Numero 6 | aprile 2010 - anno III
Rivista mensile dedicata alla letteratura gialla e noir. Edizione gratuita
a pagina 8 la recensione
a pagina 13 WHITE SIDE
a pagina 10 L'intervista
Il silenzio della musa
Jean Claude Izzo storia di un marsigliese
Piergiorgio Nicolazzini
Fabrizio Fulio Bragoni
a cura di FraColl
Ambretta Sampietro
L’ESCLUSIVA
Il giallo che viene dall'Austria La scrittrice e psicoterapeuta Edith Kneifl
editoriale
Countdown per il grande circo Barnum letterario
C Paolo Roversi
appuntamenti
i siamo, come ogni anno è iniziato lo sprint finale verso il più importante appuntamento editoriale italiano: il Salone Internazionale del Libro di Torino che quest'anno si terrà dal 13 al 17 maggio. Tutte le case editrici stanno già scaldando i motori: lanci in grandi stile, campagne promozionali, nani e ballerine. Il salone è un circo Barnum dove non solo bisogna esserci ma soprattutto farsi vedere. Frotte di scrittori si aggirano fra gli stand pronti a stringere mani ed elargire sorrisi convinti che tutti li riconosceranno. Naturalmente non accade. Solo qualche addetto ai lavori nicchia rimanendo sul vago “Devo aver letto qualcosa...”; il grosso del pubblico, invece, li snobba senza tanti complimenti. Si va a caccia della vedette, dello scrittore da centomila copie in sù. Il resto è solo contorno. E' comunque bello vedere come tutti si riportino a casa un pezzetto di notorietà, vero o artifi-
ciale. “Ho incontrato dei miei lettori!”. Magari gli unici in Italia che abbiano letto il suo romanzo, ma non importa; l'ego è salvo. E se proprio non trovano lettori si consolano con le rassicurazioni di un agente, con cui scambiano due parole frettolose, persuasi che venderà finalmente il loro manoscritto ad un grande editore italiano o, ancora meglio, ad un colosso straniero. Una consapevolezza che dura lo spazio di un giorno. Già dal lunedì mattina, infatti, quando le luci si sono spente e la dura realtà di tutti i giorni li richiama all'ordine, cominciano a credere meno a quelle chimere che, invece, lì nel tempio della letteratura, fra lettori entusiasti e profumo d'inchiostro, sembravano certezze. Poi ci sono gli esordienti. Li riconosci dallo zaino sulle spalle, stipato da una decina di copie del loro manoscritto, che proveranno a mettere in mano a qualche editor. Questo al mattino. Verso sera, le ultime quattro o cinque copie che non sono riusciti a piazza-
re, le scambieranno con manoscritti inediti di altri esordienti conosciuti mentre facevano la coda da Spizzico per un panino o un caffè. Quelle copie, probabilmente, saranno le uniche ad essere lette: le altre, finite in fondo ai cartoni delle varie case editrici, quasi certamente non verranno mai sfogliate da nessuno. Infine ci sono i giornalisti che si aggirano fra gli stand come al supermercato. Gli manca solo il carrello della spesa. Escono carichi di libri all'inverosimile. Ogni editore, pur di accaparrarsi un po' di visibilità sui media - fosse anche il giornalino della parrocchia - li caricherà di romanzi da leggere e recensire perché assicurano “ne vale davvero la pena”. Questo è quello che vedrete; ciò nonostante, e indipendentemente dalla categoria che rappresentate, a Torino vale la pena esserci. Vedersi, incontrarsi, capire che aria tira. MilanoNera sarà presente, in vari punti e in vari modi. Tenete d'occhio il sito per scoprire come e dove.
~ In Redazione ~
MilanoNera E20
MILANONERA Periodico mensile, n. 6 anno III Redazione: Via Galvani 24, 20124 Milano - Tel. +39 0200616886 www.milanonera.com EDITORE MilanoNera Eventi S.R .L. www.mne20.com DIRETTORE RESPONSABILE: Paolo Roversi paolo.roversi@mne20.com CAPOREDATTORE: Francesca Colletti francesca.colletti@mne20.com REDATTORI: Adele Marini adele.marini@mne20.com Fabio Spaterna fabio.spaterna@mne20.com
Presentazione di MilanoNera Web press al salone del libro di Torino. Da sinistra Pinketts, Roversi e Carlotto
Abbinamenti insoliti per degustare i libri
I
l 10, 17 e 24 aprile, la presentazione dei romanzi è accompagnata da una degustazione di vini. La manifestazione è in collaborazione con Officina Enoica, l’associazione milanese che sostiene i vignaioli i cui prodotti siano frutto di una viticoltura e di uno stile di vita improntati al rispetto della natura e promuove la vini-viticoltura attraverso l’impegno reciproco di produttore e consumatore, al fine di sviluppare e rafforzare le piccole economie locali mediante un sistema di produzione che coinvolga attivamente il consumatore. www.officinaenoica.org
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GIO 8 APRILE, ORE 19,00 Italian Sharia (Perdisa) Paolo Grugni Relatore: Sergio Altieri SAB 10 APRILE, ORE 11,00 Biancaneve (Todaro) Marina Visentin Relatori: S. Di Marino, A. Marini LUN 12 APRILE ORE 19,00 Satelliti della morte (Iperborea)
Gunnar Staalesen Relatore: Luca Crovi GIO 15 APRILE ORE 19,00 Gli anni nascosti (Cairo) Piernicola Silvis SAB 17 APRILE ORE 11,00 Le grandi Spie (Vallardi) Adrea C.Cappi Relatore: Stefano di Marino GIO 22 APRILE Ore 19,00
Ucciderò Mefisto (Perdisa) Valter Binaghi Relatore: Sergio Altieri SAB 24 APRILE ORE 11,00 9 maggio '78 (Zona) Carmelo Pecora Relatore: Luca Crovi GIO 29 APRILE ORE 19,00 L'ombra del falco (Marsilio) Pierluigi Porazzi Relatore: Sergio Altieri
Hanno collaborato a questo numero: Fabrizio Fulio Bragoni, Camilla Corsellini,Patrizia Debicke, Paolo Grugni, Luca Filippi, Giampietro Marfisi, Luigi Milani, Ambretta Sampietro IMPAGINAZIONE E PROGETTO GRAFICO BloodyGraphX PUBBLICITà fabio.spaterna@mne20.com SERVICE E PUBBLICITà TESPI s.r.l., C.so V. Emanuele II 154 00186 Roma Tel. 06/5551390 - mail: info@tespi.it STAMPA SIEM, Via delle Industrie, 5 Fisciano (Sa) Registrazione presso il Tribunale di Milano n° 253 del 17/4/08
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L'INTERVISTA
Francesca Colletti
Il giallo che viene dall'Austria
La psicoterapeuta e scrittrice, Edit Kneifl è autrice di numerosi romanzi e curatrice di tre antologie. La Kneifl ha la passione per lo sport e la barca a vela. Possiede un piccolo yatch, il Miss Marple, che ben si addice alla scrittrice di gialli più conosciuta nel panorama austriaco.
C
hi è Edith Kneifl? In Austria, Germania e Svizzera mi si definisce la Grande Dame della letteratura criminale austriaca. Forse che facciano riferimento alla mia età? Spero, comunque, di essermi guadagnata l’epiteto, di cui vado fiera, con i miei 13 romanzi e thriller psicologici così anche con i miei circa 50 racconti criminali. Nel 1992, come prima donna non tedesca, sono stata premiata con il rinomato Glauser-Preis per aver scritto proprio Tra due notti. Allora fu una piccola sensazione, perché il mio romanzo è un giallo abbastanza particolare: una storia d'amore fra due donne, che finisce con la morte. Come e quando è nata la tua passione per la scrittura? Quando vivevo negli Stati Uniti agli inizi degli anni 80, leggevo un'enorme quantità di romanzi criminali. Il mio inglese era abbastanza buono per poterli leggere, così pensavo. Trovavo i classici di Dashiel Hammett e Raymond Chandler veramente stupendi. L’unica cosa che mi faceva arrabbiare era la descrizione delle donne, perché o erano povere vittime, stupide oche, oppure erano delle raffinate e pericolose vamp. Di conseguenza decisi di scrivere velenose parodie che avevano come protagoniste donne forti nel ruolo delle carnefici o delle collaboratrici - le vittime questa volta erano gli uomini, i deboli. Quali autori ti hanno più influenzata? Quando iniziai a scrivere romanzi criminali, ero affascinata soprattutto da quelli di Patricia Highsmith. Scriveva storie così straordinariamente immorali. Il suo Mr.Ripley era un perfetto assassino, ma allo stesso tempo anche un uomo affascinante e pieno di sentimento. Da lettrice, palpitavo con lui, speravo che non venisse mai scoperto. Veramente geniale! Lei è la vera Grande Dame della letteratura criminale! Leggo molto volentieri anche i romanzi del mio collega svedese Hakan Nesser. Lo reputo uno dei migliori scrittori criminali contemporanei europei e nel 2009 l'ho proposto anche, in qualità di membro di giuria, per il Ripper Award che poi è stato assegnato a Mankell. Il tuo libro preferito di sempre? Tre sono i miei libri preferiti: l'Ulisse di James Joyce, Sotto il vulcano di Malcome Lowry e La coscienza di Zeno di Italo Svevo. I romanzi della nuova generazione di autori in lingua tedesca, mi riferisco a Zoran Dvenkar o Sabine Thiesler, sono stati definiti PsycoThriller, in realtà il tuo libro Tra due notti risale al 1991, tu sei sicuramente è un'antesignana del genere.. Grazie per il complimento! Infatti, scrivo per lo più thriller psicologici, ma questo genere letterario, nel panorama di
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tra due notti Edith Kneifl Aracne, p. 150, € 11,00 Traduttore E. Saletta lingua tedesca, non si è ancora ben radicato. Alla gente piacciono le storie criminali alla Law & Order, così penso, anche se a me la polizia non interessa, anzi ho sempre avuto problemi con le autorità ed è anche per questo che da anni mi rifiuto di scrivere romanzi criminali classici. Nonostante questo, però, le mie case editrici definiscono i miei romanzi più gialli che non thriller psicologici. Che si tratti forse di una strategia di mercato? Tra due notti è soprattutto la storia di un'amicizia tra due donne, Ann e Anne Rose, vorrebbe descrivercele? A chi ti sente più vicina? Entrambe le protagoniste rappresentano essenzialmente l’ambivalenza delle donne istruite dei tardi anni 80. In fin dei conti loro sono una cosa sola. Anna è la donna che si è adattata, che solo apparentemente si rassegna, che corrisponde alle aspettative che ci si aspetta da lei, ma anche lei ha un suo potenziale rivoluzionario: riversa le sue aggressioni contro se stessa. Professionalmente è una donna di successo. E' orgogliosa e determinata, ma nonostante tutto rimane vittima. Anne-Marie è "outlaw", la ribelle che si rifiuta di accettare le norme e i valori sociali, ma contemporaneamente è anche molto sensibile e di cuore (quindi tipicamente femminile se si vuole accettare lo stereotipo del femminile e del maschile convenzionale). Professionalmente è una donna di talento, si potrebbe dire una sorta di genialoide. Ma, al contrario di Anna, è una lottatrice. Anche se oggi la problematica sociale di questo romanzo non é più così attuale Anna proviene dalle sfere alte mentre Anne-Marie dal proletariato. Io, naturalmente, mi sono maggiormente identificata in Anne-Marie, come sempre nei miei romanzi mi sento molto più vicina agli attori che non alle
vittime. Sei psicoterapeuta e ti occupi di problematiche femminili in ambito socio giuridico, inoltre sei anche la fondatrice del gruppo Sisters in crime e non solo, Tra due notti, ma anche altri tuoi romanzi trattano tematiche femminili e di violenza nei confronti delle donne. Vuoi spiegarci il perché di questa scelta di vita, se così può essere definita? Ho avuto dei genitori molto progressisti. Mia madre era insegnante e bibliotecaria ed era anche una donna emancipata. Mio padre era un politico, socialista e molto aperto alle questioni femminili - leggeva i libri di Simone de Beauvoir. Appartengo alle poche donne privilegiate che non sono state educate per una vita con marito e figli. Quando all'età di 45 anni, prima di una mia apparizione televisiva, mi sono lamentata con mia madre perché non mi aveva stirato una camicetta - non volevo andare in onda con una camicia tutta stropicciata - lei mi disse: " Spero di averti insegnato cose molto più importanti". Siccome ho capito molto presto che grazie alla mia provenienza socio-familiare mi trovavo in una condizione migliore e più forte che non quella delle mie amiche e sorelle ho sviluppato un istinto sociale molto pronunciato. Il femminismo degli anni 70 ha rafforzato il mio impegno sociale per i deboli, come le donne. Come analista di scuola freudiana mi sono confrontata con tutta la miseria e l'ingiustizia, che colpisce la donna, soprattutto nella nostra società ancora patriarcale. Che cosa mi rimaneva da fare, nel mio studio e nei miei romanzi, se non di occuparmi di tentativi di evasione delle donne o di violenza al femminile? Cosa significa il tedesco Krimininalliteratur per voi? La letteratura criminale ha una lunga tradizione in Austria. Iniziò con una donna: Thea von Harbou che scrisse la sce-
neggiatura di M - una città cerca un assassino con la regia di Fritz Lang e di Il testamento del Dr.Marbuse. Entrambe i film sono famosissimi, penso. Oggi gli autori criminali austriaci scrivono storie divertenti. Quando penso a Vienna mi vengono in mente solo fatti divertenti. Vienna è una città troppo sicura e l’Austria un paese troppo monotono per gli scrittori criminali. Credo, che l’Italia si possa adattare meglio come setting per delitti spettacolari. Per questo in Austria sono molto amati i generi criminali di tipo regionale, dal colorito locale. I thriller psicologici potrebbero trovare miglior terreno in Austria. Basti pensare al caso Kampusch oppure all'orribile caso Fritzl. ma su questi drammatici fatti nessun autore vuole scrivere. Neppure io. La realtà è sempre molto più tragica della finzione! Anticipazioni? Saranno tradotti altri tuoi romanzi in Italia? La Dr.Saletta sta lavorando alla traduzione di Mattinata triestina che dovrebbe uscire prima di Natale 2010 o nel 2011 sempre per Aracne. Trieste è la mia città preferita. Mi piacerebbe molto viverci. Per me questa città è una Vienna con il mare. Nel romanzo parlo della guerra nella ex-Jugoslavia degli anni 90. Si tratta di un documento storico che racconta di un atto di gelosia sfociato nella presumibilmente ingiusta condanna di un uomo. Quindi è il mio unico romanzo "al maschile". I protagonisti sono cinque uomini e due donne, di cui una è morta. Ora sto lavorando a un nuovo thriller psicologico che è ambientato a Firenze e spero che anche questo romanzo (tematica: lavoro nero in Italia e sfruttamento della donna) possa essere a breve tradotto in italiano.
LA RECENSIONE
L’
amicizia tra Anna e Ann-Marie era cominciata in un giorno di tarda estate e durava da più di trent’anni, avevano frequentato le stesse scuole, erano state compagne di banco e avevano condiviso un appartamento. L’amicizia tra Anna e Ann-Marie viene turbata dall’ombra violenta della morte di Anna. Tra l’ipotesi di un suicidio e il sospetto di un omicidio, si snodano le indagini di Ann-Marie che, tornata a Vienna dagli Usa per partecipare ai funerali, s’improvvisa detective e ripercorre la vita di Anna, alla luce di suoi ricordi di gioventù e del suo complicato presente di coppia con Alfred. Premiato nel 1992 con il premio Glauser come il miglior romanzo criminale in lingua tedesca, Tra due notti è un thriller psicologico, dell’anima, in cui la figura del detective Ann-Marie non è più assimilabile al sapere razionale onnisciente, capace di svelare ogni sorta di enigma, ma è un personaggio disorientato. Attraverso continui flashback, meccanismi dialogici introspettivi alla stregua del flusso di coscienza di matrice Joyciana, il delitto si spoglia della sua connotazione giuridica e diventa metafora di un malessere sociale. Con una sensibilità tutta femminile, l’austriaca Edith Kneifl dà vita ad un romanzo scintillante, intriso di tensione e di erotismo sottile, come non si leggevano da un po’.
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RACCONTI ROSARNO CITY Paolo Grugni
V
i ho visto. Vi ho visto, voi uomini neri ammassati dentro scrostati silos di cemento, dentro baracche marcescenti, dentro container congelati, dentro casolari abbandonati e senza tetto, senza finestre, senza letti, senza materassi, senza bagno e senza acqua potabile, rivoltati nella sporcizia, sommersi dai rifiuti, riparati dietro pneumatici, assi di legno, giornali di anni passati, passati a sperare in una vita migliore. Ma la vita migliore non è arrivata, non c’è mai stata, siete finiti nei moderni campi di cotone, solo che ora voi uomini neri al posto del cotone raccogliete arance d’inverno, meloni e cocomeri d’estate. Venti euro per dodici ore di lavoro, gli insulti e le minacce, la schiena a pezzi, le mani gonfie e sanguinanti, e nessuno che vi curi se vi succede di stare male. E se invece vi succede di morire vi buttano in un campo, in un fosso, vi abbandonano in mezzo a un strada. Siete merce, nient’altro che un prodotto finale della fame del mondo. Ho sentito uno di voi dire “Qua viviamo troppo brutto”. Ma
Storiacce d'autore qua, in questa Italia, ci viviamo anche noi. E anche noi viviamo troppo brutto. Non così brutto come voi, certo, abbiamo le nostre case e le nostre auto, e le nostre famiglie non stanno a migliaia di chilometri, ma non siamo un paese civile, non lo siamo mai stati e mai lo saremo.
Paolo GRUGNI
S
iamo noi l’Africa d’Europa, con il nostro inestinguibile debito pubblico, siamo noi la Colombia d’Europa con la cocaina che scorre a fiumi, siamo noi l’Haiti d’Europa con i nostri paesi ancora da ricostruire dopo i terremoti, con le nostra case fatte di sabbia che crollano da sole e d’improvviso, come ogni giorno crolla l’idea di vivere in un grande paese. Migliaia di morti di mafia, migliaia di morti di camorra, centinaia di poliziotti, di carabinieri e di giudici ammazzati non ci sono ancora bastati, il sangue non ci basta mai in questo paese. Ora vogliamo il vostro sangue, ma il fatto che sia rosso come il nostro, sono pronto a scommetterci, non piacerà a qualcuno. Vi ho visto. Vi ho visto, voi uomini neri.
Adele MARINI Alabama goodbye Adele Marini
CHI SI NASCONDE DIETRO
IL RITRATTO DI TIZIANO?
LA RIsPOSTA
IN LIBRERIA
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I
l cavaliere del lavoro don Vincenzo Calabrò solleva il capo e ammicca al sole. Mani sulle reni e mascella tesa, nel completo di lino écru e panama candido appare esattamente come vorrebbe sembrare: un pingue possidente del Sud che strizza gli occhi al riverbero verde del suo aranceto. Piante sane, grasse, così cariche di frutti che i rami pendono all’ingiù come braccia arrese alla fatica: “una buona annata se la raccolta non costasse due euro alla cassa”, pensa in un rigurgito di rancore. “Due euro. Mi minanu c’a cruci! E non c’è modo di trattare perché metà va ai caporali e i negri che si arrampicano come scimmie, per meno di settanta centesimi non vogghiunu travagghiari”. “E’ ora di fare qualcosa,” pensa. “Un botto. Bello, forte. Tanto per sedersi a ragionare. Un botto che lo sentono fino a Roma. Ma si spicciassero, perché il sole picchia e le arance s’asciugano sui rami. Un altro po’ e ‘nizià maddìu, il raccolto va a farsi fottere”. I vertici della ‘ndrina raccolgono via etere l’invocazione e capita che si spiccino davvero: tre immigrati di colore vengono prontamente feriti con fucili ad aria compressa mentre tornano dai campi. La reazione dei neri è immediata. Si radunano in duemila e marciano sulla città. Un corteo rumoroso e vandalico che travolge automobili e cassonetti, fra-
cassa vetrine e parabrezza, spaventa le donne e terrorizza i bambini. Ma l’uomo bianco ha il fucile. Il nero, no. Partono i primi fuoristrada con carabina sotto il sedile. Due braccianti vengono investiti. Molti vengono sparati. La marea urlante non arretra e chi non marcia scava trincee fra i materassi. Primo giorno di scontri: all’ora di cena, mentre da Roma viene annunciato l’invio dell’esercito, il cavalier Vincenzo Calabrò si affaccia sul portico in cima alla collina. Mani ai fianchi e stecchino fra i denti, guarda dubbioso verso Gioia Tauro. “Chissà,” si chiede,”se calerà il costo della manodopera…”
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econdo giorno di scontri: negli ospedali i chirurghi stanno già lavorando come matti quando nel fortino di materassi scoppia un incendio. Urla da stadio fra i bianchi. Panico fra i neri che, stremati, si arrendono. La guerriglia è finita: i bianchi tornano a casa. I neri, clandestini e regolari, salgono sui bus che li porteranno chissà dove. Sempre vestito di bianco, il Cavaliere è di nuovo sotto il portico a scrutare l’aranceto che adesso brulica come un termitaio. I braccianti sono tutti slavi. Costano un euro e ottanta alla cassetta e il risparmio non è granché. “Ma sannu travagghiare e almeno sono bianchi.”
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recensioni Il silenzio della musa Paula Vene Smith Longanesi, p. 384, € 18,60 Traduttore A. Biavasco, V. Guani
C
openhagen, Bucarest, Londra; 1906, 1984, 2005; Severine, Sophia, Freya. Tre tempi, tre luoghi, tre donne, tre destini uniti da un unico mistero: l'uscita di scena dell'affascinante moglie e modella del realista danese Viktor Riis, inspiegabilmente scomparsa dalle tele nel 1906. Pronta a svelare, per salvaguardare gli interessi dell'amica Sophia -proprietaria dei quadri- il misterioso cambiamento intervenuto nell'opera di Riis, la venticinquenne storica dell'arte Freya si lancia in un'indagine artistica che ben presto trascenderà il contenuto delle tele, portandola a riconsiderare episodi del suo stesso passato, dalla rottura con il collega Peter, al rapporto con i genitori -separati-, dai ricordi relativi ai coniugi Alsted, alle ombre che avvolgono la permanenza in Romania durante il regime di Ceauşescu. Il silenzio della musa, primo romanzo di Paula Vene Smith, docente di Storia dell'arte all'università di Grinnel, Iowa, prende spunto dall'opera del pittore danese Vilhelm Hammershøi, per raccontare -con tecnica di gusto cinematografico, che prevede l'alternanza di tre punti di vista-, una storia d'indagine venata di rosa e contaminata con temi e modi del romanzo di formazione. Fabrizio Fulio Bragoni Quello che brucia... Matteo Di Giulio Agenzia X, p. 226, 15,00
E
sistono molte rappresantazioni di Milano: l'immaginario comune ce la descrive come la capitale italiana della finanza e del lavoro, la città da bere, il tempio della moda. Nessuno ce ne aveva mai parlato come di una metropoli grigia e dal sapore metallico, un luogo odiato dove si annidono rancori ed errori, un passato violento. Davide Smalley fugge da Milano una notte qualunque, senza neanche rendersi conto per quale motivo. Da quel momento inizia il peregrinare per gli Squat della Germania, finchè non approda ad Amsterdam. Tipico degli Italiani all'estero disprezzare il nostro Paese, renderlo più ridicolo di quello che non sia in realtà, millantando le virtù di realtà nordeuropee dove però "la merda ha la stessa consistenza che nel Belpaese", come dice Jan, compagno d'avventura di Smalley. Una lettera imprevista costringe Smalley a tornare nella sua odiata Milano per cercare di regolare i conti con un tor-
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recensioni bido vissuto. Un Road Book che esplora le zone sulfuree della città, gli alberghi di quarta categoria, i peggiori bar, i negozi di dischi alternativi, i sottopassaggi della metropolitana. Questa è la parte più interessante del libro, che si avvale di flashback che riportano alla cultura metropolitana Straight Edge degli anni 90, agli ideali e alla filosofia di vita legata alla scena musicale Punk di quegli anni. Un noir (potremmo definirlo più un grey) impegnato, dove l'autore Matteo Di Giulio scrive con passione e grande consapevolezza. Giampietro Marfisi Gli anni nascosti Piernicola Silvis Cairo, p.384, € 17,00
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uerra fredda e misteri insoluti italiani. Tutto è cominciato nel ’40. Silvis torna ai suoi lettori con un astuto teorema, una spy story ambientata nell’Italia degli anni ’80 e ’90. La causa incidentale è Sigonella e la scintilla che innesca le polveri l’attentato del 1985 all’Aereoporto da Vinci di Roma. Un gruppo di potere, fatto di ufficiali, imprenditori e alte cariche istituzionali, programma un colpo di stato militare per istaurare in Italia una dittatura all’Argentina, sfruttando le risorse di Gladio. Ma per entrare in azione ci vuole un movente forte, uno scandalo di proporzioni tali da giustificare ogni mezzo. La dissoluzione della Russia e la fine annunciata per la DDR, bruciando la polizia segreta Stasi, porta il regalo inatteso, il dossier Ksenofont e il suo terribile contenuto che può riscrivere la Storia d’Italia: spie sovietiche nei vertici del paese dalla seconda guerra mondiale. I golpisti, per impadronirsene a ogni costo, scatenano una caccia sanguinosa, servendosi di un sicario spietato, un’agente Gladio: Elena Valli. Ma Antonio Lami del Sismi interviene. Sicuro, preciso, con imparziale spregiudicatezza consentirà all’Italia di restare un paese libero e democratico. Patrizia Debicke L’ombra del falco Pierluigi Porazzi Marsilio, p.287, €17,00
è
l’immigrato Maijid a far da interruttore a questo romanzo quando nella discarica dove si trova “a raccogliere l’immondizia della gente per bene” trova il cadavere di una ragazza. Un falco proietta la sua ombra sui rifiuti a suggerire la
presenza di un predatore. Poco dopo un dvd viene recapitato alla polizia: nelle immagini scorrono le sevizie e l’omicidio di un’altra giovane donna. In una lettera il killer, detto il Teschio, tende una sfida ad Alex Nero, ex poliziotto sospeso dal servizio perché indagato per l’omicidio della moglie e della figlia. È l’inizio di una caccia all’uomo che sprofonda lentamente nelle ombre della città di Udine tra le indagini personali di un giudice che cerca la verità e quelle di un giustiziere chiamato il Profeta. A condurci sulle orme del Teschio è Nero, antieroe ambiguo e spezzato che cammina in compagnia dei suoi incubi, cercando di sostenere il peso di un passato di orrore. All’ombra degli omicidi sfilano in un carosello diabolico i veri volti della buona società, tra politici spietati, poliziotti venduti e ragazze corrotte per scoprire che è proprio lì, tra la gente cosiddetta per bene, che si nascondono i mostri più terribili. L’ombra del falco è il primo romanzo di Pierluigi Porazzi, avvocato, scrittore e giornalista friulano. Camilla Corsellini A Mon Dragone c’è il diavolo
Giona A. Nazzaro Perdisa, p. 208, € 14,00
U
na raccolta di racconti particolare, questa appena pubblicata da Perdisa Editore. A Mon Dragone c'è il diavolo, raffinato esordio narrativo di Giona A. Nazzaro, è un’opera atipica per molti versi. Innanzitutto per l’ambientazione dei racconti: un Sud Italia depresso, dominato da una religiosità che sconfina fatalmente nella superstizione. Un luogo che è quasi un non luogo senza tempo – benché qualche indizio faccia pensare ai primi anni Ottanta – e che potrebbe ben assurgere a metafora di un’Italia provinciale, negletta e ignorante. É in questo scenario che si annida il Male, un’entità affatto astratta e che può assumere caratteristiche diaboliche. In senso letterale, perché il Diavolo, come la stessa Chiesa ha ribadito in più occasioni, esiste davvero. E l’autore lo fa albergare in uomini e bestie, in ciò richiamandosi a una consolidata tradizione religiosa, oltre che all’immaginario horror gotico da Lovecraft in poi. Altro interessante leitmotiv dell’antologia di Nazzaro è l’omaggio ai personaggi che popolavano i fumetti italiani horror sexy degli anni Settanta. Concludo segnalando la splendida copertina realizzata, guarda caso, da uno dei più quotati disegnatori italiani, Onofrio Catacchio. Luigi Milani
Il cuore in ombra Maria Stella Conte B.C.Dalai, p. 234, €18,00
Q
uasar, detta Q, che “brilla come una quasi stella, che ha la potenza di mille miliardi di soli. E trae la sua forza dal buco nero che l’ha generata”, è stata una bambina malamente amata. Ora, che ha quasi quarant’anni non ama più. Q è il vertice di un triangolo erotico speciale, formato da Brina, la sua compagna di vita, insicura e sempre alla morbosa ricerca di conferme e affetto, e Sebastian, dalle segrete imperfezioni, il fratello di Brina, il suo amante clandestino. Lui sa di Brina, Brina non sa di lui. Brina e Sebastian, contemporaneamente amanti e sottomessi. Qu li avvolge in una tela di menzogne, crudeltà, scatti improvvisi d’ira, abbandoni, disprezzo, supremazia e umiliazione sessuale. Da una simenoniana finestra di fronte, che sia quella di un appartamento o la vetrina di un bistrot, un anziano signore, il padre di Q, -che ha abbandonato lei, la madre e il fratello- spia la sua vita nella speranza di rimediare al dolore procurato “tanto, da rendere inappropriata la parola amore”, scrivendo quindici lettere che puntualmente accartoccia e butta via. Da un angolo ancora più nascosto della città di provincia che fa da sfondo alla vicenda, una misteriosa voce narrante mette insieme le tessere di un puzzle fatto d’inganni, segreti, bugie, incontri e dialoghi carichi di ossessione e sadismo. Il cuore in ombra, è quello di Q, la bella, dolce, crudele e perversa Q, che spesso si chiede come sarebbe andata se solo fosse stata migliore, più buona, più generosa: perfetta. “Ma non credo, non credo che alla fine sarebbe servito a molto: l’unica cosa che potevo fare era cercare di salvarmi, di fuggire comunque e da chiunque. Ed è esattamente questo che ho fatto, e questo sono diventata, una persona cattiva: cattiva, pericolosa e sola, come ogni sopravvissuta..”. Q è la nuova “funesta e fatale donna della letteratura italiana” (così l’ha definita Natalia Aspesi), nata dalla penna di una bravissima Maria Stella Conte. E se nei precedenti romanzi i suoi personaggi, tutti femminili, scivolavano in mondi fantastici, pur continuando a fare i conti con il dolore della realtà, ne Il cuore in ombra si scontrano con squarci di violenza psicologica e morale, abissi di disperazione, glaciale ironia, dialoghi maniacali, perversione e sottomissione. In quarantadue capitoli dai titoli lapidari e illuminanti, la Conte scrive un thriller dell'anima e ci accompagna in un imprevedibile (fino all’ultima riga) viaggio nel dolore di un cuore amputato, e “il cuore non ricresce, sai?” Francesca Colletti
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Ci saranno altre voci Giovanni Ricciardi Fazi, p. 221, €16,00
L
a seconda avventura romana del Commissario Ottavio Ponzetti, scritta con una prosa raffinata che si bea di citazioni coltissime, sembra una rimpatriata con un vecchio amico. Non si può mancare. Sono passati tre anni, la famiglia resta un porto sicuro ma Ponzetti, trasferito controvoglia ai Parioli, deve risolvere un mistero. La professoressa Monica Musa ha denunciato la scomparsa del collega Giorgio Coen, sessantacinquenne, vita regolata, docente stimato. Cosa ci faceva un coltello insanguinato sul parapetto di Via San Valentino? L’indagine decolla faticosamente. Coen ha lasciato poche tracce. Anche Chi l’ha visto? vuole metterci il becco. Ponzetti, pur con il fedele Iannotta in appoggio di straforo, non cava un ragno dal buco. Verrà coinvolto suo malgrado nelle spaventose ossessioni anoressiche senza domani di una liceale, Ginevra. Vengono in primo piano una casa, Via San Valentino, il sogno di un amore clandestino. I dubbi, i sospetti dilagano incontenibili. Ma ciò che sembra non è e non era. Solo Caridad sa.E ancora una volta il passato che ritorna e il velo monacale, con l’alito impalpabile della chiesa, porterà Ponzetti alla soluzione. E in più ci sono gli imprevisti della vita. Patrizia Debicke La notte che ho lasciato...
Hugues Pagan Meridiano Zero, p. 304, € 14,40 Traduttore J-P. Baldacci, L. Conti
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altringue si nasce, Baltringue si muore, non c'è scampo. Quella era una partita già giocata, perduta in partenza. Allora, il grande cielo blu, il mare immenso. Il sole opprimente. Figurarsi. Quegli improvvisi voli di chitarre, nostalgici, veementi, sbilenchi, tutti di un’autenticità, di un disprezzo insostenibili, che ti gonfiavano dentro con cieche vampate di speranza, di rabbia, di ferrei desideri e sangue nero. Nel tentativo costante di darti a intendere chissà cosa...” Parigi, Anni '90. Scambiato, in seguito a un vecchio trauma, l'antico talento, con un solido disgusto nei confronti delle leggi che regolano il mondo dei vivi, un anonimo ispettore di polizia (solo per atteggiamento e gusti, si può ipotizzare che si tratti del Chess del romanzo Quelli che restano”..) ha scelto un volontario esilio, richiedendo l'assegnazione permanente al turno di notte. Uscito di scena, o spostato-
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si ai margini, seppellendo anche le ultime tracce di ambizione, l'uomo vive una vita fredda ma onesta, priva di illusioni. Poi, la confusione nata intorno all'apparente suicidio di un senatore -ritrovato cadavere in una stanza d'albergo, dalla quale è stato sottratto un floppy disk pieno di materiale scottante sulla classe politica dominante- lo riporta al centro dell'attenzione dei suoi superiori: qualcuno ritiene che sia stato proprio lui a sottrarre il dischetto. E, di certo, la neonata relazione con Alexandra Brandt, pericolosa ex moglie della vittima, non serve a smorzare i sospetti, né a chiarire la sua posizione... In La notte che ho lasciato Alex, romanzo conclusivo della trilogia apertasi con Dead End Blues e passata per Quelli che restano, Pagan recupera il ruolo profondamente morale della letteratura noir, e, con mossa classica, ne scarica l'intero fardello sulle spalle del protagonista, “impegnato” in un cammino demistificante e moralizzante. Ed è proprio l'impegno del personaggio a trasferire la vicenda su una dimensione innegabilmente esistenziale: una dimensione il cui tratto decadente e negativo è legato non solo allo scontro con la realtà esterna, ma anche al riconoscimento, alla scoperta in sè, nell'interiorità, di quel seme del male che dall'altro si vorrebbe espungere. La figura dell'individualista volitivo (la definizione è di Carlo Oliva), quella del detective grande peccatore tipico dell'hard boiled americano, si connota, così, di tratti desunti dalla tradizione letteraria dell'esistenzialismo francese, da Sartre a Camus, al proto-esistenzialista Drieu La Rochelle, la cui ombra, evocata attraverso stile e fraseggio (complice l'ottima traduzione di Conti e Baldacci), si fa palpabile in brani che ricordano il Diario Segreto e la scelta metafisica del suicidio come unica alternativa al fallimento. Nella declinazione paganiana, la preoccupazione di Drieu La Rochelle di ritrovarsi incapace di restare fedele a se stesso, si traduce in pratica, nella spersonalizzazione finale del protagonista -ampiamente preannunciata dal suo anonimato-, che stravolge il senso dell'inatteso lieto fine. Identità o morte, insomma... ma tanto, per dirla con una delle lapidarie intuizioni del protagonista, “Su strade diverse, tutti quanti ci avviamo alla stessa identica destinazione” (Ivi, p. 37). La vicenda è narrata in prima persona, con un discorso indiretto libero -coniugato all'imperfetto e al passato prossimo-, che cede, qua e là, ai dialoghi, creando dei veri e propri scorci di senso; per il resto, il lettore è chiamato a partecipare attivamente, per trasformare in un insieme coerente il confuso rievocare di chi re-interpreta per se stesso avvenimenti passati, ma sempre attuali. E il risultato è sconsolante, lucido, sorprendente, perfetto. Deprime, ma non stupisce, che Pagan abbia abbandonato la scrittura: molto oltre questo romanzo-che, pur concepito in maniera molto diversa, guarda in su dagli abissi sartriani del miglior Derek Raymond- non si poteva andare... e, stando così le cose, anche una semplice riedi-
zione si trasforma in un'occasione imperdibile. Fabrizio Fulio Bragoni L’abitudine al sangue Giorgia Lepore Fazi, p.295, €18,00
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embra quasi di vedere il crepuscolo che vela il cielo a oriente, mentre il gelo entra nelle ossa e indurisce le mani fino a farle sanguinare. Seduti accanto al monaco Giuliano, tendiamo l'orecchio pronti a cogliere ogni sussurro o parola del racconto della sua vita. Così ne L'abitudine al sangue, prova d'esordio di Giorgia Lepore, siamo trasportati alla corte di Bisanzio. Giuliano, nato principe e secondogenito dell'imperatore, è costretto a intraprendere la carriera militare, nonostante la sua repulsione per la vista del sangue e la brutalità che la guerra impone. Il giovane dovrà lottare duramente per affermare la sua individualità, subendo atroci torture e infinite umiliazioni. La sua nemesi, quasi per contrappasso, culminerà proprio attraverso lo spargimento del suo stes-
so sangue. Il romanzo, finalista al premio Acqui Storia, è ambientato in un indefinito passato, anche se alcuni elementi suggeriscono una collocazione in epoca alto medievale. Il fulcro di questa storia è costituito dal valore delle relazioni umane. Il legame tra padre e figlio, il potente vincolo edipico, viene rappresentato come un lento processo di maturazione che porta l’individuo ad affermare se stesso. Ma nel romanzo trova ampio spazio anche il rapporto tra fratelli, un grumo insolubile di solidarietà e invidia. E l’amore, quello tra uomo e donna. Un amore che, nonostante la sua forza, non riesce a salvare il protagonista dal suo destino. Solo dopo molta sofferenza, Giuliano riesce a trovarsi, spogliato del suo rango, nel silenzio di un monastero. L’autrice ci offre una vivida rappresentazione del monachesimo orientale. E nella seconda parte assistiamo quasi a uno sdoppiamento narrativo: alla voce di Giuliano si unisce, in forma epistolare, quella del vecchio monaco Johannes che si propone quasi come un nuovo padre per il protagonista. Ai legami di sangue subentrano, più forti e duraturi, quelli dell’anima. Proprio nell'ascetismo e nella semplicità della condivisione con i confratelli, il protagonista riesce a raggiungere la quiete e a interiorizzare l’Eterno e l’Assoluto. Luca Filippi
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Il lato candido di MilanoNera
E il mio cuore trasparente
Véronique Ovaldé Minimum Fax, p.217, € 13,50
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u solo incontrando Irina che si rese conto che la sua vita era un enorme buco”. La bella Irina, dagli occhi speciali, pelle olivastra e capelli neri che si agitavano come se fossero vivi, la dolce Irina dalla risata “calda e lanosa”. La contraddittoria Irina che “pratica futilità e coscienza con la stessa passione e onestà”. Quando Lancelot incontrò Irina era un uomo sposato, ma quando quella scarpa da donna (numero 37- tacco 10) gli cadde in testa, e si accorse che la proprietaria dell’oggetto perfetto era proprio lei, la sua vita cambiò (“non ci sarebbe stata alternativa a restare accanto a lei per sentirsi ancora vivo”). E quando poi Irina viene misteriosamente ritrovata morta in una gelida notte d’inverno scomparendo con la sua auto nelle buie acque di un fiume, il buco nella vita di Lancelot riprende forma. E la sua assenza diventa impressionante come la sua presenza, come se “la sua assenza avesse riempito l’aria dello spazio esatto e della forma esatta della sua presenza”. E il dolore di Lancelot, cavaliere di cartapesta, uomo delicato che ha fatto voto di passività, fedele al culto dell’inerzia“un modo piacevole di vivere un tantino in disparte”- è grande. Almeno tanto quanto la scoperta della parte più oscura di lei. Irina si rivela una donna ambivalente, frivola, eccessiva, alcolista da un lato e ambientalista dall’altro. Definito da Le monde un “romanzo d’amore vestito di giallo”, E il mio cuore trasparente, il terzo scritto da Véronique Ovaldé, è anche un burlesque, un’iniziazione, un manuale di seduzione e di ecologia domestica, in cui un uomo dolce e innamorato prepara le torte e corregge le bozze e una donna piena di fascino indossa vestiti conturbanti e prepara il napalm e le molotov in casa. E ci sono verità nascoste, uomini rigidi come militari, donne-peonie e bambine che si chiamano Tralala. Ma è anche l'eterna storia di quanto grande sia la parte oscura di ciascuno di noi e di quanto sia illusoria la convinzione di conoscere veramente la persona che si ama. Già perché dell’altro conosciamo solo la parte che ci lascia vedere. E alla Ovaldé, questa parte opaca, enigmatica piace tanto, lei che ama polizieschi alla Chandler, ma che mescola -attraverso una scrittura priva di discorsi diretti e di due punti- lato noir con immagini fiabesche: i mobili che si dissolvono e personaggi che ritornano, gatti che si trasformano in opossum e consolatorie pillole blu. E non c’è da stupirsi se E il mio cuore trasparente sia così delicato e struggente allo stesso tempo, che abbia venduto 50mila copie in Francia e si sia aggiudicato il Prix France Culture Télérama 2008, e che soprattutto, ci piaccia così tanto. Francesca Colletti
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PIERGIORGIO NICOLAZZINI agente letterario
La mission dell'Agente letterario Piergiorgio Nicolazzini è titolare dell’agenzia letteraria PNLA di Milano. Segue parecchi autori italiani tra i quali Giorgio Faletti, Laura Pariani e Caterina Bonvicini. Rappresenta anche alcuni autori stranieri in Italia.
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n cosa consiste la professione dell’agente letterario? É un rapporto fiduciario tra due persone che si scelgono per ottimizzare il lavoro reciproco. Un agente rappresenta anche agenzie e editori stranieri di cui vende i diritti in Italia. La parte più bella è il rapporto diretto con l’autore che per gli stranieri è mediato. Come ha iniziato? Lavoravo già nell’editoria, ero consulente editoriale, sceglievo i libri da pubblicare. Un giorno decisi di dare maggior qualità al mio lavoro: seguire un autore durante tutto il suo iter editoriale, dalla scoperta di un inedito alla sua pubblicazione, dalla stipula di un buon contratto alla vendita dei diritti esteri anche a cinema e TV, fino a seguire tutte le fasi di promozione. Di quest'ultima attività in realtà si occupano gli uffici stampa delle case editrici, l'agente svolge però un ruolo autorevole nel proporre contatti. É stato difficile? Sono partito da zero una decina di anni fa, l’editore da mio datore di lavoro è diventato il mio interlocutore. Tra i miei primi clienti ricordo con piacere l’eredità letteraria francese del grande Leo Mallet, veniva occasionalmente pubblicato in Italia, sono stato io a trovare un editore. Quali doti bisogna avere? Bisogna amare i libri, gli scrittori e la
letteratura. Non basta una visione manageriale, si ha a che fare con persone. É utile una buona base di conoscenze legali, anche se ci si avvale di consulenti specifici. Molto importante è un’approfondita formazione letteraria e un gusto eclettico. Gli autori e i clienti richiedono grande disponibilità, è un rapporto fiduciario molto forte in cui capita di ricevere più di quanto si dà. Un buon agente deve far sentire ogni autore unico. Come avviene il contatto con gli autori? Capita più frequentemente che siano loro stessi a proporsi perché capiscono che avere un agente che negozia contratti e ne procura all’estero fa la differenza. Anch’io cerco sempre nuovi autori, bisogna essere molto attenti a ciò che ci circonda. Quali sono gli aspetti migliori e quali i peggiori? La più grande soddisfazione è riuscire a cambiare il destino professionale delle persone, è una delusione quando non si riesce a farlo per persone di talento o quando si interrompe un rapporto per ingerenze altrui. E i sogni? L’Italia è un mercato marginale, l’agente punta sempre al cuore, il mercato della lingua inglese perché vuole dare il massimo ai suoi autori. Ambretta Sampietro
Giorgio Faletti è uno degli autori rappresentati da Piergiorgio Nicolazzini. Un sodalizio iniziato nel 2002, prima della pubblicazione di Io uccido, con una telefonata di Giorgio Faletti, diventato nel tempo un'amicizia. Non avevo ancora un editore per il mio libro, cercavo un agente, mi avevano parlato bene di lui e l’ho contattato. Ci siamo piaciuti e il rapporto continua tuttora Ha giocato un ruolo il fatto di essere entrambi piemontesi? No, l’ho scoperto dopo. Lo apprezzo perché possiede tutte le qualità che io non ho, se fosse il contrario lui farebbe l’autore e io l’agente. Fa cose che per me sono una noia totale grazie alla sua competenza e preparazione è per me è fonte di stupore e ammirazione. Consiglio a tutti gli scrittori di avere un buon agente. A.S. | Numero 6 - anno III
white side Jean Claude Izzo... Stefania Nardini Perdisa, p.160, € 12,00
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ean-Claude Izzo, l’autore della trilogia marsigliese che ha come protagonista Fabio Montale (Casino totale, Chourmo, Solea), e dei romanzi Marinai Perduti e Il sole dei morenti, è stato un uomo che ha vissuto intensamente ogni momento della propria vita. Nato a Marsiglia, figlio di padre italiano e di madre di origine spagnola, è cresciuto con la consapevolezza di essere uno straniero in un mondo che non gli apparteneva, con il quale misurava quotidianamente la propria distanza. Ne derivava un’inquietudine politica e sentimentale che si riflette nella sua scrittura. Poeta, giornalista, agitatore culturale e infine romanziere, la vita e l’opera di Izzo s’intrecciano indissolubilmente a formare un tracciato che è sì generazionale, ma si arricchisce ogni volta di istanze personali, tanto da farne un percorso così originale da dover essere raccontato.
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a giornalista e scrittrice Stefania Nardini segue ogni fase della vita di JeanClaude Izzo, testimonia la sua battaglia per un giornalismo capace di non nascondere i drammi della contemporaneità, racconta la genesi delle opere maggiori, rendiconta gli scatti della vita privata e, soprattutto, scrive pagine appassionate su Marsiglia, consapevole che solo una città meticcia poteva far nascere uno scrittore così complesso e pungente. Jean Claude Izzo. Storia di un marsigliese, libro che inaugura la collana Rumore in bianco, in uscita il 7 aprile, contiene frammenti e numerose poesie tradotte per la prima volta in italiano, tutte correlate dalle delicate illustrazioni di Ivana Stoyanova. In questo numero di MilanoNera Mag potete leggerne un paio in anteprima. FraColl
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Cittadino oberato di domande di problemi di inquietudini Grido di speranza cittadino Il tempo va il tempo viene come me di una società Sa dove la speranza dove sono annega piantate nel flusso o nel riflusso le radici del futuro dei giorni? Fratello nello E si appesantiscono le ore sfruttamento sul corpo e fratello nella liberazione i corpi Morto nelle nostre parole che sprofondano sotto i Invento la lingua del colpi accecanti dei signori nostro paese con le sue ciechi parole usate Grido che uso in un altro uso appena c’è tempo – ma Scrivere con te cosa si è sentito la nostra intimità il grido il peso del grido il ILLUSTRAZIONE di Ivana Stoyanova peso della carne la carne il corpo? Grido e il rumore delle rotative che ruttano sulla strada i loro grumi di sangue Eh sì! Rutta, urla scoreggia piscia caga e riduce la vita in brandelli nero su bianco il sangue seccato dei crimini di guerra delle rivoluzioni delle controrivoluzioni. Poesie tratte da Le réel au plus vif
appropriarmi del tuo cuore dalle vene rosse il tuo respiro i tuoi occhi che hanno conosciuto l’orrore le tue labbra dove si spegne il riso dei sogni il sorriso del tuo grido solitudine l ’eternità il vuoto No, non si potrà dire Che nella tomba il tuo corpo non avrà la forza di ogni mia parola…
••• Scrivere è il mio mestiere Solitario con te morte solitaria nell ’ ignoto delle parole Fratello in solitudine lavoratore forse che vive di sogni azzurri di sole nel secolo delle macchine
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CENTRO DI FORMAZIONE ARTIGIANALE. INTERSOS, HERAT
- corso di calligrafia artistica -
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Whaid ha 16 anni, è nato in Iran dove i suoi genitori si erano rifugiati quasi vent’anni fa. In Iran, lavorando sodo, la sua famiglia era riuscita a costruirsi delle condizioni di vita dignitose, avevano una casetta dove vivere, i figli andavano a scuola. Con il rimpatrio forzato, avvenuto sei mesi fa, hanno perso tutto. Ora sono ospiti di lontani cugini, che gli hanno messo a disposizione una stanzetta. Il padre, ormai sfiduciato, guadagna qualcosa con lavori saltuari, alla giornata. La madre è a casa con i quattro figli. Whaid è il figlio maggiore, ed è stato selezionato come partecipante ai corsi artigianali, non solo per le condizioni di povertà della famiglia, ma anche perchè ha dimostrato una forte attitudine artistica. Nell’ Islam non sono consentite le immagini a carattere religioso, sono però molto praticate le riproduzioni delle scritture sacre. Così, come nei paesi cristiani in molte case sono presenti rappresentazioni a soggetto religioso, nelle case di tanti musulmani sono presenti riproduzioni di versetti tratti dal corano, in caratteri arabi o persiani antichi. Spesso sono frasi beneauguranti, benedizioni. Questa pratica nel corso dei secoli è andata via via affinandosi, fino a raggiungere gli attuali livelli di vera e propria espressione artistica. Purtroppo i maestri depositari di tali conoscenze sono ormai vecchi e un’intera generazione di possibili allievi si è persa nei lunghi anni di guerra e conflitti che hanno investito il paese. Wahid si applica molto nello studio e insieme a lui i dodici allievi (sei maschi e sei femmine) del corso di scrittura artistica, tutti provenienti da famiglie molto povere. Vedono nei corsi artigianali organizzati da INTERSOS l’opportunità di ottenere, attraverso la conoscenza ed il lavoro, la propria dignità di persone. Ed una speranza per se stessi e per le proprie famiglie. (Mauro Celladin, INTERSOS Herat)
L'appuntamento
da venti a dieci
Libreria Ubik di Como e MilanoNera: aperitivi in giallo
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U
na settimana di incontri con alcuni dei più noti e interessanti scrittori italiani di romanzi polizieschi e
vane inglese cercherà di portare a termine la sua missione, senza rinunciare ai piaceri dell’amore e dell’amicizia... Dialogano con Beatrice Beraldo
MARTEDÌ 13 APRILE Ore 18.00 Andrea Carlo Cappi Le grandi spie. Storie vere di personaggi, intrighi e misteri dalla Belle Époque ai giorni nostri (Vallardi Editore) Le spie sono sempre esistite. Solo ai primi del 900, però, sono comparsi i servizi segreti e, con essi, il grande gioco degli intrighi internazionali. I personaggi di questo libro sembrano usciti da un romanzo, ma le loro vite, rimaste spesso nell'ombra, hanno segnato il corso della storia. Da Mata Hari a Ian Fleming, da Kim Philby a John le Carré, la verità sulle spie più famose. e Patrizia Debicke Van Der Noot L'uomo dagli occhi glauchi (Corbaccio) L’uomo dagli occhi glauchi è una splendida tela di Tiziano, dipinta intorno alla metà del 500. Ma chi sia veramente, nessuno lo sa. Questa figura misteriosa, sembra identificarsi nel giovane Lord Templeton, figlioccio del potente duca di Norfolk. Fra duelli e veleni, in una Venezia insidiosa e in una Roma corrotta e devastata dalla piena del Tevere, il gio-
MERCOLEDI’ 14 APRILE ORE 18,00 HANS TUZZI L’ora incerta tra il cane e il lupo (Bollati Boringhieri) dialoga con Chiara Piscitelli Il corpo di una giovane donna gettato in un fosso. In tasca la tessera di giornalista e un’agendina con tre nomi. E’ la nuova, avvincente indagine del commissario Melis. Dall’autore di La morte segue i Magi, un nuovo giallo ambientato nella Milano degli anni Ottanta.
noir.
GIOVEDI’ 15 APRILE ore 18,00 ANDREA FERRARI Milano Muta (Eclissi) Brandelli, nella sua terza avventura, si trova alle prese con un singolare caso di tradimento. Un po’ per curiosità, un po’ per senso del dovere, si impegna in un surreale viaggio nel passato e nel presente e, insieme agli spettri del suo cliente, si trova costretto ad affrontare i propri che ritornano prepotentemente per chiudere conti aperti da troppo tempo.
Tre domande a...
e FRANCESCO GALLONE La metropoli stanca (Eclissi) Un collasso sociale noir avviato dallo sciopero delle Forze dell'Ordine, orchestrato dagli Dei dell'Olimpo, lascia la città senza custodi. La Metropoli Stanca si (ri)popola delle sue tribù, autonomi intenti ad occupare “lo Squat più grande d'Europa”, skinheads col mito di Ken il Guerriero assurti a ruolo di vigilantes, gangsters hip hop che giocano alla mala, boss cinesi, mille piccole storie di persone comuni... Torna Cristiano Camporosso, ispettore raccomandato ieri, degradato oggi, attorniato dalla sua brigata di sconfitti. Dialogano con Andrea Compare VENERDI’ 16 APRILE ore 18 GIUSEPPE GUIN L'amore imperdonabile. Un mistero sul lago (Book Editore) Alla fine degli anni '50, dopo uno stupro in una locanda sul lago, i protagonisti si ritrovano intrecciati tra loro in un legame indissolubile e imperdonabile. Una vicenda che appassiona in un mistero che tormenta la coscienza... e con un inatteso finale a sorpresa. e PAOLO ROVERSI L’uomo della pianura (Mursia) Milano, anni 70. A San Vittore, un ragazzo poco più che ventenne muove i primi passi nel mondo del crimine. La dura realtà del carcere e le sue leggi spietate lo plasmano, trasformandolo in colui che tutti impareranno a chiamare Hurricane. Una nuova complessa indagine impegna Enrico Radeschi, giornalista di nera e hacker, che, in sella al suo inseparabile Giallone, dovrà vedersela con omicidi e sparatorie tra la Bassa Padana e la Milano nera di ieri e di oggi. Dialogano con Davide Fent
adamo dagradi Racconta il tuo ultimo lavoro in 20 parole Un noir dalla struttura corale che vede una squadra di poliziotti capitanati da un improbabile commissario scontrarsi contro insospettabili corrotti. Illustra il tuo personaggio principale in 15 parole Sono due: Jelena, una poliziotta bella corrotta e tormentata e un commissario timido e ipocondriaco. Un’anteprima del tuo prossimo lavoro in 10 parole Seguito del precedente: alla ricerca della sorella scomparsa di Jelena.v
a cura di Francesca Colletti