Dal 2006 al 2011 ne abbiamo fatta di strada. Da un blog per gli amanti del genere, al Mag, fino alla casa editrice digitale. PerchĂŠ in web we trust!
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L'INTERVISTA
MILANOINBIONDA 2011
DANIELLE TRUSSONI Adele Marini
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LA RECENSIONE
IL GIOCO DEGLI SPECCHI Corrado Ori Tanzi
di Paolo Roversi
Il noir e le manifestazioni che lo fanno crescere!
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i sono eventi che, col passare degli anni, diventano sempre piùù importanti perché assumono, per chi li ha creati e per chi vi prende parte, un valore particolare. Crescono, si sviluppa-
no, attirano l’attenzione e l’interesse di appassionati, curiosi e, soprattutto, dei lettori. In questi anni, in cui il noir è nella stagione di massimo splendore, ho avuto la fortuna, e forse l’intuizione, di creare, grazie all’aiuto e al sostegno di molte persone che ci hanno creduto insieme a me, due appuntamenti che resistono agli anni e anzi, ogni volta, si riqualificano e ripartono con energia sempre nuova e rigenerata.
Il primo è il Milano in Bionda giallo e noir festival che sabato 18 giugno nella cornice della bella terrazza eventi della Libreria San Gottardo in corso San Gottardo 35 a Milano, compirà quattro anni di vita. Un’edizione questa, voluta soprattutto dai lettori e dall’entusiasmo di poter incontrare in una serata tanti scrittori tutti insieme. Quest’anno saran-
no una trentina: un record ma anche un risultato che ci riempie d’orgoglio perché, anno dopo anno, sono sempre di più gli autori che si avvicinano alla manifestazione chiedendo di partecipare. Di questa iniziativa, che vede la partecipazione di uno sponsor d’eccezione, il Birrificio Italiano con la sua birra artigianale offerta a tutti i presenti, trovate tutti i dettagli in un articolo a pagina 4.
La seconda manifestazione che con passione portiamo avanti è il Premio NebbiaGialla di letteratura noir e poliziesca che quest’anno è giunto alla sua seconda edizione. Una scommessa, nata come costola dell’omonimo festival del giallo, che ha già assunto una valenza e un’attenzione nazionale. La formula, ormai rodata, è una garanzia: attraverso una rigorosa fase di selezione, fra la quarantina di opere in gara, la giuria di qualitàà, formata quest’anno, oltre che dal sottoscritto in veste di presidente e Bruno dagli scrittori Morchio, Patrizia Debicke, Adele Marini, Carlo Martigli e Eugenio Tornaghi (vincitore della prima edizione del premio), ha selezionato i tre finalisti, anzi i quattro visto che un’opera è scritta a quattro mani. Claudio Paglieri, Maurizio De Giovanni e la coppia Maurizio Lanteri e Lilli Luini. La proclamazione del vincitore avverrà in un evento pubblico nel weekend del 17-18 settembre 2011 durante la Sagra del Crocefisso di Suzzara e il vincitore riceverà in premio un’opera d’arte della pittrice mantovana Caterina Borghi. Se potete, venite a trovarci. Tutte le informazioni sul sito MilanoNera e su quello del festival: www.nebbiagialla.it
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in REDAZIONE MILANONERA MAG
Periodico mensile, n. 2 anno III Redazione: Tel. +39 0200616886 www.milanonera.com EDITORE MilanoNera milanonera@gmail.com DIRETTORE RESPONSABILE: Paolo Roversi paolo.roversi@gmail.com CAPOREDATTORE: Francesca Colletti francescacolletti@gmail.com Hanno collaborato a questo numero: Fabrizio Fulio Bragoni, Stefano Di Marino, Patrizia Debicke, Adele Marini, Cristina Marra, Corrado Ori Tanzi, Giancarlo Briguglia. IMPAGINAZIONE E PROGETTO GRAFICO Maryam Funicelli maryam.f@libero.it SERVICE E PUBBLICITÀ TESPI s.r.l., C.so V. Emanuele II 154 - 00186 Roma Tel. 06/5551390 - mail: info@tespi.it STAMPA STIEM, Via delle Industrie, 5 Fisciano (Sa)
Registrazione presso il Tribunale di Milano n° 253 del 17/4/08
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tti esca Colle c n ra F i d a cura
Dal 2006 al 2011 ne abbiamo fatta di strada. Da un blog per gli amanti del genere, al Mag, fino alla casa editrice digitale. Perché in web we trust!
“E
ra una notte buia e tempestosa” quando nel 2006 un giovane decise di aprire un blog per gli amanti, come lui, della letteratura gialla. Presto, attorno a quel blog, iniziarono a gravitare tanti nomi importanti dello scenario culturale: scrittori, giornalisti, appassionati, critici e lettori. I nuovi contenuti e le partecipazioni furono tali che il si decise di trasformare il piccolo blog in una testata registrata: MilanoNera. Il 2008 fu l’anno del passaggio dal web alla carta: MilanoNera
È
MIB : QUATTR O AN NI DI BIONDA E DI GIALLI!
buffo come alcuni compleanni, eventi, appuntamenti fissi, non ti fanno pesare il fatto che sia passato un altro anno della tua vita, ma, anzi, ti lascino solo piacevoli ricordi e la voglia di riviverli. È quello che accade ogni anno, quando verso la metàà di maggio, ricordo che sta per arrivare l’appuntamento estivo di MilanoNera, quello che rivivo (saràà per la birra?) con più piacere, il MilanoInBionda.
C’ero anche io quel 21 giugno 2008, il giorno della prima edizio-
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diventava una rivista bimestrale, poi mensile, distribuita gratuitamente in tutte le librerie d’Italia. Fu presentata al Salone di Torino, e al Salone di quest’anno, è stata presentata la nuova avventura di MilanoNera. Avventura che si chiama editoria digitale. Da un mese, infatti, sono in vendita sulle principali librerie online gli ebook di MilanoNera. Insomma, da blog, passando per sito e per mensile, fino a casa editrice digitale MilanoNera Ebook, un editore che pubblica prevalentemente giallo e noir ma non solo: una collana dedicata alle donne, una serie pink che col noir ci va a nozze. Pink, libri digitali
scritti da donne e dedicati alle donne. Come Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione. Una leggenda o una realtà? Il saggio descritto da Patrizia Debicke che racconta quanto il negligé della bella contessa contò per l’Unità d’Italia. E poi ancora saggi su i grandi nomi del giallo, come Il noir di Jean Claude Izzo. In cui l’autore, Gianluca Briguglia, esplora il mondo a tinte fosche dell’autore francese cogliendone gli spiragli di luce e soffermandosi sulla forza poetica, narrativa e metaforica delle parole, sempre aderenti alla realtà. E poi ancora i racconti, Il come Labirinto di Lucrezia, del g r a n d e Stefano di Marino; infi-
ne, la collana Strumenti, manuali e consigli di scrittura per iniziare a scrivere in giallo. Non perdete l’occasione di leggere Scrivi noir di Adele Marini. Un utile strumento agli aspiranti cronisti di cronaca nera e giudiziaria, agli scrittori di thriller e noir e a chiunque non sia del mestiere e voglia capire cosa ci sia dietro la cattura o la mancata cattura di un criminale e quali e quante figure professionali entrino in gioco per assicurare un omicida alla giustizia. E nei prossimi mesi nuovi autori e nuove uscite, tutte rigorosamente digitali e a prezzi contenuti. Tutte con le copertine firmate dalla bravissima Silvia Marinelli. Insomma, “ricominciamo da tre”, in nome del giallo. Buona lettura!
ne del festival che inaugura l’estate in giallo meneghina. Ero in cittàà da neppure sei mesi e “bazzicavo” nell’ambiente: scrivevo da poco per Milanonera, quando Paolo Roversi, m’invitòò a fare un giro alla Libreria San Gottardo, chéé avrei passato sicuramente una bella serata. Il mio primo ricordo fu il caldo, asfissiante, poi le persone tante (forse troppe), ma gli ingredienti principali c’erano tutti: una terrazza affacciata sul Naviglio, una birra (fresca, meno male!) e una ventina di scrittori che cinque minuti dovevano
raccontare il proprio romanzo. Un mix perfetto, nuovo, stimolante. E non èè un caso se da quattro anni a questa parte MilanoInBionda si replica sempre con successo. Bèè, quest’anno l’appuntamento èè fissato per sabato 18 giugno alle 21, ovviamente sempre presso la piacevole cornice della Terrazza eventi della Libreria del Corso (Corso S. Gottardo, 35) a Milano (sperando che non piova). Gli ospiti di quest’edizione? Ventotto. Federico Baccomo, Alessandro Bastasi, Giancarlo Briguglia, Fabrizio Canciani,
Andrea Carlo Cappi, Fabrizio Carcano, Edoardo Chiozzi, Gianluca Chierici, Patrizia Debicke, Matteo Di Giulio, Stefano Di Marino, Andrea Ferrari, Gianluca Ferraris, Giuseppe Foderaro, Franco Forte, Francesco Gallone, Claudio Gianini, Adele Marini, Mario Mazzanti, Michele Monina, Sergio Paoli, Gianni Paris, Renato Riva, Luca Rinarelli, Paolo Roversi, Simone Sarasso, Francesca Scotti, Gianluca Veltri.
Un’edizione ricchissima questa, che saràà anche impreziosita dalle letture di Sergio Scorzillo e in cui si potràà gustare la birra artiginale del . Che aggiungere? Cheers!
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DAN IELLE TRUSSONI: LA N UO VA STELLA DEL F AN TASY N OIR
Anzitutto l’ambientazione. Il convento di St. Rose è descritto dal di dentro e l’impressione è che lei ci abbia realmente vissuto. Come ci è riuscita? Nel libro il convento è collocato a Milton, nello stato di New York e lì c’è realmente un monastero in riva all’Hudson. Io però mi sono documentata in un convento nel midwest, dove una mia prozia è monaca. E’ lì che ho studiato il modo di vivere delle religiose, vivendo con loro per un lungo periodo. Lì esiste realmente la cappella dell’Adorazione che ho descritto, dove le monache pregano ininterrottamente da 130 anni. I fantasy oggi vanno forte: maghetti, daimon, vampiri … per non parlare delle creature mostruose del Signore degli Anelli. Quanto l’ha motivata il desiderio di avere successo inserendosi nel filone? Sono consapevole del fatto che sul mercato librario oggi c’è una vera fame di fantasy. Devo dire però che quando ho deciso di scrivere Angelology l’elemento soprannaturale non era così presente. Nelle mie corde c’è soprattutto la narrativa storica. Sono state le ricerche che ho iniziato a fare in Bulgaria, alla Gola del Diavolo, a decidere cosa avrei scritto. Il soprannaturale è entrato di prepotenza nella storia ed è cresciuto via via. A proposito delle ricerche in Bulgaria: ci sono molti elementi della realtà nel suo libro? Ho vissuto in Bulgaria per quattro anni con mio marito e ho esplorato a fondo il Paese che è bellissimo. I luoghi, quindi, derivano dalla mia esperienza personale. Così come ogni altra località che descrivo. I documenti biblici che cito sono opere su cui ho fatto ricerche. Il suo stile è molto cinematografico: i personaggi e i luoghi si vedono. Si aspettava che il libro finisse a Hollywood? No, non me lo aspettavo anche perché io stessa avevo inviato la prima stesura del romanzo a un agente di Hollywood che l’aveva rifiutata. Dunque, la notizia della cessione dei diritti mi ha molto sorpreso, tanto più che ignoravo che il mio agente avesse sottoposto il manoscritto a una produzione. A proposito dello stile, sono convinta che la scrittura debba farti vedere le cose e provare realmente le emozioni che agitano i personaggi. I grandi romanzi inglesi dell’800 ci riuscivano benissimo ed è a questa tradizione che io mi rifaccio. Lei è credente? Crede agli angeli custodi?
Non appartengo a nessuna confessione religiosa anche se sono molto spirituale e affascinata dallo studio delle religioni. Com’è nata l’idea che sta alla base di Angelology? Nel convento, mentre stavo facendo le ricerche per un romanzo che aveva come protagonista una suora, però non sapevo ancora che direzione avrei preso. In questo convento avevo un appartamento a disposizione e potevo muovermi liberamente. Una notte, alle due, andai alla cappella dell’Adorazione. Guardandomi attorno mi sono accorta che c’erano tantissime raffigurazioni di angeli. Ho capito che erano elementi importanti, allora ho deciso di approfondire. Sono entrata nella biblioteca del monastero, che è esattamente uguale a come l’ho descritta, e lì ho trovato un sacco di libri dedicati all’angelologia. Ne ho portato in stanza un po’ di copie e alla cinque del mattino avevo già trovato il versetto della Genesi che parla dei Nefilim, la stirpe nata dall’accoppiamento degli angeli caduti con gli umani. Una vera folgorazione. Quanto tempo ha impiegato per la documentazione e la stesura di un’opera così ambiziosa? In totale ho lavorato quattro anni. Non ha mai avuto, scrivendo, il timore di sconfinare nell’incredibile? Di non essere convincente? Sì, l’ho avuto. Però sono sempre stata certa che un serio lavoro di ricerca sia il miglior antidoto all’inconsistenza. Con tanti dettagli presi a prestito dal mondo reale, descrizioni accurate, fonti storiche, il lettore a un certo punto finisce per entrare davvero nella storia, che è nerissima. Si stanno profilando un best seller e un colossal cinematografico. Intende proseguire dando un seguito alla storia? Sì. Ho quasi finito di scrivere il seguito che consegnerò al mio editore fra tre mesi. Evangeline e Verlaine saranno insieme a Parigi. Poi ne seguirà un terzo. Angelology è il primo di una trilogia. A cosa attribuisce il successo del romanzo? Qual è l’ingrediente che ha fatto la differenza? Credo che a determinare la fortuna di un libro siano tanti fattori fra cui la tendenza del momento e la fortuna. A me è stato detto che Angelology arrivato dopo tanti vampiri portava finalmente un elemento di novità. Probabilmente, senza saperlo, ho introdotto un elemento di novità. Adele Marini
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Il gioco degli specchi Andrea Camilleri Sellerio, p. 272, € 14,00
Salvo Montalbano ha una nuova vicina, Liliana, che fa tanto, tanto sangue. Suo marito, dice lei, è un rappresentante di computer, spesso lontano da Marinella. A Vigata intanto scoppiano un paio di bombarelle di cui è difficile captare il senso, visto che danneggiano immobili vuoti e abbandonati. Non manca un bel foro di proiettile sulla fiancata della Punto del commissario. Il quale, tanto per entrare più facilmente nel cono d’ombra tra realtà e illusione, è preda di un sogno che non vuole lasciarlo in pace. Lui e Fazio non fanno fatica a capire che qualcuno li ha messi al centro di un piano caratterizzato da un continuo gioco di specchi, che alterano le prospettive e rimandano a immagini via via più deformate. Come nel film La Signora di Shangai di Orson Welles, che a Montalbano viene in mente proprio quando sente che è il caso di fermare il disorientamento di cui incomincia a essere vittima e attuare una controffensiva. Anche perché il labirinto in cui lo hanno portato s’arricchisce di una torbida storia di sensi accesi e soprattutto consegna prima un cadavere bruciato e poi uno sgozzato e violentato. Il gioco degli specchi non è semplicemente un romanzo con protagonista Salvo Montalbano. È un testo che si situa sul crinale tra la produzione letteraria più celebre di Andrea Camilleri, cha ha al centro appunto il commissario più famoso d’Italia, e quella più fantastica. Con la destra lo scrittore siciliano afferra la mano di Pirandello e con la sinistra quella di Shakespeare. E si fa portare dove 1 + 1 fa qualche cosa di incerto e comunque non controllabile e dove il signor Rossi un secondo prima si chiamava Bianchi e due secondi dopo Verdi. Teatro, psicologia, incertezza dei confini reali, instabilità della superficie visibile, deformazione della memoria quotidiana, inganno della logica. Salvate il soldato Montalbano e gli aiutanti Fazio e Augello. E comunque che il fato non faccia troppo lo spiritoso perché una squadra che può contare di pirsona pirsonalmenti su Catarella (per i quali i nomi e i cognomi saranno anche uno,nessuno e centomila) è già a metà dell’opera. Cinque stelle a Camilleri sono un po’ pochine. Si merita il firmamento. Ogni costellazione compresa. Corrado Ori Tanzi
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Morte in aprile Josè Luis Correa Del Vecchio, p. 192, € 12,00 Tradotto da Alberto Malcangi Secondo appuntamento con il detective R i c a r d o Blanco che avevamo già incontrato a Las Palmas, capitale di Gran Canaria in Quindici giorni a novembre. Dopo averlo lasciato in autunno a leccarsi le ferite all’amor proprio, ritroviamo il nostro eroe in primavera con un’importante novità erotica sentimentale, apparsa nella sua vita, l’affascinante Malena. Ancora una volta suoi partner di avventure saranno il simpatico ma letargico amico, commissario Alvarez, l’inossidabile nonno, Colacho Arteaga, questa volta un po’ immalinconito dagli acciacchi e il medico ubriacone Pancho Viera sempre pronto a curargli le ferite. Ma qualcosa di imprevisto e sgradevole si mette di mezzo tra lui e Malena, il suo ‘paradiso’ femminile. Un triplice omicidio. Tre uomini vengono strangolati uno dopo l’altro, con addosso biancheria intima femminile. Una giovane donna, che si presenta nell’ufficio di Blanco per chiedere aiuto, offre qualche indicazione. Il nostro paladino sfodera metaforicamente la spada e comincia a indagare. Il suo compito appare subito arduo perché nulla sembra collegare le vittime, ma l’intuito lo mette sulla buona strada e gli fa scoprire il comune filo conduttore: Linea Confidential, la pagina di annunci hot della Provincia, il quotidiano locale. L’aroma al sandalo di un profumo è un indizio preciso. Alvarez mette in atto controlli incrociati di tabulati telefonici. Si comincia a fare ipotesi. Blanco, che ha raddrizzato la mira ed è a un passo dalla soluzione, prova ad attirare l’assassino in una trappola. Ma invano. La follia e la vendetta per la lontana perversione di un pazzo hanno creato il mostro e solo il coraggio e la fortuna, che non abbandona mai i cani di strada come lui, potranno salvare il nostro eroe. Libro piacevole e intrigante, ma con un neo. Troppo piccoli i caratteri di stampa che rendono difficile la lettura. Patrizia Debicke
Il bacio della vedova André Héléna Aìsara, p. 176 € 16,00 Traduttore: Barbara Anzivino
Parigi, fine anni 40. Maxence è un piccolo malvivente “segnato per sempre” da “un destino crudele”. Eppure per un momento ha creduto di poter cambiare. Ha sognato un’esistenza diversa al fianco dell’amata Anna-Martina, giovane figlia di un droghiere italiano. Ma il destino non dà scelta: Maxence è nuovamente solo, e l’incontro con l’ombra di un vecchio amico che si aggira nella notte di Pigalle viene a porre fine una volta per tutte alle sue vane speranze. Eppure, a sottrarlo al “bacio della vedova”, l’incontro con la ghigliottina, basterebbe così poco... Ben tradotto dalla bravissima B a r b a r a Il Anzivino, bacio della di vedova, André Héléna, segnato da uno stile indimenticabile, da personaggi perfettamente delineati, atmosfere e ambientazioni meravigliose, ritmo, cadenza, e incedere lento ma inesorabile, l’archetipo del miglior noir esistenzialista alla francese. L’ombra della ghigliottina si profila fin dalla prima pagina, indiscutibile presagio della tragedia imminente; il narratore onnisciente segue i diversi personaggi raccontando al passato e in terza persona, rinunciando alla focalizzazione e ad ogni effetto di suspense. E l’epilogo prende il posto dell’incipit, come a voler incrinare il rapporto naturale tra causa ed effetto, inferendo (stilisticamente) che l’esito dell’azione non sia affatto legato alla volontà del soggetto, e ripristinando una sorta di antico fatalismo, o forse solo per rappresentare simbolicamente un mondo in cui “la vita” non si può “mai ricominciare” perché “non è una partita di baccarà” e “se uno volta la carta sbagliata, lo fa davvero, e per sempre” e “i giochi sono fatti”. E al lettore, privato del gusto dell’attesa e della scoperta del “cosa” succederà (questione che “intrattiene”, “diverte” ovvero pascalianamente “dis-verte”), non resta che interrogarsi sui ben più impegnativi “come” e “perché”. Assolutamente imperdibile. Fabrizio Fulio Bragoni
Il paziente zero Andrea Novelli, Gianpaolo Zarini Marsilio, p. 448, €18,50
La storia parte bene, veloce e intrigante ma, per strada, cede un po’ il passo, mischiando farraginosamente fantascienza, mirabili avventure e inseguimenti alla Indiana Jones (il che poi non sarebbe una cattiva soluzione) con i pescecani a fare da baubau. Peccato, perché il protagonista è molto simpatico, la caratterizzazione è indovinata e mi piaceva che riuscisse a fare marameo al tumore maligno che gli mangiava i polmoni. Insomma riassumo meglio: il signor Cristophe Douvier, che di mestiere fa il corriere di diamanti in Sud Africa per una multinazionale olandese, convinto di dover morire a breve e nell’intento di rendere roseo il futuro dell’amata sorella, ha deciso di far sparire l’ultimo carico di pietre non tagliate. Il destino, impersonato dai denti affilati di un pescecane, ci mette la coda, tuttavia Douvier, che si risveglia in un letto di ospedale di Pretoria non solo scopre di averla scampata ma anche di essere sulla via della guarigione. Evviva direte! Nossignore. Trasformato di forza nel paziente zero, destinato a regalare all’umanità una cura miracolosa per il cancro, i suoi infiniti guai stanno solo per cominciare e s a r a n n o impersonati da un mercante di diamanti ebbro di potere e dai suoi terribili accoliti e da due biechi e assatanati membri dell’OMS al servizio dei mostri farmaceutici che guardano con orrore alla possibile sconfitta della malattia, incubo e top killer mondiale. Lasciando dietro di sé una spaventosa scia di disastri apocalittici e di morti ammazzati, i nemici del povero Cristophe Douvier si serviranno di ogni mezzo immaginabile per catturarlo ed eliminarlo. Cosa dovrà mai fare il nostro eroe per venirne fuori? Patrizia Debicke
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Carta bianca Jeffrey Deaver Rizzoli p. 664, € 21,50 Traduzione di Valentina Ricci
Missione fallita. D’accordo, Jeffrey Deaver è un maestro riconosciuto del thriller e, probabilmente, è anche un appassionato della saga dell’agente 007. Ma l’operazione di rifare Fleming riportando sulla pagina scritta il suo personaggio è quasi una missione impossibile. Tra gli apocrifi si salvano solo John Markham (che poi era Kinsley Amis) e Raymond Benson. Carta Bianca allunga il brodo, come si dice, a 600 pagine quando Fleming riusciva in poco più di 250 cinquanta a costruire meccanismi che a cinquanta anni di distanza ancora funzionano. Se la scelta di portare oggi Bond a trent’anni, annullandone e riscrivendone la storia può essere un legittimo artifizio autoriale, la storia si perde in mille rivoli che rallentano il ritmo invece di pompare adrenalina. Basti considerare il teaser iniziale che si risolve in una sequenza lunga e, tutto sommato priva di climax. Le parti migliori sono proprio quelle dedicate a Bond nella quotidianità nella fase londinese della vicenda. Ma, a partire dagli avversari, la caratterizzazione dei personaggi non ha mordente e a volte sfiora il ridicolo(Severan con la sua mania di fotografare cadaveri a Dubai approda al grottesco come neanche Austin Powers avrebbe osato). Manca la formula Bond che al cinema come nei romanzi era basata su riuscite alchimie di azione ed emozione. Una storia più contenuta scritta con maggior cura per il linguaggio e meno acronimi (errori che Fleming non commetteva) certo avrebbe giovato. Qualche imprecisione nella traduzione (Bill Tanner Chief of Staff è ‘capo di stato maggiore’ e non ‘capo del personale’, figura che evoca il calcolo di paghe e permessi) forse consiglierebbero traduttori esperti in materia, ma il problema non è questo. Conoscere numero e matricola, evidentemente, non basta… Stefano Di Marino
Numero 3 anno III
TESS GER RITSEN : JANE E MAURA, LE MIE REGINE DEL MEDIC AL THRILLER
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anta neve, troppa. Il suburban quasi rovesciato sulla fiancata e il weekend in un lodge per sciatori a Jackson Hole si trasforma in un incubo per l’anatomopatologa Maura Isles e i suoi amici che trovano riparo in un villaggio abbandonato. Case abbandonate, intere famiglie sparite nel nulla, “in quel posto c’era qualcosa che non andava, vecchi echi di un male che sembrava sussurrare nel vento” e Maura se lo sente. Chi abitava quelle case? Che fine hanno fatto gli abitanti? Perchè tanti animali domestici morti? L’incubo comincia e Maura va in cerca di aiuto e scopre una realtà fatta di segreti, sette religiose e traffici illegali. A Boston l’amica Jane Rizzoli, detective della polizia, non si capacita per la scomparsa di Maura e inizia le ricerche. Questo il plot avvincente di I l s i l e n z i o d e l ghiaccio (Longanesi, p. 350, 18,00 €) l’ultimo romanzo di Tess Gerritsen. Medico chirurgo, Tess Gerritsen, da tempo si dedica esclusivamente alla carriera di scrittrice. Definita la regina del Medical Thriller, Gerritsen ha raggiunto il successo con i romanzi dedicati alla detective Jane Rizzoli e all’anatomopatologa Maura Isles, che hanno ispirato una serie TV presto in arrivo in Italia.
personaggio secondario ma dalla personalità molto forte, poi è comparsa anche Maura Isles e mi sono ritrovata con queste due donne tanto forti e determinate che sono diventate le mie protagoniste.
Una detective, l’altra anatomopatologa. Quanto sono diverse Jane e Maura? Sono diversissime. Jane è aggressiva, impulsiva e molto coraggiosa. È una donna audace a volte particolarmente attraente. Maura ha una mente scientifica e si comporta di
L'INTERVISTA
conseguenza. È molto logica e riservata. Qualcuno le ha paragonate al capitano Kirk e a Spock di Star Trek e mi ha fatto molto piacere, sono una fan di quella serie Tv.
Quanto conta la location in un thriller? È fondamentale. Fa parte del carattere di un libro. Ho scelto Boston perchè è la città più grande e più vicina a dove abito. Mi è sembrato un posto in cui è possibile trovare un serial killer. Boston ha molta storie e i suoi quartieri sono ideali per ambientare un thriller. Cristina Marra
Tess, quando hai deciso di dedicarti al medical thriller? Ho scritto il mio primo medical thriller dopo essere rimasta colpita dal traffico di bambini venduti per l’espianto degli organi. Mi ha sorpreso il successo del romanzo, diventato un best seller in America e così ho scelto di mantenere questo tipo di tematiche. Perchè la scelta di due donne come protagoniste? In verità non è stata una scelta. Tutto è cominciato con Jane Rizzoli, nel primo romanzo era un
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