Capitolo 1 Il primo giorno Come al solito, mi svegliai con il becco di Randel che bussava alla mia finestra. Un sorriso sempre più ampio si fece largo tra le mie labbra. Non avrei dovuto usare il mio elemento per cose di tutti i giorni, ma quando non c’era nessuno in giro, me lo concedevo. Con un veloce schicco delle dita, manipolai l’aria nella stanza, aprendo le tende dal lato del letto. «Sono sveglia, sono sveglia!» Gli dissi. «E adesso vattene!» Randel, il corvo dei DeRises, si scrollò la pioggia dalle piume e scomparve nella fredda mattina di febbraio. Indossai l’uniforme scolastica e annodai la cravatta al collo, lasciandola allentata. Un giorno o l’altro qualcuno avrebbe dovuto spiegarmi i vantaggi dell’indossare la cravatta, soprattutto per una ragazza. Raccolsi la borsa piena di libri e mi diressi giù dalle scale. «Buongiorno papà.» Dissi, entrando in cucina. «Giorno Megan. Chi ti porterà a scuola oggi? Ci vai con qualcuno, giusto?» La preoccupazione gli segnò la fronte. Tre settimane fa, ero stata rapita e imprigionata su una barca abbandonata. Papà aveva creduto che uno psicopatico mi aveva preso per caso e che ero semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non avrebbe mai potuto sapere dei Knox, del loro tentativo di catturarmi e del loro secolare desiderio di controllare gli elementi. Sin dall’incidente, papà è stato molto più protettivo, ovviamente, ma era lo stesso frustante, specialmente visto che ero molto più che capace di difendermi da sola. «Non ti preoccupare papà. Mi passa a prendere Caitlin.» «Caitlin?» Disse, alzando un sopracciglio. «Va tutto bene. Ha la patente adesso.» Lo rassicurai, afferrando una mela. «Allora, ti sei divertito ieri sera? Non ho sentito Petra andarsene.» Cercai di fermare il mio sorriso divertito nel vedere le guance di papà arrossire, con scarso successo. Petra era la prima donna con la quale lui si fosse lasciato coinvolgere dalla morte della mamma, e nelle ultime settimane è stata sempre più presente in casa. Stavano bene insieme. «Oh, se ne è andata poco fa,» mormorò lui e dopo si schiarì la gola. «Doveva ricevere una consegna di buon’ora al ristorante.» BIIIP, BIIIIIIIIIIP. Il suono distorto del clacson della macchina segnò l’arrivo di Caitlin. «Vado.» Dissi, dando a papà un veloce bacio sulla guancia prima di correre fuori. Caitlin mi sorrise radiosamente mentre aprii lo sportello del passeggiero. «Buongiorno.» «Giorno. Grazie per essermi passata a prendere.» Salii sulla piccola macchina rossa e tentai di sembrare sicura di me e incoraggiante mentre lei usciva dal mio vialetto. Caitlin accese la radio e tamburellò le dita sul volante. «Sei pronta per il tuo ultimo semestre del quinto anno?» Chiese, muovendo la testa a tempo. Girò il volante a destra, evitando a malapena un auto parcheggiata. «Vacci piano!» Dissi, controllando che la mia cintura fosse assicurata per la terza volta.
«Rilassati.» Guardò la morsa con cui stringevo la maniglia della porta. «Finirai col danneggiarla se affondi un altro po’ le unghie.» Allentai un po’ la presa e arrivammo a scuola tutte intere. Dopo diversi tentativi falliti, Caitlin finalmente si infilò in un posto vuoto. Avvistai Adam due macchine più in là rispetto a noi, appoggiato contro la sua Volkswagen arrugginita e ridendo discretamente fra sé. Sua sorella gemella, Áine, arrivò danzante verso di noi. «Caitlin! La tua macchina è così carina!» Con loro due occupate, andai dritta verso Adam, e il mio respiro si fece sempre più irregolare man mano che mi avvicinavo. Potevo sentire l’oscura spinta magica che aleggiava dietro l’innocente sfumatura di verde nei suoi occhi. Mi chiamava. «Buongiorno, bellissima.» Disse, attirandomi tra le sue braccia. «Sei arrivata sana e salva, vedo. Com’è la guida di Caitlin?» «Fantasiosa.» Risi. Ci avviammo verso la scuola con Áine e Caitlin poco più avanti di noi. Adam fece un sorriso compiaciuto. «È stata dura cederti a lei. Quando potrò riaverti la mattina?» «Diamole un paio di giorni. Con un po’ di fortuna Killian attirerà la sua attenzione e tornerà da lui la mattina per cercare di conquistarlo.» Lui sorrise. «Aspetterò con il fiato sospeso.» Áine si girò verso di noi. «Muovetevi voi due. Finiamo in fretta quello che resta di quest’anno.» La prima lezione fu inglese avanzato. Entrammo in classe in fila e occupammo i nostri soliti posti. C’erano due nuove facce questo semestre. Uno parlava polacco a un gruppo che si era accalcato attorno al suo banco. L’altra, una ragazza bionda, se ne stava seduta vicino al muro. Si guardava nervosamente nella stanza e mi sorrise speranzosa quando incrociai il suo sguardo. Le sorrisi anch’io in risposta. Mi ricordò la me stessa di cinque mesi fa. Quando la signorina McIntire entrò, scandagliò gli studenti con le labbra tese. «Abbiamo molto da affrontare prima di terminare il semestre. Mi aspetto la vostra completa attenzione. Se non avete intenzione di darmela, andatevene adesso e iscrivetevi al livello base.» Si guardò intorno. «Nessuno? Bene. Adesso che abbiamo stabilito che siamo tutti decisi a ottenere voti eccellenti in inglese avanzato, procediamo.» Adam strinse la mia mano sotto il banco e mi sorrise. E tante grazie al ritorno semplice. La giornata continuò su quella strada. Ogni professore sembrava determinato a superare gli altri. Finalmente, arrivò l’ora di pranzo. Mentre andavo a incontrare il gruppo, vidi la ragazza nuova che si guardava attorno timidamente. Mi ricordo di come ci si sente. Le sorrisi andando verso di lei. «Hey! Tu sei Chloe, giusto? Io sono Megan.» Si accese con un sorriso amichevole. «Sì! Mi sembra che frequentiamo matematica livello 1 insieme.» «Sì. Il nome è proprio orribile, vero?» La ragazza scoppiò a ridere. «Lo so. Mi fa sentire una completa idiota.» «A parte gli scherzi. Da dove vieni? Quell’accento non è decisamente irlandese.» «Regno Unito. Mio padre e io ci siamo trasferiti qui due settimane fa.» «Proprio come me! Io mi sono trasferita sei mesi fa con mio padre, dagli Stati Uniti. Ti piace qui per il momento?» «Tutto bene, credo. Ci vuole un po’ per abituarsi.» «Ti manca casa tua?» Scrollò le spalle. «Ci spostiamo spesso, quindi casa è dove si trovano le mie cose.»
Chole aveva ancora l’aspetto di una persona fuori posto, quindi curvai il mio braccio attorno a lei. «Vieni a pranzo con me. Ti presenterò alcuni dei miei amici. Hanno reso la mia vita molto più facile quando ho iniziato io qui.» I suoi occhi si allargarono in gratitudine. «Veramente? Grazie, mi piacerebbe molto.» Mentre ci avvicinavamo al nostro solito posto, l’erbosa collina fuori dalla scuola, guardai Darren alzare le sopracciglia e girarsi verso Killian. «Mia!» Sussurrò, un po’ troppo forte, al nostro avvicinarsi. Alzai gli occhi al cielo rivolta a lui. «Ragazzi, questa è Chloe. È nuova.» Darren e Killian la accerchiarono immediatamente, e lei sembrava entusiasta dall’attenzione. Immaginando che stesse bene, mi sedetti di fianco ad Adam. Non potevo non notare che Jennifer guardava male Chloe, studiando la concorrenza. Jennifer si considerava la più bella del gruppo e, fino a prima della pausa invernale, era stato un tira e molla con Darren. Ma adesso ci stava intrattenendo con i racconti delle sue vacanze a Marbella, che ha apparentemente trascorso prendendo il sole e catturando l’occhio di un ragazzo più grande che da allora non ha mai smesso di chiamarla. «Sono decisamente passata oltre i ragazzi delle superiori, si comportano troppo da ragazzini.» Disse Jennifer. «Devono almeno avere… diciannove anni per attrarmi.» Adam alzò gli occhi al cielo ed emise una risata trattenuta. «Tu hai ancora diciassette anni.» «Quindi?» Disse lei, lanciandogli uno sguardo truce. «Non devi dirlo come se fosse un’offesa. Non sono io quella strana qui, Adam! Immagina di essere diciottenne al quinto anno!» «Hey, anche io ho diciotto anni.» Fece notare Áine. «Ma dai? Siete gemelli…» Disse Jennifer beffarda. Caitlin intervenne per marginare i danni. «Non è colpa loro se si sono dovuti trasferire in Irlanda nel mezzo dell’anno scolastico!» Mi lanciò uno sguardo preoccupato. Dopo il rapimento, il guardiano di Adam, Fionn, si è inventato una storia per Caitlin su come i DeRises facessero parte del programma testimoni. E adesso Caitlin si sentiva quasi protettiva verso la famiglia. Vidi Chloe guardare gli scambi con curiosità e le sorrisi. «Immagino che non tutti possiamo essere furbi come te Caitlin.» Rispose Adam, ammiccando a Caitlin. Jennifer, con uno sguardo convinto, annuì e continuò la spiegazione sulla sua teoria del ragazzo maturo. Avvertii il formicolio familiare del potere come dita calde intrecciate alle mie. Guardai verso il basso, aspettandomi di vedere la mano di Adam. Solo che non era la sua. «Áine, cosa stai facendo?» «Eh?» «Perché mi tieni la mano?» «Oh Signore!» Lei arrossì violentemente. «Io… non mi ero accorta…» iniziò lei ridacchiando. «Penso di aver appena raggiunto un nuovo livello di stramberia!» Risi e massaggiai le mie mani ancora formicolanti. «Non credevo fosse possibile, ma a quanto pare è così.»