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LEGGENDE DI MILANO
MITO E REALTÀ
MILANO TRA MITO E LEGGENDA
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LA REALTÀ DI UNO STEMMA NELLA DINAMICA DI UN AVVENIMENTO FANTASTICO
Non esiste, non è mai esistito un popolo senza le sue storie, narrava il navigato saggista e semiologo francese Roland Barthes, e nei racconti di una Milano lontana e spesso dimenticata non potevano mancare le leggende, animate spesso da fantasmagoriche e pittoresche presenze. Studi climatologici attestano come l’Italia, ai tempi della calata dei Longobardi, venne interessata da continui cicli di piovosità e glaciazioni che diedero la stura ad una vasta presenza di acquitrini in Lombardia. Anche se Strabone nella sua «Geographia» (17-23 a.c.) raccontò come già i romani, varcato il letto del Po nel 218 a.c., trovarono ampie zone paludose e malsane solo in parte coltivate dai gallo-celtici. Questa immane presenza di acque spesso causata da trecimazioni degli impetuosi fiumi Adda, Serio, Oglio e torrenti, pare generò uno sconfinato lago presente ancor oggi in alcuni toponimi, il lago o «mare» GERUDO. Esteso tra Canonica d’Adda e il Po, con una lunghezza di 50-60 km, per 7-8 km di larghezza e profondità media di 2-3 metri, lambiva a ovest Milano, ai tempi ricca di fitte selve e dimora di bestie feroci già cacciate dai Romani. Orbene in tali acque pare albergassero nefaste presenze che l’allora vescovo di Lodi Bernardo Talentino sintetizzò in «grandi bestie che andavano natando per quelle acque portando rovina per le popolazioni che per virtù humana era impossibile poter uccidere». Si racconta come presso l’antica porta orientale (oggi Porta Venezia) laddove sorgeva il monastero di S. Dionigi vi fosse una grotta (spelonga) dimora di una nefanda bestia (drago) dalle inveterate abitudini antropofaghe. Attorno agli inizi del 1200, Uberto Visconti riuscì nella memorabile impresa di uccidere il tremendo drago nel mentre che si accingeva a divorare un giovinetto di passaggio. Tutto ciò pare diede il là all’emblema di Milano ancor oggi ben visibile il biscione visconteo, che pare sostituì il primo sigillo conosciuto «la scrofa lanuta». La realtà sul perché di tale stemma cittadino è un altra ma ci piace fantasticare in storie che non sempre sono quelle degli avvenimenti. Il lago Gerundo uscì dalla geografia attorno al 1300 per entrare in quelle leggende dimenticate che l’uomo smise di credere. Attenzione perchè le tracce di tali probabili mostri acquatici non sono scomparse ma visibili a tutt’oggi, questa però è un ‘altra storia.
Bibliografia: riferimenti Maurizio Mosca: Mostri dei Laghi edizioni Mursia Fabio Conti: Il lago Gerundo tra storia e Leggende edizioni Meraviglie