Abolire la festa del lavoro
Smogville
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1° Maggio Precario
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MI LOW COST
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Precariat
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news&eventi - n°XXXII
29 apr 5 mag 2011 Free Press Eretica http://milanox.eu
LAVORATORI! Grande successo e calore umano x il festival Partigiani in Ogni Quartiere in Corvetto #25aprile #nofascismo #nocoprifuco 25 aprile: a Milano simbolo Forza Nuova su lapide Resistenza #inazicisonoancora pisapia a ansa: vandalismi contro gazebo del centrosinistra la notte del #25aprile presto si vota: ci vuole il certificato elettorale (se no, andate in corso pta romana 10 a prenderlo) e un documento valido #milano come votare il 15-16 mag - metter la X su una lista collegata a Pisapia, ed eventualmente scrivere cognome di UN@ candidat@#milanoXpisapia Comunali ultimo sondaggio Sole24ore: Moratti 43, Pisapia 42, Palmeri 7, Calise 4 si va al secondo turno del 29 e 30 maggio Sabato 30 aprile a ZAM via Olgiati 12 (Barona) BENEFIT x MilanoX con Quattroassi & Emi Mosconi del B-team! Domenica 1°maggio ore 15 Pta Ticinese - come da 10 anni a questa parte MAYDAY 011 verso lo sciopero precario #milano Negozi aperti domenica 1° maggio dal Comune sì alla deroga - la CUB proclama sciopero commercio #milano #mayday Ass Terzi: lasciando libertà a commercianti si sostiene il mondo del lavoro - sì.. abolendo la festa (retribuita) dei lavoratori! 1°maggio 4 maggio sentenza definitiva su lodo mondadori #berlusconi #debenedetti vi aspettiamo insieme ad Alessandro Bertante e Mirko Mazzali ven 6 maggio al Maga Furla! http://fb.me/ KgBK6eQ4
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29/04/2011 www.milanox.eu
DOVE CI PUOI TROVARE
Una messa di Pasqua dove non si parla di morte ma di speranza e resurrezione. Che inizia con “La pace sia con voi” e finisce con una canzone palestinese che canta “Salam Aleikum”. Per l’ultimo saluto a Vittorio Arrigoni la palestra del paese di Bulciago è gremita. Sugli spalti si sta in piedi, i posti seduti sono riservati a familiari, amici e a decine di sindaci della zona di Lecco. Sono le uniche autorità presenti. Fuori nel campo da calcio è disegnato un grande simbolo della pace. Decine di bandiere arcobaleno sono appese a tutte le finestre. “Gaza è stato l’ultimo approdo di Vittorio”, dice al microfono la mamma Egidia, “ma la Palestina lo aveva chiamato da molto tempo. Non è un eroe né un martire, è un ragazzo che credeva davvero che i diritti umani sono universali e che l’ingiustizia va raccontata perché nessuno di noi, persi nel mezzo delle nostre comode vite, un giorno possa dire io non c’ero, io non sapevo. Vi abbraccio tutti. Restiamo umani”.
Stazioni: Cadorna, Pta Venezia, Pta Romana, Pta Genova, Piola, Pta Garibaldi, Lotto, Romolo, Maciachini, Bovisa Centri Sociali: ZAM, Leoncavallo, Conchetta, Torchiera, Transiti, Cantiere, Fornace, Baraonda Università: Statale, Scipol, Città Studi, Poli Bovisa, Bicocca Centro-Pta Venezia-Pta Romana: Chiamamilano, Bar Picchio, kebap Imperator, Arci Bellezza Ticinese & Navigli: Rattazzo, Coquetel, Cuore, Electric Storm, Piercing Studio, Totem, Libraccio, Trattoria Gloria, Peppuzzo, Brutto Anatroccolo, Pravda, Quetzal Tattoo, Tattoo Shop, Arci BITTE, Tipota, Mexico, AgenziaX, Comitato Pisapia Garibaldi: Feltrinelli Stazione, Libreria Utopia, Libreria Mondo Offeso Bovisa: Stazione, Arci Scighera, Bovisa Kebab, Radio Popolare (Mac Mahon) Isola: Frida, Circolo Sassetti, Kebab Borsieri, Bar Archinto, NordEst Café, Arci Metissage, Teatro Cooperativa Niguarda
Tanti Auguri
Diario da Lampedusa Siamo stati una settimana a Lampedusa per monitorare ciò che accade sull’isola all’interno di un progetto promosso dalle Brigate di Solidarietà Attiva e collaborando con Radio Onda d’Urto, Global Project, Melting Pot e ovviamente Milano X. Ai siti dei gruppi citati potete trovare tutti gli aggiornamenti e i testi integrali. Atterriamo alle 20.40, puntualissimi. Tempo dieci minuti e recuperiamo i bagagli, poi i nostri tre ospiti ci vengono a prendere e ci portano a casa. Per una settimana faremo campo base in un piccolo appartamento in condivisione con altri attivisti solidali che arrivano da diverse parti d’Italia. Lasciamo gli zaini e usciamo per mangiare qualcosa. Le vie sono semideserte, qua e là qualche gruppo di ragazzi intorno ad un paio di locali, motorini che sfrecciano con su due o tre persone rigorosamente senza casco, qualche cane che si aggira e un numero spropositato di mezzi di Carabinieri e Polizia. Ce n’è di tutti i tipi, macchine, gipponi, le due forze principali ma anche Finanza ed Esercito, non manca nessuno e sono ovunque, fermi ai lati delle strade o in giro a pattugliare, ovunque ti volti li vedi, li incontri, ti vedono. Ci sediamo in una pizzeria dove i ragazzi ai tavoli e della gestione ci salutano subito. Sono le 21.40, siamo qui da nemmeno un’ora. Entrano alcuni poliziotti. Indicano i nostri ospiti. Gli intimano di uscire. Chiedono i documenti a due giornalisti tedeschi seduti all’esterno, chiedono la stessa cosa a tutti i presenti. […] C’è stata una prima fase a Lampedusa. Ora è finita. Le televisioni e i giornali hanno parlato per giorni di barconi stracarichi, navi affondate e corpi annegati che venivano
contati solo per fare statistiche. Ci hanno mostrato e raccontato “l’emergenza Lampedusa”, ovvero l’emergenza loro, dei media, delle istituzioni, dell’incapacità di far fronte ai bisogni e diritti delle persone che rischiando la vita attraversano il mare. Hanno soffiato sul fuoco delle paure ignoranti della gente, l’invasione barbarica che tutto avrebbe dovuto saccheggiare e distruggere. Hanno gridato allo scandalo per le fughe e le rivolte, applaudito il sommo venditore di bluff per le promesse di rito farcite di barzellette, populismo e intolleranza, hanno finto un lieve imbarazzo per le sortite più belligeranti dei verdi incamiciati che abbaiavano di armi da usare e abbozzato senza crederci un muso duro nei confronti dei partner europei di parere diverso. Poi, come d’incanto, si cambia registro. Chi dice il mare grosso, che sconsiglia di partire, chi gli accordi internazionali, chi complice o stupido abbassa la voce, lo sguardo e l’attenzione, sta di fatto che ora qui sembra che tutto sia diverso. Sembra. Perché non è così. […] Alle due esatte la nave di provenienza libica ha attraccato, scortata da tre motovedette, per scaricare la bellezza di 760 persone. Ci sono molte donne e bambini, alcuni piccolissimi, e più persone scendono più ne compaiono che devono scendere. Sulla banchina la protezione civile, poliziotti e carabinieri in quantità spropositata quanto inutile, la Croce Rossa, diversi giornalisti, funzionari di polizia e del comune. I giovani che sbarcano sono africani subsahariani sicuramente di diverse provenienza, molti stremati e in condizioni di palese spossatezza, altri evidentemente meno in difficoltà, tutti molto composti. Sui volti si leggono la soddisfazione per l’obbiettivo al momento raggiunto e insieme lo spaesamento per l’incertezza del futuro prossimo a venire. Oggi il clima sul porto è relativamente tran-
quillo. La nave in questione scarica “profughi”, quindi presumibilmente persone che non verranno rimpatriate (ma esprimere certezze in questi casi è assolutamente fuori luogo) e quindi la Capitaneria di Porto e le Forze dell’Ordine sono liete di “offrire” lo spettacolo dell’accoglienza italica agli occhi delle telecamere senza grossi patemi. Oggi è di scena l’ipocrisia nostrana e gli ufficiali impettiti la mostrano con vanto. La scena, ovviamente, vista e rivista mille volte in televisione sino a diventar noiosa, è in realtà agghiacciante. L’impressione di inumanità di tutto ciò che accade è fortissima. […] di Franz Purpura
Scrivi a: mail@milanox.eu
A noi di Milano X ci piace festeggiare. Siamo nati il 18 febbraio 2010 e dunque abbiamo appena compiuto un anno e due mesi, pochini, ma visto che ci piace anche morire giovani siamo già sulla buona buonissima strada. E ci piace anche fare gli auguri, perché in questi giorni cadono (mai verbo fu più profetico) due super compleanni che ci piace ricordare. L’altro ieri, se il destino fosse stato meno stronzo, sarebbe stato il 50esimo compleanno di un mito dei nostri rimpianti anni Novanta (vedete un po’ come siamo ridotti): Moana Pozzi, che a soli 33 anni ci ha lasciato per sempre lasciandoci in dote un interrogativo nemmeno inquietante: può una giovane pornostar fregiarsi anche del titolo di femme publique più intelligente d’Italia? Considerando l’arietta da bunga bunga che tira, può e alla grande. L’altro compleanno - che c’entra? c’entra! - invece è inciampato proprio ieri, 28 aprile, e un po’ ci riguarda, visto che si tratta di un giornale che voleva fare l’eretico e si ritrova un po’ in crisi - la fottutissima mezza età a quarant’anni suonati: ha appena compiuto 40 anni il manifesto, dieci meno di Moana, quotidiano che per vezzo continua a fregiarsi del marchio comunista. Noi di MilanoX che c’entriamo? Anche noi siamo poverissimi, paghiamo poco i redattori (siamo ancora meglio: non li paghiamo proprio) e siamo logorati da noi stessi, proprio come il collettivo che da quarant’anni a questa parte non perde un giorno che sia uno in edicola. Moana, se potesse parlare, oggi ci ricorderebbe una sua frase ahilei profetica, “Non morirò vecchia”. Forse non sarà un progetto ambizioso, ma è proprio così che bisognerebbe morire, e noi di MilanoX, senza offesa per nessuno, resteremo giovani per sempre. Lu. Ma.
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29/04/2011 www.milanox.eu
VOGLIO IL MIO AVVOCATO!
25 APRILE: SOGNO O SON DESTRO?
di Franz Purpura Mirko Mazzali, avvocato penalista dal 1991, 50 anni, nato a Bologna, trasferitosi a Milano subito dopo la laurea, è candidato indipendente nelle liste di Sinistra e Libertà per il rinnovo del consiglio comunale e noto a molti giovani (e non solo) che l’hanno conosciuto per la sua professione a difesa dei movimenti cittadini. Gli abbiamo rivolto alcune domande per presentarlo anche a chi sinora non l’ha mai incontrato.
di L. Manara Ragazzi e ragazze, stiamo attenti. L’effetto ottico del 25 aprile, nei secoli dei secoli, ci ha sempre giocato il solito scherzetto. Siamo tanti (una volta tanto) e visti da vicino (una volta tanto) non siamo nemmeno malaccio. Ogni volta viene sempre da chiedersi dove andiamo a finire per i restanti 364 giorni dell’anno, ma comunque è sempre un bel vedere. Ok, adesso smettiamola di farci i complimenti. Non è per portare sfiga, ma la più bella straordinaria intensa festa popolare di questo idiota paese di mangia maccheroni bisogna avere il coraggio di leggerla per quella che è: più che la cosa, è il sogno di una cosa. Il 25 aprile è sempre lì, uguale a se stesso, straordinario, e si può sognare a occhi aperti, è l’esplosione della solita voglia di cambiamento immancabilmente frustrata dalla realtà, perché il giorno dopo è sempre il 26, è il desiderio di liberarsi di qualche cosa per cominciare una nuova storia, politica ma va bene anche d’amore – e la primavera aiuta. E domenica scorsa era anche peggio, cioè anche meglio. Perché per la prima volta, sostenuto dai suoi due angeli corazzieri – san Luciano M. e san Paolo L. - il “nostro” candidato sindaco, accompagnato come un santo laico a stringere mani e a raccogliere voti, ha recitato alla grande la parte del santino per il popolo adorante della festa della Liberazione. Che ne ha un gran bisogno, e senza eccedere in narrazioni troppo paracule domenica scorsa sembrava proprio una processione irreversibile. Giuliano Pisapia, schivo com’è, stringeva centinaia di mani quasi toccava i bambini e poi alzava gli occhi al cielo - “speriamo, speriamo...” - perché sapeva che se sul calendario fosse sempre 25 aprile Milano sarebbe diversa, e che fra un paio di settimane bisognerà andare a contarsi per smettere di sognare ad occhi aperti. A questo punto, per liberarsi dal male, meglio l’insonnia quindici giorni di fila piuttosto che arrendersi all’evidenza del solito risveglio. E per una volta, meglio un 25 aprile sottotono, magari il prossimo, con il nuovo sindaco troppo ingessato dalla fascia tricolore che non riesce più a trascinare decine di migliaia di milanesi in piazza, perché realizzata la cosa magari la smettiamo di sognare. E sarebbe anche ora di svegliarsi.
Aboliamo il 1°maggio
Terzi si fa campagna elettorale decretando negozi aperti x la festa dei lavoratori, Luce Manara Tenetevi forte. Fra meno di una settimana conoscerete i nomi dei vincitori del concorso organizzato dal Corriere della Sera per prendere per il culo il “commesso ideale” (e ci piace pensare anche la commessa). Sono arrivate in redazione ben 4 mila utilissime segnalazioni ed è una bella soddisfazione, ridacchiano in via Solferino, perché vuol dire che a Milano i commessi sono bravi, ma bravi davvero. Forse, per fare prima, per evitare di importunare i poveri commessi simpatici, sorridenti, pazienti o gran pezzi di fighi (e fighe) a 1000 luride euro al mese, il Corrierone poteva chiedere direttamente all’assessore alle Attività Produttive Giovanni Terzi (con lista omonima alle prossime elezioni) e magari premiare direttamente quei disgraziati col sorriso estorto sulle labbra che per colpa sua saranno costretti a lavorare anche domenica prossima. Che quest’anno risulta essere il primo Primo Maggio, oltre che il giorno tradizionalmente consacrato al signore (quello con la S maiuscola). La sfiga per i lavoratori del commercio è doppia, non come la paga. Oltre a non poter santificare la domenica (e vabbè), i commessi questa volta dovranno inchinarsi alle esigenze di Confcommercio e Confartigiani, insomma la peggior specie di padroni (bottegai) che in cambio di una manciata di voti ha ottenuto il via libera per fottersene allegramente anche della festa dei lavoratori. “La mia - dice il Terzi - vuole essere una decisione che consente la libertà ad ognuno di scegliere se aprire o meno il proprio pubblico esercizio”. Tutto questo afflato di moderna liberalità non solo sarebbe utile per le casse ma addirittura necessario per “la vita” della nostra città. “Non è un atto contro qualcuno – rilancia l’assessore - ma a favore del lavo-
ro, per non perdere occasioni utili di crescita per un settore che ha troppo pagato il peso della difficile congiuntura economica”. E chi non la pensa come lui, la Cgil per esempio (ma non è che la polemica in questi giorni si sia fatta rovente) dimostra semplicemente di non essere una forza “autenticamente riformista e vicina alle reali esigenze del mondo del lavoro”. Come il Terzi. Nella sua foga liberal-schiavista, il nostro assessore speriamo ancora per poco spiega anche i veri motivi per cui il libero cittadino domenica prossima dovrà vedersi riconosciuto il sacrosanto diritto a fare le sue belle compere in santa pace, e sono due perle di imbecillità davvero difficili da mandar giù. Primo, la beatificazione in diretta in piazza Duomo di papa Giovanni Paolo II (e suona pure quasi blasfemo scodinzolare con i sacchetti in mano tra un amen e l’altro). Secondo, e qui viene il bello, anzi l’orrido, la concomitanza del salone nautico NavigaMi che secondo Terzi porterà a Milano tanta bella gente con il portafoglio gonfio di soldi da spendere e spandere proprio nelle vie dello shopping. E così senza saperlo (all’uomo non si può chiedere più di tanto) Terzi ha confezionato un capolavoro di arroganza che fa davvero prudere le mani: sarà una festa per lui, un bel servizio alla città, costringere i lavoratori con meno diritti, i meno pagati e più ricattabili, a sorridere a denti stretti a quella massa di cafoni muniti di barchetta che tra un padre nostro e l’altro si precipiterà a sbracciarsi nella vasca dello shopping proprio durante la festa dei lavoratori. Verrebbe quasi voglia di premiare il commesso più stronzo. Ce ne sono un sacco, e noi facciamo sempre il tifo per loro. Figuriamoci domenica...
Prima di tutto raccontaci come ti sei avvicinato alla politica e all’impegno prima di quest’avventura delle elezioni milanesi e in generale di cosa ti occupi... Ho iniziato a fare politica alle scuole superiori a Parma, dove allora vivevo, con un collettivo di studenti che pubblicava un bollettino “la Squola”. Ho iniziato molto giovane a partecipare ai cortei, nel Marzo 1977 ero a Bologna alla manifestazione per la morte di Lo Russo, ho visto i carri armati, gli indiani metropolitani, le molotov... insomma non mi sono fatto mancare nulla. Ho partecipato a molte assemblee, sicuramente troppe, ho assistito a mille litigi all’interno della sinistra cosiddetta extraparlamentare, ma non mi è mai passata la voglia di interessarmi di politica, non so se sia un merito o sintomo di pazzia. Non sono mai stato iscritto a nessuno partito, neanche in gioventù. Sono venuto appena laureato a Milano, e per una serie di coincidenze ho iniziato a fare pratica dall’Avv. Fuga, che si occupava di processi riguardanti gli operai, gli studenti, i manifestanti in genere, si vede che era destino. Ho iniziato a fare parte del collegio difensivo dei primi processi ai centri sociali nei primi anni del 1990, il Leoncavallo innanzitutto. Sono stato, insieme a Giuliano Pisapia, l’avvocato della famiglia di Dax, sono accorso quella tragica notte al San Paolo. Ero a Genova nel Luglio 2001, con i legali del Genova Legal Forum, ero, con altri colleghi, fuori dalla Diaz, mentre ci veniva impedito di entrare a vedere cosa era successo. Non ho mai difeso Berlusconi e neanche i potentati economici... il mio conto corrente indubbiamente ne ha risentito, ma sono contento così. Ora parti con un altra avventura, stavolta non nelle aule di un tribunale. Cosa ti ha spinto a farlo? Mi sono candidato in Sel come indipendente, come detto, in quanto non sono mai stato iscritto in vita mia a nessun partito, anche se ho praticamente sempre gravitato nell’area dei partiti alla sinistra del pci, adesso pd. Perchè mi sono candidato? È presto detto, ho iniziato sin dal luglio ad appoggiare Giuliano nel comitato della mia zona e in seguito...conosco Giuliano da anni, abbiamo fatto processi assieme, penso di potere dire di essergli amico; è una persona che stimo, perbene, onesta, competente, che ha sempre avuto a cuore i problemi anche degli “ ultimi”, dei diversi. Insomma sarà un ottimo sindaco. A un certo punto, vinte le primarie, ho capito che ognuno , nel suo piccolo, doveva “ metterci la faccia” fare il possibile (ed anche di più) per aiutarlo. Ho pensato che forse candidandomi, avrei potuto convincere qualche persona, che non è mai andata a votare, a farlo questa volta. Beh, quindi cosa vorresti fare nel caso fossi eletto? Mi sono sempre occupato di giovani, spazi sociali, soggetti emarginati. C’è bisogno a Milano di luoghi di aggregazione, di posti dove la gente possa stare insieme, senza essere oppressa da ordinanze liberticide. C’è bisogno di più inclusione, Milano deve essere una città per tutti, di tutti, non dei soliti noti, che speculano e vogliono arricchirsi. C’è bisogno di cacciare la Moratti e il suo scudiero De Corato... ecco questo mi piacerebbe che avvenisse e sono certo si verificherà.
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29/04/2011 www.milanox.eu
Verso il noexpo CAMP for climate action Milano-Rho, 17-19 giugno xxx
Il mondo fa acqua Il pianeta continua ad aver sete a poche settimane dal referendum, di Luca Fazio Acqua e città, un binomio inscindibile. La metà del genere umano vive in agglomerati urbani, e si calcola che tra vent’anni quasi il 60% della popolazione sarà stipata nelle principali città del mondo: 5 miliardi di persone. Sempre che il governo non decida di sabotarlo, tra poco più di un mese andremo a votare per un referendum importante, che chiede alla politica una scelta definitiva perché l’acqua sia e resti di tutti, libera e gratuita. La situazione mondiale La mancanza di acqua nelle aree più povere del pianeta (Asia e Africa) apre scenari drammatici. Almeno 5 milioni di persone ogni anno abbandonano le campagne per trasferirsi in città, 493 milioni di persone non hanno servizi sanitari, 789 milioni sopravvivono senza accesso all’acqua e il 27% della popolazione urbana nei paesi del sud del mondo non ha la rete idrica in casa. E il futuro non promette niente di buono, se è vero che nei prossimi venti anni in questa area del pianeta la popolazione è destinata a raddoppiare. Ma l’impatto dell’urbanizzazione ormai si fa sentire anche nelle città industrializzate, dove 497 milioni di persone hanno servizi igienici in comune e dove il 38% della crescita della popolazione è concentrato nelle periferie, con accampamenti totalmente sprovvisti di acqua e servizi. Sono i poveri che abitano a «casa nostra». Acqua e povertà La sfida più importante sarebbe quella di fornire acqua a quelle 828 milioni di persone che oggi vivono nelle baraccopoli. I poveri, oltretutto, pagano un litro d’acqua fino a 50 volte di più dei loro vicini ricchi, in quanto sono costretti a rifornirsi dai privati. Stime non proprio confortanti dicono che la popolazione dei quartieri poveri è destinata ad aumentare di 27 milioni di persone all’anno. Ma c’è chi muore di sete e chi l’acqua può sprecarla: si passa da una disponibilità media pro-capite di 425 litri al giorno per un cittadino statunitense ai 10 litri per un abitante del Madagascar (237 per un italiano e 20 per una intera famiglia africana). Allora si può ben dire, come ha scritto L’Osservatore Romano, che «l’acqua è un bene troppo prezioso per obbedire solo alle ragioni del mercato e per essere gestita con un criterio esclusivamente economico e privatistico». Inquinamento, salute e sprechi Ogni giorno, nelle principali città, 2 milioni di tonnellate di rifiuti umani vengono smaltiti in corsi d’acqua. La mancanza di impianti di depurazione nei paesi poveri, e gli scarichi industriali fuori controllo, provocano gravi problemi di salute (la malaria è ancora una delle principali cause di morte in molte aree urbane). La gestione degli acquedotti fa acqua da tutte le parti: i livelli di perdita delle
reti idriche raggiungono anche il 70%, con una disonorevole media italiana del 47%. In totale, la quantità d’acqua potabile che ogni anno viene dispersa nelle principali città è stimata attorno ai 500 milioni di metri cubi. Città e acque in bottiglia Gli italiani continuano ad essere i più forti bevitori in Europa di acqua minerale (194 litri a testa, più del doppio della media europea, per un totale di 12,5 miliardi di litri imbottigliati). Le aziende produttrici gestiscono affari colossali (2,3 miliardi di euro all’anno) pagando alle Regioni pochissimi euro all’anno per lo sfruttamento delle fonti di acque minerali: sono 189, per 321 marche commercializzate. A livello di bilancio familiare, significa che una famiglia di quattro persone spende tra 320 e 720 euro all’anno per bere acqua minerale. L’impatto ambientale di questo consumo scriteriato è presto detto: l’Italia produce 12,4 miliardi di bottiglie l’anno consumando 655 tonnellate di petrolio, scaricando in aria 910 mila tonnellate di CO2 e (nella spazzatura) 200 mila tonnellate di plastiche, il cui smaltimento è a carico degli enti locali, cioè dei cittadini. Inoltre, solo il 18% delle acque minerali imbottigliate viaggia su rotaia: significa che ogni anno 300 mila Tir fanno avanti e indietro per far aumentare i profitti stratosferici delle multinazionali o delle aziende che imbottigliano un bene comune. Buone pratiche in città Il Comitato italiano per un Contratto mondiale dell’acqua dieci anni fa ha lanciato l’idea di ricostruire e riattivare nelle città «punti d’acqua pubblica» come momenti di riscoperta e socializzazione del bene più prezioso. Da eventi inizialmente simbolici, oggi hanno preso corpo tre specifiche campagne che danno un prezioso contributo nella costruzione di un nuovo rapporto tra acqua e città. 1) L’etichetta dell’acqua del sindaco: si tratta di una campagna di sensibilizzazione per contrastare la tendenza a denigrare l’acqua del rubinetto, sottoscritta da diverse amministrazioni che hanno «sponsorizzato» la bontà della loro acqua, con il risultato che oggi l’acqua del rubinetto, dopo anni, è riapparsa nelle mense scolastiche di diverse città (Roma, Firenze, Milano, Bologna, Perugia...). 2) Le Case dell’Acqua: diverse amministrazioni hanno reintrodotto punti di ristoro collettivi (in giardini, piazze, scuole e stazioni) per contrastare l’uso di acque minerali. 3) Le fontanelle pubbliche: la proposta di realizzare nuove fontanelle o erogatori di acqua pubblica (anche frizzante) è stata accolta da numerosi comuni italiani, che oggi offrono ai cittadini sorsate di prodotto gratis o a prezzi stracciati.
Mayday mayday. Il precariato non è solo quello del lavoro: è quello delle nostre vite, del nostro tempo compresso nei ritmi di una città che ci costringe a un ritmo che non vorremmo. E’ il precariato che ci costringe a respirare un’aria che aria non è, ci obbliga a perdere tempo negli spostamenti da un quartiere all’altro, invece di guadagnarlo, offende i nostri occhi con un paesaggio riempito di non luoghi, mentre il territorio dovrebbe essere parte delle nostre radici, vincola la nostra voglia di verde a due piante da ammirare da lontano, mentre vorremmo toccarle e poterle considerare nostre. E’ il precariato che vuole una energia nucleare, centralizzata e controllata militarmente, mentre piccoli generatori distribuiti sarebbero molto più efficienti ed ecologici. Il precariato di un Expo che garantisce solidità solo alla mafia dell’edilizia, ai faccendieri, a chi non si è ancora accorto che il modello di consumo che propone non può più essere accolto da nessuno. Non c’è da stupirsi dunque se alla mayday partecipa anche lo spezzone no oil, con il carro a pedali, le biciclette, i carretti pieni di piante e la gente che, se potesse, spargerebbe fiori e piantine lungo tutte le strade. La voglia di riprendersi la città deve passare ai fatti e lo farà fermandosi in alcuni punti, perché quest’anno la mayday non deve correre il rischio di trasformarsi in una street parade primaverile. Nelle soste no oil si potranno lanciare bombe di semi, liberare le biciclette, assorbire informazioni su come coltivare le piante che ci nutrono, perché la precarietà alimentare a cui ci ha costretto la trasformazione del cibo in servizio deve avere fine. Come sempre c’è un appello: il carro no oil provvede alla terra: ai semi devono provvedere le persone. Raccattate dunque tutte le bustine avanzate dalle prime semine di quest’anno (o dell’anno scorso), raccogliete i primi semi già pronti nelle aiuole, inforcate le bici, aggregate a caso parti di biciclette per creare mezzi avveniristici, raccattate carrellini di ogni tipo e riempiteli di verde (rubando le piante dai balconi) e convergete verso lo spezzone no oil.
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29/04/2011 www.milanox.eu
NASCE LOOK-OUT.Tv web tv multiculti
pagina a cura del magazine dell’Italia multietnica - www.mixamag.it
di Ginevra Battistini “Guardiamo e parliamo di immigrazione dal punto di vista di chi l’immigrazione l’ha veramente vissuta. In questo modo riusciamo a dare una visione di questa tematica meno mediata, più diretta. Siamo 5 seconde generazione. Ognuno di noi ha storie ed esperienze completamente diverse. La nostra redazione riproduce il cambiamento che è nato da tempo nella società italiana”. Seble Woldeghiorghis, 28 anni, italo-eritrea, laureata in relazioni pubbliche e iscritta all’ultimo anno di scienze internazionali allo Iulm di Milano, fa parte della redazione milanese di Look-out.tv , la prima web tv che si occupa dei temi legati all’immigrazione realizzata da giovani immigrati, rifugiati, italiani di nuova e vecchia generazione. Direttore della testata l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli che nell’ormai lontanissimo 1990 per primo fece un provvedimento organico sulla materia, codificò e ampliò la possibilità di riconoscere lo stato di rifugiato politico anche ai cittadini extracomunitari, oltre a introdurre i decreti flussi e provvedimenti a favore della regolarizzazione degli stranieri già presenti in Italia. Il progetto si propone di riportare equilibrio nell’informazione dedicata all’immigrazione, di ridare dignità alle persone, di superare i pregiudizi, creando una struttura che esprima prima di tutto il punto di vista degli immigrati e di chi ha origini straniere, in modo che non siano più oggetti o numeri di cui allarmarsi o impietosirsi, ma soggetti capaci di raccontare le loro storie, i loro Paesi, l’Italia e gli italiani come li vedono loro. La parte più difficile naturalmente per i giornalisti che sulla loro pelle hanno vissuto quello che raccontano è riuscire a trattare gli argomenti con una certa obiettività. “Questo è difficile perché devi riuscire a creare una certa distanza rispetto alle cose di cui parli – spiega Seble - e che a volte ti prendono la pancia, perché ti riguardano in prima persona. Dall’altra parte, però, il nostro contributo può arricchire il servizio e creare maggiore empatia. Il mio collega rifugiato politico, per esempio, può dare maggiore spessore a un pezzo o a un video quando intervista chi si occupa di asilo politico. Molti i temi sui quali stanno già lavorando. “Stiamo facendo anche un’indagine sugli affitti agli immigrati – racconta Seble -. Siccome un nostro collega ha avuto parecchie difficoltà a trovare casa, facciamo finta di essere in cerca di una stanza o di un appartamento per capire se c’è discriminazione nella scelta dell’inquilino. Al momento è andata bene, ma siamo solo all’inizio”.
Siria, una rivolta senza petrolio di Francesco Bianco
Straniero ma vero Per chi votano, o per chi vorrebbero votare, gli immigrati alle elezioni, di Angiola Bellu Come voteranno – o meglio come voterebbero se potessero farlo – gli immigrati milanesi alle amministrative meneghine? Dopo un giro per la città il 25 aprile scopriamo che tra indecisi, confusi e truffati dalle insidie della sanatoria pochi svelano – o sono in grado di svelare - i segreti dell’urna. Scopriamo anche l’ennesimo paradosso italiano: sono in tanti quelli che, vivendo a Milano da una vita, avrebbero le idee chiare su chi sarebbe in grado di rappresentare le loro istanze, ma senza la cittadinanza non c’è neanche il diritto a scegliere il proprio sindaco. In Italia, infatti, a differenza di quello che succede in molti paesi europei non è possibile andare al voto neppure per quanto riguarda la scelta del Sindaco della città in cui molti stranieri vivono da anni. Ovviamente stiamo parlando di cittadini extracomunitari, perché chi viene da uno Stato Ue può votare alle comunali. Molte comunque le sorprese e parecchia pure la confusione, esattamente come per gli italiani. “Berlusconi. Voterò Berlusconi”, mi dice un egiziano milanese. “Perché?”. “Perché è così. E’ bravo”. Mustafà, anche lui egiziano, voterà per la Moratti. “Perché?” gli chiedo. “Io non lo so, mi piace anche la politica di monsieur D’Alema, ma non so. Ma per me sono tutti e due buoni”. Dall’Egitto anche il terzo intervistato che mi fa sapere: ”Non mi piace Berlusconi”. Dunque non voterà la Moratti, gli chiedo se voterà Pisapia. “Sì”, mi dice, senza indugi. Dal Maghreb c’è un signore che sfila in corteo. Vive a Milano da 37 anni: “Voterei volentieri, ma non ho il diritto di votare”. Perché non ha il diritto di votare? “Intanto perché non sono italiano”. Ma dopo 37 anni in Italia si diventa italiani, gli dico, in cerca di conferma. “Mica vero – mi risponde con uno spiccato accento milanese – con la legge Bossi-Fini la cittadinanza bisogna chiederla chiederla e chiederla. Ti dico una cosa banale: l’ho chiesta anche tre anni fa”. Cosa avrebbe votato se ne avesse avuto il diritto? “Sono di sinistra, avrei votato a sinistra”. Avrebbe votato uno straniero? “Se è capace sì, perché no?”. Un ragazzo dal Marocco ha i docu-
menti in regola: può scegliersi il Sindaco. Per chi voterà? “Non lo so” mi dice sorridendo, non ne ha idea. Anche Abdel è diventato milanese. Per chi voterà? “Non lo so ancora”. Ahmed invece sa già come eserciterà il suo diritto al voto: “Il Movimento 5 stelle va bene”, mi assicura. Dal Senegal un ragazzo che segue la manifestazione del 25 aprile mi dice che sì vive a Milano da tre anni ma non ha i documenti: “Non posso votare, purtroppo”. Adila è venuta dai Territori palestinesi ben 16 anni fa. Segue molto la politica ma non può votare. Le chiedo come mai. “Perché i leghisti non ci danno diritto alla cittadinanza, devi avere un lavoro fisso, un guadagno di ventimila euro all’anno (sono circa 8.000 in realtà, ndr), una casa mega. Da qui si parte per sapere se puoi avere la cittadinanza”. Ma tu lavori? “Io lavoro, siamo in crisi, lavoro quando posso: il governo dice che se non sei perfetto non puoi essere italiano”. Chi avresti votato se avessi potuto farlo? “Sono delusa da tutti, tanto per cominciare”. Kamal è a Milano da 5 anni e non può votare. Perché? gli chiedo e lui sorride imbarazzato, non sa se rispondere, guarda la sua fidanzata italiana che mi dice “Lo hanno fregato con la sanatoria”. Chi avresti votato? “Il più vicino alle mie idee: Pisapia”. Saad vive in Italia da 6 anni. Anche lui mi racconta di essere stato raggirato in occasione della sanatoria. Ha più voglia di parlare e mi racconta che una signora gli aveva promesso di assumerlo e farlo lavorare presso di sé come badante. Gli ha chiesto, per questo favore, la bellezza di 4 mila euro. Saad, felice di aver trovato qualcuno che finalmente gli avrebbe risolto la vita, paga la “tangente”. Il lavoro però non è arrivato e con questo, a cascata non è arrivato più niente: zero documenti, nessun diritto al voto. “Sicuramente non voterò per Berlusconi” mi dice un giovane senegalese “sicuramente voterò per Pisapia”. “Non mi piace Belrusconi” mi dice un maghrebino che ancora non sa per chi voterà. Un milanese venezuelano ancora non ha deciso per chi votare ma l’ambito di voto è ben chiaro: Rifondazione Comunista. Perché non la Moratti? gli chiedo. “Sei matta? Con tutto il disastro che ha fatto…”
“La solita ipocrisia dell’Occidente. Sono state massacrate centinaia di persone nel mio Paese, e a parte qualche annuncio nessuno sta facendo niente per noi”. Jamila ha 32 anni e vive a Milano da 7. Qui ha studiato all’università ed è diventata mediatrice culturale. “La mia famiglia sta a Deraa, la città che è epicentro degli scontri. E’ da lì che è partito tutto. Sono terrorizzata per i miei cari. E’ ormai diventato difficilissimo comunicare con loro. Non funzionano i cellulari e neanche internet. Ho due fratelli studenti universitari in Siria. Ogni giorno prego che siano vivi”. “Fino a qualche giorno fa riuscivo ad avere notizie attraverso skype. Mi hanno raccontato di un Paese in preda alla guerra civile. Questi sono dei pazzi, sparano all’impazzata durante le manifestazioni. Ma perché? Sono finiti lo stesso. Ormai si tratta solo di giorni. Perché massacrare il tuo popolo che chiede solo maggiori libertà? Ho paura che se nessuno fermerà la mano di Assad dall’esterno ci saranno ancora massacri. Mio fratello mi ha parlato di morti per la strada. Decine di suoi amici sono stati arrestati senza alcun motivo. Io sono vicina al popolo libico, ma mi chiedo ogni giorno perché i loro civili meritino più dei miei connazionali di essere salvati”. Le suggerisco una frase del ministro dell’Economia Giulio Tremonti durante un’intervista a Lucia Annunziata. “In Siria non c’è petrolio, la voglia di intervenire è più moderata”, disse Tremonti. “E’ sempre questo il vostro atteggiamento. Almeno lui è stato sincero. Guarda cosa si è fatto in Iraq: si è umiliato un popolo per avere il suo petrolio. Ora in Libia. Fino a qualche mese fa Gheddafi era ricevuto da tutti, ora è satana. Tutti vogliono solo l’oro nero. Ho visto come i vari ministri degli Esteri occidentali sono corsi a incontrare i leader dei ribelli. La prima domanda era sui pozzi petroliferi. E poi fate anche la morale. Dovete vergognarvi”. Ogni volta che c’è una protesta così dura nei Paesi mediorientali o del Nord Africa si punta il dito contro le forze straniere. “E’ il solito giochetto dei nostri leader. Per cercare di ricompattare la popolazione si dice che le proteste sono frutto di trame segrete internazionali. Ma come si fa a non capire che è impossibile per qualsiasi Paese convincere a far scendere in piazza migliaia di persone in tutte le città? Come si fa a pensare che un padre di famiglia rischi di farsi sparare addosso perché glielo chiede qualcuno?” Jamila racconta di carri armati che sono disseminati nelle principali città della Siria. “La gente è terrorizzata, ma non molla. Arriverà il giorno che il popolo potrà decidere chi deve rappresentarlo. Chiediamo solo questo. Vi rendete conto che non siamo mai stati liberi. Io ho 32 anni. Non ho mai vissuto un giorno di libertà nel mio Paese. Riuscite a capire di cosa sto parlando? Mi viene da ridere quando qualcuno qua in manifestazione si permette di paragonare la situazione che viviamo noi dall’altra parte del Mediterraneo alla vostra. Ma sapete cosa vuol dire essere arrestati nel cuore della notte solo perché si studia all’università? Oppure perché un tuo cugino è un nemico del regime? Sapete cosa significa andare a un corteo con la polizia che spara all’impazzata? No, non lo sapete. E secondo me neanche ci andreste voi a una manifestazione così. E’ troppo comodo così. E poi dove sono quelli dei centri sociali, perché non ci aiutano? Sarebbe importante fare dei sit in a Milano per informare le persone. Il problema è che ormai voi italiani siete assuefatti. All’inizio vi interessate pure, ma poi tornate a discutere delle fidanzate del presidente del Consiglio o dello scudetto al Milan. Noi siamo pochi a Milano. Saremo circa 300, da soli non ce la possiamo fare”.
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29/04/2011 www.milanox.eu
INDY TELEGRAPH Antifascisti-Destre Assortite 1-0, palla al centro.
Da POQ in Corvetto 26-04@01.07 Grande partecipazione e serata tranquilla a POQ in Corvetto. [Pavia] 25 aprile contestato il sindaco pdl 2504@23.39 Celebrazione con qualche contestazione per il 25 Aprile a Pavia. In piazza Italia l’intervento di Cattaneo è stato contestato da un gruppo di giovani di sinistra che hanno coperto le parole del sindaco cantando Bella Ciao [Pavia] La liberazione e’ un esercizio quotidiano 25-04@23.30 estratto da un comunicato student* in crisi [...] Chi oggi parlerà dal palco guida una giunta che con questi gruppi ha dimostrato di avere rapporti molto preoccupanti. Nella lista “Rinnovare Pavia”, a sostegno di Cattaneo due anni fa, compariva il nome di un noto neofascista pavese, che nel 2004 patteggiò un anno di reclusione per un assalto al CSA Barattolo. Inoltre la sua elezione a sindaco fu favorita esplicitamente dalla destra neofascista e numerose furono le dichiarazioni di questi gruppi a sostegno in particolare dell’“amico Gianmarco Centinaio”, vicesindaco leghista. Dal corteo del 25 aprile 25-04@19.30 I manifestanti al corteo per la Liberazione a Milano hanno pensato anche a un cartello per la Lega e per il presidente del Consiglio che riporta la stessa frase che il senatur riservò agli immigrati. “Bossi, Maroni, Berlusconi Fora da i ball!” [Saronno] Oggi come ieri fascisti veri 2504@15.05 nottetempo attacchinati manifesti anti-lega, Da qualche anno la presenza dei leghisti alla commerazione cittadina è sempre meno gradita. Sfregio lapide partigiani a crescenzago 2504@11.30 Una croce celtica e la sigla Fn, che sta per Forza Nuova, sono spuntate, nella notte, sul Tricolore che fa parte del monumento in memoria dei caduti in piazza Costantino, a Crescenzago. Un’ altra simile a fianco sul muro della sede dell’ Associazione nazionale partigiani italiani. 25 aprile anticarcerario 24-04@14.51 Il 25 aprile è il giorno che ricorda l’atto finale della resistenza vittoriosa contro il fascismo. In quelle giornate di liberazione parecchie carceri andarono in fiamme e i loro portoni vennero aperti. Fu, però, una breve primavera! Negli anni a seguire il sistema carcerario, così come lo conosciamo oggi, venne ripristinato. Per questo vogliamo dar voce a chi oggi dentro le carceri quotidianamente resiste, per respingere gli attacchi alla propria dignità, alla propria vita. Ritorsioni della CRI contro interviste a Report 24_04@14.31 Denunciano a Report gli sprechi della Croce Rossa. E l’ente li sospende Il provvedimento è stato preso nei confronti di Anna Montanile, ex funzionaria del settore vendite del patrimonio immobiliare dell’ente pubblico, che aveva rilasciato un’intervista al programma di Milena Gabanelli. Motivato dalla “rivelazione del segreto di ufficio”. Due mesi di sospensione dallo stipendio, in pratica l’anticamera del licenziamento.
Adunata Fascista a Milano
Il 29 aprile si ritrovano le destre nazifasciste foraggiate da Palazzo Marino, Teo&Franz Anche quest’anno la Milano nera, con qualche difficoltà in più dell’anno scorso, si sta riorganizzando per dar vita ad una serie di iniziative sul territorio milanese in memoria di Sergio Ramelli Carlo Borsani ed Enrico Pedenovi. Quello che la destra radicale sta mettendo in campo quest’anno non può essere analizzato senza fare una panoramica legata al contesto elettorale e di appoggio politico-istituzionale. Ma andiamo per gradi: dopo il “grande successo” della settimana nera del 2010, a Milano negli ultimi mesi sono stati aperti 2 spazi: Ideopolis e la sede di Lealtà Azione in viale Brianza. Un terzo posto, invece, doveva aprire in corso Buenos Aires a Dicembre, ma grazie alla poca furbizia dei camerati, e all’opposizione antifascista il posto è rimasto momentaneamente chiuso. Ideopolis è uno spazio privato, in zona lambrate. Ad animarlo è lo zoccolo duro di Azione Giovani-Milano sempre aperti e predisposti al dialogo con i gruppi più estremi. Lealtà Azione ha ottenuto uno spazio Aler grazie alla collaborazione di Osnato (uomo fidato del ministro della difesa La Russa, nonché dirigente Aler) e di una parte del Pdl, spazio che presto verrà revocato. Forza Nuova invece aveva ottenuto (grazie ad un bando) uno spazio di proprietà comunale in c.so Buenos Aires in centro a Milano, anche questo revocato all’ultimo. Per l’ aniversario di Ramelli i camerati quest’anno hanno provato a replicare quello che per loro è stato il successo dell’anno scorso, ma con meno capacità e fortuna. Niente patrocini di comune e provincia, il torneo che l’anno scorso venne fatto al Lido quest’anno si svolgerà presumibilmente ad Opera, (mentre al Lido è previsto un torneo antifascista per il 30 Aprile), alle assemblee si sono registrati diverse tensioni (tra FN e CPI) che hanno portato i vecchi ‘’storici’’ a doversi mettere in mezzo per evitare che saltasse tutto l’impianto delle iniziative. Quindi abbiamo da una parte la disgregazione più totale e la difficoltà a stare assieme. Dall’altra dei preoccupanti appoggi economico-istituzionali che permettono più agibilità.
Alle elezioni, si candida Anton Luca Romano, presidente di Azione Giovani, delfino di Carlo Fidanza e attivista di Ideopolis, al consiglio comunale. Si candidano invece Federico Santoro Carlo Armeni in zona 3 e zona 7. Anton Luca Romano è una figura particolare e di spicco nel panorama della destra, poche tensioni e predisposto al dialogo con tutti. Nei giorni scorsi al suo banchetto elettorale (in p.ta Venezia) si sono visti passare diversi individui non tutti riconducibili all’area di Ideopolis, questo rende un idea delle relazioni che Anton Luca ha nel panorama della destra radicale. Da una parte, assistiamo ad un’avanzata massiccia rispetto ai rapporti con le istituzioni che ovviamente comporta una maggiore agibilità economica, dall’altra però non possiamo che evidenziare l’incapacità di produrre iniziative partecipate, non di nicchia, e di mettersi d’accordo tra loro. Per fortuna la disgregazione e la mancanza di un progetto politicamente valido, a Milano, la fa ancora da padrona. D’altro canto risulta evidente che le mobilitazioni antifasciste prodotte nel corso degli ultimi anni hanno avuto la capacità di sedimentare risultati importanti. Questa frammentazione interna alle diverse anime della destra, la mancanza di appoggi istituzionali formali, la palese difficoltà a produrre iniziative concrete è sicuramente frutto della tenzone elettorale incombente ma ancor di più della capacità di interdizione e isolamento che le varie componenti antifasciste sono state capaci di mettere in campo. Il monitoraggio delle iniziative delle destre è ormai completo, dalle occasioni di scazzottate tra bande diverse in Università Cattolica, all’osservazione di riunioni, report, decisioni interne e pubbliche è totale e la denuncia politica, con dossier e iniziative di diverso genere ormai capillare e costante. Tempi bui quindi per le destre radicali e i loro padrini. In attesa di sfrattarli definitivamente anche da Palazzo Marino...come faranno poi senza più gli appoggi e le elargizioni istituzionali? La deriva è cominciata da tempo, si tratta ormai di dare l’ultima spallata per farli finalmente ruzzolare nel burrone della memoria, archiviati alla voce “cose tristi da dimenticare”.
Dare un calcio al razzismo e al fascismo è sempre un piacere, direbbe qualcuno, e se la cosa diventa “letteralmente reale” è ancora più bello. Il contrasto alle destre non è certo un gioco da prendere sottogamba ma al contempo il piacere di una scivolata rude e a gamba tesa che stoppa la truffaldina azione avversaria è spettacolo puro da vedere e vale ogni goccia di sudore che bagna le rosse maglie della squadra Antifa. Parliamo di Piazzale Lotto, più specificatamente del Lido di Milano, sabato 30 Aprile. L’anno scorso, nello stesso luogo e nello stesso giorno, un’insieme disgustoso di organizzazioni neofasciste come Cuore Nero/Casa Pound, Lealtà e Azione, Forza Nuova e altre ancora teneva un orripilante torneo di calcetto in cui croci celtiche e saluti romani la facevano da padrone. Quest’anno le cose vanno un po’ diversamente. 30 Aprile 2011 – Lido di Milano - Piazzale Lotto – ore 14.00 “Memorial Mohamed Bouzizi” 1° Edizione torneo di calcio a 5 promosso da Uisp Milano e Partigiani in Ogni Quartiere Un vento nuovo sta spazzando le coste del nord africa. È un vento che porta cambiamento e ribellione contro regimi che si credevano immortali sino a poco fa. È un vento che parla di giovani in rivolta, uomini e donne che sfidano repressione, guerra, fame per inseguire il sogno di un mondo migliore dove vivere. Molti lottano nella terra dove sono nati per cambiare ciò che non funziona, tanti altri attraversano il mare rischiando la vita per inseguire dall’altro lato del mediterraneo lo stesso sogno. Mohamed Bouzizi s’è spento dopo una lunga agonia il 4 gennaio di quest’anno. Dal suo gesto estremo è scaturita la rivolta che ha infiammato la Tunisia. Nella nostra città troppo spesso il razzismo la fa da padrone nei giornali, nelle politiche pubbliche, nel linguaggio, nel senso comune dettato dall’ignoranza e dall’intolleranza. Le manifestazioni di razzismo dilagano, nei piccoli e quotidiani comportamenti così come in iniziative pubbliche senza vergogna e ritegno. C’è chi prova tutti i giorni a far crescere l’odio verso lo straniero o il “diverso” e cerca di utilizzare e occupare gli spazi della città a tal fine. Noi sogniamo una città diversa, una città che sappia evolversi da semplicemente multietnica in multiculturale, una città dove non vi sia nemmeno bisogno della tolleranza perchè vi sono meticciato, contaminazione e convivenza tra culture, etnie, storie, generi diversi. Da sempre pensiamo che lo sport sia uno strumento importante per promuovere questa idea altra di città e che il moltiplicare e diffondere iniziative culturali, musicali, sportive, occupando gli spazi che se lasciati vuoti diventano facile preda dei razzismi e fascismi di sempre, sia una parte fondamentale della battaglia per un mondo migliore. Uisp Milano e Partigiani in Ogni Quartiere
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29/04/2011 www.milanox.eu
E’ una settimana importante, quella che apre il mese di maggio. E’ importante perchè la città verrà attraversata da una ventata di aria fresca, di quella che qui proprio non siamo più abituati a respirare. E’ l’esplosione primaverile di “Mi Land”, e se ne parla ampiamente qualche pagina più indietro. E se ne parla nel dettaglio qualche riga più sotto... Ma c’è un weekend prima da affrontare, ed è un weekend che non perde l’occasione per introdurre in città due esemplari di quella “Milano resistente” che sarà protagonista nella settimana a venire. Uno Ë Bruno Dorella, una sorta di factotum del rock meneghino, che sabato 30 è di scena al Bloom (Mezzago) con il suo progetto melodico, le colonne sonore immaginarie dei Ronin. L’altro è Dauntaun, antro oscuro dei suoni forti che la stessa sera sarà scosso da Big Kids, Child Meadows e Ben Pantera. Altrettanto attivi e terroristi sono i fanciulli di Hundebiss, che da qualche settimana trovano ospitalità lungo il Naviglio all’arci Toilet: domenica sublimano la festa del Primo Maggio con lo space noise di Moon Duo e Kim Ki O. Da lunedì 2 inizia Mi Land, con un’i-
naugurazione che resta segreta e ristretta ma con un primo appuntamento già succoso il giorno successivo, quando all’artoteca O’ arriveranno il laser show di Lorenzo Senni e l’abbinata Steve Piccolo / Gak Sato. Il festival itinerante prosegue il giorno successivo con una doppietta: in prima serata, a Zam, il jazznoise di CarneNera farà a pugni con il set acustico degli Io?Drama; a seguire il pub Moonshine ospita il tableau vivant dei Sexy Rexy: i musicisti si trasformano in quadri viventi e si lasciano ammirare come fossero sul palco. Alla musica ci pensa Amaury Cambuzat, cantante degli Ulan Bator che qui diffonde la musica della sua etichetta Acid Cobra. Si prosegue nella serata di giovedÏ con Mi Land e non solo, perchË a fianco della serata di amplificatori a tutto volume con Zeus!, Fuzz Orchestra e Meteor al Bitte, ci saranno altre due proposte a segnare l’introduzione nel weekend: I Funeral for a Friend al Tunnel e il vecchio garage rock, energico e polveroso, dei Giant Sand al Bloom di Mezzago. E così si chiude la settimana in questione, mentre Mi Land proseguirà attraversando tutto il weekend, con ?alos e i Great Saunites al Baraonda (venerdÏ), con la lunga e ricca nottata di sabato al Leoncavallo (Damo Suzuki network, Mariposa, Edda, NoGuRu, Morgan, Otolab, Der Mauer, Francesco Cusa e Assassins, Lombroso...) E infine con la sua chiusura d’eccellenza: l’apparizione a Milano di un guru del free jazz europeo, quel Peter Brotzmann che chiuderà quest’orgia sonora sul palco della Cascina Torchiera domenica 8 maggio.
LASCIARSI ANDAR – teatro + Blues for the working class @ leoncavallo, via watteau 7 sabato 30 h. 21 INGRESSO LIBERO
concerto Punk\Hc Benefit per POQ! NASHWUA+ Uprising + My own voice + NPF @ baraonda segrate sabato 30 h.22
4/4 by CAUZ
MAY DAY PARADE @ piazza xxiv maggio domenica 1° maggio, h.15, gratis
the.Fat.Bass Casino @ Leoncavallo venerdì 29 aprile, 8 E
neverland @ bloom mezzago sabato 30, H.15, 7 e
miland @ zam, via olgiati 12 mercoledì 4, h.21
post porno
sabato 9 aprile h.19 @ sos fornace rho
Wildbirds & Peacedrums @ Magnolia martedì 3, h.21, 10 e
funeral 4 a friend @ tunnel, v sammartini giovedì 5, h.23
PubblicitĂ Progresso
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29/04/2011 www.milanox.eu
Quelli di Milano l’è bèla
Venerdì 29
Venerdì 29
ARTEMISIA, via Cicco Simonetta 16, ore 22
BITTE, via watt 37, ore 22.30
NOBILE DUO. Live, ingresso 5 euro
Twist & Shout. 50’s and 60’s night
ARCI ARCIPELAGO di abbiategrasso ore 16.30 - DOMENICA 1 MAGGIo
Musiche e rituali x la Festa del Lavoro. Con Hisay Agron, Muminovic Dzevan, Adje Koua Koua (CGIL/Fiom) Musiche Pelox + Afrosound Alafia
SABATO 30
Giovedì 5
Arci Mo O’ Me Ndama, c/o Teatro di Ringhiera, Via Boifava 17, ORE 21
ITACA, via Capuana 7, ore 20
OLTRE L’ARTE. “Match” + “Andrea Bandel ensemble” + “Ogni tempo ha le sue abitudini”
Enil La Fam live acustico
Vi ricordate il presidio creativo organizzato il 19 marzo scorso in piazza Fontana a difesa della musica dal vivo e della cultura a Milano? Sembrava una manifestazione come le altre e invece forse era qualcosa di più. Non solo una generosa e istantanea mobilitazione contro l’amministrazione comunale e le sue politiche restrittive e lesive di un settore vitale come quello della musica e dell’intrattenimento dal vivo. Presto è diventato il comitato “Milano l’è bèla” che ha raccolto intorno a sé artisti, gestori di locali e rappresentanti di circoli privati. E’ e sta diventando in questi giorni un movimento di opinione e di discussione che si sta allargando con l’intento e l’ambizione di provare cambiare il modello culturale imperante in città, un modello in cui impera l’omologazione, regolato da logiche commerciali che spesso fagocitano la capacità di fare cultura in modo “diverso”. Il comitato si è mosso per facilitare il rapporto con l’ente locale presentando all’Assessorato Attività Produttive del Comune un decalogo che chiede l’istituzione di un tavolo permanente di confronto tra amministrazione e chi promuove cultura e spettacolo in città, che favorisca l’uso di spazi chiusi e aperti per la promozione culturale e la spettacolazione, che chiarisca le modalità e i tempi di controllo da parte dell’istituzione pubblica. Un decalogo che fa proposte concrete: dallo sportello unico per il servizio di pubblico spettacolo che semplifichi le procedure di richiesta, ad un’agenzia di gestione di spazi in disuso e del loro riutilizzo per scopi culturali e sociali, dalla creazione di uno spazio polivalente per la musica popolare contemporanea, al potenziamento dei mezzi pubblici e degli orari di chiusura. Il movimento, apartitico e non violento, finalizzato alla circolazione delle idee, si muove tra assemblee pubbliche per allargare il fronte delle adesioni. E lo sta facendo con la stesura di un manifesto che scandisce i termini del confronto e fissa alcuni obiettivi: mettere in discussione il modello culturale attuale, valorizzare il ruolo dell’arte e della cultura come motori di coesione sociale e di opposizione al degrado, esaltare la produzione culturale e artistica di base come espressione e relazione con il territorio, esaltare la rappresentazione dal vivo come momento collettivo fondamentale per il benessere di una comunità. In una parola promuovere una diversa estetica della città, un differente concetto di ciò che è bello e migliora la qualità della vita, in una città come Milano che ha dimenticato di essere “bèla”. Emanuele Patti
Venerdì 29 ACROPOLIS, Vimercate, via degli atleti 1, ore 21: ROCK AROUND THE CLOCK: CEREAL KILLERS + HI5 Fuckin’ Lovers TAMBOURINE, Seregno, via Tenca 16, ore 22: NINFEANERA + PARADISI NOIR + MJLD + LES FLEURS DES MALADIVES BIKO, via Ettore Ponti 40, ore 22: SOUL CAKES - musica e torte! SABATO 30 METISSAGE, via Borsieri 2, ore 22: Meduse + No Real Soution ACROPOLIS, Vimercate, via degli atleti 1, ore 21: PSYCHOVOX + HANGOVER BLACKOUT LIVE TAMBOURINE, Seregno, via Tenca 16, ore 22: FESTA BALCANICA VOL.1: BABBUTZI ORKESTAR. INGRESSO 5 EURO BIKO, via Ettore Ponti 40, ore 22: ANIMAL KINGDOM BAILE FUNK/KUDURO/ BALTIMORE BASS GROOVE, via Valleambrosia, ore 22: AMANDA E LA BANDA live + MAD MIKE djset LO-FI, via Pestagalli 27, ore 22: MICHELE ANELLI X IL 1 MAGGIO DOMENICA 1 MAGGIO ARTEMISIA, via Cicco Simonetta 16, ore 22: VINILEVINO di e con Walter Leonardi METISSAGE, via Borsieri 2, ore 21: ZARBOcineclubD’ESSAI: proiezione di “Genova” di Michael Winterbottom Lunedì 2 ARTEMISIA, via Cicco Simonetta 16, ore 21: teatro OFF CICCO: UNA DONNA DI NESSUNA IMPORTANZA di Alan Bennett Mercoledì 4 LO-FI, via Pestagalli 27, ore 21: Corso di degustazione vini e birre TAMBOURINE, Seregno, via Tenca 16, ore 22: ASSENZIO E MALEDIZIONI: JIM MORRISON vs ARTHUR RIMBAUD Giovedì 5 ARCI CORVETTO, Via Oglio 21, ore 20: trattoria musicale BITTE, via Watt 37, ore 22: Festival Mi Land: zeus + fuzz orchestra TAMBOURINE, Seregno, via Tenca 16, ore 22: LA NOTTE FOLK: FOLK FICTION SCIGHERA, via Candiani 131, ore 21.30: Presentazione di “Quelli che Milano” di Giancarlo Ascari e Matteo Guarnaccia
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venerdì
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SABATO
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DOMENICA LUNEDì 1
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mARTEdì
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MERCOLEdì GIOVEDì 4
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Alba
@ università v festa del perdono 7 dante poesia e teatro ospite moni ovadia
@ picchio v melzo 11 caffè e cornetto sbarbato
@ castello sforzesco visita guidata alle merlate
@ museo s. naturale cso venezia 55 ricerca dell’invisibile mostra gratis
@ acquario v gadio 2 un mare di diversità mostra gratis
@spazio oberdan mediterraneo attivo + tipping point video gratis
@ uni bicocca diritto al lavoro presentazione progetti
10:00
@ spazio v guicciardini 6 altre finzioni mostra gratis
@ planetario civico osservazione guidata del cielo
@ ciclobby biciclettata sul canale villoresi
@ mediateca santa teresa visione archivi rai on demand gratis
@ spazio oberdan astronomia e sistema solare video + dibattito
@ triennale vle alemagna 6 l’italia in croce di gaetano pesce
@ acquario civico v gadio 2 rocce al microscopio mostra gratis
11:00
@ photology v moscova 25 inquadrature mostra gratis
@ feltrinelli pza duomo cosa c’è dietro a un disegno? Lab x bimbi
@ pza leo da vinci primo maggio di solidarietà antirazzista
@ museo s. naturale colori della chimica mostra di fabio bastante
@ Cardi Black Box Dark Wave videoinstallazione
@ mercatino dell’usato v ornato 144 rivende qualsiasi cosa...
@ orto botanico brera mostra ceroplastica di garnier valletti
@ bakery v vigevano 41 Pancake + sciroppo d’acero
@ pinacoteca ambrosiana mostra geniale con leonardo visita guidata interattiva
@ sidreria v corelli 31 meni all you can eat
@ siesta in barca sul naviglio grande
@ Area B V C. Balbo 3 paolo de biasi mostra
@ ass cortina v mac mahon 14 lanfranco + karel zlin mostra
@ hangar bicocca terre vulnerabili + yona friedman inaugurazione
@ Greenwaves V Signorelli 13 pranzo ecosostenibile
@ museo archeologico cso magenta 15 a tavola con lucullo lab x bimbi
@ home v tortona 12 brunch fai da te x famiglie
@ palazzo broletto v mercanti 7 chema madoz mostra foto
@ villa vegan v modinani 66 ciclofficina fai da te + pranzo
@ galleria s fedele v hoepli 3 il destino dell’uomo mostra gratis
@ bloom mezzago bazar benefit x bimbi di jenin (palestina)
@ parco trotter “Storie così firulì,firulì” letture animate x bimbi
@ pza mercanti iniziativa contro la vivisezione. X chiudere green hill
@ fond pomodoro v solari 35 olga schigal oltre le terre fredde
@ spazio oberdan scienze della vita proiezioni gratis
@ cinema apollo i un mondo migliore film
@ acquario v gadio 2 20 questions robot lab interattivo gratis
@ museo storia naturale energia oggi e domani conferenza
15:00
@ acquario civico cani di carta mostra fumetti
@ cinema gnomo V lanzone 30/a Crossing the bridge gratis
@ pta ticinese euromayday parade verso lo sciopero precario
@ acquario v gadio 2 radioattività naturale lab interattivo
@ spazio oberdan tecnologie di frontiera proiezione doc gratis
@ gam v palestro 16 arte e scienza mostre interattive
@ spazio oberdan workshop su foto e filmato scientifico
16:00
@ feltrinelli pza duomo TINA ANSELMI E LA P2 presentaz libro
@ castello sforzesco percorso nei tunnel segreti
@ cinema gnomo V lanzone 30/a Paul, Mick e gli altri. di ken loach film
@ forma pza l. Caro dies irae mostra foto
@ biblio crescenzago gli amici di Camilla letture animate x bimbi
@ Cascina Santa Brera merenda in giardino
@ acquario v gadio 2 lab fisica i nterattiva
17:00
@ biblio harar v albenga 2 le cascine a ovest di milano incontro
@ ipazia v g. imperatore 40 la gabbianella e il gatto film gratis
@ coop rinascita abbiategrasso Musiche e rituali x il lavoro
@ bar tubino v padova 30 cocktail low cost
@ v transiti 28 consultoria donne visite gratis
@ biblio cristoforo metodo grinberg, star bene col corpo LAB
@ cinema anteo kill me please film low cost
18:00
@ bergamo fiera del libro Spesa a pizzo zero Presentaz libro
@ auditorium v natta 11 alma rosé in c’era un’Orchestra ad Auschwitz
@ auditorium lgo mahler concerto sinfonico orchestra la verdi
@ biblio sormani v sforza 7 manfredini incontro con l’attore
@ museo s. naturale ape geo conferenza scienze della terra
@ acquario civico caffè scientifico teatro gratis
@ enterprise lounge cso Sempione 9 ape casablanca travestiti in bianco e imbucati
@ cinema gnomo V lanzone 30/a Harem suarè Film e dolci turchi
@ teatro della Contraddizione v Braida 6 workshop di parkour
@ malabrocca pioltello grigliata precaria teatro + nema problema live
@ O’ artoteca v pastrengo 12 mi ami laser show
@ pza leo da vinci a milano c’è spazio ape e djset e reading con Pisapia
@ spazio oberdan l’opera al nero di delvaux film gratis
@ biblio sormani incontro con giovanna ferrante
@ ple susa Merde a piede libero inzozzano le vie di milano - ramelli rip
@ ist ciechi v vivaio trio spagnolo tango music
@ atm festa del lavoro, mezzi stoppati , chiama il radiobus
@ il maglio V granelli 1 Corso di tango + aperitivo
@ biblio baggio io non ho paura film gratis
@ camera lavoro migranti: respingimenti e asilo dibattito pubblico
@ fonderia v thaon di revel cena burlesque + spettacolo
21:00
@ Basilica v Conservatorio 16 Concerto di organi Musiche di bach
@ Zam via Olgiati BENEFIT per MilanoX: 4 Assi + Emi Mosconi (reggae-ska-rocksteady)
@ teatro contraddizione v braida 6 lorca eran tutti
@ biblio quarto oggiaro - al centro di sé - incontro e meditazione
@ ist ciechi v vivaio domani è un’altra notte teatro al buio
@ biblio affori radici del jazzisticaincontro con musicisti
@ ex polis v braida 6 orfeo va all’inferno teatro
22:00
@ teatro filodrammatici Il banchiere di dio ingresso gratuito
@ baraonda segrate PUNKHc NASHWUA + Uprising + My own voice + NPF
@ toilet vle umbria 118 Moon Duo + Kim Ki O
@ eno-cinema rondinella sesto s giovanni il discorso del re film + chianti
@ forum assago Shakira concerto
@ il maglio v granelli 1 sesto s giovanni cena con delitto
@ uni v festa del perdono 7 coro per la costituzione concerto
23:00
@ sos fornace rho Slavina & sexy shock
@ bloom mezzago fest primomaggio zen circus + pan del diavolo e altri
@ magazzini generali Kamelot in concerto
@ Cad Cafè v Bonnet 5 acciughe zuccherate cabaret
@ teatro arcimboldi inferno – la divina commedia
@ teatro verdi binge drinking spettacolo
@ bloom mezzago giant sand live
00:00
@ live club trezzo alborosie
@ cox v conchetta 18 Grato Crime Squad, MSL, ODK, Oscar hite
@ clubroom v tocqueville 11 sunday’s hip hop
@ conservatorio Verdi giovanni sollima concerto gratis
@ zam v olgiati 12 carne nera + io?drama live
@ balakobako v ferrari 3 cassandra casbah, tarocchi e annunci matrimoniali
@ bitte v watt 37 zeus! + fuzz orchestra + meteor
Notte
@ leoncavallo v watteau 7 dj zinc + benny page double drop & jungle
@ blue note v borsieri 37 billy cobham jazz fusion
@ atomic v casati 24 cocktail low cost x universitari
@ milano nord secret place mi land opening party
@ moonshine v ravenna 16 sexy rexy - musicisti tableau vivant
@ rock’n’roll v bruschetti 11 kilt! Smashing wednesday
@ tunnel club v sammartini funeral for a friend
12:00 13:00 14:00
19:00 20:00
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29/04/2011 www.milanox.eu
MAYDAY
SCIOPERO PERO’ di Andrea Cegna
L’autunno/inverno ha costretto la Cgil, e in particolare il suo nuovo segretario Susanna Camusso, a indire lo sciopero generale il 6 maggio. Dall’inizio della crisi finanziaria e dal conseguente attacco ai diritti dei lavoratori (e non solo) con grandissimo ritardo torniamo a parlare di sciopero generale. Un ritardo pesantissimo e probabilmente non casuale. Un’azione politica operata dalla segreteria CGIL con causa e coscienza. Anzi, diciamolo chiaramente: la Camusso lo sciopero generale non voleva farlo, ma le pressioni interne alla confederazione insieme con il crescente malcontento sociale, l’hanno obbligata a convocarlo. E lei l’ha fatto alla sua maniera, lontano nel tempo, vicino alle elezioni amministrative, debole come piattaforma politica, e di sole 4 ore. Una data pensata per spegnere l’entusiasmo del 14 dicembre e il risultato dello sciopero della Fiom del 28 gennaio. Un tentativo di gestire il conflitto senza alimentarlo. Uno sciopero inutile? Assolutamente no. E’ uno sciopero tradito e sbagliato nella gestione, ma non inutile. Prima di tutto perché in questo momento storico, chi pensa di dividere giocando a chi è più conflittuale è un criminale. Poi, perché è pur sempre lo sciopero generale del più grande sindacato italiano. E il fatto che tantissime categorie all’interno della Cgil stessa l’abbiano prolungato e si pongano in relazione con gli altri movimenti sociali per costruirlo la dice lunga sui possibili spazi di lavoro che ci sono. Lo sciopero ci sarà. Ora sta ai movimenti sociali farlo riuscire. Bisogna ridare senso e dignità alla pratica della mobilitazione, uscendo dalle forme novecentesche e legate al sistema fordista del lavoro. In una società precaria, dai tempi di lavoro di 24 ore, la mobilitazione non può che essere di un giorno intero. Bisogna far sì che il 6 maggio riesca. Non possiamo permettere che la classe politica svenda gli scioperi come ha fatto con i referendum. Bisogna far si che lo sciopero del 6 maggio riesca, diventi di 24 ore e che i movimenti siano capaci di prendersi il loro spazio, creando e portando i loro immaginari. Il 6 maggio c’è la possibilità di dare un segnale forte a chi sta in alto, a chi gestisce la finanza, la produzione mondiale e che così influisce sulla politica locale. C’è la possibilità di creare un danno economico reale a chi sfrutta i lavoratori e (s)vende i diritti per arricchirsi. C’è la possibilità di dare dignità alla pratica dello sciopero e la possibilità di renderlo nuovamente uno strumento di lotta. Ed è più importante di qualsiasi firma e cappello politico.
La fine di un ossimoro
Dagli Stati Generali della Precarietà l’appello allo sciopero precario, di Diana Santini Un cinema, un teatro, ragazzi provenienti da tutta l’Italia per discutere di precarietà, e di lotta alla precarietà. Una due giorni ricca, con gli appuntamenti tematici che si susseguono e si sovrappongono, le idee che circolano, le discussioni che si trascinano nella notte mentre dalle casse dell’impianto la musica già inizia a uscire forte e qualche milanese indugia nell’aperitivo. E’ il terzo appuntamento degli Stati Generali della Precarietà: l’obiettivo, dichiarato, convocare uno sciopero precario. E che cos’è uno sciopero precario? Innanzitutto è uno sciopero dei precari, di tutti i precari, dai giornalisti ai lavoratori dei call center, ai ricercatori, ai migranti e a tutti gli altri. Ma soprattutto è uno sciopero che nasce nella precarietà e si rivolge contro la precarietà. Per la prima volta, non saranno precari/e e movimenti sociali ad allargare e generalizzare lo sciopero dei sindacati, ma i sindacati, si spera, a generalizzare e rendere possibile uno sciopero in cui i precari siano i veri protagonisti. Immaginate davvero un giorno in cui i telefoni dei call center squilleranno a vuoto, i giornali, anche quelli nazionali, non potranno uscire in edicola, le badanti si prenderanno un giorno di vacanza e le grandi catene saranno costrette a chiudere i battenti per mancanza di materia prima precaria da sfruttare. Sciopero precario non è più un ossimoro: è diventato un’utopia possibile. Sarà preceduto da alcuni mesi di appuntamenti, proprio a cominciare dalla MayDay di questa settimana, attraversando lo sciopero del sei, e poi il G8 francese in maggio e il Climate Camp in giugno. Poi, ma la data non è ancora stata fissata, tra settembre e ottobre saremo in piazza per il nostro primo vero sciopero. Il nostro. Davanti al cinema occupato di via Alberto da Giussano, al Pigneto, all’una inizia la distribuzione di un succulento cous cous. Tempo mezz’ora, i gruppi si sono già tutti ricostituiti: lavoratori della conoscenza, call center, lavori di cura e welfare, migranti. La grande sala proiezioni, molto retrò, di questo cinema di periferia è illuminata di traverso da un faro da cantiere. “Perfettamente
inconciliabili, lotta allo pseudo-welfare familista”, è il titolo del workshop. Nella penombra il clima si anima. Come intercettare tutte quelle precarie, spesso immigrate, che svolgono lavoro di cura nelle case? Come rendere possibile la loro adesione allo sciopero? E poi: tutta quella mole di lavoro domestico che tutte le donne svolgono da sempre in modo non retribuito vogliamo considerarlo? E come si fa a organizzare un’astensione da questo tipo di lavoro? Tutti i workshop terminano con l’individuazione di alcune parole significative, parole da portare alla discussione di tutti e da includere nel vocabolario dello sciopero precario. A furia di discussioni fuori ha fatto buio. Inizia la plenaria, sono in molti a venire a curiosare. I santini di San Precario passano di mano in mano, ma attenzione alla retorica della sfiga. Se precario, precariato, precarietà sono parole entrate nel linguaggio comune è certo merito delle lotte, anche e soprattutto sul piano della comunicazione, di questi anni. Ma in questo percorso si sono anche svuotate, per certi versi, ridotte a stereotipi di una sfiga universale e senza via d’uscita. Una retorica ben costruita, nella sua estrema semplificazione: donna, magari incinta, laureata, impiegata a tempo determinato come cassiera, con l’affitto da pagare e nessuna speranza per il futuro. Peccato che la realtà sia molto ma molto più complessa. Indugiare sulle singole situazioni, su private disperazioni, è poco più che un contentino per i media appassionati a questa “narrazione della sfiga”. E’ ora invece di restituire a quelle parole pienezza, universalità, orgoglio. Perchè i garantiti non esistono più e da condizione maggioritaria il precariato si è trasformato in condizione universale, insita ne lavoro. Domenica è il tempo della sintesi, degli arrivederci. La platea del cinema occupato di via volturno è piena come un uovo. Ognuno coi propri mezzi, nelle proprie città, cercherà da ora in poi di fare rimbalzare dappertutto le due paroline magiche. Per costruire tutti insieme il nostro primo vero “sciopero precario”.
by Intelligence Precaria Per dieci anni la Mayday Parade è stata il primo maggio dei precari e delle precarie: l’espressione della nostra creatività, il luogo dove ci siamo riconosciuti, dove abbiamo coltivato le nostre relazioni e i nostri desideri e dove abbiamo reso visibili la nostra gioia e la nostra rabbia. Decine di migliaia di precari l’hanno animata, colorata, gridata e partecipata. Dopo undici anni sappiamo che la Mayday come spazio di espressione e visibilità, come momento di inclusione e ricomposizione della precarietà, ha vinto: oggi persino il papa e il sindacato confederale parlano di precarietà, mentre nelle piazze la generazione precaria esplode di rabbia. È tempo di esigere che i nostri desideri diventino realtà. Stiamo cavalcando la tigre della precarietà, perché viviamo ogni giorno nell’incertezza ma anche perché sappiamo qual è la nostra forza. Il governo e l’Europa ci impongono privatizzazioni, licenziamenti, austerità, tagli, sacrifici. Non temporaneamente, per effetto della crisi, ma come politica necessaria e senza alternative per gli anni a venire. Di contro, la condizione precaria è diventata un soggetto politico autonomo, che crea azione politica: pone domande, individua soluzioni e sviluppa conflitto. Vogliamo un reddito di base universale e incondizionato, sganciato dal contratto di lavoro. Vogliamo un nuovo welfare fatto di diritti per tutte/i, di accesso ai beni comuni costituiti da saperi, conoscenza, acqua, servizi sociali, casa, mobilità sostenibile. Siamo contro la speculazione e l’Expo 2015 che aggrediscono le nostre città e i nostri territori, con Milano come banco di prova per le politiche di cementificazione più aggressive. Chiediamo cittadinanza per i migranti slegata dal contratto dal lavoro e diritto alla libera circolazione. Chiediamo la riduzione del caos delle forme contrattuali, chiediamo più soldi e un salario minimo orario, e gridiamo con forza che rivogliamo ciò che ci hanno tolto: diritto alla maternità, alla previdenza, alle ferie. In poche parole, rivogliamo il diritto alla scelta, contro il ricatto del bisogno e della paura. Pretendiamo di essere ascoltati. Vogliamo dirlo ben chiaro al governo, ai vari Marchionne, ai precarizzatori che abusano della nostra ricattabilità, ai sindacati concertativi, all’opposizione pavida e di comodo: i precari e le precarie chiedono l’opposto di quella politica di sacrifici che volete imporci. Precari e precarie, native e migranti, saremo in piazza il primo maggio per una Mayday di festa, di gioia e di rabbia. Vogliamo che la Mayday si trasformi in un momento di passaggio, di immaginazione, di relazione e di discussione verso il primo vero sciopero precario che costruiremo tutti insieme nei prossimi mesi: vogliamo riprenderci il diritto allo sciopero e usarlo per reclamare i nostri desideri. Lo sciopero precario sarà lo sciopero dei precari e uno sciopero nato nella precarietà e rivolto contro chi ci precarizza. Immaginate se un giorno i call center non rispondessero alle chiamate, se i trasporti non funzionassero, se le case editrici che sfruttano il lavoro precario fossero bloccate, se le fabbriche chiudessero, se la rete ribollisse di sabotaggi, se gli hacker fermassero le reti delle grandi aziende, se i precari si prendessero la casa che non hanno, gli spazi che gli sono negati. Immaginate se i precari e le precarie incrociassero le braccia, diventassero finalmente protagonisti e dimostrassero che sono forti: il paese si bloccherebbe. Di questo parleremo alla Mayday 2011: di come mettere in pratica il primo sciopero precario. Per farlo servono la tua intelligenza, i tuoi sogni, i tuoi trucchi e i tuoi sgami. Vogliamo cavalcare la tigre della precarietà e dimostrare che tutti insieme possiamo diventare un problema per chi ci sfrutta. Mayday 2011, verso lo sciopero precario. Domenica 1° maggio, Milano, piazza XXIV Maggio, h 15 MAYDAY 011 – da dieci anni il primo maggio dei precari e delle precarie
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29/04/2011 www.milanox.eu
Wolfango
PEEPING PULP
di Elisatron
Questa non è una recensione musicale. Prima di tutto perché per raccontare i Wolfango non bastano poche righe. Inoltre, per quanto io ami la musica, non sono cauz (e per giunta non ne so un cauz). Infine resto convinta che definirli “musica” sia limitante. Loro infatti sono una perfetta opera d’arte. Ligera, 25 febbraio a.W.: la folgorazione. Da quel dì ho pensato di considerare la mia vita in termini di “prima di aver visto un concerto dei Wolfango” (a.W.) e dopo (d.W.). Ricordo che suonarono dopo mezzanotte, ma alle 20 e 30, da vera nerd, ero già lì, perché sul loro myspace dicevano le 21. Tuttavia mi era bastato intravedere le loro facce per capire che li avrei amati per il resto della mia vita. Lei, capelli ricci cinti da un cappellino rétro, golf a maniche corte, maglietta a righe a maniche lunghe, pantaloni con una strana forma, scarpe da ginnastica, aria folle, svagata, incazzata. Meravigliosa. Lui, altrettanto fantasticamente strano (giusto un cicinin meno di lei). Ed è anche il suo uomo. Sofia e Marco li ho subito individuati tra la folla, credo per via di quell’aura luminosa che li circondava e che poteva significare soltanto una cosa: arte. “Ma davvero non te li ricordi, i Wolfango?” dice l’amico che poi mollerà il colpo “Suonavano 15 anni fa in quelle compilation in cui c’erano anche i Verdena, che allora si chiamavano Verbena, e suonavamo anche noi” (e qui tocca citare il gruppo dell’amico, perché si chiamavano Mayday). No, gli avevo risposto, ma la memoria è volatile, si sa. Se stasera sono qui è perché... L’accento si fa emiliano. Perché me l’ha detto una che cantava con le mondine, una tosta, la Silvia Orlandi, hai presente te la Fiamma dei Fiamma Fumana, ecco. E a lei, gliel’ha detto Massimo Zamboni, che i Wolfango sono forti. Oh, mica uno qualsiasi, eh. Comunque. Penso che la guru-cantante Zebra dovrebbe proprio essere qui, e infatti appare. D’altronde, si sa, dai Wolfango ci vanno solo i crasti veri. Pazienza se poi amico e Zebra abbandonano, è quasi l’una ed è tardi. Io resisto, perché resistere sempre, e intanto arriva pure la ex-Fiamma, detta Silvia. E allora noi ci guardiamo intorno e ci son solo reghezzini, ma siam felici lo stesso. Balliamo tutto il concerto, ascoltando in estasi i testi profetici del duo polistrumentista: “stamattina alle 8 e 30 c’era Batman in televisione ed io l’ho perso, maledizione!”. Un Wolf-alieno deve aver messo nei nostri cervelli le canzoni, perché inspiegabilmente le cantiamo, mentre ammiriamo lei, che alterna coretti a baIletti surreali. Il concerto termina con lui, senza scarpe, che suona la tastiera coi piedi, per un tempo piuttosto lungo, mentre uno sconosciuto sale sul palco e canta, stonato. Non può che essere una Wolf-creatura, infatti è loro figlio. Tu, che leggi interdetto questo Wolf-pezzo, sappi che per strane coincidenze, il 7 maggio, suoneranno a Medionauta. Io, fossi in te, ci andrei. Ci sarà anche una mostra di Wolf-copertine originali, disegnate a mano da Marco. Su http://www.myspace.com/ wolfango si autodefiniscon così: spazzatura, schizofrenico, minimale, pazzesco, lofi, sonico, insopportabile, da buttare, rumoroso, molto cccp, stonato, atemporale, da sbronza, felice, meraviglioso, puerile, scassato, sghembo, senza speranza, anarchico, da manicomio, bizzarro, vizioso, trrrrrrrrrr, demenziale, fatto in cantina, hehehehe, interstellare, assurdo, ardito, impopolare, sgrammaticato, scordato, novello, ah-ah. Son certa che nel d.W. anche tu canterai in bici: “e rido a crepapelle, mentre faccio le crespelle. E rido a crepapelle, così ne faccio, ne faccio di più!”.
di Marina Led Catucci
Nubi all’orizzonte
Il cloud computing sta rivoluzionando il nostro modo di vivere la rete, di Dan Siamo entrati felicemente nella seconda decade della rivoluzione di Internet, quella che una volta veniva chiamata l’Età dell’Informazione. Le generazioni passate hanno assistito a un tempestoso sviluppo delle comunicazioni, dal World Wide Web alla banda larga, fino agli ubiqui telefoni cellulari che sono presto diventati dei potenti computer senza fili. Marche quali Google, Amazon e Facebook sono diventate vere e proprie icone e l’immersione nel mondo digitale sta per diventare un requisito per la partecipazione sociale. Il dibattito iniziato domandandosi se Internet potesse essere visto come uno sviluppo tecnologico della stessa portata della televisione o del telefono si è oramai spostato su un altro livello, se cioè Internet non rappresenti piuttosto una rivoluzione paragonabile all’invenzione della stampa. Non abbiamo esperienza a cui aggrapparci, la novità di un mondo interconnesso, il citizen journalism e l’esposizione giornaliera a montagne di informazioni sono una novità senza precedenti di cui siamo i primi sperimentatori. Il pieno impatto della rivoluzione di Internet diventerà palese in futuro, visto che i molti cambiamenti tecnologici adesso all’orizzonte possono essere solo vagamente immaginati e difficilmente anticipati. In questo contesto si annuncia il Cloud Computing, in cui i dati non sono più conservati in locale sul proprio disco rigido ma stanno direttamente in rete. I vantaggi sono evidenti: scompare il noioso hard disk che ronza, ticchetta e ogni tanto si rompe, aumenta l’efficienza e la portabilità dei propri dati, non ci sarà più bisogno di fare un backup. Sarà anche più difficile eludere il grande controllore, il quale avrà accesso diretto ai dati dell’utente senza bisogno neanche di chiederglielo, accedendo direttamente alla nuvola. Sarà complicato ascoltare musica pirata e impossibile usare del software non regolarmente licenziato. Se il Cloud computing sarà un’ottima cosa per portabilità e ridondanza, non è detto che lo sarà anche in termini di tutela dell’individuo. Avere tutti i dati in rete, nella “nuvola” comporta una dipendenza totale dal fornitore del servizio. E anche qualche ovvio problema di privacy. Non esiste ancora un quadro giuridico di riferimento che tuteli i diritti civili in rete del cittadino, che viene dunque spinto all’utilizzo spensierato dell’ultima novità senza alcuno strumento di autodifesa. Stiamo andando velocissimi in territori per tutti sconosciuti, in totale assenza di una educazione all’uso della
rete e del Pc. A quarant’anni dall’invenzione dell’FTP (ehi, buon compleanno FTP!), ad esempio, questo protocollo continua ad essere uno strumento per tecnocrati e poco popolare per la maggioranza degli utenti. L’uso del computer e il comportamento nelle reti sociali si impara da soli o per emulazione. Nelle scuole si insegna invece ad usare la suite Office della Microsoft, irreggimentando a volte senza speranza d’uscita gli scolari a una vita da utenti-consumatori. Convenienza, ricchi premi ed ampio parcheggio sembrano infatti le modalità di lancio del Cloud Computing: è tutto gratis (per ora..), vengono messi in evidenza solo i vantaggi e i protagonisti di questo lancio hanno un peso ragguardevole nel condizionare le scelte future della comunità dei navigatori. Sono infatti i grandi nomi a spingere la novità: Microsoft, IBM, Google, Telecom. Il Cloud si affianca al modello SaaS (Software as a Service, Software come servizio) dove il software gira non più in locale sul proprio Pc ma è anch’esso in rete. Si potrebbe fare davvero a meno del disco, e a scanso di equivoci Google ha già costruito un prototipo di laptop completamente privo di hard disk. Per capire cosa sta succedendo, il 3-4 giugno a Palazzo Vecchio, Firenze si terrà il ciclo di conferenze E-Privacy. Il tema dell’edizione 2011 è: Cloud computing e privacy. Si legge nella presentazione del convegno: “I confini, una volta chiaramente percepibili, tra noi stessi e la Rete stanno cambiando, spostandosi e contemporaneamente diventando indistinti. Il successo delle comunità sociali sta rendendo indistinto il confine tra la persona digitale e la Rete. Il Cloud Computing, il SaaS (software come servizio) e l’utilizzo sempre più diffuso di applicazioni specializzate modificano radicalmente i rapporti di dipendenza tra i cittadini della Rete e chi fornisce software e servizi. Nel modello Cloud l’utente non possiede, non controlla e non conosce il software che usa, che è sotto il totale controllo dei fornitori di servizi Cloud. E se è vero, come dice Lessig, che solo il software è la legge del cyberspazio, questo porterà inevitabilmente ad una alterazione dei rapporti di potere tra utenti e fornitori, già strutturalmente sbilanciati a favore di questi ultimi. Gli utenti che abbandoneranno il software tradizionale per adottare il modello Cloud, rinunceranno completamente alla non grande quota di potere che oggi detengono; rinunceranno ad essere “cittadini digitali” per diventare “consumatori digitali”.
Dopo un inverno abbastanza piatto il cinematografo sta regalando delle belle soddisfazioni primaverili. Evviva, fioriscono i film nelle sale! Di quelli belli se ne è già parlato molto, alzi la mano chi non sa che è uscito il nuovo film di Moretti, del mitico Wes Craven (Scream, Scream baby, e pigliati paura) o non sa di Boris. Bene, le belle notizie non finiscono qua, tenetevi forte e prenotate il posto in sala: sta per uscire Machete! Parlare di un film prima che esca è quantomeno bizzarro, ma qua si va abbastanza sul sicuro. Rodriguez non sbaglia un fotogramma da quando nel ‘92 ha esordito con El Mariachi, ha poi fatto molta amicizia con Quentin Tarantino e hanno iniziato a fare film insieme. Di Machete il mondo ha avuto un assaggio durante i primi 10 minuti di Grindhouse in quanto era uno dei vari falsi trailler che comparivano a inizio film, ce n’era anche uno di Rob Zombie (Werewolf Women of the SS) che forse potrebbe espandersi, ma fino ad ora il primo a diventare film e a uscire nelle sale è proprio quello di Robert Rodriguez, Machete. In trailer di Machete era un delizioso susseguirsi di immagini sanguinolente e sparatorie spettacolari, la faccia da messicano-indio incazzato del protagonista, Danny Trejo, non prometteva niente di buono, mentre, aiutato da una certa dose di piombo, spiegava ai politici anti immigrazione di avere delle idee diverse dalle loro in tema di diritto di cittadinanza. Il film espande questo concetto e ci mostra la furia dell’ex federale Machete, contro un destrorso senatore (Robert De Niro) che cavalca la politica repressiva anti messicana per acchiappare voti, e contro tutta una serie di nemici che lo braccano, gli sparano e lo inseguono mentre lui risponde colpo su colpo. Lo stile omaggio ai b movie anni ‘70 americani possiamo chiamarlo mexploitation e l’ispirazione è, per ammissione stessa del regista, data da Jhonn Woo con Trejo nei panni di Chow Yun Fat. Il cast oltre a De Niro annovera Jessica Alba (un’agente federale anti immigrazione, molto perbenista e di destra), Don Johnson (altro razzista armato), Lindsay Lohan (una specie di Paris Hilton con la pistola), Steven Sigal (il signore della droga molto), Michelle Rodriguez (taco girl con la rivoluzione nel cuore). E c’è pure un cammeo nascosto di Al Pacino. L’uscita italiana era annunciata per il 6 Maggio ma ora pare essere stata posticipata al 15, in ogni caso è alle porte, non resta che contare i minuti, prepararsi un’impanada, lucidare gli speroni e mettersi comodi, buoni e zitti per una buona visione. E anarquía y cerveza fria.
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29/04/2011 www.milanox.eu
E ADESSO SFOGLIAMI di Marco Bocciarelli
Finiti (forse) i tempi della penna di Annibale Frossi, aggiudicato (probabile) il titolo di Campione d’Italia al Milan, dissoltasi (sicuro) la speme leonardesca ad Appiano Gentile, oggi, in chiusura di campionato, è tempo di fare della sana e umile cronaca: operaia e casciavìt. Titolo: Il Milan mette le mani sullo scudetto. Sommario: un gol di Robinho condanna il Brescia alla retrocessione. Occhiello: ora si guarda al futuro, Ganso e Bale le prime scelte. Nonostante le assenze di Pato e Ibrahimovic e le magie di Alino Diamanti, infatti, i rossoneri espugnano il Rigamonti con una rete del folletto brasiliano. Una segnatura che arriva inattesa, a metà del secondo tempo, quando tutti ormai già pensavano al più classico dei biscottoni, tra due società le cui tifoserie sono da anni gemellate. Se togliamo lo spogliarello un po’ tamarro di Boateng a fine primo tempo e i numerosi errori sottoporta di Binho e Cassano (o Gaucho, dove sei?), la partita è tutta qua. E, in attesa delle semifinali di Coppa Italia (ma come ci siamo ridotti?), il Campionato si può dire archiviato e, salvo suicidi, messo in bacheca ad arricchire un palmarès unico, sia in Italia sia nel mondo. Si può quindi già guardare al futuro. Il match d’andata contro il Palermo ha messo in risalto tutti i limiti di una rosa che, seppur puntellata con Bommel, necessita di almeno un paio di grandi colpi per non riprodurre figuracce europee contro la quinta potenza d’Inghilterra. La triade Oddo-Papastathopulos-Flamini, infatti, rappresenta tutto quello che un calciofilo che si rispetti non vorrebbe mai vedere: cross da metà campo, stop sbilenchi, falli da macellaio, corse a vuoto, lentezza, anticipi in ritardo, colpi di testa ‘ndo cojo cojo, diagonali da brivido, incitamenti al pubblico non corrisposti. E se Emanuelson è un’enigma, di Dídac Vilà nessuno riesce a cogliere l’essenza. Pirlo e Gattuso, poi, paiono in partenza, mentre san Clarenzio si sta facendo intrigare dalle sirene sudamericane dell’amico Ronaldo. Preso Mexès (finalmente), c’è ancora parecchio lavoro da fare. Ambrosini, Boateng e Bommel non bastano, soprattutto se dovessero andare via i tre senatori del centrocampo. Si parla con insistenza di Ganso, trequartista alla Rivaldo di cui si saprà a breve il destino, ma mancano altri due innesti di qualità, in un settore in cui i talenti scarseggiano. Stesso discorso per le fasce, dove tra Abate, Antonini e Zambrotta si cerca ancora un titolare. Potrebbe essere Bale, dall’Inghilterra ne sono certi. Sarebbe il top, con Ganso, senza lasciar partire Pirlo e Seedorf e sbarazzandosi di Flamini & Co. Se succedesse, il biglietto dell’aereo da Linate solo andata glielo paghiamo volentieri noi.
E basta col “metterla in politica”! Che noia! Qualche volta, leggendo un libro, ci si può anche limitare al puro godimento. Dove si diverte il linguaggio come un topo nel formaggio. E perché no? Certo che non è facile in questi tempi cupi e bui dove i migranti vengono presi a cannonate e le bombe occidentali vengono lanciate sulla testa di esseri dis/umani come noccioline agli orangutan mentre qualcuno grida, inascoltato, dall’alto dell’Olimpo: restiamo umani! (e così dicendo…sperando di non incorrere nelle forbici di qualche censore improvvisato, un po’ confuso e, senza dubbio, sbalestrato).
Scena che non sei altro
Apre i battenti MI LAND, il festival che mette in rete l’altra Milano, di Cauz Negli ultimi anni la cultura a Milano ha vissuto tempi duri. La cosa pare lampante a chiunque si occupi di musica, come nel caso che andremo ad esaminare. Ma anche allargando il discorso ad altre sfere, le differenze sono di lieve entità. Per carità, l’offerta non manca, e non mancano di far notare la cosa tutti coloro che si muovono nella “fetta di mercato” della cultura milanese. Si parla di mercato perché sono quelli gli ambiti in cui “la città delle porte chiuse” si riapre... ed ecco fiorire intorno alle fiere del mobile, alle settimane della moda, ai festival più o meno grandi, più o meno istituzionali, un’offerta culturale che riesce a far assomigliare Milano ad una metropoli europea. Ma è fumo negli occhi, oltre che nei polmoni. Perché è tutto concentrato all’interno della grande maledizione padana, quella dell’evento. A Milano la cultura, o qualcosa che gli si avvicina, sono gli Eventi. Quelli che durano un weekend (perché si consuma di più), se va bene una settimana. E il resto? E chi agisce sul movimento culturale nella città negli altri 362 giorni dell’anno, che spazio si ritrova? Nessuno. Soltanto porte chiuse in faccia, vampirismo burocratico e quella strana “imposizione del silenzio” che vuole la città come un grande ospizio a cielo aperto, dormiente e taciturna. Eppure questi ambiti di resistenza continuano ad esistere e ad agire, questi rimestatori culturali non sono pochi e a cercarli in città li si trova. Forse sono un po’ scollegati, spesso addirittura impegnati in piccole guerre fratricide, sicuramente hanno il grosso limite dell’accontentarsi a difendere piccoli spazi resistenziali anziché ambire ad allargarsi all’intero tessuto sociale... però continuano ad
esistere. E’ una lieta notizia e vuole essere una speranza: troppe volte si è data tutta la colpa alla repressione di governi e (vice)sindaci di turno, e la cosa non è certo lontana dal vero, ma raramente si è provato a ragionare su una scena che fosse in grado di opporsi a questi scenari. Qualcuno forse ci sta provando. Circolano in rete già da qualche settimana il manifesto e il programma di MI LAND, un festival nato proprio sullo spirito di mettere in rete chi questa agitazione culturale la promuove per tutto l’anno. Non un evento fine a se stesso ma un tentativo di rilanciare una risposta comune, di costruire quella “scena” che da queste parti non si vede più da diversi lustri. Un tentativo di prendere parola da parte di chi tanto fa e poco si vede. Luoghi diversi di quella che potrebbe essere considerata come la “scena controculturale” di Milano, perlomeno in ambito musicale (ma non solo). Sarà un festival diffuso, che porterà sui palchi di centri sociali, circoli e gallerie, un gruppo di artisti estremamente diversificato. Da chi ha calcato i palchi più mainstream (Morgan, Manuel Agnelli) a vecchie glorie del rock (Damo Suzuki, Steve Piccolo) o del jazz (Peter Brotzmann) europeo... dai fenomeni più vitali dell’underground milanese e non solo (Zeus!, Mariposa, Otolab, Fuzz Orchestra) a chi ha iniziato a scuotere questa città più di 20 anni fa, reduce da esperienze ormai storiche come Ritmo Tribale o Afterhours (NoGuRu, Edda, Xabier Iriondo). Ci saranno incontri, presentazioni e laboratori... e saranno forse questi, più che il festival in sé, i momenti che dovranno seminare il futuro di questa proposta: le idee per costruire strumenti utili per aprire brecce nei muri di una città che chiude tutte le porte.
Allora dicevo del godimento. Sì, quel godimento che ti prende, laggiù nel fondo delle budella, in un luogo molto prossimo al buco del culo, quando le parole si divertono tra loro. Si rincorrono, giocano a nascondino, spernacchiano e, con uno sberleffo, ti fanno marameo. E il significato? Che è? Mica è necessario! Talvolta è superfluo, ingombrante, persino fastidioso. Vattene via, contenuto presuntuoso! Talvolta le parole sono più che sufficienti. Lasciamole ballare, liberiamole dalla camicia di forza della forma del romanzo, insomma che facciano quello che gli pare. E allora…musica, musicanti. Musica! Fateci ascoltare un bel concerto. Forza, date vita a una grande sinfonia! Ma d’un tratto si strappano le corde del violino. Esplode la grancassa. Va in pezzi il contrabbasso. Si scioglie nel calore anche il clarino. S’attappano la tromba ed i tromboni. Saltano per aria i tasti del pianoforte. Si sfascia il violoncello. Il triangolo diventa un’asta. E la viola piange come un vitello. Musica, musicanti! Musica! Ma... il flauto s’è messo di traverso. Il corno è partito per la caccia. Sui piatti c’è finita la minestra. E l’arpa... mamma mia che brutta faccia! È così, a passo di danza, che occorre avvicinarsi all’inedito di Raymond Queneau, Hazard e Fissile, pubblicato da Einaudi. E non solo è inedito: è pure incompiuto. Ce le ha proprio tutte. Tiè! Di che parla? Di diciassette piovre ammaestrate del Golfo di Guinea o forse no, ma… che v’importa? Non è la storia che conta, anzi è talmente assurda che è meglio lasciar perdere. Non sforzatevi di capire perché non c’è niente da capire. Limitatevi alle parole che saltellano sulle pagine, guardatele, ascoltatele, fatevi trasportare dal loro ritmo. Danzate con loro! V’innamorerete. Ripeto: è puro godimento. A metà strada tra le rocambolesche avventure di Fantomas e le iperboli del surrealismo letterario. Davvero, uno specchietto per le allodole. Ma fuori che fa, splende il sole? No, piove. Governo ladro! Ah beh, si beh, ah beh! Ho visto un re. E c’era anche la regina. In mezzo alla piazza ci sono dei matti. Fanno tutti mestieri astratti. Uno si guarda allo specchio e si fa le pernacchie. L’altro insegna a saltare alle ranocchie. Un matto imbottiglia la fresca rugiada. Un altro tiene la sua rabbia a bada. Un altro ha il mitra sotto la giacca grigia. Un altro chiude il vento nella valigia. Un altro si liscia la sua barba bianca. E, ridotto a cadavere, sta sopra una panca. Il più matto s’ostina in una filastrocca. E tutti corrono a cucirgli la bocca. Ah, si? E allora? Un asino che vola! E così dicendo, scappellandosi e producendosi in un grande inchino, vi salutano Calvario Muffòla, Funesto Agrippa, Supplizio Fissile e Pierre Riuscì, quest’ultimo poco prima che fosse stritolato da una piovra ammaestrata del golfo di Guinea (o forse no). Gli altri, passate le elezioni comunali, tutti insieme, tenendosi per mano e guidati da un impavido condottiero che non le manda a dire, salgono quelle scale e alla fine, ma come non lo sanno nemmeno loro, si ritrovano nei sotterranei di Palazzo Marino con la speranza d’arrivare ai piani superiori.
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29/04/2011 www.milanox.eu
Che Liberazione!
Un pomeriggio al Trotter
Sabato 30 aprile è un pomeriggio di festa per i bambini al Parco Trotter. Il Comitato Giuliano Pisapia Sindaco X Milano organizza dalle 14.30 “C’è una città... si dice amica dei bambini”, un evento ricchissimo di giochi, laboratori, merende, spettacoli e concerti. Il programma prevede negli spazi intorno al Teatrino, il laboratorio di costruzione con l’Associazione Wibambini, “mappa la pianta” - una prova di orienteering alla ricerca degli alberi nel parco con l’Associazione Titide, mini corso di circo con la Scuola di Arti Circensi e Teatrali, l’atelier di pittura con il Laboratorio di Linda Brindisi; alle 15.30 lo scrittore Roberto Piumini, una star dei piccoli, incontra il pubblico presso la Chiesetta, alle 16 spettacoli con Teatripiccoli e poi proiezione delle Avventure di Ulisse (con la Scuola Media Carlo Porta). Al Teatrino dalle 16.30 vanno in scena gli spettacoli di Maurizio Accattato, in arte Moriss, e dalle 17 via anche ai concerti con il Coro del Trillino Selvaggio e con il Coro di bambini di Teatripiccoli. Alle 18 è la volta della fisarmonica di Jovica Jovic e poi degli allievi del corso di percussioni dell’Africa Occidentale. Partecipa anche l’Arci Ragazzi con il video box e poi reporter per un giorno con Ragaradio. Diritti per tutt* Altro appuntamento importante per sabato 30 aprile: “La Milano dei diritti”, Laura Balbo e Gianni Rossi Barilli discutono con Giuliano Pisapia alla Sala Bausch del Teatro Elfo Puccini, alle ore 20.30. Il mondo dell’associazionismo e della comunità lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) raccoglie l’invito avanzato da Arcigay Milano attraverso la campagna di sensibilizzazione cittadina “Milano siamo anche noi” sui temi dei diritti civili, dell’inclusione sociale, della salute e della laicità contenente 10 proposte amministrative per la città. Pisapia incontra gli esponenti del mondo dell’associazionismo, dell’impegno e dell’imprenditoria lgbt, per meglio inquadrare le problematiche e le necessità di questa parte importante della nostra città, trascurata, quando non offesa ed emarginata, dalle amministrazioni di destra e per lanciare proposte programmatiche concrete. Questa serata non è da intendersi come una conferenza stampa o un’iniziativa elettorale, ed è organizzata grazie alla presenza di candidate e candidati gay e lesbiche e dei candidati vicini alla comunità lgbt presenti nelle liste della coalizione che sostengono Pisapia. Un Wi-Fi per Milano Nella Milano di Giuliano Pisapia ci sarà internet gratuito in tutta la città: nel primo anno ci saranno 500 punti d’accesso, oltre 5000 entro l’Expo del 2015. L’obiettivo è far diventare Milano la città più avanzata d’Europa nell’offerta pubblica di servizi Internet per tutti i cittadini, con migliaia di luoghi di connessione e accesso gratuito all’aperto. La rete cittadina wifi prevede l’utilizzo di edifici e spazi pubblici, esercizi commerciali, fermate ATM delle linee di superficie, per offrire un accesso capillare senza fili in tutto il territorio comunale. Tutto ciò disegnerà quella ‘Città Digitale’ che Milano attende da anni, ma non ha mai messo in pratica. Questo sistema verrà proposto anche ad Atm al fine di allacciare alla rete le fermate dotate di pensilina, oggi oltre 2.500. Secondo i calcoli di sostenibilità l’infrastruttura di connessione potrebbe essere realizzata con un costo contenuto (non superiore a 5 milioni di euro) e limitate spese di gestione, che potrebbero consentire l’accesso a internet free per un tempo pro capite di un’ora e mezzo al giorno.
di Giuliano Pisapia
Milano riparte da qui
Alla Bovisa un esempio virtuoso di risparmio energetico e cura del verde La Casa Ecologica, che si trova alla Bovisa è un importante progetto edilizio, sviluppatosi a partire dalla fine degli anni ‘80, un esempio eccellente e all’avanguardia di un grande complesso residenziale realizzato con materiali ecologici, impianti architettonici e impiantistici a basso consumo energetico (qui le bollette costano almeno un terzo in meno rispetto a quelle degli altri edifici milanesi e nel 2007 sono stati realizzati anche impianti solari termici e fotovoltaici). Adicente alla Casa c’è anche un parco aperto a tutta la cittadinanza e la cui gestione e manutenzione, almeno fino al 2015, è a carico alla Cooperativa della Casa Ecologica-Bovisa90. Quest’area verde è curata molto bene, con molto più attenzione e solerzia rispetto agli altri parchi e giardini di Milano. Giuliano Pisapia ha visitato la Casa Ecologica e ne è rimasto entusiasta: “Esperienze come queste vanno valorizzate, incoraggiate e diffuse nel nostro territorio. I cittadini devono riappropiarsi di Milano a partire dai quartieri: la Casa Ecologica è un esempio virtuoso di partecipazione della cittadinanza, di risparmio energetico e di cura del verde, tutti aspetti importanti della vita milanese che al centro del mio lavoro di sindaco. Milano può tornare ad aver un ruolo di esempio e guida nel Paese anche a partire dalle piccole realtà che sono fiore all’occhiello della nostra città, come questa della Casa Ecologica. Qui i bambini possono giocare nei prati in tutta sicurezza, addirittura possono corre a piedi nudi, una cosa neanche pensabile oggi come oggi negli altri parchi cittadini”. Il giardino (collocato tra via Baldinucci e via Candiani (ingresso all’altezza del numero 26, davanti al Bocciodromo) sorge nel terreno dove negli anni trenta c’era l’Armenia Film, una casa di produzione cinematografica, di cui è ancora
in piedi un muro originale, volutamente restaurato e mantenuto nel progetto per lasciare una traccia di memoria storica del quartiere. Chi entra in questo giardino resta di stucco: curato, pulito, prati verdi, il laghetto, i giochi dei bimbi in ordine, insomma sembra di stare in Svezia! Come mai? É semplice: qui il verde non è (tras)curato dal Comune ma dalla Cooperativa della Casa Ecologica - Bovisa90 (sarà così fino al 2015): la gestione dello spazio pubblico da parte della Cooperativa e, più in generale, da un gruppo di utenti dello spazio stesso, ne ha favorito la sostenibilità. L’attenzione e l’impegno degli utenti stessi garantisce la sua manutenzione costante e tempestiva, la pulizia e anche la sicurezza anche attraverso meccanismi spontanei di controllo sociale: un giardino circondato da case abitate è meno appetibile per attività illegali o di vandalismo. Un altro aspetto molto importante accanto alle tematiche ambientali (il progetto anticipa di circa dieci anni quelli che sono gli attuali obblighi di legge in Lombardia in materia di costruzione edilizia) è quello della socialità e solidarietà. Il condominio è una vera comunità che ha dato vita a un gruppo d’acquisto solidale, che promuove diverse occasioni di convivialità: cene sociali, dibattiti pubblici, iniziative benefiche, feste. Nel tempo sono state realizzate diverse azioni di educazione e sensibilizzazione degli utenti a “comportamenti eco-compatibili”. Il condominio partecipa anche agli European Solar Days, con una giornata di porte aperte e visita ai propri impianti solari il prossimo 7 maggio.
É stato un 25 aprile bellissimo, pieno di gente in festa. Da Porta Venezia a Piazza Duomo, un fiume di persone felici, che iniziano a sentire il profumo che vento che cambia Milano. Per me il 25 aprile è un appuntamento imprescindibile, ormai da quarant’anni, quasi cinquanta. Fin da quando ero ragazzino il giorno della Liberazione è uno dei più importanti, dei più sentiti dell’anno. L’altro giorno mi ha fatto sorridere una ragazza, che mi si è avvicinata e timidamente ha chiesto “Ma lei, avvocato, cosa farà il 25? Sarà in strada con noi?”. Forse avrò fatto la figura del maleducato, ma mi è venuta una risata spontanea: “Certo che sarò in piazza, così come l’anno scorso, e quello prima, e dieci, venti o trenta anni fa…”. Di sicuro però è stata una giornata diversa, rispetto a quella dell’anno scorso e di quello prima e di dieci, venti o trenta anni fa: oggi c’erano tantissime persone che scandivano il mio nome, che mi volevano stringere la mano, che con le loro parole mi davano ancora più forza e convinzione di quelle che, giorno dopo giorno, sto maturando. E che emozione ho provato in Piazza San Babila. La strada era tracciata da due ali di folla che, al mio passaggio, applaudivano e mi incitavano. Farà ridere, ma l’atmosfera mi faceva venire in mente quella dei colli dolomitici quando al Giro d’Italia passano i campioni del ciclismo, ed oggi la maglia rosa ero io. Un’altra grande emozione l’ho provata quando sono salito sopra al camper del comitato: tutta quella gente che scandiva Giuliano Giuliano! Corso Venezia, Piazza San Babila, Corso Vittorio Emanuele e poi Piazza Duomo: mi ripeterò, ma ancora una volta ho visto in giro un sacco di belle facce, persone che sanno guardare indietro ma anche slanciarsi in avanti verso un futuro migliore con forza ed entusiasmo. Rispetto agli altri anni un’altra cosa mi ha fatto effetto: spesso, ed io ne ero scontento, il 25 aprile diventava una manifestazione contro. Quest’anno non è stato così. É venuta fuori, una volta di più, la grande voglia di cambiamento che si respira quasi dappertutto nella nostra città. I discorsi negativi e distruttivi erano minimi rispetto al coro di voci convinte di potercela fare e che già progettavano a Milano migliore, più felice, più giusta, più aperta. Siamo in tanti e siamo forti, mentre la Moratti è sola, lei non ha migliaia di sostenitori che si mobilitano dalle periferie al centro per organizzare incontri, feste, cene, giochi per bambini, biciclettate, volantinaggi, ecc... Durante questa giornata di festa abbiamo tutti immagazzinato un sacco di energia che ora sprigioniamo in giro per la città per vincere e portare un grande cambiamento a Milano.
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Il cielo sopra Milano
di Luciano Muhlbauer (Comitato Pisapia x Milano) Una delle caratteristiche dei quasi vent’anni di governo del centrodestra a Milano è l’incessante opera di produzione di nemici da additare e di conflitti da cavalcare. Ormai la città è letteralmente disseminata di conflitti: italiani contro stranieri, giovani contro anziani, residenti contro movida e chi più ne ha più ne metta. Certo, un modo ben strano di amministrare una città e di volerle bene, ma indubbiamente un metodo che si è dimostrato efficace per legittimare la propria permanenza a Palazzo Marino. Per Milano, però, il risultato finale è un disastro. Una città sempre più grigia, inospitale e chiusa. La cultura, specie quella prodotta nei quartieri, nei circoli o negli spazi sociali, viene vissuta come un fastidio. I luoghi pubblici sono sempre più recintati e sottoposti a divieti, perché se tante persone si ritrovano in piazza lo si considera un problema. Per quanto riguarda le numerose aree dismesse di Milano, si preferisce consegnarle all’abbandono e al degrado, piuttosto che incentivare il loro riuso per finalità sociali o per attività produttive.
Tra le prime vittime di questa visione di città ci sono ovviamente i giovani, trattati come se fossero dei sorvegliati speciali. Altro che stimolare il protagonismo giovanile, chi ha amministrato Milano l’ha resa una città ostile per i giovani. E come meravigliarsi, dunque, che l’età media a Milano città sia ormai di 45,1 anni, cioè superiore non solo alla media nazionale (42,8), ma anche quella della stessa provincia (43,6). Poi, nella nostra città c’è pure un’aggravante, di non poco conto, rappresentata dalla presenza determinante nel governo cittadino della cultura politica di provenienza missina, intrisa di revanscismo, di cui il vice del sindaco, Riccardo De Corato, è il massimo, ma ahinoi non unico, esponente. Fino a non troppi anni fa era assai diffusa la convinzione che quest’ultimo fosse un problema che riguardasse i soli centri sociali, ai quali il vicesindaco riserva da lungo tempo un trattamento speciale. Ma le cose non stavano affatto così e, infatti, presto la destra cittadina iniziò a dedicare un’attenzione particolare anche ai circoli Arci. Vi ricordate la chiu-
sura forzata del circolo La Scighera nel 2007? Ebbene, nel frattempo le cose sono notevolmente peggiorate e l’ultimo intervento mirato in ordine di tempo ha portato alla chiusura de La Casa 139. Ma il problema va ben oltre, come aveva giustamente rilevato anche l’appello Liberiamo la Musica, firmato da uno schieramento molto ampio di circoli, artisti e locali all’inizio di marzo: “La Musica a Milano non è più di casa, soprattutto se indipendente, autorganizzata e di base. E non fa differenza se viene promossa da un circolo Arci, da un locale pubblico o da un centro sociale”. Appunto, non fa differenza, poiché quello che è considerato insopportabile è che i milanesi e le milanesi prendano iniziative culturali, artistiche o sociali indipendenti, cioè fuori dagli spazi politicamente o commercialmente controllati. Infatti, al trattamento iper-severo riservato ad alcuni, corrisponde una tolleranza totale per altri. Vi ricordate la vicenda delle bustarelle e delle dimissioni del comandante della Polizia Locale? Ecco, ci fermiamo qui. Ebbene, tutto questo per dire una cosa fondamentale e determinante: a Milano il problema non è la mancanza di spazi, ma la politica sugli spazi. Cioè, gli spazi ci sono, ma latita una politica che favorisca e stimoli il loro uso, a fini sociali, lavorativi, culturali, artistici o anche, semplicemente,
per stare insieme. E poi, uno spazio abbandonato, magari in attesa di qualche speculazione immobiliare, non è semplicemente uno spazio vuoto, bensì uno spazio sottratto alla città e un luogo di insicurezza. Anche per questo, vi dovrebbe essere un interesse pubblico affinché venga stimolato il riuso, temporaneo o permanente, delle aree dismesse e abbandonate. Infine, le esperienze delle metropoli europee ci confermano che un’altra politica sugli spazi è possibile, che diversi approcci culturali possono convivere nello spazio urbano e che il conflitto frontale e permanente è una scelta dell’amministratore e non una legge della natura. Beninteso, anche nelle altre città europee non mancano i problemi, ma una cosa ottusa come qui non è facile trovarla. Ebbene, se il problema è cambiare politica, allora un’occasione ce l’abbiamo. Il 15 e il 16 maggio si vota per le comunali e decidiamo se tenerci la Moratti, le destre e la loro politica oppure se finalmente si cambia, scegliendo Giuliano Pisapia come Sindaco. E siccome, appunto, cambiare significa anche cambiare la politica sugli spazi e sulla cultura, c’è un’occasione per parlarne prima del voto, tra di noi e con Pisapia, all’aperitivo in piazza Leonardo da Vinci, martedì 3 maggio. A Milano c’è spazio!