e pur si muove! Da Galileo a Margherita Adotta uno scienziato e narra le sue gesta
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e pur si muove! Da Galileo a Margherita Adotta uno scienziato e narra le sue gesta
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Piú Libri Junior Piú libri junior nasce nel 2009 come gioco letterario di Piú libri piú liberi – Fiera nazionale della piccola e media editoria dedicato ai piú giovani. L’obiettivo del progetto è quello di proporre alle scuole un’attività che potesse coinvolgere i ragazzi al di fuori del contesto fieristico, attraverso un’iniziativa di promozione della scrittura. Ai partecipanti si chiede di mettersi in gioco con creatività e immaginazione per dare vita a dei racconti brevi, che sviluppino ogni anno una tematica differente. Alle «Storie per attraversare i muri» della prima edizione, incentrate sul tema del ‘muro’ inteso nella sua accezione piú semplice o come metafora, sono seguiti nel 2010 le «Storie che fanno eco», nel 2011 le «Cinque storie da mangiare con gli occhi», nel 2012 «Qui comincia l’avventura» per far raccontare ai ragazzi un’infinità di mondi possibili. Nel 2013 in occasione dell’anniversario di Gian Battista Bodoni il gioco è stato dedicato ai caratteri tipografici «Che Typo sei?» in quell’occasione gli studenti sono stati invitati a scrivere sul ‘carattere’. Il carattere tipografico con cui si stampano i libri, ma anche il carattere che identifica l’individuo. Quest’anno Più libri più liberi presenta E pur si muove! Da Galileo a Margherita. Adotta uno scienziato e narra le sue gesta. Leonardo Da Vinci, Galileo Galilei, Enrica Calabresi, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Luca Parmitano… Chi sono? Cosa hanno scoperto? Inventato? Quest’anno, tenendo conto del Semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea, il gioco letterario vuole mettere in evidenza il dialogo tra due discipline che per molto tempo sono state percepite agli antipodi: letteratura e scienza. I cinque racconti vincitori, scelti da una giuria specializzata, composta da Lara Albanese (scrittrice per l’infanzia e fisico), Carlo Bernardini (esperto di didattica della scienza e fisico) e Silvia Tamburini (fisico) sono pubblicati in un libro presentato il 6 dicembre in Fiera (ore 14, Sala Diamante). Tutti i racconti anche delle edizioni precedenti sono disponibili su www.plpl.it. 3
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I bambini, le bambine, i libri e la scienza Lara Albanese
Ogni essere umano soprattutto da bambino si pone domande legate al mondo che lo circonda ed alla propria collocazione nell’universo. I bambini non ragionano per discipline, ma usano il cervello in modo libero, a tutto campo. Per questo quasi tutti i libri per bambini nella realtà affrontano anche argomenti scientifici. Temi come i colori, la luce, il buio, gli animali, la nascita, la semina sono temi di grande importanza per la scienza. Buona parte dell’editoria per l’infanzia può quindi offrire occasioni per fare e parlare di scienza. Ovviamente un ruolo importante è svolto anche dai libri espressamente indirizzati alla divulgazione ed alla comunicazione della scienza. Per dirla con Gianni Rodari, «Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma all’uomo intero, e non solo al fantasticatore.» Lo stesso Albert Einstein usava giocare e immaginare gli esperimenti, sognava di essere su un raggio di luce, di illuminare con fari da treni velocissimi, usava fantasia, immaginazione e racconto proprio per fare scienza. Sarebbe quindi ingiusto individuare la scienza solo nei libri di divulgazione scientifica, la scienza si annida in ogni poesia, in ogni filastrocca, in ogni storia. Ecco perché pensiamo sia importante aprire i libri anche tenendo presente questo punto di vista aiutare bambini e bambine a leggere e a porsi domande per diventare cittadini più liberi ed autonomi nel pensiero. All’estero del resto questo fatto è ben chiaro ricordiamo come per esempio il museo dedicato al grande scrittore per l’infanzia Roald Dahl The Roald Dahl Museum and Story Centre sia anche un museo della scienza con lenti di ingrandimento, telescopi e microscopi Eccoci quindi ad aprire i libri pronti a catturare le suggestioni scientifiche che ci trasmettono. 5
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Racconto di un incontro con Eva Giuliana Mameli Calvino Giulia Elena Del Moro, 1a B — IC Largo Oriani
Entrai nella stanza delle invenzioni di mio nonno in punta di piedi, con il timore di smuovere qualcosa di anche per me sconosciuto. E la vidi. Era una bella macchina, argentea, con striature cromate. Esaudiva ogni tuo desiderio, bastava che lo pensassi e subito ti trasportava ovunque. (So che la situazione potrebbe sembrare un po’ troppo magica, ma era cosí e basta.) Senza esitazione premetti il pulsante d’accensione, digitando la data del 1905, per incontrare la botanica Eva Mameli Calvino. Un fascio di luce mi avvolse. E mi ritrovai in una strada affollata di carrozze, e bambini che scorrazzavano qua e là, e di donne con il cestino sotto braccio. Mi stavo dirigendo verso una presentazione di un nuovo sistema alternativo al Metodo Scientifico classico di Galileo Galilei, una rivisitazione da parte di tanti scienziati. Quando imboccai la strada, ero tutta trafelata, ero in ritardo. Ero lí per conoscere meglio due o tre scienziati particolari, tra cui la botanica. Ma nonostante il ritardo, arrivai con cinque minuti d’anticipo. Pian piano, mi avvicinavo e vedevo sempre meglio una scena mai vista. C’era un signore con uno smoking nero e una cravatta dello stesso colore in piedi davanti ad un tombino aperto che lanciava esortazioni del tipo: «Forza, su, dai! Quanto ci metti! Dobbiamo entrare! Eva!» 9
Finalmente dal tombino ne uscí una donna minuta, con un vestito a balze e dei capelli arrotolati tante volte su loro stessi. Aveva un vestito macchiato, tutto pizzo e merletti e delle scarpe rosa confetto. «Insomma! Un po’ di pazienza, Mario! È da quando ci siamo sposati che sei cosí inevitabilmente ansioso! Ho scoperto che anche sulle pareti dei profondi tombini cresce una pianta! Ma non come tutti potrebbero pensare, del muschio o qualche lichene in generale, ma un bellissimo iris!» esclamò la donna. Mi ricordai di quel volto femminile. Era Eva Mameli Calvino! Entrò poco dopo in un palazzo un po’ scrostato, luogo, dove si svolgeva la presentazione. Anch’io feci il mio ingresso nel salone, con il pavimento completamente ricoperto da tappeti rossi. C’erano tante sedie di pelle beige, e sul palcoscenico c’era un tavolino, un banchetto per sedersi, e un poggiapiedi. Eva si sedette su una poltrona posta davanti alla vista di tutti. Era lei l’ospite d’onore. Poco dopo la platea fu piena di adulti e ragazzi, dei piú nobili ceti sociali. «Dunque io oggi avrei dovuto parlarvi del metodo sperimentale di Galilei ma credo di aver scoperto una cosa molto piú interessante: che nelle fogne crescono gli iris!» incominciò la botanica entusiasta. Nella sala crebbe una specie di silenzio totale, un silenzio imbarazzante. Ma lei, come niente fosse, continuava. 10
«Per questa ragione proporrei di organizzare una spedizione nelle fogne.» Dall’assenza di rumori piú completa, ci fu un concerto di «Uh!» e «Ah!» e di esclamazioni di sconforto. Eva si sentí improvvisamente a disagio e si alzò dalla sedia, avviandosi a passo spedito verso l’uscita. Il marito, Mario Calvino, era in uno stato di totale imbarazzo. Cercò di scusarsi, ma senza successo. Poi per dare meno nell’occhio si risedette pronto ad ascoltare un altro discorso. La botanica lasciò il palazzone scrostato per sedersi su una panchina a pochi metri da questo. Io mi allontanai in fretta dalla sala, per seguirla. Mi venne istintivamente. Dopo tutto era una possibilità da non lasciarsi sfuggire. Facendo finta di nulla sedetti sulla sua panchina, di legno grezzo. «Senta signora Mameli, mi dispiace infinitamente di quello che hanno detto gli altri Spettatori, a me, ecco, piacerebbe venire con lei a fare questa spedizione nelle fognature. Mi piacciono le avventure…» le proposi sottovoce timidamente. Si girò appena a guardarmi. «Cosa? Davvero? Chi sei tu?» Mi presentai. «Certamente, si può fare, a una condizione.» I suoi occhi brillarono. «Si?» 11
«Anzi a due condizioni: la prima è che andremo subito, la seconda è che mi permetterai di cambiarti nome, il nome Giulia è cosí inusuale.» «Ma certo» annuii ripensando alla data in cui mi ritrovavo in quel momento. «Ti chiamerai Ines Flora, doppio nome, io ho due figli maschi, Italo e Floriano, e non ho avuto modo di assegnare questi miei nomi preferiti.» «Capisco» dissi ripensando ai libri il Barone Rampante e alle Fiabe Italiane, scritte dal figlio Italo Calvino. «Partiamo ora?» domandai confusa. «Impara ad aspettare, guarda…» rispose ridendo. Aprí il coperchio di un tombino e mi mostrò una scaletta di corda legata che arrivava fino in fondo. «Su, scendi!» m’incitò, come se ci conoscessimo da sempre. Mi stupii di questa spontaneità, data da una donna che conoscevo da appena mezz’ora. Io misi un piede e notai che la scala dondolava tutta a destra e a sinistra. Mi feci coraggio, e scesi di qualche altro ‘gradino’. Lei mi seguí silenziosa. Vidi un bell’iris bianco che spuntava da uno spazio tra un mattone e un altro, reso facilmente sgretolabile dall’umidità. «Che meraviglia!» 12
«Devi sapere che questo fiore, che può essere bianco, giallo o violaceo è coltivato nel Mediterraneo, nell’Africa meridionale e in America ed ha delle meravigliose foglie lucide a sciabola.» «È un bellissimo fiore, e non credevo che crescesse nelle fogne» commentai. «In effetti, forse qualcuno ha fatto cadere un seme nel tombino che ha permesso a codesta pianta di nascere. Ciò non toglie che sia molto bella e dona un po’ di allegria in questo posto cupo e puzzolente.» «Già, dovrebbe scattargli una foto e metterla su internet!» «Come dici?» «Nulla, nulla.» «Almeno lo comunichi al Corpo Forestale dello Stato!» «No, mi piace tenere le mie piccole scoperte tutte per me. Penserai che sia un egoista ma non è cosí.» «Mi permette di farle una domanda ‘personale’?» «Parla.» «Come mai ha deciso di diventare botanica? Voglio dire, perché il suo laboratorio nella sua casa a Sanremo era cosí importante per lei? Quello con gli erbari, il microscopio e tutto il resto. E il suo giardino etichettato pianta per pianta, che ogni giorno visitava come fosse la prima volta. E della sua vita che ha dedicato alla scienza, che mi dice? Deve essere una bellissima cosa ‘destinarsi’ a questa, e sono sicura che avrà 13
conosciuto tanti di quegli scienziati…» Sospirò pensosa. «La scienza mi ha sempre affascinato. Miravo a diventare scienziata, da sempre. Mia madre Maddalena Cubeddu, che fu la prima donna in Italia a prendere una cattedra in un’università, mi aveva incoraggiata. Mi ripeteva di non arrendermi mai, e mi ha invogliato a conoscere meglio la mia passione. Mio padre, Giovanni Battista Mameli, colonnello dei carabinieri, mi ha sempre voluta aiutare a raggiungere il mio piú grande traguardo, perché, secondo me, era segretamente innamorato della scienza. E poi mio marito…» La guardai imbarazzata con un accenno di ammirazione nello sguardo. «Di scienziati, ne ho conosciuti tanti, ma nessuno aveva il mio carattere, curioso, allegro, autoritario, tutti troppo ‘fissati ‘sulla scienza, il che è anche corretto, ma non rientra nel mio indole, mi dispiace. Poi c’era Libereso Guglielmi, un tipo cresciuto con mio marito, che era troppo spiritoso. Venni a sapere che mi definiva, persino in un libro, un po’ “carognetta”, diceva che parevo un fantasma, quando avevo le chiome sciolte. Bah, mai sopportato quell’uomo…» continuò quasi stesse spolverando la sua memoria dai ricordi dimenticati. I suoi occhi si inumidirono. Fare lo scienziato dev’essere difficile, pensai, chiudendo gli occhi. 14
«Ah, ora devo proprio andare però, intendo che vorrei tornare a casa.» «Arrivederci.» Uscii dal tombino e pensai alla mia casa. Mi ritrovai nel laboratorio del nonno. E ripensai alla mia avventura.
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Chi l’ha visto? Valeria Censi e Alessia Rossi, 2a B — IC Leonori
In quella bella mattinata di Maggio i due amici Mattia e Michelle stavano nell’aula di scienze a studiare l’atomo e la misteriosa fine che aveva fatto Ettore Majorana. «Come sarà scomparso?» chiese con aria dubbiosa Michelle a Mattia. Mattia era un vivace dodicenne e quando lo guardavi negli occhi vedevi l’infinito; i suoi capelli biondi come il sole illuminavano il suo bel viso; per la sua età era un ragazzo molto alto. Era un tipo sportivo, e come tutti i ragazzi, amava giocare a calcio. Lui adorava la scienza e amava la musica. Sembrava un ragazzo perfetto ma anche lui aveva i suoi difetti. Era molto permaloso e a volte bugiardo e poi… aveva una cotta per Michelle. Invece lei era una ragazza molto dolce e dal viso reso bellissimo da quei lunghi capelli, castani e boccolati. Aveva gli occhi di un blu brillante che sembrava di vedere l’orizzonte all’alba. Anche a lei piaceva la scienza e suonava il flauto traverso. Erano entrambi molto curiosi nel voler sapere com’era scomparso quel famoso scienziato. Si diedero appuntamento nel pomeriggio a casa di Michelle per iniziare la ricerca su Internet… ricercarono per ore ma non trovarono niente. Visto che entrambi amavano la scienza decisero di costruire una macchina del tempo. Andarono alla discarica e cominciarono a cercare materiali utili. Dopo un’oretta i due ragazzi si 17
rincontrarono con tanti oggetti utili tra cui: una piccola cupola di plastica, due passeggini, i resti di quella che una volta era una lavatrice e il suo oblò, un grande recipiente di ferro e vari pezzi di macchine. Sopra al recipiente di ferro misero la cupola di plastica, come sedili utilizzarono i due passeggini, dietro ai sedili misero la lavatrice con dentro un motore che avevano creato con i pezzi delle macchine. Per guidarla collegarono con un cavo il telecomando della Wii. Dopo qualche giorno La macchina era pronta e i due amici erano orgogliosi della loro invenzione ma soprattutto trepidanti perché non vedevano l’ora di collaudarla. Stabilirono l’ora X per la prova e ovviamente l’eventuale partenza. Puntuali all’appuntamento, salirono sul trabiccolo, girarono la chiave (inglese) di accensione, puntarono ‘il datometro’ sull’anno della scomparsa dello scienziato e, dopo un BANG ed un BOOM la macchina partí. Visto che essa aveva fatto degli strani rumori, decisero di chiamarla BOOMBANG. Certamente non fu un viaggio piacevole… Entrarono in un tunnel di luce, schiacciati da una forza invisibile sopra i due passeggini, Michelle e Micol cominciarono ad avere qualche ripensamento sul loro progetto ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Dopo qualche minuto di scossoni e rumori assordanti si ritrovarono in un antico paese. Scesero dalla BOOMBANG e cominciarono a esplorare il territorio. 18
Ad un certo punto videro un giornalaio, si avvicinarono e lessero alcuni titoli «Mistero sulla scomparsa di Ettore Majorana… è stato rapito o ha cambiato identità?» Straordinario, pensò Michelle. Il loro esperimento era riuscito ma capí di essere andato troppo avanti nel tempo; risalirono sulla BOOMBANG, rientrarono nel tunnel di luci, stessi rumori stesse sensazioni poi e si ritrovarono nel laboratorio di Majorana. Quando i ragazzi scesero dalla macchina erano cresciuti sembrava che avessero 20 anni e stranamente Ettore Majorana già li conosceva. Come mai? Ettore Majorana appariva tale e quale alla descrizione e alle foto che i ragazzi avevano cercato su internet: alto e snello, dai capelli neri neri come il corvo e aveva proprio una cicatrice sul dorso della mano destra. Gli amici gli chiesero come si fossero conosciuti e lui rispose che loro erano diventati suoi aiutanti circa un mese prima. Mattia gli chiese se era diventato un insegnante e lui rispose che aveva rifiutato quell’incarico circa un anno fa. Michelle ad un certo punto tirò Mattia verso di sé e sottovoce gli sussurrò che, avendo osservato il calendario sulla parete, si era accorta che quel giorno era il 26 marzo 1941 e che quindi il giorno seguente sarebbe stato il giorno della scomparsa dello scienziato. Mattia rispose che l’avrebbero seguito per scoprire come fosse sparito. Restarono con lui in laboratorio per tutta la sera a studiare la fissione dell’atomo e poi verso le dieci andarono a dormire. Arrivò il giorno fatidico. I ragazzi si svegliarono tardi e Majorana era già uscito 19
allora si prepararono di corsa e andarono a cercarlo. Dopo aver perlustrato lo trovarono in un vicolo cieco con due grossi tipi che lo minacciavano di morte se non gli avesse dato una relazione dei suoi studi. Nel frattempo i due ragazzi li tenevano d’occhio all’inizio del vicolo e Michelle disse a Mattia di avere paura e lui rispose di non preoccuparsi che c’era lui con lei. I due tipi se ne andarono e Majorana corse via verso il fiume, i ragazzi lo seguirono fino a un ponte alto circa dieci metri. Si voleva suicidare! Mattia disse a Michelle che potevano andare via perchè ormai avevano scoperto quello che volevano; lei risponde che dovevano aiutarlo, ma lui disse che se l’avessero fatto sarebbe cambiato il corso della storia. Lei gli diede uno schiaffo e tentò di andarsene ma lui la fermò e poi corsero a salvare Majorana. Lo fermarono appena in tempo e lo fecero ragionare confessandogli che avevano scoperto tutto. Lui si convinse e insieme chiamarono la polizia e denunciarono i due tipi. Majorana accettò il titolo di insegnante e grazie a lui si studiò una nuova materia. Mattia disse a Michelle che formavano proprio una bella squadra .Michelle gli disse che ora potevano tornare a casa. Salutarono Majorana poi salirono sulla BOOMBANG.
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Il Campo Repellente: un’invenzione ecologica Dario Manca, 1a B — IC Largo Oriani
Un pomeriggio mi sono innervosito perché stranamente non mi venivano piú nuove idee ed il mio progetto non andava avanti, quindi sono uscito a passeggiare per le strade di Roma e mi sono imbattuto in un gruppo di persone e giornalisti che stavano facendo un’intervista ad un famosissimo scienziato. Mi sono sporto a guardare incuriosito ed ho visto che era proprio lui, l’idolo al quale mi sono sempre ispirato: Ronald Mattes, un genio moderno che riesce a fare delle cose incredibili. Quando le persone se ne sono andate, mi sono accorto che potevo avvicinarmi a lui. Morivo dalla voglia di restarci solo a parlare per un po’. Eravamo uno davanti all’altro e nessuno di noi due parlava, ero imbarazzatissimo, ma alla fine ho rotto il ghiaccio e mi sono fatto coraggio e anche se con molta emozione ho parlato a quella strabiliante persona e la prima cosa che ho detto è stata: «Buongiorno, sono Dario Manca, ho trent’anni, mi sono laureato in biofisica ed ho la testa piena di grandi idee, incontrarla proprio oggi mi sembra un miracolo, perché da qualche giorno mi sono un po’ arenato e sono molto triste. Lo sa che lei studia e lavora su cose simili al mio stesso progetto. I miei studi sui campi repellenti da applicare alla botanica ecologica e le sue invenzioni sulla compressione della materia, 23
possono unirsi e produrre qualcosa di stupefacente. Vuole venire nel mio studio a vedere dove sono arrivato con le ricerche? Magari possiamo esserci utili a vicenda, chi lo sa? Possiamo andarci a piedi, ho dovuto trasferire il mio studio a casa di mia nonna, sa lei vive sola ed ha un enorme giardino a due passi da qui.» Forse avevo esagerato, ma Mattes era un uomo troppo curioso, sapevo che non avrebbe resistito ed infatti mi ha risposto felice: «È un’ottima idea! Se questo nostro incontro non avrà buoni risvolti lavorativi, almeno potremo dire di avere un amico in piú.» Cosí ce ne siamo andati via insieme, sottobraccio come due vecchi amici e per tutta la notte abbiamo lavorato di gran lena. Il campo repellente è la mia invenzione piú straordinaria, consiste nell’inserire la struttura del dna di determinati insetti nocivi o di parassiti in una macchinetta ad ultrasuoni che poi vibra a frequenze tali che riescono a distruggere solo quel tipo di dna. In questo modo la pianta non viene danneggiata dagli insetti, perché il campo repellente ci permette di difenderla e cosí possiamo proteggere le piante da frutto e gli ortaggi senza piú il bisogno di usare i veleni chimici. In poche parole questa mia invenzione serve a difendere la natura, ma anche l’uomo stesso che cosí non si avvelena piú mangiando la verdura e la frutta cresciuta piena di robe chimiche. La mia idea era perfetta e sulla carta funzionava a pennello, ma i problemi sono arrivati al momento di dover miniaturizzare la macchina, Ronald 24
Mattes invece era specializzato proprio in questo campo, sapeva comprimere la materia fino a farla diventare piccolissima. Lui pensava di applicare la sua scoperta per eliminare il problema dei parcheggi, l’ho tempestato di domande e ci siamo fatti delle grandi risate. «Hey, Ronald cosa vorresti fare: rimpicciolire l’auto per poi potertela mettere in tasca e portartela a casa? Ma cosí ogni giorno avresti le tasche piene di roba e questo ti porterebbe a far espandere la materia delle tue tasche! «Hai proprio ragione Dario! Però se ci lavorassimo insieme forse…» E cosí decidemmo che quella sarebbe stata la nostra prossima invenzione. Per farla breve Mattes in poche settimane ha miniaturizzato le mie macchine e io ho inserito il dna degli insetti che volevo restassero lontani dalle piante, il campo repellente funzionava perfettamente facendo una specie di campana protettiva con le sue vibrazioni ad ultrasuoni e i parassiti non si avvicinavano perché erano disturbati da queste ultime, se entravano nel campo vibrante venivano uccisi. Dopo un periodo di prova nell’orto di mia nonna, abbiamo brevettato la nostra invenzione ed abbiamo avuto il premio Nobel per la scienza. Ronald ha preteso in cambio una cassetta di verdura biologica e mia nonna è stata ben felice di regalargliela. Quella famosa giornata, iniziata malissimo mi ha portato ad uscire di casa ed uscendo mi sono imbattuto nello scienziato piú simpatico del mondo. Incontrarci quel pomeriggio è stata la nostra fortuna. Nostra e forse del mondo intero. 25
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Un compleanno con Leonardo Da Vinci Ilaria De Cubellis, 4a B — IC Via Soriso
Era il giorno del mio compleanno, verso le sette del mattino mi sono alzata dal letto per bere un bicchiere d’acqua, arrivata in cucina mi sono ritrovata davanti un signore molto strano che beveva un caffè. Aveva dei capelli grigi assai lunghi, barba e baffi che non si distinguevano dai capelli. Mi sono spaventata e ho urlato; quest’uomo mi ha sentito e si è girato verso di me ed io, con una vocina impaurita, gli ho chiesto: «Chi sei?» E mi ha risposto: «Io sono Leonardo, Leonardo da Vinci!» Mi batteva il cuore a mille! Avevo già sentito quel nome perché mamma e papà me lo avevano descritto come un grande genio. Ho cominciato a fare tante domande tra cui: «È vero che sai fare tante cose?» Lui mi ha risposto dicendo: «Sí! Io sono architetto, pittore, musicista, poeta, scultore, inventore…» Dopo gli ho domandato: «Perché sei qui?» E quindi mi ha spiegato che era in cerca di un bambino sveglio e intelligente che lo aiutasse a fare un esperimento sul volo. Ed io, con gli occhi fuori dalle orbite, ho risposto che ce lo aveva davanti!!! L’esperimento consisteva nello scoprire perché le farfalle volano ma le galline no. Mentre io cercavo di prendere una farfalla in giardino, Leonardo tirava fuori dallo zaino una gallina che durante il viaggio nel tempo si era tutta spennacchiata. Una volta catturata la 27
farfalla, tra le mani mi sono ritrovata una polvere brillante e mi sono accorta che pian piano il povero insetto non volava piú. Abbiamo capito che le farfalle volano grazie a questa sostanza che ricopre le loro ali. Senza questa non potrebbero sopravvivere. Infine abbiamo posizionato la gallina su un albero del giardino aspettando che scendesse. È scesa volando!! Leonardo ed io siamo rimasti a bocca aperta! Chi l’avrebbe mai detto che le galline sapessero volare!? Anche se solo dall’alto verso il basso! Prima di ritornare nel 1500, per ringraziarmi, Leonardo mi ha regalato un suo autoritratto che aveva dipinto all’età di cinquantatré anni. Ogni volta che guardo la sua immagine ripenso a questa indimenticabile esperienza e mi viene il dubbio che sia stato tutto un sogno… un bellissimo sogno!
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Il Bosetto di Hogs Matteo Buccirossi, 1a B — IC Largo Oriani
Il 22 ottobre 2050 tornavo stanchissimo, con la bici, dal laboratorio (a Ginevra, Svizzera) e mi accingevo a tornare a casa. Durante il tragitto stavo abbastanza bene tranne che ero molto stanco, ma mentre mi avvicinavo di piú a casa avevo una sensazione di tristezza e delusione come quando avevo 10 anni e mia madre non mi voleva far comprare un gioco per la Play Station. Entrato in casa ero succube delle mie emozioni: sentivo la voce dei miei genitori che mi predicavano e mi dicevano in coro: «Matteo su. Tu un celebre scienziato genetico del cern già cresciuto e maturo, non ti piangere addosso, ormai hai quasi 45 anni». Ma la parte del mio cervello ancora infantile gli diceva: «Scollatevi e lasciatemi in pace». Passai la mezza notte insonne finché alle 2:00 am decisi che per risolvere il mio problema dovevo andare in laboratorio. Giú in strada non c’era nessuno e i lampioni lampeggiavano una luce arancione ad un ritmo ossessivo, ma dentro di me, regnava il caos per la confusione dei miei pensieri, e avevo un mal di testa incredibile e lo stomaco mi dava un terribile bruciore da ansia. Entrai in laboratorio dopo l’orario di chiusura, e mi diressi subito verso il lhc (è un enorme ‘tubo’ che accelera due fasci di particelle che vanno quasi alla velocità della luce prima di collidersi). Appena acceso il lhc mi si schiarirono le idee: ero ormai ossessionato dalla ricerca del bosetto 31
di Hogs in grado di mutare istantaneamente particelle e corpi. Dopo ore di ‘accelerazione di particelle’ ad un certo punto vidi una strana molecola simile al bosetto di Hogs scontrarsi ma al suo impatto, tra le particelle, non avvenne nessun mutamento. Disperato per la delusione ero ormai caduto in depressione, per il semplice fatto che ogni volta che vedevo una strana particella era come se mi iniettassero una dose di adrenalina che scompariva subito provocando grosse ferite nella mia autostima. Forse per la stanchezza mi addormentai in laboratorio e il nuovo giorno mi portò lucidità mentale, tanto, che ancora prima che i miei colleghi entrassero in laboratorio avevo riacceso il lhc. Ma non dopo molto mi ripresero i dolori lancinanti a testa e stomaco per il fatto che avevo ancora quella sensazione di speranza e delusione. Andai avanti cosí tutto il giorno finché alle due di notte, eccolo lí, quel dannatissimo puntino sullo schermo che mi aveva fatto penare tutto quel tempo; il bosetto aveva mutato tutte le particelle all’ interno dell’ area di collisione. Annunciai subito la mia scoperta ai miei colleghi e dissi esplicitamente che per un po’ avrei voluto tenere nascosta la scoperta, ma in meno di 24 ore era titolo da prima pagina in almeno 32 giornali internazionali. Ma io non ero felice della mia fama, anzi, ero preoccupato che l’uomo potesse creare, con la mia scoperta, armi da distruzione genetica di massa e la cosa era motivo di 32
incubi ricorrenti tutte le notti. Ogni giorno la mia cassetta delle lettere era piena di proposte di lavoro dalle forze militari di America, India, Giappone, Cina, Russia e Gran Bretagna; lettere minatorie da terroristi e di giornali che mi volevano intervistare. Ormai avevo acquistato, oltre che alla fama, l’odio dei miei colleghi per la precedente. Dopo un anno, mentre andavo in laboratorio e passavo il solito postino che cercava di infilare la milionesima lettera dai terroristi, mi venne un’idea: non proseguii la strada per il laboratorio ma mi recai all’aeroporto dove partii per un luogo sperduto oltreoceano e feci perdere le mie tracce in qualsiasi posto. I terroristi sono rimasti allibiti dalla mia scomparsa e della mia scoperta si sono perse tutte le tracce visto che ne ero l’unico proprietario le ho bruciate e sulle ceneri ci ho sparso il sale. Ecco perché ora sono ai caraibi e sto prendendo il sole sorseggiando latte di cocco direttamente dalla noce.
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Credits
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Un progetto di Delle circa 50 mila novità editoriali prodotte ogni anno in Italia solo 3 mila sono facilmente reperibili nelle librerie. Per lo piú si tratta di best seller editi da Case editrici che possono giovarsi di politiche commerciali aggressive e di campagne di promozione molto incisive. È da questa considerazione che nasce l’idea di Piú libri piú liberi, La Fiera Nazionale della piccola e media editoria che grazie all’intuizione dell’Associazione Italiana Editori, al sostegno delle Istituzioni locali e nazionali, da 12 anni, si svolge a Roma presso il Palazzo dei Congressi dell’eur, coinvolgendo marchi di aziende editoriali provenienti da tutta Italia. Lo stesso nome Piú libri piú liberi riflette i principi ispiratori e gli obiettivi della manifestazione: dare visibilità ad un tesoro solitamente nascosto agli occhi dei piú, fornendo contemporaneamente agli operatori del settore italiani e stranieri occasioni di dibattito per discutere le problematiche del settore e per individuare le opportune strategie. www.plpl.it
Curato da Minimondi è una delle piú importanti realtà culturali nel settore della promozione alla lettura, dell’editoria e dell’illustrazione. Nasce nel 2001 come Festival Internazionale di Letteratura e illustrazione per ragazzi avendo come obiettivo iniziale quello di avvicinare i piú piccoli, i loro genitori e gli adulti in genere al mondo dei libri, dell’editoria di qualità, dell’arte e dell’illustrazione attraverso strumenti nuovi e creativi: mostre, laboratori, incontri con gli autori e spettacoli. Oggi l’Associazione Minimondi è un vero e proprio marchio di qualità per tutto ciò che ruota attorno al mondo dei libri. www.minimondi.com 36
Si ringraziano Lara Albanese è laureata in fisica (Università di Parma, 1991), specializzata in scienza e tecnologia dei materiali (1994) e abilitata all’insegnamento alle scuole superiori di matematica fisica. Dopo alcuni anni durante i quali ha svolto attività di ricerca, ha preferito dedicarsi alla comunicazione scientifica divenendo, come la ha definita un bambino delle elementari, una «raccontascienza». Scrive libri (tradotti anche in cinese e coreano) e articoli per bambini ed adulti, tiene corsi e conferenze, organizza spettacoli e caffé scientifici, progetta mostre scientifiche interattive, scrive testi per la televisione, svolge attività di ricerca didattica e partecipa a diverse trasmissioni televisive. È co-fondatrice dell’associazione culturale per la divulgazione scientifica Googol e collabora dal 2000 con l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri. Carlo Bernardini è un fisico e divulgatore scientifico italiano. Nei primi anni sessanta collaborò alla realizzazione del primo sincrotrone, realizzandone, insieme ad altri fisici del laboratorio dell’infn di Frascati, la costruzione dell’anello di accumulazione (AdA) sotto la supervisione di Bruno Touschek. È autore di diverse opere di divulgazione scientifica, ma anche di saggi a sfondo politico e sociale sull’utilizzo delle conoscenze scientifiche nella società moderna. Nel1976 è anche stato eletto, come indipendente del Partito Comunista Italiano, al Senato nella VII Legislatura, occupandosi di pedagogia scientifica e dirigendo, assieme aLucio Lombardo Radice, la rivista Riforma della Scuola. Fino al dicembre 2013 è stato direttore della rivista scientifica Sapere. Silvia Tamburini è un insegnante di fisica in pensione. Durante gli anni di insegnamento ha fatto della didattica per la scienza un suo caposaldo. Ha insegnato fisica negli istituti tecnici industriali e nei licei.
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Gli scienziati e le scienziate che hanno ispirato i racconti
Eva Mameli Calvino 1886 — 1978
Ha passato gran parte dei suoi giorni tra il giardino e il laboratorio. La sua specializzazione era la botanica. La signora Mameli Calvino è la mamma dello scrittore Italo Calvino. È una tipa tosta, è la prima e unica donna che, tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, ha fatto parte del movimento per la conservazione della natura.
Ettore Majorana 1906 — 1938
Era solito girare in Via Panisperna con altri ragazzi appassionati come lui di fisica nucleare. Insieme a loro studiava la composizione della materia, la scomponeva, immaginava come piccole particelle invisibile all’occhio umano potessero ‘giocare’ tra di loro. Tutti lo ricordano se si parla di quei piccolissimi elementi chiamati «neutrini». 38
Luigi Cavalli-Sforza 1922
È uno scienziato italiano di 92 anni. Le sue ricerche provano a rispondere alla grande domanda: «da dove veniamo?» Anche oggi studia i popoli, i grandi viaggi dell’uomo e le sue origini partendo dall’osservazione dai geni, piccolissimi elementi che contengono le informazioni che caratterizzano ogni essere umano.
Leonardo Da Vinci 1452 — 1519
Uomo d’ingegno universale, è stato pittore, inventore e scienziato. Ha usato ogni momento della sua giornata per guardare i fenomeni naturali e ha riempito centinaia di taccuini disegnando onde, animali, alberi. Non esisteva al mondo qualcosa che non lo interessasse! La sua opera più famosa è la Gioconda, ma è stato anche il primo a sperimentare il volo.
Fabiola Gianotti 1962
È una superstar della fisica di oggi. Nel 2012 ha annunciato la scoperta del Bosone di Higgs, la particella che conferisce massa alla materia, che permette l’esistenza dell’universo e di noi stessi. Si è appassionata alla fisica dopo che Carlo Rubbia ha ricevuto il Premio Nobel del 1984. Lavora da parecchio tempo al cern, un grande laboratorio al confine tra la Svizzera e la Francia. 39
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