GINKGO BILOBA
ROBERTO DALL'OLIO
ROBERTO DALL'OLIO
Viole d’inverno
Viole d’inverno
Un mannello di poesie di Dall’Olio, non importa il numero, viene qui raccolto per un nuovo Canzoniere d’amore, singolare nella forma e nel modo. Una scrittura aguzza percorre queste pagine e le attraversa con l’acutezza della sua stessa passione. La complessità delle situazioni e delle immagini trova nella felicità del discorso il suo maggiore punto di forza cui si unisce una incalzante aria di giovinezza a formare di questo poemetto un unicum della nuova poesia italiana.
I
Canzoniere d’amore
Giampiero Neri
MINERVA EDIZIONI
Prefazione di Umberto Piersanti con una nota di Giampiero Neri commento critico di Matteo Bianchi
€ 10,00 i.i.
MINERVA EDIZIONI
Ginkgo Biloba Collana diretta da Roberto Dall’Olio
I
Viole d’inverno Canzoniere d’amore
Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Grafica e impaginazione: Minerva Edizioni Immagine di copertina: Franz Marc, “Abbraccio” © 2014 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. Prima Edizione: Edizioni Kolibris, Ferrara, 2013 ISBN: 978-88-7381-558-7
Minerva Edizioni
Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420 www.minervaedizioni.com info@minervaedizioni.com
Roberto Dall'Olio
Viole d’inverno Canzoniere d’amore
Minerva Edizioni
INTRODUZIONE
Con il presente volume la casa editrice Minerva Edizioni intende inaugurare Ginkgo Biloba, una collana di poesia la cui direzione è affidata allo scrivente autore. La scelta del nome esprime molto bene a mio avviso l’idea che l’editore mostra di avere nei confronti del genere poetico e anche le ragioni che stanno alla base del progetto culturale medesimo. La Ginkgo Biloba è infatti una pianta dal nome composito, due sono i termini in questione “ginkgo” e “biloba”. Il primo è di origine giapponese, il secondo è di matrice occidentale. Lo stesso Goethe rimase talmente affascinato da questa pianta da dedicarci una poesia: La foglia di quest’albero, dall’oriente affidato al mio giardino, segreto senso fa assaporare così come al sapiente piace fare. È una sola cosa viva, che in sé stessa si è divisa? O son due, che scelto hanno, si conoscan come una? In risposta a tal domanda, trovai forse il giusto senso. Non avverti nei miei canti ch’io son uno e doppio insieme?
A suggello dell’universalità della poesia che attraversa i continenti e al tempo stesso del suo essere legata ad una lingua specifica. Inoltre è importante sottolineare che questa pianta ha saputo resistere alle radiazioni nucleari sprigionate dalle due bombe atomiche, sganciate sul Giappone dagli americani nel 1945. Essa perciò assurge a simbolo della vetustà della poesia, fino ad essere legata ai temi eterni e ricorrenti dell’uomo, della natura e della storia, ma al tempo stesso di saperli guardare con occhi sempre diversi, rinnovandosi. Si potrebbe quindi suggellare quanto appena scritto con le celebri parole di Proust, secondo il quale “il nuovo non sta nel cercare cose nuove, ma nel guardare le stesse cose in modo diverso”. Non posso esimermi a questo punto dal sottolineare la disponibilità dell’editore a pubblicare libri diversi, una sfida oggi che occorre raccogliere poiché “quando morirà la musica, morirà anche la poesia e noi saremo tutti morti senza accorgercene” (Jerry Lewis). Buon viaggio dunque Ginkgo Biloba.
Roberto Dall’Olio
PREFAZIONE di Umberto Piersanti
Viole d'inverno è un canzoniere d'amore estremamente articolato ma, nello stesso tempo, teso ad un solo argomento: l'amore e la donna amata. Come da sempre succede nei Canzonieri l'unicità del tema si riscatta attraverso una serie di immagini e di metafore che deflagrano sulla pagina come tanti improvvisi ed imprevisti fuochi d'artifizio. Accanto alle immagini un piacere delle rime e delle assonanze e il gusto barocco delle acutezze tipico della tradizione italiana e spagnola: “letterario l'amore?/Oh si mia cara/letterario/ perché/per dirti/ti amo/scannerizza/tutto/ma proprio tutto/l'abecedario”. Alla poesia spagnola e ibero-americana rimanda anche il gusto dei colori, delle immagini fatte corpo, d'una sensualità che abbraccia gli strati dell'esistere. Ho pensato a Neruda nel costante rapporto cosmo-donna che si instaura nelle pagine di Roberto Dall'Olio. D'altro canto l'antilope di una sua poesia ci può ricordare non solo la gazzella d'amore di Lorca, ma anche quella del Cantico dei Cantici. C'è un'ossessione amorosa che mira e rimira il volto e il corpo dell'amata e lo accosta a tutto ciò che vive e palpita tra la terra e il cielo. Quest'ultimo è spesso presente con le stelle e i suoi pianeti e ci sono anche delle espressioni abbastanza rischiose, ma affrontate di petto, come “la foresta di stelle”. Accanto al sublime anche una poesia del quo-
tidiano che però lo trascende sempre e lo assolutizza, magari con una leggera vis ironica come in un passo. “sai cosa mi manca tesoro?/mi manca forse/una tua pasta/al pomodoro...”, e però nulla toglie alla pienezza emotiva del testo. A fianco dei cieli anche le piante, i fiori, i petali di rosa che incorniciano le vicende dell'amore e inquadrano l'amata. Vengono poi i luoghi visitati e vissuti o solo immaginati, ma poco importa: Cnosso, Cherso, Berlino, eccetera. Tra tutti questi luoghi spicca una Cracovia avvolta dalla neve: “c'era neve nei nostri occhi/ e un bacio dolcissimo dietro le tende”. Sicuramente avvertiamo in questo Canzoniere la tensione amorosa ches, però, viene filtrata ed espressa attraverso il filtro della letteratura: tutto questo senza rendere tale passione astratta e artificiosa. Il sentimento e la scrittura si coniugano perfettamente.
Alle mani delle donne che sanno ricucire gli strappi del mondo
Sisifo è l’eroe assurdo, tanto per la sua ossessione che per il suo tormento e la sua felicità... è il prezzo da pagare per le passioni della terra. Albert Camus Te l’ho detto per le nuvole te l’ho detto per l’albero del mare... Paul Eluard ...E, se Dio vorrà, Più ancora ti amerò dopo la morte Elisabeth Barrett Browning ...l’anima, che per l’uomo comune è il culmine della spiritualità, per l’uomo spirituale è quasi carne Marina Cvetaeva
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VIOLA D’INVERNO suona viola d’inverno addomestica il vento chiudi il mondo nelle stanze di ciò che trema al solo sussurrare suona viola d’inverno senti i fiumi danzare i passi sulle nuvole l’aria domani l’aria che tu suonerai sarà pianto di neve per un graffio del sole
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TRE la ferita del canto l’ha riaperta una carezza sul cuore il marmo che era la vita ora è neve che sfreccia nel vento terra e terra dove vuoi cuore viaggiare? Viola d’inverno hai visto frecce di cupido passare puntine di neve sui cartelli che più non sanno dove mandare baci baci baci braci...
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CINQUE nel breve tempo del giorno tramontato della luce si azzurra tra i campi verdi il cielo imbrattato di giallo sembra si stampi sulle nuvole principessa di domani il tuo profilo allungato da cigno perfetto per Modigliani le viole d’inverno spuntano solo nei fossi del sangue grembo della notte ventre mio che ti ospita con i tuoi occhi
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che gocciolano dolore sull’ombrello della ragione bucato dalla grandine come fogliame della vita non tu piccola sei ma grande per sentire i ghiacciai slabbrarsi sulla carne viva già amputata dal gelo da quello che offerto ti fu come miraggio su uno stelo o mio salice dal crine di lacrime che piangi allo stridore delle cose che si separano tu piangi sopra la malinconia del canto di ciò che è perduto fossimo noi voi il tutto cui doni al vento
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le tue ali un giorno verso sera improvvisamente vedrai le cattedrali raggomitolarsi in un mantello di note scivolando via con gli alberi gonfi al cielo le case navigare su zattere di pensieri sentirai la musica dilagare sui tappeti del vuoto poi spente le note ritornerà la memoria delle mie mani sui tuoi tasti d’avorio le genziane saranno i tuoi occhi sbucati dal ghiacciaio le tue labbra di rododendro fresche di neve fusa mia musa la tua favola