MilanoCittàAperta - Journal of urban photography - Issue#22 - Winter/2015 - www.miciap.com
Milano Città Aperta JOURNAL OF URBAN PHOTOGRAPHY
ISSUE #22 WINTER/2015
MILANO EXTRA-MUROS
AAA
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MilanoCittĂ Aperta Coordinatore Esecutivo Alberto Locatelli Photoeditor Alberto Locatelli Thomas Pagani Roberta Levi Editor Testi Nicola Bertasi Progetto grafico e impaginazione Daniele Pennati Isacco Loconte Redazione Nicola Bertasi, Alfredo Bosco, Roberta Levi, Alberto Locatelli, Isacco Loconte, Simone Keremidtschiev, Thomas Pagani
Fotografi Andrea Mariani+Roberta Levi, Matteo Scarpellini, Marco Valli. Marzio Villa, Filippo Minelli, Pierfrancesco Celada. Grazie a Popoli, mensile internazionale. Planum - The Journal of Urbanism. Isabella e Oliver Carmi i per le traduzioni. Contatti info@miciap.com submit@miciap.com facebook page
SOMMARIO/CONTENT
6
SOVRASTRUTTURE
Andrea Mariani + Roberta Levi
22
GRADIENTS
Matteo Scarpellini
(A13 Studio)
34
50
Marco Valli
Marzio Villa
LEGA NORD
64
PADANIA CLASSICS Filippo Minelli
CONTRASTO
78
MILANO, FUORI NOVANTA
Pierfrancesco Celada
3
EDITORIALE /EDITORIAL MILANO EXTRA-MUROS "[...] Nelle zone a sud il bacino idrico è ormai a due metri dalla superficie. Le acque trasudano nel terreno chimico, mentre le tangenziali sfregiano con nuove ampie curve e circolarità spiraloidali l'aria satura di polimeri. Perché tanta acqua? Perché non c'è più lavoro. Le grandi fabbriche attingevano, consumavano, facevano evaporare. Le grandi fabbriche non ci sono più. C'è il sogno da Nimias di un quaternario avanzato, che di anno in anno inventa la propria agonia: prima andavano le app, poi andavano gli ebook, poi andavano i social, sta per andare la VR [...]". Giuseppe Genna, Quella cosa informe che ci ostiniamo a chiamare Milano, pubblicato su Internazionale, 2014 Molte persone vivono questa città, pensando che esista la vita soltanto nel suo piccolo centro. Crediamo invece che Milano sia una metropoli, soprattutto a causa della sua gigantesca estensione periferica che abbraccia altre città e addirittura altre province - basti pensare al lodigiano, al territorio monzese e brianzolo, al sud agricolo che gravita intorno alla città. Una metropoli è lo specchio della sua estensione. Milano è molto grande: a sud fino a Pavia e a nord fin quasi alle montagne. Come Parigi, che pur avendo un comune molto piccolo, si allarga fino alla Normandia con industrie, lavoro e fermento. Tuttavia Milano fa fatica ad abbracciare uno spirito europeo, in questo senso. Pochissime le attività di rilievo organizzate lontano dal centro, scarsi i trasporti e quasi inesistenti le interconnessioni. Il progetto istituzionale che vorrebbe costruire la città metropolitana mira ad allargare i confini spaziali della metropoli, creando una sorta di governo della Grande Milano. L'impressione, però, è che una città metropolitana non si possa costruire a tavolino. Mai dovrebbe essere quello il punto di partenza. La metropoli è una conseguenza, non una causa, di alcune dinamiche. La nascita di una metropoli regionale è determinata dal grado di connessione geografica e umana fra centro e periferia. Quanto milanese si sente un abitante di Abbiategrasso? E' facile per un residente del Lorenteggio passare una serata a Sesto San Giovanni? Le risposte alle due domande sono incontestabili oggi: poco e per niente. Partendo da questo assunto, bisognerebbe fare un piccolo passo indietro e dare un'occhiata allo stato delle cose. Studiare il territorio non significa soltanto dotarsi di una sua conoscenza enciclopedica. Tutt'altro. Significa farlo proprio, attraverso la pratica di uno sguardo intelligente, sincero e sensibile che ne stabilisca i suoi confini, per riconoscerne infine la sua unicità – che dovrebbe poi aiutare a definire la nostra. In questa Issue#22 di MilanoCittàAperta siamo andati alla scoperta dei confini dello spazio metropolitano milanese. Milano Extra-Muros. Non li abbiamo trovati però, perdendoci immancabilmente nei luoghi dell'indefinizione lombarda. Siamo partiti e siamo subito rimasti allibiti davanti alle colossali (quanto apparentemente inutili) autostrade BREBEMI e TEM. Nelle fotografie di Andrea Mariani e Roberta Levi si colgono bene le criticità di due opere mastodontiche che hanno stravolto il territorio, sono costate valanghe di quattrini e non sembrano andare a risolvere il problema dei trasporti lombardi. Ci siamo persi nella nebbia della bassa, rincuorandoci nelle visioni di Matteo Scarpellini che costruisce nei suoi scatti una poetica insolita del paesaggio lombardo. Un avviso ai naviganti: nello stravolgimento perpetuo del territorio, sopravvive una romantica costante, quasi fosse una sfida ironica della natura: la folta coltre di nebbia. Siamo poi andati a raccogliere i ritratti di Marco Valli, che da qualche anno segue le manifestazioni e i raduni della Lega Nord, per disegnare un'irriverente comedie humaine del popolo padano. Dalla Padania all'Islam il passo si è fatto obbligato. Marzio Villa e i suoi delicati bianchi e neri ci hanno raccontato la vita della comunità islamica di Lodi. Una difficile storia d'integrazione che bisogna riconoscere se Milano dovrà diventare in futuro, una grande metropoli europea. Abbiamo ospitato gli scatti di Filippo Minelli che con il suo Padania Classics tenta di costruire un piccolo breviario dell'estetica padana. Un progetto che l'autore definisce di suo pugno così: "[...] un paesaggio che non tiene conto della bellezza per colpa dei comportamenti di chi lo vive si ritorce poi sulla qualità della vita degli abitanti stessi". Infine chiudiamo questo percorso, con il lavoro di Pierfrancesco Celada. Il suo viaggio lungo la linea autobus 90 traccia l'invisibile contrasto fra dentro e fuori . Nei suoi scatti si intravede una periferia buffa e solitaria, divisa da Milano dal corso di un bus. Una periferia a due passi geografici da tutto ma che sembra lontana anni luce da noi. Ecco quindi che affiora la Milano Extra-Muros. Qui e ora. Nella sua indiscutibile, nebulosa e vaga indefinitezza.
MILANO EXTRA-MUROS. "[...] Nelle zone a sud il bacino idrico è ormai a due metri dalla superficie. Le acque trasudano nel terreno chimico, mentre le tangenziali sfregiano con nuove ampie curve e circolarità spiraloidali l'aria satura di polimeri. Perché tanta acqua? Perché non c'è più lavoro. Le grandi fabbriche attingevano, consumavano, facevano evaporare. Le grandi fabbriche non ci sono più. C'è il sogno da Nimias di un quaternario avanzato, che di anno in anno inventa la propria agonia: prima andavano le app, poi andavano gli ebook, poi andavano i social, sta per andare la VR [...]". Giuseppe Genna, Quella cosa informe che ci ostiniamo a chiamare Milano, pubblicato su Internazionale, 2014 Many people live this city, thinking that life only exists in its small centre. However, we believe Milan to be a metropolis, mainly due to the immense extension of the periphery that stretches into surrounding towns and regions- just think of lodigiano, of the Monza and Brianza territory and of the farmland that borders the city. A metropolis is a reflection of its own extension. Milan is big: the south reaches Pavia and the north almost meets the mountains. Like Paris, which is relatively small, that stretches as far as Normandy with its industry, work and constant bustle. However, Milan finds it difficult to adopt this European spirit, especially as it lacks public transport and urban connections. A government project striving to create a city metropolis by expanding the borders of the city, creating a sort of government of the Great Milan. Instead, the impression is that a metropolitan city can’t be constructed in the same way as a flatpack table. This shouldn’t be the starting point. A metropolis is a consequence, not a cause, of many dynamics. The birth of a regional metropolis can be determined by the geographical layout of the population between the city centre and the periphery. How many Milanese people call Abbiategrasso home? Is it easy for someone who lives in Lorenteggio to go for a night out in Sesto San Giovanni? The answers to those two questions are simple: very few and not at all. Starting with this assumption, we need to take a small step back and look at the state of things as they are. Studying the territory doesn’t mean getting out an encyclopedia. It means actually getting out there and studying it in an intelligent, sincere and sensitive way in order to recognise the unity between its borders thus making us able to recognise our own unity. In this issue #22 of MilanCittaAperta, we went to discover what the borders of the Milanese metropolis were like. Milano Extra-Muros. However, we didn’t find them as we got lost in the unforgettable spaces that make up Lombardy. We remained stunned by the colossal (and apparently useless) BREBEMI and TEM highways. The photo reportage by Andrea Mariani and Roberta Levi depicts and criticises the enormous works that have destroyed the territory and cost an absolute fortune without meeting the agenda of improving the transport situation in the Lombardy region. We lost ourselves in the fog of the south, finding ourselves in the world of Matteo Scarpellini who creates unusual poetry through his photographs of the Lombardy landscape; almost an ironic battle with nature. Then we gathered the portraits of Marco Valli, who has been following the Lega Nord manifestations for a number of years in order to envisage the irreverent comedy of the Padana population. From the Padania to Islam, a necessary journey. Marzio Villa and his delicate black and white images tell us the story of the Islamic community in Lodi. A difficult story of integration that needs to be addressed if Milan is to become a great European metropolis in the future. We have welcomed Filippo Minelli’s shots and with his Padania Classics he tries to summarise the aesthetics of the Padana. A project that the author describes in the following way “ a landscape that doesn’t realise its own beauty due to the behaviour of its own residents”. We conclude this experience with the work of Pierfrancesco Celada. His long journey on the number 90 bus traces the invisible differences between the outside and the inside. In his shots, we get a glimpse of the odd and solitary peripheries, divided from Milan by one bus ride. A periphery that is geographically around the corner but feels like light-years away from us. So here it is! Indisputable, unclear and vague in it’s definiteness. Happy Reading! .
Buona Visione
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SOVRASTRUTTURE Andrea Mariani + Roberta Levi / A13 Studio
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8 giugno 2014, TEM - Lotto C, collegamento A1, Melegnano 8th June 2014 - Lot C, connection with A1, Melegnano Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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8 giugno 2014, TEM Lotto A, Collegamento A4, Caponago 8th June 2014, TEM Lot A, connection with A4, Caponago Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Rodano 16th March 2014, power ups of SP14 Rivoltana - Rodano Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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30 marzo 2014, BREBEMI - Tra il casello di Caravaggio e Bariano 30th March 2014, BREBEMI - Between Caravaggio and Bariano’s tollgates © Andrea Mariani e Roberta Levi A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
Il territorio attorno a Milano si sta riempiendo, giorno dopo giorno, di nuovi cantieri. La BREBEMI e la TEM sono un esempio di questa inquietante manipolazione dello suolo.
The territory sorrounding Milan is being covered, day by day, by new yard The BREBEMI and TEM represent an example of this disquieting manipulation of soil.
“La Lombardia è una delle regioni più urbanizzate e cementificate d’Europa. Negli ultimi anni il suolo è stato consumato al ritmo di 140.000 metri quadri (l’equivalente di circa venti campi di calcio) al giorno, per un totale di quasi 5.000 ettari l’anno coperti da cemento ed asfalto, distrutti dall’edilizia residenziale e commerciale, da strade, impianti industriali, centri commerciali e capannoni: terra che non tornerà più, poiché è quasi impossibile che un terreno edificato possa tornare fertile”. Consumo di Suolo, Legambiente Lombardia
“Lombardy is one of the most urbanize and cemented regions of Europe. In the last years, the ground has been consumed at the rhythm of 140.000 square meters a day (the equivalent of about twenty football fields), for a total of about 5.000 hectares a year covered by cement and asphalt, destroyed by residential and commercial construction, by streets, industrial plants, malls and sheds: land that will never come back, because its quite impossible that a built land could return cultivable.” Consumo di Suolo, Legambiente Lombardia.
L’Autostrada Brescia-Bergamo-Milano (BREBEMI) e la Tangenziale Est Esterna di Milano (TEM) ne sono un esempio. Progettate con lo scopo di migliorare la viabilità e diminuire il traffico attorno a Milano, anche in vista di Expo, sono state ormai quasi ultimate portando con sé gravi conseguenze, come l’enorme e devastane impatto ambientale e la profonda trasformazione del territorio e del nostro patrimonio agricolo. In questo periodo si sta discutendo sull’indispensabilità anche di un’altra strada a nord del capoluogo lombardo, la PEDEMONTANA. “Le nuove autostrade lombarde rubano alla regione 1.600 ettari di terreno, una superficie pari a quindici volte l’area destinata a Expo o a 2.285 campi di calcio. È quanto emerge dallo studio compiuto da Silvia Ronchi e Stefano Salata per il Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS), che riunisce competenze del Politecnico di Milano, l’Istituto Italiano di Urbanistica e Legambiente”. Luigi Corvi da Il Corriere della Sera, Infonodo Davvero non possiamo fare a meno di queste infrastrutture? Sono assolutamente indispensabili per migliorare il traffico e l’economia? La stessa domanda è stata posta sulla TAV, altra questione annosa e di difficile risoluzione.
The Highway Brescia-Bergamo-Milan (BREBEMI) and the Tangenziale Est Esterna of Milan (TEM) are an example. Planed in order to get better the viability and to decrease the traffic around Milan, also for EXPO, have been almost completed bringing with them serious consequences, as the huge and destroying ambient impact and the deep transformation of the territory and of our rural heritage. In this period is being discussed the indispensability of another street in the north of the Lombard capital, the PEDEMONTANA. “New Lombard highways steal at the region 1.600 hectares of ground, an area equal to fifteen times the EXPO area or to 2.285 football fields. This is what emerges from the study done by Silvia Ronchi and Stefano Salata for the Researching Center of the Ground’s Consumption (CRCS), that brings together expertise of the Politecnico of Milan, the Italian Institute of Urbanism and Legambiente.” Luigi Corvi from Il Corriere della Sera, Infonodo Really we can’t live without these infrastructures/facilities? Are they absolutely indispensable for getting better the traffic or the economy? The same question has been done on the TAV, another long-standing issue and of difficult resolution..
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30 marzo 2014, BREBEMI - Tra il casello di Caravaggio e Bariano 30th March 2014, BREBEMI - Between Caravaggio and Bariano’s tollgates © Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
8 giugno 2014, TEM Lotto C, Collegamento A1, Melegnano 8th June 2014, TEM Lot C, connection with A1, Melegnano © Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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30 marzo 2014, BREBEMI - Tra il casello di Caravaggio e Bariano 30th March 2014, BREBEMI - Between Caravaggio and Bariano’s tollgates © Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
8 giugno 2014, TEM - Cavaione 8th June 2014, TEM - Cavaione © Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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30 marzo 2014, BREBEMI Casello di Caravaggio 30th march 2014, BREBEMI Caravaggio tollgate Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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8 giugno 2014, TEM - Cavaione 8th June 2014, TEM - Cavaione Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
8 giugno 2014, TEM - Lotto A, Collegamento A4, Cavenago/Cambiago 8th June 2014, TEM - Lot a, Connection with A4, Cavenago/Cambiago Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Tranzanesio 16th March 2014, power ups of SP14 Rivoltana Tranzanesio Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Tranzanesio 16th March 2014, Power ups of SP14 Rivoltana - Tranzanesio Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Liscate 16th march 2014, power ups of sp14 Rivoltana Liscate Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Tranzanesio 16th March 2014, power ups of SP14 Rivoltana - Tranzanesio Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Liscate 16th March 2014, power ups of SP14 Rivoltana Liscate © Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
30 marzo 2014, BREBEMI - Tra il casello di Caravaggio e Bariano 30th March 2014, BREBEMI - Between Caravaggio and Bariano’s tollgates © Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
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16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Rodano 16th March 2014, Power ups of SP14 Rivoltana - Rodano © Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio Andrea Mariani e Roberta Levi dal 2008 collaborano insieme come A13Studio. Mariani e Levi si sono diplomati entrambi presso l’istituto Europeo di Design (IED) e vivono e lavorano a Milano. Lavorano come freelance nella fotografia di architettura e interni, e oltre a Sovrastrutture hanno realizzato molti altri progetti, tra cui Cascine, dedicato al patrimonio agricolo lombardo. Levi, specializzata in Photo Editing e ricerca iconografica alla Bauer di Milano, collabora con la rivista fotografica online MiCiAp come photo editor. Mariani è dal 2011 fotografo ufficiale del Salone del Mobile.
Per saperne di più... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contatti: email: info@a13studio.com sito web: www.a13studio.com
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16 marzo 2014, Potenziamento SP14 Rivoltana - Rodano 16th March 2014, Power ups of SP14 Rivoltana - Rodano Š Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studio, Sovrastrutture, Milano 2014
Andrea Mariani e Roberta Levi / A13 Studi Mariani and Levi are both graduated from IED - Istituto Europeo di Design and live and work in Milan. They are interior and architecture freelancer photographers. They have realized several projects, as Cascine, a project dedicated at the agricultural lombard heritage. Levi, specialized in Photo Editing and Iconographic Research from Bauer in Milan, works as photo editor for MilanoCittĂ Aperta, an online photography magazine. Since 2011, Mariani has been one of the official photographers of the Salone del Mobile.Andrea Mariani and Roberta Levi work together as A13Studio. . To learn more... View the service online, www.miciap.com Contacts: email: info@a13studio.com web site: www.a13studio.com
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GRADIENTS Matteo Scarpellini
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Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Turago, Dicembre 2013 Turago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 20144
Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Lacchiarella, Dicembre 2013 Lacchiarella, December 2013 © Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
Una ricerca fotografica sulla nebbia. Dove la visione si fa più astratta e l’inverno lombardo affiora.
A photographic research on fog. Where sight becomes more abstract and the Lombard winter emerges.
"Dove sono? Mi sembra di essere da nessuna parte". Amarcord di F. Fellini
“Where am I? I seem to be nowhere”.
Gradients è una ricerca fotografica sul paesaggio, scattata nel “Parco Agricolo Sud Milano” nel dicembre 2013. Un esercizio di astrazione, (dal lat. abstrahĕre, “tirare via da”), per arrivare ad una visione elementare, pulita, essenziale, uguale. La nebbia vuoto impalpabile che nasconde il cielo e tutte le cose, pulisce la vista e ovatta i rumori. Bianca solitudine invernale.
Gradients is a photographic research about landscape, taken in “Parco Agricolo Sud Milano” in decembrer 2013. An exercise of abstraction, (from Latin abstrahĕre, “remove from”), to arrive at basic, clean and essential vision. Impalpable emptiness that hides the sky and all things, cleans the view muffles noise. White winter solitude.
Amarcord by F. Fellini
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Badile, Dicembre 2013 Badile, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Mettone, Dicembre 2013 Mettone, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Lacchiarella, Dicembre 2013 Lacchiarella, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
Turago Bordone, Dicembre 2013 Turago Bordone, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Casirate Olona, Dicembre 2013 Casirate Olona, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Lacchiarella, Dicembre 2013 Lacchiarella, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 20144 Giussago, Dicembre 2013 Giussago, December 2013 Š Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 2014
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Casirate Olona, Dicembre 2013 Casirate Olona, December 2013 © Matteo Scarpellini, Gradients, Milano 20144
Matteo Scarpellini Matteo Scarpellini, nasce a Rimini nel 1980. Inizia a fotografare da molto piccolo grazie alla passione del padre. Frequenta il Dams a Bologna, indirizzo Arte Contemporanea. Attualmente vive e lavora a Milano. Nel 2009 da vita, assieme ad Alessandro Viganò, al progetto ALMAPHOTOS, per documentare, attraverso reportage fotografici e ritratti, storie di vita e di culture. Per saperne di più... View the service online, www.miciap.com Contatti: email: info@almaphotos.net web site: www.almaphotos.net
Matteo Scarpellini Matteo Scarpellini was born in Rimini in 1980. He started photographing very young thanks to the passion of his father. He Studied Dams in Bologna, Contemporary Art. He currently lives and works in Milan. In 2009, with Alessandro Viganò, he give life to ALMA PHOTOS, to document life histories and cultures, through photographic reportages and portraits. . To learn more... View the service online, www.miciap.com Contacts: email: info@almaphotos.net web site: www.almaphotos.net
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LEGA NORD Marco Valli
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Milano. Italia. 2014. Un uomo fuma un sigaro durante la manifestazione “stop invasione� della Lega Nord. Milan. Italy. 2014. Man smoking a cigar during the Lega Nord demonstration "stop invasione". Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Venezia. Italia. 2012. Una coppia con dei binocoli guarda il palco del popolo della Padania. Venice. Italy. 2012. Couple with binoculars watch the stage of people of Padania festival. Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
Torino. Italia. 2013. Una donna applaude Roberto Maroni durante il suo discorso contro l’immigrazione illegale. Turin. Italy. 2013. Woman applauding roberto maroni during his meeting against illegal immigration. Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Bologna. Italia. 2012. Una donna durante la manifestazione contro il Governo di Mario Monti. Bologna. Italy. 2012. Woman during the demonstration against Mario Monti Government. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
Una carrellata di ritratti del popolo della Lega Nord. Un’istantanea della “Padania” secessionista che val più di mille parole.
A serie of portraits of the Northern League people. A snapshot of the secessionist "Padania" that is worth a thousand words.
"Uno dei più beceri luoghi comuni del razzismo italiano consiste nel descrivere la Padania come una terra triste, uggiosa, nebbiosa e fredda, abitata da gente ingrigita, mutrignosa, chiusa e triste. Per contro ci sarebbe un Meridione allegro, solare, aperto pieno di gioia e canzoni. Si tratta di una colossale falsità. […]. [Quella meridionale] è una cultura cupa e piena di sensi di colpa che deriva dai loro antenati Greci e Fenici, dall’influenza musulmana e da una lettura molto mediterranea e mediorientale del Cattolicesimo. Il nostro patrimonio genetico è ancora colino di caratteri celti e veneti, di popoli che avevano colmato la loro vita di colori, di fantasia, di canti polifonici, di ganasseria spavalda, di grandi bevute, di una visione serena e “normale” della morte e di una notevole allegria di fondo. […]. L’attuale e solo apparente mestizia dei popoli padani deriva dalla loro condizione di assoggettamento culturale, economico e politico e somiglia molto alla tristezza che popoli vivacissimi come quello Ungherese, mostravano sotto il giogo comunista. Con la ritrovata libertà, questa terra tornerà a essere il paese dei gioiosi convivi, dei cori e delle bande, del carnevale e delle altre feste più antiche, il paese dei bardi, dei menestrelli e dei mille colori nel quale torneranno a convivere serietà e allegria" Testo 50 buone ragioni per l'Indipendenza della Padania.
"One of the most vulgar stereotypes of Italian racism is to describe Padania as a sad, gloomy, foggy and cold land, inhabited by greying people, closed and sad. On the other side there would be a Southern cheerful, sunny, open, full of joy and songs. It is a colossal lie. [...]. [The southern] is a dark culture and full of guilt that comes from their ancestors Greeks and Phoenicians, Muslim influence and a lot of reading of the Mediterranean and Middle Eastern Catholicism. Our genetic heritage is still full of Celts and Venetians characters, peoples who had filled their lives with colours, fantasy, polyphonic songs, large drinks, a serene and "normal" vision of death and a remarkable background cheerfulness. [...]. With the new-found freedom, this world will be again the land of joyful feasts, of choirs and bands, carnival and other oldest festivities, the country of the bards, minstrels and the many colours in which will return to live with peacefulness and joy". From the text 50 good reasons for the Independence of Padania.
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Milano. Italia. 2013. Una donna anziana festeggia a Milano l’elezione di Roberto Maroni a presidente della Regione Lombardia. Milan. Italy. 2013. Aged woman celebrates in Milan for the election of Roberto Maroni as president of the Lombardy Region. Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
Milano. Italia. 2014. Un militante con la faccia dipinta di nero mostra un cartello con la scritta "l'unico modo per avere dei diritti" Milan. Italy. 2014. Militant with his face painted black displays a sign that says "the only way I can have rights". Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Milano. Italia. 2012. Un uomo ha acceso una bomba fumogena verde durante la manifestazione della Lega Nord contro il Governo.. Milan. Italy. 2012. Man lit a green smoke bomb during a Lega Nord demonstration against the Government. Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Milano. Italia. 2014. Fiaccolata in Via Padova (Milano) contro l’immigrazione illegale. Milan. Italy. 2014. Torchlight procession in Via Padova (Milan) against illegal immigration. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
Milano. Italia. 2013. Una donna festeggia con del vino frizzante l’elezione di Roberto Maroni a presidente della Regione Lombardia. Milan. Italy. 2013. Woman celebrates with sparkling wine the election of Roberto Maroni as president of the Lombardy Region. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Milano. Italia. 2012. Un militante indossa una bandiera della festa della Lega Nord durante un corteo a Milano. Milan. Italy. 2012. Militant wears a flag of lega nord's party during a parade in Milan. Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Brugherio. Italia. 2012. Umberto Bossi, fondatore del movimento politico “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”, baciato da un giovane fan. Brugherio. Italy. 2012. Umberto Bossi, founder of the political movement "Lega Nord for the independence of Padania", kissed by a young fan. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Bologna. Italia. 2012. Un ragazzo che fa parte del movimento “Giovani Padani”. Bologna. Italy. 2012. Boy belonging to the movement of Padania's Youth. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
Brugherio. Italia. 2012. Una donna sventola delle bandiere con il logo della Lega Nord, il sole delle Alpi. Brugherio. Italy. 2012. Woman waves flags with Lega Nord logo, the sun of the Alps. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Pontida. Italia. 2013. Una donna sorride durante il comizio di Roberto Calderoli a Pontida nel 2013. Pontida. Italy. 2013. Woman smiles during the Roberto Calderoli's meeting in Pontida 2013. Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Milano. Italia. 2013. Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, in posa per una fotografia insieme a due membri del movimento Giovani Padania. Milan. Italy. 2013. Roberto Calderoli, vice president of the Senate, posing for a picture with two belongings to the movement of Padania's Youth. Š Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Alzano lombardo. Italia. 2013. Un militante attende il comizio di Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Alzano Lombardo. Italy. 2013. Militants waiting for the meeting of Umberto Bossi and Roberto Calderoli. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
Bologna. Italia. 2012. Una donna anziana durante la manifestazione contro il Governo di Mario Monti. Dietro di lei un cartellone dice “Basta tasse, Monti a casa”. Bologna. Italy. 2012. Aged woman during the demonstration against Mario Monti Government. Behind signboards saying "Stop taxes, Monti go home". © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
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Milano. Italia. 2014. Militante durante una fiaccolata in Via Padova contro l’immigrazione illegale. Milan. Italy. 2014. Militant during a torchlight procession in Via Padova (Milan) against illegal immigration. © Marco Valli, Lega Nord, Milano 2014
Marco Valli Marco Valli è nato nel 1989 a Monza, vicino a Milano. Dopo essersi diplomato nel 2009 all'Istituto d'Arte di Monza, nel quale ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia, ha frequentato nel 2010 l'Accademia delle Belle Arti di Brera per poi specializzarsi nel 2011 presso la scuola di fotografia CFP Bauer a Milano. Nel marzo dello stesso anno inizia un periodo di prova presso CESURA, un gruppo indipendente di fotografi fondato nel 2008 che produce progetti fotografici che variano dal reportage alla fotografia documentaristica e di ricerca, nel quale segue principalmente il lavoro del direttore artistico del gruppo, Alex Majoli (Magnum Photos). Dopo questo periodo entra a fare parte del gruppo come fotografo e collaboratore interno. Da allora produce progetti personali e collettivi, incentrando il suo lavoro soprattutto sulla fotografia documentaristica e di indagine nel proprio paese.. Per saperne di più... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contatti: email: marcop.valli@gmail.com sito web: www.cesura.it/contributorsDettaglio.php?pagineCod=11339237
Marco Valli Marco Valli was born in 1989 in Monza, near Milan. After graduating in 2009 from the Art Institute of Monza, where he began to approach photography, in 2010 he attended the Art Academy of Brera before specializing in 2011 at CFP Bauer, a photography school in Milan. In March of the same year he began an internship at CESURA, an independent group of photographers founded in 2008 that produces photographic projects ranging from reportage to documentary photography and research, mainly following the work of the artistic director of the group, Alex Majoli (Magnum Photos). After this period became part of the group as a photographer and internal contributor. Since then he's still part of CESURA, producing individual and group projects, focusing his work mainly on documentary photography and investigation in his own country.. To learn more... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contacts: email: marcop.valli@gmail.com web site: www.cesura.it/contributorsDettaglio.php?pagineCod=11339237
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CONTRASTO Marzio Villa
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Un delicatissimo reportage sulla comunità islamica di Lodi per ricordarci che multiculturale sarà il futuro di Milano. Bisogna soltanto accettarlo.
A delicate reportage on the Islamic community of Lodi to remind us that the future of Milan will be multicultural. You just have to accept it.
Questo lavoro si inscrive in una situazione abbastanza complessa. Nel 2008 un’associazione islamica lodigiana riesce ad ottenere uno dei capannoni della ex zona industriale, per adibirlo a luogo di culto. Diventerà l’attuale moschea di lodi. La moschea aveva sede in una corte ex industriale dove si trovavano altre attività. Una di queste era una chiesa evangelica.
This work is taking place in a rather complex and difficult context. Founded in 2008 the muslim of Lodi did obtain in the industrial zone a factory who became a place of cults and prayers: the new mosque of Lodi. The mosque was a real change and improvement in comparison of the little shop where they used to gather and pray at the beginning. Before the Mosque of Lodi who is in a former industrial zone they were other activities, one of which was a evangelical church.
La scena che l’imam si trova una mattina aprendo la moschea e la seguente: Urina di maiale sparsa all’entrata e una testa di maiale appesa alla porta, nell’aria si parlava di contadini con fede verde. Segue la mia decisione di frequentare la moschea, le feste, e la comunità islamica di questa città, cercando di far uscire al di fuori delle mura di questo luogo la paura del diverso, cercando di distruggere gli stereotipi legati all’islam. Mostrando una nuova realtà e una nuova cultura, dove la parola “Islam” fa parte di questa “nuova società” italiana.
There is a scene where the Imam while opening the mosque find some pig's urine spread on the entry and a pig's head hanging on the door... Some saying it was the work of the extremist (lega nord). I decided to attend and to follow the islamic community in order to illustrate their routine,their daily life... In doing so, in taking pictures of the muslim of Lodi i wanted to break the walls of fears and ignorance, to reach out, to destroy all the wrong stereotypes regarding the Islam. Wishing to show a new reality, a new Italy in which muslim and islam is part of our culture, society.
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Marzio Villa Nato a Curitiba, italiano, dopo la formazione artistica milanese emigra a parigi. Marzio da diversi anni è alla ricerca della vita di strada, cercando la frattura tra il mondo conosciuto e l’inconscio. Effettua diversi reportage ( Italia, nei ghetti parigini e nelle banlieue), mostrando un universo sottile, uno spazio fine, frontiera fra le cose che si vedono e le sottigliezze che solamente si percepicono trasformandole in specchio delle nostre paure. Con lo stesso interesse per via della sua formazione classica, si interessa al nudo, piu precisamente al corpo. Quest’ultimo lavoro trova spazio espositivo alla galleria parigina Myriam Bouagal. Per saperne di più... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contatti: email: robs.donatini@gmail.com sito web: www.marziovilla.tk
Marzio Villa Marzio Villa born in Curitiba, Italian, decided to move to Paris after is artistic formation in Milan. Taking pictures of the streets, looking for the soul and the spirit of those same streets... To illustrate what we see and translate what is within ourself , our minds and to overcome our fears through a vision... Marzio has done a few reportage traveling through Europe, italia, france and lately paris exploring his areas with this personal eye and creativity. In the same time he explore also different theme such as the art nude pictures inheritance of his artistic formation. To learn more... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contacts: email: robs.donatini@gmail.com sito web: www.marziovilla.tk
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PADANIA CLASSICS Filippo Minelli
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© Filippo Minelli, Padania Classics Un piccolo breviario dell’estetica padana.
A small breviary of "Padanian" aesthetics.
Padania Classics è un progetto di ricerca visiva iniziato formalmente nel 2011 con l'intento di identificare i "classici padani" nel campo dell'estetica, dell'architettura e dei comportamenti umani nel territorio del nord Italia attraverso un'attività documentativa, di produzione e diffusione di contenuti in vista di Milano Expo2015.
Padania Classics is a visual research project formally started in 2011 by Filippo Minelli, with the aim of identifying "classics from Padania" in aesthetics, architecture and human behaviors of northern Italy by documenting, producing and diffusing content to reflect on the status of contemporary landscape in the region hosting the next world exhibition, Milano Expo2015.
Il progetto, ancora in divenire, è composto da un archivio fotografico di oltre 850 immagini raccolte al di fuori dei centri storici e con l'intento di documentare il paesaggio architettonico contemporaneo tralasciando volutamente paesaggi naturali e patrimonio storico, visualizzando quanto le ultime generazioni hanno prodotto su vasta scala dagli anni '80 ad oggi tracciando il vissuto, le scelte e quindi il paesaggio degli ultimi 50 anni. Sviluppandosi in maniera metodica e catalogando il susseguirsi e la commistione di aree industriali, residenziali ed agricole che compongono il territorio che si estende dalle Alpi Occidentali all'Adriatico, Padania Classics fotografa l'estetica del paesaggio ed i tratti che accomunano il territorio analizzando le evoluzioni socio-architettoniche 'selvagge' di un'area del Nord Italia vastamente popolata, che Eugenio Turri ha identificato nei primi anni del 2000 con la pubblicazione del libro "La megalopoli padana". I soggetti delle fotografie sono prevalentemente manufatti architettonici, raccordi stradali, monumenti pubblici inusuali frutto di sponsorizzazioni private, aree residenziali e commerciali, luoghi di ritrovo, interni e strategie di comunicazione accomunati da pesanti mancanze nella pianificazione iniziale, insufficienza della regolamentazione successiva e spesso caratterizzati varianti progettuali continue. er questi motivi Padania Classics si occupa quindi anche, direttamente e indirettamente, dei comportamenti umani tipici del nord Italia con un approccio antropologico sintetizzabile nella frase "il paesaggio siamo noi", sottolineando come un paesaggio che non tiene conto della bellezza per colpa dei comportamenti di chi lo vive si ritorca poi sulla qualità della vita degli abitanti stessi.
The ongoing project consists of a photographic archive of more than 850 images collected outside of city centers, focusing on contemporary architectural landscape voluntarily omitting natural views and historical heritage, underlying what the last generations produced since the 70's and therefore tracing living conditions, choices and the landscape of the last 50 years analyzing how how a landscape that does not reflect beauty because of the behavior of those who modified it will backfire on the quality of life of the inhabitants themselves. The subjects are mainly architectural structures, junctions, unusual privately-sponsored monuments, residential and commercial areas, meeting places, interiors and communication strategies all linked by heavy deficiencies in the initial planning, subsequent failure of regulation and often characterized by amendments. Growing in a methodical way and cataloging the succession and the mix of industrial, residential and agricultural area that make up the territory stretching from the Western Alps to the Adriatic, Padania Classics photograph the landscape and the features that are common to its area by analyzing the "wild" socio-architectural evolution of the vastly populated area of Northern Italy that Eugenio Turri identified in the early 2000s with the book "tLa megalopoli padana" (the Padanian megalopolis)..
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© Filippo Minelli, Padania Classics Filippo Minelli Filippo Minelli nasce a Brescia nel 1983. Dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Brera si diploma con lode in Arte e nuovi Media. La formazione accademica si affianca agli interventi in spazi pubblici che caratterizzavano la sua ricerca anche negli anni precedenti e analizza tematiche in campi come l'architettura, la politica, la comunicazione e la geografia utilizzandole come base per la creazione di opere d'arte site-specific. Dopo svariati progetti all’estero in esposizioni personali e collettive, nel 2011 riprende a concentrarsi sulla sua terra d’origine dedicandosi alla documentazione e alla concettualizzazione del paesaggio del nord Italia in chiave ironica e drammatica. La sua attitudine inconsueta alla creazione artistica viene recensita da alcuni dei più importanti media internazionali come Le Monde, The New York Times, Harpers e Taschen. Per saperne di più... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contatti: email: info@filippominelli.com sito web: www.filippominelli.com
Filippo Minelli Filippo Minelli was born in Brescia in 1983. After attending Accademia di Brera, he graduated with honors in Art and New Media. The academic training was accompanied by interventions in public spaces that characterized his research in previous years and he analyzes issues in fields such as architecture, politics, communication and geography to use them as the basis for the creation of site-specific artworks. After several projects abroad shown in solo and group exhibitions, in 2011 he goes back to focusing on his native land documentating and conceptualizing the landscape of northern Italy in an ironic and dramatic way. His unusual attitude to artistic creation was reviewed by some of the most important international media such as Le Monde, The New York Times, Harpers and Taschen. To learn more... View the service online, www.miciap.com Contacts: email: info@filippominelli.com web site: www.filippominelli.com
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MILANO, FUORI NOVANTA Pierfrancesco Celada
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© Pierfrancesco Celada, Milano, Fuori Novanta
Insoliti paesaggi metropolitani, seguendo la linea 90.
Unusual metropolitan landscapes, following the public bus Novanta.
L’area metropolitana di Milano è una delle aree più densamente popolate e industrializzate d’Italia e d’Europa.
Milan’s Metropolitan Area is one of the most densely populated and industrialised areas of Italy and Europe.
La linea di trasporti Novanta è un servizio pubblico di trasporto circolare di Milano che, come un compasso, separa il “centro città” da tutto quello che rimane “al di fuori”. Un autobus che non solo divide Milano geograficamente, ma che è anche un’invisibile linea di separazione tra il noto e il poco-noto, tra la certezza e l’incertezza, tra i luoghi comuni e la realtà.
When the new “Enti territoriali di area vasta” will be finalised the Metropolitan city of Milan will host more then three million citizens. The public transportation Novanta divides the city centre from what lies “outside”. A line that not only divides Milan geographically, but also works as an invisible trace that separates the known from the un-known, clichés from reality.
Ho voluto utilizzare questa traccia ideale per esplorare e documentare un territorio a me estraneo, dove la città esiste, ma è solo percepita; dove la natura non è bella, ma potrebbe esserlo. Una natura che sarà tema principale di EXPO2015 “Feeding the planet”, un evento Universale, che porterà l’area Metropolitana di Milano in primo piano.
I’ve used this hypothetical line has an excuse to explore and document a territory unknown to me; where the city exist but it is only perceived; where nature is not beautiful but it could be. “Nature” will be the main theme of EXPO-2015 (“Feeding the planet”), a universal event that will bring Milan’s Metropolitan Region in the spotlight.
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© Pierfrancesco Celada, Milano, Fuori Novanta
Pierfrancesco Celada Pierfrancesco Celada (n.1979); dopo aver completato un dottorato di ricerca in Biomeccanica, Pierfrancesco sta concentrando la sua attenzione su una serie di progetti a lungo termine; investigando le condizioni di vita nelle Megalopoli Moderne. Ha vinto l’ Ideastap and Magnum Photo photographic award 2010 e lavorato presso gli uffici Magnum a Londra. Sta correntemente esplorando le megacities Cinesi con il progetto “People Mountain People Sea” ed ha lanciato una crowdfunding per produrre Hitoride; un libro che tratta di solitudine nella megalopoli Giappone, una delle aree piu’ densamente popolate del pianeta. Per saperne di più... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contatti: email: photo@pierfrancescocelada.com sito web: www.pierfrancescocelada.com
Pierfrancesco Celada Pierfrancesco Celada (b.1979); after completing a PhD in Biomechanics, Pierfrancesco is now concentrating his attention on a series personal longterm photographic projects on life in Modern Megalopolis. He won the Ideastap and Magnum Photo photographic award 2010 and interned at the Magnum office in London. He is currently working on People Mountain People Sea, investigating life in Chinese Megacities, and crowd-funding for “Hitoride” a book that reflects on isolation in Japan; one of the most populated areas in the world. To learn more... View the service online, www.miciap.com Contacts: email: photo@pierfrancescocelada.com web site: www.pierfrancescocelada.com
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MANIFESTO /MANIFESTO
MilanoCittàAperta
MilanoCittàAperta
Durante la seconda guerra mondiale, alcune città europee furono dichiarate “aperte” dalle forze in campo. L’esercito nemico lasciava così la possibilità agli occupanti di abbandonare il centro abitato, evitando di distruggere completamente il patrimonio storico e artistico (promessa in realtà raramente mantenuta). Tra le “città aperte” di quegli anni: Roma, Firenze, Parigi, Atene. Milano non fu mai dichiarata “città aperta”. Forse anche per questo motivo il monte Stella, simbolo della ricostruzione milanese del dopoguerra, nacque proprio dalla necessità di sotterrare un milione di quintali di macerie recuperate in seguito ai bombardamenti anglo-americani.
During World War II, some European cities were declared “open” by military forces. This way, foreign armies left the inhabitants the possibility of abandoning their houses, without completely destroying the historical and artistic resources and architecture (a promise which was rarely kept). Among the “open cities” were Rome, Florence, Paris, Athens. Milan was never declared an “open city”. This partly explains why the (Stella mountain), a symbol of post-war reconstruction, was born from the burial of over a million hundred kilos of rubble resulting from the EnglishAmerican bombings.
La seconda guerra si è conclusa da alcuni decenni e Milano, come tutte le principali città italiane, si è data da fare per ricostruire ciò che aveva perduto. Sotterrati morti e detriti, lo sviluppo si è imposto come il primo obiettivo della popolazione. Ancora oggi la maggioranza delle persone ritiene che il progresso di una società sia legato più alla sua crescita quantitativa piuttosto che alla qualità delle risorse di cui già dispone. Ecco allora che la ricostruzione non si accontenta di ri-costruire, ma vuole espandersi, ingigantirsi, svilupparsi all’infinito. La Storia non si può fermare.
World War II had recently ended and Milan, as all the major Italian cities were doing, was working hard to rebuild what was lost. After burying its dead and debris, development was the first thought in people’s mind. The majority of the population still thinks a society’s progress is determined more by the quantity than the quality of its resources. That’s why reconstruction wasn’t only about re-building, but also infinitely expanding, enlarging, developing. History can’t be stopped.
Un conflitto sociale resta dunque ancora in atto: quello tra l’oggi e il domani, tra le necessità (presunte) e le speranze (reali). Questo conflitto non ha né principio né fine, non ha confini, né prospettive. È inesorabile. Se volessimo nominarlo con una parola, potremmo chiamarlo “Tempo”. Al Tempo e alla sua opera di creazione e distruzione si relaziona l’Uomo, che non accetta di essere sconfitto senza avere prima combattuto con le armi di cui dispone. Di fronte alle rovine e alle macerie del passato, l’Uomo ha da sempre progettato il proprio futuro in funzione di una nuova Storia. E oggi l’Uomo si è fatto Cittadino per poter portare avanti la propria battaglia all’interno di un luogo apparentemente più adatto: la metropoli. La fine della Guerra, nonostante tutto, è ancora lontana. Come scrive Benjamin, a proposito dell’Angelus Novus dipinto da Klee: “L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi (…) Ma una tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle (…) Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta.” La storia, dice Benjamin, non è una lineare catena di eventi in successione e il progresso dell’era capitalista non conduce necessariamente verso il paradiso. Nel mondo della modernità, la dimensione esistenziale dell’Uomo coincide sempre più con l’essenza della Città industrializzata e il passato di uno è ormai racchiuso nel tempo dell’altro. L’alienazione del singolo individuo confuso nella massa indistinta della folla, costituisce infatti da Baudelaire in poi uno dei temi fondanti la poetica della cultura occidentale.
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A social conflict is still happening: one between the past and the present, between the (presumed) needs and the (real) hopes. This conflict has no beginning nor an end, no conflicts or perspectives. It’s inexorable. If we could give it a name, it would be “Time”. Man relates himself to Time and its work of creation and destruction, unable to accept defeat before fighting, using all the weapons he has. Looking at the ruins of the past, Man tries to create a future imagining a new History. Today, Man has become a Citizen to carry on his battle inside a more apt environment: the big metropolis. The end of the War, despite everything, was still very far. As Benjamin wrote about Klee’s painting of the Angelus Novus: “The angel of history must have this characteristic: his face must be turned towards the past. Whereas we see a chain of events, he sees only one catastrophe that accumulates ruins on ruins and throws them at his feet (…) But a tempest pushes him towards the future, despite him turning his back to it (…) This tempest is what we call progress.” History, says Benjamin, is not a linear chain of events and the capitalist era’s progress doesn’t necessarily bring to Paradise. In the modern world, Man’s existential dimension coincides more and more with the essence of the industrialized City and one’s past is contained in the other’s time. The individual’s alienation, confused in the crowd, constitutes one of the fundamental themes of Western culture, from Baudelaire on.
Cosa resta dunque del paradiso perduto? Come salvarsi dalla tempesta? Italo Calvino risponde così, in chiusura delle Città invisibili:
What’s left of our lost paradise, then? How to save oneself from the crowd? Italo Calvino answers at the end of Invisible Cities:
“L’inferno è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
“Hell is already here. There are two ways to avoid suffering from it. The first is easy for many: accepting hell and becoming a part of it until one doesn’t see it anymore. The second is risky and needs continuous attention and learning: Trying to understand and being able to understand who and what, amongst hell, is not hell, and make it last, and give it space”.
Già, ma in che modo si può dare spazio a ciò che merita essere salvato? E soprattutto, come possiamo “farlo durare”?
Good, but how is it possible to give space to what deserves to be
Siamo arrivati al punto del nostro discorso. Da questa domanda ha inizio il viaggio che la nostra rivista spera di poter intraprendere. Proviamo quindi a rispondere: L’essenza del passato passa di sfuggita ma nell’immagine, che balena una volta per tutte nell’attimo della sua conoscibilità, si lascia fissare. “La verità non può scappare”, scrive Benjamin. Ecco allora una risposta: la Fotografia eccede la Guerra. Come dice il filosofo Giorgio Agamben, tutto ciò che si fotografa è chiamato a comparire nel Giorno del Giudizio. L’immagine fotografica è dunque sempre più che un’immagine: è il luogo di uno scarto, di uno squarcio sublime fra il sensibile e l’intellegibile, fra la copia e la realtà, fra il ricordo e la speranza. Se dunque non possiamo possedere il presente ma solo il passato, se possiamo possedere della realtà solo un’immagine a testimonianza del nostro stato di mortalità, allora il fotografo è chiamato a diventare il “flâneur”, poeta della modernità e nomade dell’eternità. Ricorda Henri Cartier-Bresson: “Vagavo tutto il giorno per le strade, sentendomi molto teso e pronto buttarmi, deciso a prendere in trappola la vita, a fermare la vita nell’attimo in cui veniva vissuta”. Il fotografo è come un cacciatore e la sua macchina è un fucile. Ad ogni scatto/sparo, un frammento di realtà viene catturato per sempre, sottratto al divenire e consegnato all’eternità. Il fotografo ha così la possibilità di offrire alla società il proprio sguardo etico attraverso quello estetico e viceversa. La nostra rivista si pone proprio questo obiettivo. Eredi della tradizione del fotogiornalismo d’inchiesta nato grazie alla Magnum negli anni ’50 e consapevoli della ricerca sociale e artistica delle avanguardie del Novecento, tentiamo così di inscriverci all’interno del cammino della Fotografia con lo sguardo (e l’obiettivo) rivolti verso il futuro. Desideriamo discendere nella realtà, liberarne i segreti, utilizzare il gesto fotografico per concretizzare l’azione vissuta in prima persona. Dichiariamo così finalmente Milano “città aperta” e accettiamo la nostra guerra all’interno del divenire caotico della città. Questa stessa città che, in quanto fotografi, desideriamo conoscere e far conoscere. E far conoscere per poter cambiare.
saved? Most of all, how can we “make it last”? We’ve reached the topical point of our discussion. This question is the beginning of the journey that our magazine wants to undertake. [Let’s try to answer: the essence of the past is in passing but it’s possible to fix it in the image flashing once and for all in a moment where it’s possible to know it.] “The truth can’t escape” says Benjamin. This is a possible answer: Photography goes beyond War. As the philosopher Giorgio Agamben says, everything that is photographed will be called to appear on Judgment Day. The photographic image is the place of a sublime break between what’s substantial and what isn’t, between a copy and a reality, between memory and hope. If we can’t possess the present but only the past, if all we can have is an image of our mortality, then the photographer becomes the new “flâneur”, the poet of the modern age and the vagabond of eternity. Henri Cartier-Bresson remembers: “I used to hang around the streets all day, feeling very tense and ready to throw myself into things, determined to “trap” life, to stop life in the moment it’s being lived.” A photographer is like a hunter, his camera is like a rifle. In every shot, a fragment of life is captured forever, taken away from possible changes and given to eternity. A photographer, then, has the opportunity of offering to society his ethical vision through an aesthetic vision, and vice versa. That’s the aim of our magazine. Heirs to the tradition of photojournalism born in the ‘50s thanks to Magnum cameras, and aware of the social and artistic research of the past century, we’re trying to insert ourselves in this path with our eyes (and our lens) looking at the future. We want to delve into reality, freeing its secrets, using photography to make our first-person experience concrete. We finally want to declare Milan an “open city” and we accept our war within the chaotic continuous changes of our city. This city that we, as photographers, wish to understand and be understood. So that we can change it.
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