Estratto libretto quaresima 2016 per web

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Diocesi di Cuneo

QUARESIMA

NON FIORI MA OPERE DI MISERICORDIA per vivere da risorti


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Diocesi di Cuneo

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MercoledĂŹ delle ceneri

Le opere di misericordia

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Cari amici, seguendo l’invito di papa Francesco, in questo tempo di Quaresima nell’anno del Giubileo della misericordia, vogliamo: • scoprire il volto misericordioso di Dio Padre per diventare misericordiosi come lui; • gustare il suo perdono per diventare persone capaci di donare agli altri il nostro perdono; • compiere azioni di misericordia per vivere anche noi, come Gesù, da risorti.

Come possiamo vivere la misericordia nel concreto della nostra vita? Papa Francesco ci invita a farlo rispolverando le opere di misericordia: «è mio vivo desiderio - scrive il papa - che tutti i cristiani riflettano, durante il Giubileo, sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli». Sentite, dunque, cosa afferma Gesù in proposito, in questo brano del Vangelo.


Dal Vangelo di Matteo (25,31-40)

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Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: «Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti». Rispondendo il re dirà loro: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

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Che cosa sono le opere di misericordia?

Opere significa azioni concrete ben identificabili, non semplicemente idee astratte, buone intenzioni o desideri. Sono dei modi di agire che la tradizione della Chiesa ci regala e ci propone per seguire la strada del Vangelo, vivere in fedeltà a Gesù e custodire una buona relazione con il prossimo. La misericordia, invece, ha a che fare con il cuore di una persona e con la sua capacità di amare chi gli sta accanto e si trova in difficoltà. È il sentimento profondo, naturale fatto di tenerezza e di compassione, che più ci avvicina a Dio, “il misericordioso” per eccellenza. Anche Gesù ci indica questa strada e dice, infatti: «Siate misericordiosi com’è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36). Ogni volta che saremo capaci di compiere un’azione di misericordia verso il prossimo, dunque, è come se la facessimo a Gesù e quindi è come se dimostrassimo a Lui il nostro amore. Inoltre inizieremo a costruire già qui ed ora la nostra felicità che troverà il suo compimento in Dio, perché come ci ricorda un grande santo, S. Giovanni delle Croce, “al termine della nostra vita saremo giudicati sull’amore”.

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Quante e quali sono le opere di misericordia? Sono in tutto 14 e sono azioni concrete che cercano di coinvolgere la totalità di ciò che siamo e facciamo, il nostro corpo e la nostra anima, le nostre mani e il nostro cuore, per il bene nostro e di chi ci vive accanto o ci incontra sul suo cammino. Le opere di misericordia “corporale” riguardano la vita concreta con i suoi bisogni principali (fame, sete, vestito, casa) e con le sue situazioni di sofferenza (la malattia, la prigionia e la morte). Le opere di misericordia “spirituale”, invece, riguardano la crescita di ciascuno (l’istruzione, il consiglio, la consolazione) e la riconciliazione delle relazioni (la correzione fraterna, il perdono delle offese, la sopportazione dell’altro) fino alla preghiera per tutti, con un atteggiamento che inserisce il nostro agire sotto lo sguardo del Dio misericordioso. Sette opere sono definite corporali: 1. Dar da mangiare agli affamati 2. Dar da bere agli assetati 3. Vestire gli ignudi (chi è nudo) 4. Alloggiare i pellegrini 5. Visitare gli infermi (gli ammalati) 6. Visitare i carcerati 7. Seppellire i morti

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Sette opere sono dette spirituali: 1. Consigliare i dubbiosi 2. Insegnare agli ignoranti (a chi non sa) 3. Ammonire i peccatori 4. Consolare gli afflitti (chi soffre) 5. Perdonare le offese 6. Sopportare pazientemente le persone moleste 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti

Come si imparano le opere di misericordia? Semplice: praticandole, ossia facendole diventare il nostro stile di vita! Esse, infatti, sono un’opportunità per far entrare davvero il Vangelo di Gesù nel nostro cuore e per rendere la nostra vita bella e buona. Per questo motivo, nel tempo di Quaresima, ogni settimana cercheremo di valorizzare due opere di misericordia alla volta: una legata al corpo (corporale) e l’altra allo spirito (spirituale). Le nostre parrocchie, poi, sono invitate ad eliminare i fiori da tutti gli altari, proprio per rappresentare l’impegno di ciascun cristiano ad abbellire la propria vita, quella degli altri e la propria casa con le opere della misericordia. Ogni domenica, inoltre, verranno distribuiti a tutti coloro che parteciperanno all’Eucaristia domenicale, dei fiori di cartoncino* su cui, in settimana, giorno per giorno, ognuno potrà scrivere la propria opera di misericordia vissuta. I fiori di cartoncino dovranno essere riportati la domenica successiva e deposti in un cesto al fondo della chiesa, da dove verranno pre-


levati per comporre progressivamente le catene dei fiori della misericordia che serviranno per addobbare gli altari, le croci e le nostre chiese. In questo modo tutti giungeremo al giorno di Pasqua “da risorti a vita nuova”, pienamente rinnovati dalla misericordia del Padre e felici di essere diventati misericordiosi come lui. Allora sarà davvero per tutti noi un Giubileo di misericordia! *Qui sotto c’è un fac-simile del fiore, pensato nelle misure adatte a farne stare 4 per ogni foglio formato A4.


Signore Gesù, volto misericordioso del Padre del cielo, accompagna e illumina con il tuo Spirito i passi del nostro cammino quaresimale. Aiutaci a seguire la strada che ci proponi nel Vangelo e, quindi, a diventare, giorno dopo giorno, misericordiosi e compassionevoli, capaci di perdonare le offese ricevute e di farci carico delle difficoltà del nostro prossimo. Donaci occhi per vedere le necessità di chi ci vive accanto; orecchie in grado di ascoltare le invocazioni di aiuto; mani capaci di aiutare chi si trova in necessità; piedi pronti a muoversi per incontrare i bisognosi; bocca attenta a pronunciare parole di conforto e amorevoli; cuore che batta con affetto profondo e tenerezza incondizionata per gli altri. Fa’ che vivendo la misericordia la nostra vita sia trasformata dal tuo amore e ciascuno di noi trovi la strada per vivere felice in pace con te e con i fratelli.


Prima domenica di Quaresima

Dar da mangiare

agli affamati

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Condividere perché tutti possano vivere Mangiare è l’azione più “normale” che facciamo nelle nostre giornate e c’è sempre chi si preoccupa che abbiamo di che sfamarci. Togliere la fame a chi ha la pancia vuota è l’opera quotidiana delle mamme e dei papà, dei nonni e delle nonne che fanno la spesa e cucinano per la famiglia; è l’azione di coloro che nelle mense sfamano ammalati, anziani, disabili. È l’opera anche di chi, attorno a una tavola semplice ma accogliente, cerca di costruire l’amicizia attraverso la condivisione del cibo, di chi mangia in modo equilibrato, senza esagerare e senza sprecare ciò che altri potrebbero mangiare. Eppure sappiamo bene che lontano da noi ma anche molto vicino a noi - ci sono realtà in cui mangiare non è azione così scontata: ci sono famiglie in cui avere il pane quotidiano è una fatica, il cibo è insufficiente, sfamare i propri bambini è una grande preoccupazione. Non possiamo fare finta che non sia così, chiudendo gli occhi di fronte a chi è affamato… Anche tu puoi essere protagonista di quest’azione del cuore: puoi dare da mangiare a un affamato quando condividi la tua merenda con un compagno, ma anche partecipando insieme alla tua famiglia alla raccolta viveri che organizza la parrocchia. I gesti di condivisione che viviamo, anche piccoli e semplici, ci portano più vicini al cuore di Gesù perché ci rendono più simili a Lui, che di condivisione era un grande intenditore… Ascoltate cosa racconta l’evangelista Matteo.


Dal Vangelo di Matteo (14,14-20) “Gesù vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà”. Gesù vede la grande folla, capisce che la gente che lo segue ha fame (come a dirci: “Guarda che mi interessa la tua vita quotidiana, i tuoi bisogni, i desideri che abitano il tuo cuore”) e sceglie la strada della condivisione di cinque semplici pani e due poveri pesci per sfamare tante persone: ha bisogno di noi (“Voi stessi date loro da mangiare: tiratevi su le maniche, non pensate che lo facciano gli altri, fatelo voi, proprio voi!”) per far circolare la sua misericordia, per tenere vicino al cuore chiunque ha fame di pane e di amore, che sono due ingredienti indispensabili per la vita di ogni persona. Gesù ci chiede di fare spazio, nelle nostre vite, ai bisogni degli altri, affamati di cibo e di relazioni: anche noi possiamo moltiplicare il pane, vivendo uno stile di condivisione con chi ci sta accanto.


TESTIMONIANZA DI VITA Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, nel libro “La felicità di dare” ha raccontato questo episodio ai bambini che le chiedevano come mettere in pratica la Parola di Gesù “Date e vi sarà dato”: «Una volta eravamo nel nostro piccolo focolare, così si chiamava la casetta che abitavamo. Viene una persona e ci porta un paio di mele. Che bello, le abbiamo messe da parte, per il pranzo. Poi arriva un povero e domanda la carità. Noi diciamo: “Diamo, diamo”. Abbiamo dato due mele. Appena il povero è uscito, arriva un signore e ci porta un sacchetto di mele. Abbiamo detto: “Guarda come si verificano le parole del Vangelo! È arrivato un sacchetto di mele perché ne abbiamo date via due!”. Se non che arriva un altro povero e ci domanda la carità. E noi: “Date!”: abbiamo dato via il sacchetto di mele. E sapete cosa è arrivata a mezzogiorno? Una cassetta di mele! E questo è successo col latte in polvere, con la farina, è successo con le patate, con la legna. Noi davamo e arrivava, davamo e arrivava».

Signore, chiedi a noi, tuoi amici, di dare da mangiare a chi è affamato. Ci sentiamo piccoli e poco coraggiosi, a volte incapaci di gesti autentici del cuore. Signore, ti chiediamo: occhi nuovi per accorgerci di chi ha bisogno; mani aperte per donare ciò che è necessario per tutti; piedi veloci, per raggiungere chi chiede aiuto; pensieri diversi che rendano le nostre vite un continuo restituire i doni ricevuti dal tuo amore. Amen.


Prima domenica di Quaresima

Consigliare

i dubbiosi

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Saper consigliare chi chiede aiuto Le persone che ci stanno vicino nei momenti difficili mettono in campo questa azione di misericordia ascoltando i nostri problemi e aiutandoci nel nostro dubbio, quando scegliere diventa difficile. Agisce così chi sa incoraggiare nel momento di decisioni importanti cercando di capire meglio le cose, senza fare tutto troppo semplice o parlando con poca attenzione. Quest’opera ci ricorda che anche noi possiamo essere di aiuto a un amico che ha bisogno di confidarsi o che cerca qualcuno disposto ad ascoltarlo senza giudicarlo. A volte una sola parola, detta al momento giusto, può davvero consolare, aiutare, far sentire meno soli nelle faccende non facili che la vita ci presenta. Dare consigli non è semplice e non bisogna agire con leggerezza; abbiamo un grande aiuto, però, che è lo spirito Santo, consigliere per eccellenza. Quando abbiamo dei dubbi o ascoltiamo i dubbi di un amico, preghiamo lo Spirito perché possa indicarci la soluzione migliore, le parole più giuste, le vie più semplici. In questo modo mettiamo in circolo il pensiero di Dio sulle nostre vite, cercando di allineare il nostro agire alle Parole del Vangelo: così si condivide la fiducia, la carezza di Dio Padre ai nostri cuori e le nostre menti a volte frastornati e incapaci di distinguere il bene.


Dal Salmo 16 (7-8) “Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare”. “Ringrazio il Signore che non mi lascia solo nelle mie decisioni; anche quando è notte sento la sua presenza nel cuore. Metto davanti a me sempre il Signore, lui mi difende, non posso barcollare!” Questo salmo ci invita a benedire il Signore: con il dono del suo Spirito è vicino alle nostre situazioni quotidiane e ci aiuta a capire qual è il nostro vero bene. Persino nella notte, quando è buio, quando è silenzio, quando è più difficile distinguere tra il bene e il male, il Signore non ci lascia soli. Il salmista ci regala poi un consiglio: se metti il Signore davanti a te, se Lui è il tuo punto di riferimento, la tua guida, Lui si pone alla tua destra (che nella Bibbia significa che ti difende e ti protegge contro ogni male e contro ogni nemico) e tu non sarai più incerto e dubbioso. Sfido io! Con una guida di fiducia come Dio Padre! Tutti noi, amati e consigliati da Dio che si interessa alle nostre vite come un papà che ama i suoi figli, possiamo essere per altri la voce dello Spirito che suggerisce la scelta migliore che ci fa sentire in comunione con Gesù nella logica del suo Vangelo. E anche noi, nel bisogno, possiamo chiedere ad altri aiuto e consiglio perché non manchi mai l’ingrediente fondamentale della vita: la fiducia nell’amore del Padre che vuole la felicità di tutti i suoi figli.


TESTIMONIANZA DI VITA Sandra è davvero giù di morale: la litigata con sua cugina l’ha lasciata amareggiata e dispiaciuta. Ora non sa davvero come fare, vorrebbe dire a sua mamma che lei quella cugina lì alla sua cena di compleanno proprio non la vuole. Ma è frastornata da mille pensieri: in fondo lei a sua cugina vuole bene, è solo che a volte è così difficile capirsi… Il giorno dopo Sandra è in oratorio, come ogni sabato. Giulia, l’animatrice del suo gruppo, scambia con lei quattro parole e coglie subito che c’è qualcosa che gira male: «Che ti prende, Sandra? Dai, raccontami cosa ti preoccupa!». Così Sandra, che non voleva dire a nessuno quello che era successo, vuota il sacco in un batter d’occhio, come se aspettasse solo qualcuno disposto ad ascoltarla. E Giulia si fa pensierosa, poi con delicatezza le regala il suggerimento giusto: parlare con sua cugina e fare pace, pur rimanendo con due idee diverse sulla questione, ma conservando il legame bello che le lega da sempre. Ecco, Sandra quella possibilità non l’aveva proprio considerata… Il consiglio di Giulia aiuta Sandra a guardare tutto da un altro punto di vista.

Spirito Santo, vogliamo accoglierti nel cuore. Rendici sensibili alla voce di Dio. Orienta i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre azioni secondo il cuore di Dio. Rendici capaci di ascoltare chi è nel dubbio, di pregarti prima di parlare, per saper consigliare chi chiede aiuto. Tu sei un tesoro prezioso regalato a ciascuno: vogliamo aprirti la porta del cuore perché il pensiero di Dio abiti in noi e ci porti a scegliere ciò che rende la nostra vita bella, buona e felice. Amen


Seconda domenica di Quaresima

Alloggiare

i pellegrini

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La mia casa è la tua casa Anticamente ospitare i pellegrini era una questione di vita o di morte, per le difficoltà e i rischi dei viaggi; praticare oggi quest’opera di misericordia significa imparare a tenere aperta la porta della propria casa o della propria comunità parrocchiale a chi viene in cerca di un luogo di accoglienza, di una parola di speranza e di conforto, di un sostegno spirituale o umano; si-gnifica superare la diffidenza e la paura del diverso, dello straniero, del “lontano” mettendosi in ascolto della sua storia, dei suoi ricordi familiari, della sua vita; significa ospitare, almeno nel nostro cuore e nelle nostre preghiere, tanta povera gente che sbarca ogni giorno sulle nostre coste; significa allargare le amicizie condividendo affetti e imparando ad offrire mani aperte e calorosi abbracci; significa rifiutarsi di parlar male degli immigrati e, magari, accogliere con calore qualche nuovo compagno di scuola, arrivato da lontano, aiutandolo con l’italiano e con i compiti. Se ci guardiamo intorno ci possiamo accorgere anche di tante persone che soffrono perché nessuno li avvicina o li desidera come amici. Impegniamoci allora a cancellare le di-stinzioni “Noi/voi”, “parrocchiani/non parrocchiani”, “nativi/forestieri”, vivendo la comunità come luogo di vera comu-nione fraterna e condivisione gratuita.


Dal Libro della Genesi (18,1-4) “Il Signore apparve ad Abramo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide tre uomini. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo»”. Colpisce in questo episodio, vedere come Abramo non aspetti che i forestieri si presentino o chiedano ospitalità: lui stesso corre loro incontro e li prega di fermarsi, perché sarà grato di potere offrire la sua accoglienza. L’invito si trasforma subito in servizio: lui e sua moglie Sara offrono ai forestieri acqua per lavarsi e preparano per loro un pasto abbondante fatto di focacce di fior di farina, di latte acido e latte fresco insieme con un vitello tenero preparato per l’occasione. Abramo e sua moglie provano una grande gioia, perché nell’ospitalità ai viandanti sentono di ricevere un bene più grande; comprendono, infatti, che dietro a quei forestieri si cela Dio stesso, perché Dio sta accanto agli ultimi, ai poveri, agli stranieri.


TESTIMONIANZA DI VITA Lampedusa è talmente piccola che non si vede neanche sulle mappe mostrate dai notiziari, ma è un’isola dal cuore grande e disposta ad accogliere i migranti calorosamente. I più giovani di chi arriva sui barconi passeggiano per la città, salutati dagli abitanti dell’isola. I ristoranti offrono pasti gratis. Yusuf e il suo migliore amico hanno lasciato Gaza insieme. Si conoscono sin da piccoli e hanno attraversato insieme il Libano, il Sudan e la Libia per arrivare a Lampedusa. Hanno raccontato ad alcuni operatori di Save the Children di essere stati imprigionati e picchiati. Un video del pestaggio è stato inviato alla famiglia di Yusuf per ottenere un riscatto. Quando gli è stato chiesto cosa sognano ora che sono in Italia, Yusuf è scoppiato in lacrime e ha detto: “Voglio un futuro. Voglio essere umano”.

Signore Gesù che dalla casa del Padre sei venuto a piantare la tua tenda in mezzo a noi; tu che sei nato nell’incertezza di un viaggio ed hai percorso tutte le strade, dell’esilio, dei pellegrinaggi, della predicazione: strappaci dall’egoismo e dalla comodità, aiutaci a vedere nello straniero innanzitutto un uomo, un figlio tuo, un fratello nostro. A noi, continuamente tentati di vivere tranquilli, domandi di vederti e accoglierti nei forestieri, in coloro che son lontani da casa e dagli affetti. Sii per loro compagno nella marcia, guida nella difficoltà, sollievo nella fatica, difesa nel pericolo, albergo nel cammino, ombra nel calore, luce nell’oscurità, conforto nelle difficoltà e fermezza nei loro propositi di bene, e dona a noi il perdono per la paura e la freddezza con cui li avviciniamo. Amen.


Seconda domenica di Quaresima

Insegnare

agli ignoranti

opere di miser icordia spirituale


Lasciare un segno

Ogni cristiano dovrebbe impegnarsi a parlare di Gesù, ad insegnare la bellezza e la gioia del Vangelo. Sembra di sentire già delle obiezioni: “non sono abbastanza istruito da poter insegnare ad altre persone”, “non devo credermi superiore ad altri, tanto da insegnare loro”, “dobbiamo rispettare le idee e le esperienze di ciascuno”, “non tocca a me insegnare... tocca alla scuola, agli insegnanti, ai genitori, ai catechisti”. Si tratta, però, di resistenze un po’ superficiali. Ma ci sono difficoltà ben più profonde di queste: insegnare significa “lasciare un segno, trasmettere segni e simboli che permettano di orientarsi dentro la vita”. La parola insegnare non è uguale a “istruire”, “indottrinare”, “spiegare”: non si tratta solo di parole da dire o di informazioni da trasmettere come spesso accade a scuola. Gli ignoranti che hanno bisogno di insegnamento non sono gli stupidi, ma coloro che hanno bisogno di segni, di gesti, di indicazioni e conoscenze per camminare nella vita. Che cosa ci chiede, allora, quest’opera di misericordia? Di metterci in gioco non solo con le parole, ma con l’esempio della nostra vita (dare dei segni in famiglia, a scuola, nello sport); di avere a cuore il cammino della vita di altre persone, di interessarci a loro; di non essere gelosi delle cose che sappiamo e di offrirle agli altri; di dire la verità, stando attenti ai tempi e ai modi più opportuni; di non approfittare di quello che gli altri non sanno per portare avanti i nostri interessi.


Dal Vangelo di Luca (4,31-32) “Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità”. Gesù era un maestro perché insegnava. Anche gli scribi insegnavano, erano persone di cultura, possedevano conoscenze elaborate, perfette. Ma la loro dottrina non entrava nei cuori di chi li ascoltava, rimaneva nell’aria, astratta, vuota. Probabilmente erano anche un po’ presuntuosi e arroganti, come di chi ha la verità in tasca o si sente superiore agli altri, e quindi risultavano antipatici. Gesù, invece, quando insegnava, sapeva davvero lasciare un segno: le sue parole erano semplici, facili, comprensibili a tutti. Ciò che diceva non era frutto di studi complicati o di noiosi compiti fatti a casa: le sue parole venivano dal cuore e si rivolgevano ai cuori delle persone che lo ascoltavano. Quando parlava di suo Padre gli occhi gli brillavano, la voce era calda e profonda, il viso era luminoso. Tutti comprendevano che quelle parole venivano dalla vita stessa di Gesù. Per questo i cuori assetati di verità le accoglievano con gioia e gratitudine e non le dimenticavano più.


TESTIMONIANZA DI VITA Malala Yousafzai è una ragazza pakistana di 18 anni che da tempo si batte per i diritti civili e il diritto all’istruzione delle ragazze nei paesi musulmani e che ha vinto nel 2014 il Premio Nobel per la Pace. È diventata molto nota in seguito all’attacco subito nel 2012, quando fu colpita alla testa da un colpo di pi-stola sparato da un talebano, mentre stava tornando a casa da scuola a Mingora, nella valle di Swat. Malala oggi si batte per l’istruzione delle donne, specialmente in quei Paesi dove l’accesso alla scuola e alla formazione viene ancora negato alle bambine. Insegnare è davvero un’arma potente: significa la-sciare dei segni nella vita delle persone, aiutarle a dare un senso alla proprio vita, riscattarsi dall’ignoranza e dalla mancanza di dignità. Facciamo nostro l’augurio di Malala pronunciato alla fine del suo discorso nel 2013 durante l’Assemblea della gioventù alle Nazioni Unite, a New York: «Che sia l’ultima volta che a una bambina viene detto che l’istruzione è un crimine, non un diritto. Che sia l’ultima volta che un bambino non può andare a scuola. Diamo inizio a questa fine. Che finisca con noi. Costruiamo un futuro migliore proprio qui, proprio ora».

Signore, ci mettiamo in ascolto: parlaci con il tuo Vangelo; aiutaci a custodire ogni tuo insegnamento e donaci il coraggio di trasmettere con l’esempio, con la parola e con la tua stessa autorità, la Buona Notizia dell’amore del Padre e a combattere contro l’ignoranza che genera il male. Amen.


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