Buon Appetito! 5 storie da mangiare con gli occhi

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BUON

APPETITO

5 storie da mangiare con gli occhi


in collaborazione con

progetto grafico di


PIÙ LIBRI JUNIOR Più libri Junior nasce nel 2009 come gioco letterario di Più libri più liberi dedicato ai più giovani. L’obiettivo del progetto è stato sin dalla sua ideazione quello di proporre alle scuole un’attività che potesse coinvolgere i ragazzi già al di fuori del contesto fieristico, attraverso un’iniziativa di promozione della scrittura. Ai partecipanti si chiede di mettersi in gioco con creatività e immaginazione per dare vita a dei racconti brevi, che sviluppino ogni anno una tematica differente. Alle Storie per attraversare i muri della prima edizione, incentrate sul tema del “muro” inteso nella sua accezione più semplice o come metafora, sono seguite lo scorso anno le Storie che fanno eco ovvero racconti che si sviluppano intorno al tema del rispetto dell’ambiente. Quest’anno abbiamo intitolato il gioco Stuzzica l’immaginazione. L’invito era quello di osservare i disegni originali di cinque giovani illustratori di talento e provare a diventare autori scrivendo un breve racconto ispirato a una di queste immagini. I disegni avevano come tema comune il cibo. Tanti bambini e scuole hanno partecipato e quello che ne è uscito è un volume straordinario fatto di colori, parole e molta fantasia. La giuria che ha selezionato i racconti di quest’anno è composta da Arianna Di Genova (giornalista e scrittrice), Chiara Rapaccini (artista e illustratrice), Matteo Sartini (Più libri più liberi), Silvia Barbagallo e Paola Cantarelli (Minimondi) e Matteo Martignoni. Tutti i racconti arrivati sin dalla prima edizione sono pubblicati sul sito www.piulibripiuliberi.it



INTRODUZIONE “Mangia che diventi grande” quante volte ci siamo sentiti dire questa frase. La fanno facile gli adulti che grandi lo sono già e non c’è nessuno che li obbliga a mangiare i piselli o gli spinaci. Però a guardarci bene questa faccenda del cibo non è poi così noiosa come sembra perché dalla cucina si può partire per conoscere un sacco di cose. Basta aprire il frigo ed è come fare un viaggio: colori, forme e gusti diversi, c’è il dolce, il salato, il piccante, l’amaro. Certo, non basta abbuffarsi di tutto, bisogna saper mangiare bene e questo si impara insieme a tavola, a scuola o in famiglia, conoscendo le semplici regole dell’alimentazione. Perché in fondo cosa c’è di più bello di sedersi davanti al nostro piatto preferito? A pensarci viene l’acquolina in bocca. Ma poi anche quando la pancia è piena spesso rimane un languorino, una voglia che sta lì, sveglia, pronta in agguato. È la fame di conoscere e di scoprire, è la fame di immaginare: qualcuno la chiama fantasia. Per quella non basta aprire la bocca ma bisogna lasciarsi trasportare dalle parole e dalle immagini, allora non c’è emozione più grande. Le storie di questo libro ci dicono che il cibo e l’immaginazione sono le due facce dell’avventura di diventare grandi. Sei pronto a partire? Dai, comincia a sfogliarlo e BUONA LETTURA ANZI BUON APPETITO!



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Una sera di metà dicembre Marco, tornando dagli allenamenti di calcio, si avviò verso casa. Appena arrivato, lo assalì un meraviglioso profumo: la mamma gli fece trovare una deliziosa minestra fumante sul tavolo della cucina. Quanti colori! La minestra era così invitante che aveva già l’acquolina in bocca. Afferrò il cucchiaio e iniziò ad assaporare quella pietanza che, magicamente, lo portò a pensare di essere in altri paesi, con la fantasia. Sicuramente, la mamma aveva usato delle spezie a lui sconosciute. Mentre mangiava, gli sembrava di essere in Africa, poi in Asia e subito dopo tornava nel suo paese.


Finì di mangiare quel piatto prelibato e aiutò la mamma a sistemare la cucina, ringraziandola con un bacio per quella cena così buona. “Ah, come sono fortunato ad avere una mamma che mi prepara sempre cose buone e diverse!” disse tra sé e sé. Eh già, Marco era doppiamente fortunato, perché oltre ad avere una mamma speciale, aveva la fortuna di amare i sapori nuovi, di sperimentare cose sempre diverse. A scuola, sentiva alcuni suoi compagni stranieri parlare di mondi lontani e cercava di immaginare la vita in quei paesi, ma lui purtroppo poteva solo immaginarli, anche se avrebbe voluto gustare realmente quei sapori che stimolavano la sua fantasia. Per sua fortuna un giorno Faruk, un suo compagno di classe di origine africana, lo invitò a studiare a casa sua. Fu proprio in quella occasione che Marco raccontò a Faruk della minestra che gli aveva preparato la mamma e di come gli aromi utilizzati lo avevano fatto sognare di mondi sconosciuti. Faruk, divertito, ne parlò subito con sua madre che, felice, propose a Marco di cenare insieme a loro con couscous marocchino. Marco non aveva mai mangiato il couscous e, a dire il vero, non sapeva neanche di cosa si trattasse. Ma accettò l’invito con entusiasmo, desideroso di vedere se davvero avrebbe apprezzato una pietanza di un altro paese, come nei suoi sogni ad occhi aperti. Le sue aspettative non rimasero deluse. Il couscous era davvero un piatto strabiliante: mille verdure colorate, piccoli granelli di grano e carne d’agnello. I profumi di quel piatto si fondevano con la fervida immaginazione di Marco che continuava a mangiare immaginando di essere in Marocco tra mille colori. Dopo cena la mamma venne a prenderlo e mentre camminava non poté fare a meno di pensare ai profumi diversi che altri bambini di altri paesi, sentivano quando tornavano la sera a casa. Ogni volta che la mamma preparava una minestra, una pietanza nuova, Marco adorava immaginare di stare seduto a tavola con bambini di ogni paese del mondo e che ognuno di loro portasse un nuovo ingrediente da aggiungere alla preparazione di un piatto prelibato. Ogni volta era come un viaggio: immaginava di essere in paesi lontani, di giocare con bambini di tutti i colori, di sentire odori e profumi di posti in cui non era mai stato, ma che aveva imparato ad amare attraverso i racconti dei suoi compagni. La sua minestra lo aspettava ogni sera a casa, calda e fumante. Ma non era la solita minestra. Marco sapeva renderla unica e, mangiandola, chiudeva gli occhi pensando che ogni odore e ogni sapore appartenessero ad un mondo diverso e affascinante. Meraviglioso perché diverso, proprio come la sua magica minestra.



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Buongiorno a tutti sono MISS PASTICCINO 2009 \ 2010 e sono perfetta. Il mio involucro è tutto blu come il mare, con qualche accenno di celeste. Le maniche sono a pois e ho dei bellissimi pantaloni argento, una borsetta a tracolla oro, stupenda e favolosa e dei tacchi a spillo altissimi. La ciliegina sul pasticcino è che sono tutta al cioccolato con qualche granello di cocco. Sono pronta per diventare MISS PASTICCINO 2011\ 2012 e già mi immagino quando leggeranno il mio nome sulla busta! Mi metteranno la corona sulla testa e tutte le altre mi invidieranno, ne sono sicura. Tutti i maschi, come al solito, cadranno ai miei piedi. Che bella sensazione. Muaaaaaaah! Mamma mia, che vedono i miei occhi? Aiuto, un foruncolo! Come è possibile? Mi metto sempre la crema e il fondo tinta. Ma questo è un vulcano. Aiuto! Come faccio adesso, se partecipo al concorso mi prenderanno tutti in giro. Che vergogna, perché è dovuto capitare proprio a me? Niente panico: spalmiamoci un po’ di zabaione. Perfetto, non si nota più. Scusatemi. Ora, risolto il problema, devo correre al concorso. Vi lascio con la scia del mio dolce profumino...a presto!


s. mazzetti



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Un giorno di una calda estate, una banana si sentiva molto sola e decise di scappare dal suo paese per cercare compagnia e fresco. Dopo aver viaggiato a lungo, e visto molti posti, la banana si ritrovò su una panchina a prendere il sole e a riflettere sulla propria solitudine. Stava quasi per piangere quando sentì un rumore dietro di sé, si girò e vide una mela rotolare giù dalla collina tra le foglie. Si avvicinò per soccorrerla, ma la mela subito si mise in piedi e, ridendo, disse alla banana: “Accidenti che brutto volo! Mi sembrava di non fermarmi mai!”. La banana guardava la mela a bocca aperta per capire se si fosse fatta male. Poi alla fine la invitò a sedersi per riprendere fiato e così, dopo una lunga chiacchierata, decisero di proseguire insieme la loro avventura alla ricerca di compagnia. La banana raccontò da dove veniva, riferì del gran caldo del suo paese e di come si era staccata da tante sorelle. La mela riferì che lei veniva da un posto troppo freddo dove pioveva tanto e c’era tanta umidità. Così, parlando del più e del meno, tra un capitombolo ed uno scivolone, lungo la strada accolsero un goffo e peloso kiwi caduto da un carretto, più in là una grossa arancia in compagnia di un piccolo mandarino ed entrando in città, una grossa ananas dall’aria arrogante si unì al gruppo. Tutti insieme ridendo e scherzando, ognuno raccontando la sua, si avviarono verso la strada principale e dopo aver girovagato a lungo, decisero di trovare una fonte per rinfrescarsi. Ci fu grande meraviglia quando si vennero a trovare al centro di una splendida piazza, davanti ad una fontana da cui zampillava maraschino. Allora tutti insieme si tuffarono dentro e con una grande sbronza, diedero vita a una bella macedonia.



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(1^A, Istituto ) della Rovere” “Alfieri - Lante

le torta spazia


Una notte buia e senza stelle vicino alla casa di un semplice bambino e dei suoi genitori, apparve improvvisa una luce: sul terreno, con un gran tonfo, precipitò un mini meteorite, non più grande di uno schermo di un computer portatile. Il bambino di nome Tommaso uscì di corsa dalla propria casa, ma vedendo un cratere che occupava quasi tutto il suo giardino rientrò subito intimorito. Poi, preso dalla curiosità e spinto dalla voglia di sapere che cosa era successo, si riavvicinò al cratere e si inclinò per vedere che cosa si trovava lì in fondo. Come potete immaginare dentro vide il meteorite, ma era diverso da quelli che aveva visto nei musei: non era bitorzoluto, aveva una forma ovale e liscia, proprio come un uovo, e un colore metallico. Tommaso si chiese come era mai possibile che un uovo che per lo più sembrava fatto di metallo fosse caduto dal cielo. Tommaso ebbe il dubbio che potesse essere l’uovo di un animale extraterrestre. Ma come era possibile visto che gli scienziati sostenevano che gli alieni non esistevano? Ciò avrebbe potuto significare solo una cosa: che gli scienziati avevano torto. Tommaso corse in casa ma dopo qualche minuto ecco che riapparve sulla soglia della porta con addosso un casco da hockey, un guanto da cucina e il travestimento da tartaruga ninja, mentre con la mano libera teneva il manico di un piccolo carretto di legno. Si avvicinò con cautela all’uovo, poi lo toccò con il guanto per assicurarsi che non fosse bollente e difatti non lo era, anzi era gelido quanto un ghiacciolo. Quindi prese l’uovo e lo mise dentro il carretto, ebbe un brivido che gli percorse la schiena così si tolse il guanto e lo poggiò sopra l’uovo, corse a prendere la coperta del letto degli invitati e la sistemò per bene intorno all’uovo come per formare un nido. Ritornò in casa tirandosi appresso il carretto e, arrivato in camera sua, mise l’uovo per terra vicino al letto, poi si infilò sotto le coperte e si mise a dormire. La mattina dopo Tommaso si svegliò e guardò per terra dove il giorno prima aveva poggiato l’uovo, ma non vide nulla. Dapprima pensò che era stato tutto un sogno e uscì per guardare il cielo e a prendere la posta ma vide di nuovo il cratere ed ebbe un momento di panico. Corse in camera sua, cercò dappertutto l’uovo e solo dopo un’ora di ricerca sentì un cinguettio e poi una frase incomprensibile. Si girò lentamente e lanciò un urlo: aveva di fronte a sé un uccello che però aveva quasi l’aspetto umano. Tommaso chiuse gli occhi, li riaprì e li sbarrò completamente. Nel frattempo al suo urlo il padre era corso in camera per vedere cosa era successo. Quando vide l’uccello fece un salto alto circa un metro e mezzo e svenne. Tommaso si avvicinò al padre e gli diede un ceffone per vedere se si svegliava, ma niente. Si rigirò per vedere se l’uccello era ancora lì e infatti lì era e lì era rimasto, ma rispetto a prima che fra le mani non aveva nulla ora aveva una torta appena sfornata. Tommaso indietreggiò, l’uccello gli diede una pacca e Tommaso emise un mugolio, ma allo stesso tempo sniffò l’odorino della torta. In quel momento l’uccello disse che si chiamava Jerma e veniva da un pianeta piccolo quanto Plutone ma che rispetto a Plutone non era ancora mai stato scoperto e quella torta era simbolo di pace fra più pianeti.


j. carling

Tommaso e Jerma andarono in cucina e servirono quattro fette della torta: una per il padre, una per la madre, una per Tommaso e una per Jerma. Fecero rinvenire il padre, gli spiegarono tutto e ritornata la madre spiegarono le stesse cose anche a lei. Una volta spiegato tutto mangiarono insieme la torta che era buonissima, con un gusto indimenticabile e la madre, di sua iniziativa, invitò Jerma a vivere da loro visto che gli era impossibile tornare sul suo pianeta. Il padre borbottò qualcosa ma, dato che la moglie lo fulminò con gli occhi, lui sorrise e accettò il volere di lei. Tommaso fu molto felice e fece subito amicizia con Jerma e fece salti di gioia e Jerma preparò ogni mattina la torta dividendola sempre in quattro.



TORI MICH ELaEPriTmEarSia “F. Crispi”) (5^E, Scuol

dei Castagnolo Testarè


Castagnolo è uno spiritello buono del bosco e l’ho conosciuto nel castagneto vicino Guinadi, un paesino dove si parla più francese che italiano. Guinadi è tutto in salita e guarda Pontremoli dall’alto. Sono tutti posti che stanno su in cima al dito della Toscana, come dice sempre mio padre. Posti molto verdi e pieni d’acqua dolce e di torrenti dove è molto bello fare il bagno d’estate. Poi , quando ci si mette il vento, succede anche che arriva l’odore delle Cinque terre che stanno lì vicino e che a parte il nome stanno al mare. Guinadi, Pontremoli, tutti questi posti qui si chiamano Lunigiana. Siccome è autunno raccolgo le castagne nel bosco con mia sorella e con i miei genitori. Abbiamo tutte le mani piene di spine, ma dobbiamo riempire più sacchi di ieri ha detto la mamma. Ad un certo punto diventa buio ed io mi addormento. Forse sono caduto sbattendo la testa. Il giorno dopo mi sveglio in una casa di legno in cima ad una quercia. Ho tantissima fame e mi metto a sedere, ma sbatto la testa sul soffitto. Le gambe e i piedi me li ritrovo fuori dalla finestra perché dentro casa non c’entrano. Sto su un piccolo letto, tipo quello di uno gnomo. Vedendomi che sbatto la testa contro un palo di legno del tetto e la faccia contro la finestra, un tipetto piccolo e buffo che non ho proprio mai visto si butta per terra a ridere come un pazzo col ditino puntato verso di me che sembra una spada giocattolo. Io all’inizio mi arrabbio tantissimo. Poi lo guardo meglio e mi metto a ridere più di lui quando mi accorgo che è tutto rosso come un pomodoro e bianco di farina. Con le foglie verdi attaccate ai rami sulla testa mi ricorda la bandiera italiana. Il piccoletto è tutto impiastricciato di acqua e farina perché sta preparando una pappetta tipo quella del ciambellone e la mette in una scodellona di pietra. Poi ne prende una uguale e ce la mette sopra. Mentre con la paletta ricopre tutto con la brace del camino noi due ci mettiamo a chiacchierare e mi sembra che siamo vecchi amici. Io gli spiattello la mia vita e mi metto a spiegargli che da noi c’è la crisi e che i miei genitori non lavorano più e i proprietari si sono ripresi la casa dove abitavamo. Allora da quando è finita la scuola andiamo in giro tutti e quattro con un vecchio furgone con i letti dentro che è diventato la camera di tutta la famiglia. Tutti i giorni giriamo per i paesi e le cittadine per vedere se c’è lavoro per papà e per mamma. Intanto io e mia sorella cerchiamo anche amici per parlare e per giocare. Nel


c. grossi


bosco dove mi sono addormentato raccoglievamo castagne per venderle al mercato di Pontremoli. Il piccoletto mi dice che si chiama Castagnolo e mi racconta le cose che fa tutti giorni per curare il bosco mentre mi spiega come si preparano i testaroli che i contadini di queste parti mangiano da milioni di anni. Io intanto guardo Castagnolo con l’acquolina in bocca che me li mangio con gli occhi questi testaroli. Imparo a fare la pastella che poi usiamo per riempire i testi che sono come le forme che i bambini usano al mare per costruire i castelli di sabbia. Poi andiamo a prendere la brace nel caminetto e la spargiamo sulle forme di pietra con dentro acqua e farina. Poi Castagnolo mi manda a prendere tante foglie di basilico nel vasetto appoggiato sul ramo di fronte alla finestra dove uscivano le mie gambe mentre dormivo. Con un sasso rompiamo un mucchietto di pinoli che mettiamo nel mortaio insieme alle foglioline e tanto olio. Pestiamo tutto per un bel po’ con un bastoncino di castagno e così viene fuori il pesto che servirà per fare il sugo di questa pasta nuova. Mettiamo la pentola nel camino fino a quando bolle l’acqua. La mia amicizia col piccoletto mi piace sempre di più, in particolare quando lui, chiacchierando come uno che non parlava da anni scoperchia i testi e tira fuori delle pizze tutte bucate che non sono ancora buone da mangiare e che fa raffreddare e poi le taglia in tanti pezzetti che mette nell’acqua che bolle. Li scola e li mette quasi subito nei piatti per condirli col pesto che abbiamo appena fatto. Sarà che non ci vedo dalla fame ma i testarè come li chiama Castagnolo sono la cosa più buona del mondo. Ma come può essere che una ricetta così facile e succulenta non la conosce nessuno? A pancia piena mi viene una grande idea. Appena ritrovo i miei genitori e mia sorella, se non sono troppo arrabbiati con me, li voglio convincere a fare quelli che preparano i testaroli ambulanti, li cucinano davanti a tutti e li vendono alla gente che viene al mercato. Io e mia sorella ci divertiremo col megafono di papà, tipo: “ Venite Signore e Signori che ci sono i testaroli caldi caldi appena fatti, venite che sono buonissimi e costano poco!” Fino a quando troviamo un posto che ci piace tanto con una bella casa da affittare, una scuola per me e mia sorella, e un posto che va bene per aprire un’osteria che mi piacerebbe chiamare Testarè, proprio come chiamano i testaroli in Lunigiana, una terra con tanta acqua che la gente dovrebbe curare di più copiando il mio carissimo amico Castagnolo.


credits


GLI AUTORI DEI DISEGNI

SARAH MAZZETTI nasce e inizia a disegnare a Bologna, dopo qualche anno si sposta per studiare e continuare a disegnare a Milano, dove frequenta l’Istituto Europeo di Design. Finito lo IED passa un po’ di tempo a Londra, per poi tornare a Bologna dove si occupa di illustrazione collaborando come free lance con etichette discografiche, fanzine, progetti per l’editoria e magazine. (cargocollective.com/sarahmazzetti)

JON CARLING

GIULIA SAGRAMOLA

è un artista americano che viene dalla Baia di San Francisco, California. Si è laureato in illustrazione nel 2002 all’Oakland CCA, vive a Oakland, progetta mobili e disegna immagini nel suo studio personale. In questi anni ha partecipato a numerose pubblicazioni e mostre, personali e collettive, creando video di animazione, proiezioni multimediali, poster e copertine di album per decine di band indipendenti. Jon disegna principalmente con penna e matita e usa come supporto vecchi documenti e carte vintage che conferiscono uno strordinario effetto malinconico ai suoi personaggi magnetici, metafisici, sinistri.

è nata a Fabriano nel 1985 e ha studiato comunicazione visiva all’ISIA di Urbino e illustrazione a Barcellona, presso l’Escola Massana. Disegna storie a fumetti e lavora come illustratrice freelance, oltre a realizzare creazioni autoprodotte per Teiera, la sua etichetta di fanzine. Ha collaborato con Einaudi, Topipittori, New Yorker, Coconino Press, Mondadori e Tunué. Il suo blog a fumetti è diventato un libro, Milk and Mint (2008). Nel 2011, è uscito per Topipittori il romanzo a fumetti Bacio a cinque, un’autobiografia dei suoi primi 10 anni di vita. Le piacciono i viaggi, guardare serie tv, le canzoni dei Best Coast, le orchidee, il the e i bassotti. Attualmente vive a Bologna.

(joncarling.com)

(giuliasagramola.it)


CRISTIAN GROSSI è un illustratore e grafico che lavora soprattutto per pubblicità e moda, è tra i fondatori dello studio creativo Kreativehouse. Le sue immagini mescolano sempre disegno tradizionale e computer graphic. Parte dal disegno a mano, china su carta, e lo elabora per arrivare al tratto puro digitale. Cristian va matto per il te verde e per la cheese cake, nel tempo libero fabbrica quaderni artigianali usando tutti i tipi di carta che trova.

(crixtian.it)

MAFALDA LAEZZA nasce a Napoli, la notte dell’epifania del 1983. Autodidatta, ha una mamma maestra che le ha trasmesso l’amore per i bambini e che da sempre incoraggia i suoi sogni “creativi”. A 18 anni, con la speranza di poter contribuire a rendere questo Mondo un posto migliore, si iscrive alla Facoltà di scienze politiche. Pur non avendo un background artistico, non ha mai abbandonato la sua passione per l’illustrazione e il design indipendente, scarabocchiando ogni giorno sulle sue moleskine e curando il suo marchio di accessori artigianali “Pinkrain”. (pinkraindesign.blogspot.com)


PROGETTO A CURA DI PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI Delle circa 50 mila novità editoriali prodotte ogni anno in Italia solo 3 mila sono facilmente reperibili nelle librerie. Per lo più si tratta dei best seller editi da Case editrici che possono giovarsi di politiche commerciali aggressive e di campagne di promozione molto incisive.

in collaborazione con

MINIMONDI

Lo stesso nome Più libri più liberi riflette i principi ispiratori e gli obiettivi della manifestazione: dare visibilità ad un tesoro solitamente nascosto agli occhi dei più, fornendo contemporaneamente agli operatori del settore italiani e stranieri occasioni di dibattito per discutere le problematiche del settore e per individuare le opportune strategie.

Minimondi è il Festival di letteratura e illustrazione per ragazzi da 3 a 19 anni nato a Parma nel 2000 e oggi presente anche a Palermo con Officina Minimondi e dal 2009 a L’Aquila con L’Aquila fenice. L’obiettivo del Festival è quello di avvicinare i bambini al mondo dei libri, all’editoria di qualità, all’arte e all’illustrazione attraverso strumenti differenti tra loro: mostre, laboratori, incontri con gli autori e spettacoli . In questi anni Minimondi ha ospitato decine di straordinari ospiti da tutto il mondo e collaborato con importanti realtà nazionali tanto da guadagnarsi il Premio del Ministero dei Beni Culturali “per il miglior progetto di promozione alla lettura per ragazzi e adolescenti”. Nel 2010 inoltre il Festival Minimondi ha ricevuto una targa di merito per i dieci anni di attività dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

(www.piulibripiuliberi.it)

(www.minimondi.com)

E’ da questa considerazione che nasce l’idea di Più libri più liberi, la Fiera Nazionale della piccola e media editoria che, grazie all’intuizione dell’Associazione Italiana Editori, al sostegno delle Istituzioni locali e nazionali, da 10 anni, si svolge a Roma presso il Palazzo dei Congressi dell’EUR, coinvolgendo marchi di aziende editoriali provenienti da tutta Italia.


SI RINGRAZIA

ARIANNA DI GENOVA è nata a Roma. È critica d’arte e lavora come giornalista per il quotidiano Il Manifesto nella sezione Visioni e sul supplemento Alias. Oltre ad aver pubblicato numerosi articoli in riviste specializzate e settimanali ha scritto numerosi saggi per cataloghi e riviste sull’arte contemporanea. Come autrice per ragazzi, ha pubblicato il libro “Io e Charlot” (Biancoenero) e la storia di Duchamp e Boccioni.

CHIARA RAPACCINI è nata a Firenze ma vive a Roma dove, oltre a realizzare silhouettes in legno e mobili in ferro antropomorfi, scrive e illustra libri per ragazzi per le maggiori case editrici italiane. Ha realizzato cartoni animati per la televisione e per il cinema e ha collaborato come illustratrice per il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Manifesto e l’Unità.


stampato nel mese di dicembre

2011 presso

LA TIPOLITOGRAFICA SALSESE




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