La mia picccola casa 1

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La mia piccola casa

Midori Yamane 1


Tana d’o rigine Da quando ho avuto mio figlio, spesso mi tornano alla memoria i ricordi della mia infanzia.

Penso: beato colui che ha ricordi belli del luogo di origine e dove è cresciuto. Io sono sicuramente una di queste.

E’ un piccolo appartamento unito con l’ala principale della casa dove vivevano i miei nonni e la mia cuginetta.

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La camera principale è composta di 4 “TATAMI” e mezzo.

C’era una piccola porta di legno dipinta di bianco che è l’ingresso indipendente.

Nella camera, oltre a un armadio di stile occidentale, c’era “OSHIIRE”, che uno spazio libero che funziona come armadio nascosto, con le porte scorrevoli fatte di legno e carta.

L’unica finestra affacciava sulla stradina da cui entrava Babbo Natale, nonostante le sbarre fatte di legno e dipinte di bianco poteva entrare, perché lui è un essere magico. Era l’unico ingresso possibile visto che non avevamo il camino (un essere magico non entrerebbe mai dalla porta).

La notte di Natale ero sempre attenta a ogni rumore proveniente da questa finestra. 3


La porta bianca seguita da uno spazio dove si lasciano le scarpe per entrare nella camera un pò rialzata dal piano. In effetti, in giappone si usa il verbo “salire” per entrare in una casa.

Il mio papà, ogni giorno, rientrando dal lavoro, “saliva” in casa con espressione contenta.

A fondo alla sinistra, seguiva uno spazio di pavimento di legno e che era collegato con un giardinetto.

Nello spazio di pavimento di legno c’era un angolo cottula. Mi piaceva a sentire i rumori del coltello che sbatte tagliere di legno quando la mia mamma cucinava.

Lei cantecchiava sempre con la bella voce mentre cucinava. Ero convinta che le madri hanno bella voce perché devono cantare ninna-nanna a loro bambini. 4


In una piccola casa tutta la famiglia sa quello che fanno tutti.

Sono cresciuta in questa piccola casa, in una era in cui il Giappone aveva cominciato a guarire dalle ferite della guerra e quando ancora si viveva nella bontĂ delle tradizioni.

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Il giorno in cui arrivò la TV

Alla mia mamma piacciono le novità e ha la capacità di trovare la giusta offerta al momento giusto. Così abbiamo avuto la TV per primi tra i vicini…

… nonostante non fossimo una famiglia ricca, anzi … 6


BUONA SERA

HO PORTATO DEI FICHI...

È VERO CHE AVETE COMPRATO LA TV?

SÌ, L’HO FATTO! MA È DI SECONDA MANO...

E' una cosa da venire a vedere!

POSSO VEDERE?

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Sig.a Takase

Sig. Hirata

Sig. Takase

Sig.a Saito

La notizia passò di bocca in bocca, e una dopo l’altro vennero i vicini. Mamma raccontò ripetutamente, ogni volta che venne la gente, la scena della decisione dell’acquisto.

Il mio papà parlò ripetutamente del coraggio e della velocità di decisione di mia mamma pur essendo donna, cosa di cui lui non sarebbe capace.

Curioso che chi ha già sentito il racconto della mamma, ogni volta che lo risente ha nuovamente un espressione di contentezza.

Io, ogni volta che ascoltavo lo stesso racconto, sentivo sempre di più la nostra questa proprietà. 8


Mio fratello, come fa spesso quando c’è gente a casa, le mosse e le smorfie strane per farci ridere.

Mia cugina quando c’è gente posa sempre come una tranquilla come se fosse molto più grande di età.

I miei nonni sedettero buoni buoni in un angolo per non dare fastidio alla visione degli altri.

Arrivarono quasi tutti i vicini e divenne quasi una serata di festa. E’ uno dei ricordi di un’epoca in cui la TV era un’oggetto per unire la gente.

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Punizione in “Oshi-ire”

In ogni casa c’era, come minimo, un armadio nascosto che si chiama “OSHIIRE”. Letteralmente significa “spingere - mettere”. Ogni tanto mio padre ci spingeva dentro e chiudeva lo sportello per punizione.

il fatto di essere così umiliata mi rattristava molto.

ANCORA STAI PIANGENDO?

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Avevo già smesso di piangere ma la milza andava in spasmo.

Spesso mi puniva perché non gli rispondevo. Ma dopo il suo grido avevo paura che qualsiasi risposta fosse sbagliata e lo avrebbe fatto arrabbiare di più.

Secondo me, mio padre che era cresciuto in mezzo a quattro fratelli maschi, non si rendeva conto di questo effetto repressivo che la sua voce aveva su una bambina così piccola.

Per non fare “HIC”, cercai di distrarmi viaggiando in questo mondo piccolo dove non vengo tutti i giorni (per fortuna). 11


Il mondo di “Oshi-ire” è fatto di due piani ed è diverso dal mondo esterno, fatto di legno grezzo che simpatizzava il mio cuore agitato.

Il pavimento, le tavolette un po’ alzate creano gli spazi. Mi attirano le luci..

Tra gli spazi vidi una bambola di celluloide che credevo di aver persa. Perché è finita là? Come si fa a prenderla? La casa tradizionale è alzata dalla terra, in teoria si può andare a quattro zampe dovunque sotto la casa. In pratica è scomodissimo farlo.

Le luci passarono tra le dita e queste sembrano fonte di luce. 12


Il perdono arrivò all’improvviso.

Dopo il perdono erano cosĂŹ succose e dolci le fette di anguria rinfrescata nel pozzo.

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SHH

HH

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MAGIA DI OSHI-IRE

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La notte, il “salotto” si trasforma in camera da letto grazie alla magia di “OshiIre”, l’armadio nascosto.

TIRA! TIRA!

I materassi e il resto sono nascosti nell’Oshiire, e di giorno non si vedono.

La stanza è piena di “Futon” e l’impressione è totalmente diversa. 15


PORTA A MAMMA

OOOH! TI FA MALE IL CUSCINO, OOOH! MAI SENTITO!

ORA PROVA TU!

NON CALPESTATE FUTON!

Mia madre difficilmente alzava la voce, eccetto in alcuni casi. Calpestare i futon è una di questi. Imparò che i piedi sono impuri. 16


Gli sportelli di Oshi-Ire sono decorati con delle figure piccole e ripetute. Abitualmente fissavo quelle figure collegando l’una con l’altra per creare un qualcosa che abbia significato come facevano i greci con le stelle.

Noi bambini ci mettevamo sul futon di mamma o di papà. La casa piccola ci permetteva la felicità di dormire sotto le calde ali dei genitori. 17


Il rito d’estate /

Il girasole di mamma MAMMA! ECCO LA SCHEDA!

Ogni estate, ogni rione organizzava “la ginnastica mattutina” per un mese. Ci recavamo nel giardino di una scuola media alle 6:30 e tutti insieme facevamo stretching seguendo un ginnasta che ci indicava come muoversi con la musichetta. Alla fine della ginnastica, l’incaricato ci metteva un timbro di presenza sulla scheda. Una volta piena di timbri, a fine estate si consegnavi la scheda e ti davano un oggetto come premio, quasi sempre era un quaderno.

Il colore dell’inchiostro del timbro era diverso da ogni incaricato. Verde, blu, viola, rosso…

La scheda, piano piano si riempiva di questi colori in modo disordinato, a me piaceva questo senso di casualità. 18


MAMMA, MI DISEGNI IL GIRASOLE?

Qui scattava un rito per me.

La scheda era un fo-

glio sottile. Mamma, una volta attaccò dietro la scheda un cartoncino per rafforzarlo e dietro disegnò un girasole.

Da allora diventò un rito il di disegno del girasole di mamma sul retro di rafforzamento.

Ogni anno diceva, “non mi ricordo come sono fatte le foglie del girasole” e quindi le disegnava sempre con più cura. 19


Dopo il disegno, mamma, sporcava di colla il dito per attaccarlo sulla scheda.

Sembrava stesse facendo qualche cosa di molto importante.

Poi con la punta delle forbici bucava la scheda. Mi preoccupavo sempre se mamma si facesse male, osservando la sua mano stavo con il fiato sospeso. Dopo di che mamma passava un nastro nel buco per poter tenere la scheda sul collo. Credo che un gesto “serio” del genitore per te da una sensazione di “protezione” e questo ti da un senso di sicurezza come “poter vivere meglio in questo mondo”. Per questo, penso che ogni anno chiedevo a mamma di disegnarmi il suo girasole. 20


Tutta pronta, mamma me lo metteva sul collo come se fosse un medaglia d’oro.

Il girasole di mamma mi avrebbe incoraggiato per la mia partecipazione e per una migliore riuscita della prova di ginnastica.Â

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Il cappello per campanelle Per le vacanze estive, la scuola ci dava i compiti e in cui c’era sempre “diario d’osservazione disegnato”. Un’anno ci dette come compito, “diario d’osservazione delle campanelle”. Questa pianta, detto “viso matitudine” è un fiore molto facile da far crescere con i semi. Mettemmo un piccolo vaso sul davanzale della finestra.

MA I FIORI SI APRONO LA MATTINA PRESTO ...

CI SIAMO QUASI, EH?

TI FACCIO IL CAPPELLO PER LA CAMPANELLA?

VUOI VEDERE QUANDO SI APRONO? 22


La mamma, si sedette vicino al tavolo, tagliò il giornale a strisce.

Girava la carta intorno all’indice e come per magia...

ECCOLO!

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Mamma scelse il germoglio di fiore più grande e ce lo mise sopra.

SIETE PRONTI? LO TOLGO, EH?

L’attesa è sempre la cosa più bella... Buona notte...

IL CAPPELLO PER CAMPANELLE? Sì!!! POSSIAMO VEDERE QUANDO S’APRE!

ASPETTA! CHIAMO ANCHE NOKO!!

Noko, mia cugina che viveva nell’ala principale, non doveva mancare ad un evento così importante.

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Il fiore si aprì girandosi lentamente come una ballerina. Sembrava di vivere in un mondo di fantasia.

Imparai da mamma come si fa il cappello e lo feci tutta l’estate per godere la meraviglia del “ballo” delle campanelle.

Il piacere si raddoppia quando lo condividi con qualcuno. 25


NOTTE SILENZIOSA Anche chi non è cristiano, in Giappone, si festeggia Natale come una festa di stagione.

Quell’epoca, la torta natalizia è unicamente quella decorata con crema di burro.

Mentre nelle altre famiglie si festeggiano solo come un divertimento, grazie al mio padre la nostra famiglia festeggiavamo diversamente.

a paur a f mi ... papà

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Dopo la cena, l’ora della torta. E’ arrivata l’ora sacra.

MAMMA, SPEGNI LA LUCE

Fatto è che cantiamo tutti insieme un inno (n. 109 degli inni della protestanti).

Siccome la madre del papà era cristiana protestante, quanto da giovane voleva diventare una missionaria, il papà, voleva insegnarci vero significato di Natale.

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iiih!

きー

Visto stato serio di papà, noi, il resto della famiglia, abbiamo cantato seriamente. Sentivo che sto facendo qualcosa sacra.

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Pensavo che la stanzetta di 4 tatami e mezzo non è adeguata all’inno di Natale e così immaginavo che mi trovassi in una stanza stile europeo.

Questo periodo, da Natale a capodanno e dopo una settimana, mi sentivo un’aria magica e mi piaceva tanto con il cuore che batteva.

MAMMA, ACCENDI LA LUCE

BENE!

TAGLIO LA TORTA, EH?

Non mi piaceva tanto la crema di burro che è così pesante e appiccicosa e per mio gusto è troppo dolce. Ma lo mangiavo come una parte di rito. 29


Sommario

Tana d’origine p.2 Il giorno in cui arrivò TV p.6 Punizione in “Oshi-ire” p.10 MAGIA DI OSHI-IRE p.14 Il rito d’estate / Il girasole di mamma p.18 Il cappello per campanelle p.22 NOTTE SILENZIOSA p.26

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continua...



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