REPORT 18 EDIZIONE a
INTRO Parco Sempione
Alla sua diciottesima edizione, il Milano Film Festival torna a parlare alla città con un programma ricco di anteprime, ospiti ed eventi speciali, e con un’ attenzione particolare alla promozione e alla ricerca di giovani talenti e artisti emergenti. Un festival che attiva gli spazi pubblici cittadini e raccoglie davanti agli schermi 120.000 persone da tutto il mondo, a settembre a Milano: le sale diventano spazi di scambio e socializzazione. Sagrato Teatro Strehler
Piazze, teatri, auditorium, strade, vicoli, corridoi, parcheggi, parchi, musei, gallerie sono affollati di persone di tutte le età, giorno e notte. Gli spazi pubblici della città sempre aperti, ospitali, illuminati e vissuti. Un modello organizzativo di successo per l’atmosfera unica che si crea, così come confermato dal pubblico e dagli addetti ai lavori che vi partecipano ogni anno.
I NUMERI: IL PUBBLICO Presenze totali: circa 120.000
Presenze in piazza: circa 45.000
Spettatori cinema: circa 70.000
Giornalisti accreditati, professionisti e addetti ai lavori: oltre 500
Parco Sempione
I NUMERI: IL PROGRAMMA
Pi첫 di 3000 film iscritti
300 film proiettati, provenienti da 40 Paesi diversi
375 appuntamenti in programma
Oltre 100 ospiti da tutto il mondo
Teatro Strehler
PARTNER 2013 Con il contributo e il patrocinio di Comune di Milano Assessorato alla Cultura - Programma Media Unione Europea - Expo 2015 - Invitalia Sponsor ufficiali Aperol Spritz - Gruppo Cap - Metropolitana Milanese - Vodafone - Spazio Pubblico Special Project partner Banca Prossima Media Coverage by Sky Arte HD Partner Piccolo Teatro -Triennale - Alce Nero - Jack Daniel’s - Lush - Moleskine - VisitSweden Media Partner ATM - Empire - Film TV - GQ – IGPDecaux - Internazionale - Lamusicarock.com – MYmovies.it - Myself - Odeon - Radio Popolare - Rolling Stone Spotify - TuttoMilano - Wu Magazine - Zero Partner Ambientali Novamont - Ecozema Grazie a Fondazione Milano - Scuola di Cinema e Televisione - Goethe Institut - Highway - Imaginarium - IULM - Libreria Don Durito - Milano Film Network Naga - Provincia di Milano Assessorato alla Cultura Sponsor tecnici Clever - Conti Faina - Huawei - Infordata - L’image - Merchandising Plaza - Oltre Green - Peri - Sebach - Tesa - Treottavi - Triclò - Varta - Wurth Location Partner Area Ex-Bazzi - Cascina Cuccagna - Fondazione Cineteca Italiana - Fondazione Culturale San Fedele Accommodation Partner ADI Hotels - Ostello Burigozzo 11 - Un posto a Milano
IL PROGRAMMA Concorso internazionale lungometraggi 11 film, opere prime e seconde, tutte in anteprima italiana
Concorso internazionale cortometraggi 51 film da 30 paesi realizzati da registi che non hanno superato i 40 anni
18 anni La rassegna che celebra i 18 anni del festival è composta da: Grandi speranze, con cortometraggi inediti e The Platinum Collection, che riunisce le chicche che hanno segnato le nostre edizioni passate.
Colpe di Stato Documentari che svelano il sistema di potere nel mondo. Con il sostegno di Internazionale. Focus Animazione Storico appuntamento dedicato al cinema d’animazione, con la sempre affollata maratona di cortometraggi al Parco Sempione e un workshop in collaborazione con Moleskine. Vernixage Rassegna dedicata alle intersezioni tra cinema e arte contemporanea.
milano film festivalino
Echoes of silence / Rage of immanence - Omaggio a Sylvain George Milano Film Festival ha dedicato un focus alle opere di Sylvain George,cineasta e attivista politico, presentando tutti i suoi film, un evento speciale musicato dal vivo da John Butcher, un incontro/dialogo con Stefano Savona e un workshop di regia.
Un festival parallelo per i più piccoli: proiezioni, laboratori, spettacoli. Quest’anno i laboratori sono stati curati da Imaginarium.
Salon de refusés Chicche dai film non selezionati presentati dai loro registi.
The Outsiders La sezione fuori categoria di Milano Film Festival: anteprime, inediti, opere senza distribuzione, pellicole invisibili.
IL PROGRAMMA/2 Workshop Animazione
Eventi speciali Proiezioni ed eventi speciali realizzati in collaborazione con i partner del Festival
Workshop - Seize the time: workshop di regia con Sylvain George, realizzato in collaborazione con il Milano Film Network, per la realizzazione di un documentario - Paper in motion: workshop di animazione in collaborazione con Moleskine, a cura della regista inglese Jessica Ashman, per la produzione di un cortometraggio animato. - Case History - Violenza contro le donne: workshop sulla produzione con la Scuola di Cinema e Televisione di Milano -Live painting in collaborazione con la rivista Lucha Libre: 18 illustratori hanno interpretato 18 film e autori delle passate edizioni del Festival.
Parklive Undici giorni di musica live e dj set al Parco Sempione.
Parklive
LA MUSICA AL FESTIVAL Parkive
Quest’anno, insieme ai film, non è mancata la musica che ha accompagnato ogni momento del Festival sia sul Sagrato del Teatro Strehler che al Parco Sempione. PARKLIVE è stata una delle grandi novità del 2013: un vero festival di musica nel cuore di Parco Sempione, organizzato grazie a Jack Daniel’s. Undici giorni di concerti live (e dj-set) gratuiti con cantautori e gruppi indie-rock della nuova scena italiana selezionati dal collettivo i Distratti e promossi su Spotify. Erlend Øye
Alcuni artisti che si sono esibiti : Erlend Øye (Kings of Convenience), Bugo, Levante, Roberto Angelini e altri ancora. Sul Sagrato del Teatro Strehler, invece, ogni sera dj set hanno accompagnato l’aperitivo e l’uscita dalla sala.
UN FESTIVAL SOSTENIBILE Il Milano Film Festival è sempre stato attento al tema della sostenibilità ambientale. In particolare quest’anno ha investito nello sviluppo di un evento sostenibile attraverso la comunicazione e servizi per il pubblico: Reduce, reuse, recycle E’ iniziato un percorso per rendere più sostenibile il Festival, ridurre il consumo di plastica e favorire il recupero dei rifiuti compostabili che vengono avviati al riciclo. Grazie a Novamont ed Ecozema, sono state fornite nei punti di ristoro e bar del festival, stoviglie, piatti e altri materiali di consumo esclusivamente in mater-Bi, materiale compostabile. Allo stesso tempo al Parco Sempione e al Teatro Strehler sono stati predisposti eco-box per la raccolta dell’umido. Acqua per tutti Tramite due erogatori ai bar del Parco Sempione e Teatro Strehler e una Casa dell’acqua, il Gruppo Cap ha permesso che ogni spettatore potesse usufruire di acqua naturale e gassata gratuitamente. Cibo sano Il Festival promuove l’alimentazione sana e biologica. Quest’anno ha incentivato questa tendenza con la trattoria del Parco, l’Alce Nero Bioristò, dove era possibile trovare un ampio menù a base di prodotti biologici e l’offerta di qualità a km zero di Un Posto a Milano al Sagrato del Teatro Strehler.
Parco Sempione
EVENTI SPECIALI Are You Series?
Are you series? Con il sostegno di Banca Prossima ARE YOU SERIES? è il progetto pensato da Milano Film Festival e realizzato grazie al sostegno di Banca Prossima, per la produzione della prima web serie italiana in 10 episodi che racconti il mondo del non profit, attraverso l’utilizzo di soluzioni creative e linguaggi innovativi. Milano Film Festival ha presentato e lanciato il bando di concorso durante un appuntamento speciale al Teatro Studio, il 12 Settembre. The Rocket In collaborazione con Gruppo Cap Anche quest’anno le Case dell’Acqua nelle location del festival testimoniano l’impegno del Gruppo CAP a diffondere una cultura dell’acqua come diritto accessibile a tutti. Al festival presenta al pubblico The Rocket, di Kim Mordaunt, premiato al Tribeca Festival.
Dj Set sul Sagrato
Teen Beach Movie in collaborazione con The Walt Disney Company Proiezione in anteprima al Teatro Studio di Teen Beach Movie, nuovo Disney Channel Original Movie da poco uscito negli USA. La proiezione è stata preceduta dall’anteprima di un episodio in esclusiva della nuovissima serie Marvel Hulk e gli agenti SMASH. Inoltre dal 5 al 15 Settembre, presso la stazione metropolitana Garibaldi, è stata proiettata una selezione di corti del MFF delle passate edizioni all’interno dello spazio personalizzato Disney. Labyrinth In collaborazione con Lush Proiezione in odorama. Lo Scented Cinema di LUSH & Gorilla Perfume è approdato in Italia. Dopo le proiezioni multisensoriali organizzate in Inghilterra, un evento unico per il Milano Film Festival: la proiezione di un classico anni Ottanta come Labyrinth abbinata ai profumi di Gorilla Perfume.
EVENTI SPECIALI/2 Teatro Studio
FARO in collaborazione con VisitSweden VisitSweden coglie l’occasione di questo film ricco di suggestioni visive per parlare al pubblico del rapporto fra gli svedesi e la natura selvaggia. In occasione della presentazione di UMEA2014 Capitale europea della Cultura presenta una serata speciale con la proiezione di FARO, di Frederik Edfeldt Necesitas Algo Nena? in collaborazione con Amnesty International Amnesty International ha organizzato insieme al Milano Film Festival e a 24Marzo un incontro per fare luce sulla vicenda dei figli dei desaparecidos, scomparsi come i loro genitori e derubati della loro identità dai militari. L’incontro è stato seguito dalla proiezione di Necesitas Algo Nena? di Laura Chiossone.
Proiezioni al Parco
Diego Star in collaborazione con Naga Il Festival rinnova la collaborazione con Naga per dedicare una proiezione, Diego Star di Frédérick Pelletier, al tema dell’immigrazione, concentrandosi quest’anno sulle problematiche dei migranti lavoratori. milano film festivalino ha ospitato i laboratori cinematografici per bambini in collaborazione con Imaginarium. Una grande partecipazione di famiglie con bambini durante il week-end in Cascina Cuccagna. Lufthansa Festival of Festivals Night Domenica 15 settembre la festa di chiusura sul Sagrato del Teatro Strehler, con i dj della Lufthansa | Festival of Festivals Night è stata anche l’occasione per il pubblico di partecipare al concorso per vincere un volo intercontinentale.
PREMI Miglior lungometraggio
La Giuria del 18° Milano Film Festival, composta da Davy Chou (regista e produttore, Francia), Anna Henckel-Donnersmarck (programmer Berlinale, Germania), Cosimo Terlizzi (regista, Italia) ha assegnato il premio a: “LES RENCONTRES D’APRES MINUIT” di Yann Gonzalez / Francia / 2013 / 92’ Menzione Speciale a “MIRAGE A L’ITALIENNE” di Alessandra Celesia / Francia / 2013 / 90’
Miglior cortometraggio
La Giuria del 18° Milano Film Festival, composta dalla rivista di critica cinematografica Uzak, assegna i premi: “PEQUEÑO BLOQUE DE CEMENTO CON PELO ALBOROTADO CONTENIENDO EL MAR” di Jorge Lopez Navarrete / Spagna / 2013 / HD / 16’ Menzione Speciale a “CHIGGER ALE” (HERE COME THE PROBLEMS) di Fanta Ananas / Etiopia, Spagna / 2013 / HD / 11’
Premio Aprile
assegnato dalla commissione selezionatrice del festival a “MIRAGE A L’ITALIENNE” di Alessandra Celesia / Francia / 2013 / 90’ Menzione Speciale a “PERISTALSI” di Enrico Iannaccone / Italia / 2013 / HD / 16’
Premio del pubblico Lungometraggio GRZELI NATELI DGEEBI (IN BLOOM) di Nana Ekvtimishvili, Simon Groß / Georgia, Germania, Francia / 2013 / 102’ Cortometraggio NYUSZI ÉS ÖZ (RABBIT AND DEER) di Peter Vácz / Ungheria / 2013 / HD / 16’
Premio dello Staff
ex-aequo QUELQU’UN D’EXTRAORDINAIRE di Monia Chokri / Canada / 2013 / 16mm / 29’ DENTRO di Emiliano Rocha Minter / Messico / HD / 2012 / 13’
Premio della Giuria degli studenti
GRZELI NATELI DGEEBI (IN BLOOM) di Nana Ekvtimishvili, Simon Groß / Georgia, Germania, Francia / 2013 / 102’
Premio Miglior Animazione
MALÁRIA (MALARIA) di Edson Oda / Brasile / 2013 / HD / 6’
LUOGHI Parco Sempione
Teatro Strehler e Sagrato È la sede principale delle proiezioni del concorso (lungometraggi e cortometraggi) e delle rassegne fuori concorso e include anche La Scatola Magica. La sala principale ha una capienza di 900 persone. Il Sagrato esterno, aperto dalle 11 alle 01, ospita invece tutte le sere i dj set del festival. Teatro Studio Una delle location più suggestive del festival, per la sua struttura scenografica, si trova a fianco del Teatro Strehler, e ha una capienza di 400 persone. Si è prestata a momenti speciali di proiezioni abbinate a incontri o performance.
Teatro Strehler e Sagrato
Triennale di Milano - Teatro dell’Arte La Triennale di Milano è un’istituzione culturale internazionale che produce mostre, convegni ed eventi di arte, design, architettura, moda, cinema, comunicazione e società. E’ anche il Teatro dell’Arte, tra i più significativi del panorama milanese, nuovo punto di riferimento per progetti culturali e arti performative, che ha ospitato sia i film del concorso che delle principali rassegne fuori concorso. Parco Sempione Durante il Festival la piazza del Cannone ospita un cinema all’aperto (800 posti) e rappresenta una grande arena naturale che raccoglie centinaia di spettatori anche al di fuori della platea. Piazza del Cannone ha ospitato anche la trattoria con il Bioristò Alce Nero e lo street food, il palco per la musica live di Parklive, il bookshop, infopoint, biglietteria e aree relax. Si è ricreata l’atmosfera vivace e frequentata di una piazza ogni sera, fino a tarda notte.
LUOGHI/ 2 Spazio Oberdan
Spazio Oberdan La sala cinematografica di Spazio Oberdan, dal 2011 intitolata alla poetessa Alda Merini, è sede di proiezioni e iniziative della Fondazione Cineteca Italiana. Per questa edizione è stata nuovamente location ufficiale del festival. 190 posti. Auditorium San Fedele Luogo storico - a due passi dal Duomo - di diffusione e ricerca cinematografica, per il terzo anno consecutivo ha ospitato i lungometraggi in concorso e fuori concorso. 500 posti. Area Ex-Bazzi La storica azienda milanese con i suoi 10.000 metri quadri di spazio a disposizione, rappresenta un mirabile esempio di design industriale. L’area, sede temporanea degli uffici del festival, ha ospitato il Milano Film Festival Block Party organizzato in collaborazione con Elita.
Teatro Strehler
Cascina Cuccagna Un’antica cascina agricola nel cuore di Milano riaperta al pubblico, sede di diverse attività, ha ospitato nei due weekend del festival il milano film festivalino con laboratori e proiezioni per i più piccoli.
LA COMUNICAZIONE Le diverse attività di comunicazione si sviluppano già a partire da diversi mesi prima dell’inizio del festival attraverso differenti canali e rappresentano un veicolo importante per i nostri partner: materiali promo web piano media
MATERIALI PROMOZIONALI E COMUNICAZIONE IN SALA Inviti ufficiali digitali per evento di inaugurazione inviati ad istituzioni, aziende, partner e ospiti. Cataloghi ufficiali di Milano Film Festival in versione multimediale: l’APP del catalogo è disponibile sia per Apple che per Android. Programmi “day by day” distribuiti durante il Festival. Maxi totem disposti nelle zone principali del centro città. Totem dedicato a tutti i partner disposti nelle location principali del Festival. Thank you slide in sala dedicate a tutti i partner. Thank you slide in sala dedicate agli eventi speciali.
WEB Visite web totali: 1.826.554 Visite mese di settembre: 598.372 Community web Italia: 92.000 contatti, estero: 45.000 Pagina Facebook MFF: 15.800 like
PIANO MEDIA Stampa Edizioni Zero - 2 ADV Empire – 2 ADV Film TV - copertura redazionale e poster centrale dedicato GQ – ADV Internazionale – 2 ADV Myself – ADV e copertura redazionale WU – ADV e copertura redazionale Outdoor 4 Totem 6x3m posizionati in Piazza Cadorna, Piazza Moscova, Largo Greppi, Via Gadio (Ingresso Parco Sempione) Campagna ATM – manifesti stazioni metro, penduli autobus e tram, video sigla MFF2013 locandine formato A3 affisse in luoghi d’arte e cultura della città (musei, librerie, biblioteche, università, cinema etc.) Web / Radio / TV Campagna ATM online – banner homepage, newsletter e segnalazione sul sito Internazionale.it – banner homepage e copertura redazionale Lamusicarock.com – speciale musica al Milano Film Festival 2013, banner in homepage, interviste video agli artisti e copertura redazionale Mymovies – banner homepage, speciale MFF2013 con streaming serale dei film in programma al festival, newsletter dedicate e social network Odeon - spot video di 15 sec Radio Popolare – campagna con spot di 20” dal 2 al 15 settembre e interviste live quotidiane dal 9 al 14 settembre ai registi del festival RollingStone.it – banner homepage, copertura redazionale Sky Arte - segnalazione evento su calendario dell’arte, banner home page, Video Speciale MFF2013 in onda a Ottobre Spotify - campagna con banner, spot audio 30”, account Tastemaker MFF2013 Eventi BTL Proiezione cortometraggi MM2 Garibaldi - evento promozionale / distribuzione cartoline Maratona Animazione/ Cascina Cuccagna - evento promozionale / distribuzione cartoline Corso Sempione / Arco della Pace - distribuzione cartoline Circolo Magnolia / Concerto - distribuzione cartoline Carroponte / Concerto - distribuzione cartoline Parco Sempione - distribuzione cartoline Colonne San Lorenzo/ Navigli - distribuzione cartoline ALTRO SMS promozionale ad utenti Vodafone di Milano e provincia – 350.000 contatti
UFFICIO STAMPA Giugno Invio comunicato ai mensili. Luglio - Agosto Invio comunicato ai settimanali. fine Agosto – Settembre Organizzazione conferenza stampa, preparazione cartella stampa e invito a tutte le testate. Invio comunicato generale a quotidiani, radio, TV, portali web, agenzie. 3 Settembre Conferenza stampa a Palazzo Reale alla presenza di Filippo Del Corno (Assessore alla Cultura del Comune di Milano), Alessandro Beretta e Vincenzo Rossini (direttori artistici Milano Film Festival), Beniamino Saibene (esterni), Marco Morganti (Banca Prossima). 5 – 15 Settembre Invio comunicati giornalieri con tutti gli eventi in programma e pianificazione interviste e servizi TV. 15 Settembre Invio comunicato di chiusura con premi e vincitori
ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
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Corriere della Sera Mercoledì 4 Settembre 2013
MI
Corriere della Sera
&Tempo libero
Guida utile per chi sale in treno di FRANCO TETTAMANTI
I treni dei pendolari tornano a ripopolarsi. Le ferie e le vacanze sono ormai nel libro dei ricordi. Per i viaggiatori occasionali e per quelli che tutti i giorni salgono e scendono dallo stesso treno giova rispolverare una vecchia, ma assai utile, guida pratica. Non occorre urlare al cellulare per tutto il viaggio, alla gente gli affari vostri interessano davvero poco. Meglio stare con i piedi per terra visto che di regola i sedili servono ad altro. Quando le discussioni si
ILLUSTRAZIONE Di GIANCARLO CALIGARIS
Cultura
Tutta mia la città fanno più accese sarebbe opportuno provvedere a cancellare le parolacce capaci solo di cambiare l’umore di chi vi sta seduto accanto. Se poi signore e signorine decidono di usare profumo, matita per il trucco e rossetto sarebbe assai meglio approfittare dello specchio di casa. Magari alzandosi giusto cinque minuti prima per non perdere il treno. Si parte. A proposito, ma i controllori sono ancora tutti in ferie? © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista
«Io e una drag queen a pulire salmoni in Alaska»
P
ulire salmoni in Alaska è meglio che restare in Italia? È una storia paradossale ma emblematica dei tempi quella del documentario «Mirage à l’italienne» (foto) di Alessandra Celesia, in programma l’8, il 10 e il 14 al MFF. «Nel 1995 era uscito un annuncio che proponeva un lavoro in Alaska, nel settore della conservazione del pesce», racconta la regista. «Molti amici avevano risposto, ma poi era tutto finito nel nulla. Questa volta una nuova impresa si è resa disponibile ad assumere gli italiani per un periodo. Ho visto nascere una "febbre d’Alaska"
Schermi Anteprime, film che trattano la crisi, corti, workshop, musica: da domani per 10 giorni
La bella età
Compie 18 anni il Milano Film Festival: che la festa cominci
I
mportante ricorrenza, per il Milano Film Festival: compie diciotto anni e annuncia tante novità. La prima, e forse più gradita: non ci sono sovrapposizioni di date con «Le vie del cinema». È il risultato della buona volontà degli organizzatori, giustamente convinti che per gli spettatori milanesi sia meglio prolungare che affollare l’offerta di cinema. Ma bisogna ringraziare anche il digitale: oggi i film dei festival arrivano compressi in file DCP facilmente scaricabili, e non ci sono più tempi capestro per movimentare le pellicole, come succedeva in un non lontano passato. Certo, ci sono stati i tagli nei finanziamenti, anche ingenti. E non a caso ben tre o quattro film del concorso parlano di crisi. Oltre a «Mirage à l’italienne» (vedi servizio in pagina), da Singapore, dalla Grecia e dalla Georgia arrivano film sullo stesso tema. La quota scandalo è promessa dal coloratissimo e trasgressivo «Les rencontres d’après minuit» di Yann Gonzalez, già premiato a Cannes. Ma il fatto più interessante è che degli undici film della sezione principale, ben otto sono diretti da donne. «Non è stata
Il documentario
una scelta programmatica», spiegano i direttori Alessandro Beretta e Vincenzo Rossini. Semplicemente il vento della creatività, quest’anno soffia in questa direzione. Tra le anteprime italiane, spicca «Closed Curtain» di Jafar Panahi, il secondo film che il regista iraniano ha girato clandestinamente a Teheran, tra quattro mura. Condannato agli arresti domiciliari e a un’assurda interdi-
Da vedere In alto, «In Bloom» di Nana Ekvtimishvili e Simon Groß, sulla Georgia del 1992. Qui sopra, da sinistra: «Closed Curtain» di Jafar Panahi, girato clandestinamente dal regista iraniano e «Les rencontres d’après minuit» di Yann Gonzalez
Pronti via Dove e come Il Milano Film Festival edizione numero 18, diretto da Alessandro Beretta e Vincenzo Rossini, si svolge da domani al 15 settembre. In diverse sedi: Teatro Strehler, Teatro Studio, Parco Sempione - Piazza del Cannone, Auditorium San Fedele, Triennale di Milano -Teatro dell’Arte, Spazio Oberdan, Cascina Cuccagna, Area Ex Bazzi (Lambrate). Undici i film nella sezione principale, otto sono diretti da donne. Ingresso con biglietto (7-5,50-3,50 euro) o tessera (55-35 euro). Tutte le informazioni si trovano su www.milanofilmfestival.it
zione ventennale dal suo mestiere, Panahi ora è in attesa della sentenza d’appello. Doveroso, come fa il festival, attirare l’attenzione sulla sua sorte. Completano il programma i consueti appuntamenti: lo storico concorso dei cortometraggi, vera palestra di nuovi autori; la sezione «Colpe di Stato», con documentari che spaziano dalla Corea del Nord alla Somalia, dal Mali alla Siria; i Dj set sul Sagrato del Teatro Strehler; i concerti delle 18.30 al Parco Sempione. A prova che il web non è nemico dei festival, ogni sera su Mymovieslive! si può vedere un titolo del programma. È stata invece rinviata la seconda parte della retrospettiva sul cinema italiano degli anni Ottanta. Ci si consola con l’omaggio a Sylvain George curato da Paola Piacenza. Il regista che «dà voce agli invisibili», oltre a mostrare i suoi film, conduce un workshop e dialoga col documentarista Stefano Savona (il 7 al Teatro Studio, a ingresso libero); la proiezione di «Vers Madrid», la sera del 7 al Teatro Studio, sarà accompagnata da musica live del grande sassofonista inglese John Butcher. Nel futuro immediato, si annunciano le attività promosse dal Milano Film Network, la rete formata dal Milano Film Festival e dagli altri sei colleghi milanesi.
Alberto Pezzotta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostre a Lugano
che la diceva lunga sul desiderio di fuggire lontano». Alessandra segue cinque candidati, tra cui un’attrice, un reduce dell’Afghanistan e una drag queen, fino a Yakutat, dove li aspetta crudele l’imprevisto. «Sono partita con loro, vivendo il sentimento di andare su un nuovo pianeta. L’Alaska è davvero l’opposto di tutto quello che conosciamo. E poi anch’io ho vissuto la disillusione in diretta». Il film è di produzione francese, e l’autrice vive a Parigi. Anche lei è fuggita dall’Italia. «Erano gli anni Ottanta. Avevo bisogno di idee nuove. Ero poco cosciente di cosa mi pesasse dell’Italia, ma col senno di poi credo che fosse una certa diffusa e allegra ignoranza che schiacciava i miei sogni artistici. Ho costruito la mia vita all’estero senza mai riuscire a tagliare il cordone ombelicale. Nel film mostro che cosa succede quando vai lontano e poi ti accorgi che forse non era necessario, ma ormai sei già partito».
Al. Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Repubblica
La Repubblica
Il Giorno
Corriere della Sera
Corriere della Sera - Sette
Tutto Milano
Avvenire
Il Venerdì di Repubblica
50
Il Sole 24 Ore
DOMENICA - 15 SETTEMBRE 2013
Il Domenicale
In scena
Prosegue l'iniziativa del Sole 24 Ore “Ritratti. I grandi interpreti della Classica”, la collana di cd in cui grandi direttori ed orchestre eseguono le più belle partiture della musica classica del XX secolo. L’opera è in edicola a soli 0,50 euro ogni venerdì. Il 20 settembre è dedicato al grande pianista e compositore russo Vladimir Horowitz con le sue incisioni di Chopin, Liszt, Rachmaninov, Scriabin, Prokofiev.
teatro
Siamo solo marionette di Renato Palazzi
V
orrei segnalare una piccola proposta, Eco, di Vincenzo Schino – qualcosa meno di un autentico spettacolo, un’installazione, una performance –, che ho visto tempo fa al Crt di Milano ed è stata presentata quest’estate in vari festival, ultimo dei quali Short Theatre, nelle scorse sere a Roma: vale la pena di tornarvi, anche in ritardo, perché mi sembra che non abbia avuto – al di là della sua costruzione scar-
na e della breve durata – l’attenzione che meritava. Di Schino conoscevo quello che finora è stato il suo lavoro più noto, Sonno, che non mi aveva del tutto convinto per via di qualche eccessivo omaggio a suggestioni della Raffaello Sanzio. Poi è venuto l’interessante "studio" su Amleto presentato al festival Tfaddal del Teatro Franco Parenti, e ora questa creazione struggente e raffinata, che unisce una sottile grazia poetica a una certa dose di virtuosismo tecnico. L’azione si sviluppa in un ambiente in penombra, diviso in due spazi fra i quali il pubblico è libero di spostarsi: da un lato c’è una sorta di bacino circolare che spun-
ta dal pavimento, come il bordo di un pozzo, in cui colano dall’alto gocce d’acqua: nell’incresparsi della superficie liquida appaiono immagini video di volti umani. Sono volti normali, senza nulla di sinistro, ma evocano irresistibilmente una dimensione di memoria, un che di nostalgico, come presenze spettrali che affiorano dal fondo dell’anima. Dall’altro lato c’è un cubicolo di legno fatto di vecchie porte sconnesse o pezzi di armadi malamente inchiodati. Al di sopra si libra una specie di marionetta scheletrica, incorporea, un impalpabile ectoplasma di metallo leggerissimo, dalla forma antropomorfa ma disposto in posizione vagamente
natatoria, a metà tra una misteriosa creatura marina e un fantasma stilizzato del Bauhaus. Le sue aeree evoluzioni sono guidate da fili che pendono dal soffitto: e questi, sorprendentemente, sono collegati agli arti – e qui sta l’aspetto virtuosistico – di una bravissima danzatrice, Marta Bichisao, che fa muovere la figura agendo da sdraiata, nel cubicolo sottostante, quasi fosse una sua emanazione, producendosi in una singolare coreografia immobile che può essere solo spiata dai pertugi fra le assi. Non c’è, ovviamente, alcuna trama narrativa, c’è soltanto quell’atmosfera onirica, sospesa, quella lieve orditura visionaria: eppure è difficile assistere a un’esperienza teatrale capace di parlare in modo così lieve, così indiretto ma insieme così pregnante della morte, del rimpianto, del labile enigma dell’identità, di ciò che resta di noi dopo il nostro passaggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
toronto international film festival
Lacrime per film d’autore WEBPHOTO
In Canada si celebra il ritorno al dramma, o addirittura al mélo, con opere di qualità come «August» e «Labor Day» di Emanuela Martini
A
pertasi il 5 settembre, la 38ª edizione del «Toronto International Film Festival» si conclude oggi, con un palmarès tutto canadese (a parte il premio della Fipresci, l’organizzazione dei critici internazionali): unpremio almigliorfilmcanadesepresentato nel festival, uno al miglior cortometraggio, uno al miglior debutto (stabiliti da due giurie) e, su tutti, il premio del pubblico, che partecipafoltissimo(epagante)alleproiezioni e che vota con entusiasmo. Natoin realtà come festival specificamente urbano (per far vedere, cioè, agli spettatori canadesi i film migliori già presentati nei maggiori festival stranieri) e come mercato perledistribuzioniamericane,Torontoècresciuto enormemente nelle dimensioni (in questa edizione sono passati più di trecento film in una trentina di sale sparse nel cuore della città), nel giro di affari (ai distributori americani non si sono solo aggiunti quelli dei Paesi orientali, ma anche molti europei vengonoa farecompravendite nell’Ontario), nella risonanza mediatica e nella ricchezza delle propostee delle scoperte. Continuando a muoversi con agilità tutta americana e con socievolezza tutta canadese, senza far cadere dall’alto il proprio peso culturale o divistico,econservandoilpropriostraordinarioappeal popolare, oggi il festival di Toronto fa concorrenza a quello di Venezia (al quale quasisisovrappone)eprobabilmenteinfastidisce anche quello di Cannes. La vetrina che offre è enorme; ci sono persino autoricome l’italianoDanieleLuchettio i francesi fratelli Larrieu che preferiscono presentare qui i propri film (rispettivamente, Anni felici e Amour Crime Parfait). Ma le maggiori novità naturalmente sono quelle propostedalcinemanordamericanoe,in generale, anglofono. Ed è proprio il cinema americano che, già molto presente sia a CannessiaaVeneziaconunarcoampiodiproduzioni maggiori e di indipendenti, svela qui modeetendenze,raccontastorie banalio inconsuete, fa scoprire facce e talenti, e finisce per riservare qualche sorpresa. Così, tra la première attesissima di Rush di Ron Howard e la prima americana di Gra-
gioco al massacro | Julia Roberts, Ewan Mc Gregor e Meryl Streep in «August: Osage County» tratto di John Welles vity di Alfonso Cuarón, tra gli immancabili thriller (come i due curiosi film "gemelli" diretti dal canadese Denis Villeneuve e interpretati da Jake Gyllenhaal, Prisoners e An Enemy, di produzione, rispettivamente, holywoodiana e canadese), e la messe di horror (un genere che Toronto ama e al quale riserva gran parte di una sezione che s’intitola, programmaticamente, Midnight Madness), ecco emergere un inaspettato ritorno al dramma, quando non addirittura al mélo o al "women’s film", che fa pensare a una risvegliata attenzione nei confronti del pubblico adulto. Su tutti, straziato e durissimo, elegante ma mai compiaciuto, 12 Years a Slave, il terzo film diretto da Steve McQueen, che racconta la storia vera di Solomon Northop, nero libero di Saratoga, che nel 1841 venne rapito e venduto come schiavo negli stati del Sud, dove trascorse dodici anni nelle piantagioni di bianchi raramente illuminati: un ritratto durissimo di una barbarie infinita, che in certi piani sequenza ricorda l’insostenibile verità di Hunger. È curioso (ma forse no) che per realizzare un film così "definitivo" sulla schiavitù negli Stati Uniti ci sia voluto un artista nero nato e vissuto a Londra. Drammi analoghi (la lotta control’apartheidinSudafricaeladisumanità della tortura nei campi di prigionia) sono raccontati in Mandela: Long Walk to Freedom di Justin Chadwick e in The Railway Man di JonathanTeplitzky,che non hannolapotenza espressiva di McQueen ma si reggono su un solido allestimento e sulla bravura dei
non è mai troppo tardi di Asif
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opo la messa in onda su Sky, arriva finalmente sul canale gratuito Cielo uno dei programmi culto della stagione 2013: Bobo e Marco - I re del ballo. L’idea del format nasce dalla capacità profetica di Milly Carlucci che, dopo aver circuito i due protagonisti sulle piste danzanti di Ballando con le Stelle, ha fatto in modo che cotanto ancheggiante talento non andasse sprecato, inventandosi un programma ad hoc. Ma chi sono Bobo e Marco? Nientemeno che Vieri e Delvecchio, due calciatori in pensione che hanno deciso di risollevare le loro splendide carriere a colpi di charleston e merengue. Mah. Due calciatori in pensione che hanno deciso di sprofondare le loro splendide carriere a
n. 253
Venerdì Horowitz con il Sole a meno di un caffè
protagonisti Idris Elba e Colin Firth. Rivela invece un occhio cinematografico maturo Ralph Fiennes con la sua seconda regia: The Invisible Woman, la storia dell’amore segreto diCharlesDickens(quarantacinquenne,sposato da vent’anni, padre di otto figli) e di Nelly Ternan (diciassettenne attrice teatrale, che ispirò tutta la seconda parte del lavoro dello scrittore), raccontata senza cedimenti al bozzetto in costume, con una secchezza di
il pirata di Mabuse facebook.com/mabuse1922 TIVUCINEMASITI DA SCOPRIRE http://bit.ly/stato_delle_cose Lo stato delle cose (Der Stand der Dinge - W. Wenders, 1982). http://bit.ly/arrivederci_ragazzi Arrivederci ragazzi (Au Revoir Les Enfants - L. Malle, 1987). http://bit.ly/cuore_inverno Un cuore in inverno (Un coeur en hiver - C. Sautet, 1992). http://bit.ly/america_oggi America oggi (Short Cuts - R. Altman, 1993). http://bit.ly/the_wrestler_2008 The Wrestler (D. Aronofsky, 2008).
sguardo che ricorda Lezioni di piano di Jane Campion e con un’acuta sensibilità per i personaggi femminili. Sono ancora donne le dominatrici assolute di August: Osage County, il gioco al massacro che va in scena, durante il funerale del padre, tra madre e figlie e tra sorelle, tratto da John Welles (il regista di The Company Man) dalla commedia del premio Pulitzer Tracy Letts: Meryl Streep, Julia Roberts, Juliette Lewis e Julianne Nicholson si insultano, si rubano la scena e si fanno del male in un crescendo torrenziale, perfido e impietoso, dove tutti gli scheletri della famiglia americana vengono rovesciati fuori dagli armadi. Ma l’assoluta protagonista romantica, in uno dei film più belli di questo festival, è una casalinga depressa che, dopo il divorzio dal marito,viveinprovinciacon ilfigliotredicenneeche,all’iniziodelweekendfestivodelLabour Day, viene sequestrata in casa con il figliodaun evaso accusato di omicidio. I corpi, gliocchi,le manisi parlano,ein quei tregiorni l’evaso si trasforma in un padre per il ragazzo e in un innamorato per la donna: Kate Winslet, in una parte magnifica, memore di Mildred Pierce ma più sfumata e autunnale, eJosh Brolin ricordano la tensionedellacoppia Streep/Eastwood in I ponti di Madison County, mentre il film, Labor Day appunto, di JasonReitman,nonsivergognadiunromanticismodispiegatoesensualeedi unamalinconia trattenuta che sfocia nel groppo in gola e nel pianto.
A
Short Theatre l’atmosfera è sempre quella di una grande festa in chiusura delle tante rassegne estive dedicate al nuovo teatro. Registi, attori e performer, insieme a operatori, osservatori e spettatori si ritrovano negli spazi dell’ex mattatoio a Roma, in un serrato succedersi di spettacoli, incontri e performance. Ed è naturale che si intreccino considerazioni sulle difficoltà del momento, sull’eterna indifferenza delle istituzioni, su quanto sia arduo trasformare l’agire artistico in un vero e proprio lavoro col quale vivere. Quello che prevale, comunque, è la voglia di mettere in campo progetti anche complessi, di dar corpo a un’idea originale, di verificare un’ipotesi progettuale. Già, perché i territori più innovativi del teatro italiano sono da
scoprire chi sarà il vero re del ballo», declama la voce fuori campo. Le premesse, ne converrete, sono ottime. Ma, dopo un inizio scoppiettante tutto sguardi lascivi e ammiccamenti alle ballerine cubane, ecco l’inevitabile crisi: «ho fatto a botte per vent’anni» – ammette Vieri esausto – «ora imparare due balli in pochi giorni mi pare un po’ eccessivo» – il pubblico già lo ama – «e poi il ritmo non lo sento perché in questo orecchio c’ho l’otite, mentre nell’altro ho preso un cazzotto», e mentre lo dice infila pure gli occhiali a specchio verdi: un eroe. Dal canto suo, Marco è decisamente più pacato e consapevole: «mi sono sentito spaesato e anche un po’ ridicolo, ma voglio vincere le mie paure!», commenta sorridendo: il fidanzato ideale.
In ogni caso, dopo una settimana di allenamento, i due non hanno imparato quasi niente perché Bobo si è distratto in continuazione a fissare le rotondità delle danzatrici. Ubi maior... Il fatidico giorno della gara è ormai alle porte e i due sfidanti sono pronti per l’esibizione al Tropicana, locale storico di L’Havana, davanti a duemila persone. «Nemmeno ai mondiali ero così in tensione», sussurra Vieri col labbro tremulo, sicuro del favore dei giudici. E invece, la spunta il sobrio Delvecchio, ma solo perché Bobo, per tutta la durata della performance, ha tenuto gli occhi bassi, fissi sul posteriore della partner. Dannata timidezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
sempre vitalissimi, nonostante tutto. Ma se è vero questo è anche vero, però, che la situazione generale inizia ad incidere sulla creatività in questo ambito, e le compagnie "di ricerca" sembrano, ora più che mai, alle prese con la difficoltà di individuare nuove strade. Forse per questo torna insistentemente il tema dell’infanzia, basti pensare al Teatro Sotterraneo,agli Artefatti, a Babilonia o a Fanny&Alexander. Come se in quella stagione in cui si è originata la nostra fantasia si potesse andare a snidare il germe di un fare scenico, di un immagine o di un nuovo modo di raccontare.
Antonio Audino © RIPRODUZIONE RISERVATA
Short Theater, Roma, La pelanda, fino al 18 settembre. www.shorttheatre.org
miff
close up di Luigi Paini
Com’è illuminata la Danimarca
O
gni cosa sta per essere illuminata, nella Danimarca del XVIII secolo. Ma, nel frattempo, tutto è immerso nel buio dell’Ancien Régime. È questo momento di passaggio che Nikolaj Arcel tenta di cogliere in Royal Affair: l’opprimente peso del vecchio, l’esaltante ansia del nuovo. Momento contraddittorio, cristallizzato nei comportamenti di personaggi realmente esistiti, altrettanto contraddittori: il re Cristiano, dalla mente vacillante; la sua affascinante (e insofferente) consorte inglese Carolina; l’influentissimo medico di corte Struensee. È quest’ultimo a portare a corte le grandi novità che arrivano dal resto d’Europa, i pensieri proibiti dei filosofi dell’Illuminismo. Ed è la regina, per nulla insensibile al fascino del dottore, a far sì che quelle idee, un poco alla volta, entrino nella vita di tutti i giorni del regno. La Danimarca, la triste e cupa Danimarca, diventa così in pochi anni il Paese più avanzato del Continente, quello in cui i Lumi cominciano a dare i primi frutti. Sulla traccia della vicenda storica, il film offre il piacere tutto cinematografico di una ricostruzione attenta, ricca, curata nei particolari. Lo spaesamento della regina al suo arrivo; i tentennamenti, le folli smodatezze, e insieme gli slanci di generosità del re; le trame del medico, finito forse in un gioco troppo grande per le sue forze; i maneggi della perfida regina madre, dei nobili, del clero. Sullo sfondo il popolo, presenza costante e minacciosa: per ora è solo una parte della scenografia, tra pochissimo diventerà assoluto protagonista. ★★★✩✩ Royal Affair, di Nikolaj Arcel, Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca, Germania, 2012, 128’, drammatico EVERETT COLLECTION
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Il cha cha cha del calciatore
colpi di rumba e cha cha cha. Mah. Due calciatori in pensione che hanno deciso di proseguire le loro splendide carriere saltellando faticosamente nelle palestre, sputando in terra e ricorrendo alla becera goliardia tra maschi. Esattamente come facevano prima. I due bomber vengono sottoposti a una prova durissima, praticamente una Cura Ludovico a base di Dirty Dancing e Flashdance: devono recarsi nei Paesi d’origine dei balli più popolari, apprendere i rudimenti delle danze e sfidarsi in un duello all’ultimo sangue davanti a una giuria di esperti autoctoni. La prima tappa si svolge a Cuba. «Travolti dalla passione per la danza hanno combattuto, sono stati giudicati, tutto per
il festival
i film del sole foxfire - ragazze cattive Laurent Cantet Francia, 2012, 143’, drammatico Anni 50, l’America è un grande fiume tranquillo. Ma la piena degli anni 60 sta per arrivare, e le "ragazze cattive" del titolo sono l’avanguardia di un cambiamento epocale. %%%
monsters university Dan Scanlon Usa, 2013, 104’, animazione Mostri in crisi d’identità: dovrebbero spaventare a morte e invece... fanno ridere a crepapelle! %%%
È reale, eppure è cinema di Emiliano Morreale
I
l Leone d’oro a Gianfranco Rosi sembraaverriaccesol’interesseintornoal documentario.Maimotivi diinteressedelcosiddetto"cinemadelreale"sonomolteplici,espessononriguardanosolo il contenuto. Si prenda la sezione "Colpe di stato" del Milano Film Festival, che si conclude oggi. Curata da Paola Piacenza, è in apparenzaunapanoramicadidocumentari politici, nei quali il tema dovrebbe essere l’elemento decisivo. Ma quest’anno conteneva lavori di grande complessità, in cui a suscitare interrogativi, ad affascinare e a sconcertareèanzituttolacostruzionedeldispositivofilmico.(Delresto,quest’annoilfestival ha ospitato anche un omaggio a SylvainGeorge,unodeidocumentaristipolitici più interessanti d’oggi, autore di una seriedifilmsull’immigrazionein Francia). Certo, tra i film di"Colpedi stato" c’erano anche lavori il cui impatto politico era più immediato. Ad esempio, Mutasalilum di Khaled Jarrar, girato tra i trasgressori del confineIsraele/Palestina,ovviamentepunta molto sulla forza dell’immediatezza. E Les Chebabs de Yarmouk, su un campo profughi in Siria, con una impostazione classica, ci avvicina a una generazione di giovani palestinesiinattesa.Elemento,questodella sospensioneinluoghiditransitoestazionamento, presente anche in Sur les rivages du monde, ambientato in Mali, tra migranti in attesadipartireversol’Europa.Edunquesì, i temi di attualità sono l’elementounificante della sezione: la crisi della classe media negliUsa,inuovimissionaricristianifondamentalisti in Uganda, l’uso dei droni anche dapartedell’amministrazioneObama. Eppure le potenzialità del documentario risaltanoinduefilmappassionantiesconcertanti, stranamente simili nei rischi che si assumono. Il primo è The Act of Killing, che l’americano Joshua Oppenheimer ha girato inIndonesia,scovandoalcunideitorturatori eassassinidelcolpodistatodel1965, quando glisquadronidellamorteucciserooltremezzomilionedipersone.Questiassassini50annidopovivonoinpaceconlapropriacoscienza, e di buon grado si prestano a spiegare e rimettereinscenaleproprieazioni,coinvolti in un film-nel-film che lambisce l’horror di serieBeaddiritturailmusicalkitsch. Qui l’operazione di "filmare il nemico" è rischiosissima: il regista racconta il piacere dimettersiinscenadapartediquestiuomini, ma alla fine riesce nell’impresa di non renderli simpatici, e crea nello spettatore unosconcertosalutare,cheriguardanonsolo i personaggi sullo schermo ma le proprie modalità di apprendere la rappresentazione e la spettacolarizzazione della cronaca e della storia recente. E, muovendosi sul filo dilamadellavicinanzaaicarnefici,scardina il consolatorio "paradigma vittimario" che governaancheilfunzionamentodeimedia. L’altro titolo è Der Kapitän und sein Pirat (Il capitano e il suo pirata) del tedesco Andy Wolff, confronto a distanza tra il comandante di una nave sequestrata dai pirati, e il pirata somalo che l’ha rapito, intervistato nel suo covo. I due osservano le reciproche interviste, le commentano, mentre ogni tanto vediamo anche immagini del sequestro della nave. Il capitano (anzi, ormai ex capitano)havistolapropriacarrieradistruttadall’evento,perchéglièstatadatalacolpa dell’accaduto,e alla fine sembra che l’unico a riconoscergli dignità di comandante sia proprioilsuorapitore.Anchequi,c’èunmomento in cui il regista fa rimettere in scena alla vittima i momenti drammatici del sequestro. Ma l’idea forte di questo film a suo modostraordinarioèproprioildialogoadistanzatraidue,illororiconoscersiadistanza come avversari, con dei momenti degni diunromanzo diConrad. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Vernixage: la video-arte al Milano Film Festival 9 settembre 2013
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Arriva il Milano Film Festival: gli highlights
Alcune anticipazioni sulla nuova edizione, in programma al Teatro Strehler di Milano dal 5 al 15 settembre
29 ag osto 2013
Tre opere ed altrettanti autori che camminano lungo il confine tra cinema e video arte. Jõao Laia, Invernomuto e Luca Trevisani sono i protagonisti di “Vernixage”, sezione speciale del Milano Film Festival Un terreno di pura ibridazione linguistica. Dove sperimentare, provare, rischiare e infine emozionare. Il Milano Film Festival diventa porto franco per felici contaminazioni tra territori differenti, dove cinema e video-arte flirtano ammiccanti proponendo nuovi visioni e sguardi laterali su una realtà in costante evoluzione. Si rinnova l’appuntamento con Vernixage , la mini-sezione che sonda il territorio di confine tra le due forme creative. Tre titoli, due dei quali in anteprima assoluta. Tre modi diversi di trasportare le emergenze della video-arte nel campo del cinema più tradizionale. Un implicito filo conduttore, quello del gusto per la documentaristica, che fotografa una tendenza a livello diffuso. Con il racconto del vissuto che prende piede nei confronti della fiction, come dimostra la fresca conquista da parte di Gianfranco Rosi del Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia. A significare la fertilità di un terreno di forte scambio interdisciplinare è la presenza del portoghese Jõao Laia, scrittore e intellettuale più che artista in senso lato, che presenta il suo Now Showing: Austerity Measures . Un collage che cuce senza soluzione di continuità spezzoni tratti da film e serial che negli ultimi anni si sono occupati della crisi finanziaria internazionale. Un impressionante lavoro di ricerca, accurato e minuzioso, per costruire quello che appare come il ritratto collettivo della nostra epoca. Immagini estatiche quelle del Frozen Flames di Luca Trevisani, backstage del primo film scritto e diretto dall’artista, inno alla potenza di un’acqua assunta a poetico elemento vitale. Cronaca e attualità si intrecciano invece nel Negus – Echoes Chamber del duo Invernomuto: viaggio alla ricerca di comuni radici culturali e – soprattutto – musicali – tra Italia, Etiopia e Giamaica, nell’esorcismo dei più drammatici errori del colonialismo.
Occhio attento alla produzione indipendente, non distribuita nei circuiti ufficiali, senza preclusioni di formato, durata, genere. Le linee del Milano Film Festival (515 settembre, Teatro Strehler, Teatro Studio, Parco Sempione e altri luoghi da seguire sul sito ufficiale) continuano – fortunatamente – ad essere queste. La manifestazione codiretta da Alessandro Beretta e Vincenzo Rossini propone circa 200 lavori, suddivisi nell’abitualeConcorso lungometraggi (riservato ad autori che abbiano meno di 40 anni), un omaggio corposo al filmaker politico e sperimentale Sylvain George, le anteprime e gli eventi speciali di The Outsiders, la nona edizione di Colpe di stato, concentrato sul cinema politico, più un Focus Animazione (cortometraggi) e uno sull’Ambiente. Immancabili poi gli appuntamenti per gli spettatori più piccoli con milano film festivalino e i concerti e dj set sul Sagrato e al Parco Sempione, che caratterizzano da sempre la manifestazione, insieme ai workshop (come Seize the Time, in collaborazione con Filmmaker) e alle masterclasscon la partecipazione del pubblico. Dal Concorso possiamo già anticiparvi una serie di titoli, come The Eternal Return of Antonis Paraskevas, della greca Elina Psykou, Fifi Howls From Happiness dell’iraniana Mitra Farahani (sugli ultimi mesi di vita del pittore Behman Mohassess), Habi, la extranjera,dell’argentina María Florencia Álvarez, Terra de Ninguém di Salomé Lamas, pluripremiato documentario portoghese, e Towheads di Shannon Plumb, commedia stratunitense sull’essere madre, firmata dalla moglie di Derek Cianfrance (Blue Valentine, The Place Behind the Pines). Les rencontres d’après minuit di Yann Gonzalez (credito foto ufficio stampa)
In particolare, si segnala per bizzarria e ipercitazionismo un titolo (già passato alla Semaine
RS VIDEO
RS RADIO
Il Manifesto
WU Magazine
wu)magazine_speciale cinema
72.73
MFF 2013 / COLPE DI STATO TORNA ANCHE PER L’EDIZIONE DI QUEST’ANNO DEL MILANO FILM FESTIVAL LA SPECIALE RASSEGNA INCENTRATA SU TEMATICHE LONTANE DALL’INFORMAZIONE MAINSTREAM, PROPONENDO DOCUMENTARI CHE CERCANO LA VERITÀ SENZA EDULCORANTI E CI FORNISCONO UNA NUOVA LENTE PER GUARDARLA. DI EMMA CACCIATORI
Dopo le scappatelle tra i cespugli del parco Sempione e le ore piccole sulla piazzale dello Strehler, il Milano Film Festival diventa maggiorenne. Ciò non significa che smetterà di divertirsi, solo che, giunto alla diciottesima edizione, sta diventando grande. Duecento le opere selezionate quest’anno, undici delle quali saranno dedicate a Colpe di Stato, la rassegna sul sistema di potere nel mondo. “Avevamo preventivato otto film – ci racconta la curatrice Paola Piacenza – ma poi abbiamo deciso che ne presenteremo più di dieci”. C’è persino spazio per una novità: il focus sul giovane regista francese Sylvain George, che si è già messo in contatto con l’Italia per il workshop di regia Seize the Time, dedicato al rapporto tra città e cinema. “George rientra perfettamente nelle direttive: è ribelle, un poeta che fa cinema della rivolta con passione e, come lo definirebbero gli americani, un believer”.
E anche se siamo legati alla nostra città, non possiamo che essere simpatetici con chi pratica l’arte della fuga. Anche i protagonisti dei film selezionati scappano, non senza grandi difficoltà, come Shin Dong-Huyk, protagonista di Camp 14 di Marc Wiese, prigioniero ancora prima di nascere nel 1983 in un campo di rieducazione Nord Coreano. A 23, con l’aiuto di un prigioniero più anziano, riesce a fuggire e per anni viaggia attraverso la Corea del Nord e la Cina fino ad arrivare in Corea del Sud, dove trova un mondo inaspettato e per lui sconvolgente. Un valore aggiunto è dato dalle animazioni utilizzate per ricreare alcuni degli incidenti al campo. Scappano anche i protagonisti di Infiltrators di Khalled Jarrar, cercando varchi nel muro che separa Palestina e Israele col fine di attraversarlo. La fuga non è solo fisica ma diventa anche mentale: Roger Ross Williams con God Loves Uganda fa un’esplorazione della campagna di evangelizzazione per instillare i valori importati dall’America cristiana di destra nella cultura africana. Il film segue leader religiosi ugandesi e americani nella loro lotta alla supposta immoralità sessuale dei locali e mostra le strategie persuasive dei missionari, che cercano di convincere gli ugandesi a seguire la legge biblica. Secondo la regista un film significativo, in quanto rappresentativo per il cambiamento che sta avvenendo nel mondo della carta stampata, è Dirty Wars, un’inchiesta giornalistica di grande livello, condotta da Jeremy Schohill, che lavora per “The Nation”. Il regista ha indagato sui bombardamenti con droni in Afghanistan e Yemen, scegliendo la strada del documentario. Certo non sono tematiche leggere, ma la loro scelta non è dovuta solo alla necessità di essere informati: il loro valore, come concorda anche Paola, è artistico. “Il mandato di Colpe di Stato raccoglie il presente con il documentario. Da quando curo la rassegna, però, mi sono soffermata molto anche sul linguaggio. Le linee politiche forti sono importanti, ma non bisogna dimenticarsi del cinema”.
La Stampa
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