LA PICCOLA ATENE MUSICALE Prologo La Piccola Atene musicale è il titolo scelto per presentare Treviso ed il suo rapporto con la Musica. Si tratta di entrare a vivo nel cuore della città dando vita alla valorizzazione dei suoi artisti, dei luoghi e del clima che hanno contrassegnato momenti importanti di cambiamento. I punti di riferimento per ricreare questa piccola Atene sono: Gli artisti ( musicisti della musica sacra e profana: compositori, direttori d’orchestra, i grandi nomi dell’opera lirica, ma anche i giovani musicisti trevigiani del nostro ‘900 che hanno dato il meglio di sé in sede nazionale ed internazionale) I luoghi ( i vari teatri musicali di Treviso, le chiese, i salotti privati, le osterie, le balere ) Cenacolo delle arti: La musica come tema trasversale nella pittura e nella letteratura trevigiana. Si esplora il fermento musicale con cui la piccola Treviso buttò il proprio sguardo verso nuovi orizzonti europei. Un particolare interesse riguarda la raccolta dedicata alla musica dei manifesti Salce. Musica dal vivo: si cerca, nel limite del possibile tecnico-artistico, di ricreare dal vivo qualche frammento della musica di musicisti trevigiani prendendo spunto dalle raccolte esistenti nelle nostre biblioteca pubbliche cittadine o private. ( la mia di casa e quella dei nostri giovani ricercatori) Non servono requisiti particolari di matrice musicale, ma tanta buona volontà ed un pizzico di curiosità ! La conversazione e la performances saranno aperte anche al pubblico (genitori, amici e conoscenti) ed a quanti vorranno intervenire per offrire un contributo alla riflessione e alla riscoperta della Treviso musicale. Paola prof. Gallo Treviso, lunedì 28 marzo 2016
LUOGHI E FIGURE DELLA MUSICA TREVIGIANA MUSICA SACRA Percorso n.1 Duomo – Biblioteca Capitolare – Biblioteca del Seminario Vescovile Figura principale: M° Giovanni D’Alessi (1884 – 1969)/musicista e musicologo Giovanni D’Alessi, nasce a Castagnole di Treviso, il 24 agosto 1884. Ancora giovane entra nel seminario vescovile di Treviso e compiuti gli studi teologici, viene ordinato sacerdote il 25 luglio 1909. Inviato a Possagno, rimane sino al 1911, quando viene chiamato alla direzione della cappella musicale della cattedrale di Treviso ed in parallelo, tra il 1912 – 1913, gli viene offerto l'insegnamento del canto sacro nel seminario vescovile. Questi due incarichi lì conserverà sino alla fine del 1966 educando al canto varie generazioni di cantori e sacerdoti, curando mirabili esecuzioni ed osservando con fedeltà assoluta le direttive del Motu Proprio sulla musica sacra di Pio X . In omaggio al suo servizio, gli viene offerta la direzione della Scuola Ceciliana di Treviso dalla fondazione (1927) sino al 1964. La sua personale educazione musicale, iniziata nel seminario di Treviso, verrà completata a Padova con il Luigi Bottazzo, uno dei più valenti maestri di Musica Sacra del tempo ed in seguito a Torino con Giovanni Battista Grosso, buon gregorianista e studioso di polifonia. Negli anni a seguire, Giovanni d’Alessi, spinto dalla passione per il canto sacro, compone Lui stesso vari brani, rimasti però inediti assieme a tutti i suoi manoscritti e libri; ora gli stessi sono conservati presso la Biblioteca Capitolare di Treviso. Esecutore fedele della polifonia classica, ha lasciato le registrazioni di sei dischi con il coro della cattedrale e del seminario incisi dalla Vox di New York; si ricordano in particolare: Polifonia sacra con musiche della scuola veneta del sec. XVI e la Missa brevis (Mantovana) di Palestrina. Il suo magistero interpretativo ci è stato tramandato anche in due volumi, muniti di segni espressivi e dinamici di tipo romantico, che sono stati editi in collaborazione con Giuseppe Ippolito Rostagno: Antologia quinta vocalis liturgica LIII cantus sacri auctorum saec. XVI et XVII paribus vocibus hodierno usui editi, e Antologia sexta ... LI cantus ..., Torino 1928. La maggior parte della sua attività musicologica è rivolta a ricerche di archivio sui compositori veneti ed in particolare su quelli attivi a Treviso in varie epoche con una serie di pubblicazioni che anticipano la sua opera più importante: La Cappella musicale del duomo di Treviso (1300-1633), opera magistrale nella quale viene messo in luce quanto sia solo relativa la provincialità musicale di Treviso rispetto ai grandi centri nazionali ed internazionali. In esso emerge una ricca documentazione: elenco dei maestri e delle loro composizioni, nomi di organari, organisti, strumentisti e cantori, che rivelano come, la Nostra città ebbe vita musicale intensa non sfigurando essa, fatte le debite proporzioni, con quella di Venezia. Rimane ancora inedito lo Schedario tematico sui 42 manoscritti musicali della Bibl. capitolare, in gran parte distrutti dal bombardamento aereo subito da Treviso il 7aprile del 1944.
La biblioteca Capitolare del Duomo di Treviso, pur dopo il grave lutto che la privò di grandi capolavori, è uno dei luoghi ‘tesoro’ della musicologia internazionale con testi che potrebbero rivaleggiare con le più grandi biblioteche soprattutto per testi che hanno la loro importanze come ‘ prime di stampa’. Ci pare opportuno, in questa sede, citare il celeberrimo esemplare della prima stampa della Missa Papae Marcello di Pierluigi da Palestrina, con la celeberrima immagine della donazione. Questa è presente come unicum in tutti i libri più importanti di storia della musica nazionali ed internazionali. Per la conoscenza del ‘cecilianesimo italiano’ ha notevole autorevolezza: Commento illustrativo del motu proprio in cui il D’Alessi si rivela un severo interprete delle norme pontificie andando forse, più in là, dello stesso pensiero papale. La sua partecipazione attiva al movimento ceciliano nazionale si attenuerà di molto dopo la Prima Adunanza organistica italiana , datata: Trento 1930. Risulta rilevante anche la sua opera di trascrittore che vede la pubblicazione, oltre alle due antologie già ricordate: A. Gabrieli, Musiche di chiesa da 5 a 16 voci in I Classici musicali italiani, V (1942), mentre è ancora in manoscritto la trascrizione dell'operaomnia di G. M. Asola, depositata presso la Fondazione Cini di Venezia, e tante altre trascrizioni presenti nella Biblioteca Capitolare di Treviso. Per i suoi eccezionali meriti di studioso e di insegnante, fu insignito di onorificenze religiose e civili. Giovanni D’Alessi muore a Treviso il 3 ottobre del 1969. Bibliogarfia generale: Il motu proprio sulla musica sacra di S. S. papa Pio X. Commento illustrativo, Vedelago 1920; Vicenza 1928e 1934; Il motu ... e la Costituzione apostolica "Divini cultus sanctitatem" di S. S. Pio XI, Roma s. a.; Il tipografo fiammingo Gerardo de Lisa, cantore e maestro di cappella nella cattedrale di Treviso(1463-1496), Vedelago 1925; La polifonia classica nelle antologie vocali liturgiche, in Boll. bibliografico musicale, XXV (1928), pp. 7 s.; Organo e organisti della cattedrale di Treviso(1361-1642), Vedelago 1929; Zanin Bisan (1473-1554), in Note d'archivio per la storia musicale, VIII (1931), pp. 21 s.; Una interessante questione d'arte organaria veneta del 1759, in Boll. bibl. music., VI (1931), pp. 27 s.; I manoscritti musicali del secolo XVI dei duomo di Treviso, in Acta musicol., III (1931), pp. 148 s.; L'organo di S. Nicolò di Treviso-Spigolature d'archivio, in Canentes Domino in Organis, numero unico, Treviso 1933, p. 7; Maestri e cantori fiamminghi nella cappella musicale del duomo di Treviso(1411-1561), in Tijdschrift van de Vereniging voor Nederlandse muziekgeschiedenis, XV (1938), pp. 147 s.; Note sull'organaro Antonio Dilmani, in Note d'archivio ..., XIX (1942), pp. 145 s.; Precursori di Adriano Willaert nella pratica del "Coro spezzato", Vedelago 1951; trad. inglese in Journal of the American Musicological Society, V (1952), pp. 187 s.; La Cappella musicale del duomo di Treviso(1330-1633), Vedelago1954. Il suo nomefigura inoltre tra i collaboratoridi Encicl. della musica Rizzoli-Ricordi; Die Musik in Geschichte und Gegenwart; The New Grove Dictionary of Music and Musicians, e del periodico di Treviso Svegliarino ceciliano, già Svegliarino musicale.
LUOGHI E FIGURE DELLA MUSICA TREVIGIANA IL TEATRO MUSICALE DELL’800 Percorso n.2 Teatro Comunale ‘Mario del Monaco’ – Collezione Salce (chiesa di San Gaetano) – Villa Franchetti (Preganziol) Figure principali: Pier Adolfo Tirindelli (Conegliano, 5 maggio 1858 – Roma, 6 febbraio 1937) Giovanni Masutto (1830 Alberto Franchetti (1860 - 1942) / Musicista e compositore Pier Adolfo Tirindelli (Conegliano, 5 maggio 1858 – Roma, 6 febbraio 1937) Nato a Conegliano, in provincia di Treviso, è stato un compositore, violinista, direttore d'orchestra e docente italiano. Perfezionati a Parigi dopo gli studi iniziati a Milano, ottiene nel 1883 la cattedra di violino presso il Conservatorio di Venezia del quale fu direttore dal 1893 al 1895. Stabilitosi poi negli Stati Uniti, fu docente di violino e direttore d'orchestra presso il Conservatorio di Cincinnati. Torna in Italia nel 1922 e propone come opere Liriche: Atenaide, Del 1892 E Blanc Et Noir, Del 1897, Con La Produzione Di Numerose Romanze Per Canto E Pianoforte. nella città natale gli è stata dedicata una via[1]. L'Associazione Lirica "Pier Adolfo Tirindelli", fondata nel 1981 ad opera di Albino Toffoli, sta raccogliendo ogni tipo di documento per la ricostruzione storico-artistica della sua figura.
Alberto Franchetti nasce da Raimondo Franchetti e Luisa Sara Rothschild in una famiglia ebrea. E’ la madre che lo avvicina alla musica e, dopo aver studiato a Torino, la famiglia si trasferisce a Venezia dove Alberto finisce gli studi in composizione, ma si diploma al Conservatorio di Dresda nel 1884. Il primo successo lo ottiene con la Sinfonia in si minore, composta in sintonia con lo stile germanico e successivamente Asrael, rappresentata al teatro di Reggio Emilia, decreta la sua fama come operista. Nel 1888 sposa Margherita Levi e dalla loro unione nasce Raimondo che la storia ricorda come un celebre esploratore. Negli anni successivi al matrimonio, le opere del Maestro vengono contese dai principali teatri in Italia e all’estero tanto che Amburgo, Budapest, Praga, New York, Lisbona, Buenos Aires mettono in scena: Cristoforo Colombo, Fior D’alpe, Il Signor Di Pourceaugnac e la celeberrima Germania che venne messa in scena in prima assoluta alla Scala nel 1902 e più tardi al Metropolitan di New York. In sintonia con un Italia che guardava al Vate come maestro indiscusso della letteratura nazionale anche Alberto Franchetti musica La Figlia Di Iorio rappresentata alla Scala nel 1906 su libretto di Gabriele D’Annunzio. Il successo gli permette di ottenere la nomina a
direttore del Conservatorio di Firenze. Accetta, ma dopo qualche anno si ritira a vita privata a Viareggio dove morirà nel 1942. In omaggio al grande maestro del melodramma italiano, ma ancora sconosciuto ai melomani più appassionati, nasce a Reggio Emilia nel 2008, l’Associazione per il Musicista Alberto Franchetti con il proposito di valorizzare la sua figura in relazione all’epoca e alla sua nobile presenza in seno alla storia del melodramma italiano. Le passioni di Alberto Franchetti per i cani, le automobili, la moda, la buona cucina, l’alpinismo, la magia, lo resero un personaggio celebre a suo tempo e merita una riscoperta d’autore . Raccolta Manifesti Salce: La magnifica effige Ferdinando Salce (detto Nando) muore a Treviso il 29 dicembre 1962. Sulla figura di Salce, sulla fortuna della sua collezione, che con oltre 24.000 manifesti è la più importante d’Italia e tra le maggiori d’Europa si potrebbe disquisire per molti anni, ma la nostra sintesi ne darà comunque una giusta rilevanza. Molti dei suoi manifesti riprendono il filo di quelle che furono le passioni di Salce (fu tra i fondatori del Club Alpino Italiano sez. di Treviso) e le tappe basilari della sua lunga – oltre sessant’anni – attività di collezionista. Completano la raccolta i documenti biografici e alcuni esemplari di grafica pubblicitaria presenti nelle raccolte dei Musei Civici. I manifesti d’epoca della collezione Salce sono databili tra il 1895 e il 1962 e rappresentano uno spaccato significativo degli interessi di una società in bilico tra tradizione e modernità. Nando Salce a soli 17 anni fu folgorato dalle affiches, i cartelloni pubblicitari che iniziavano allora a colorare le strade delle capitali europee: cominciò a collezionarle e non smise più. Di famiglia benestante – il padre aveva avviato in città una fiorente impresa commerciale – poté seguire questa sua passione con metodo e dedizione, sorretto da un buon gusto e da un’intelligenza critica non comuni. Instaurò una fitta rete di relazioni con editori e tipografie, con ditte di affissioni, librerie e case d’aste, per assicurarsi le ultime uscite e le rarità. Fu in corrispondenza con gli stessi autori di manifesti e con altri collezionisti. All’inizio si procurò di preferenza cartelloni “artistici”, nei quali prevaleva la componente estetica, in seguito si indirizzò anche a quelli di interesse storico e politico. Mise così insieme una raccolta di grande respiro che documenta come nessun’altra in Italia la storia del manifesto tra la fine dell’Ottocento e i primi sessant’anni del Novecento. Per conservare questa “pinacoteca di carta”, che con il passare degli anni cresceva a dismisura – lo stesso Salce perse il conto, credeva di averne 14.000 quando invece erano oltre 24.000 –, utilizzò la spaziosa soffitta della palazzina di famiglia posta di fronte a Porta San Tomaso (oggi casa di riposo, per lascito dello stesso Salce). Qui i manifesti erano conservati secondo un originale sistema di archiviazione in verticale. La raccolta era nota agli specialisti, ma ebbe pochissime occasioni di visibilità pubblica in vita di Salce. A Treviso fu esposta solo una volta, nel 1959 a Palazzo dei Trecento, in occasione dei 50 anni della sezione trevigiana del Club Alpino Italiano. Salce la destinò allo Stato Italiano che nel 1968 la diede in deposito temporaneo al Comune di Treviso, che ne ha curato la catalogazione e la conservazione.. A partire dal 1974, numerosissime sono state le mostre dedicate a temi e ad autori presenti nella Raccolta, che hanno permesso di farla conoscere e apprezzare in Italia e all’estero. Ferdinando Salce (detto Nando) Treviso, 22 marzo 1878 – Treviso, 1962
Discendente di una agiata famiglia di commercianti di tessuti, Nando Salce nasce a Treviso il 22 marzo 1878. Si diploma in ragioneria per volere del padre però nel 1898,con la maggiore età, benestante che non ha bisogno di lavorare si dedica assieme alla moglie Regina (Gina) Gregorj, figlia del titolare di una delle più importanti manifatture ceramiche d'Italia, (“benestante e possidente” all'anagrafe) alla passione del collezionismo. Diversi oggetti rientrano nei loro interessi tra cui: tappi di bottiglia, scatole di fiammiferi, menù speciali e le celeberrime Affisces o quant’altro gli appassioni diviene parte integrante della loro smodata passione. La collezione di manifesti nasce nel dicembre 1895, con l'acquisto di contrabbando dall'attacchino comunale, al prezzo di una lira, del manifesto della Società Anonima Incandescenza a Gas brevetto Auer di Giovanni Maria Mataloni, poi definito dal critico Vittorio Pica come il primo cartellone italiano che, "per concezione, per fattura e per tiraggio", sia degno di stare a confronto con i migliori esemplari europei. Al 1898 risalgono i primi documenti di una nutrita corrispondenza, che prosegue ininterrotta fino ai suoi ultimi anni di vita, con editori e tipografi specializzati nel ramo pubblicitario (Wild e Tensi di Milano, Alessandro Marzi di Roma, Salomone di Roma, Chappuis di Bologna, Ricordi di Milano, Cassan di Tolosa, Hirth's Verlag e Bruckmann di Monaco di Baviera), con le ditte e le aziende committenti, con gli stessi cartellonisti (del Mataloni rimase ammiratore fedele, al punto da commissionargli il disegno della sua carta intestata), con gallerie specializzate (Sagot di Parigi). Secondo un metodo tipico di ogni collezionista, Salce scambia pezzi doppi con gli esemplari che desidera. La sede della collezione fu la vasta soffitta della sua casa in Borgo Mazzini a Treviso, alla morte destinata alla casa di riposo che porta oggi il suo nome. Salce farà in tempo a vedere spenta la grande stagione della pubblicità sui manifesti; quando muore, nel dicembre 1962 ed è significativo che l'interesse per la collezione, 24.580 manifesti, maturi solo dopo molto tempo, a partire dalla metà degli anni settanta.
Tra i manifesti della raccolta Salce dedicata alla musica ricordiamo: La Bohème di Puccini fu rappresentata a Treviso per la stagione d’autunno 1896 , a pochi mesi dalla prima assoluta a Torino. Il cronista della “Gazzetta di Treviso” si mantiene “in medio” concludendo che “la Bohème” ha dei punti mediocri, ma altri di bellissimi”. L’opera rimase in cartellone per 14 sere e viene diretta dal torinese Arturo Vigna. Gli interpreti principali sono: il soprano Valentina Mendioroz (Mimì), il soprano Maria Martelli (Musetta); il tenore Pietro Ferrari (Rodolfo), il baritono Ruggero Astillero (Marcello). Sunanda ebbe invece minor successo con sole due recite nonostante la presenza di Fausta Labia; è un dramma lirico del trevigiano Pompilio Sudessi (1853-1923) ambientato nelle Pampas, fra stregoni e schiavi indiani. “La gazzetta di Treviso” scrive che Sudessi, che fu insegnante nell’istituto e direttore della banda cittadina ha lasciato Treviso per andare in Francia dove le sue composizione ebbero fortuna e si fece conoscere ed apprezzare anche come direttore d’orchestra. Questo manifesto fu stampato a Udine per il Teatro di società di Treviso che conferma la situazione di stallo del manifesto lirico italiano nell’ultimo ‘800, la sua apparente incapacità di unire l’annuncio scritto con l’apparato allegorico.
Nel 1896 molte cose stanno cambiando nella grafia italiano con l’avvento del modernismo internazionale che però riesce a movimentare, in pratica, solo l’ambiente milanese. Questo manifesto fu stampato dalla litografia E. Passero di Udine. Giulietta e Romeo rappresentava per Zandonai un ulteriore passo verso quella che chiamava “la musica chiara” , che pare riflettersi sul piano figurativo, sia per i bozzetti fotografici, sia in questo manifesto, realizzato nella prima metà degli anni venti. Questo cartellone è stato stampato dall’Officina Ricordi di Milano
Breve storia del Teatro Comunale di Treviso Il primo teatro trevigiano fu aperto nel 1692. Si trattava di un tipico teatro all'italiana, con più ordini di palchi, e sorgeva dove si trova l'edificio attuale: l'antica contrada San Martin. Il teatro propose per diversi anni un buon repertorio, apprezzato dai nobili veneziani che villeggiavano in città e nelle campagne circostanti; a partire dal 1713, cominciò a decadere fino ad essere abbandonato del tutto. Qualche tempo più tardi, grazie all'interessamento del conte Guglielmo Onigo, l'edificio venne praticamente riedificato su disegno di Antonio Galli da Bibbiena, già progettista del Teatro comunale di Bologna; la facciata e l'atrio furono invece ideati da Giovanni Miazzi. Nel 1766 fu nuovamente inaugurato con la prima del Demofoonte di Pietro Guglielmi. L'edificio appartenne ancora agli Onigo sino al 1846, anno in cui fu ceduto alla Società dei Palchettisti conosciuto poi come Teatro Sociale. Dopo vicende alterne, il vecchio teatro Onigo venne distrutto da un incendio il 2 ottobre 1868. Pare che a causare l'incendio fu il custode del teatro, tale Triaca, che si serviva del palcoscenico per la sua attività di pirotecnico dilettante. La sala attuale, inaugurata nel 1869, fu progettata dall'architetto Andrea Scala, autore, tra gli altri, dei teatri di Udine, Trieste e Pisa. Le decorazioni pittoriche si devono al triestino Stella ed a Federico Andreotti, quelle in stucco allo scultore Fausto Asteo. Le balaustre dei palchi e il boccascena sono decorati con tessuti dal disegno rococò trapunto di perle dorate di Murano. La facciata è quella dell'edificio originale e reca ancora nella trabeazione la firma del Miazzi. L'inaugurazione della nuova sala del Teatro di Società ebbe luogo nell'ottobre 1869 con il Faust di Charles Gounod. Tra il 1869 e il 1930 il Teatro Sociale conobbe un periodo di particolare splendore: nel 1894 il giovane Toscanini dirige Falstaff e Cristoforo Colombo di Alberto Franchetti e l'anno successivo il Tannhauser di Richard Wagner o la Lorely di Alfredo Catalani. Nel 1900 Enrico Caruso interpreta per la prima volta il ruolo di Cavaradossi in Tosca. Toti Dal Monte ebbe modo di calcare il palcoscenico trevigiano con un numero indescrivibile di successi. Dal 1931 unico proprietario è il comune di Treviso con alterne vicende economico-sociali. Nel frattempo la vita musicale del Teatro è proseguita con regolarità, alternando le tradizionali stagioni d'autunno e di primavera a cui prendono parte, per la lirica, protagonisti di assoluto rilievo.
Appendice: GIOVANNI MASUTTO (1830 Giovanni Masutto nasce nel 1830. Di Lui si sa poco anche se è uno dei personaggi chiave del mondo musicale trevigiano
dell’800. Studia flauto traverso, diviene un valente musicista nonché fondatore della Banda di Treviso, ma è anche conosciuto come un encomiabile patriota italiano e come valente musicologo. Sappiamo che ebbe rapporti epistolari con Giuseppe Verdi e che, gli inviò in omaggio un suo libro, dal titolo: La musica presso diversi popoli, di cui ricevette una lettera di ringraziamento con lode dal destinatario. Masutto pubblicò anche La musica: dalle sue origini alla storia che andrebbe ristudiato. Prima della sua morte, lascia un libro di ricordi di cui poco si conosce.
LUOGHI E FIGURE DELLA MUSICA TREVIGIANA IL CENACOLO DELLE ARTI Percorso n.3 Museo Bailo - Osteria la Colonna – Liceo musicale Francesco Manzato – la sede del coro Sante Zanon Figura principale: M° Sante Zanon (1899 – 1965) / musicista - etnomusicologo Per il progetto terze, intitolato la piccola Atene Musicale, la mia ricerca personale mi ha permesso di trovare molte informazioni sul musicista trevigiano Sante Zanon. Il compositore nasce a Fonte (Treviso) nel 1899. Già da bambino, all’età di 9 anni, scrive la sua prima Messa mettendo in evidenza il suo precoce talento musicale. Nel 1921 si diploma in composizione e,nel 1924, in canto corale. Nella sua città fonda un’associazione corale che ha il suo presente nel coro a Lui intitolato e per la quale scrive canzoni e armonizza canti popolari della Marca trevigiana, canti di guerra e canti patriottici. A merito della sua attività di etnomusicologo vince nel 1929 vince il primo premio nazionale. Fino al 1939 il Maestro Zanon svolge numerose attività a Treviso come compositore, direttore di coro e d'orchestra insegnando composizione e canto corale presso il Liceo musicale "Manzato". È di questo periodo la felice collaborazione con il pittore Sante Cancian e lo scrittore Giuseppe Mazzotti. Si deve a questo Trio di ‘artisti’ la trascrizione musicale, l’interpretazione grafica e la rielaborazione letteraria dì antiche canzoni trevigiane pubblicate con il titolo: Canti popolari della Marca Trevigiana. Il maestro Sante Zanon compone numerosi lavori sinfonici, ma soprattutto si dedica alla musica sacra: messe, mottetti e cantate. La sua carriera prosegue con la nomina a Maestro stabile del Coro del Gran Teatro "La Fenice" di Venezia; dove rimarrà per 25 anni fino alla sua morte. Tra le sue composizioni che ottennero riconoscimenti ed apprezzamenti possiamo citare, in primis: il Cantico di San Francesco poi a seguire gli Idilli paesani, La Matrona di Efeso, Sequenza, La Decapitazione di Nicolò di Toldo, Tre Tempi mistici, Canti Asolani, Catulli Veronensis Carmina. Capire il carattere ed i sentimenti che animarono l’opera musicale del maestro Sante Zanon è un’altra delle ricerche stimolanti sul musicista e sulla sua trevigianità. Il sentimento profondo che sta alla base di quasi tutta la sua opera musicale la si può trovare in Giovanni Pascoli: poeta della natura e la poesia che rappresenta di più questo suo sentimento è: La quercia caduta. In essa è anche presente un senso d’inconscio e di mistero che ben rappresenta l’epoca in cui visse ed operò Sante Zanon e che si può trovare, parimenti, nella maggior parte delle composizioni del primo ‘900 nazionale. Per quanto riguarda la fonte d’ispirazione per la ‘forma’ ed il ‘modello’ Sante Zanon vive la corrente Neoclassica intrisa di un forte senso di rinascita degli stilemi palestriniani con la pulizia e la semplicità proveniente della melopa gregoriana.
Un sentimento di caldo di solennità, dolcezza e serenità permane nella semplicità del suo discorso musicale e nella linearità della sua vita d’artista Egli riuscì a infondere anche nei suoi più stretti amici l’affetto e l’amore che ebbe per la musica, intesa come Valore e come Arte con la A maiuscola.
LUOGHI E FIGURE DELLA MUSICA TREVIGIANA PATRIMONIO Percorso n. 4 Lavoro progressivo presso Archivio di Stato – Biblioteca civica – Biblioteca del Seminario Vescovile – Comune di Treviso
Elenco di luoghi: mappa con un giro di fotografie. Teatri musicali di Treviso Chiese Salotti privati Osterie Balere
TEATRI : Teatro provvisorio per il Castello D’Amore (1214) Ubicazione: nella Piazza di Spineta (oggi Salvana Bassa) fuori Porta San Tommaso Committenza: pubblicità (il podestà di Treviso, un Salinguerra di Ferera) Destinazione d’uso: per una festa di primavera Teatri provvisori in piazza dei signori (1340-1597) Ubicazione:Piazza dei Carrubio detta in seguito piazza dei Signori o Piazza Maggiore (oggi piazza del Popolo) Committenza: pubblicità (il Comune, gli Avogadori del Vescovado, il Rettore Veneto) Destinazione d’uso:rappresentazioni sacre, corsi di palii, incontri cavallereschi Stagioni:Settimana Santa, feste santoriali, carnevale Teatri provvisori nei Palazzi del Governo (1481-1610) Ubicazione: nel Palazzo Pretorio e nel Salone dei Trecento (o Palazzo della Ragione) Committenza: pubblica (il Rettore Veneto o la Comutà) e privata (compagnie fastaiole) Destinazione d’uso: rappresentazioni drammatiche, esibizioni musicali e veglie Teatro provvisorio in piazza San Martino (1491) Ubicazione: Piazza San Martino Committenza: privata (un gruppo giovani nobili trevigiani) Destinazione d’uso: giostra in onore del Rettore Veneto Alvise Dolfin Teatro di San Margherita (1678-1697) Ubicazione: Contrada Santa Margherita Committenza: privata (famiglia Benzi-Zecchini) Destinazione d’uso: frammi per muscica Teatro Onigo (1692-1717) Secondo Teatro Onigo (1766-1868) Ubicazione:Contrada Santa marcherita (oggi corso del Popolo)
Committenza: privata (Conte Fiorino Onigo) Destinazione d’uso: drammi per musica e spettacoli comici Teatro Dolfin (1721-1770) Secondo Teatro Dolfin (1774-1854) Ubicazione: in contrada nell’Hosteria del Cavalletto – poi contrada del Teatro Dolfin (oggi via palestro) Committenza: privata (N.H. Vettor Dolfin) Destinazione d’uso: drammi per musica e spettacoli comici Teatro Diurno (1850-1866) Ubicazione: Via ortazzo Committenza: privata (Postumio Corsi e Vincenzo Biron) Destinazione d’uso: lirica, prosa, spettacoli popolari Teatro Sociale/Teatro Eden (1869- ad oggi) Ubicazione: nell’area del vecchio Teatro Sociale (già Onigo) al n.626 della Regia Strada Postale, tra Piazza dei Noli ed il Ponte di San Martino, (oggi Corso Popolo) Committenza: sociale (Società dei Palchettisti. Dal 1931 proprietà del comune) Destinazione d’uso: lirica e prosa Politeama Garibaldi (1887-1992) Ubicazione: sull’aria del demolita Teatro Garibaldi, prospiciente Via Manin Committenza: privata (Eugenio Ortelli) Destinazione d’uso: prosa e lirica; succesivamente adibato a proiezioni cinematografiche Teatro dei Filodrammatici (1808-1893) Ubicazione: salone o “portego” al piano nobile di Palazzo Firiano Coletti sulla Piazza omonima, ora Piazza dei Filodrammatici Committenza: sociale (società accademica di musica, arte e scienze) Destinazione d’uso: rappresentazioni drammatiche e opere in musica Teatro Eden (1910-1930) Ubicazione: località denominata eden presso il viale XV luglio nelle vicinanze della stazione ferroviaria Committenza: privata (commendador Grazziano Appiani) Destinazione d’uso: spettacoli teatrali e cinematografici, concerti e balletti, feste e manifestazioni varie Teatro di San Margherita (1678-1697) Teatro Onigo (1692-1717) Secondo Teatro Onigo (1766-1868) Teatro Dolfin (1721-1770) Secondo Teatro Dolfin (1774-1854) Teatro Diurno (1850-1866) Teatro Sociale/Teatro Eden (1869- ad oggi) Politeama Garibaldi (1887-1992) Teatro dei Filodrammatici (1808-1893) Teatro Eden (1910-1930)
ARTISTI: Inventario dei musicisti Compositori Direttore d’orchestra Musicisti del 1900 (che hanno dato il meglio di loro
CENACOLO DELLE ARTI La musica diventa tema trasversale Luoghi vari come l’Osteria La Colonna Museo Bailo pittori e scultori dipingono molta musica e strumenti musicali Chiesa di San gaetano (futuro luogo espositivo) Raccolta di manifesti Salce
MUSICA di Tradizione (Folclorica) Sede del gruppo folcloristico trevigiano
CHIESE Duomo Cattedrale (2 Organi) S. Nicolo’ (Organo Le Portelle) (S. Maria Maggiore) ? S. Maria Maddalena S. Agnese (S. Bona) S. Vito S. Andrea S. Leonardo Dei Battuti S. Agostino S. Ambrogio (A Fiera) S. Francesco (Chiesa Musicale E Affresco) (S. Stefano) ? Sacro Cuore (Carmelitani) ?
ORGANARI NACCHINI, CALLIDO, ZANIN, (SERASSI) ?
ISTITUZIONI MUSICALI Festival internazionale organistico Suoni di marca Home festival Concorso Toti dal Monte Fondazione Benetton Fondazione Benetton (palazzo Bomben)
SCUOLE MUSICALI Istituto Diocesano Liceo musicale Francesco Manzato
BIBBLIOTECHE MUSICALI Capitolare Seminario Biblioteca dell’Istituto musicale Manzato Biblioteca dell’Istituto musicale Diocesano Biblioteca comunale di Borgo Cavour Archivio di stato Archivio teatro comunale Archivi delle chiese
MUSICISTI E COMPOSITORI Giovanni Masutto, suonatore di flauto traverso Giovanni Bellio, fondatore della di musica cittadina 1869 Francesco Manzato, violinista Tirindelli Giulio(1888) Carlo Fontebasso(1895) Pompilio Sudessi (1878) Alberto Franchetti Dal libro Treviso città d'arte di Eugenio Manzato – Fotografie Giuseppe de Pieri e Orio Frassetto Matteo Editore Pag..46 Tracce di Romanità bassorilievo raffigurante una baccante all'esterno della cappella del santissimo 1500 pag..95 1520-1 Pala dell'altar Maggiore di M.Pensaben pag.116 Clavicembalo (cassa dipinta e scena mitologica all'interna) 1700 - Museo Caterina pag.124 Dipinti a mociano gruppi di puttini intenti a giochi diversi - Palazzo Giacomelli pag.145 Rosalba Carriera - Museo Santa Caterina pag.148 Ritratto di giovane gentiluomo di Pietro Longhi pag.165 Il concerto all'aperto
LUOGHI E FIGURE DELLA MUSICA TREVIGIANA MODERNITÀ Percorso n. 5 Teatro Comunale Mario del Monaco – Casa Mario del Monaco (Lancenigo di Treviso) Museo Toti dal Monte ( Pieve di Soligo) - Chiesa Parrocchiale di Mogliano Veneto (TV) -– Asolo – Piazza Giustiniani ( Insegna del locale Il gatto nero) - Distretto Militare – ex Hotel Treviso in Borgo Cavour – ex Grotta Azzurra in Selvana – Dancing Altinia (sotto la porta Altinia) – ex Eden (vicino alla stazione ferroviaria di Santi Quaranta) - ex Mulino d’Argento in via Commenda – Ai due Ragni (Villorba) – ex Boschetto (fabbrica di carte Dal Negro – viale fratelli Bandiera) – Bar Borsa – ex negozio Fusco in Barberia – Ex negozio Monico (riviera S. Margherita)
Figure pricipali: Mario del Monaco (Firenze 1915 – Mestre 1982) cantante lirico Angelo Ephrikian ( Treviso 1913 – Roma 1982 ) musicista - musicologo Toti dal Monte, Antonietta Meneghel (Mogliano veneto 1893 – Pieve di Soligo 1975) Mario Del Monaco nasce a Firenze il 27 luglio 1915 e muore a Mestre il 16 ottobre 1982. È considerato uno dei più rappresentativi e popolari tenori degli anni cinquanta e sessanta. Di padre napoletano e madre fiorentina con origini siciliane. Studia inizialmente violino come autodidatta, ma si rende conto che la sua reale passione è il canto. Allievo di Arturo Melocchi al conservatorio Rossini di Pesaro, vincitore di una borsa di studio per un corso di perfezionamento alla scuola del Teatro dell'Opera di Roma, debutta a Cagli nel 1939 in Cavalleria rusticana, mentre consegue il primo successo nel 1940 in Madama Butterfly al Teatro Puccini di Milano. Nel 1946 è a Londra (Tosca e Pagliacci) e nel 1947 all'Opera di Roma (Carmen e Cavalleria rusticana) e, nel 1949, alla Scala in Andrea Chénier. La svolta della sua carriera fu il debutto, nel 1950 al Teatro Colòn di Buenos Aires, nell'Otello verdiano, ruolo a cui legò indissolubilmente il suo nome. Apparve regolarmente al Metropolitan di New York dal 1950 al 59 e fu il primo cantante italiano del dopoguerra ad esibirsi al Teatro Bol'šoj di Mosca, dove le autorità sovietiche gli conferirono l'Ordine di Lenin, massima onorificenza dello stato. Interpreta l'Otello verdiano in 427 recite e diviene protagonista di storiche edizioni di Fanciulla del west (Firenze 1954), Norma (La Scala 1955), Ernani (Firenze 1957), Sansone e Dalila (Met 1958), I Troiani (La Scala 1960). Fra i titoli più eseguiti figurò anche Aida. Nel 1964 un grave incidente automobilistico lo costringe a interrompere l'attività, che riprendee comunque entro la fine di quell'anno, per proseguire poi fino agli anni settanta. Lascia le scene con Tosca ad Amburgo nel febbraio del 1976. Vive gli ultimi anni nella sua villa di Lancenigo presso Treviso, dedicandosi all’insegnamento fino a quando la morte lo coglie a causa di un infarto. La municipalità di Treviso gli ha dedicato il Teatro Comunale ed una statua nella centrale Piazza della Borsa. Le sue spoglie riposano nel cimitero centrale di Pesaro, avvolte nelle vesti di Otello da lui stesso disegnate; il monumento sepolcrale è opera dello scultore Giò Pomodoro.
Dotato dalla natura di mezzi vocali d'eccezione, possedeva una voce scura e di rara potenza da tenore drammatico, con inflessioni a tratti quasi baritonali, ma luminosa e facile anche nel registro superiore. Le registrazioni indicano che, il suo canto è caratterizzato da un forte impeto drammatico che ne esalta la potenza. Alfredo Kraus ritiene la sua tecnica molto vicina alla tradizione italiana di Beniamino Gigli ed Enrico Caruso attribuendo, la particolare vocalità, più a ragioni stilistiche che tecniche. È riconosciuto come uno dei maggiori interpreti di Otello ed è un inevitabile termine di confronto per tutti gli interpreti successivi. L’ interpretazione del personaggio atinte scure e persino, a tratti, violente è ricco di un'impetuosa spesso elettrizzante. Nota di colore nella sua biografia di artista serio: si dedicò di frequente alla musica leggera e nel 1975 nacque un LP di successo mondiale con brani classici della canzone napoletana, ed un brano inedito dal titolo Un amore così grande, di Guido Maria Ferilli su testo di Antonella Maggio, che ebbe un grande successo e fu ripreso da numerosi artisti in anni successivi. Toti dal Monte pseudonimo di Antonietta Meneghel (Mogliano veneto 1893 – Pieve di Soligo 1975) Nasce da Amilcare Meneghel, maestro di musica, e Maria Zacchello, maestra elementare. Fin da piccola rivela un'innata predisposizione alla musica apprendendo con bravura alcuni lieder di Schumann e Schubert e cantando nella chiesa del suo paese natale accompagnata dall'organo del padre. Notate le eccellenti doti musicali della figlia il padre si trasferìsce apposta a Venezia per iscriverla nella cattedra di pianoforte al Conservatorio Benedetto Marcello. Dopo alcuni anni, Antonietta deve interrompere gli studi di pianoforte poiché le sue mani troppo piccole non le permettono ditoccare l’ottava. Si sottopone ad un'audizione di canto davanti al celebre contralto Barbara Marchisio che, rimanendo impressionata dalla splendida voce della ragazza, le offrì gratuitamente di seguirla. Antonietta, dopo aver frequentato le lezioni esordisce alla Scala di Milano nel gennaio del 1916 nella piccola parte di Biancofiore nella Francesca da Rimini di Zandonai. Nel 1922, durante una tournée in America, Arturo Toscanini, che aveva intuito in lei le doti di una perfetta cantante lirica fin da ragazzina, la invita ad esibirsi nuovamente alla Scala per il nuovo allestimento del Rigoletto di Verdi. In questa occasione, inizia ad utilizzare lo pseudonimo Toti Dal Monte, ottenuto unendo il diminutivo del suo nome con il cognome della nonna materna. Sono rimaste memorabili le sue interpretazioni di Lucia di Lammermoor, Elisir d'Amore (Donizetti) e Madama Butterfly (Puccini). Angelo Ephrikian ( Treviso 1913 – Roma 1982 ) Angelo Ephrikian nasce a Treviso il 20 Ottobre 1913. Fin da giovane si dedica allo studio del violino e della composizione; allo stesso tempo, intraprende gli studi classici e si laurea in giurisprudenza. Da critico e musicologo, i primi contatti musicali, lo portano ad interessarsi del periodo barocco italiano e delle sue scuole violinistiche fino alla clamorosa riscoperta di Antonio Vivaldi. Fu proprio nel 1947, infatti, che sarà il fondatore dell'istituto italiano Antonio Vivaldi insieme ad Antonio Fanna. I due oltre a promuovere la diffusione e l'esecuzione delle opere vivaldiane, diedero inizio ad una monumentale edizione dell'intera sua opera strumentale.
Nel 1948 fondò l'orchestra della Scuola veneziana, la prima orchestra italiana di musica da camera del dopoguerra; la diresse per alcuni anni compiendo varie tournées all'estero e costituì nel dopoguerra il modello stilistico a cui guardarono analoghi complessi negli anni successivi. Lavorò al teatro comunale di Bologna dove, nel Marzo 1949, diresse composizioni di vari musicisti come Bach, Marcello e Durante. Tra il 1958 ed il 1960 fu direttore artistico dell'orchestra dell'AIDEM, Associazione Italiana Diffusione ed Educazione Musicale di Firenze. Successivamente diresse il complesso dei Filarmonici del teatro Comunale di Bologna, con cui tenne numerosi concerti e compì varie tournées in Italia e all'estero. Nel 1964 fu tra i fondatori del Centre International de documentation A. Vivaldi. Da questo momento la sua attività di direttore d'orchestra non conobbe soste. Fu richiesto dalle maggiori istituzioni italiane ed europee, fu più volte alla Scala e al teatro Nuovo di Milano, a Torino, Venezia, Napoli, poi al Théâtre des ChampsElisées e al Conservatoire di Parigi, all'Accademia Liszt di Budapest, alla Musikakademie e al Musikverein di Vienna, al Festival Bach di Lipsia, al Palais des beaux-arts di Bruxelles e ai festivals di Bruges, Gand, Anversa e Amsterdam, oltre che presso enti radiofonici italiani e stranieri. Dal 1961 al 1969 venne nominato direttore stabile dei Solisti della Scala di Milano, e dal 1970 ricoprì lo stesso incarico a Bologna con i Filarmonici del teatro Comunale. Passò poi a dirigere l'orchestra dell'Angelicum di Milano, con cui effettuò numerose incisioni discografiche grazie alle quali ottenne numerosi riconoscimenti in campo internazionale. Angelo Ephrikian fu particolarmente attratto dalla musica barocca veneziana da divenirne uno studioso ed un ambasciatore mediante numerose incisioni discografiche in cui conciliò le esigenze del pubblico e della critica più severa. Angelo Ephrikian morì il 30 Ottobre 1982 a Roma. Gianni Ephrikian, il figlio di Angelo Ephrikian, Gianni, è un compositore e un direttore d'orchestra contemporaneo. Fin da piccolo, compìe regolari studi di pianoforte e, grazie all’attività paterna, entra di prepotenza nel mondo della musica colta affacciandosi però timidamente e con molto rispetto. Alla fine degli anni ’50 Gianni viene inesorabilmente catturato dalla musica che a quel tempo furoreggiava: il Rock and Roll. Per qualche anno suona vari strumenti batteria, chitarra, basso elettrico in gruppi pop-rock, ma la passione per la musica di matrice sinfonico orchestrale emerge prepotente nei primi anni ’70. Spinto dalla sua forte passione fonda uno studio di registrazione ad altissimo livello tecnologico dove comincia a registrare le sue composizioni, dapprima con organici orchestrali ridotti, poi sempre più numerosi. Ha collaborato e collabora a tutt’oggi con numerosi artisti internazionali mescolando vari generi musicali e, con la sua etichetta discografica Holly Music, ha prodotto svariati dischi in cui compare come arrangiatore, orchestratore e direttore d’orchestra. Una piccola curiosità: Gianni, lo scorso 17 Settembre 2015 ha vinto a Hollywood il titolo di ''artista internazionale dell'anno''. Il premio viene assegnato nel noto locale Whisky a Go Go in Sunset Boulevard.
A ripercorrere la storia delle band locali della modernità più vicina a Noi c'è il libro La Musica a Treviso 1940-1980, scritto dall'ex chitarrista dei Nomadi, il trevigiano Corrado Panizzo. In esso, l’autore ripercorre l’ambiente musicale degli anni 50/60 dando a Treviso un interessante ruolo di protagonista. Prima della guerra mondiale, le orchestre si esibivano nei palazzi signorili mentre, per la musica di strada, ci si accontentava di una fisarmonica suonata nel cortile di casa o alla sagra del paese. Emozionanti i racconti del periodo del dopoguerra dove ci accenna alla cronica mancanza di tecnologia ed ai grandi sacrifici per poter suonare. Un altro uomo di spettacolo Giancarlo Granziero è il portavoce dell’attività musicale a Treviso prima e durante il periodo bellico ed i suoi aneddoti o testimonianze ben si accordano con l’atmosfera vissuta da artisti e personaggi dell’epoca. Interessante la verifica visiva su cartoline, manifesti, locandine o giornali, testimoni della vitalità di una città che, solo apparentemente è provinciale.