MI LOW COST
pag.9
Muzik & Zodiac
la Moratti in Cattolica: «un clandestino di norma delinque» - anche il pidiellino... La Grande Recessione è a doppia W non a V - il dogmatismo monetarista ha precipitato l’europa in una “crisi sistemica” One trillion euros to rescue the Holy Euro Empire, shaken at its foundations Il Sacro Euro Impero difeso dal trilione - ma x precari e disoccupati nn ci sono i soldi.. e i mercati salvati chiederanno tagli alla spesa! Nella crisi manca un contropotere europeo: a quando tutte/i a bruxelles xla grecia, xnoi? 2010: torna l’austerity? la crisi facciamola pagare a chi può pagare! Conservatori al potere a Londra l’attacco alla climatologia è caccia alle streghe maccartista, dice appello su Science rifiutato da NYT e WSJ alberiamo milano - incredibile quante scuse si leggano sui giornali per evitare di dare clorofilla ai milanesi intossicati MilanoX con la trans che si è difesa con pepper spray da intolleranza in discoteca corvetto Chi Ama Tex, Non Vota Lex Milano, primo giorno al Pirellone per Bossi Junior e l’igienista di Berlusconi Senior
Ecotopia Consumo Solidale
pag.4
Smogville Grazie Scala
pag.3
DistroX di MilanoX
Cielle Calcio Balilla di precaria.org
29 settembre 2009 Il senato accademico della Statale sospende due studenti, rispettivamente per uno e tre mesi, in seguito all’istruzione di un processo di dubbia istituzionalità (ed utilità), tutto interno all’ateneo. I fatti contestati si riferiscono alla seconda edizione della TheCleva Cup, datata 11 giugno, dello stesso anno. 10 maggio 2010 La redazione milanese del quotidiano La Repubblica suggerisce, per motivi di parcondicio, la possibile sospensione ai danni di un gruppo di studenti legati a CL, rei di aver organizzato uno spot elettorale calcistico tra i corridoi dell’ateneo. Lo spot incriminato, pubblicato su facebook e presto commentato da diverse cariche accademiche, è il cuore della campagna elettorale di Comunione e Liberazione, in occasione delle elezioni per il CNSU - il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari - del 12 e 13 maggio. Macché dissidenti! Gridiamo anche noi allo scandalo! Gruppi di studenti, privi di autorizzazione, financo di un semplice preavviso, palleggiano incuranti per i chiostri. Tra dribbling elettorali e tornei di protesta la febbre calcistica ha ormai contaminato il centralissimo ateneo di Festa del Perdono. Tutta la città ne parla. Il senato accademico inserisce le possibili punizioni all’ordine del giorno della seduta successiva e, dopo il velo per le donne, nei corridoi già si vocifera di possibili divieti alle sciarpe da stadio. Chiacchiere. Chiacchiere allestite ad arte da quella stessa stampa che non ha le palle di prendere parola sulla vergogna autentica di CL: piangere miseria per 15euro di fotocopie non pagate, quando un’inchiesta degli studenti del master in giornalismo ha dimostrato un furto di 25mila euro in tre anni accademici, un furto a firma CL. Chiacchiere per non affrontare i problemi di un’università al collasso non solo economico, di cui non si identificano mai dei responsabili tra la dirigenza dell’ateneo (coincide con quella della CRUI - la conferenza dei rettori?) che ci pare di ricordare non cambi da otto lunghi anni. Chiacchiere per non spiegare l’inutilità di un’elezione di cui nessuno studente conosce il significato né la valenza. Chiacchiere per nascondere l’attitudine forcaiola della maggioranza di Sinistra Universitaria che apre bocca solo per invitare a punizioni esemplari nei confronti prima degli anarchici, poi dei suoi propri rappresentanti infedeli alla linea, oggi di CL. Che miseria. Chiacchiere ad alto volume per fare più rumore, e, nella confusione generata, nascondere con forza la testa sotto la sabbia del decoro universitario. Una nuova entusiasmante occasione giornalistica, per parlare del nulla coi toni del niente. Chi prende a calci l’ateneo?
Dalla Grecia con Furore a cura di Teo Todeschini La ringhiera piena di striscioni, scritte su ogni muro, ecco ci siamo: questo è il Politecnico, tanto descritto nei racconti dei compagni, negli articoli dei giornali. Intorno Exarkia quartiere eretico storico di Atene, dove tutte le reti dissidenti si congregano. Sono davvero decine e decine i gruppi di anarchici e autonomi presenti in questa grande città, e i piu forti e strutturati fanno base nel quartiere. Sul muro del Poli si possono leggere anche scritte in italiano come ‘’i nostri sogni i vostri incubi’’, ‘’la bellezza è nelle strade’’ e via così... Sono da poche ore ad Atene e cammino per le strade, mi rendo conto che è una città che porta i segni della rivolta, una rivolta che potrebbe ricominciare ad ogni momento. Non esiste una banca che non sia sfregiata, negozi di lusso e vetrine di multinazionali portano tutti le cicatrici delle proteste di questi giorni. Un anno e mezzo fa, a seguito dell’omicidio di Alexis, un ragazzo di 15 anni ammazzato da un poliziotto per strada, scoppiò una rivolta popolare che durò diverse settimane e investì tutta la Grecia. Da allora, spiegano i ragazzi di Exarkia, la situazione è peggiorata da tanti punti di vista: la disoccupazione aumenta, lo stato non dà welfare e la polizia reprime ogni forma di dissenso. La Grecia nasconde una situazione preinsurrezionale, respirabile ad ogni angolo delle strade. La prossima settimana i sindacati, i partiti di estrema sinistra e il movimento extraparlamentare si ritroveranno nelle piazze per riprendere lo sciopero generale. -------------------------Zainetto sulle spalle Kway legato alla vita, Ale va verso il corteo gigante. E’ volato qui in low-cost come tanti da altre parti d’Europa. Durante tutta la notte Ale ha fatto scontri con la polizia a Exarkia al termine di una manifestazione. La piazza è già stracolma di gente, sono migliaia le persone che raggiungono il concentramento per protestare conto il governo, contro i tagli e per una vita migliore. Lungo il percorso il il coro ‘’ladri ladri’’ diretto contro il Parlamento è sempre più forte, assordante. Sono dozzine gli spezzoni di precari, studenti, migranti, mamme con bambini. Il corteo si dirige verso il centro, ecco che dai vari spezzoni sono centinaia i ragazzi che si staccano e con martelli iniziano a spaccare tutto il marmo che trovano per strada. Il marmo viene raccolto dal corteo. Centinaia di persone, per lo più giovanissimi, hanno le tasche piene di pezzi marmo, il volto coperto, zainetto sulle spalle e tanta rabbia. In
pochi minuti si scatena l’inferno: il centro viene completamente assaltato, i centri del potere, presidiati dalla polizia, vengono presi di mira con lanci di marmo e molotov. Il corteo viene caricato da diversi lati con lacrimogeni, e ripiega su una delle vie più lussuose di Atene, dove ogni vetrina che rappresenta multinazionali, guerra, capitalismo e lusso viene distrutta. Ale è li in mezzo a centinaia di giovani, giovanissimi che scatenano la propria rabbia, il proprio odio assaltando e bersagliando la polizia. In pochi minuti il corteo oceanico defluisce, ma rimangono comunque migliaia di persone con il volto coperto che fronteggiano le cariche della polizia. Ad Ale la polizia sembra davvero poca. Ale è abituato alla Germania, l’Italia e la Francia, dove, a presidiare obbiettivi così importanti ci sono sempre migliaia di caschi blu e blindati rinforzati. All’improvviso da una via laterale arrivano delle moto, tante moto. Saranno circa 30 con a cavallo due poliziotti ciascuna. Quello davanti guida, quello dietro ha il manganello o lo spray urticante tra le mani, Ale tra sé pensa: ‘’Non si infileranno di certo nel corteo’’, e invece puntano dritto la folla, facendola scappare velocemente. Alcuni manifestanti con delle aste di bandiera fronteggiano le moto e i poliziotti vengono disarcionati, ma si rialzano subito e corrono per caricare il corteo. Sono ormai ore che gli scontri vanno avanti, e Ale senza neanche accorgersi si rende conto che il corteo è finito ad Exarkia e che gli scontri stanno continuando nel quartiere. Lì Ale vede delle scene davvero incredibili, un quartiere interamente solidale, dove il corpo estraneo è la polizia, dove gli abitanti delle case aprono la porta e lasciano cassette con pezzi di ferro da lanciare e bottiglie d’acqua. Sono diversi i motorini lasciati sul marciapiede per estrarre la benzina dal serbatoio e imbottigliare di nuovo, un’altra volta e un’altra ancora. Ma adesso Ale è stanco di riot, l’aria dei lacrimogeni è davvero soffocante e quindi decide di andarsene, lontano dagli sbirri, verso la vita. Riesce ad attraversare il quartiere Exarkia, uscendo dalla parte opposta al luogo degli scontri. Attraversando la piazza centrale, nota uno striscione nero che chiede la liberazione dei compagni arrestati, e una marea di slogan sui muri, e in tutti bar. Ale ritorna a casa nel suo paese, ha preso contatti con un sacco di compagni e compagne. E’ ansioso di tornare ad Atene, dove l’aria di rivolta si respira ovunque.
Centri Sociali: Leoncavallo, Conchetta, Torchiera, Transiti, Cantiere Università: Statale, Scipol, Città Studi, Poli Bovisa Ticinese & Navigli: Rattazzo, Coquetel, Luca’s, Cuore, Capetown, Electric Shop, Piercing Studio, Free Art, Totem, Libraccio, Supergulp, Trattoria Gloria, Peppuzzo, Brutto Anatroccolo, LatoB, Le Scimmie, Pravda, Quetzal Tattoo, Tattoo Shop, Arci BITTE, Tipota, WA, Surfer, Caffetteria Lanzone, Gnomo, Bar Magenta, Boh?!, Beerbanti, Mexico Garibaldi: Feltrinelli Stazione, Libreria Utopia, Libreria Mondo Offeso Brera: Accademia Belle Arti Bovisa: Scighera, Sk8 Park San Siro - Fiera: Ciclistica, Sitting Bull, Pizzeria Bande Nere, Betzabea, Alexandre Isola: Frida, Circolo Sassetti, Jahmekya, Kebab Borsieri, Bar Archinto, NordEst Café Lambrate: Birrificio, Colors Tattoo
Dispacci dal Comune di Stefo
EUROCRISI da Arcireport
Dieta forzata per i fannulloni Sorpresa con dieta per molti dipendenti comunali. Nelle ultime settimane hanno scoperto che Ticket Restaurant e Comune hanno modificato al ribasso le convenzioni con gli esercizi per il buono mensa. Il prezzo del ticket 6,90 euro, fermo a quel livello all’era della lira, non basta più a coprire il costo dei pasti in diversi ristoranti e locali. Un pranzo classico primo secondo e frutta è diventato un miraggio in molte delle mense convenzionate, le quali si sono inventate piatti unici, tris in un unico piatto e altre decurtazioni dissimulate delle quantità di cibo che vanno a sfamare i paria comunali, sempre più timorosi di dover restare a stomaco vuoto dopo aver speso il ticket. Esempio limite in zona Gioia, lì dove si concentrano tutti gli uffici dell’Edilizia: in vari bar la convenzione è passata da due panini + bibita e un frutto a un panino + bibita o frutto.
Non basta l’euro se manca l’Europa. Due anni fa la bolla immobiliare americana mise a nudo la patologia del modello di sviluppo fondato sul dominio degli interessi finanziari a danno dell’economia produttiva e le conseguenze furono pesanti: la contrazione dell’occupazione e dei redditi, l’arretramento dei diritti e delle protezioni sociali. Non sembra che la lezione sia servita a molto se oggi sono le stesse lobby della finanza mondiale ad accanirsi sulla crisi europea. L’attacco speculativo dei giorni scorsi non aveva come bersaglio solo la Grecia, ma la tenuta dell’intera area euro, sul piano economico e istituzionale, con la complicità di un’Unione Europea fragile, bloccata dall’arroccamento degli stati nazionali a difesa dei propri interessi particolari.
Scala in Sciopero a cura di Mario Calla
Questa crisi è la conferma che il progetto di un’Europa fondata solo sui mercati non regge. L’Unione si è dotata di una moneta unica ma non degli altri strumenti di politica economica e fiscale, saldamente in mano ai singoli stati. Non c’è ancora un’Europa federale né una politica europea comune, e questa debolezza è il terreno più favorevole per le forze di mercato che hanno interesse a garantirsi totale libertà d’azione. Non si può pensare all’Europa unita come entità istituzionale e lasciarla esposta alle scorribande speculative che ne minacciano la tenuta sociale scaricando costi altissimi sui più deboli. Come dimostra la crisi del 2008, i mercati da soli non sono in grado di impedire i disastri prodotti dalla loro instabilità. Devono essere le istituzioni politiche ad orientare le scelte in materia economica e sociale. Ma, se le dinamiche innescate dai processi di mondializzazione scavalcano ormai il livello degli stati nazionali, questi restano l’unica vera istanza di decisione politica. Per recuperare una coerenza fra sistemi monetari e politiche di sviluppo non basta tamponare le falle con misure d’emergenza, bisogna accelerare la costruzione politica dell’Europa, con un processo che non può essere calato dall’alto ma costruito nello spazio della mobilitazione in difesa del lavoro e dei diritti.
L’Oro del Reno (Das Rheingold) vale a Milano quanto l’euro sulle piazze finanziarie. Le quotazioni della prima sono in caduta libera, a causa dell’agitazione dei dipendenti della Scala contro il decreto Bondi che impedisce al teatro operistico di regolarizzare i precari. I sindacati hanno infatti indetto uno sciopero il 13 contro il decreto sulla riforma delle fondazioni lirico sinfoniche. Già il 3 maggio il Simon Boccanegra di Verdi era saltato per l’agitazione delle maestranze, che non accettano i tagli salariali e occupazionali decretati dal governo. La CGIL Scala aveva chiesto di confermare subito i contratti per la prossima stagione agli oltre 100 stagionali, richiesta che Lissner, il sovrintendente, e la Moratti avevano sostanzialmente accolto, ma che Bondi adesso rimette in questione. Forte è il sospetto che il decreto sia una mossa punitiva contro maestranze che a più riprese si sono mostrati indocili e che già Albertini non era riuscito a disciplinare (altri che non si erano lasciati piegare ai suoi diktat erano stati i tranvieri ATM). L’ellisse del Botta era fresca d’inaugurazione che già uno striscione di protesta dei lavoratori della Scala la adornava. Adesso gli striscioni sono dentro il teatro, ogni sera. La produttività dei lavoratori della Scala è sotto gli occhi di tutti, fuori da bugie e mistificazioni: 319 alzate di sipario per 600.000 spettatori l’anno. E quindi le maestranze della Scala, musicisti, coristi, tecnici, ballerini, macchinisti, centralinisti si sono ribellati alla protervia di chi non accetta discussioni e vorrebe governare con ukaze le relazioni coi dipendenti e amministrare d’autorità la cultura. La Scala in lotta è certa di avere la gente dalla sua parte, di avere l’appoggio quantomeno di quella parte di Milano che ancora considera la cultura un bene pubblico di chi abita in città. I dipendenti scaligeri stanno dando filo da torcere a Mr B peggio di Draquila presentato a Cannes. Si preparano a una battaglia di lunga lena. Questo il messaggio ripetuto ad ogni iniziativa della campagna sindacale che va avanti imperterrita da inizio maggio con consensi crescenti:
“IL TEATRO SCALA APRE ALLA CITTA’ La scure del governo si abbatte sulla musica e sui diritti dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche. In Italia, non in Grecia, il governo decreta: 1) tagli al Fondo Unico dello Spettacolo 2) decurtazione del 50% dei contratti aziendali 3) ulteriore precarizzazione del lavoro 4) il blocco del turnover 5) la privatizzazione dei teatri
Equazione Moratti: clandestini = delinquenti ‘I clandestini che non svolgono lavori regolari sono portati a diventare criminali’. Queste le parole pronunciate dal Sindaco Letizia Moratti durante un convegno sull’immigrazione all’Università Cattolica di Milano. Le frasi imbarazzanti, accolte da un vivace brusio in sala, hanno lasciato di stucco i presenti tra cui diversi alti prelati e l’ex segretario della CISL Savino Pezzotta. L’assioma Moratti, se applicato alla lettera, porterebbe le migliaia di lavoratori migranti costretti a lavorare in nero, gli stessi che lavorano nei cantier di Milano, ad essere considerati criminali. Ma anche tra i cittadini milanesi residenti, quanti possono ancora dire di svolgere un lavoro ‘regolare’? Quanti devono arrangiarsi tra precarietà, evasione fiscale, lavoretti in nero e partite iva di comodo?
NO AL DECRETO BONDI!” Se la prima dell’Oro del Reno non si farà, l’opera di Wagner diretta da Daniel Barenboim è stata vista comunque gratis dai milanesi per ben due volte, il 6 e l’11 maggio, quando i lavoratori della Scala in agitazione con la coccarda gialla (che segnala i “portatori sani di cultura” contro il virus berlusconiano della crassa ignoranza) hanno distribuito centinaia biglietti per assistere gratuitamente alle prove. Anche il tenore Placido Domingo ha indossato la coccarda gialla simbolo della protesta. Il tutto sta acquistando un gusto neorisorgimentale. Si apre un periodo di risveglio morale e sociale a opera di coloro che sono convinti che chi lavora abbia diritti e debba continuamente battersi per farli valere. Lunghe code di milanesi di tutte le età alla biglietteria in Filodrammatici. Lo stesso Barenboim ha espresso la sua contrarietà al decreto Bondi affermando: “Un musicista non può suonare bene con un contratto di un anno o cinque anni... E’ un segnale molto negativo per l’Italia, internazionalmente parlando, un danno per la vita musicale di questo paese». Il maestro scaligero giudica con favore l’idea delle prove aperte wagneriane: “La gente è curiosa di vedere come si prepara uno spettacolo e per i cantanti e i musicisti è positivo perché di fronte al pubblico c’è un diverso tipo di concentrazione”. L’esito finale dell’agitazione dei teatri italiani non è scritto. A giudicare da quanto sta succedendo a Milano, i potenti sono in difficoltà.
Vedovelle Vi Amiamo Merita un plauso l’iniziativa del nuovo assessore Paolo Massari, che ha dato l’appoggio del Comune a un’iniziativa partita da un gruppo di architetti e designer del Politecnico che hanno partecipato al recente Salone del Mobile. La loro idea è semplice. Valorizzare il maggior patrimonio di acqua pubblica a Milano: le nostre fontanelle. Sul sito www.fontanelle.org potrete trovare la mappa con tutte (o quasi) le fontanelle di Milano, che può essere aggiornata da chi si registra sul sito. L’assessorato ha stampato su carta riciclata oltre 500 mappe da distribuire anche ai turisti in visita. Costruite in ghisa a partire dal 1931 su un progetto presentato all’allora podestà di Milano, sono uno dei vanti della nostra città: acqua gratis per tutti a ogni ora! La più antica, in bronzo, la potete vedere di fronte a Palazzo Marino, in piazza della Scala. La loro difesa, insieme alla cura della loro funzionalità non spetta solo a MM spa, l’azienda a capitale comunale che gestisce le circa 500 fontanelle sparse sul territorio, ma a ognuno di noi. MilanoX è orgogliosa di bere Acqua Libera Milano! Cantieri elettorali Spuntano come funghi e sono l’esempio che a Milano qualcosa si muove. Certo, tra meno di 11 mesi ci sono le elezioni del Sindaco… I cantieri aperti in città sono sotto gli occhi di tutti, e tra poco partirà la ristrutturazione dell’Arena. Tra i tanti lavori in corso spicca la verniciatura del sottopasso ferroviario della stazione centrale sulla circonvallazione in viale Brianza, nero di fuliggine dagli anni Cinquanta. Mentre alla Montagnetta di QT8 stanno realizzando un impianto sportivo al posto di un antiquato e abbandonato capannone di mattoni rossi, di fronte al Palavobis. Graduatorie Nidi Il 14 maggio finisce l’attesa delle migliaia di milanesi in lista per un posto negli asili nido (oggi si chiamano nidi d’infanzia). In lizza per i posti che verranno pubblicati sul sito del comune www. comune.milano.it, più di 10mila bebè. Tra asili comunali, convenzionati e gestiti da cooperative, l’offerta non dovrebbe mancare, ma dal Settore Educazione fanno sapere che sono circa 200 i piccoli ancora fuori graduatoria, senza un posto assegnato.
Biodiversità a rischio di Das
A tutto GAS A cura di Diana Santini Con un occhio rivolto al pianeta e uno ai campi coltivati dietro casa i Gruppi d’Acquisto Solidale sono l’esempio più eclatante di una consapevolezza, non solo alimentare, sempre più diffusa. L’idea è semplice e consiste nel mettersi in rete per comprare beni e servizi, utilizzando come criterio guida giustizia e solidarietà. I Gas, grandi o piccoli che siano, sono gruppi di persone che si uniscono per riflettere e modificare i propri stili di consumo. L’obiettivo è praticare quotidianamente un’economia più sostenibile e più vicina alle esigenze dell’uomo e dell’ambiente, formulando un’etica del consumo critico che unisca le persone invece di dividerle, che metta in comune tempo e risorse invece di separarle, che porti alla condivisione invece di rinchiudere ciascuno in un proprio mondo (di consumi). Una piccola rivoluzione, insomma. Si spende meno, certo, e questo è già un bell’incentivo, ma soprattutto si impara a chiedersi cosa c’è dietro ogni bene di consumo: se chi lo ha prodotto ha rispettato le risorse naturali e le persone che le hanno trasformate, quanto del costo finale serve a pagare il lavoro e quanto invece la pubblicità e la distribuzione, qual è l’impatto sull’ambiente in termini di inquinamento, imballaggio, trasporto. A guadagnare sono tutti: si stabilisce un contatto diretto tra produttore e consumatore, si consente a chi acquista di risparmiare, ma soprattutto si permette all’agricoltore di guadagnare di più, sostenendo così piccoli proprietari, agricoltori biologici e coltivatori di vecchie varietà, i cui prodotti di solito non raggiungono i negozi. I primi gruppi d’acquisto solidali nacquero in Italia nel 1994, in Emilia e in breve tempo, se ne crearono in quasi tutte le province italiane. La rete nazionale dei gruppi d’acquisto si costituì nel 1997 (www.retegas.org) con lo scopo di collegare tra loro i diversi gruppi, scambiare informazioni su prodotti e produttori, diffondere la pratica. Oggi i gas censiti in Lombardia sono più di 120, una settantina dei quali a Milano. Non è possibile qui dare conto di tutto questo fermento. Ci limitiamo a segnalarvene uno per zona e vi rimandiamo a www.gasmilano.org per un elenco completo.
zonauno GAS Navigli Naturalità, rispetto dell’ambiente e del cibo, passione per le cose semplici e i pochi fronzoli. Il Gas Navigli ha a cuore, come si legge nella sua scheda di presentazione, i principi della solidarietà, dell’ecologia, dell’economia, del poco spreco, del chilometro zero, del riuso dei contenitori. Non hanno una sede fissa e si incontrano in Darsena. Il Gas è aperto a nuovi soci. info: gasnavigli@gmail.com zonadue GAS del sole Nasce nell’Ottobre 2008 da un gruppo di famiglie legate al parco Trotter e alla scuola Casa del Sole. Si riunisce circa una volta al mese, normalmente presso il Teatrino della scuola. Fa regolarmente acquisti di verdura, formaggi, frutta, conserve, carne, uova, vino, olio, detersivi, prodotti equosolidali, pasta, riso, legumi, farine e cereali, appoggiandosi a una rete di più fornitori e più referenti per ogni prodotto. info: gasdelsole@gmail.com zonatre GAS Lambrate Sociale e biologico prima di tutto. Il Gas Lambrate si rifornisce solo da produttori che rispettano il lavoro ed i lavoratori e in termini di orari, retribuzioni, partecipazione dei lavoratori. Grande attenzione anche ai prezzi, per premettere l’accesso al gruppo anche a chi è escluso per motivi economici dal circuito etico-biologico chic, e alla produzione locale, per abbattere i costi di trasporto, proteggere la biodiversità, stabilire relazioni con un territorio, ovviamente nel più puro antileghismo. info: gaslambrate@gmail.com zonaquattro MonluGAS MonluGas è il gas del quartiere Forlanini di Milano. Nato nel 2009, attualmente è formato da 9 gruppi familiari ed è aperto a nuove adesioni. Sul sito monlugas.blogspot.com è presente una dettagliata lista di fornitori divisi per categorie: vino e farine da Valliunite, carne, verdura, latticini e miele rigorosamente a chilometro zero, oltre a una buona selezione di detersivi. info: monlugas@gmail.com zonacinque GAS Bellezza E’ nato nel 2006 e si riunisce una volta al mese nei locali dell’Arci di via Bellezza 16. Sul sito, aggiornatissimo, trovate le date delle riunioni e potete seguire in tempo reale lo stato degli ordini settimanali (frutta e verdura) e periodici (tutto il re-
sto), oltre a coordinarvi sul forum con gli altri consumatori responsabili. E’ sempre aperto a nuovi soci. info: gas-bellezza@inventati.org
zonasei GAS Elicriso Presso la casa occupata via Vigevano , il giovedì e il sabato dalle 10 alle 19,30 è aperto il mercatino del gruppo d’acquisto solidale di prodotti biologici ed artigianali dell’associazione Elicriso. Tra i fornitori ci sono gli artigiani e agricoltori che aderiscono al CIR, e poi piccoli produttori che ci garantiscono prodotti di qualità con un alto tasso etico. info: elicriso@inventati.org zonasette GAS Baggio Il GAS Baggio nasce nel 2001. Conta su una rete di fornitori di ortaggi, legumi, vino, olio, frutta fresca e secca, aceto, succhi di frutta, marmellate, composte, miele, carne bovina e caprina, pollame, formaggi, birra, pasta, riso, farine, latte, yogurt, uova, detersivi, olii essenziali, erbe aromatiche, creme. Organizza iniziative sul territorio come mercatini, seminari e convegni e partecipa alle iniziative del quartiere, impegnandosi inoltre nella salvaguardia del Parco Agricolo Sud. info: gasbaggio@gmail.com zonaotto GAS Sarpi Nasce nel 2002 da un nucleo di famiglie di amici, legate alle realtà sociali presenti in zona Paolo Sarpi: Cooperativa sociale Il Borgo, legatoria, Bottega del commercio equo in via Canonica. Le riunioni sono sporadiche ma ben pubblicizzate, finalizzate all’accoglienza dei nuovi aderenti e alla ricerca di fornitori. Tra i prodotti: verdura, arance, mele, succo di mele, pasta, farine, passata di pomodoro, conigli, polli, salumi, uova, parmigiano, formaggi, vino, olio, detersivi. info: chiara.piccoli@fastwebnet.it zonanove GAS Affori Nato nel gennaio del 2009 il Gas Affori è uno dei più attivi della zona. Tutta la comunicazione relativa a appuntamenti e riunioni viaggia in rete sul blog gas-affori. blogspot.com, in cui si condividono anche le informazioni relative ai produttori. La mascotte è una bella capretta che si chiama Lana. Il paniere è variegato e spazia dai succhi di frutta biologici al parmigiano. Sul blog c’è spazio anche per appuntamenti e segnalazioni per la comunità. info: gas.affori@gmail.com
Entro il 2010, raccomandavano negli scorsi decenni prestigiosi istituti di ricerca e organismi internazionali preposti alla la difesa dell’ambiente, il ritmo di distruzione della biodiversità dovrebbe essere sensibilmente ridotto. Come? Programmando interventi di salvaguardia, finanziandoli e ripensando alle priorità dello sviluppo nelle aree sensibili del pianeta. Il concetto fu espresso per la prima volta durante la Convenzione sulla Diversità Biologica nel 1993 e fu poi inserito tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dalle Nazioni Unite del 2000. La pubblicazione, la scorsa settimana, del più completo rapporto sulla biodiversità mondiale mai realizzato, rivela però che quegli obiettivi sono stati completamente disattesi e che non solo il ritmo di sparizione delle specie non è affatto diminuito, ma che è anzi sfacciatamente aumentato. I ricercatori della Convenzione sulla Diversità Biologica hanno sviluppato trentuno diversi schemi di sorveglianza, in grado di monitorare la sparizione di specie, ecosistemi e varianti genetiche tra mammiferi, pesci, uccelli e altre forme di vita. Nessuno in passato aveva mai avuto l’ardire di incrociare tutti questi dati, relativi alle migliaia di habitat della Terra e ai milioni di specie che li abitano, e di pubblicarli in un solo studio monumentale, che è insieme un grido di allarme e una dichiarazione di fallimento. L’analisi, che evidenzia come il mondo naturale sia sottoposto a un’azione distruttiva sempre più incalzante, sarà pubblicato il mese prossimo nel Terzo Rapporto Mondiale sulla Biodiversità. “La diversità biologica”, si legge nel documento, “subisce una diminuzione costante fin dagli anni Settanta: dalle alghe ai mammiferi, le specie in grado di convivere con i ritmi di sviluppo dell’uomo sono sempre di meno. Nonostante questo, nello stesso lasso di tempo, la pressione umana sull’ambiente naturale è cresciuta in modo esponenziale, basti pensare a sovrasfuttamento delle risorse ittiche o alla più o meno inconsapevole introduzione di specie non autoctone in territori dagli ecosistemi già delicati”. A parole le istituzioni si sono anche impegnate. Il rapporto mette in luce gli sforzi fatti dai governi per arrestare l’erosione della biodiversità, misure di contenimento che, evidentemente, non si sono rivelate troppo efficaci. “Il problema”, spiegano gli studiosi, “è che i progetti di salvaguardia si sono moltiplicati solo sulla carta e i governi non li hanno poi finanziati, sviluppati e imposti alle comunità. Le aree ufficialmente protette a livello globale sono molte, ma spesso si tratta semplicemente zone abbandonate a se stesse più che difese, di scarso interesse per lo sviluppo più che significative dal punto di vista della biodiversità”. Una percentuale superiore all’ottanta percento dei governi ha promesso, per esempio, di combattere la diffusione di specie aliene invasive, ma meno della metà di questi ha stanziato del denaro per farlo. Pensavano forse sarebbe bastata la minaccia perchè gli intrusi si ritirassero nei loro luoghi d’origine? Ci sono anche alcuni piccoli successi: il Bisonte Europeo, per esempio, ha visto la sua popolazione crescere e il Cavaliere Nero neozelandese, un uccello palustre, è stato salvato dall’estinzione. E’ la prova che quando si investono risorse i risultati sono a portata di mano. Le forze che mettono a repentaglio la vita naturale sulla terra sono immense ed esercitano una pressione incalcolabile ma secondo gli studiosi della Convenzione, basterebbero quattro miliardi di dollari in più ogni anno per centrare l’obiettivo di arrestare la catena di estinzioni irreversibili che minaccia, più di quanto si potrebbe pensare, la vita stessa dell’uomo sul pianeta. Le 193 nazioni che fanno parte della Convenzione sulla Diversità Biologica si incontreranno in ottobre a Nagoya, in Giappone, per stilare una nuova lista di obiettivi per la salvaguardia delle specie che abitano il pianeta. Il 2010 non sarà insomma l’anno in cui le estinzioni sono state arrestate e neppure quello in cui sono diminuite. Ma forse potrebbe essere l’anno in cui i governi si decideranno finalmente a prendere in seria considerazione il problema e a stanziare risorse economiche per salvare quel che resta della vita sulla Terra.
K-L-I-F taggers di Junior Avelli K-L-I-F. Da qualche settimana avevo notato questa scritta arancione sul corredo urbano del mio quartiere e incuriosito mi ero fermato a guardarla, non capendo cosa avesse in sé di atipico. Non era la solita tag, il tratto era insicuro, il colore diverso, quel arancio shockin’ da pennarello-indelebile spezzava completamente l’orizzonte d’attesa nei miei occhi, abituato com’ero a scritte a caratteri cubitali o a lettere bombate, fatte di servizio con lo spray. Questa no. Qualcosa non mi tornava. Prima di tutto i posti in cui era stata fatta non godevano di una grande esposizione, svelando un calcolo del rischio preciso e ben ponderato: un lampione, un cestino, come se un muro fosse ancora troppo. Ma poteva essere una scelta, un’intuizione, come già lo erano stati per qualcun’altro i panettoni/pinguini. Del tutto casualmente invece si è sciolto il mio dubbio l’altro giorno, mentre stavo tornando a casa con la borsa della spesa, la scena alla quale ho assistito mi ha chiarito subito tutto quanto anche se ci sarebbe stato ancora spazio per le sorprese (ma non potevo saperlo). Cinque ragazzini vestiti come tanti, berretta, felpa con cappuccio, jeans lunghi e scarpe da basket si guardavano attorno circospetti mentre uno di loro operava chirurgico e con una certa fretta la delicata azione. Uno-due. Pochi tratti spicci e incerti. Sono cazzutissimi o completamente incoscienti, sono le quattro del pomeriggio e siamo nel cuore di Città Studi. Cesellata la firma, mi vedono. Mi hanno notato, sanno che li fisso. Questi piccoli writers non ci badano, fanno finta di niente: prima regola di un buon street public artist è negare sempre l’evidenza, essere così convinti del proprio gesto da persuadere anche chi non è partecipe alla protesta, chi non immediatamente ti capisce; e contemporaneamente essere vigile, sempre, perché chi ti trovi davanti potrebbe essere la sbirraglia (il nemico) e quelli si sa che a sensibilità estetica non sono messi proprio bene (tranne quando sono su una volante o fermi in presidio e passa una bella ragazza, in quel caso sono tutto uno sgomitare ed un sorriso da osteria nazional-popolare). Io con molta tranquillità attraverso la strada andandogli incontro come se questo
fosse il mio normale tragitto quotidiano. Mi vedono e scattano. Prima accelerano con nonchalance il passo, infondo non hanno fatto niente di male, quindi cercano di darsi un’aria da drughi risoluti, con la coscienza pulita. Camminando piuttosto frettolosamente ma senza correre, è una questione di dignità e poi non possono attirare l’attenzione dell’altra gente, per ovvie ragioni. Raggiungo il loro stesso marciapiede e aumento il passo cercando di guadagnare terreno e limitare il distacco, ma ho le borse con me e non posso tagliare loro la strada in quel punto. Provo a chiamarli. Peggioro decisamente la situazioni, se la scheggiano come se fossi un decorino alla frutta, con l’acquolina in bocca davanti al dessert che l’aspetta. Alt un attimo. Rifletto. Hanno appena girato l’angolo. Cerco di anticiparli nella parallela, torno indietro, imbocco la perpendicolare e ci siamo. Eccoli qui. Beccati. Ne acciuffo uno prendendolo per il braccio con delicatezza. Mi rivolge uno sguardo incazzoso e perplesso. Gli spiego che sono uno street reporter e che vorrei intervistarli, il gruppo per intero si ferma e mi raggiunge - almeno non sono infami già così piccoli. Non rilasciano dichiarazioni, mi dicono. Ok, se la menano. Strappo loro qualche laconica risposta, ma diffidano. Se l’avesse visti un giornalista del Giornale al posto mio probabilmente avrebbero attaccato tutta una tiritera sul disagio giovanile che non oso immaginare il giorno dopo, nell’inserto sfiga, oltre a denunciarli dopo aver bucato loro le ruote delle bici. Ed invece gli va di lusso. Fortunatamente. Scopro che il più grande ha quindici anni mentre gli altri ne hanno tra i tredici e quattordici. ‘Ma chi è Klif?’ Mi spiegano che è il loro acronimo. Per la serie piccoli collettivi crescono. Mi strappano un sorriso. ‘ Piacere, sono Junior. Come vi chiamate ragazzi?’, cerco di guadagnarmi la loro simpatia in qualche modo. Sto quasi per tirare fuori le caramelle. Niente da fare, non intendono dirmi i loro nomi, manco fossero i Wu Ming prima maniera o i Kraftwerk. Granitici. Piombati. Li provoco pungendoli sul vivo, visto l’andazzo ‘ Dite la verità, non è molto che dipingete per strada’. Il più alto si atteggia, il dritto si schermisce fingendosi di possedere un’esperienza che non
ha, fa quello vissuto perché in cuor suo lo sa bene che in strada non c’è spazio per i pivelli. Il piccoletto che ormai ho mollato, mi confessa che sono le prime volte. Cazzo ‘ Ma in pieno giorno?’sbotto. Un misto di meraviglia e rimprovero. Incredibile, la sera non possono uscire. Già che ci sono, facciamo trentuno ‘Cosa vi piace del writing? Perché lo fate?’. Ecco la botta. ‘Chiaro, per il pericolo e poi per raggiungere un’affermazione sociale ed inserirsi in un contesto, avere il rispetto degli altri, sapere di essere riconosciuti all’interno del circuito’. Ci rimango abbastanza di merda. E’ ancora una volta il più piccolo il mio referente. Sarà la mente? Se è così è diabolico. Sinceramente non ricordo di aver avuto tutta questa consapevolezza alla sua età e di sicuro mi sognavo una simile capacità di definizione. Alla faccia della gioventù lobotomizzata davanti alla playstation (alla quale giocano, ma forse preferiscono X-box come me, non gliel’ho chiesto). O piuttosto? Che mi abbia spiattellato una frase già sentita altrove, in chissà quale cazzo di show televisivo per poppanti o in qualche film di genere? Molto probabile. Però rammento che non c’è più Bim Bum Bam in televisione (per fortuna) e che gli smilzi me li ci vedo a proprio agio più davanti ad un film di Spike Lee che al puppazzo One. Comunque sia mi rimane un dubbio. Diverso da quello dal quale tutta questa storia è partita, ma altrettanto lancinante. Provvederò con calma. Non oggi, né domani. Nella vita ci vuole pazienza, come dicono i vecchi. Il più alto si allontana insieme ad un altro, vogliono prendersi una coca-cola, siamo ormai in via Valvassori-Peroni. Chiamano anche il piccoletto rimasto indietro a parlare con il sottoscritto. Mi abbandonano, salutandomi con molto poco entusiasmo: chissà cazzo pensano, e soprattutto quanti anni mi danno. In effetti sono solo una seccatura, fuori dal loro mondo, un intruso nella ristretta cerchia. Li accompagno con lo sguardo. Porco mondo, non riesco a credere ai miei occhi, i nostri teppistelli si dirigono verso l’oratorio, dove forse andranno a raccontarsela questa strana faccenda, o a chiedersi cazzo volesse quello sfigato e da dove fosse sbucato. Ci sta. Avrei detto lo stesso alla loro età. Merda.
Silver Rocket - Silver Rocket (ep) (Autoproduzione) A differenza di tante produzioni che hanno ricalcato il mood più pop degli 80s, questo primo ep dei ferraresi Siver rocket non strizza gli occhi a nessuno, non sceglie di ripercorrere in modo canonico e banale quegli anni e va ad affondare le proprie scelte musicali in strade meno battute, forse le più interessanti di quel decennio. Il tutto parte da una chitarra incredibile nel rievocare un buon numero di ricordi: i suoni spigolosi dei migliori Sonic Youth, le dilatazioni raffinatissime di certi episodi dei Cure, Violent Femmes, The Jesus and Mary Chain e i My bloody Valentine. Tutto questo non è sufficiente? Vi piacerebbe ascoltare tutti questi nomi che nel 2010 suonano insieme? Ascolatate gli undici minuti e più di “Walked away”, coraggiosa traccia di chiusura di quest’ep: uno spettacolo. Drink to me - Brazil (Unhip Records) Un piccolo capolavoro di commistione di generi e di aria fresca. I tre torinesi hanno la capacità di fare musica colta, apparentemente complicata, e di riuscire a sdrammatizzarla vestendola di melodie orecchiabili. Prendono psichedelia, postpunk ed elettronica e frullano per poi versare ciò che ne esce in uno scintillante pacchetto regalo con tanto di fiocco. E’ d’obbligo fare il paragone con gli Animal Collective, ma con la lente d’ingrandimento si scovano anche gli Oneida, il kraut rock, le distorsioni shoegaze e un’innata anima pop. E’ vera Energia. Positiva, Esplosiva, Fulminante. Necessaria per sfondare maggio e approdare finalmente all’estate. E quando sarà il momento spazzeremo via tutto, anche i vestiti, e balleremo tanto, con “B1” nelle orecchie. Un disco splendido.
Mario & Bowser di Marcorso
Per qualsiasi comune mortale la prima parola che viene in mente quando si sente pronunciare “Nintendo” è ovviamente “Mario”, d’altronde la grande N deve molto del suo successo ai molteplici giochi con protagonista Mario e il suo universo di personaggi. Titoli da sempre contraddistinti da una giocabilità stellare, e il baffuto idraulico si può definire il capostipite e il primatista assoluto nel genere platform.
Digital Mishmash di Vic Marchi DRM: La controversa storia di Apple con il Digital Rights Management (DRM), sta conoscendo un nuovo, increscioso, capitolo: l’iPad. Facciamo un passaggio indietro. L’iPod, il famoso mp3 player della Apple, ebbe successo perchè dietro l’iPod c’era iTunes Stores, la piattaforma e-commerce Apple per la distribuzione della musica elettronica. iTunes rendeva disponibile ogni tipo di musica a prezzi accessibili, l’utente aveva vita facile a trovare ciò che voleva e l’industria ci guadagnava la sua parte. Unico problema, il protocollo Fair Play, il DRM in versione Apple, implementato per prevenire trasferibilità e riproducibilità dei files scaricati. Con l’iPad è la stessa storia che abbiamo già visto con l’iPod, solo che ora le limitazioni non so applicano solo ai contenuti, ma si applicano con l’App Store, la piattaforma e-commerce per la distribuzione degli applicativi iPad, a tutte le applicazioni del vostro dispositivo. Citiamo dalla campagna della Free Software Foundation. “DRM darà Apple e ai loro partner aziendali la possibilità di disattivare le funzionalità, bloccare i prodotti concorrenti (in particolare software libero), censurare notizie, e anche eliminare libri, video o notizie dai computer degli utenti senza preavviso - utilizzando la connessione di rete “always on” della piattaforma. ( .. ) Creando un computer in cui ogni applicazione è sotto totale controllo centralizzato, Apple sta mettendo in pericolo la libertà per aumentare i propri profitti. ( .. ) L’utilizzo nell’iPAD senza precedenti di DRM per controllare tutte le funzionalità di un computer di uso generale è un pericoloso passo indietro per l’informatica e per la distribuzione dei media. Chiediamo che Apple rimuova tutti i DRM dai suoi dispositivi.”(www.defectivebydesign. org/ipad) TWITTER VOODOO: Un blog turco ha riportato che twittando “accept” più lo user name di un utente di Twitter, si poteva aggiungere quell’utente alla lista dei propri followers. Il bug è stato scoperto grazie a un blogger turco che, in segno di rispetto per la banda heavy metal tedesca Accept, avrebbe digitato “accept pwnz” nel campo testo del tweet. Quando @borakrc, questo il nome dell’uten-
te, ha scoperto che in quel modo aveva aggiunto l’utente @pwnz alla lista dei propri followers, ha riportato l’errore sul blog dando vita a emulatori di ogni sorta. La cosa è esplosa nella blogosfera di lingua inglese solo quando la notizia è stata ripresa da bloggers americani, i quali l’hanno provocatoriamente testata contro profili di capitani di industria quali quelli di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ed Evan Williams, CEO di Twitter. Intanto tempo prezioso andava perso e quando infine il portavoce di Twitter ha dovuto ammettere che “sfortunamente” il problema era reale, la notizia si era già diffusa e numerosi profili erano stati cooptati. I target preferiti sono stati celebrities e personalità di rilievo, profili utili ad acquisire nuovi followers e credito sociale in rete. E questo, diciamolo pure, non senza un malcelato senso di rivalsa contro quelle stesse celebrità di cui, il più delle volte, siamo vittime. SPETTRO RADIO: Il passaggio al digitale libera frequenze dello spettro radio che potrebbero essere utilizzate per diffondere accesso Internet a banda larga. La Federal Communications Commission con il supporto della Csa Bianca e la Commissione europea si stanno muovendo in questo senso. L’imbarazzo regna in Berlusconia, dove il governo, a fronte di una copertura digitale che raggiunge il 51% del territorio, non ha ancora un piano per la redistribuzione delle frequenze liberate. Stay tuned, che su questo si gioca molta della nostra libertà futura. Citiamo dal documento della commissione. “La Commissione europea ha adottato una decisione con cui definisce norme tecniche ( .. ) che gli Stati membri devono rispettare per l’assegnazione delle frequenze radio nella banda a 800 MHz. Le norme contribuiscono alla diffusione dei servizi internet senza fili ad alta velocità ed evitano interferenze dannose. In diversi Stati membri le frequenze a 800 MHz vengono progressivamente liberate e vanno a costituire il cosiddetto ‘dividendo digitale’ ( .. ). Gli Stati membri che decidono di cambiare l’attribuzione di frequenza esistente ( .. ) devono applicare immediatamente le norme tecniche armonizzate definite dalla decisione per
mettere queste frequenze a disposizione delle applicazioni a banda larga senza fili. La decisione odierna non richiede espressamente che gli Stati membri mettano la banda a 790-862 MHz a disposizione per i servizi di comunicazione elettronica, ma la Commissione sta valutando se avanzare tale proposta nel prossimo programma strategico in materia di spettro radio, che terrà conto di una recente consultazione in materia e del vertice sullo spettro organizzato dalla Commissione e dal Parlamento Europeo il 22 e 23 marzo scorsi.” HERDICT: Herdict, conflazione che significa “verdetto della mandria”, ha poco più di un anno di vita e gode di buona salute. Il sito è una iniziativa del Berkman Center for Internet & Society di Harvard che utilizza il potere distribuito della Internet Community per monitorare l’accesso a siti web e relativi servizi su scala globale. Questa tecnica si chiama crowdsourcing e comporta la partecipazione attiva della comunità nella segnalazione e nel monitoraggio delle interruzioni all’accesso di siti e servizi. Partecipare è facile. Basta recarsi sulla home page del sito dove è disponibile una mappa dei siti inaccessibili e testare l’accessibilità degli stessi con la speciale applicazione ivi messa a dispozione. In questo modo si crea una mappa globale delle interruzioni di servizio e si pongono le condizioni per tracciarne lo sviluppo nel tempo. I numeri, così come i risultati di questa analisi organizzati per aree geopolitche, sono diffusi e commentati sul sito. Scoprirete per esempio, che certi siti egiziani non sono visibili in Arabia Saudita mentre lo sono qui da noi ecc. Herdict è disponibile anche come un plugin del browser. Con un semplice click di un bottone i siti possono essere segnalati senza ritornare sulla home page del sito www.herdict.org. Herdict è uno strumento che dobbiamo adottare e che può crescere solo attraverso la nostra forza. Insieme alla Government Request Map di Google, mappa che traccia le richieste di rimozione di contenuti provenienti dai governi, abbiamo due strumenti di notevole efficacia per mappare le interferenze governative con la libertà di espressione su Internet. Facciamone uso.
Invece forse pochi sanno che Nintendo dal 2003 ha iniziato a sfornare sulle proprie console portatili dei titoli di ambientazione “Mariesca” ma con un gameplay mutuato dai giochi di ruolo. Il primo a uscire fu “Mario & Luigi: Superstar Saga” per GameBoy Advance, seguito da “Mario & Luigi: Fratelli nel tempo” su Nintendo DS, per arrivare infine a “Mario & Luigi: Viaggio al centro di Bowser” sempre su NDS. Lo sviluppatore interno Alphadream è riuscito a coniugare alla perfezione tutte le dinamiche di un vero e proprio gioco di ruolo: crescita e potenziamento dei parametri del personaggio, combattimenti a turni, vaste esplorazioni e trama originale ai comandi tipici dei platform di Mario, ovvero: precisione nei salti e prontezza di riflessi. L’ultimo titolo uscito a fine 2009 rappresenta inoltre una rivoluzione nel cosmo di Mario, in quanto per la prima volta Bowser diventa protagonista del gioco assieme ai fratelli idraulici e non più antagonista. L’incipit del gioco narra che il regno dei funghi è invaso da una malattia, la Gravitombolite, che fa gonfiare i Toad come palloni. Bowser, sconfitto da Mario, nel bosco trova un tizio (che si rivelerà essere Lord Sogghigno, il vero villain di questo titolo) che gli vende un fungo magico. Durante un’assemblea del Regno dei funghi Bowser mangia il fungo e risucchia Mario, Luigi, Peach e altri personaggi, che finiscono dentro il suo corpo. Così Lord Sogghigno conquista il castello di Bowser e quello di Peach. Bowser, aiutante ignaro di Mario e Luigi, deve sconfiggere Sogghigno e riprendersi il castello. Da qui parte quest’avventura dove il giocatore si trova a comandare Bowser nello schermo superiore del NDS e a guidare Mario e Luigi dentro al corpo di Bowser in quello inferiore. Spesso Bowser avrà bisogno del sostegno dei due idraulici che dovranno stimolare e curare l’organismo di Bowser per farlo procedere nel suo intento di sconfiggere Lord Sogghigno. La parte all’interno del corpo di Bowser sembra una versione Nintendo di “Viaggio allucinante”, la creatività la fa da padroni sia nella struttura dei quadri che nelle soluzioni del gioco. Un pregio particolare va alla qualità della trama e dei dialoghi, spesso sogghignerete agli scambi di battute e all’ironia pulsante che predomina la sceneggiatura. Il gioco dura come minimo una ventina di ore e nessuna parte di esso risulta boriosa o ripetitiva, la trama vi incollerà al doppio schermo e non vedrete l’ora di vedere Sogghigno sconfitto da Mario, Luigi e Bowser. Il titolo è consigliatissimo a tutti gli amanti di Mario, anche se diffidenti verso i giochi di ruolo, infatti la trama e la giocabilità vi trasporteranno dentro il gioco senza freni. “Mario & Luigi: Viaggio al centro di Bowser” è un gioco davvero completo, assolutamente un “must have” per il doppioschermo portatile di Nintendo.
Al Jarida è nelle strade!
Nidi Negletti
di Patrizia Modiano Per i nidi milanesi accreditati l’anno che sta finendo è iniziato male e continuato peggio. Il Comune, all’indomani di un bando allestito in tutta fretta lo scorso luglio, decretò i nuovi gestori dei nidi comunali: Consorzio Sis e Eureka si aggiudicarono gli appalti per quello che venne presentato come il primo anno di sperimentazione del servizio. A metà agosto Sis e Eureka fecero il loro ingresso nelle strutture comunali, giusto il tempo di dare aria agli ambienti e il 3 di settembre si aprirono i battenti. Vuoto o poco più quel che attendeva i piccoli ospiti oltre ai sorrisi tesi di educatrici sulle cui spalle gravava il peso di strutture prive di tutto. I genitori hanno fatto la voce grossa, ma la signora Moioli si è trincerata in un silenzio che suonava un po’ come un insulto alle famiglie in affanno per fare fronte all’emergenza. “Pochi casi isolati”, è il commento che venne fatto a posteriori. Isolati, sì. A distanza di un mese dall’avvio del servizio in tredici strutture, a cui fanno capo 714 bambini sui 1530 accolti nei nidi accreditati, si segnalavano malfunzionamenti e disagi. E’ un modello quantomeno discutibile quello presentato alle famiglie, che di fatto alle famiglie non dà ascolto. Nessuna valutazione dell’operato dei gestori in 8 mesi dall’avvio del servizio. La commissione preposta al controllo è stata allestita in tutta fretta alla metà di aprile, alla vigilia di una commissione educazione, tenutasi il 4 maggio scorso, in cui la riconferma degli attuali gestori è presentata come un dato di fatto. E così il prossimo anno si passerà dalla sperimentazione alla norma. Poco conta che quanto auto-certificato dai gestori nel bando di accreditamento non sia stato verificato o che i controlli siano stati saltuari e per lo più dell’ultima ora. Ad oggi del resto, nonostante le ripetute richieste, i verbali che hanno definito l’accreditamento non sono stati resi noti e la trasparenza si limita ai punteggi complessivi, per altro poco più che sufficienti: 67/100 Consorzio Sis e 60/100 Eureka. Il Comune continua ad affermare che i bambini dei nidi accreditati ricevono gli stessi servizi di quelli dei nidi comunali a gestione diretta, ma nella realtà i loro diritti non sono gli stessi, nonostante le rette dovute a fine mese siano le stesse (fino a 465 euro). Il Modello Milano fa sfoggio di un rapporto numerico educatori/bambini di 1 a 6 ma il rapporto reale è quello fissato per legge dalla regione Lombardia, di 1 a 8. C’è poi la questione dei consigli di scuola, nei quali i nidi accreditati non rientrano formalmente e quindi i genitori non hanno voce in capitolo nelle attività della scuola né diritto a interloquire con l’assessore. E non è mancato neppure l’ennesimo colpo di scena: 14 (o 16) micronidi chiuderanno. Il tutto è stato presentato in pieno stile “pensato per le famiglie”. Si diversificherà l’offerta: 3 grossi nidi compenseranno i posti in meno e ci saranno delle riconversioni in sezioni primavera, spacciate per nidi. Si cancellerà con un colpo di spugna la sbandierata capillarità sul territorio, provvedendo così a riassestare le casse delle provate cooperative. La cronistoria dell’intera vicenda è disponibile su http://nidoonline.myblog.it/
Transofobia a Corvetto di QueerX “Tu hai il pene e qui non puoi entrare!”. A sentirsi apostrofare così, nella toilette riservata alle donne della discoteca Karma di via Fabio Massimo a Milano, è stata domenica notte una transessuale trentunenne, José D.S.. Un cliente ventenne ha accompagnato la fidanzata nel bagno femminile del locale e, quando all’interno ha trovato la transessuale, ha preso a insultarla. “Anche se hai le tette non puoi pisciare qui”, le ha detto in preda a quella che ha definito, in seguito, una crisi di gelosia. Dall’insulto all’ingiuria alle mani, la trans aggredita è riuscita alla fine a difendersi solo grazie a una bomboletta di spray urticante che aveva in borsa. Il giovane è andato a farsi medicare al Policlinico e non ha riportato conseguenze. E’ andata diversamente a José che, trovata senza permesso di soggiorno, è stata portata in questura e fatta oggetto di un decreto di espulsione. L’episodio ricorda fin troppo il litigio,
nei bagni della Camera dei deputati, tra Vladimir Luxuria e Elisabetta Gardini. L’ex portavoce di Forza Italia, scandalizzata dal trovare la parlamentare trans nei bagni femminili di Montecitorio, aveva fatto una scenata e chiamato a raccolta le telecamere per documentare l’odiosa invasione della casta ritirata femminile da parte di un corpo ambiguo, a lei incomprensibile. La notizia dell’aggressione di venerdì è rimbalzata sui blog della comunità lgbtq, riportata con rassegnata abitudine, come un’idiozia quotidiana con cui si può imparare a convivere. Nel clima di caccia alle streghe che si respira in città i e le trans sono il simbolo di una soggettività ostinata e mai ingabbiabile, che fa paura ai moralisti casuali o interessati. E ad opporsi non sarà certo la Moratti: in fondo l’idiozia cronica dell’apprendista omofobo ha permesso di individuare un pericoloso delinquente. Pardon, clandestino.
Guerra al Barbecue di El Gordo “Un contingente della Polizia Locale, unitamente ad agenti della Polizia di Stato, effettuerà nel weekend controlli mirati al parco Strozzi per prevenire assembramenti, vandalismi e comportamenti molesti”. Assembramenti, vandalismi e comportamenti molesti: grigliate, per la precisione. Feste a cadenza settimanale in cui la comunità latina di Milano, peruviani ed ecuadoriani soprattutto, si ritrova per mangiare, bere e chiacchierare insieme. Sono le allegre Parillas, dove ci si rilassa un po’ dopo una settimana di 70 ore fra una birra, una partita a domino e una grigliata. La questione era stata sollevata in toni apocalittici un paio di settimane fa dal Corriere: “Con il fumo che si alza dalle griglie, la musica diffusa da altoparlanti caricati nel bagagliaio e litri di birra distribuiti da furgoncini attrezzati, il parco Strozzi si è trasformato in un gigantesco parco divertimenti. Ogni mattina, dopo i bagordi, il campo da
basket e quel che resta del prato sono uno scempio di tappi di bottiglia, cartacce, vetri rotti”. La Lega, forse su istigazione dei solerti cittadini della zona (ormai è una gara a chi digrigna i denti di più), aveva indetto un presidio contro il degrado del parco Strozzi. Con i vigili a presidiare l’area, il bbq latino è stato rimandato e i leghisti si sono trovati a fare un inutile picnic a base di taleggio nei giardini immacolati e riordinati foglietta per foglietta. Insomma, DeCorato ha rovinato la festa sia alla comunità latina, che agli alleati, ma non troppo, del Carroccio, cui è stata sottratta l’esca. Ma al di là della competizione pre-elettorale all’interno della maggioranza, la verità è che nei parchi di Milano non si può fare niente: cucinare, bere, ascoltare la musica. Prima è stato il turno dei botellon, adesso tocca ai barbecue. Vorrà dire che passeremo l’estate ciascuno chiuso nel proprio frigorifero.
La costellazione delle freepress milanesi si arricchisce di un nuovo prezioso esperimento. E’ Al Jarida, il primo giornale gratuito italo-arabo di Milano. E’ nato dalla volontà di un gruppo di mediatori linguistici milanesi, di origine sia araba che italiana, e dal mese scorso ha deciso, dopo un anno di rodaggio, di inaugurare una nuova versione “magazine”. Uscirà mensilmente e sarà distribuito nelle zone calde dell’immigrazione milanese: via Padova, Maciachini, Bovisa, via Imbonati, S. Siro. Fermamente intenzionati a lavorare concretamente nel difficile percorso verso una pacifica convivenza e un mutuo rispetto tra le culture della città, i redattori intendono impegnarsi a dar voce a una comunità troppo spesso osservata con sospetto dagli altri milanesi. La particolarità della rivista consiste nel completo bilinguismo: la fruibilità è doppia, un ponte per la variegata comunità araba verso la realtà italiana, ma anche viceversa. Marco Sergi è il direttore di Al Jarida. Cos’è al Jarida? Al Jarida è un ponte. Un ponte tra due comunità, quella degli italiani e degli arabofoni a Milano, che spesso si guardano con reciproco sospetto, che hanno paura l’una dell’altra. Noi cerchiamo con i nostri modesti mezzi di abbattere queste barriere perché pensiamo che sulla conoscenza dell’altro si basi il rispetto reciproco. A chi si rivolge al Jarida? Al Jarida si rivolge a tutti quei milanesi di origine araba o italiana, desiderosi di conoscersi e di conoscere un altro paese, un’altra cultura. A tutti coloro che credono alla multiculturalità come forza e come arricchimento, che non si lasciano incantare facilmente dalla politica, sempre desiderosa di trovare un nemico che allontani lo sguardo dai veri problemi. Milano dal punto di vista della convivenza? Milano sta attraversando un momento buio per quanto riguarda la convivenza. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Se andate a fare una passeggiata in via Padova, e magari ci eravate stati qualche mese fa, stenterete a riconoscerla: si respira un’aria cupa di sospetto, alimentata dalla militarizzazione e dalle ordinanze municipali che hanno reso un deserto la strada più animata di Milano. Credi che Milano abbia bisogno di un giornale così? Sì, e non solo Milano. La xenofobia ormai sta diventando un tratto culturale di una buona fetta della popolazione italiana, basti guardare ai fatti eclatanti e meno a cui abbiamo assistito in questa prima metà di 2010. Penso a Rosarno, alla questione rom e, anche se non sotto riflettori adeguati, alla sistematica negazione del diritto di professare la propria religione. Comunque non dobbiamo dimenticare che i problemi delle famiglie e dei singoli sono molto spesso indipendenti dalle religioni: voglio dire che un chilo di pasta costa uguale per me e per un cittadino immigrato e che se non abbiamo abbastanza soldi per pagarla non mangiamo entrambi. Siamo tutti nella stessa barca, insomma, coinquilini nella metropoli.
Double Noughts di Pablito el drito
Dal punto di vista della musica elettronica (e non solo), l’Italia è provincia dell’impero. E chi leggerà questo bel libro, pubblicato da Agenzia X, non potrà che essere d’accordo con me. Sono decenni che dj e i produttori nostrani, ma anche semplici appassionati, migrano a nord verso le capitali europee del suono, Londra e Berlino. Proprio la capitale inglese è la meta del viaggio di Lorenzo Fe, classe 1988, giovane e talentuoso autore di “Londra Zero Zero”.
Stato di Coma Fortuito di Antiniska Pozzi Policlinico di Milano, 13 gennaio 2008 Non posso rimandare ancora. Quanti giorni saranno? Eppure non ho il coraggio... Domani apro gli occhi. Mi piacerebbe che fosse domenica, sì, vorrei che accadesse di domenica. E’ più indulgente, la domenica, ha la sua parte di coscienza. Quella che manca a me. Poi sembra tutto più lento. C’è più tempo per metabolizzare gli eventi. E se invece domani fosse lunedì? Questo sì che sarebbe brutto. Cambiare la vita di tutte queste persone un qualsiasi banale lunedì sarebbe proprio una cattiveria. Sì, però non importa. Mi fa male la schiena, mi fa male il culo, non ne posso più di stare qui sdraiato a sentir piangere e sussurrare. Come sono premurose le madri in certe occasioni! Ti raccontano per filo e per segno la storia della tua nascita, della tua infanzia, tutto, con tutti i particolari, anche quelli più vergognosi. Ieri mi sono sorbito nuovamente il racconto del soldatino di piombo. Dicono che fosse la mia favola preferita. Mi chiamo Andrea e tra un mese compio 31 anni. Sembrano tanti, ma non sono pochi. Ecco, l’ho fatto ancora. Dico un sacco di stronzate. Mi autodiverto. E’ che in realtà mi annoio da morire: ho avuto un’infanzia davvero felice, genitori attenti ma non troppo, corretti ma non troppo, disponibili ma non troppo. Un capolavoro di aurea mediocritas, tanto che al contrario degli altri ragazzini sognavo un padre alcolizzato o un fratello in galera. Giusto per avere il senso dello squilibrio. E invece no, tutto liscio come un encefalogramma piatto. Mi si passi la metafora abusata, è da quasi due settimane che sto sdraiato in un letto d’ospedale. Incrocio tra viale Sondrio e via Melchiorre Gioia, dieci giorni prima. Sono in ritardo, porca puttana, stavolta m’inculano sul serio. Dai, dai, ma quand’è che viene verde questo cazzo di semaforo? Guarda che traffico, ma quante auto ci sono in questa città del cazzo? Calmati, Andrea, sei troppo nervoso, ma perché sei così nervoso? Ma che cazzo... perché il semaforo è ancora arancione? Policlinico di Milano, 13 gennaio 2008 Così ho fatto per attraversare e inspiegabilmente mi sono bloccato in mezzo alla strada ipnotizzato dall’occhio arancione del semaforo, palla da basket infilata in canestro, fetta d’arancio su cocktail non identificato, luna piena nel pozzo dell’apo-
calisse, occhio di pantera incazzata, tappo di Fanta che non è buona ma... e su quest’ultima poeticissima immagine figlia del marketing mi deposito violentemente sull’asfalto unto di Milano e perdo il controllo del mio corpo. E della mia mente. Forse prima della mia mente e poi del mio corpo. Perdo il controllo, perdo coscienza. Quando ero in coma io non ho visto un cazzo. Non ho visto luci in fondo al tunnel, non ho sentito voci. Ho solo avuto un gran culo: mi sono svegliato, e non c’era nessuno in stanza, né l’infermiera né parenti e amici. Ho aperto gli occhi, mi sono guardato intorno e ho dedotto che avevo avuto un incidente. Poi ho sentito la voce di un’infermiera che diceva: “No, nella 314 c’è il ragazzo in coma”. Forse sono io, ho pensato. Magari sono in coma. Nel dubbio ho chiuso gli occhi e ho aspettato. “Ciao amore, come stai oggi? Come andiamo?”. Che domande del cazzo, mamma, sono in coma. Le madri, in fondo, sono le uniche che non hanno paura della morte. Né della propria, né di quella dei loro figli, né di quella dei loro uomini. Invece, il mio amico Stefano non lo ammetterà mai ma se la sta facendo sotto, e si vergogna da morire. E’ passato a trovarmi una volta sola da quando sto in coma. È in imbarazzo. Ma io lo capisco, in certe situazioni non sai cosa dire. Avrebbe potuto dirmi qualsiasi stronzata, mi sarebbe bastato per ricordarmi che qualcosa di buono c’è in questi 31 anni buttati nel cesso. E invece no. Lo so che il mio amico Stefano mi vuole bene. Solo che mi sono rotto il cazzo di essere circondato da persone senza palle. Forse dovevo coscienza per ritrovarla davvero. Forse quel semaforo arancione voleva dire “aspetta un attimo, si può fare di meglio”. Policlinico di Milano, 9 gennaio 2008 Che male. Letto, bianco, bip-bip. Che male alla spalla destra. Silenzio, notte, luci basse. E le gambe? Si muovono. Letto, cuscino. Faccio per aprire bocca e chiamare qualcuno, poi mi blocco e mi viene in mente quel semaforo arancione. Mi ricordo, mi ha investito un’auto, credo. Una nuova Fiesta blu. Sento una voce che dice “no, nella 314 c’è il ragazzo in coma”. Sono in coma. Sono vivo, cazzo. Dev’essere stato un bell’incidente, però, non vedo l’ora di raccontarlo. Ma no, non è vero. Non ho affatto voglia di raccontarlo. Mi fa male la testa. E la spalla destra. Mi tocco la faccia, non ho punti. Alzo il lenzuolo e guardo giù. Ho una fasciatura
al ginocchio destro. E la spalla destra ingessata. Che faccio? Chiudo gli occhi e aspetto. Policlinico di Milano, 12 gennaio 2008 “Mamma, guarda come sono belli!”, esclamò il bambino saltellando dalla gioia. Il coperchio della scatola di legno, aperto con impazienza, nascondeva una ventina di soldatini di piombo allineati come in una parata. Oddio no. Mamma ti prego. Mi chiamo Andrea e tra un mese compio 31 anni. Sembrano tanti, ma non sono pochi. Soprattutto se il bilancio è una madre che ti racconta la favola del soldatino di piombo per riportarti alla vita. Con tutto il rispetto per Andersen è una storia davvero deprimente. Il soldatino, che già è storpio, muore e non corona il suo sogno d’amore con la ballerina. Non è il massimo per uno che è in coma, e poi quand’ero bambino mi metteva un’ansia, questa favola. Ma perché mia madre pensa che mi piaccia? Ho avuto un’infanzia davvero felice, io, genitori attenti ma non troppo, corretti ma non troppo, disponibili ma non troppo. Ho degli amici simpatici con cui esco la sera a bere una birra. Ho una ragazza graziosa come una ballerina - non dolce come quella del soldatino ma, in fondo, mi è sempre stata fedele. Ho un lavoro, non quello che vorrei, ma ho un lavoro. E allora? Allora tutto bene, se fosse la vita di qualcun altro, ma è la mia e non è quella che vorrei. Policlinico di Milano, 9 gennaio 2008 Stamattina è venuto il dottore e ha parlato con mia madre. Dice che fisicamente sono in fase di recupero, ma non sa se e quando mi risveglierò dal coma. Mia madre ha pianto, di nuovo, e poi sono usciti dalla stanza. Più tardi è venuta un’infermiera a cambiarmi e a controllare che fosse tutto a posto. Non mi piace tanto pisciare dentro un tubo, e questo è un altro dei motivi per cui dovrei decidere che fare. Ma in fondo mi sono svegliato solo stanotte, è prematuro. In questo stato di coma fortuito, in questa atmosfera arancione che m’impone la cautela. Policlinico di Milano, 13 gennaio 2008 Non posso rimandare ancora. Domani apro gli occhi. Domenica o lunedì non importa, io domani mi sveglio, spalanco gli occhi, e al primo ciao stupito e commosso che mi sento dire, risponderò con aria interdetta: “E tu chi sei?”. Mi dispiace, mamma. Ma questa è un’occasione pazzesca.
Non parliamo della Londra dei turisti fighetti, dei finti punk in Camden Town, delle foto pacchiane ai fanti di guardia a Buckingham Palace. Questa è la Londra che ci piace, delle strade e dei quartieri proletari del sud e dell’est. La città dei moli e dei capannoni abbandonati, scenari dei rave illegali degli anni Novanta. La metropoli meticcia che si barcamena tra precariato diffuso, squat, skipping e piccola delinquenza. L’area urbana che da decenni è fucina di suoni innovativi che da lì si dipartono raggiungendo i quattro angoli del globo. “Londra Zero Zero” è il racconto di un viaggio ribelle nei luoghi oscuri della città. Ma è anche un’immersione totale nelle contro/sottoculture londinesi. Ed è pure un saggio di storia sociale che parla di immigrazione, lavoro, autorganizzazione, radicalismo politico e attivismo sociale. La narrazione è spesso in prima persona: è la voce curiosa di Lorenzo che ci racconta quel che si muove dentro alla storia, tra appartamenti troppo piccoli, cari e sovraffollati e club, case occupate, centri sociali. Ma la sua voce non è isolata. Nel suo randagismo l’autore incontra molti abitanti dell’East London: dagli attivisti dei centri sociali a Bill Fishman, autorevole storico, dai sindacalisti del Swp agli ecoattivisti vegani, dai migranti in attesa di asilo politico ai colleghi nelle catene dei minimarket o dei fastfood. Le testimonianze dirette, senza filtro, ci calano in maniera convincente in uno dei laboratori urbani (l’East London, dove convivono centinaia di razze e culture) più importanti del globo. Nella seconda parte del libro si parla soprattutto di musica. Di quel fenomeno musicale nato nell’East London cui è stato appioppato il nome di grime (che significa sporco ma suona come crime, crimine). Un mix di rap, jungle e ragga prodotto in studi artigianalissimi da toasters e dj (adolescenti o poco più) che è diventato popolare prima grazie alle radio pirata e poi grazie a internet. E del fenomeno dubstep, genere che ha i suoi progenitori nella jungle, nella garage e in certa techno oscura. Un suono urbano, industriale e paranoico che ha spodestato il drum’n’bass nei club e che ora (a differenza del grime che è un fenomeno locale) sta attecchendo anche nel circuito dell’Europa continentale. Tra gli intervistati voglio ricordare Simon Reynolds (probabilmente il più importante critico musicale britannico), Dr.Das (ex Asian Dub Foundation), Akala (Mc hip hop e grime), Broken Note (un collettivo che mischia hardtekno e dubstep). Nella terza parte del libro si parla di come questo tipo di suono nato nel Grande est di Londra stia cominciando a contaminare il nostro paese.
Guai a chi non la colga. L’occasione è unica nella vita: sabato 15 al Teatro Leonardo. Per un ascolto ravvicinato del terzo tipo. Venerdì 14 alla Fondazione Pomodoro si recupera il live atteso e saltato causa Eyjafjallajokull, recuperiamo quanto scritto allora: “vanno in scena a braccetto Alva Noto e Blixa Bargeld, un concentrato del meglio della sperimentazione teutonica degli ultimi, uhm, 30 anni!”. Se però desiderata i suoni sporchi, la Dauntaun del Leoncavallo è dedicata ai risorti Red Worms’ Farm.
BURUMBALLA antologia di fumetti genealogici a c. di Lorenzo Sartori e Salvo D’Agostino Tunué, 2009 - pp148, euro 12,50 Burumballa è una parola sarda di origine valenciana che significa “truciolo, fogliame che vola in cielo” qualcosa che nonostante la sua consistenza minima materiale e culturale è in grado di sollevarsi dalla gravità della vita di tutti i giorni. Ed è anche il nome del periodico semestrale nato da una bella idea di quella stramba coppia di amabili scoppiati di Lorenzo Sartori e Salvo D’agostino, insegnanti alla Scuola d’arte del Castello Sforzesco di Milano. Brothers&Sisters, oggi vi segnalo questa piccola antologia di emergenti, tutti artisti di primo pelo che non hanno ancora pubblicato storie proprie, immacolati e lindi, lontani dalle forzature del mercato propongono storie libere con la supervisione dei due direttori artistici/ ideatori. Burumballa è un progetto nuovo e fresco e ci piace per questo. Dopo una puntata pilota andato a ruba, stampato per pochi eletti, è uscito il primo numero dal titolo “Sangue del mio sangue” concept sulle storie di famiglia, un percorso à rebours sulla memoria del tempo, un altro modo per raccontare con diversi stili e voci e disegni e parole le fantasie di sette autori promettenti, sette nomi nuovi al posto dei soliti vecchi maledetti satrapi. Questi spaccano e ve lo garantisco. Con la cattiveria e il taglio avanguardistico che si discosta dal solito fumetto. Burumballa è un cantiere aperto, un laboratorio formale e di sostanza che invita tutti i possibili trucioli ad unirsi alla teppaglia. Nessun tuffo nel vuoto, si ruota sospesi nell’aria come quando si fa una capriola, come quando si plana per non toccare a terra. info: http://burumballablog.blogspot.com
- 2 confezioni di gnocchi di riso (si trovano in quasi tutti i gli splendidi negozi di prodotti orientali che costellano la nostra città) - 800 g di pomodorini - Un bel mazzetto di basilico (50 g) - 10 g di pinoli - 50 g di pecorino grattugiabile (ma il parmigiano può essere altrettanto efficace) 2 o 3 spicchi d’aglio Maggiorana e origano - Olio extra vergine d’oliva, sale+pepe qb - Uno zic di salsa di soia (tipo shoyu)
Quando è uscito nella sale “Mars Attacks!” ero giovane e disilluso, avevo 16 anni ed ero convinto che gli alieni non esistessero, o quantomeno non in mezzo a noi. C’è voluto del tempo per scoprire che mi sbagliavo di grosso. Gli alieni sono sulla terra da decenni, quanto meno dai primi anni ‘70, e somigliano parecchio alle creature di Tim Burton, così come ai simpsoniani Kang e Kodos, ma a differenza di questi la musica non è il loro problema, anzi. Se i marziani invasori venivano uccisi da Tom Jones sparato a tutto volume, i terrestri sono sfidati da 40 anni dalla musica di questi marziani.
Lo sbattimento per la preparazione è veramente minimo. L’unica cosa è che è un pitto che va un po’ pianificato perché gli gnocchi di riso non devono essere cotti bensì lasciati in ammollo per un tempo variabile fra le 16 e le 24 ore a seconda della stagione (più fa caldo meno bisogna ammollare).
Gli alieni stanno in California, ça va sans dire, e si chiamano Residents. Suonano da decenni il loro pop-rock-kraut-noise sghembo e psichedelico nascosti da maschere a forma di bulbo oculare, tanto che sulla loro identità sono nate leggende di ogni tipo. Lester Bangs racconta che il loro primo demo fu spedito in 2 copie omaggio: una a Frank Zappa, l’altra a Richard Nixon. Esordirono con un disco che detournava i Beatles, il seguente fu subito censurato perché per rappresentare il terzo Reich’n’Roll fu scelta una “Swastikas parade”, per arrivare fino al “Commercial Album” che raccoglieva 40 pezzi da un minuto l’uno... Pazzi, fricchettoni, depravati o schizzati? Nulla di tutto ciò. Alieni semplicemente, ma decisi a regalare la loro scienza all’umanità.
Per il pesto occorre prendere il basilico, uno spicchio d’aglio, una generosa manciata di pinoli ed il pecorino e pestare tutto in un mortaio di pietra aggiungendo olio a filo finché il risultato non è omogeneo. Nel caso ci manchi il mortaio e abbiamo invece un mixer, ricordiamo di non tritare troppo a lungo per non scaldare eccessivamente il basilico che si rovina. A questo punto ci dotiamo di una capiente padella in cui, dopo aver fatto un soffrittino con l’aglio, facciamo saltare i pomodorini. Quando iniziano ad spappolarsi un po’ aggiungiamo maggiorana, origano, salsa di soia e regoliamo sale e pepe. Facciamo tostare i pinoli avanzati in un pentolino antiaderente. Uniamo i pinoli ai pomodori, poi aggiungiamo anche gli gnocchi e facciamo andare a fuoco vivace per pochi minuti. A questo punto basta aggiungere il pesto, eventualmente un filo d’olio crudo, mescolare per bene ed il gioco è fatto.
Le alternative ai Residents per sabato sono il classico concentrato multi-band a Hundebiss, gli Uochi Toki al Castello di Solza (BG) o il punk d’annata dei Rappresaglia all’Amigdala Theatre di Trezzo sull’Adda. Domenica al Magnolia orecchie sanguinanti con il doom industrial dei brianzoli Scum from the Sun, mentre lunedì 17 il mitico Bobby McFerrin dirigerà l’orchestra alla Scala. Occhio ancora a Trezzo sull’Adda, stavolta alla Centrale Idroelettrica Taccani, dove martedì 18 Eraldo Bernocchi guiderà un live di piano, elettronica, chitarre e luce. Chiusura di settimana, giovedì 20, con il beneamato ritorno della rassegna TRoK! Il palco della Cascina Torchiera sarà occupato da Zun Zun Egui, quartetto rivelatorio di provenienza UK/Giappone/Mauritius dedito a uno splendido afro-funk-punk. Come si dice sempre: spaccano.
ARIETE - Vigorosi ed energici perdete la pazienza appena qualcuno non regge il passo. Datevi una calmata e adeguatevi al gruppo di lavoro. Dopo faticosi momenti di attriti e scintille gli affetti vanno riprendendo quota.
BILANCIA - Basta spaccare il capello in quattro sulle cose che non vi piacciono. Le critiche severe tenetele per un’altra occasione. Fate come se le distonie intorno non esistessero. Le persone vicine ve ne saranno immensamente grate.
TORO - Per natura non amate scomporvi. Sempre che non vi si tiri fuori dai gangheri. Tensioni in accumulo più che altro per la pigrizia di non volerle affrontare. Le vostre motivazioni però sono concrete. Parlatene.
SCORPIONE - Visione nitida della situazione. Non vi si frega spacciando lucciole per lanterne. Se intendete muovere qualche appunto, fatelo, ma, mi raccomando, senza esagerare con la solita graffiante ironia. Meno scontri verbali. Più diplomazia.
GEMELLI - Un colpo al cerchio uno alla botte. A quanto pare è questa ultimamente la vostra filosofia. Refrattari alle polemiche sterili, abbozzate. Non è poi così male per il vostro sistema nervoso. Equilibrati e moderatamente tranquilli col partner.
SAGITTARIO - Fiduciosi nelle vostre potenzialità, potreste intrecciare accordi lavorativi e rapporti sociali in linea coi vostri obiettivi. Con la vostra genuinità riuscirete in imprese e progetti gratificanti anche sul lungo periodo. Buona semina a tutti.
CANCRO - Rimpiangete ozio e dolce far niente quando invece dovreste sbattervi a più non posso. Favori lavorativi stimolanti per il grande salto. Amore in stand-by, con annessa cazziata dovuta in primis alla vostra scarsa partecipazione.
CAPRICORNO - Se non succede qualcosa che movimenta la vita c’è il rischio che vi annoiate. Lavoro o affetti che siano avete bisogno di darvi obiettivi sempre maggiori. Paturnie varie dovute a una routine che comincia a starvi stretta.
LEONE - Esemplari, riuscite a fronteggiare tutte le situazioni gestendole in piena autonomia e discrezionalità. Nessun conflitto di ruolo a turbare il vostro cielo. Magnanimi e indulgenti lasciate che tutti abbiano il proprio posto al sole.
ACQUARIO - Avete voglia di dire a tutti quel che pensate di loro. Ipocrisie mal digerite potrebbero urtarvi più del solito. Cercate di capire se ne vale la pena o meno. Risparmiate energia e abbiate cura di voi. Nient’altro.
VERGINE - Le sicurezze cercate cominciano a materializzarsi. Il lavoro va bene, ergo: è ora di rilassarsi. Magari col partner, proponendo qualcosa di non scontato e bizzarro. Potere alla fantasia!
PESCI - Qualche bizza dovuta alla voglia di rivoluzionare lo stato delle cose. Malumori non decodificabili v’immalinconiscono. Perciò, datevi da fare in qualcosa di creativo che accalappi la vostra fantasia. Buone chance di riuscita in vista.
Alba
Venere 14
Sabbath 15
Domingo 16
Lune 17
Marte 18
Mercole 19
Giove 20
Mercato @Curiel
Mercato @Isernia
Mercatino @Bovisa
Colazione Antisfratto @Malfattori
Mercato @Bonola
Mercato @De-Capitani
Mercato @Osoppo
Stanley Kubrick @Palazzo Ragione
Museo Scienza @S.AmbrogioM2
Pranzo @Kapuziner Platz
Pizza @Coke
10:00 11:00
Piante & Fiori @ParcoTrotter
Sport Day @UniStatale
Protesta In Musica @PzaMercanti
Santa Messa @Sacrestia
Seiv The Farm @Torchiera
Assemblea Soci @ARCI-Scighera
13:00
Pranzo @Brutto Anatroccolo
Pranzo @Xier
Pranzo @ARCI-Bellezza
Pranzo @NordEst
Pranzo @Albero Fiorito
14:00
Europeanisation @ScPolitiche
Veggie Pride @MissoriM3
Branz @Frida
Guitar Time @PzaMercanti
Break in Jazz @PzaMercanti
15:00
Chi Contro Natura? @UniStatale
Lab Canto Salentino @ARCI-Scighera
16:00
Ruota Libera @ViaCeloria2
Santo & Stecco @FieraSinigallia
Opera Gagia @SalaCivica Nerviano
PD in Bici @Darsena
Sagra della Spora @Bloom
18:00
Ape @Triennale
Ape @ChineseBox
Carrellino d’Oro @ViaPaoloSarpi
19:00
Polpetta @Rattazzo
Mix Art Project @Cantiere
Do The Locomotions @LaLocomotiva
Ape @Bhangra
Grafica per Immagini @GalleriaAIAP
@Informagiovani
20:00
Dinner + Frest! @Leoncavallo
Giocoleria @ARCI-Blob
Che Bio ce la mandi buona @TeatroCoop
Premio Letterario @Barrio’s
21:00
Inshallah Beijing @ARCi-Scighera
The Residents TeatroLeonardo
Malarisata @Ligera
22:00
Alva Noto + Blixa Bargeld
@FondazPomodoro
Hundebiss Nights @SecretPlace
23:00
HC Project @COX18
Networked Agency @ScPolitiche
12:00
Passeggiata Bucolica @Rozzangeles
Non Uno di Meno @UniBicocca
Ciclofficina La Stecca @ViaDeCastillia
Colours Tattoo @VialeCorsica
Deborah Ligorio @Francesca Minini
Vernissage @CasaBogani
L’uomo Fiammifero @CinemaMexico
Don Durito @Cantiere
Cruising @Flexo
Della Natura @SpazioFarini
Cinema Brasiliano @Gnomo
Biokip’s @AssabOne
Max Casacci
Lab Scrittura Collettiva @LabZero
Ape @Kawa
Jazz Ensemble @Frida
Grey Ghost @R’n’R ViaBruschetti
Bobby Mc Ferrin @TeatroLaSCala
Ettore Giuradei @ARCI-Casa139
Free Session @R’n’R ViaBruschetti
Zun Zun Egui @Torchiera
Sleep Concert @ARCI-Magnolia
Train @Salumeria della Musica
Eraldo Bernocchi @Centrale Taccani
The Skatalites @Bloom
Critical Mass @PzaMercanti
B-Day @ARCI-Bitte
Tranz Lasagne @Zoom
Transatlantic @Alcatraz
Tuesday @Surfer’s Den
Caffè Letterario @Leoncavallo
The Niro @ARCI-Magnolia
00:00
Étienne de Crécy @Tunnel
Andy C feat Mc GQ @Leoncavallo
Match à Paris @Plastic
MidNite @Wasabi
Le Città Invisibili @FreeArtCafè
Mercoleweed @Molotov
Addicted To Bass @Surfer’s Den
Notte
Villalobos @Magazzini
Ma la notte no @SuperStudio+
En Travesti @NautilusClub
Festa del Piede @NautilusClub
Rock It Hard @Rocket
Naked Party @X-Club
Razzputin @AtomicBar
17:00
Tour @Supergulp!