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LA LEISHMANIOSI
Cos’è? Come si previene? E’ pericolosa per l’uomo?
- a cura di dott. Antonio Vignanti -
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La leishmaniosi è una malattia parassitaria data da Leishmania infantum, un protozoo, parassita obbligato che necessita di un flebotomo ematofago che ha la funzione di vettore necessario per trasmettere la malattia. La leishmania è una malattia grave se non viene diagnosticata in tempo, generalmente ha un andamento cronico e può portare a morte l’animale. Nel nostro paese le zone endemiche erano soprattutto quelle dei climi più caldi, quindi nel centro-sud e nelle isole; negli ultimi anni si è diffusa anche al centro-nord, colonizzando anche regioni come Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, il Trentino e la Val d’Aosta. La trasmissione può avvenire per via diretta, per via coitale, transplacentare e iatrogena (tramite emotrasfusione); la gravità e l’esito dell’infezione dipendono dal tipo di risposta immunitaria che si scatena nell’animale. Vengono prodotte immunoglobuline che sono dannose perché formano immunocomplessi che danneggiano i glomeruli, la cute dando vasculite, le sinovie dove possono dare zoppie migranti, l’uvea (la tunica vascolare dell’occhio) dando uveiti. I sintomi che la malattia presenta nel nostro animale possono essere divisi in due forme principali: una forma acuta ed una forma cronica. Nella forma acuta abbiamo principalmente febbre elevata, dimagrimento e linfoadenomegalia; mentre nella forma cronica avremo dimagrimento, pallore delle mucose, anoressia, atrofia muscolare, lesioni cutanee (come dermatiti, ipercheratosi del tartufo, alopecia a livello di dorso, collo, arti e padiglioni auricolari e depigmentazione a livello di naso e labbra, data dai possibili scoli). Altri sintomi generali potrebbero essere febbre, rinorragia, ulcere cutanee ed a livello di cuscinetti plantari, zoppie, diarrea del grosso intestino, onicogrifosi, problemi riproduttivi e sindrome da iperviscosità sanguigna. La diagnosi di malattia parte inizialmente dall’anamnesi del soggetto, dal luogo di provenienza e dalla visita clinica, principalmente si possono presentare lesioni cutanee, aumento della sete e dell’urinazione e debolezza generalizzata. Un esame del sangue completo potrà sicuramente aiutarci nella diagnosi; per quanto riguarda l’emocromo potremmo trovare anemia, aumento dei neutrofili e carenza di piastrine nel sangue. All’esame biochimico potremmo trovare alterazioni a livello di rene e fegato. Dopodichè ci sono alcuni esami che confermerebbero la diagnosi, nello specifico abbiamo: • esame parassitologico: vengono eseguite biopsie a livello midollare e su linfonodi, in modo da evidenziare gli amastigoti (la forma che il parassita assume nell'ospite vertebrato); • isolamento colturale: può essere effettuato in vari modi, per esempio con un puntato midollare, un ago aspirato linfonodale; il parassita può essere isolato a livello cutaneo, nel liquido sinoviale, nel sangue o anche negli organi. Tuttavia per avere la certezza della presenza del protozoo si esegue un esame sierologico con immunofluorescenza diretta o ELISA. E’ considerato il gold standard e si basa sulla rilevazione degli anticorpi anti-leishmania nel sangue. Può essere effettuato un esame molecolare, come la PCR, ricercando il DNA del parassita nell’organismo ospite. Per quanto riguarda la terapia contro la leishmania non esiste un protocollo standard, in modo da evitare forme di resistenza. Questi parassiti si localizzano all’interno dei macrofagi, quindi si rende difficile da debellare, essa ha la funzione di eliminare il protozoo o ridurre la carica parassitaria. La completa eliminazione del microorganismo è difficile, potrebbe essere necessario il proseguo della terapia per tutta la vita dell’animale. I principali prodotti utilizzati sono:
• Antimoniato di N-metilglucamina= la sua funzione è leishmanicida, viene somministrato fino alla scomparsa dei sintomi clinici. E’ necessario monitorare la funzionalità renale ed epatica in quanto può comprometterne la normale attività. • Allopurinolo = anche in questo caso si ha una funzione leishmanicida, viene somministrato fino a che non si ha un miglioramento della sintomatologia clinica e del protidogramma, ma non è consigliato il suo utilizzo per più di 3 settimane.
Anche in questo caso si può avere come effetto collaterale problematiche renali ed ototossicità, quindi è necessario monitorare settimanalmente la funzionalità renale in quanto potrebbe portare alla formazione di calcoli di xantina. • Miltefosine = farmaco leishmanicida ma con meno effetti collaterali rispetto ai precedenti, senza escrezione renale e quindi utile per trattare animali nefropatici.
Per quanto riguarda la profilassi posso proteggere il mio cane percorrendo diverse strade, fra cui, in primo luogo, l’utilizzo di repellenti ambientali contro i flebotomi, quindi controllando il numero di zanzare presenti nell’area dove vive l’animale. Posso utilizzare repellenti spot-on applicati direttamente sul soggetto (in molti casi essi hanno azione anche su altre possibili infestazioni, come pulci, zecche e pidocchi). Essi sono attivi in genere per tre settimane, utilizzati soprattutto prima di spostare l’animale in una zona endemica o prima di andare in vacanza in aree dove è maggiormente presente questa malattia. Posso utilizzare formulazioni spray, attivi per due settimane, utilizzate per proteggere l’animale per un periodo limitato. Per una terapia continuativa nel tempo vengono utilizzati collari, che rimangono attivi per 6-8 mesi in base al tipo di prodotto scelto. Esiste la possibilità di effettuare la vaccinazione contro la leishmaniosi, anche se non protegge al 100% l’animale ma bisogna utilizzare al contempo anche prodotti quali collari o spot-on (vedere articolo “Le vaccinazioni nel cane e nel gatto”). Viene consigliato anche di tenere i propri animali al chiuso per la notte, in quanto rimarrebbero maggiormente protetti contro le zanzare. Per concludere riteniamo necessario spiegare un concetto a cui i proprietari di cani e gatti (anche questi ultimi possono ammalarsi ma in percentuale molto più bassa rispetto ai cani) danno molto peso, ossia il fatto che sia una “zoonosi”. Una zoonosi è una malattia trasmissibile dagli animali all’uomo ed in questo caso la leishmania lo è. Non è tuttavia possibile il passaggio della malattia dal cane al proprietario, in quanto per essere trasmessa all’uomo serve comunque la presenza di un vettore, ossia il flebotomo. Non esiste quindi alcun pericolo in più verso i proprietari di cani positivi per leishmania rispetto a proprietari di cani negativi.