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MATERIE PRIME AGRICOLE

SALUTE & BENESSERE

MOMENTI DIFFICILI PER LE MATERIE PRIME AGRICOLE

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UNA PROPOSTA PER UN LORO MIGLIORE UTILIZZO, FINALIZZATO ALLA NOSTRA SALUTE

- a cura di dott. Massimo Valverde -

Per infinite ragioni i momenti che stiamo vivendo sono certamente i più drammatici degli ultimi anni di questo nostro mondo globalizzato e per la loro rapidissima evoluzione ad oggi nessuno è in grado di fare delle previsioni ragionevolmente credibili sulle evoluzioni che ci attendono. Al netto del principale, sconfinato e gravissimo dramma umano che intere popolazioni nazionali stanno patendo, esistono altre situazioni che in termini crudi si possono definire come «danni collaterali» che già ci stanno investendo pesantemente, a cominciare dall’aumento pauroso del prezzo dell’energia che - di fatto - sta già compromettendo profondamente la nostra fragile ripresa sociale ed industriale postpandemia, che in questo momento ed in tutti i suoi settori civili ed industriali avrebbe assolutamente bisogno di poter disporre di questo ingrediente fondamentale almeno ai prezzi di 18-24 mesi addietro per potersi rialzare e riprendere la corsa. Sfortunatamente e malgrado lo sviluppo delle fonti rinnovabili avvenuto in questi anni la nostra dipendenza nazionale dall’energia importata è ancora talmente alta da renderci di fatto impotenti davanti agli eventi in corso. Purtroppo le forniture energetiche non sono le sole dalle quali di fatto dipendiamo da fornitori esteri, e tra queste, oltre ai metalli ed ad altre materie prime insostituibili, l’allarme per la loro carenza quasi assoluta si è oramai esteso ai prodotti dell’agricoltura come ad esempio le forniture sia di cereali che di riso di mais e di altre varietà vegetali idonee ad esempio alla alla panificazione e sia di olii vegetali che sono le materie di base impiegate non solo nella filiera diretta dell’alimentazione umana per produrre – ad esempio – pane e pasta -, ma anche ed ovviamente in tutta la filiera delle produzioni zootecniche e non solo. Negli ultimi giorni si sono già fatti evidenti i segnali legati all’aumento pauroso del prezzo di queste materie prime alimentari e al momento è impossibile fare delle previsioni realistiche sul prezzo che raggiungeranno anche solo da qui a sei mesi. Questa situazione pone quindi la necessità binaria di prendere delle decisioni in merito, ovvero se limitarne i consumi oppure se sia venuto il momento di recuperare con opportune metodiche naturali di disinfezione e detossificazione la grande quantità di materie prime che anche solo fino a qualche mese addietro ed in condizioni “normali”, venivano scartate ed inviate alla termodistruzione, ad esempio per la presenza eccessiva di micotossine (è opportuno ricordare che le micotossine non sono dei metaboliti secondari dei funghi che normalmente infestano tutte le colture vegetali, cioè non sono indispensabili alla sopravvivenza ed alla riproduzione del fungo, ma vengono da esso prodotte in determinate condizioni favorenti come ad esempio umidità e temperature elevate) o altri inquinanti sia naturali e sia di sintesi. Questo argomento è ed era già stato già affrontato da diversi anni, in quanto negli anni 2018 – 2019 secondo dati della FAO e delle Nazioni Unite, una media che andava dal 35/40% delle produzioni cerealicole e di mais di pro-

venienza europea, americana, canadese, australiana, ucraina e russa e fino ad oltre il 70% di quelle prodotte in Africa erano da ritenersi inidonee sia per l’uso umano che zootecnico e destinate alla termodistruzione e/o alla produzione di biogas e proprio per questo nel 2019 si era svolta ad Addis Abeba la prima «Conferenza internazionale sulla sicurezza degli alimenti», organizzata dall’Unione africana (Ua), dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), finalizzata a mettere a punto delle strategie a livello internazionale per aumentare la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile, tutto ciò in previsione del Forum internazionale sulla sicurezza alimentare e il commercio, che di li a poco sarebbe stato organizzato a Ginevra dalla FAO, dall’OMS e dall’OMC. Pur nella sua gravità e malgrado allora fossero già presenti e disponibili a livello industriale diverse metodiche naturali a basso costo messe a punto e brevettate da una piccola azienda italiana innovativa di ricerca e sviluppo (Biomediteck & Co srl – www.biomediteck.science) destinate sia alle produzioni cerealicole e del mais (e quindi a tutti i loro utilizzi sia umani che zootecnici) in grado tra l’altro di migliorare contestualmente ed in modo radicale la performance e la qualità alimentare dei prodotti trattati, sia ad esempio alla risoluzione naturale e biologica del problema delle produzioni olivicole e vitivinicole minacciate della Xilella Fastidiosa ed ancora ad una serie di metodiche ad impatto ambientale virtualmente “zero” in grado di ridurre fino all’80/85% l’impiego del rame e dei fitofarmaci in campo (e quindi in in grado di recuperare senza alcun rischio per i consumatori oltre l’85% dei prodotti ritenuti a vario titolo quali ad esempio per eccesso di micotossine e di altri inquinanti sia naturali che di sintesi prodotti ritenuti inidonei per l’uso umano e zootecnico), a livello politico ed industriale sia nazionale che internazionale non era stato ritenuto economicamente conveniente recuperare queste risorse ,preferendo quindi continuare a produrle in modo afinalistico. Oggi più che mai, e non solo per la gravità contingente del momento, ma anche e soprattutto per lo spirito della rinnovata «economia circolare» oggi più che mai legato al PNRR post-pandemico, in questo frangente ove è assolutamente opportuno poter a ridurre al minimo gli scarti dei prodotti agricoli per poter continuare a mantenere il prezzo al pubblico dei prodotti di prima necessità come pane, pasta, ortaggi, frutta, olii, prodotti lattiero – caseari etc. entro limiti accettabili, è (e non «sarebbe») opportuno coinvolgere la già citata azienda che per prima aveva studiato e realizzato queste soluzioni tecnologiche di fatto oggi già «pronte all’uso» in modo da rivalutarle e portarle rapidamente ad un, vero, proficuo e socialmente utile impiego su larga scala, nella speranza che sia le Istituzioni preposte e sia le associazioni di categoria rifocalizzino il loro interesse per queste tecnologie.

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