta degli strati stessi.
LACUNA
Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo.
ESFOLIAZIONE
O.8
ASPORTO DI MATERIALE
O.1
O.3
EROSIONE
O.4
COLATURA
O.2
Perdita di continuità di superfici.
ANALISI DEI DEGRADI_prospetto OVEST
O.6
Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano. Ha spessore variabile, scarsa coerenza e aderenza.
FESSURAZIONE
O.7
Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Di spessore variabile, generalmente dura e di colore scuro.
VEGETAZIONE
APPORTO DI MATERIALE
cor.2
Pianta piano terzo scala_1:100
MACCHIA
OSSIDAZIONE
VARIAZIONE DEL MATERIALE
EFFLORESCENZA
PROSPETTO OVEST_scala 1:100
Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, generalmente di colore biancastro.
Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di componenti naturali sia alla presenza di materiali estranei.
Patina costituita da ossidi a differente grado di ossidazione e idratazione. Altera le proprietà di resistenza del ferro.
Sol.1
Funzione: portante Materiali : calcestruzzo - massetto - pavimentazione sp. 50 cm Esecuzione : solaio con voltine gettate in opera
Solaio voltine cls
Particolare costruttivo
Sol.2
Sezione B-B’ scala_1:100
Dettaglio partizione interna verticale - solaio scala_1:10
Dettaglio partizione interna verticale - architrave scala_1:10
Materiali : mattone pieno 5,5 x 12 x 25 - cornice in calcestruzzo sp. variabile Esecuzione : muratura con malta cementizia
Particolare costruttivo
Solaio voltine cls
O.5
Funzione: portante - decorativo
Solaio interrato
Riferimento fotografico
Sezione
Funzione: portante Materiali : calcestruzzo - IPE 160 mm - massetto - pavimentazione sp. 30 cm Esecuzione : solaio con voltine gettate in opera
Particolare costruttivo
Riferimento fotografico
Sezione
Riferimento fotografico
Sezione
Sol.3
Funzione: portante Materiali : calcestruzzo - IPE 160 mm - massetto - pavimentazione sp. 45 cm Esecuzione : solaio con voltine gettate in opera
Copertura
Particolare costruttivo
Cop.1
Funzione: portante Materiali : IPE 160 mm - calcestruzzo - tavellone - lastra fibrocemento sp. 25 cm Esecuzione : copertura con profili in acciaio e tavelloni in laterizio
Riferimento fotografico
Sezione
Riferimento fotografico
39 40
Il luogo dove sorge la centrale idroelettrica è uno dei più importanti e antichi complessi industriali sulla riva del Brenta con un gran numero di stratificazioni rappresentanti le diverse fasi dell’uso manifatturiero e industriale nella storia della valle. La centrale risalente all’inizio del ventesimo secolo si sviluppa lungo la riva rocciosa del fiume e il complesso è tuttora caratterizzato dal serbatoio di stoccaggio per le condotte e dalla spianata lungo il fiume che una volta queste attraversavano. A SINISTRA Rilievo del prospetto lungo il fiume SOPRA Masterplan di progetto della centrale
scala 1:200
41 42
Nel progetto lo scopo è stato quello di ristabilire l’accesso al fiume dal livello della strada, riorganizzando l’area vicina alla centrale che risentiva delle diverse stratificazioni dovute all’azione umana e a quella naturale. Nello stesso tempo si è voluto ricordare l’originaria vocazione dell’edificio in relazione con l’acqua e riconnettere gli edifici dell’intorno mediante un disegno dello spazio esterno sulle tracce del passato. A SINISTRA Attacco a terra del progetto della centrale SOPRA Prospetto SE-NO degli interventi SOTTO Sezione NO-SE dell’area della centrale
La scelta è stata quindi quella di progettare un centro benessere con bagni termali, tentando così di contrastare il declino dell’edificio stesso e dell’economia della città. Un volume etereo attraversa l’edificio, per emergere sul la terrazza in copertura, divenendo un landmarks nella valle. SEZIONE_AA
IN ALTO Piante ai vari livelli del progetto A SINISTRA 43 Sezione AA della centrale 44 AL CENTRO Dettaglio sistema costruttivo IN BASSO Sezioni BB, CC, DD della centrale
SEZIONE_CC
SEZIONE_DD
SEZIONE_BB
SOPRAELEVAZIONE PIAZZE DETRAZIONI PROGETTO STATO DI FATTO
Lungo le sponde del fiume molti sono gli edifici industriali abbandonati a causa dell’inadeguatezza attuale per la produzione. Uno di questi è l’Ex-tabacchificio. Nel progetto di quest’area si è cercato di lavorare mediante detrazioni di volumi dall’edificio originale, di cui si è voluta mantenere la struttura. In questo modo l’obiettivo era quello di creare un sistema di blocchi vetrati, illuminati dagli shed originali della fabbrica, in cui collocare attività commerciali legate all’artigianato locale e un importante mercato orto-frutticolo che permetesse di valorizzare l’originale vocazione agricola dell’area. Operando tramite detrazione di volumi si sono definite delle piazze e dei sistemi di giardini all’aperto per poter dare alla città un luogo di socializzazione.
45 46
SOPRA Prospetto lato strada statale AL CENTRO Sezioni dell’edificio SOTTO 47 Prospetto lato fiume 48
JES O L O Cavallino Treporti
Le stagioni in una stanza LABORATORIO1 Prof.
C. Magnani
F.Peron
V.Tatano
Il tema del laboratorio consisteva nella realizzazione di un agriturismo in un’area agricola situata all’estremo del Cavallino; questo faceva parte di un progetto di paesaggio molto più ampio, legato alla costruzione del MOSE. Tale grande opera infatti sta compromettendo il lungomare di una zona ricca di campeggi e hotel. L’obiettivo era quindi quello di creare un elemento di attrattività ecosostenibile che permettesse di unire agricoltura, natura e mare evitando così la totale perdita del turismo.
49 50
Fortunatamente questa è un’area caratterizzata da una grande varietà di colture e dalla presenza di case coloniche che risultano però disperse nel territorio. Ben presto si è sviluppato un sistema Km Zero per quello che riguarda il rifornimento di cibo, ed è stato questo a favorire l’idea di sviluppare un agriturismo che permettesse di abitare immersi nell’agricoltura e allo stesso tempo di recuperare alcune case presenti nell’area per riadattarle con il sistema XLAM a zone comuni, enoteche, fattorie didattiche e stalle per i cavalli. Le camere dell’agriturismo sono state pensate per dare la possibilità di provare la sensazione delle stagioni dall’interno, e per questo sono state immerse tra vigneti e frutteti. L’intero sistema risulta quasi autosufficiente grazie al recupero dell’acqua piovana e alla presenza di pannelli solari e fotovoltaici.
51 52
NELLA PAGINA PRECEDENTE Pianta dell’agriturismo e delle camere Prospetto di parte dell’agriturismo IN BASSO Sezione territoriale IN ALTO Prospetti e sezioni delle camere Sezione costruttiva delle camere con dettaglio Irraggiamento solare nelle camere con brise-soleil
VENE Z I A Concordia
ABITARE LUNGO IL CARDO PROGETTAZIONE3 Prof.
S. Maffioletti
Il tema affrontato nel laboratorio è stato la necessità di un progetto contemporaneo nei luoghi dove il passato ha stratificato i suoi segni. In questo il Veneto è diventato ambito di sperimentazione per un progetto dell’abitare dove si sono incontrate la prefigurazione del futuro, le memorie della sua storia prima romana e poi veneziana e un paesaggio rurale ancora dalle forti connotazioni identitarie. L’area di interesse è stata Concordia Saggitaria, in cui si è progettato un insieme di abitazioni plurifamiliari disposte in stretto contatto e dialogo con il patrimonio antico e il paesaggio, in modo da costruire un’unità per la qualificazione del patrimonio culturale. Attraverso il progetto, che si situa nel punto di incrocio tra l’antico cardo e decumano in cui paesaggio, architettura e storia si potessero fondere. Visto il progetto di base di un sistema di piazze nella parte superiore del cardo, si è prevista la realizzazione di una piazza d’ingresso su cui si apre l’area residenziale. Da questo, un sistema di setti murari invitano il visitatore a percorrere un nuovo complesso di vuoti e pieni.
53 54
Il sistema delle residenze, si proietta verso quello delle piazze attraverso degli aggetti e delle terrazze che offrono una vista sui resti storici, e con esso viene legato mediante dei setti che accompagnano il percorso pedonale nei padiglioni temporanei, ingresso alle piazze. Queste sono arredate attraverso sedute e piccoli terrazzamenti in cui sono posti 55 i resti archeologici. Il percorso si conclude 56 con particolari padiglioni sull’acqua portando all’unione tra architettura, paesaggio e storia. A SINISTRA Masterplan di progetto SOPRA Prospetti e sezioni dell’area AL CENTRO Pianta piano terra delle residenze SOTTO Profilo dell’area NELLE PAGINE SEGUENTI Fotomontaggi del progetto
Full projects http://issuu.com/michelabonariol