The Life Style Journal #35

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IL MEGLIO NELLA NATURA Marzo/Aprile 2017, € 4.00

VIAGGI Rifugi nascosti per pensare e godersela

IL CIBO GENIALE FASCINO E MENTE DI JACKIE KENNEDY

THE LIFE Style Journal, numero 35, anno VIII, Marzo/Aprile 2017

Tradimenti, genio e follie nella nuova biografia

L’ AUTO CHE PENSA

GREEN PEOPLE

Volvo XC 90 Volvo XC 60

«LE MIE IDEE PER ESSERE FELICE»

Matt Damon

Intelligenza ECOSOSTENIBILE






CERVELLO E BELLEZZA

© Courtesy Alidem - L'arte della fotografia

L’intelligenza è una via di salvezza o di piacere? Via per entrambi o per l’inevitabile pessimismo leopardiano? Molti si interrogano su questa speciale dotazione umana, che pesa, in forma di cervello, più o meno il 2 per cento della massa corporea. Eppure, dicono le recenti indagini scientifiche, solo il 6 per cento dell’intera massa cerebrale è riconducibile al concetto di intelligenza. E qual è il distillato di questa capacità di elaborazione? Nelle ultime 120 generazioni il cervello, dice Gerald Crabtree dell’università di Stanford, ha subito mutazioni dei geni. Tremila anni di evoluzione prodotti dal bisogno e dagli adattamenti a una vita complicata. E ora? Il cervello avrebbe smesso di evolvere: la vita ci appare complicata anche oggi, ma il cervello la analizza con maggior pragmatismo: siamo più sicuri, longevi, curati, e meno stressati. E dunque, così sembrerebbe, desiderosi di misurarci con nuove sfide, magari fisicamente meno selettive, ma capaci di darci una vita ancora migliore. Mark Zuckerberg, il nuovo regolatore del mondo con il suo impero Facebook, che muove, stimola, controlla un miliardo e ottocentomila persone connesse nel pianeta, ha raccontato la sua teoria in un manifesto di 5700 parole. Quella di Zuckerberg è una forma di intelligenza visionaria e perfino ideologica che vuole per la grande comunità di «followers» un futuro fatto di sicurezza, informazione, impegno civile e inclusione. E, pur nella paura che sempre produce un intelligente e onnipresente pifferaio magico, l’idea non è priva di suggestione. Nella globalizzazione digitale, saremo più attenti all’ambiente, più rispettosi dei diritti altrui, più liberi e migliori? Può darsi e può darsi che l’intelligenza, assieme alla bellezza, siano in grado di produrre una nuova sensibilità. LIFE in questo numero ha provato a indagare diverse forme di intelligenza contemporanea. Legate all’arte, all’architettura, ai piaceri del tempo libero e del cibo. Di intelligenza «emotiva» parla anche William d’Inghilterra, che Umberta Gnutti Gussalli Beretta ha incontrato a Kensigton Palace. La mente più prolifica - sostiene - è quella capace di comprendere gli altri. Provando e non immaginando i problemi. È la via sperimentale. Per questo una notte è andato a dormire, di nascosto, per strada, con i senza tetto di Londra. C.M. 006


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SOMMARIO 18 56 6

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Editoriale Carlo Montanaro

Inspirators 14 Spirito e corpo di Vittorio Meloni 16 Sapienza a tavola di Mario Peserico

48 RINGRAZIAMENTI Si ringrazia: Alidem - L'arte della fotografia (alidem.com), Galleria Antonio Colombo (colomboarte.com).

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Green intelligent people Matt Damon, genio ribelle di Giovanna Grassi

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Atelier Bulgari bellezza eco di Isa Bonacchi

E tu di che mente sei? di Giovanni Caprara

Scienza ad arte di Franco Fanelli

40 Computer e sregolatezza di Alessandro Martini

48

Jackie, mente sexy di Gian Luigi Paracchini

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I nuovi pensatoi di Mariella Grossi


90

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Pensa coi piedi di Marco Pastonesi

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Volvo sapiens di Alessio Artemi

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Ora Nobel di Paolo de Vecchi

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A casa di William di Umberta Gussalli Beretta

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INTELLIGENT LIFE

64 Buono subito di Maia Beltrame

121 Green world

70

122 La storia sostenibile di Eurojersey di Camilla Golzi Saporiti

Lungo circuito di Marco Pastonesi

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124 Idee acute per il design di A. Castelbarco Albani

Trento Doc monti da record di Mauro Remondino

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Moda Eco preppy di Giuliano Deidda foto Simone Battistoni

Avanti creativo di Isa Bonacchi

Dandy da cinema di Enrico Maria Albamonte

116 Come fare squadra con eco e natura di Letizia Rittatore 120 Vintage RosĂŠ 2005 un'ottima annata di Camilla Golzi Saporiti

64

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114 Il bello in scena al Poldi Pezzoli di Camilla Golzi Saporiti

124

147

Sogni di primavera 011


CONTRIBUTORS

Letizia Rittatore Vonwiller Milanese, giornalista, si occupa di attualità, cultura, volontariato e da qualche anno anche di bellezza, tra i settori del momento.

Mario Peserico Ceo di Eberhard Italia e direttore generale di Eberhard & Co, presidente di Assorologi e Indcam e vicepresidente del CPHE.

Enrico Maria Albamonte Nato a Roma ma milanese d'adozione, scrive per Repubblica. È un curioso osservatore del pianeta moda e del costume.

Umberta Gnutti Gussalli Beretta Imprenditrice, esperta d'arte, presidente del Club del restauro del Museo Poldi Pezzoli e di più onlus benefiche.

Marco Pastonesi Antico rugbista in serie A e B, cicloturista, giornalista sportivo e autore di libri, fra cui Pantani era un dio e I diavoli di Bartali.

Maia Beltrame Nel passato è stata giornalista di ambiente e stylist di food e interior design, attualmente si occupa di terra e cibo come agricoltrice e autrice di libri.

Gian Luigi Paracchini Giornalista con lunga militanza al Corriere della Sera dove, dopo la cronaca, s’è occupato di costume, saltando tra sfilate, vela e Giro d’Italia.

Alessandro Martini Legge, scrive e viaggia, mentre insegna Storia dell’Architettura al Politecnico di Torino e si occupa di architettura per Il Giornale dell’Arte.

Giovanni Caprara Editorialista scientifico del Corriere della Sera e autore di numerose pubblicazioni sulla storia della scienza e dell’esplorazione spaziale.

Mauro Remondino Giornalista e viaggiatore curioso con la passione per musica, natura e cucina di cui scrive sul Corriere della Sera e sul suo blog myslowburninglife.

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Anno VIII, numero 35 Marzo/Aprile 2017

Direttore responsabile CARLO MONTANARO c.montanaro@thelifestylejournal.it Coordinamento editoriale CAMILLA GOLZI SAPORITI c.golzisaporiti@thelifestylejournal.it Art director CRISTINA BRIOSCHI grafica@thelifestylejournal.it Photo editor LAURA ADELE BOTTA ricerca@thelifestylejournal.it Progetto grafico STUDIO ART & DESIGN M e CRISTINA BRIOSCHI Fashion editor GIULIANO DEIDDA moda@thelifestylejournal.it Consulenza Editoriale MARIA PAOLA PICCIN Coordinamento immagine COSTANTINO RUSPOLI Anno VIII, numero 35 In copertina: Matt Damon, foto Maarten de Boer/ Contour by Getty Images Abbonamenti redazione@thelifestylejournal.it Tel. +39 02 92853174 Stampa Reggiani Arti Grafiche S.r.l. Via D. Alighieri, 50 21010 Brezzo di Bedero (VA) – Italy The Life Style Journal è edito da Milano Fashion Library S.r.L. Registrazione del Tribunale di Milano autorizzazione numero 672 del 21 dicembre 2010

Headquarter Corso Colombo 9, 20144 Milano Tel. +39 02 83311211 info@milanofashionlibrary.it www.milanofashionlibrary.it Chairman DIEGO VALISI dvalisi@milanofashionlibrary.it Assistant publisher PRASANNA CONTI pconti@milanofashionlibrary.it Pubblicità Via Alessandria 8, 20144 Milano Tel. +39 02 92853174 www.milanofashionlibrary.it Responsabile Testata RAFFAELLA GIANNATTASIO rgiannattasio@milanofashionlibrary.it Account CAROLINA BOSSI cbossi@milanofashionlibrary.it Distribuzione Italia m-dis S.p.A. Distribuzione Media S.p.A Via C. Cazzaniga, 19 20132 Milano T. 02/ 25821 F. 0225825306 E info-service@m-dis.it Hanno collaborato: Enrico Maria Albamonte, Alessio Artemi, Maia Beltrame, Isa Bonacchi, Giovanni Caprara, Alessandra Castelbarco Albani, Paolo De Vecchi, Giuliano Deidda, Franco Fanelli, Umberta Gnutti Gussalli Beretta, Giovanna Grassi, Mariella Grossi, Lorenzo Imperato, Alessandro Martini, Vittorio Meloni, Marco Pastonesi, Gian Luigi Paracchini, Mario Peserico, Mauro Remondino, Letizia Rittatore. 013


Illustrazione Lorenzo Imperato

Inspirators | Spirito e corpo

© Galleria Antonio Colombo, Andrea Heimer, Each summer we were told not to swim with the black boys, 2016

VITTORIO MELONI*

«L'intelligenza nel fisico. Stimolata, allenata, assistita da capaci personal trainer. Per scoprire e conoscere il linguaggio del corpo. A ogni età»

L’intelligenza, spesso, è capacità di osservare, di cogliere dettagli in una visione d’insieme. Come accade a un istruttore mentre allena i suoi ragazzi e, con lo sguardo, scorge l’eleganza, la prontezza, la velocità dei loro gesti. Oppure l’affanno, il dolore, la fatica. È, ad esempio, l’attenzione empatica di Sergio, esponente di una categoria, quella dei personal trainer, sempre più orientata alla consulenza finalizzata alla ricerca del benessere psico-fisico. Milanese e appassionato insegnante, Sergio è capace, come molti suoi colleghi, di aiutare i giovani a conoscere potenzialità e limiti dei propri muscoli, a vivere in pieno la propria fisicità. Ma anche di guidare con sensibilità adulti e anziani a ritrovare le proprie risorse, in età della vita in cui il movimento non libera solo energie, ma spinge anche il pensiero verso nuovi insight della mente. Osservare e ascoltare, guardare e capire. Usare l’intelligenza per comprendere, senza ricorrere alle parole, le emozioni che danno forza a un atleta prima di una gara, che rassicurano un adolescente a proposito della sua adeguatezza, che temprano il fisico, segnato magari dal tempo, di una donna alla riscoperta di sé. Troppo a lungo negletta, l’intelligenza del corpo e di chi, come un istruttore moderno e consapevole, la sa osservare e coltivare, sarà sempre più considerata una riserva naturale di autentica umanità. Perché tutti abbiamo bisogno di imparare a salvaguardare, con intelligenza, il nostro involucro fisico, con il suo sconfinato repertorio di sensazioni. L’unico di cui disponiamo per il nostro irripetibile viaggio sulla terra. * Direttore delle relazioni esterne di Intesa Sanpaolo 014



Illustrazione Lorenzo Imperato

Inspirators | Sapienza a tavola

© Galleria Antonio Colombo, Andrea Heimer, The only creatureon god's green earth who truly understands a woman is a good horse, 2016

MARIO PESERICO*

«Nel cuneese, l’osteria All’Enoteca. Per riscoprire la tradizione piemontese. Tra funghi, ravioli al plin, paste di meliga e calici di Roero»

Poche regioni sono tradizionaliste come il Piemonte, che, più di altre, conserva dialetto, abitudini e sapori autentici. Davide Palluda è un piemontese doc innanzitutto in cucina, ma non solo: aggiunge spirito e creatività a tutto ciò che fa, con metodo e passione unici, conditi da una dose abbondante di empatia innata. Da oltre quindici anni conduce sapientemente, insieme alla sorella Ivana in sala, l’osteria e ristorante All’Enoteca, a Canale d’Alba (via Roma 57, tel. 0173.95857, www.davidepalluda.it), nel cuneese. E qui, in un ambiente classico e accogliente, materie prime tipiche della zona rielaborate con intelligenza e arte del mestiere consentono percorsi enogastronomici inusuali, mai banali. Dai funghi al tartufo, dai ravioli al plin alle uova in cocotte, dalle paste fatte in casa alla finanziera alle carni tipiche, ai pesci selezionati, per finire con le eccellenze casearie locali, Palluda riesce a proporre una cucina sempre nuova e gustosa, mai scontata né pesante. I dolci, poi, sono squisiti: nocciole, cioccolato, paste di meliga, pere madernassa sono quanto di meglio la tradizione possa offrire, e sono sempre capaci di sorprendere anche i palati meno golosi. La carta dei vini è (naturalmente) incentrata sul Roero, che stupisce sia tra i rossi che tra i bianchi, e più in generale sulle etichette piemontesi. Prima di andare, merita fare un’incursione nel laboratorio attiguo al ristorante, dove Palluda trova il tempo di confezionare a regola d’arte conserve, sughi e sciroppi. Altissima qualità, vera bontà. * Ad di Eberhard Italia, direttore generale di Eberhard & Co. e presidente di Assorologi, CPHE (comitato permanente dell’orologeria) e di Indicam. 016



Cover | Green intelligent people

M a t t D a m o n

Genio ribelle Brillante studente ad Harvard, giocatore di scacchi, impegnatissimo nella difesa dell'ambiente con la sua organizzazione Water.org. A The Life, il protagonista del film «La Grande Muraglia» spiega la sua idea di intelligenza: «Capire i problemi del nostro tempo e affrontarli», «Essere in equilibrio con la propria famiglia», «Non perdere tempo con lo star system e i social». «Amo l'idea di meraviglioso dei greci antichi e una città come Roma» DI GIOVANNA GRASSI 018


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« L ' I N T E L L I G E N Z A N O N È S O L O U N D O N O D I N AT U R A . S I P U Ò S T I M O L A R E , C O S T R U I R E , FA R C R E S C E R E . E D È F O N D A M E N TA L E : D À S P E R A N Z A E P R O S P E T T I V A , È S E G N O D I G E N I A L I TÀ , C O M E D I C E V A U N M I O P R O F. A D H A R V A R D »

CARRIERA ILLUMINATA A lato, un giovanissimo Matt Damon, protagonista, con Robin Williams, e sceneggiatore, con Ben Affleck, di Will Hunting, Genio Ribelle. Nell'altra pagina, in una scena de La Grande Muraglia, sua ultima interpretazione ed ennesima prova di bravura.

M

att è una persona speciale anche nelle interviste: sincero, umile, attento e concentrato su domande e risposte. Una forma di rispetto per gli altri o di intelligenza? «L’intelligenza nella vita, oltre a quella che dà la natura, si costruisce. È fondamentale per mantenere equilibrio, prospettiva e speranza. Un mio professore di Harvard diceva che dare ritmo e senso al proprio tempo è già segno di creatività e genialità». Sorride Matt, 46 anni, maglione blu, camicia bianca, capelli corti, con qualche filo brizzolato alle tempie, al Sundance Festival organizzato dall'amico Robert Redford. «Mi piace anche ricordare una frase di Prince: “I live inside my own heart”. Cercare dentro di sé le vere emozioni è essenziale a mio parere». Reduce dal successo di «Sopravvissuto», da astronauta disperso su Marte a protagonista del kolossal: «La Grande Muraglia», diretto da Zhang Yimou. «È un film che avvicina due culture, quella del West e dell’Est. Una produzione globale fatta di spettacolo e contenuti, e con eccellenti attori e musicisti cinesi, 021


Cover | Green intelligent people

come Lu Han della band Exo. Mi sono reso conto di come la Grande Muraglia non sia un muro divisorio (l’allusione alla politica delle barriere di Trump è chiara, ndr), ma simbolizzi ancora il cuore della Cina e la sua ricerca di pace. Mi sono impegnato fino a diventare un bravo arciere nel mio personaggio di guerriero mercenario». Lei è molto coinvolto nella difesa dell’ambiente, lo si è visto nel suo recente intervento al World Economic Forum di Davos e nell’impegno con la sua Water.org. «La mia parola d’ordine è: acqua pulita per tutti. È uno dei problemi dell’umanità. Con Water. org abbiamo trasformato 5 milioni di vite, soprattutto di donne e bambini, dando loro accesso ad acqua pulita e a strumenti sanitari». Matt Damon, classe 1970, ha studiato brillantemente ad Harvard per tre anni, prima di sfondare a Hollywood. Uno dei suoi amici storici è Ben Affleck: insieme, giovanissimi, conquistarono un Golden Globe e un Oscar con la loro sceneggiatura «Will Hunting - Genio Ribelle» (e il genio nel film era naturalmente Matt). Con Ben Affleck, regista, sta per tornare a lavorare in un film tratto dalla novella di Agatha Christie «Witness for the prosecution». Ma è anche impegnato nella produzione di documentari tv legati a temi sociali e alla crisi dell’acqua. «Credo molto a questa forma educativa e d’informazione. Il primo docu-film sarà Bending the arc, basato sulle vite di straordinari dottori e attivisti che negli anni ’80 lavorarono ad Haiti per proteggere il tessuto sociale dei villaggi rurali». Il mestiere d’attore è fatto anche di vanità e di una dose di egocentrismo. Come trova equilibrio? «Nella vita quotidiana. Penso che la nostra esistenza sia fatta di molte abitudini, amo le più semplici, come accompagnare le mie figlie a scuola, essere vicino a mia moglie. Non mi interessa il cosiddetto star system. Non perdo

AMERICA NORD-SUD Dal 2005 Matt è sposato con l'argentina Luciana Barroso, con lui nella foto. La coppia vive un matrimonio felice, fondato su un patto: mai lontani tra loro e dai figli per più di due settimane.

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01.

#ecoPLUS

© David Becker

«Ho quattro figlie, Isabella, Gia, Stella e considero tale anche Alexia, nata da un precedente legame di mia moglie Luciana», dice la star 46enne di Hollywood, proprietaria di una casa ecofriendly a New York e di un’auto ibrida. «A tutte loro insegno il rispetto per l’ambiente, e ogni mio momento libero, a parte la passione per il gioco degli scacchi, è dedicato all'impegno per affrontare la crisi dell’acqua potabile».

tempo con i social media, pur riconoscendone la forza aggregativa e utilissima per divulgare gli impegni di Water.org». Nella vita, a suo parere, sono più importanti le emozioni o la spinta razionale dell’intelligenza nel controllarle? «Le emozioni sono necessarie al pari della razionalità. Non è facile, ma è indispensabile condividerle con chi ami. Una specie di “passo a due” o “paso doble”». C’è qualcosa che ricorda con emozione nella sua carriera di attore? «Non ho dubbi: la lavorazione a Roma di Il talento di Mr. Ripley. Era il 1998, eravamo tutti giovani, pieni di voglia di fare, Gwyneth Paltrow, Jude Law, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman e io, nei panni di Tom Ripley. Le ragazze avevano occhi solo per il bellissimo Jude Law, stavamo in un meraviglioso albergo a Porta Pinciana, il direttore della fotografia era il grande John Seale di cui tutti noi avevamo visto L’uomo della pioggia di Barry Levinson e Il Paziente Inglese. Fu un momento magico. Anche perché Roma era da sola parte dell’emozione». Perché e quanto crede al senso del meraviglioso? «Non dobbiamo mai dimenticarlo ed essere sempre grati alla cultura greca che ce lo ricorda. Nei momenti liberi, andavamo alla ricerca di qualche luogo speciale a Roma o sulla costiera amalfitana e facevamo amicizia con gli attori italiani scritturati per brevi ruoli, che ci consigliavano indirizzi e passeggiate. Ero felice, e forse anche per tutta quella carica umana conquistammo cinque nominations agli Oscar. Da allora non ho interrotto la mia amicizia con Gwyneth, con Jude e con Cate, che considero un’attrice speciale». 023


02.

#ecoPLUS Il protagonista della trilogia Bourne Identity porta avanti l’impegno ambientalista con Water.org, la noprofit fondata insieme al socio Gary White. «La crisi della siccità, la necessità di dare acqua pulita ai bambini e alle popolazioni del Terzo mondo e di Paesi colpiti da fenomeni disastrosi, come Haiti, per me è una delle priorità ambientaliste per le quali bisogna battersi», non ha smesso di ripetere l’attore all’ultimo World Economic Forum, tenutosi a Davos, in Svizzera, a gennaio. Per l’occasione Damon ha ufficializzato l’accordo multimilionario appena siglato tra la sua Water.org e il brand Stella Artois. Obiettivo? Sostenere la costruzione di infrastrutture in grado di garantire l’accesso all’acqua pulita in vari Paesi in via di sviluppo.

È vero che uno dei sui attori preferiti è William Holden? «Ecco un uomo intelligente ed ecologista quando nessuno se ne occupava. Ancora oggi rivedo qualche suo film, Picnic, Sabrina, Fedora diretto da quello che è uno dei registi che prediligo, Billy Wilder. Pochi lo ricordano o lo sanno, Holden fu uno dei primi attori a interessarsi a Hollywood all’ambiente, a lavorare sulla cosiddetta "wildlife" con una fondazione. Mi rattrista pensare alle sue depressioni, alla sua morte solitaria in un appartamento a Santa Monica per una brutta caduta. Le sue ceneri furono disperse nelle acque del Pacifico. Lui aveva amato i viaggi, la cultura, i 024


GREEN STAR L'impegno eco dell'attore gli ha fatto vincere il riconoscimento di Greenest Celebrities of the Year all'Heart of Green Awards già nel 2011.

« S O N O PA S S AT O D I R E T TA M E N T E D A L L ' U N I V E R S I TÀ D I H A R V A R D AL MONDO DEL CINEMA. A L L O R A E R O I N S I C U R O , F U M AV O M O LT O ( P O I H O S M E S S O ) , I L F U T U R O M I S PA V E N TA V A . L'IMPEGNO SOCIALE M I H A C A M B I AT O »

libri. Mi spaventa l’autodistruzione di cui sono capaci attori preparati e intelligenti. Purtroppo non sempre la mente riesce a supplire alle carenze della serenità del vivere e di tutto ciò che ci viene offerto». Si diverte con le sue quattro figlie? «Sì, e sono molto coinvolto, vocazione di padre. Guardandole non posso fare a meno di pensare che ogni 90 secondi ci sono bimbi meno fortunati e senza risorse. Io uso l’essere famoso per cause alle quali credo e continuo a considerarmi una persona normale, impegnata in quello che si dice essere il “giving back”. È qualcosa che mi appartiene, grazie anche agli insegnamenti di mia madre. Sono cresciuto con lei, che era un’insegnante, a Boston, dopo il divorzio dei miei genitori, e le devo moltissimo». Come passò da Harvard a Hollywood? «Avvenne naturalmente, fu una conseguenza della mia passione per il cinema. Allora ero insicuro, fumavo molto, poi ho smesso, mi sentivo incerto sul futuro. Mi divertivo con gli action movies, ma volevo di più. Oltre alla famiglia, l’impegno sociale e ambientalista è stato determinante nella mia formazione, e stimo Leonardo Di Caprio per le sue sfide in questo campo». Una sconfitta che ha subito? «La perdita alle elezioni di Hillary Clinton è stata uno smacco: mi chiedo ancora come, in questo Paese che amo anche per le sue contraddizioni, sia potuto accadere. Io passo per “nice guy”, ma sono andato su tutte le furie per la non elezione di Hillary: una scelta che sarà pagata cara». Lei ha recentemente ringraziato Sylvester Stallone. «Il suo Rocky ha aiutato tutti i giovani scrittori e filmakers. Sly difese il suo film, si oppose agli studios che volevano affidarne la realizzazione ad altri. Questo diede coraggio a me e a Ben per Will Hunting. Ben e io citavamo sempre Sly quando tentavano di scipparci il copione. Considero Stallone molto intelligente anche per come ha usato gli stereotipi che Hollywood gli ha affibbiato per fare altro e, poi, pochi lo sanno, è un gran scultore e ha tanti interessi oltre al cinema. Questa è una scelta base. Chi si nutre solo del proprio successo è destinato a essere dimenticato». 025


Green economy | Arte e gioielli

Ritratto Lorenzo Imperato

NASCE A VALENZA IL NUOVO POLO ECOSOSTENIBILE. «ETICA, IMPEGNO, RESPONSABILITÁ SOCIALE, GENIALITÁ ED ECCELLENZA ARTIGIANA». COSÌ RACCONTA IL CEO JEAN-CRISTOPHE BABIN. «PRIORITÀ ASSOLUTE IL BENESSERE DI CHI LAVORA, L'ASSENZA DI SPRECHI E IL RISPARMIO ENERGETICO» DI ISA BONACCHI

ATELIER BULGARI BELLEZZA ECO

L'

unica parola d’italiano che Liz conosce è Bulgari», dichiarava Richard Burton a proposito della passione per il gioielliere romano della splendida Taylor. Proprio Divas’ Dream si chiama la collana di Alta Gioielleria in oro bianco e diamanti sfoggiata da Alicia Vikander alla Notte degli Oscar 2017 e protagonista dell’asta benefica organizzata da Bulgari a favore della Elton John Aids Foundation. «Mecenatismo e impegno sociale sono nel nostro Dna non meno del lusso», spiega Jean-Christophe Babin, Ceo del marchio che dal 2013 fa parte del gruppo LVMH. Parigino, 58 anni, laurea 026

alla French Business School HEC, tenente di vascello del Generale De Gaulle, cinque figli, Babin ha integrato l’attitudine etica di Bulgari con il piano di biosostenibilità fortemente voluto dal gruppo francese. Punta di diamante, la nuova Manifattura, appena inaugurata a Valenza Po, lo storico distretto orafo in provincia di Alessandria, perfettamente inserita nella campagna piemontese e tecnologicamente all’avanguardia, massima espressione del CSR (Corporate Social Responsability), il sistema di gestione ecosostenibile nel piano aziendale dal 2013. A LIFE, Mr. Babin lo ha raccontato così. Quali sono le caratteristiche che fanno della Manifattura Bulgari un’eccellenza del design italiano?


MANIFATTURA DI DESIGN Gli spazi della sede di Bulgari a Valenza, nel distretto orafo in provincia di Alessandria. Nell'altra pagina, Jean Cristophe Babin, Ceo del marchio.

«Sicuramente l’architettura, firmata da Open Project, due edifici gioiello di 15.000 metri quadrati complessivi, che integrano tradizione e innovazione: la Glass House, struttura di vetro alta 13 metri a protezione dell’antica Cascina dell’Orefice; e la Manifattura, con una vasta corte interna, sull’idea della domus romana. È un gigantesco pozzo di luce naturale, benefica per tutti. Il risultato: comfort e risparmio energetico». Quali altri accorgimenti ne assicurano etica e biosostenibilità? «Miriamo a ottenere la LEED, Leadership in Energy and Environmental Design, la certificazione internazionale più autorevole al mondo, una sorta di massima decorazione. Priorità assoluta, il benessere del personale e la cura dell’ambiente senza sprechi. Un esempio: per i prati si sono scelte piante dal bisogno d’acqua minimo. E poi, sul piano etico e umano, abbiamo creato la Bulgari Jewellery Academy: un percorso di perfezionamento che porterà a inserire in azienda 300 artigiani specializzati nelle nostre lavorazioni, come il famoso Tubogas». 027


ALLA GUIDA A lato, Jean-Cristophe Babin, Ceo di Bulgari, marchio che dal 2013 fa parte del gruppo LVMH. Sotto, la sede di Valenza appena inaugurata.

SEI TARGET AMBIENTALI Impatto ambientale minimo fin dalle prime fasi di costruzione: massima attenzione per i materiali, riciclabili, innocui e anallergici, privilegiando quelli locali. Energia sostenibile al cento per cento: oltre al fotovoltaico e all’illuminazione a LED, tutti i reparti, dai laboratori al ristorante, su tre piani, sfruttano la luce naturale del cortile interno di 600 metri quadrati, filtrata da un innovativo film metallico che avvolge la struttura. Corretta gestione, monitoraggio e risparmio delle acque: reflue, per l’irrigazione e per uso interno. Massima attenzione alla ventilazione interna con un aumentato ricambio d’aria per escludere l’accumulo di CO2 in nome della salubrità.

Bulgari è un’azienda virtuosa anche riguardo alle filiere dei materiali preziosi? «Dal 2006 è stato uno dei primi ad aderire all’RJC, Responsible Jewellery Council, l’organizzazione internazionale che promuove comportamenti responsabili nel rispetto dei diritti umani, dall'estrazione alla vendita di oro e diamanti. Oggi siamo in prima linea nel progetto di tracciabilità anche per le pietre preziose colorate. E siamo trainanti nei confronti degli altri brand». In quale ottica Bulgari ha abbracciato la biosostenibilità a 360 gradi? «All’aumento di prestigio, rispetto e simpatia agli occhi di un pubblico evoluto come il nostro, si è aggiunta anche efficienza produttiva e riduzione dei costi. L’essere virtuosi è un vero en plein». 028

Raccolta differenziata e attenta gestione dei rifiuti. Mobilità sostenibile per il personale, assicurata da un servizio di navette collegate ai trasporti locali.


PASSI ON FOR NATURE IN STYLE

LA SCELTA DI UNO STILE La scelta dello stile del vostro giardino deve essere personale quanto quella dello stile della vostra casa. Proprio come abbiamo bisogno di tempo, creatività, passione e impegno per decidere gli elementi di una stanza o dell'intera casa in modo da creare atmosfere uniche, che ci facciano sentire a nostro agio, così deve essere per il giardino. Gli stili sono molti e vari e dipenderanno dal tipo di emozione che volete vi circondi. Lo stile non è solo una questione di moda, ma ha un ruolo fondamentale per creare giardini coerenti con la loro ubicazione, l'architettura che li circonda e lo stile di vita di chi li abiterà. Uno stile formale per esempio conferisce un tono ben determinato, risulta ordinato, pulito, calmo, esige però rispetto delle regole, linee ordinate e simmetria, che spingono l'occhio a seguire prospettive guida, geometria e spazialità chiara, quasi un antidoto al caos della vita moderna, ma addomestica la natura ricostruendola a misura d'uomo. Il giardino formale spesso è uno spazio di transizione e di comunione tra la formalità della casa e il "disordine" naturale. Potete adottare vari livelli di formalità, da un sentiero regolare di erba tagliata in un prato fino alla rigidità delle sculture topiarie, e delle siepi divisorie. Gli stili informali raccontano invece una storia tutta diversa. Esprimono sensazioni di vissuto, sono rilassanti per la mente e per l'occhio grazie al loro aspetto naturale, donano movimento e stagionalità, ma tendono verso il selvaggio e vi soddisferanno solo se le sensazioni di disordine e di non eccessivamente curato non vi disturba. Sono giardini molto naturali, dove il limitato intervento dell'uomo ne esalta le peculiarità, lasciando agli elementi la definizione ultima del progetto stesso.

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Tutto ciò però non deve trarci in inganno, perché anche un giardino informale deve richiedere un'attenta progettazione come per un giardino formale, è soltanto un caos organizzato. Spesso la fusione dei due stili regala suggestioni intense e profonde, la dualità tra ordine e caos, rigidità e libertà, consapevolezza e mistero. Altri gli stili che nella storia e per posiziona geografica hanno influenzato i progettisti e gli amanti dei giardini, ricordiamo per citarne alcuni, i giardini zen giapponesi, o quelli arabo-islamici. Ricordate però che i giardini sono luoghi molto ecclettici e le regole esistono per essere a volte infrante, le idee adatte ad uno spazio si possono modificare e gli elementi manipolare nel modo che preferite per creare un ambiente interamente vostro.

Progetti Verde Profilo & Studio Luciano Caprini Garden Designer Testi Luciano Caprini Garden Designer


Ricerche | Superintelligenza

E TU DI CHE MENTE SEI?

C’È CHI SOSTIENE CHE L’EVOLUZIONE SI È FERMATA E CHI DICE CHE STIAMO PER CONOSCERE UNA NUOVA INCREDIBILE POTENZIALITÀ CEREBRALE. INTANTO I TIPI DI INTELLIGENZA SONO NOVE (O FORSE NOVANTA) E IL QI, IL FAMOSO QUOZIENTE, NON ESISTE PIÙ. MA CI SONO GLI ESERCIZI PER STIMOLARE IL PENSIERO

dell’intelligenza pensiamo risieda nella conPotremo diventare più intelligenti in futuro? nessione fra i neuroni, nelle sinapsi. Infatti Tutto sembrerebbe favorire un miglioramenquando alcune malattie incidono su questi to delle capacità umane, guardando l’evoluaspetti provocando delle perdite, abbiamo zione umana, lo sviluppo della scienza e della visto che, stimolando i circuiti neuronali si tecnologia. Ma questo significa pure una recuperano eventuali facoltà perdute». Ma crescita delle nostre facoltà intellettive? «Biche cos’è l’intelligenza? Anche qui numesogna riconoscere che ancora non esiste una rose sono le definizioni, riassumibili nella definizione precisa, filosofica o scientifica, sul capacità di capire velocemente e tradurre significato di intelligenza», premette Marzia conoscenza in esperienza. Agli inizi del Baldereschi dell’Istituto di neuroscienze del Novecento due scienziati dell’università di Consiglio Nazionale delle Ricerche. Infatti ci Stanford, Lewis M. Terman e Alfred Binet, sono diverse spiegazioni, e la classificazione ideavano un test che aveva l’ambizione di forse più accettata è quella dello psicologo PROBLEM SOLVER misurare il livello intellettivo di un indiviamericano Howard Gardner, che distingue Marzia Baldereschi, duo. Il test diventava noto con la sigla QI, nove manifestazioni fondamentali di intellidell'Istituto di neuroscienze quoziente di intelligenza, e veniva usato genza collegate a diverse strutture del cerveldel CNR. soprattutto nel mondo produttivo e, pure lo. E sono l’intelligenza linguistica, logicoimpropriamente, per valutare le differenze matematica, spaziale, corporeo-cinestetica, tra le razze. Dal momento, però, che le razze musicale, interpersonale, intrapersonale, naturalistica ed esistenziale. Ma altri scienziati sono arrivati sino a no- non esistono e che il cervello umano è unico indipendentemente vanta forme. In generale sappiamo che i nostri due emisferi cerebra- dal colore della pelle, lo strumento dava luogo a conclusioni che li esprimono, quello di destra, facoltà artistiche e intuitive e, quello sostenevano il razzismo. Per esempio, ancora nel 1969, l’anno in di sinistra, potenzialità di calcolo e musica, o in sintesi, razionalità. cui gli astronauti sbarcavano sulla Luna, si affermava che il QI dei «Da un punto di vista anatomico - nota Baldereschi – il substrato bambini neri era basso a causa del patrimonio genetico deficita030

© Courtesy Alidem - L'arte della fotografia, Francesco Romoli, Postcards fron the future NO.8, 2013

DI GIOVANNI CAPRARA


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rio. Ora il QI continua ad avere una relativa fortuna nei Paesi anglosassoni, anche se è dimostrata la sua inconsistenza scientifica. Un’altra misura empirica dell’intelligenza è il «problem solving» con cui si valuta il percorso mentale seguito per passare da una situazione iniziale a una finale. «Si sono compiuti passi importanti nel comprendere l’intelligenza – nota Marzia Baldereschi – facendo ricorso alla genetica e alla neurochimica, ma si è conquistata solo una conoscenza particellare delle facoltà del nostro cervello, manca ancora un quadro d’insieme». Guardando al futuro ci sono ricerche che sembrerebbero promettere poco di buono. Gerald Crabtree dell’università di Stanford sostiene che diventeremo meno intelligenti perché, nella nostra evoluzione, si riduce sempre più la pressione selettiva. Negli ultimi tremila anni l’uomo avrebbe avuto a che fare con due o più mutazioni in uno dei geni legati alla stabilità intellettiva ed emotiva. Queste erano scatenate nei nostri antenati sotto la spinta dell’evoluzione, ma, a partire dall’invenzione dell’agricoltura diecimila anni fa e dell’urbanizzazione, questa spinta verso le mutazioni sarebbe stata ridimensionata. Forse in futuro potremmo indurre artificialmente le mutazioni, quindi, in teoria, potremo essere noi a migliorare la nostra stessa intelligenza. Ci sono però limiti, secondo Simon Laughlin dell’università di Cambridge, rappresentati da due barriere. La prima è che la miniaturizzazione delle cellule del cervello e la crescita nelle connessioni tra cellule è ormai arrivata a un punto limite. L’altra è che il cervello umano, pur rappresentando il due per cento del peso dell’organismo consuma il 20 per cento d'energia. Anche un minimo aumento di capacità richiederebbe una quantità più elevata di energia alterando seriamente l’attuale macchina corporea. In più si è visto che una persona sembra essere più intelligente se gli impulsi fra i neuroni viaggiano più rapidi rivelando maggior efficienza nelle connessioni. «Ma essere più intelligenti – avverte Ed Bullmore del gruppo di Laughlin - significa migliorare le connessioni tra le diverse aeree del cervello e questo si scontra contro forti limiti in energia e spazio». «Di certo le nostre capacità sono il frutto di più fattori – nota Baldereschi, scienziata del CNR – dalla genetica all’ambiente, dagli aspetti sociali alla formazione scolastica». È utile ricordare che non esiste un «gene dell’intelligenza», come a volte è stato prospettato, mentre disponiamo di numerosi geni che governano le nostre capacità. Non tutto, comunque, è legato alla genetica. «La stimolazione è una buona arma per migliore l’intelligenza», conclude Baldereschi. «Anche se alcune funzioni rallentano con l’invecchiamento, come la memoria, altre, come il linguaggio, migliorano». E non occorre sognare di essere o di diventare tutti dei Leonardo da Vinci, la cui eccezionalità di genio sarebbe stata conseguenza del fatto che ciascuno dei suoi due emisferi cerebrali conteneva tutte le capacità che in un cervello normale sono invece ripartite tra destra e sinistra. 032

© Galleria Antonio Colombo, Dario Maglionico, Reificazione #20, oil on canvas, 135X135 cm, 2015.

Ricerche | Superintelligenza


LA CURIOSITÀ FA GRANDE IL CERVELLO di Domenica Bueti Il cervello umano è una complessa e affascinante macchina, attiva 24 ore su 24. È un intricato ingranaggio composto da diverse aree connesse tra di loro. L’attività delle singole aeree, ma soprattutto la comunicazione tra di esse, è alla base delle nostre capacità cognitive, vale a dire delle abilità di memoria, attenzione, linguaggio, empatia, percezione, coordinamento motorio, che, nel loro insieme, costituiscono quella che comunemente chiamiamo intelligenza. La cosiddetta intelligenza dipende dal funzionamento di quest’insieme di capacità e da quanto ciascuna di esse si evolve nel tempo, adattandosi alle continue richieste dell’ambiente circostante. Quindi essere dotati di intelligenza significa essere capaci di un comportamento flessibile e di apprendimento. Ed è proprio la capacità di apprendimento, che si associa a cambiamenti nel nostro cervello, una delle risorse più preziose che abbiamo a disposizione per migliorare il nostro comportamento intelligente. Contrariamente a quanto si possa pensare, la ricerca scientifica ha mostrato che il nostro cervello è dotato di grande plasticità, è, cioè, capace di trasformarsi sia nelle funzioni sia nella struttura lungo tutto l’arco della vita, in un percorso che parte da bambini e continua da adolescenti, giovani, adulti e parzialmente anche da anziani. Il segreto, quindi, per migliorare la nostra intelligenza è imparare; è avere sempre un atteggiamento curioso e flessibile verso il mondo. Consiste nel solleticare la mente con il numero e la varietà più ampia possibile di stimoli. Imparare lingue straniere, ascoltare musica, leggere libri, fare calcoli, persino imparare la tanto biasimata tecnologia può essere utile strumento d’allenamento cognitivo, per di più di facile accesso. Studi scientifici condotti da esperti cognitivisti dimostrano che addestramenti basati su iperstimolazioni, anche di pochi giorni, sono in grado di migliorare alcune capacità cognitive, come quella di muoversi a tempo. Non dobbiamo, quindi, stupirci se luminari di una certa età mostrano lucidità e rapidità di pensiero straordinarie: non è altro che l’esito di una vita intellettualmente intensa, la prova vivente e tangibile che possiamo diventare ogni giorno un po’ più intelligenti. Professoressa di neuroscienze cognitive della SISSA, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, di Trieste.

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Artisti | Frontiere intelligenti

SCIENZA AD ARTE L’AVANGUARDIA LAVORA CON SCIENZIATI, BIOLOGI, ASTROFISICI. E LE STAR SONO CORNELIA PARKER (CON IL FISICO NOBEL NOVOSELOV), PHILIPPE PARRENO (CON I BIOREATTORI). IN VETTA ANCHE I GENI DEL MARKETING: DAMIEN HIRST E JEFF KOONS DI FRANCO FANELLI

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Artisti | Frontiere intelligenti

In questa e nella pagina accanto, il britannico Damien Hirst. In apertura, l'installazione di Philippe Parreno, Quasi Objects: my room is a fish bowl, da Pinault Collection, Punta della Dogana, Palazzo Grassi, 2016.

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ŠNigel Young_Foster Partners

ISPIRAZIONI BIO


C A M I L L A PA R K E R L A V O R A C O N I L G R A F E N E , L’ E L E M E N T O C O N S I D E R AT O P I Ù R E S I S T E N T E A L M O N D O E S U P E R - C O N D U T T O R E . N E H A E S T R AT T O A L C U N E PA R T I C E L L E D A I D I S E G N I D I W I L L I A M B L A K E E P I C A S S O , C O N S E R V AT I ALLA WHITWORTH ART GALLERY DI MANCHESTER

© Matt Dunham; Fulvio Orsenigo

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orse l’arte non può cambiare il mondo, ma gli artisti, a volte prima e più di altri, possono interpretarlo e formulare ipotesi sul futuro. Del resto, uno storico dell’arte come Henri Focillon sosteneva che disegnare è una forma di conoscenza. Oggi gli artisti disegnano meno rispetto al passato, ma, portatori di un’intelligenza intuitiva e visionaria, continuano a produrre pensieri: tanta arte attuale ha le sue radici nel concettualismo, la corrente che, negli anni Settanta, affermò la preponderanza dell’idea e del progetto rispetto alla «fisicità» dell’opera. Gli artisti, tra l’altro, sanno dialogare con la genialità di un’altra «tribù», quella degli scienziati. La britannica Cornelia Parker, per esempio, ha sfruttato la suggestiva coincidenza in base alla quale il grafene, il materiale del futuro dotato di straordinarie caratteristiche (dello stesso spessore di un atomo, è l’elemento più resistente al mondo ed è un super-conduttore), può essere estratto dalla grafite, il lapis utilizzato dagli artisti per disegnare. Coinvolgendo il fisico Konstantin Novoselov, premio Nobel proprio per avere isolato il grafene, ne ha fatto estrarre alcune particelle dai micro-residui di grafite prelevati da alcuni disegni di William Blake e Picasso conservati alla Whitworth Art Gallery di Manchester in occasione di una sua mostra organizzata nel 2015. I fuochi d’artificio da lei stessa ideati, che hanno inaugurato la mostra, sono stati attivati tramite un sensore realizzato con il grafene estratto dal lapis degli antichi maestri. Altri celebri colleghi della Parker sono fautori della strana coppia arte-scienza. Philippe Parreno, franco-algerino,

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Artisti | Frontiere intelligenti

SPERIMENTAZIONI Sopra, l'eclettico Jeff Koons in posa con l'opera Tulips e, a destra, il suo celebre Balloon Dog. Sotto le ninfee dei giardini di Giverny, ispirazione per Monet e per gli ambienti biosemantici di Pierre Huyghe.

che tramuta le sue mostre in esperienze immersive e polisensoriali, è di scena in questi giorni alla Tate Modern di Londra. Parreno, coniugando tecnologia e biologia, ha congegnato per questo spazio schermi che appaiono e scompaiono e su cui vengono proiettate immagini con animali marini e batteri. Sopra le teste dei visitatori fluttuano anche sagome di pesci ispirati alle specie un tempo vissute nel Tamigi. Questa mostra multimediale è una sorta di «organismo» azionato da una colonia di batteri che, in un bioreattore, controllano l’ambiente reagendo a dati provenienti dall’esterno. Tra i sodali di Parreno, che il critico Francesco Bonami considera «una delle teste più sofisticate» dell’arte, il più noto è il suo connazionale Pierre Huyghe, con cui ha realizzato opere a quattro mani. Nella produzione in proprio, Huyghe ha creato acquari in cui provoca la crescita di ecosistemi, che lui definisce «ambienti biosemantici». In uno di questi ha usato l’acqua e il fango degli stagni di Giverny, dove crebbero le ninfee di Monet. Progetti artistici legati alla sostenibilità e all’ecosistema hanno oggi in larga parte scalzato la Land 038


© Regina Kuehne; Marcelo Shimizu

L’ A R T I S TA H U Y G H E H A C R E AT O A C Q U A R I ED ECOSISTEMI CHE CHIAMA «BIOSEMANTICI». I N U N O D I Q U E S T I H A U S AT O I L F A N G O D I G I V E R N Y, D O V E S O N O C R E S C I U T E L E N I N F E E D I M O N E T. I L C R I T I C O B O N A M I L O C O N S I D E R A « U N A D E L L E T E S T E P I Ù S O F I S T I C AT E »

Art tradizionale, fondata su opere create in spazi naturali. A My Sunshine, un progetto di Nikola Uzunovski, hanno lavorato climatologi, metereologi, astrofisici e ingegneri. L’opera consiste in un disco rotante sorretto da un pallone aerostatico, capace di riflettere la luce del sole e di portarla nelle città che, ai limiti del Circolo Polare Artico, d’inverno non godono di luce. In attesa della grande abbuffata d’arte contemporanea e forse di nuove «intelligenze artistiche» nella prossima primavera-estate, con la Biennale di Venezia e Documenta a Kassel e ad Atene, non bisogna dimenticare che l’intelligenza manageriale degli artisti è un’altra componente della loro genialità. Basti pensare alla superstar britannica Damien Hirst. Il 16 settembre 2008 mise all’asta da Sotheby’s a Londra 223 sue opere. Risultato: sold out sfiorato e 140 milioni di euro d’incasso. Il top lot era The Golden Calf, un vitello ricoperto d’oro sotto formaldeide, pagato 13 milioni di euro. Nelle stesse ore, il crollo della Lehman Brothers stava scatenando una crisi finanziaria epocale che avrebbe coinvolto anche il mercato dell’arte. Che Hirst la sapesse più lunga degli economisti che non seppero prevedere il tracollo? Gli fa concorrenza, su questo terreno, Jeff Koons. Della sua prima professione, il broker finanziario, ha conservato gli impeccabili completi con i quali si presenta nelle grandi occasioni. Lavorano per la sua florida azienda circa 120 assistenti capaci di realizzare, finanziate da grandi gallerie, opere spettacolari, ma anche di collaborare alla creazione di un nuovo modello per la celebre serie BMW Art Car e di progettare una borsa con le sembianze del «Balloon Dog» (la scultura che ha garantito a Koons, con 58,4 milioni di dollari, il record d’asta) per la H&M, che la vendeva a 49 dollari. Koons ha capito che bisogna dare alla gente ciò che la gente ama: di qui il suo ricorso al kitsch o, all’epoca del suo matrimonio con Ilona Staller, all’hardcore. Il suo modello è Salvador Dalí conosciuto in gioventù: si tratta in effetti di un artista che seppe trasformare il suo nome in un brand. Nulla di nuovo: ci erano già riusciti Raffaello e Rembrandt. 039


Architettura | Visioni intelligenti

COMPUTER E SREGOLATEZZA

OGGI IL GENIO ARCHITETTONICO È SAPER USARE L'INFORMATICA INTERPRETANDOLA CON POESIA, LEGGEREZZA, TRASPARENZA, RESISTENZA. DALLE SMART CITIES COME TORINO (PREMIATA COME CAPITALE EUROPEA DELL'INNOVAZIONE) AI CITTADINI-SMART: COSCIENTI, INTELLIGENTI, ECOSENSIBILI. ECCO GLI ARCHITETTI CHE CI STANNO TRASFORMANDO DI ALESSANDRO MARTINI

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PUNTI DI VISTA Scala a chiocciola in prospettiva ritratta nell'opera Heals, di Rosetta Bonatti, courtesy Alidem - L'arte della fotografia. Nell'altra pagina, rappresentazione di grattacieli On hold hold on, tratto da Information Graphics, Taschen.

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#ecoPLUS La torre di Norman Foster vanta la certificazione Green Buildings Councils Leadership in Energy and Environmental Design grazie ad accorgimenti ecosostenibili, come l’uso dell’85% di acciaio riciclato per l’orditura diagonale delle travi e il risparmio del 25% dei consumi energetici rispetto agli standard di New York.

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© Nigel Young_Foster Partners

DAL GUGGENHEIM BILBAO DI FRANK GEHRY ALLA TORRE SGHEMBA DI REM KOOLHAAS, ECCO COME SOFTWARE E TECNOLOGIA CAMBIANO IL LINGUAGGIO DELL'ARCHITETTURA. O R A P I Ù S M A R T, E F F I C I E N T E E G R E E N

ETERNO PRECURSORE

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Sopra, Norman Foster, archistar britannica, premio Compasso d'Oro 1987 e premio Pritzker 1999, ora all'opera con il grattacielo 100 East 53rd Street a Manhattan.

ell’esperienza di ogni giorno non è forse così consueto riconoscere agli architetti una specifica intelligenza. Si è, anzi, più spesso portati a criticare molte delle loro scelte: talvolta eccentriche e autoreferenziali, o poco funzionali perché più interessate all’estetica che al confort. «Maledetti architetti», scriveva nei primi anni Ottanta il grande Tom Wolfe, un decennio dopo aver messo alla berlina i «radical chic» (c’è forse una qualche contiguità fra le due categorie?). È però vero che gli architetti sono (poco) apprezzati dal vasto pubblico tanto quanto lo sono avvocati, medici e ingegneri: tutti professionisti che traggono parte della propria autorevolezza dal non farsi comprendere in maniera troppo agevole. È un caso? Certo, c’è stato un tempo in cui l’intelligenza degli architetti era riconosciuta e ammirata. In un Paese come l’Italia, storicamente avverso alle discipline scientifiche, maggiore considerazione è stata da sempre riservata a chi sa scrivere oltre che disegnare: dagli «architetti trattatisti» – Vitruvio, maestro dei maestri, così come i grandi del Rinascimento, Leon Battista Alberti e Andrea Palladio – fino, in anni 043


Architettura | Visioni intelligenti

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#ecoPLUS

ORGOGLIO MADE IN ITALY Per Renzo Piano «L'ispirazione nasce dalla tutela dell'ambiente e dalla ricerca delle migliori espressioni architettoniche. Usare il legno è già un'attività intelligente perché è un materiale che viene dalle foreste, e le foreste si rinnovano, per cui è energia rinnovabile, oltre che riciclabile».

recenti, ad Aldo Rossi, dotto accademico e autore nel lontano 1966 dell’epocale L’architettura della città, oltre che progettista di successo da Modena a Milano, dalla Germania al Giappone (e primo vincitore italiano del Pritzker Prize, il Nobel dell’Architettura, nel 1990). Nel mondo – e sempre più anche in Italia, nei tempi attuali dell’informatica alla portata di tutti – l’intelligenza somma, quella inaccessibile ai più, è quella di chi nella progettazione inserisce competenze tecnico-scientifiche al massimo grado. E di chi, in particolare, fa dell’uso del computer e degli strumenti di calcolo più aggiornati una parte fondante del proprio linguaggio architettonico. Ricordate quando Frank Gehry trionfava nel mondo con la sua architettura decostruita? Era il 1997 e le forme organiche al titanio del Guggenheim Bilbao, sinuose e plastiche, erano insieme un’espressione poetica e la manifestazione «tettonica» della padronanza dei più moderni software. Ecco: proprio le più avanzate tecnologie – quelle del «cyberspazio», che suggerisce tanto la fantascienza scientifica di Asimov, Philip K. Dick e «Blade Runner» – sono il cuore di un piccolo saggio che ha contrassegnato la storia recente. L’ha scritto nel 2001 il sociologo Derrick de Kerckhove, erede intellettuale di Marshall McLuhan. L’architettura dell’intelligenza racconta come l’informatica intesa come tecnologia abbia cambiato, per alcuni, il modo di concepire l’architettura, per altri il modo di edificarla, per altri ancora il modo 044

La sostenibilità energetica è il filo conduttore del building di Intesa Sanpaolo ideato da Renzo Piano a Torino. A dimostrarlo, l’acqua di falda usata per il raffrescamento degli uffici, l’energia solare catturata dai pannelli fotovoltaici e il sistema a lamelle motorizzate per controllare l’irraggiamento della luce nelle aree di lavoro.


GIAN LORENZO BERNINI (1598 - 1680) - Scultore, pittore, urbanista, architetto, maestro poliedrico dell'arte figurativa barocca e autore di infinite opere e progetti, tra cui la pianta e il colonnato di piazza San Pietro, a Roma.

MICHELANGELO BUONARROTI (1475 - 1564) - Protagonista del Rinascimento italiano dall'ingegno creativo straordinario, lascia all'arte di tutti i tempi il David, la PietĂ , gli affreschi della Cappella Sistina e la Cupola di San Pietro.

Š Andrea Cappello

ANDREA PALLADIO (1508 - 1580) - Estimatore del mondo greco e dei suoi maestri, innanzitutto Vitruvio, esprime il suo genio architettonico nella realizzazione di ville, ancora oggi prese a modello.

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LOUIS SULLIVAN (1856 - 1924) - Considerato il profeta dell'architettura moderna e il padre dei grattacieli, stravolge le convenzioni ottocentesche con edifici funzionali in cui le decorazioni lasciano il posto ad altezze e prospettive.

NUOVE GEOMETRIE

© Brigitte Lacombe

Scorcio notturno del grattacielo avveniristico progettato da Rem Koolhaas a Pechino per la sede del China Central Television.

ZAHA HADID (1950 - 2016) - Prima donna a ricevere, nel 2004, il premio Pritzken, massima esponente della corrente decostruttivista, architetto e designer tra i più stimolanti e influenti dei tempi recenti.

REM KOOLHAAS Nato a Rotterdam nel 1944, si impone sulla scena architettonica internazionale, con edifici a effetto, dalla Biblioteca Centrale di Seattle allo store di Prada a Beverly Hills.

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di viverla. Le tecnologie contemporanee consentono di costruire edifici possenti, prima non realizzabili; non in queste forme, almeno, e non con queste caratteristiche di leggerezza, trasparenza, resistenza. Pensiamo alla torre sghemba della China Central Television a Pechino, progettata da Rem Koolhaas – oltre che vera archistar mondiale, il maestro olandese è stato peraltro anche direttore di una delle Biennali di Architettura di Venezia più colte degli ultimi anni, quella del 2014. E pensiamo al Gherkin, il «cetriolino» alto 180 metri progettato per la Swiss Re nella City di Londra. Lo ha realizzato Norman Foster, campione dell’architettura «intelligente», tecnologica e sostenibile: la sua Hearst Tower di New York è stata nel 2012 il primo grattacielo «ecosostenibile» di New York. Si deve invece a Renzo Piano la costruzione a Torino del grattacielo Intesa Sanpaolo: nel 2015 è stato nominato grattacielo più «green» d’Europa, in quanto «attivo, intelligente e che respira». Perché negli edifici sostenibili di oggi, il comfort è ottenuto con l’intelligenza delle risorse naturali e delle tecnologie più appropriate e non con la forza della natura piegata ai nostri voleri, o peggio ancora con petrolio e carbone. I nostri sono gli anni della «smart city», la città che diventa intelligente grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità e dell’efficienza energetica. Ma è evidente che le politiche pubbliche, seppur di successo («Torino Smart City» nel 2016 è stata premiata dalla Commissione Europea come Capitale europea dell’Innovazione, dopo Amsterdam e prima di Parigi), restano strumenti, che hanno come obiettivo creare «smart citizen», cittadini coscienti, intelligenti e per questo soddisfatti. Alla fin fine, a certificare la vera intelligenza in architettura rimane soprattutto il buon vecchio adagio «Form (ever) follows function», la forma deriva dalla funzione da assolvere, coniato dall’americano Louis Sullivan. Era il re dei primi grattacieli, nella Chicago di fine Ottocento. Forse proprio in questi ambiziosi edifici – simbolo di lusso e spreco, ma a cui sempre più si applicano anche le più avanzate ricerche sulla sostenibilità in campo urbanistico ed ecologico – si mette in mostra l’intelligenza attuale dell’architettura. E talvolta la sua incoerenza.


complementi d’arredo biocompatibili


Fascino | Intelligenza seduttiva

ackie

MENTE SEXY

LAUREATA IN BELLE ARTI, INVIATA DEL WASHINGTON TIMES, ABILISSIMA INTERPRETE DELLA «GRANDE STORIA», JACQUELINE KENNEDY, DOPO IL FILM, È LA PROTAGONISTA DI UNA NUOVA BIOGRAFIA. TRADIMENTI, AFFARI E CLASSE DI GIAN LUIGI PARACCHINI

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UNA LUCIDA, ELEGANTE GESTIONE DELLA PROPRIA INTELLIGENZA: PER AMMINISTRARE I TRADIMENTI DEL MARITO J O H N , L A F I G U R A D I F I R S T L A D Y, O I C O N T R AT T I M AT R I M O N I A L I , C O M E QUELLO CON ARISTOTELE ONASSIS

Sopra, la classe di Jackie anche in pose (apparentemente) spontanee. Accanto, le nozze con JFK. Nell'altra pagina, la versione cinematografia della first lady alla Casa Bianca. In apertura, un primo piano tratto da JackieStyle, di Pamela Clarke Keogh, Aurum Press.

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© Lucky Red

DIPLOMAZIA GLAMOUR


I

mpossibile dire se abbia ispirato più collezioni di moda, biografie o rievocazioni giornalistiche. Mancava soltanto il capitolo biopic ed ecco il film con Natalie Portman, vestita e pettinata come lei, ma pur sempre pallida imitazione. Qual è stato il segreto di Jackie, come tutti hanno sempre chiamato Jacqueline Lee Bouvier, scomparsa a 64 anni nel '94, ma ancora viva e popolare come capita ai personaggi-emblema del proprio tempo? Certamente il fascino: sottile, il viso da ragazza con quegli occhi neri, distanti (in tutti sensi) ma ammaliatori. Di sicuro la classe: con il presidente americano John Kennedy ha formato la coppia di potere più drammaticamente glamour della storia e a fianco del ricchissimo armatore greco Aristotele Onassis è diventata un simbolo dell’alta mondanità internazionale. Ma ciò che ha fatto davvero la differenza in Jackie Kennedy/Onassis, icona di stile nel leggendario tailleur Chanel rosa macchiato di sangue il 22 novembre 1963 a Dallas o in pantaloni bianchi e sandali, rincorsa dai paparazzi a Capri, è stata la lucida, 051


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© bill@graypictures.com

HA COSTRUITO CON SAPIENZA UN'ALLURE DI STILE. G U C C I L E H A D E D I C AT O U N A B O R S A A N C O R A I N P R O D U Z I O N E . E U N A N U O V A B I O G R A F I A R A C C O N TA ANCHE LA SUA FREDDA DETERMINAZIONE

POLITICALLY CORRECT

elegante gestione della propria intelligenza. E non solo per il modo di fronteggiare i tradimenti del fascinoso John (Marilyn Monroe, Jean Simmons, Lee Remick e altre), ma anche quelli attivamente perpetrati, pescando nello stesso ambiente: Marlon Brando, William Holden, Frank Sinatra, come si legge in una delle ultime biografie, A Life Beyond Her Wildest Dreams. Biografia che ha anche rivelato come la propensione della vedova Jackie verso i fratelli Kennedy non si sia limitata al fratello Robert, ma estesa al giovane Edward, reo confesso d’essersi innamorato di lei «la prima volta che l’ho incontrata». Intelligente nel gestire scivolose storie sentimentali e nel valutare contratti impegnativi come il prematrimoniale con Onassis, diventato letteratura nelle unioni d’alto lignaggio per la dovizia di dettagli nei criteri di liquidazione in caso di divorzio ma pure negli accordi intimi come il numero minimo di fine settimana da trascorrere insieme e quant’altro. Nell’occasione Jackie aveva capitanato una truppa d’avvocati e commercialisti: il che non ha fatto perdere la poesia al magnate greco che da spregiudicato affarista ha reso onore alle mosse strategiche dell’illustre fidanzata. Che l’intelligenza di Jackie risulti simbiotica con il fascino è anche retaggio familiare grazie a papà John, origini francesi, spigliato broker a Wall Street, e a mamma Janet, affascinante socialite poi moglie dell’erede della Standard Oil. Grazie a vacanze negli Hamptons, corsi d’equitazione per upper class, né Jackie né la sorella Lee (poi principessa Radziwill) sono state mai indotte a programmare nozze con comuni stipendiati: forti ambizioni e forti personalità.

Sopra, una scena del film Jackie, interpretato da Natalie Portman, nomination agli ultimi Oscar come miglior attrice protagonista. Nell'altra pagina, Jackie con JFK e la primogenita Caroline.

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Fascino | Intelligenza seduttiva

ORGOGLIO E GIUDIZIO Sopra, Natalie Portman nel film che ripercorre i momenti drammatici di Dallas e descrive il dolore, ma soprattuto la compostezza con cui Jackie affronta l'assassinio del marito. A lato, con il secondo marito Onassis. Nell'altra pagina, in versione sportiva.

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#ecoPLUS Bella, talentuosa e anche eco-friendly: Natalie Portman, al cinema Jackie, è una green star, tra le più attente alle problematiche relative alla salvaguardia dell’ambiente. Ha partecipato a svariate campagne di sensibilizzazione ecologiste, tra cui quelle per promuovere l’utilizzo di lampadine a basso consumo energetico, e per la tutela dei gorilla in Rwanda, a rischio di estinzione. Ha inoltre creato una linea di calzature realizzate con materiali di origine vegetale.

D A O N A S S I S , M O LT O S E C C AT O PER LE FOTO DELLA MOGLIE NUDA NELL'ISOLA DI SKORPIOS, EBBE, DOPO 7 ANNI D I M AT R I M O N I O , U N C O N G E D O DA 26 MILIONI DI DOLLARI

Nel maggio ’52 infatti, a una cena di gala la corteggiata Jackie sceglie JFK, sposato l’anno dopo, e diventato l’8 novembre 1960 il 53mo presidente degli Stati Uniti. Pazienza se le nozze comporteranno il sacrificio d’una probabile carriera giornalistica cominciata a Vogue e proseguita al Washington Times-Herald. Intelligenza nelle scelte di vita e nei comportamenti. Molti ricordano la compostezza sull’Air Force One vicina al vicepresidente Lyndon Johnson che giura dopo l’attentato a Dallas e sotto il velo nero al funerale di John, con Caroline per mano e il piccolo John-John che fa il saluto militare. Ma nei suoi tre anni da first lady, Jackie ha avuto un ruolo centrale. A partire dalla regia nel restauro della Casa Bianca (criticato in privato dal marito per via dei forti costi), diventata orgoglio nazionale grazie all’arredamento che richiamava la personalità dei precedenti occupanti e a celebri documentari televisivi con lei padrona di casa. Per non parlare del come, sensibile al potere della comunicazione, abbia precorso i tempi imponendo un ufficio stampa per la moglie del presidente, coltivando il rapporto con giornali, radio-tv e curando i dettagli (dal trucco al guardaroba) di un’immagine subito popolare. Non meraviglia dunque se il suo contributo maggiore sia venuto dal savoir faire e dalla disinvoltura in società (parlava francese, spagnolo e italiano) che ha aperto spiragli per il sorridente ma roccioso consorte. Show di aggraziata diplomazia restano i suoi incontri con il generale Charles De Gaulle a Parigi e con il premier sovietico Nikita Kruscev. Successo quasi da star hollywoodiana invece nel viaggio in India e Pakistan, con la stampa scatenata nel riprendere l'ammirazione del presidente pakistano che, affascinato dell'eleganza di Jackie, le regala il suo cavallo migliore. A proposito di eleganza: fra gli altri Jackie è stata vestita da Oscar de la Renta, Carolina Herrera, Valentino, mentre Gucci le ha titolato una borsa ancora in produzione. Ma è stata lei a costruire intelligentemente quell'allure di stile che ha illuminato altre muse perpetue tipo Audrey Hepburn e Grace Kelly. Un’intelligenza, la sua, a volte esplicitata con feroce decisione. Come nella bagarre con il paparazzo Ron Galella. Dopo un lungo processo per difendere la propria privacy, Jackie aveva vinto e il fotografo era stato messo a distanza. O come nel '72, quando lo scandalo delle sue foto nuda sull’isola di Skorpios avevano avuto ripercussioni sul divorzio da Onassis. Anche in quel caso lunga e paziente trattativa risolta poi con una buona uscita di 26 milioni di dollari. Cosa che le ha permesso negli anni a seguire di perfezionare le sue conoscenze in arte egizia e molto buon vivere. 055


Rifugi | Dove riflettere

I NUOVI PENSATOI LUOGHI ISOLATI NELLA NATURA. CENACOLI DEL PENSIERO LENTO, DELLA LETTURA, DELLE ESPLORAZIONI TRA NATURA, ARTE E MUSICA. DALLA CASCINA NEL CREMONESE ALLA BAITA ALPINA, ALL’ISOLA NELLE CICLADI, ALLA MASSERIA SICILIANA. QUI LA MENTE SI APRE DI MARIELLA GROSSI

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© Courtesy Alidem - L'arte della fotografia, Martin Rak, Summer morning, 2011; White trunks.

A DIECI CHILOMETRI DA CREMONA ALLA RICERCA DEL SILENZIO E DEL VERDE. IN EX CONVENTI CONVERTITI IN AGRITURISMI CHIC C O N 1 3 0 E T TA R I T R A PA R C H I E B O S C H I

NATURA DI CHARME Un angolo della country house Lo Stagno, vicino a Cremona.

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ocande da conversazione, dove ci si incontra con persone affini nei gusti e nella ricerca dell’autenticità. Dove i proprietari fanno sentire come a casa e condividono con gli ospiti il loro carnet di angoli segreti e il piacere dello story telling, che è in cima ai desideri degli italiani. Questi piccoli hotel nella natura sono luoghi dove ricaricare lo spirito, ispirare la mente e conciliare la concentrazione; sono luoghi a portata di stimoli ed eventi culturali. Vicino alla ciclabile del Po, a dieci minuti da Cremona, c’è Lo Stagno, country house quasi invisibile, avvolta da un parco di 130 ettari tra campi e boschi. Con un piccolo lago votato ai pic-nic. La cascina precede la scoperta dell’America, testimonia un documento del 1436, è stata «Convento dei Benedettini, ma dopo la Riforma sono arrivati i Gesuiti. Avevano capito che per contrastare i protestanti non bastavano ora et labora, servivano predicatori», racconta Paola Gerevini, terza generazione della famiglia che ha acquistato la proprietà. È stata lei a volerne la trasformazione in un agriturismo chic: camere arredate con mobili di famiglia, poi 059


CONTRASTI AL TOP Gli esterni tradizionali e gli interni di design dello Chalet nel Doch, a Canal San Bovo, in Trentino.

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gli appartamenti della Villetta e del Violino nella vecchia rimessa per le carrozze, per un gruppo di amici o famiglie con figli. Paola Gerevini ha un taccuino con le sue scoperte sul territorio, dalle trattorie al barcaiolo per tour su misura sul fiume, ai tesori d’arte. E questo sarà un anno di appuntamenti culturali a Cremona, che celebra i 450 anni dalla nascita del musicista Claudio Monteverdi. Chiostri, chiese (magnifici gli affreschi cinquecenteschi di San Sigismondo) e ville ospiteranno in primavera i concerti del Monteverdi Festival; il primo weekend di giugno, la musica sarà protagonista di una crociera fluviale tra Mantova, Cremona e Venezia. Lo story telling di Chalet nel Doch a Canal San Bovo, in Trentino, è la voce della natura, cioè il silenzio, al massimo il fruscio degli alberi. Vicino a San Martino di Castrozza, si raggiunge seguendo per un breve tratto una strada forestale. Tre masi di pietra e larice, libri e quattro camere tra i boschi nella valle del Lozen-Primiero. Ma non è un piccolo mondo antico: se gli esterni sono quelli della classica baita, gli interni guardano al design, mescolando vecchi legni e sedie Barcellona di Mies Van Rohe. Ecologico, rispettoso dell’ambiente, e dei sapori della tradizione, a partire dallo strudel e dalle torte della prima colazione. Ma non bisogna perdere un’esperienza gastronomica (e la vista sulle Pale di San Martino) alla Malga Venegia, a 1.779 metri, soprattutto il carrello dei formaggi. Sono loro a fornire atte al Caseificio del Primiero per il Trentingrana Dop, la Tosela e altre specialità casearie. Come non bisogna perdere il più importante evento culturale dell’estate trentina, I Suoni delle Dolomiti. Concerti (anche all’alba) in quota, in rifugi, anfiteatri naturali, con i grandi nomi della musica, dal violoncellista Mario Brunello al pianista jazz Chick Corea. Angoli di campagna al mare. Lo è Ktima Lemonies di Andros, nelle Cicladi greche. Un angolo di pace tra ulivi e alberi da frutto, un giardino rigoglioso, la piscina sotto gli alberi del pepe. Solo

© Courtesy Alidem - L'arte della fotografia, Mirrored lake.

L U N G O L A F O R E S TA L E S I R A G G I U N G E L A V A L L E DEL LOZEN-PRIMIERO, IN TRENTINO. DOVE BAITE E M A L G H E R I S V E G L I A N O I S E N S I E I N V I TA N O ALLA CONTEMPLAZIONE


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Indirizzi MANGIARE LOCANDA TORRIANI Autentica cucina mantovana. Via Janello Torriani 7, Cremona Web: www.locandatorriani.it MALGA VENEGIA Azienda agricola con piatti tradizionali. Val Venegia, Tonadico, San Martino di Castrozza (Tn) Tel. 348 0627886 SEA SATIN NINO Taverna con piatti e ingredienti a km zero. Ormos Korthiou, isola di Andros, Grecia Web: www.seasatinnino.tumblr.com

DORMIRE LO STAGNO Country house con parco di 130 ettari, a 10 minuti da Cremona. Cascina Gerre del Pesce, Stagno Lombardo (Cr). Web: www.lostagno.it CHALET NEL DOCH Tre masi nel bosco, quattro camere di design.

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Via Villanova 22/A, Frazione Prade, Canale San Bovo (Tn) Web: www.chaletneldoch.com KTIMA LEMONIES Guest house di charme tra ulivi e frutteti. Con piscina. Lamira, isola di Andros, Grecia Web: www.ktimalemonies.gr DONNA CORALY RESORT Masseria fortificata con giardino, spa e suites a 6 km da Siracusa. Contrada San Michele, Siracusa Web: www.donnacoraly.it

COMPRARE ENOTECA CREMONA Eccellenze enogastronomiche artigianali del territorio. Via Platina 18, Cremona Web: www.enotecacremona.it CASEIFICIO SOCIALE DEL PRIMIERO Formaggi, botĂŹro, burro a latte crudo e presidio Slow Food. Via Guadagnini 29, Primiero,

San Martino di Castrozza (Tn) Web: www.primiero.com ARTELER A 17 km da San Martino, un atelier di tessitura, con biancheria e capispalla in lana, lino, canapa. Via Semedela 12/A, Mezzano (Tn) Web: www.arteler.it

CULTURA ED EVENTI CREMONA

Cremona per Monteverdi Da aprile, eventi e concerti per i 450 anni dalla nascita di Claudio Monteverdi. www.monteverdi450.it.

TRENTINO I SUONI DELLE DOLOMITI Da luglio, concerti ad alta quota. www.isuonidelledolomiti.it

GRECIA MUSEUM OF CONTEMPORARY ART Museo della Fondazione Goulandris con opere di artisti greci e mostre, da Man Ray a De Chirico. www.goulandris.gr; www.moca-andros.gr


© Courtesy Alidem - L'arte della fotografia, Gianni Maffi, Sardegna, 2008.

LO SPIRITO MEDITERRANEO DELL'ISOLA DI ANDROS SI INCONTRA NELLE GUEST HOUSE, CHE ALL'OMBRA D E G L I U L I V I R I TA G L I A N O A N G O L I D I PA C E . PER LEGGERE, SCRIVERE E PENSARE

tre camere e una stanza grande per famiglie. E l’ospitalità signorile di Nelly Gryparis, famiglia di diplomatici (lei stessa ha lavorato al Ministero degli Esteri girando il mondo). Con Michalis, il marito architetto, ha comprato questo terreno nell’entroterra della chora, il capoluogo. «Perché Andros è verde, ricca di acqua. E fuori dalle rotte turistiche», spiega Nelly. È un’isola di armatori, come i Goulandris, che nel 1979 hanno aperto un Museo di Arte Contemporanea, con opere di artisti greci e mostre importanti, da Man Ray a De Chirico, a Delvaux. Un edificio bianco che guarda il mare dalla chora, cittadina di case neoclassiche ben tenute che si allunga sul promontorio. Andros è un’isola elegante e selvaggia insieme. Con Batsi e le spiagge circostanti ben organizzate, poi foreste, baie dall’acqua blu, smeraldo, cristallina, sperdute al fondo di strade che vogliono una macchina robusta. Un’isola dove ci si dimentica di souvlaki e moussaka, per scoprire cucina innovativa e piatti che hanno tutti i sapori del Mediterraneo. Come quelli che preparano da Sea Satinnino a Ormos, vicina al sentiero che scende a Tis Grias To Vidima, la spiaggia più famosa. Profuma di agrumi, erbe di macchia e fiori il Donna Coraly Resort, villa gentilizia, come ama definirsi, a sei chilometri da Siracusa, vicino alla spiaggia Sabbie Bianche. Ha 600 anni di storia (qui è stato firmato l’armistizio fra italiani e angloamericani nel 1943) e porta il nome della Nobildonna Coraly Grande Sinatra, viaggiatrice e anima della vita culturale siciliana nel ‘900. Ha ereditato la stessa intraprendenza Lucia Pascarelli, che ha convertito la masseria fortificata in un resort di lusso con spa, giardini mediterranei, piscine. E suites dove i mobili antichi si armonizzano con l’arte contemporanea e le maioliche di Caltagirone. Un cenacolo culturale, dove organizzano visite al barocco di Noto, prenotano i biglietti per le rappresentazioni classiche al Teatro greco di Siracusa. Una summa della Sicilia e dei suoi piaceri.

A COLPO D'OCCHIO Sopra, uno scorcio del Donna Coraly Resort, antica villa gentilizia nel siracusano e oggi resort esclusivo. Sotto, le maioliche di Caltagirone, tocco di stile per l'arredo di camere e ambienti.

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Cibo | Gusto intelligente

BUONO SUBITO

PRIMA REGOLA: PRODOTTI DI STAGIONE; SECONDA: ANDARE AL MERCATO; TERZA: FARE POCA STRADA. UNA SERIE DI CONSIGLI PER COSTRUIRSI UN'ALIMENTAZIONE SU MISURA, SANA E PIENA DI SAPORE. «BISOGNA ASCOLTARE LA PROPRIA MENTE», RACCONTA MICHAEL POLLAN, PROFESSORE DI BERKLEY DI MAIA BELTRAME

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L A R I C E T TA I N T E L L I G E N T E P R E V E D E I N G R E D I E N T I S E M P L I C I E I N T E G R A L I , C O M E F A R I N A , PA S TA E PA N E . A L B A N D O D E S T R O S I O , I O D AT O E D I G L I C E R I D I . L A C A R N E ? P O C A E D I Q U A L I TÀ . S O L O D A A L L E V A M E N T I C E R T I F I C AT I 066


Essere smart nel fare la spesa significa crearsi un'alimentazione capace di soddisfare il fabbisogno nutrizionale e appagare il palato, significa scegliere nei supermarket i cibi bio e nei mercati rionali frutta e verdura di stagione e pesce fresco.

N © Courtesy Alidem - L'arte della fotografia, Simona Rizzo, Piccoli Frutti, 2013; Andrea Cicala Pozzuoli, It is not '600 #04, 2012

SMART FOOD

on esistono cibi intelligenti. Esiste l’intelligenza di portare in tavola ciò che è più adatto alla nostra salute, di distinguere gli alimenti sani da quelli che si spacciano come tali nella giungla di informazioni, spesso disinformazioni, che ci bombardano. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che il cervello dell’uomo si è evoluto affinando la capacità di riconoscere quello che è nocivo o pericoloso. Peccato, però, che questa capacità sembra essersi persa ultimamente. Se, dal punto di vista scientifico, «intelligenza significa sapersi adattare alle circostanze che cambiano», conviene cominciare o ricominciare a scegliere con più consapevolezza cosa mangiare, dato che possiamo farlo. Perché, nel parlare di scelte e diete, non deve sfuggirci che siamo dei «privilegiati»: una larga fascia di popolazione del nostro pianeta, stimata intorno ai due miliardi, non può accedere a una quantità di cibo sufficiente, mentre una cifra analoga è in sovrappeso con patologie legate alla malnutrizione. Lo slogan dell’ultimo International Forum on Food and Nutrition, promosso dalla Fondazione Barilla e tenutosi a dicembre all’università Bocconi di Milano, è stato Eat Less, Eat Better and Food for All, e proprio questa sembra essere la via, intelligente e consapevole, da percorrere. Non rimpiangiamo il passato. Quello che finiva nel piatto non nascondeva pesticidi, ormoni e OGM, è vero, ma non sempre era una dieta ideale. Le tavole dei nobili sovrabbondavano di grassi e carni, mentre quelle dei poveri si basavano su prodotti di scarso valore nutrizionale, come patate e polenta. Basta prendere una ricetta dal libro Arte di mangiar bene, scritto nel 1891 dal gastronomo Pellegrino Artusi, per restare sconcertati davanti alla quantità di carni e fritti. «Non vogliamo sostenere che “si stava meglio quando si stava peggio”, ma è bene renderci conto che ora disponiamo di una varietà alimentare sufficiente a soddisfare sia le esigenze nutrizionali sia il piacere della tavola, senza il bisogno di sovraccaricarci con prodotti animali o cibi impoveriti dai trattamenti industriali», spiega Franco Berrino, medico epidemiologo e ricercatore all’Istituto dei Tumori di Milano. Che continua: «Occorre rieducare il gusto, riscoprire i cibi semplici e abbandonare le cattive abitudini». Dunque la ricerca del «mangiar bene» consiste nel scegliere alimenti semplici, privi, cioè, di dolcificanti e aromi aggiunti, e nel diffidare dei prodotti che contengono parolone come destrosio, glutammato, iodato, digliceridi, dei 067


Cibo | Gusto intelligente

NELLA RICERCA DEL CIBO INTELLIGENTE, BISOGNA TROVARE CIÒ CHE È PIÙ ADATTO AL PROPRIO STILE DI VITA. CHE SIGNIFICA CONSIDERARE L’ATTIVITÀ CHE SI SVOLGE, IL LUOGO IN CUI SI VIVE E ANCHE IL TEMPO CHE SI HA PER FARE LA SPESA E PER CUCINARE.

PROTEINE ABBINATE AD HOC

FOOD FOREST

PIÙ CRUDO, PIÙ SANO

Cerchiamo di non assumere contemporaneamente proteine di diversa origine (animale e vegetale), dunque non mescoliamo nello stesso pasto latticini e carne o carne e legumi. E ricordiamoci sempre, soprattutto nel caso di un regime vegetariano o vegano, di abbinare le proteine d'origine vegetale in modo da renderle complete a livello nutrizionale. Come? Il modo più semplice è affiancare nel piatto, per esempio, i legumi con i cereali oppure le verdure con la frutta.

La vegetazione spontanea rappresenta un’importante risorsa, tipica dei popoli nomadi, nuova per tutti gli altri. Per questo è bene farsi guidare, almeno le prime volte, da un esperto per imparare a distinguere le piante commestibili, e a valutarne le proprietà. Anche qui ci vuole intelligenza per non confondere, per esempio, una carota selvatica daucus carota con una ombrellifera, simile ma velenosa, come la cicuta conium maculatum, o le bacche ottime del sambucus nigra con quelle tossiche del sambucus ebulus.

Con il termine raw food si intende la nutrizione a base di cibo crudo del tutto o cotto a una temperatura inferiore ai 45 gradi, che rappresenta un’alternativa salutare di concepire l’alimentazione e da applicare innanzitutto a burro e olio. Se prendiamo l’abitudine di cuocere in pochissima acqua, al posto di soffriggere, e di aggiungere il condimento a preparazione finita, scopriremo che il sugo sarà buono come sempre, forse anche di più, ma di sicuro sarà migliore per il nostro organismo.

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© Courtesy Alidem, L'arte dell'illustrazione - Andrea Cicala Pozzuoli, It is not '600 Deconstruction #02, 2016

TAVOLE PERSONALIZZATE


quali solo i chimici sanno realmente il significato. Dovremmo, poi, preferire i cibi integrali, evitando tutto ciò che è stato raffinato, a partire dalla farina, e di conseguenza pane e pasta. E dovremmo anche «Scegliere del cibo vero, quello che anche la nostra bisnonna riconoscerebbe come cibo, quello che ha l’aspetto di cibo», sostiene Michael Pollan, professore a Berkley, esperto di stili alimentari. L’alimentazione è fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo ed è collegata con le sue fonti: agricoltura e allevamento. Se ci impegniamo a mangiare cibo naturale, meglio se biologico, possiamo davvero influenzare il mercato: le nostre scelte di consumatori intelligenti possono davvero migliorare la qualità e ridurre i costi. «Il ritorno non può essere misurato solo in termini economici – afferma Vandana Shiva, scienziata e ambientalista indiana, in guerra con OGM e prodotti chimici – ma prima di tutto con la salute e il benessere. Il suolo è vita perché fornisce attraverso l’agricoltura el'allevamento il nostro cibo». Meglio quindi imparare a mangiare poco, ma bene, ancor più se si tratta di carne: è consigliato limitarne la quantità e aumentarne la qualità, puntando su allevamenti certificati in cui gli animali sono stati trattati in modo sano, senza aggiunta di mangimi di origine animale, ormoni e antibiotici.

IL SEGRETO? CREARSI UNA DIETA SU MISURA, VARIA E GUSTOSA, CHE PREDILIGA ALIMENTI FRESCHI E A KM ZERO, MEGLIO SE BIOLOGICI E APPENA SCOTTATI

VICINO E DI STAGIONE

LA SPESA? AL MERCATO

Intelligenza è farsi delle domande. È chiedersi perché mangiare in inverno pomodori insipidi provenienti dalle coltivazioni idroponiche olandesi, quando possiamo sbizzarrirci con le verdure squisite (e meno costose) che le nostre campagne offrono nei mesi freddi. Intelligenza è scegliere sempre alimenti di stagione, che non subiscono trasporti da una parte all’altra del mondo, e acquistarli nei GAS (gruppi d’acquisto solidali): presenti ormai in ogni comune, offrono ottimi prodotti sia vegetali che animali.

Il mercato rionale è un vivace e piacevole punto di incontro tra genti e merci, che non va perso. Perché tra i banchi si trovano frutta e verdura più fresche e meno manipolate di quelle dei negozi e dei supermercati: le cassette arrivano in linea diretta dal mercato all’ingrosso di ortofrutta. Se nelle grandi città è sempre bene prestare attenzione alle bancarelle con prodotti con certificazione biologica, da preferire sempre, nei mercati di paese il consiglio è trovare produttori locali di fiducia.

SEMI, BACCHE & CO. SEMI: dal più piccolo di papavero al più grande della noce di cocco, i semi sono una ricarica di energia preziosa e tascabile. In un sacchettino con un cucchiaio da tè di semi piccoli come sesamo, girasole e lino, e due cucchiai di semi grandi come nocciola, mandorla e noce, troviamo calorie, sali minerali e vitamine, soprattutto E e B, ottime per la nostra salute. In più sono gustosi se aggiunti a insalate e macedonie, e comodi come snack in viaggio, al lavoro o in palestra. Si trovano anche nei supermarket. GERMOGLI: soprattutto durante l’inverno, sono un’interessante fonte di nutrienti freschi, perché racchiudono nella fase germinativa un concentrato di sostanze ottimali per far crescere la pianta. Possiamo usare dei semi da orto da agricoltura biologica o dei semi per germogli, acquistabili nei negozi bio e in quelli di cibo naturale. BACCHE E PICCOLI FRUTTI: mirtilli, more, ribes, lamponi, goji (d'origine cinese, ma coltivato anche in Italia) e uva spina sono frutti tanto piccoli quanto ricchi di vitamina C e antiossidanti. In pochi grammi racchiudono molte proprietà. L’unica avvertenza è consumarli quando da fine primavera all'autunno inoltrato.

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E-bike | Elettro intelligenza

LUNGO CIRCUITO

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QUELLO DELLA BICI ELETTRICA È UN FENOMENO IN GRANDE ESPANSIONE. SOLO NEL 2018 IN ITALIA SE NE VENDERANNO PIÙ DI 300 MILA. LE APP PER COLLEGARLE ALLO SMARTPHONE E IL MOTORE RIVOLUZIONARIO CHE SI RICARICA SENZA SPINA DI MARCO PASTONESI

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cheletriche e agili come biciclette. Silenziose ed ecologiche come biciclette. Manubri e selle, due ruote e due pedali come per qualsiasi bicicletta. Ma hanno qualcosa di speciale, quasi magico: la pedalata assistita. A una sola condizione: l’assistenza deve cessare automaticamente al raggiungimento dei 25 km orari. E non richiedono casco, bollo e assicurazione. Sono le e-bike. Le statistiche ufficiali non riescono ancora a radiografare la situazione con precisione. Le più recenti risalgono al 2015: in Italia, su una vendita totale di un milione 650mila bici (negli ultimi due anni si sono vendute più bici che auto, una tendenza già registrata in altri Paesi europei), quelle elettriche erano soltanto 56.189, eppure già in crescita esponenziale, con le made in Italy a quota 16.600 (quasi raddoppiate rispetto al 2014) e con un’esportazione che ha segnato un salto del 167 per cento in più. In attesa dei nuovi dati (dovrebbero essere pubblicati in maggio), vale la previsione di una vendita di 300mila e-bike in Italia nel 2018. E non è tutto. Quello che esalta il settore è lo stile di vita adottato con le bici elettriche, con reazioni


3.000 IMPRESE, 8.000 ADDETTI E O LT R E U N M I L A R D O D I F AT T U R AT O SONO I NUMERI DELLA BIKE E C O N O M Y M A D E I N I TA LY

CONVERSIONI Esistono kit, che comprendono motore, batteria, cavi, viti e accessori, in grado di convertire una bici normale in una elettrica. Costi: fino a mille euro.

a catena su tutto il sistema turistico e sociale. Si stima che la Bike Economy in Europa costituisca un giro d’affari di circa 200 miliardi di euro, quanto il Pil di un paese come la Danimarca. In Italia le imprese che operano in questo settore sono oltre 3mila e danno lavoro a quasi 8mila persone, con un fatturato annuo superiore al miliardo di euro. E non c’è operatore che non si stia buttando sulle bici elettriche per allargare i suoi interessi, proposte e competenze. Quasi tutte le innumerevoli case che fanno biciclette hanno messo in catalogo anche una linea di e-bike, con prezzi che vanno da pochissime centinaia di euro a qualche migliaio, a seconda del tipo di bicicletta e del «motore» montato. Più che una graduatoria fra le biciclette, si potrebbe forse fare una graduatoria fra le «power units» che le equipaggiano: le principali sono quelle prodotte da Bosch, Yamaha, Shimano e la cinese Bofang. Fra i grandi nomi, Cannondale, Scott, Ktm e Trek, in Italia la Lombardo Cicli (con motore Bosch). Fra i modelli, certamente la mountain bike, anche se esistono affascinanti bici da corsa e cargo per trasporti urbani. La soluzione più all’avanguardia – ma il mercato è in continua evoluzione, a volte perfino fibrillazione – è la FreeDuck, una ruota intelligente, prodotta da Ducati Energia, capace di trasformare ogni bicicletta in una e-bike. Questa ruota ha un motore incorporato e può essere montata su ogni tipo di bicicletta trasformandola in una a pedalata assistita. FreeDuck ha un innovativo sistema di propulsione per biciclette, che integra al suo interno tutti i dispositivi elettrici e meccanici necessari al suo funzionamento. Il motore elettrico fornisce supporto alla pedalata in maniera proporzionale allo sforzo esercitato sui pedali, rilevato grazie a un sofisticato sensore combinato di coppia e di velocità. In questo modo il motore fornisce un’assistenza maggiore dove c’è più bisogno, come in partenza da fermo o in salita, e garantisce una guida fluida. La ruota è controllata attraverso un’app per smartphone che comunica via Bluetooth. 073


E-bike | Elettro intelligenza

RUOTE PENSANTI VITI, BULLONI, INGRANAGGI, SENSORI COMPATTI. E MOTORI INCORPORATI. DA MONTARE PER TRASFORMARE LA PEDALATA DA NORMALE AD ASSISTITA. INNOVAZIONE AL MASSIMO E SPAZI AL MINIMO. LA SVOLTA

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NUOVA ERA A lato, Bike+, l'ultima frontiera della bici elettrica firmata Zehus. A sinistra, l'urban e-bike dell'azienda Scott.

L’app fornisce tutte le informazioni utili alla gestione della pedalata ed è arricchita da mappe dettagliate e indicazioni per la risoluzione rapida di ogni eventuale problema. La ruota FreeDuck è alimentata da una batteria agli ioni di litio. Questo tipo di batteria garantisce grandi autonomie, grazie anche a un sistema di recupero di energia del motore affidabile e duraturo nel tempo. E si ricarica come un telefonino in circa tre ore. Intanto si sta lavorando sul futuro presente. Come per Bike+, una storia italiana, una nascita milanese, un’idea studiata elaborata e perfezionata al Politecnico, una società su misura

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#ecoPLUS

PRESTAZIONI CONCENTRATE Nell'immagine, uno zoom sugli ingranaggi montati alla ruota di una Bike+. Ogni pezzo ha una precisa funzione: dal motore ad alta efficienza ai sensori multipli.

Torna a Lecco, dal 12 al 14 maggio, Bike Up, il primo festival internazionale della bicicletta elettrica, quest'anno alla sua quarta edizione. Con oltre 80 espositori e più di 30 mila visitatori attesi, l'appuntamento è l’occasione per provare con mano i modelli più performanti, per cimentarsi in test ride e per scoprire la bellezza del paesaggio lungo tracciati sia urban sia mountain bike. Info e prenotazioni su www.bikeup.eu

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VIA LIBERA Il bello della pedalata assistita è poter visitare aree di interesse culturale e paesaggistico anche remote, senza eccessivo sforzo o allenamento.

(Zehus, sempre a Milano), i primi tentativi nel 2008, il primo modello nel 2011, il prodotto industriale nel 2014, poi il lancio internazionale. È un tipo di veicolo che si usa come una bici, ma che sta tra una bici e una e-bike. Non si ricarica, si accende e si spegne da solo, e grazie a un sistema di gestione energetica brevettato è in grado di aumentare l’efficienza del 30-40 per cento. Quello che si vede è un disco che si applica al mozzo della ruota posteriore, battezzato «all in one», tutto in uno: 3 kg, 250 watt, range infinito o 30 km in «full assistance». Al suo interno ci sono un motore, le batterie e una moltitudine di sensori regolati su velocità, pedalata e pendenza. Non è tutto: grazie alla connettività Bluetooth, è possibile collegare il proprio smartphone per ottenere tutte le informazioni lungo il percorso. Ed è privilegiata la qualità del made in Italy: dei 21 fornitori di Bike+, 19 sono italiani. La sensazione e l’effetto fisico sono, quando si è in difficoltà (e a rilevarlo è la stessa bici), di essere sospinti dal vento. E tutto questo grazie alla forza che lo stesso ciclista ha prodotto, accumulato e, finalmente, riutilizzato.

TOP MODELLI

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LA SPORT BIKE PER TUTTI

IL FUORISTRADA A DUE RUOTE

Aria, di Fulgur Cycles, è la sport pedelec leggera e veloce, con motori Sunstar, Shimano o Brose e cambio a 11 velocità.

E-Genius 720 Plus 2017, di Scott, con tre settaggi della corsa delle sospensionie, è l'ideale per trail di montagna.


ITINERARI CON VISTA

LAGO, MARE E MONTI. UN TRIS DI SENTIERI BELVEDERE PER BIKERS, STRADISTI E CICLOTURISTI ESPERTI O ALLE PRIME ARMI. DA PERCORRERE IN E-BIKE CON MENO FATICA. DALL'ELBA A BRACCIANO FINO AL PASSO-SPETTACOLO DELLE DOLOMITI

ISOLA D'ELBA

LAGO DI BRACCIANO

SELLARONDA

Per stradisti, bikers e cicloturisti, tra asfalto e sentieri, mare e monti. La circumpedalata è lunga 109 km, e propone due salite, Volterraio e Monte Tambone, con punte oltre il dieci per cento, impegnative se fatte senza assistenza elettrica. Il senso antiorario regala la corsia esterna e i panorami migliori. All’interno il Monte Capanne, la Cima Coppi dell’Elba, altra difficoltà proibitiva senza l’aiuto tecnologico. A sud-est Capoliveri, con il suo Bike Park per agonisti, ma che nei suoi dintorni propone itinerari per tutti. Il mezzo più adatto è la bici elettrica modello mountain bike, perché il meglio sta sulle strade sterrate. Da Pasqua fino ai Santi.

Per tutti, 34 km, un anello quasi circolare, con modeste salitelle (e discesine), diviso in tre tappe di una decina di km fra Anguillara (con il suo lungolago pedonale), Bracciano (con il suo centro storico e il castello Orsini-Odescalchi del XV secolo dove si sono sposati Tom Cruise e Katie Holmes) e Trevignano (più esposto al sole). Acque linde, da tuffo estivo, e ventose, da barche a vela. Ristorantini a prezzi ragionevoli. E sempre occhio al traffico.

Un circuito dolomitico di 55 km con un dislivello di 1.700 metri, partenza e arrivo a Corvara, su e giù per Campolongo, Pordoi, Sella e Gardena. Sono i passi delle sfide fra Bartali e Coppi, e oggi il teatro della Maratona dles Dolomites, diecimila cicloamatori la cui prima corsa è quella per iscriversi, la cui prima vittoria è riuscirci, la seconda e ultima è tagliare il traguardo. Ma farlo solo con le proprie forze è proibitivo per chi non si allena con costanza. È un regno vegetale e minerale, strade asfaltate, traffico, ma il 25 giugno è chiuso alle auto e riservato alle bici. Il Sellaronda è godersi, a forza di pedali, un patrimonio dell’umanità. Giugno e settembre, mesi ideali.

ELEGANZA ESTREMA IN SELLA

PEDALATA SU MISURA

FreeDuck Extreme, di Ducati Energia, con telaio in alluminio e 60 km di autonomia, è adatta a ogni sentiero.

Wi-Bike, di Piaggio, consente di programmare il livello di assistenza in base alla potenza della pedalata.

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Spumante | Intelligenza in vigna

UN CONSORZIO DI 45 PRODUTTORI. VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELLA MONTAGNA. RISPETTO DELLA NATURA. TECNOLOGIA E SCIENZA. COSÌ SONO CRESCIUTI I VINI DEI PRIMATI. COME QUELLO DI MOSER DI MAURO REMONDINO

TRENTO DOC MONTI DA RECORD 078


IN ALTO I CALICI A lato, Enrico Zanoni, cremonese di nascita, trentino d'adozione, è il presidente al secondo mandato di Trento Doc.

© www.visittrentino.it; www.ronnykiaulehn.com

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oche parole a volte non bastano. Bisogna lavorare. Come in Trentino, dove sono riusciti a fare sistema, termine poco usato fino a qualche anno fa. Trento Doc ne è l’espressione, la spiegazione. Deamicisiana l’idea della viticultura di montagna, se bastava fino a un tempo, quel tempo è passato: la tecnologia ha fatto il resto, in dieci anni il marchio ha suscitato un polo di interesse mondiale. La ristorazione e il turismo hanno segnato il passo giusto. Microsoft ha sfatato i miti e zittito le Cassandre: in Trentino ha portato internazionalità e voluto un centro per la ricerca dove si studia l’informatica applicata alle biotecnologie. Cavit, per fare un nome, ha sviluppato una linea di produzione efficiente e governata da pochi uomini così da consentire ad agronomi ed enologi di valorizzare i terreni di montagna, autentica rivelazione di crescita dello chardonnay, vitigno principe dell’area. Il vino delle bollicine, della felicità a tavola. Un capolavoro del made in Italy. Abbandonate le ruggini, si è lavorato guardandosi negli occhi. «Nessun segreto – dice Enrico Zanoni, presidente di Trento Doc – abbiamo costruito su territorio e storia». Sembra facile a dirsi. C’è stato un break generazionale, Zanoni stesso, cremonese d’origine, si è trasferito a Trento, dove anima il suo quartier generale dal 2007 insieme all’Istituto Trento Doc e alla Fondazione Edmund Mach, nome nuovo per l'Istituto agrario di San Michele all’Adige. Dieci anni alla carica con attenzione ai viaggiatori e ai gruppi consolidati che hanno chiamato in causa il prestigio, grazie al Master of wine e all’Ais, che in autunno proclama il miglior sommelier italiano. Accanto all’innovazione, l’acceleratore premuto sul marketing, seguito da Sabrina Schench, responsabile dell’Istituto. Ecco. «Anche se la chiave magica non c’è», come dice Zanoni, pare proprio che questa lo sia: 45 produttori, 7 milioni di bottiglie vendute, un trend di crescita dell’11 per cento con una vocazione a produrre maggiormente Riserve e Millesimati, il top della qualità. Senza dimenticare l’estero: l’export pesa per il 20%, con successo in Giappone, Stati Uniti e Germania. Si è sfatato anche l’antipatico confronto con lo champagne, perché è «meglio lavorare sul top della spumantistica italiana, piuttosto che inginocchiarsi di fronte a uno champagne di serie B». Anche la cantina del campione Francesco Moser, con bottiglia dedicata al suo record dell’ora. Moser è entrato tra gli otto consiglieri del Trento Doc. Nomi di prestigio come Ferrari della famiglia Lunelli, con il prezioso lavoro di Matteo Lunelli, ma anche l’Abate Nero, piccola cantina di qualità nata dalla passione di tre amici. Proprio l’anima di questo gruppo, l’enologo Luciano Lunelli un giorno mi ha detto: «Fare vino significa sognare, creare bollicine Trento Doc affascina».

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#ecoPLUS Legno, pietra, silenzio, il benessere in alta quota. I centri wellness in Trentino hanno raccolto la sfida ecologica come le nuove cantine dai mattoni «verdi». Le loro strutture sono state ridisegnate secondo criteri di sostenibilità ambientale e design. Protagonista è il legno, che non inquina e che non produce fibre nocive per la salute. Ne guadagna anche il vino.

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Dandy | Fantasia intelligente

AVANTI CREATIVO EX CUOCHI, PERSONAGGI NATI IN BIDONVILLE O RAFFINATI SIGNORI. IL GUSTO EVOLVE VERSO L'IMMAGINIFICO. VESTIRSI - SOSTENGONO I NUOVI ELEGANTI - È MENTE, ARTE, ANTICONFORMISMO E SPETTACOLO. PER SAPER CREARE DETTAGLIO E INVENZIONE DI ISA BONACCHI ~ FOTO DI ROSE CALLAHAN

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« A LT R O C H E B O N V I V A N T, G A N I M E D I , D A M E R I N I : ESSERE DANDY NON È DA TUTTI, È UNA FORMA DI ESISTENZA ARTISTICA E U N A P R O VA D I I N T E L L I G E N Z A »

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GIOVANI ICONE CRESCONO

© We are Dandy, Gestalten 2016

In queste pagine Freddie Foulkes, studente londinese di 16 anni, figlio d'arte e giovane icona di stile. In apertura, Baron Ambrosia.

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eau Brummell fece scalpore quando nel primo Ottocento allungò i pantaloni a tubo fino alla caviglia; settant’anni dopo Oscar Wilde fece scandalo quando li riportò al ginocchio, esibendo superbe calze di seta. Entrambi controcorrente, entrambi decisi a seguire se stessi in barba alle ingessate regole dominanti, e oggi eponimi dei dandy. «Chiamateli damerini, ganimedi, bon vivant, gagà, bellimbusti o cicisbei, ma non certo sfaccendati. Essere dandy di alto livello è né più né meno una forma d’arte. Ci vogliono grande diligenza e attenzione, accanita applicazione, un impeccabile gusto e soprattutto intelligenza», sentenzia Dita von Teese, regina del burlesque, eccentrica di fama internazionale. «C’è poi un’intelligenza corporea, che guarda il mondo per abitarlo… e abitare è sentirsi a casa tra cose che raccontano il nostro vissuto… è trasfigurare le cose, caricarle di sensi che trascendono la loro pura oggettività… è sottrarle all’anonimato», spiega Umberto Galimberti, filosofo e sociologo, nel libro I miti del nostro tempo. Dunque intelligenza e gusto sono le pulsioni che animano la creatività dei dandy di tutto il mondo. Spesso i primi sintomi si manifestano in giovane età: a cinque 083


Dandy | Fantasia intelligente

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C U R A , R I C E R C A , S C E LTA , A C C A N I TA A P P L I C A Z I O N E , I M P E C C A B I L E G U S T O E I N D I S C U S S A C R E AT I V I TÀ . F I N D A B A M B I N I . E A N C H E S E N Z A M O LT O D E N A R O

anni il forlivese Luca Lanzoni lasciò di stucco la famiglia alzandosi da tavola per ricomparire con giacca rosa della mamma, zainetto arancione e berretto iraniano portato dal papà, dirigente di compagnie petrolifere. A 12 anni Brian Lehang, nato e cresciuto nella periferia della Johannesburg post-apartheid, andava a scuola con la cravatta rubata allo zio, incurante degli sberleffi dei compagni. Nell’isola di Réunion, al largo del Madagascar, a 15 anni Raphael Oviyan Sagodira soffriva in silenzio le angherie scolastiche pur di esibire cravatta, mocassini e calzettoni al ginocchio. Mentre Justin Fornal, oggi Baron Ambrosia, icona del Bronx, sconvolse la sonnolenta Killingworth, 4 mila anime nel Connecticut, simulando dapprima Dracula con le chiome imbrillantinate e poi il Padrino, per approdare finalmente a un completo di velluto viola. Naturalmente, i geni del Dna vengono via via alimentati dagli ingredienti più vari del brodo di cultura in cui si sviluppano. Non è difficile spiegare il dandismo di Barnaba Fornasetti, figlio del designer milanese Piero, tanto prolifico nell’inventare gli onirici grafismi apprezzati in tutto il mondo – come il bel volto di Lina Cavalieri declinato in mille modi sui mille oggetti di casa - quanto poco incline all’apparire. Mentre Barnaba, penetranti occhi azzurri e barba da mago, ama stupire con infiniti look, per esempio abbigliandosi in una sinfonia di verdi «tono su tono, come si trovano in natura dove non stanno per niente male», sostiene. Oppure accostando più sfumature di rosso, il colore preferito, e mescolando con un gusto formidabile tartan e fantasie dell’iconografia paterna. Suggestioni multietniche, invece, hanno dato forma all’immaginario di Luca Lanzoni, cresciuto fra Russia, Arabia Saudita, Iran e Inghilterra all’insegna del rispetto per tutti - «Mangia e pensa come loro, se vuoi sentirti a casa», era il motto di papà - e che proprio alla cultura senza frontiere deve il suo mescolare cose, stili e cibi. Pazienza se qualcuno sorride al suo aspetto: ba-

INTERPRETAZIONI In questa pagina Brian Lehang, imprenditore dal look ricercato di Johannesburg. Nell'altra pagina, il guru del Bronx Baron Ambrosia.

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GENTLEMAN A lato, Henry De Winter, il maestro di stile qui ritratto in smoking con monocolo, sigaro, pochette, gilet, gemelli iper studiati.

TRA I DANDY CI SONO L'INVENTORE DEL SEGUITISSIMO B L O G « L ' A V V O C AT O » , ALLUSIONE AL PRINCEPS ELEGANTIARUM GIANNI AGNELLI; E U N G I O VA N E D I R É U N I O N F O R M AT O S I ONLINE

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settoni, chioma grigia tutta arruffata, giacche a quadroni scozzesi, sigaro in bocca, alle dita i vistosi anelli d’argento di sua produzione e ai piedi solide scarpe Trickers ben lustre, evidenziate da calzini flamboyant. Alcuni dandy sono figli d’arte, come il sedicenne londinese Freddie Foulkes, figlio del celebre Nick, scrittore, giornalista e maître-à-penser del lusso anglosassone. Se daddy gli ha insegnato ad annodarsi la cravatta, gli ha anche aperto lo smisurato guardaroba d’antan della famiglia: i propri abiti smessi nonché quelli di nonno e bisnonno, a cui l’enfant prodige attinge a piene mani, mixandoli con notevole gusto. Un vero exploit: il basco alla Che Guevara su un completo da giovane lord. Il conte Massimiliano Mocchia di Coggiola, autore del seguitissimo blog L’Avvocato, arbiter elegantiarum in Francia, è stato invece il mentore di Raphaël Sagodira, il ventenne con sangue indo-francese, cresciuto a Réunion e approdato a Parigi alla ricerca del suo vestire più autentico. Dopo gli anni isolani passati a studiare online l’eccellenza dello stile, l’incontro fortuito con il guru della Rete è stato per lui una pietra miliare. Oggi è a sua volta maestro nel mescolare lo chic parigino, l’eleganza coloniale imparata dal nonno, che si toglieva il cappello al passaggio di una signora perfino ai semafori, e coltissimi sfizi, come il gilet doppiopetto scarlatto (copiato a Téophile Gautier che lo sfoggiò nel 1830, alla prima dell’Hernani di Victor Hugo), con splendido risalto per la sua carnagione dorata. Incurante dei commenti poco benevoli, Sagodira tira dritto: studia e vive l’eleganza pur lavorando per una società di telemarketing. Ammirato per il suo stile anche dal Ceo. Dunque, se il dandismo è una reazione all’omologarsi della globalizzazione, tuttavia ne utilizza con intelligenza i mezzi, ovvero Rete, social media e tv. Il giovane Brian Lehang, diventato golfista professionale a Johannesburg, non fu contento finché non riuscì ad arrivare a Pitti Uomo, debuttando nel cortile della Fortezza da Basso con un perfetto tre pezzi grigio confezionato dall’amico sarto Zamaswazi Mathole. Alto, dinoccolato, la sua eleganza scatenò i


Dandy | Xxxxxxxxx

TRENDY STYLE «Il dandismo non è, come sembrano credere in molti, un gusto sfrenato del vestire e dell’eleganza materiale. Per il dandy perfetto tali cose sono unicamente un simbolo della superiorità aristocratica del suo spirito», sosteneva il dandy ottocentesco e poeta Charles Baudelaire. Pioniere di una tendenza che ancora oggi anima il signore di classe, amante e studioso di un guardaroba che nulla trascura e tutto studia. Il suo look nasce da un attento, quasi meticoloso, abbinamento di capi e accessori che intrecciano qualità e originalità. Non solo, quindi, ricerca dell'abito perfetto, ma anche dell'accessorio trendy, tocco di estro e stravaganza, declinato in questa pagina in portasigarette, gemelli, orologi, stringhe a contrasto, anelli e calzini a effetto.

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fotografi, portandolo ai vertici dello stile sudafricano. Che oggi cavalca con garbo grazie a un uso creativo di WhatsApp e di Twitter (dove si firma The Suitable Man) e a un seguitissimo fuori evento da lui inventato: durante la Johannesburg Fashion Week, una ventina di dandy con outfit clamorosi rubano la scena e gli scatti alle passerelle istituzionali. Non mancano poi i dandy che sforano gli estremi dell’eccentricità, e non solo nell’abbigliarsi. Come Justin Fornal, alias Baron Ambrosia, re di ogni stranezza: beve rum al peperoncino, fuma tabacco affumicato su sterco di cammello e predilige abiti viola. Ex cuoco, viaggiatore accanito fra Sud America, Africa e Asia, sempre alla ricerca delle etnie locali complete di sciamani e stregoni, socio sia dell’Explorers Club sia di Zulu Nation, l’organizzazione internazionale dell’etica hip hop, è approdato nel Bronx, entusiasta di «vederne la quotidianità come qualcosa di esotico». Ed ecco il massimo dell’audience per la sua trasmissione, The Bronx Flavor, in onda su una tv locale, in cui da gastronomo libertino esplora i ristoranti multietnici inventando sketch surreali. «In metropolitana, per timore di essere disapprovati, tutti sembrano spenti e grigi, con gli occhi fissi sul loro telefono», spiega. «Io sfoggio invece una giacca ricamata con un pugnale yemenita nella cintura». Dopotutto, Baron Ambrosia è l’alter ego di Baron Samedi, nel vudu haitiano re dei cimiteri e degli eccessi: un gentleman scheletrico in frac e cilindro, goliardico, sciupafemmine, bevitore formidabile, giudice scaltro e furbacchione emerito. Ma, del resto, anche cercare o inventare senza sosta mode e modi innovativi, applicando creativamente i propri talenti, non è forse segno di una mente particolarmente dotata, curiosa e brillante?

DRESS CODE Sopra e nell'altra pagina, il parigino originario di Réunion Raphael Oviyan Sagodira.

SCATTI D'AUTORE Con «We are Dandy, the elegant gentleman around the world» Rose Callahan e Nathaniel Adam, nell'immagine a sinistra, raccolgono i nomi, gli scatti e i vissuti degli interpreti contemporanei dello stile dandy nel mondo. Il volume, la cui copertina è mostrata nell'immagine a destra, diventa una curiosa sfilata di volti e di look dedicata all'eleganza e all'originalità del vestire maschile.

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Eleganza | In scena

DANDY DA CINEMA DI ENRICO MARIA ALBAMONTE

TRE ATTORI FAMOSI MA NON TROPPO. INTERPRETI SUL GRANDE SCHERMO E NELLA VITA DEL PRIMATO DELL’INTELLIGENZA SOTTILE E ARGUTA DEL DANDISMO DI UN TEMPO. IN STILE BRITISH TWIST 090


PROTAGONISTI DI STILE A sinistra, Matthew Good; a destra, Colin Firth; sotto, Eddie Redmayne.

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© Rune Hellestad, Corbis; Marc Brenner, Pinewood Films No. 12 Ltd; Karwai Tang, 2015

ono inglesi purosangue come il super dandy Beau Brummell. E rappresentano la moderna declinazione di un dandy «ben malvestito», come lo definisce lo scrittore e giornalista Giuseppe Scaraffia. Colin Firth, Matthew Goode ed Eddie Redmayne formano un terzetto ideale per definire l’anima contemporanea di un nuovo dandismo legato al grande schermo, che è aristocrazia dell’intelligenza e democrazia del ruolo sociale, che è quello dell’attore che attrae il grande pubblico come un magnete, senza risultare troppo stucchevole per il suo intellettualismo. Tutti e tre vivono il loro status di «dandy da cinema» con una consapevolezza e un’ironia rare nella loro professione. È un ex modello Eddie Redmayne, non a caso scelto da Prada come brand ambassador della griffe per la campagna pubblicitaria di ready-to-wear e accessori per uomo dedicata all’autunno-inverno 2016-17. È perfettamente a suo agio in ruoli fantasy, come quello di Animali fantastici e dove trovarli, e in film in costume più ambigui e romantici, come The Danish girl. La sua particolare versatilità sia fisica sia recitativa lo rende credibile con una redingote vittoriana, una giacca da smoking sciancrata in velluto, un gessato con colli inamidati: è il classico dandy skinny, molto elegante nel guardaroba di scena, un po’ intellettuale a base di tweed e pigiami in La teoria del tutto, in cui si è calato nel ruolo di Stephen Hawking. Ma la palma di vero dandy da grande schermo spetta senza dubbio al brillante e raffinato Colin Firth che, con la sua aria compassata e leggermente sofferta, ricorda il tormentato ultradandy Dirk Bogarde, di cui il protagonista de Il discorso del re e di Genius ricalca le orme nel film di Tom Ford A single man. Proprio nel cast di A single man figura anche il terzo dandy cinematografico, Matthew Goode. Con occhiali o senza, mai senza cravatta, avvolto in impeccabili abiti doppiopetto come in Kingsman secret service, o con il cappello sulle 23 come in Genius, Firth è l’epitome del dandy perfino autoironico, perfino quando indossa pullover che riproducono una testa d’alce. Bello in modo classico con tratti del volto quasi perfetti è Matthew Goode, che ha rifiutato il ruolo di James Bond. Visto in Ritorno a Brideshead, manifesto del dandismo dei primi del Novecento, e in Downton Abbey, è sofisticato e rassicurante e, come Firth, è un grande fan di Tom Ford forse anche per il suo talento di stilista. Lo si ammira per il gusto squisito con cui indossa completi sportivi ma sofisticati in Match Point e per quell’allure molto british ed effortless chic nell’accostare maglieria e abiti formali. Un modello da emulare. 091


Sport | Genio del calcio

LIONEL MESSI, IL MIGLIORE AL MONDO («MAI VISTO UNO COME LUI», DICE MARADONA). PICCOLO, SGUARDO SVAGATO, MA DOTATO DI UN'INCREDIBILE INTUIZIONE MENTALE IN CAMPO. UN GRUPPO DI RICERCATORI DI STOCCOLMA LO DEFINISCE COSÌ: «INTELLIGENZA DIVISA, CAPACE DI VEDERE TUTTO IL GIOCO E CAPIRE COSA FARANNO GLI ALTRI» DI MARCO PASTONESI

PENSA COI PIEDI 092


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TA L E N T O E D E L E G A N Z A , G E N I A L I TÀ E PRONTEZZA, ISTINTO E CALCOLO, S P O N TA N E I TÀ E L U C I D I TÀ : LA «PULCE» LEO MESSI IN CAMPO

FENOMENO IN AZIONE Con ventinove titoli conquistati, è il calciatore più decorato della storia del Barcellona insieme ad Andrés Iniesta. Sopra e nell'altra pagina con la maglia blaugrana. Sotto in posa con una collezione di Palloni d'oro.

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© JoanValls/Urbanandsport/NurPhoto; Joma Action Plus Corbis

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ensa con i piedi. Pensa, ragiona, inventa. E intanto passa, dribbla, lancia. Intuisce, profetizza, esplora. E intanto pennella, calibra, serve. Sperimenta, azzarda, escogita. E intanto fa un cross, un tunnel, un gol. Pensa con i piedi, Leo Messi. Pensiero e azione, un tutt’uno. Il cervello sintonizzato e sincronizzato con il pallone, l’intelligenza dedicata e applicata al calcio. Una visione che è previsione, un’illuminazione che è folgorazione, una fantasia che è poesia. Non ha il fisico, Leo Messi: da piccolo era così piccolo che i genitori chiedevano alle squadre disposte a ingaggiarlo di accollarsi le spese per le dovute cure a base di ormone della crescita, l’unico rimedio capace di aiutarlo a facilitargli uno sviluppo che gli sembrava negato da qualche diabolico maleficio, eppure prima il Newell’s Old Boys (il club in cui è nato), poi il River Plate (il club di un Messi degli anni Sessanta, Omar Sivori) si rifiutarono di farlo e ancora adesso non hanno trovato pace. Ed è rimasto piccolo, Messi, un metro e settanta, forse meno, anche se questo – la bassezza di sua altezza - potrebbe spiegare, almeno 095


Sport | Genio del calcio

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i Palloni d’oro nella bacheca personale della «Pulga», la «Pulce», soprannome assegnato al talento argentino per via della bassa statura: quattro di fila dal 2009 al 2012 e uno nel 2015.

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le reti segnate con la maglia della Nazionale argentina, con cui ha conquistato la vittoria nel Mondiale under 20 nel 2005 e alle Olimpiadi di Pechino nel 2008.

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i gol segnati in tutta la carriera (fino all'8 marzo), con una media da record di 0,78 reti a partita. 096


INGEGNO E TALENTO ARGENTINO

© Joan Cros Garcia, Corbis

Mente attenta e piedi veloci sono le armi imbattibili del miglior marcatore nella storia della Nazionale argentina.

aritmeticamente, la minore distanza, dunque la fulminea connessione, fra testa e piedi. Se non che lui pensa con i piedi. Non ha neanche il carattere, Leo Messi: con i bravi ragazzi si fa un coro, non una squadra, spiegano i vecchi allenatori, e lui è un bravo ragazzo, di quelli che non protestano e non si lamentano, di quelli che non esagerano, di quelli che invece sentono e soffrono, per esempio la vigilia e la partita, quante volte lo si è visto piegato in due, in mezzo al campo, fra conati di vomito, per tensione o rinosinusite, un mistero rimasto tale nonostante analisi e consulti. Però Messi ha quel misto di talento ed eleganza, genialità e prontezza, istinto e calcolo, spontaneità e lucidità, immediata soluzione ai problemi, che è l’intelligenza. Sapere che cosa sta per succedere, che cosa succederà. Sapere come disporre le posizioni – pallone, compagni, avversari – perché succeda. Sapere anche le varie varianti variabili. Sapere come descrivere una traiettoria, come dettare un passaggio, come suggerire un dialogo. Sapere come valorizzare un gesto, una dote, una caratteristica. Sapere come interpretare un momento, una situazione, perfino uno stato d’animo. Il campo trasformato in una scacchiera: torri, cavalli, fanti, alla ricerca di dare lo scacco. Matto, possibilmente. Il segreto di Messi, secondo i ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma che hanno pubblicato uno studio sull’intelligenza nel calcio sulla rivista americana «Plos One», potrebbe essere un accentuato sviluppo di alcune capacità mentali chiamate, in neuropsicologia, funzioni esecutive: «Attenzione spaziale e attenzione divisa (cioè la capacità di prestare attenzione a più cose in contemporanea), eccellenti memoria operativa e capacità di interpretare i comportamenti altrui. Dovrebbe inoltre essere in grado di adattarsi velocemente, cambiare strategie e inibire le risposte per evitare di essere ripetitivo». Messi che è stato eletto il migliore giocatore del mondo, come un Oscar per il migliore attore protagonista se non alla carriera, come un Nobel per la fisica o la letteratura, che in tredici anni nel Barcellona ha segnato quasi un gol a partita, che con la nazionale dell’Argentina ha vinto un’Olimpiade (a Pechino, nel 2008, n.d.r.) ma nessun Mondiale, e c’è chi si ostina a considerarlo un limite senza ricordare che a calcio si gioca in undici, anzi in ventidue, più gli arbitri. Messi che le cifre non riescono a decifrare, inquadrare, declamare. Diego Armando Maradona ha sospirato: «Mai visto uno come lui». Di suo, Leo Messi, è ormai una multinazionale. Un fatturato valutato, a occhio, sui settanta milioni di euro l’anno. La nomina ad ambasciatore dell’Unicef, la dichiarazione di patrimonio storico-sportivo dell’umanità, le collezioni di Palloni d’oro e Scarpe d’oro, la copertina di «Time» e anche quelle dei videogiochi, il film sulla sua vita e la Fondazione che porta il suo nome e che garantisce sostegno, in particolare quello medico, ai bambini più indigenti e bisognosi. Perché è vero che Messi pensa con i piedi, ma anche con la testa e con il cuore. Edgardo Bauza, commissario tecnico dell’Argentina, ha ringraziato ufficialmente Dio per avergli regalato un giocatore come Messi. Jorge Sampaoli, allenatore del Siviglia, sostiene che «gli altri calciatori stanno a Messi come un poliziotto sta a Batman». E quando si è diffusa la voce che Messi sarebbe potuto andare all’Inter, Stefano Pioli, l’allenatore dei nerazzurri, si è affrettato a smentire: «Non bisogna prendere in giro nessuno. È un sogno che non si può realizzare». Messi, il Messia, che pensa con i piedi. 097


Auto | Lei pensa tu guidi

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VOLVO SAPIENS XC90: È L'AUTO CONSIDERATA PIÙ INTELLIGENTE DELLA PRODUZIONE ATTUALE. IMPEDISCE DI USCIRE DI STRADA, SI FA REGOLARE CON UN DITO, RISPONDE ALLA VOCE, HA UN SISTEMA DI COMANDO SEMPLICISSIMO E GENIALE. E PER PROVARLA? SI STA IN SALA CON LA CARLBOARD. E CON LA NUOVA XC60 ARRIVA L'INTELLIGENZA ELETTRICA DI ALESSIO ARTEMI

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LA RIVOLUZIONE SI CHIAMA P I L O T A S S I S T: M A N T I E N E L A V E L O C I TÀ I M P O S TATA , A D AT TA N D O L A A I V E I C O L I A N T I S TA N T I . E C O A D I U V A I L G U I D AT O R E A M A N T E N E R E LA CORSIA E A DIREZIONARE LO STERZO

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#ecoPLUS In rapporto all’ambiente, il traguardo raggiunto dall’XC90 era impensabile fino a qualche anno fa: emette 49 grammi al chilometro di CO2 mentre, per fare un paragone, una city car come la Fiat 500 ne spara minimo 89.

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ULTIMA FRONTIERA

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La nuova XC90, nelle immagini, permette una guida rilassata nel traffico, grazie a tecnologie che rilevano linee di demarcazione e distanze dai veicoli.

partire dal 2021 nessuno dovrà rimanere ferito o ucciso a bordo di una Volvo dell’ultima generazione». Questa la dichiarazione rilasciata da Erik Coelingh, guru della sicurezza ai piani alti della casa svedese. Una boutade? Mica tanto. Perché la vettura intelligente che anticipa la guida a rischio zero è già tra noi, identificata dalla sigla XC90: fino alla velocità di 130 chilometri orari legge la segnaletica orizzontale ed evita escursioni al di fuori della carreggiata. Sulle strade di Göteborg e dintorni stanno girando prototipi che portano all’estremo il concetto di guida-per-me, in attesa che strade e codici siano pronti ad accogliere le auto che si guidano da sole. «È una rivoluzione», dice Coelingh, «per la prima volta una casa automobilistica non si basa solo sulle ricerche dei tecnici, ma affida ai clienti che vivono le loro vite quotidiane il ruolo di tester perché le persone normali non guidano come noi ingegneri». In attesa delle XC90 3.0 vale la pena di pensare alla seconda generazione del modello scandinavo. Ci accoglie su un sedile molto simile a una poltrona, manca solo il sigaro, in compenso il touchscreen 101


P R O TA G O N I S T E A L S A L O N E D I G I N E V R A . B E L L E , S C AT TA N T I , S I C U R E , I N T E L L I G E N T I . C O N T E S T D R I V E ANCHE A CASA, GRAZIE AL DISPOSITIVO CHE CONNETTE AUTO E SMARTPHONE

XC60 IN ANTEPRIMA Se la XC90 con i suoi cinque metri e rotti di lunghezza vi va larga, ecco la sorella minore XC60, destinata a fare concorrenza a best seller come le Mercedes Glc e le Audi Q5. I suoi punti di forza sono, naturalmente, legati alla sicurezza: la frenata assistita è attiva fino ai 100 all’ora e una telecamera tiene sotto controllo l’angolo cieco attivando un sistema che blocca il cambio di corsia quando si rischia una collisione. Arriverà dopo l’estate e se volete prenotarne una ecco un consiglio: scegliete la versione ibrida plug-in che assicura 50 chilometri km con la sola propulsione elettrica.

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CON UN TOUCH Sopra, dispositivi e sensori. A lato, il touchscreen piazzato in verticale al centro della plancia, che elimina tasti e manopole, permettendo il totale controllo dell’auto con un dito. Nell'altra pagina, XC90 E XC60.

al centro della plancia elimina la maggior parte dei tasti e delle manopole cui sono abituati gli over 30 e, tra menù e sottomenù, offre ai nativi digitali il totale controllo dell’auto con un dito. A bordo di questa corazzata della strada a trazione 4x4, lunga quasi cinque metri, si può viaggiare su tre file nel comfort più totale, cullati dal ronzio del sistema ibrido benzina elettrico da 402 cavalli, perfetti per far muovere in agilità un mezzo che pesa 2,2 tonnellate. E quando arriva il momento di parcheggiare entrano in scena quattro telecamere che riproducono il perimetro dell’auto ed evitano ogni possibilità di dare lavoro al carrozziere. E il fiato risparmiato per spiegare in famiglia i classici bozzi ai paraurti può essere più utilmente impiegato per impartire comandi vocali allo smartphone, al climatizzatore e perfino al lunotto termico. Se, poi, il settaggio delle sospensioni, studiato per mantenere una geometria ottimale in ogni condizione, non soddisfa, ecco un optional per incontentabili, ovvero le sospensioni pneumatiche regolabili su diversi parametri, dal morbido Comfort al Dynamic studiato per i percorsi tutti curve, passando per l’Off-road, attivabile sotto i 40 chilometri orari, che alza la vettura di quattro cen-

timetri per farle superare gli ostacoli più impegnativi. Ammesso che qualcuno abbia l’ardire di portare una delle Suv più eleganti in circolazione su una mulattiera o a scalare un tratturo. L’XC90 è una speciality tanto intelligente da consentire di vivere, seduti nel salotto di casa, una vera e propria esperienza di guida. «Abbiamo annunciato Volvo XC90 come un’auto che segna una nuova frontiera della tecnologia applicata all’auto». «Siamo i primi in Italia a dare la possibilità di un test drive insolito ed entusiasmante per i clienti. Grazie alla Volvo Cardboard che è un cartoncino ripiegabile dotato di lenti e uscita audio per le cuffie, il quale si collega con uno smartphone», spiega Michele Crisci, presidente Volvo Car Italia. «Una volta installato e portato agli occhi come se si trattasse di una maschera, il dispositivo è in grado di dare vita a un vera esperienza virtuale immersiva». Gli utenti vivono la sensazione di trovarsi a bordo della vettura in movimento, in continua evoluzione a seconda di come si muove o si gira la testa. Questo grazie ai sensori presenti negli smartphone, accelerometro e giroscopio in primo luogo. Nessun altro costruttore automobilistico fornisce oggi una tecnologia analoga. 103


Orologi | Ricerca d'avanguardia

ORA NOBEL

TECNOLOGIA F1 RICHARD MILLE DUE «PEZZI» SPECIALI DEL CREATORE FRANCESE. JEAN TODT 50° E RM 50-03 MCLAREN. MODELLI DERIVATI DAL MONDO DELLE CORSE D’AUTO. USO DI MATERIALI ECO, COME IL CARBONIO E IL GRAPHENE CHE VALSE IL PREMIO NOBEL PER LA FISICA NEL 2010. ECCO I SEGRETI DI DUE CAPOLAVORI DI PAOLO DE VECCHI

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ALTO PROFILO Sopra, Richard Mille RM 056 Jean Todt 50° Anniversary, cronografo con tourbillon e cassa in cristallo zaffiro. Nella pagina accanto, da sinistra, Richard Mille e Jean Todt con la moglie Michelle Yeoh al Concorso d’Eleganza di Chantilly.

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Orologi | Ricerca d'avanguardia

LIMITED EDITION Sopra, Richard Mille RM 50 Jean Todt 50° Anniversary, con tourbillon e cassa in Quarzo- TPT™, un composito speciale di resina e silicio, serie limitata a 5 esemplari.

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FIN DALLE ORIGINI LE PRODUZIONI DI RICHARD MILLE ESPRIMONO LA SUA PA S S I O N E P E R T U T T I GLI OGGETTI TECNOLOGICI, I N PA R T I C O L A R E PER LE AUTOMOBILI

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#ecoPLUS La produzione di Richard Mille porta a una riflessione sui movimenti degli orologi, dato che è sempre a vista. Leve e ingranaggi che rappresentano il massimo del concetto di sostenibilità ambientale. I meccanismi consumano, infatti, energia prodotta in proprio e che non si affida a pile o ad altri dispositivi elettronici, inquinanti o di difficile smaltimento.

PASSIONE E VELOCITÀ

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A destra, Richard Mille, grande appassionato d’automobilismo, al muretto del team di Formula 1 McLaren-Honda, di cui la sua marca d’orologeria è sponsor.

lasse 1951, nato in Francia a Draguignan, nel distretto di Var, studi di marketing e prime esperienze professionali presso Finhor, Richard Mille diventa direttore delle esportazioni da quando questo gruppo transalpino d’orologeria viene acquisito da Matra. Una vita intensa di lavoro e relazioni e poi la «pazza idea» di creare una marca d’orologeria come non ce n’erano mai state prima. Rotti gli indugi, nel 2001 Richard Mille presenta il suo primo segnatempo, il modello RM-001, espressione della sua passione per tutti gli oggetti tecnologici, in particolare per le automobili e gli aeroplani, uno strumento efficiente e realizzato senza compromessi. Da quel momento le sue produzioni si susseguono con ritmi incalzanti e sempre molto apprezzate dai più grandi – e facoltosi, visto che la sua ultima creazione costa oltre un milione di franchi svizzeri - collezionisti del mondo, con particolare riferimento a chi frequenta a vario titolo i circuiti di Formula 1 o per vetture storiche. Ambienti di cui Richard Mille è grande appassionato e profondo conoscitore e che lo vede personalmente impegnato in gare e sponsorizzazioni, tanto è vero 107


Orologi | Ricerca d'avanguardia

L’ U LT I M O O R O L O G I O D I R I C H A R D M I L L E È S TAT O S V I L U P PAT O C O N I L T E A M DI FORMULA 1 MCLAREN-HONDA E CON I SUOI 40 GRAMMI DI PESO HA UN RECORD DI LEGGEREZZA

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che alla base della straordinarietà della sua produzione c’è proprio il riferimento al mondo automobilistico. E non in maniera pretestuosa, ma profondamente calata nel merito, visto che i suoi orologi sono sviluppati con materiali e tecnologie – ed è anche questo uno dei motivi del loro alto costo – da Formula 1. Un fatto ancora una volta dimostrato dal modello cui si è appena accennato, talmente tecnologico da pesare soltanto 40 grammi complessivi, un vero record di leggerezza. A renderlo ancora più straordinario concorre lo sviluppo in collaborazione con il team di Formula 1 McLaren-Honda. È stato battezzato RM 50-03 McLaren F1 e tecnicamente si tratta di un cronografo meccanico con dispositivo sdoppiante e regolatore di marcia tourbillon, la cui struttura è stata realizzata in Graph TPT™, un materiale formato da carbonio e graphene. Il graphene, in particolare, è stato ottenuto per la prima volta nel 2004 dal professor Andre Geim dell’Università di Manchester, una scoperta che nel 2010 gli valse il Nobel per la Fisica. Le proprietà di leggerezza e resistenza del carbonio si amplificano considerevolmente integrandolo con il graphene (6 volte più leggero dell’acciaio e 200 più resistente) ed è questo uno dei motivi del suo utilizzo in Formula 1. Ma c’è un’altra esemplare produzione del costruttore francese d’orologi, questa volta con accenti non solo tecnologici e di design, ma anche affettivi, visto che è dedicata a Jean Todt – riconosciuto estimatore e collezionista di macchine del tempo Richard Mille - nel 50° anniversario d’inizio carriera. I due nel corso del tempo si sono conosciuti sui circuiti della Formula 1 e reciprocamente apprezzati fino a diventare grandi amici. Si tratta di tre modelli realizzati in serie limitate, meccanicamente caratterizzati dalla più sportiva delle complicazioni, quella del cronografo, in questo caso elaborata ai massimi livelli e con casse in materiali talmente particolari, come il Quarzo- TPT™ e il cristallo zaffiro, da richiedere fino a mille ore di lavorazione per ottenere un prodotto finito.


DETTAGLI DI STILE Sopra, Richard Mille RM 50-03 McLaren F1, cronografo con tourbillon in Graph TPT™, un composito in carbonio e graphene. A sinistra, dettagli costruttivi, come pulsanti e corona, ricordano i legami della marca con l’automobilismo.

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Incontri | Il Principe intelligente

EREDITÀ ETICA Il Principe William ha ereditato dalla madre Lady Diana la sensibilità verso gli homeless del Regno, che sostiene con attiva dedizione. Sotto, Umberta Gnutti Gussalli Beretta, tra i selezionati ospiti della serata organizzata dal Principe nella sua residenza.

A CASA DI WILLIAM KENSINGTON PALACE, UNA SERATA PER CENTRE POINT, L'ORGANIZZAZIONE CHE AIUTA I GIOVANI SENZA TETTO. PROFONDITÀ È, SECONDO IL PRINCIPE, CAPIRE GLI ALTRI, COME GLI HA INSEGNATO LADY DIANA. E PER QUESTO PUÒ ANCHE CANTARE. «NON LO FARÒ MAI PIÙ. PER INTELLIGENZA» DI UMBERTA GNUTTI GUSSALLI BERETTA

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I 01.

#ecoPLUS Pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua, un impianto d’illuminazione ad alta efficienza, il tetto realizzato con mattoni riciclati e parte dell’immenso giardino destinato alla produzione di frutta e verdura per l’autoconsumo. Sono questi alcuni degli accorgimenti ecofriendly che William e Kate d’Inghilterra hanno scelto per la loro tenuta di 789 metri quadrati nelle verdi campagne della Cornovaglia. La coppia reale mostra di avere ereditato la sensibilità ambientale del Principe Carlo e della stessa Regina Elisabetta, da tempo impegnati a promuovere la cultura della sostenibilità nel Regno.

ntelligenza? Per me è soprattutto capacità di capire gli altri. È il punto fondamentale. A colloquio con William d’Inghilterra, a Kensington Palace residenza nel cuore di Londra dove abita con la moglie Kate e i figli George e Charlotte. Qui è nata la regina Vittoria e qui è vissuta Lady Diana. William d’Inghilterra ha invitato questa sera una cinquantina di persone per parlare del progetto etico Centre Point, l’organizzazione che lui sostiene in tutti i sensi e che si occupa di dare una casa ai giovani senza tetto. Viene diretto, aperto, con un’espressione vagamente imbarazzata sul volto: la sua famosa timidezza elegante. «William» - incredibilmente si presenta dando la mano - «nice to meet you madam Beretta (qualcuno gli ha suggerito il mio nome prima che varcasse la soglia). Grazie per essere venuta dall’Italia». Rimaniamo in piedi. Il cameriere offre champagne solo a me. Lui beve Coca Cola. Credo che il Principe William abbia un tipo di intelligenza che chiamerei «emotiva», mossa dal desiderio di capire gli altri e acuta nel coinvolgerli. È il motivo per cui ci incontriamo questa sera: aiutare con vero impegno Centre Point, l’organizzazione che sostiene ragazzi che non hanno più rilievo nell’organismo sociale. Pochi sanno che in Inghilterra ci sono centomila giovani che non hanno un posto dove dormire. Lady Diana era coinvolta in Centre Point ed è per questo che il figlio ora se ne occupa con passione. Come si riesce a entrare con «intelligenza» nella vita di altri e non fare solo beneficenza? William ha imparato molto dalla madre, ma sta anche iniziando a dare il suo contributo personale con intelligenza. Qualche tempo fa ha pensato che non poteva bastargli sapere che gli homeless dormono fuori al gelo. Per sapere, bisogna provare. Così, nel modo più segreto e con l’aiuto di un assistente, ha dormito in incognito con dei senza tetto a svariati gradi sotto zero. Sapere sul serio le cose cambia le prospettive e il livello di impegno. Cambia il senso etico ed è una delle priorità da insegnare ai figli. Il tempo stringe, è il momento della cena, degli smoking, degli abiti da sera delle signore. Quando ci sarà l’asta degli oggetti messi a disposizione dai donors il Principe dovrà andarsene in un’altra stanza. Il secondo erede alla Corona non può assistere alle offerte in denaro, come vuole il protocollo. Ma poi rientrerà e chissà se come la prima volta si esibirà a cantare. «Lei, madam Beretta, mi ha sentito cantare la prima volta, sempre per Centre Point, con Taylor Swiift?». «Sappia - dice sorridendo mentre si allontana - che non accadrà mai più. È questione di intelligenza». 111



Intelligent

SUGGESTIONI, IDEE, INNOVAZIONI, TENDENZE. PER UNA VITA EVOLUTA, ECOSOSTENIBILE E CHE SCEGLIE IL BELLO

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The Life | EVENTI

IL BELLO IN SCENA AL POLDI PEZZOLI SERATA DEDICATA ALLA BELLEZZA, NEL MUSEO MILANESE, DAL NOSTRO GIORNALE, DA LVMH PARFUMS E DAL TRENTINO. OPERE DA RESTAURARE E IDEE PER VALORIZZARE

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a serata dedicata alla bellezza, promossa da The Life assieme a LVMH Parfums, con il sostegno del Trentino, regione ed espressione della natura più autentica, si è svolta nella cornice del Museo Poldi Pezzoli di Milano. Cuore e anima dell’incontro è stato il concetto di estetica, declinato nell’arte, nello stile, nella vita: di oggi e di ieri. Sono intervenuti Annalisa Zanni, direttrice del museo e padrona di casa, il critico d’arte Franco Fanelli e Gianluca Toniolo, country general manager della cosmetica del lusso, per spiegare il rapporto tra beauty e società, mentre Maurizio Rossini di Trentino Spa ha raccontato il valore di natura e territorio. L'intervento di Fanelli ha spaziato tra le opere del Museo, come la Dama del Pollaiolo, capolavoro assoluto che celebra la bellezza femminile. Per l’occasione The Life e LVMH hanno annunciato l’avvio del progetto di restauro di un’opera del Poldi Pezzoli, affiancandosi al prezioso lavoro del Club del Restauro del Museo Poldi Pezzoli, guidato dal suo presidente Umberta Gnutti Gussalli Beretta. Che, presente ed entusiasta, ha ricordato l’importanza della conservazione delle collezioni dei grandi di tutti i tempi, eredità e patrimonio che abbiamo il compito, oltre che il piacere, di tutelare. A coronare la riuscita serata, il rinfresco finale offerto da Trento Doc. (C.G.S.)

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IN BELLA COMPAGNIA 1. Gianluca Toniolo, country general manager di LVMH Profumi e Cosmetici Italia. 2. Annalisa Zanni, direttore del Museo Poldi Pezzoli di Milano. 3. Diamante D'Alessio, direttore del femminile Io Donna. 4. Maurizio Rossini, amministratore unico di Trentino Spa. 5. Lilli e Alcide Leali di Lefay Resort & SPA. 6. Viviana Caslini di Cartier, al centro, in secondo piano.

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Green people | STRATEGIA PROFUMO

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ono uno sportivo, amo la natura. Il rispetto dell’ambiente è una mentalità che aiuta ad affrontare le sfide e a raggiungere gli obiettivi». Gianluca Toniolo, milanese, 47 anni, sposato, due figli, è Country general manager di LVMH Profumi e Cosmetici Italia. Una posizione che non gli lascia molto tempo libero. «Ma appena è possibile cerco la neve, la montagna. Amo le discese con lo snowboard che danno un incredibile senso di libertà. Con il mare ho un rapporto ancora più stretto e il windsurf ne è la sua massima espressione. Così ci si ricarica per stare con entusiasmo nel mondo del lavoro». Un mondo sempre più complesso,

FARE SQUADRA CON BIO E NATURA GIANLUCA TONIOLO È L'UOMO CHE GUIDA LVMH PROFUMI E COSMETICI ITALIA. «L'ECOSOSTENIBILITÀ È UNA FILOSOFIA VINCENTE: AROMI NATURALI E ARTIGIANI». DA PORTARE NEL MONDO DI LETIZIA RITTATORE 116


A REGOLA D'ARTE I produttori di Grasse, in Provenza, coltivano fiori in esclusiva per le fragranze LVMH, tra cui neroli e ylang ylang, nella foto. Nella pagina accanto, Gianluca Toniolo, country general manager di LVMH Profumi e Cosmetici Italia.

in cui gli aspetti dell’ecosostenibilità stanno diventando importanti per i consumatori. LVMH ha un progetto molto articolato in questo senso. «È una filosofia vincente - dice Toniolo - anche nella cosmetica. Mi piace fare squadra, ascoltare le persone, motivarle, farle crescere». Mentalità che porta a nuove sfide. Forse anche per questo da qualche mese Toniolo è stato nominato anche Global Travel Retail Managing Director per tutti i brand beauty della holding francese. Con quali strategie pensa di affrontare le esigenze di un mercato senza confini? «Il mio doppio ruolo mi aiuta a individuare le tendenze nel mondo. Oggi il consumatore non vuole più omologarsi alla massa, ma è alla ricerca dell’esclusività e dell’artigianalità. LVMH fa dell’artigianalità un valore da difendere. Compie operazioni d’integrazione, comprando aziende artigianali per difenderle da un’industrializzazione selvaggia». Anche la ricerca di materie prime naturali e prodotte in maniera eco è una caratteristica dei marchi LVMH? «Tutti i nostri brand puntano su materiali d’eccellenza. In particolare la Maison Dior ha un'equipe di oltre 250 ricercatori che, formula i trattamenti più avanzati con i fiori rari degli otto Giardini Dior (dall’Uzbekistan al Madagascar). Da 10 anni produttori della zona di Grasse coltivano rose e gelsomini in esclusiva per le fragranze Dior». La richiesta del mercato è di essere più green e attenti all’ambiente, come pensate di muovervi in questo senso? «LVMH ha obiettivi da raggiungere entro il 2020 con il programma LIFE, che si articola in tre macro-progetti: eccellenza ambientale dei processi produttivi 117


Green people | STRATEGIA PROFUMO

SAVOIR FAIRE ACCATTIVANTE

© Illustrazione Lorenzo Imperato

Le ultime due creazioni olfattive LVMH, Mon Guerlain di Guerlain e J'adore In Joy di Dior. Entrambe uniscono la tradizione di competenze artigianali di qualità e le essenze più raffinate con la maestria dei nasi parfumeur.

con il miglioramento del IPE (indice di performance ambientale degli imballaggi) di almeno il 10%; riduzione dell’impatto di CO2 per il 25% delle emissioni; salvaguardia dell’accesso alle materie prime. Come vanno le vendite dei prodotti maschili? «L’uomo oggi si avvicina con meno timidezza al beauty e le prime rughe preoccupano anche lui. Il 5% del mercato skincare è fatto da prodotti destinati agli uomini. Le vendite di fragranze maschili stanno crescendo, anche se in modo contenuto, con il 16,5% circa del totale mercato cosmetico. Ma è difficile avere dati precisi, perché spesso è la donna a comprare per il marito o per il compagno». Le vendite online funzionano in Italia? 118

«Le crescite di questo canale sono importanti, anche se il peso dell’on line in Italia è di gran lunga inferiore rispetto ad altri mercati europei. La visita in profumeria per una consumatrice italiana è un rituale irrinunciabile: vuole provare le novità e vuole essere consigliata». Lei è un uomo di numeri, pensa che sia importante comunicare emozioni? «L’acquisto passa anche attraverso la seduzione che la marca riesce a comunicare e la capacità di far vivere un’esperienza. Con i social network la gente può esprimere le opinioni sul prodotto. Non esiste più il brand del lusso statutario che detta le regole, ora ascolta, interagisce e si avvicina al consumatore in termini di prodotti e servizi offerti, rispettando il proprio Dna».


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Intelligent | Dom Pérignon sul palco

CHARDONNAY, PINOT NERO, ROSSO E BIANCO IN EQUILIBRIO PERFETTO. AROMA, SAPORE E ABBINAMENTI INEDITI. LA MAISON DELLO CHAMPAGNE STUPISCE CON IL SUO NUOVO ROSÉ, UN MILLESIMATO D'ECCEZIONE

DEBUTTO Degustazione di inaugurazione al Teatro della Pergola di Firenze.

VINTAGE ROSÉ 2005 UN'OTTIMA ANNATA

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ioco di colori e di parole per Dom Pérignon, che con «rosé is not pink», il rosato non è rosa, presenta Vintage Rosé 2005. Un vino che nasce dalla perfetta sintesi di un uvaggio che comprende Chardonnay, Pinot nero, bianco e rosso. A dispetto della delicata nuance, «è proprio il Pinot Noir il vero protagonista del nuovo Millesimato 2005», rivela Vincent Chaperon, l’enologo dello champagne più rinomato in Italia che ne ha seguito l’intero iter, dalla maturazione alla degustazione di debutto, avvenuta sul palco fiorentino del Teatro della Pergola. «Il Pinot nero forse è il vitigno a bacca nera più pregiato e difficile al mondo», spiega Chaperon. Che continua: «Di qui l’attenzione estrema ai processi di vinificazione e di assemblaggio per la creazione di un’affascinante complessità organolettica». Pur rimanendo uno champagne, Dom Pérignon Rosé ne varca i confini di gusto e semantici, avvicinandosi al territorio dei grandi rossi. E la maturità aromatica non solo ne è la testimonianza, ma è anche la spiegazione dell’insolito e riuscito abbinamento alle carni più pregiate, dalla chianina toscana al wagyu giapponese. (C.G.S.)

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Intelligent | GREEN WORLD

L'ECO È NATURALIS Energia idroelettrica e fotovoltaica aziendale, allevamenti laboratorio con pascoli a rotazione, tosatura salvavita, coloranti biosostenibili. Per filati etici, di qualità ed eleganza made in Italy. Con quattro generazioni e 140 anni di esperienza alle spalle, il lanificio Botto Giuseppe di Valle Mosso, nel biellese, produce stoffe naturali per abiti e capospalla di stile. L’innovazione e la modernità dell’azienda si esprimono nella ricerca di soluzioni che, mentre rispettano l’ambiente, guardano ai trend dello stile. Tra i materiali protagonisti delle nuove collezioni, la lana superfine ed eco-compatibile Naturalis Fibra, il lino, protagonista immancabile della bella stagione, e il tessuto double apribile, sempre più leggero al tatto, sempre meno convenzionale nell’uso.

RUBELLI: BEST OF THE YEAR La poltrona dell’anno si chiama Pila-74. Vincitrice del titolo di Best of the year (2016) nella categoria seating: residential & stol, è realizzata con materiali al cento per cento naturali e lavorata a mano. Creata in esclusiva per Rubelli dai designer Paolo Emanuele Nava e Luca Maria Arosio, fondatori dello studio Nava+Nava Design, è una seduta tessile, interamente imbottita, con struttura in legno, dalla linea morbida e smussata, senza angoli né spigoli. Tanto che cambia aspetto di continuo: aperta, è una pura forma geometrica, ma, quando il giusto lato si piega, diventa una sedia bella e comoda.

IL PRONTO SOCCORSO PER LE PIANTE DI CASA Esposizione alla luce a intermittenza, ambienti surriscaldati, terrazze e balconi difficili da proteggere: con il cambio di stagione sono arrivati, puntuali, i nemici delle piante di casa. E già si vedono le conseguenze. Colori che perdono brillantezza, foglie che cadono, rami che deperiscono. Contro l’agonia degli angoli verdi casalinghi adesso c’è il Pronto Soccorso Verde. Attivo 7 giorni su 7, risponde all’SOS di pollici verdi disperati nel giro di poche ore, offrendo consulti e interventi di giardinieri e botanici qualificati. Basta mandare una foto della pianta «ammalata» via email o WhatsApp (email psv@gheoclavarino.it; cell. 342.5569372) per ricevere in pronta risposta una scheda con diagnosi e rimedi dettagliati, dai prodotti ai trattamenti ad hoc da usare. Ogni «cura» costa 10 euro, mentre l’intervento a domicilio (nell'area milanese) ha il prezzo di 50 euro.

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LA STORIA SOSTENIBILE DI EUROJERSEY RISPARMIO DI RISORSE, TECNOLOGIE ECOCOMPATIBILI, OTTIMIZZAZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI. COSÌ NASCONO I TESSUTI SENSITIVE® FABRICS DELL'AZIENDA ITALIANA EUROJERSEY DI CAMILLA GOLZI SAPORITI

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© Illustrazione Lorenzo Imperato

Intelligent | MATERIALI ECO


INNOVAZIONE

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La sinergia fra estro e ricerca, tecnologia avanzata e contenimento dei consumi definisce ogni fase della filiera green di Eurojersey. Sotto, il processo di finissaggio, tra gli step produttivi. Nell'altra pagina, Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey.

#ecoPLUS Ecoprint è la tecnologia di stampa messa a punto da Eurojersey che presenta notevoli vantaggi sul piano estetico e ambientale, perché riduce del 50 per cento i consumi di acqua e del 25 per cento quelli di energia, rispetto alla stampa tradizionale.

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na filiera sostenibile, grazie a un progetto all'avanguardia che coinvolge materie prime e processi produttivi, trattamenti e tecniche di lavorazione. Dai sistemi di purificazione delle acque, che recuperano fino a 30 milioni di litri di acqua all’anno, e di depurazione fumi, che permettono di risparmiare circa 200 mila metri cubi l’anno di gas, all'impianto fotovoltaico a pannelli solari della struttura, Eurojersey interpreta al meglio il modello di azienda italiana moderna attenta all'ambiente, e conquista con i tessuti tecnici Sensitive® Fabrics. Innovativi e brevettati, sono sinonimo di qualità made in Italy ed esempio di produzione ecocompatibile. «La nostra visione aziendale è dettata da un’etica comune», spiega Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey. E continua: «La nostra missione è convertire un costo in un valore, facendo

in modo che gli investimenti per l’acquisto di macchinari di ultima generazione siano un vantaggio di efficienza, con un minor impatto ambientale». Eurojersey da anni è impegnata a distinguersi come impresa sostenibile attraverso una strategia imprenditoriale che combina innovazione e costante attenzione alla qualità. Forte dell’impegno nella diffusione di un atteggiamento consapevole nei confronti dell’ambiente, dal 2007 porta avanti il progetto SensitivEcoSystem®, un programma di sviluppo improntato sulla riduzione dei rifiuti prodotti e sul recupero di scarti tessili, riavviandoli a nuova vita tramite la filiera del riciclo. Grazie, poi, a un impianto verticalizzato, il monitoraggio della produzione dei tessuti Sensitive® Fabrics durante le fasi di lavorazione, dalla tessitura, alla tintoria, alla stampa, al finissaggio fino alla confezione, permette di mantenere alti standard qualitativi senza sprechi di materiali. Fatti e risorse che raccontano una bella storia italiana o, meglio, un’eccellenza nostrana. 123


Intelligent | SALONE DEL MOBILE

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IDEE «ACUTE» PER IL DESIGN VIAGGIO TRA GLI OGGETTI NATI DA INTELLIGENZA E BELLEZZA. COME LA MICROSCRIVANIA AD ALCOVA CHE ELIMINA LE DISTRAZIONI E TIENE IN ORDINE, O L'OROLOGIO CHE PROFUMA L'ORA DI TORNARE A CASA DI ALESSANDRA CASTELBARCO ALBANI

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ilano, settimana del design: tra Salone del Mobile ed eventi del Fuorisalone non passa un attimo senza essere immersi in una costellazione di oggetti pensati per migliorarci la vita. Una fucina di oggetti intelligenti che abbinano all'estetica della linea l’obiettivo di renderci più concentrati e «performanti». Idee che la Design Week propone. Proviamo a immaginare i «pezzi» che ci possono accompagnare in una giornata tipo. Ora Unica, l’orologio da polso disegnato da Denis Guidone per Nava Design, è un oggetto da portare sempre con sé. Le lancette, realizzate con un unico segno grafico che si avvolge su se stesso, regalano a ogni ora un motivo diverso. Per spostarsi nella città affollata, la bici è l’ideale, specie se corredata dal campanello minimal Oi: privo della tradizionale cassa acustica, si presenta come un anello in alluminio e plastica, progettato per emettere un efficace suono metallico, utile per muoversi nel traffico. Arrivati in ufficio, troviamo Rewrite. Progettata da GamFratesi, è una scrivania in legno capace di ritagliare un’alcova antidistrazioni. A conciliare l'attenzione, l’ordine sulla scrivania, meglio se sgombra da cavi e caricabatterie: LufDesign si è inventato Leaf Tie, un set di fascette per raccoglierli. Se poi cerchiamo il caricabatterie del nostro smartphone, troveremo Anchor Cable proprio dove lo avevamo lasciato: il caricabatterie ha un peso nei pressi dell’estremità che si allaccia al telefono, utile, oltre a evitare che il telefono cada se lo si strattona inavvertitamente, per ritrovarlo. Con il telefono in carica, non resta che abbandonarci al fascino di oggetti dal sapore analogico, come il calendario Tactile Perpetuum Calendar di Yonoh Studio. e Copper Clock, l'orologio olfattivo a forma di disco di rame che ci dice con il suo profumo che è ora di staccare dal lavoro e di dedicarci agli eventi. Prima di uscire non possiamo dimenticare Boutonniere, una rivoluzionaria penna in Ethergraf di Napkin Forever che non macchia i tessuti perché senza inchiostro e che rende i nostri appunti inesauribili. È corredata di un bottone per tenerla all’occhiello della giacca e ci permette di lasciare il segno in ogni occasione.

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PUZZLE DI IDEE 1. Copper Clock, l'orologio emana fraganza allo scoccare dell'ora. 2. Leaf Tie, la fascetta raccogli-cavi. 3. Boutonniere, la micro-penna da fissare all'occhiello che scrive e non macchia. 4. Anchor Cable, il caricabatterie per smartphone. 5. Rewrite, la scrivania in legno con cupola anti-distrazione. 6. Tactile Perpetuum Calendar, il calendario analogico da scrivania

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Moda | Trend università

ECO preppy L'evoluzione di uno stile intramontabile, dedicato a un target trasversale. La tendenza ad ammorbidirsi delle regole dell'abbigliamento formale, contaminato dagli elementi chiave del casual, è il presupposto perfetto per il mix di sartoriale e influenze che arrivano dalle università americane, dai college inglesi e dall'universo navy. Luoghi dove l'ecosostenibilità è diventata prioritaria DI GIULIANO DEIDDA FOTO DI SIMONE BATTISTONI GROOMING SIMONA PARRELLA USING MUD STUDIO MILANO MODELLO JACK STEWART @ ELITE ASSISTENTE FOTOGRAFO JACOPO CONTARINI LOCATION CECCOTTI COLLEZIONI, VIA PISONI 2, MILANO, WWW.CECCOTTICOLLEZIONI.IT

Abito doppio petto destrutturato con pantaloni flat-front e camicia in piquet di cotone, tutto Paul Smith; gilet in maglia di lana, Missoni; shopping in vacchetta, Campomaggi; mocassini in vitello stampato, Car Shoe; calze in cotone, Borghi Uomo.

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Nella pagina a fianco, cardigan in maglia di cotone, Missoni; polo in maglia di cotone elasticizzato, Diktat. Sopra, giacca monopetto destrutturata due bottoni in cotone, Gabriele Pasini; girocollo in maglia di cotone, Lardini; camicia in denim, Loro Piana; pantaloni flat-front in cotone, Berwich; occhiali da vista in acetato, Ermenegildo Zegna Couture.

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Giacca doppio petto in lino e cotone, Tagliatore; pull girocollo in maglia di cotone, Tommy Hilfiger; camicia in popeline di cotone stampato, Etro; pantaloni due pince in denim di lino e cotone, Tela Genova; mocassini in vitello spazzolato, Ermenegildo Zegna Couture; calze in cotone, Borghi Uomo.

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Ceccotti Collezioni esprime l’unicità dei suoi prodotti attraverso la scelta dei materiali. Utilizza infatti solo legnami provenienti da piantagioni strettamente controllate, nel rispetto del ciclo vitale degli alberi, favorendo cosÏ il necessario riciclo e rimboschimento. Tutti i fornitori sono aziende impegnate nella salvaguardia sull'ambiente, garantite dalle certificazioni SFI (Sustainable Forestry Initiative) e FSC (Forest Stewardship Council), che mirano alla gestione sostenibile del bosco. Inoltre, Ceccotti Collezioni pone la sua attenzione al riciclo del legno, recuperando gli scarti della materia prima dopo la lavorazione, per produrre calore e abbattere i costi energetici ambientali.

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Blouson in pelle intrecciata, Louis Vuitton; polo in cotone stampato e pantaloni flat-front in tessuto tecnico, tutto Emporio Armani; occhiali da vista in acetato, Tom Ford.

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Nella pagina a fianco, giacca in fresco di lana e camicia in cotone, tutto Prada; occhiali da vista in acetato e metallo, Pugnale & Nyleve. Sopra, giacca monopetto destrutturata tre bottoni in lana, seta e lino, Loro Piana; pull in maglia di cashmere e seta, Z Zegna; camicia a maniche corte in cotone e pantaloni flat-front in cotone, tutto Michael Kors; francesine in vitello spazzolato con suola in gomma, Church's.

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Š Galleria Antonio Colombo - El Gato Chimney, Untitled, 2016, mixed media on paper, 100x70 cm

SOGNI DI PRIMAVERA

L'interpretazione della bella stagione nell'opera senza titolo dell'artista El Gato Chimney. 147


Organizzato da - BolognaFiere Cosmoprof S.p.a. - Milano tel. +39.02.796.420 - fax +39.02.795.036 - info@cosmoprof.it company of

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