Missioni OMI 01/02_2013

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Prezzo di copertina € 2,20 - gennaio-febbraio 2013 - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB/ UFFICIO POSTE ROMA ROMANINA

attualità

dossier

fatti

missioni

P. Belingheri in Indonesia: la Chiesa è vicina alla gente

Intervista a Benedetto XVI sul futuro dell’Europa

Il servizio alla Procura delle Missioni Estere di p. Ventriglia

Qui Uruguay Qui Senegal e le lettere

MISSIONI

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 01/02 GENNAIO-FEBBRAIO 2013

Dal Sinodo sulla Nuova evangelizzazione

Rinnovata speranza

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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità Anno 20 n.1-2 gen.-feb. 2013

attualità

Burlo, nel giardino di Maria di Fabio Ciardi OMI

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La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

Una Chiesa vicina alla gente di Salvo D’Orto OMI

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EDITORE

Murano e Burano

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Notizie in diretta dal mondo oblato

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Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli

di Thomas Harris

news

REDAZIONE

Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it

a cura di Elio Filardo OMI

DIRETTORE RESPONSABILE

Mgc news

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Sostenere al missione ad gentes

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Pasquale Castrilli REDAZIONE

Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone

fatti

COLLABORATORI

Nino Bucca, Claudio Carleo, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Luca Polello, Claudia Sarubbo, Giovanni Varuni

di Pasquale Castrilli OMI

Gioia e commozione a Medjugorje 34 di Francesca Vuono Giordano

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE

missioni

Elisabetta Delfini STAMPA

Tipolitografia Abilgraf Roma FOTOGRAFIE

Si ringrazia Olycom www.olicom.it

Lettere al direttore

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Storia di storie

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Lettere dai missionari

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Qui Uruguay, Qui Senegal

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UFFICIO ABBONAMENTI

Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel. 06.9408377 - fax 06.9408017 procura@omimed.eu Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore

17 euro 37 euro 35 euro 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare dicembre 2012 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi

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dossier

Conferme e nuove prospettive

Tre interventi

tenuto in aula sinodale il 27 ottobre, ha affermato il suo apprezzamento per le e testimonianze della Chiesa che “cresce e vive” dove è piccola e povera.

significativi Tra i tanti discorsi proposti, nei giorni del Sinodo sulla Nuova evangelizzazione, svoltosi a Roma dal 7 al 28 ottobre, tre sono stati forse i più apprezzati e applauditi: le parole di un giovane catechista laico di Roma, nominato dal papa tra gli uditori, come anche le parole del vescovo croato di Tromso, in Norvegia e del vescovo, di origine francese, di Phnom-Penh, in Cambogia. Lo stesso papa Benedetto XVI, nel discorso che ha

DOSSIER

Riportiamo una breve sintesi di questi interventi: TOMMASO SPINELLI, catechista di giovani catecumeni presso l’ufficio catechistico della diocesi di Roma. “A maggior ragione oggi che le famiglie sono disunite e spesso abdicano al loro ruolo educativo, i sacerdoti testimoniano ai giovani la fedeltà ad una vocazione e la

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al Sinodo sulla Nuova evangelizzazione

L’assemblea dei vescovi ha proposto ad un “mondo liquido”, che muta rapidamente, valori e evangelici e missionari di Carmine Tabarro

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ono passati cinquant’anni da quel profetico evento che è stato il Concilio Vaticano II, preparato e vissuto come una nuova pentecoste: da allora, più volte la Chiesa cattolica ha fatto ricorso allo strumento del Sinodo per leggere i nuovi segni dei tempi e delineare scelte concrete per la vita dei cattolici. Così, per tre settimane, circa duecentocinquanta vescovi, giunti da diversi continenti, si sono ascoltati, hanno pregato, hanno ricercato insieme, hanno discusso e dialogato. Seguendo il Sinodo attraverso i di comunicazione, il primo aspetto che colpisce è stato il suo respiro mondiale. Si comprende anche quanto sia importante avere uno sguardo informato e attento alle diverse situazioni positive e difficili che attraversano la Chiesa. In questo senso un altro dato che è emerso dal Sinodo, è che la Chiesa cattolica è

chiamata a vivere sotto il segno della crisi: nell’Europa di antiche radici cristiane, la trasmissione della fede conosce fatiche e difficoltà. La Chiesa registra una diminuzione delle vocazioni e, in una società segnata dal postsecolarimo, appare a volte periferica e marginale. È vero che nella cultura dominante ci sono ancora alcuni elementi ispirati al cristianesimo, ma questi valori spesso sono più estetici che concreti - valori che privilegiano l’individualismo e la negazione di ogni forma di fraternità e di vincolo comunitario. In Occidente, il cristianesimo è ormai una religione tra le altre e l’indifferentismo della società postconsumistica mette in difficoltà i cristiani che vorrebbero essere il “samaritano” che aiuta il cammino di umanizzazione attraverso l’annuncio stesso del Vangelo. Nei continenti come il Sud America,

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UNA FOTO PER PENSARE

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una foto per pensare

Storie di vita foto Alessandro Milella, alexmil@tele2.it testo Claudia Sarubbo, claudia.sarubbo@yahoo.it

d'acqua salata Tra profumi affiorano mare generoso, e doni,di un raccolte, reti calate e storie di chi,in e desideri. Storie rici intreccia paure fatiche dispensat di chi vive umili con sudore raccoglie di vita; di chi à nella profondit ciò che è celato do alla luce dell'abisso,riportan coprendone nuova,ris una storia vera. l'essenza più

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editoriale pasquale.castrilli@poste.it

MISSIONI

OMI

Sempre noi T

attualità

dossier

fatti

missioni

P.Belingheri in Indonesia: la Chiesa è vicina alla gente

Intervista a Benedetto XVI sul futuro dell’Europa

Il servizio alla Procura delle Missioni Estere di p. Ventriglia

Qui Uruguay Qui Senegal e le lettere

MISSIONI

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

Prezzo di copertina € 2,20 - gennaio-febbraio 2013 - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB/AL

n. 01/02 GENNAIO-FEBBRAIO 2013

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Dal Sinodo sulla Nuova evangelizzazione

Rinnovata speranza

ranquilli. La rivista che avete tra le mani è sempre la fedelissima Missioni OMI, da 92 anni sulla breccia dell’informazione missionaria (nasceva nel 1921 con il titolo La Voce di Maria). Nella sua lunga storia il periodico dei Missionari Oblati di Maria Immacolata si è rifatto il look in diverse occasioni. Non solo in occasione dei cambi di testata come nel 1952 quando si chiamò Fino la Polo o nel 1959 quando uscì con l’attuale dicitura Missioni OMI, ma anche in varie altre occasioni. Quello che in gergo viene definito restyiling fa parte del normale andamento di ogni giornale, quotidiano, settimanale o mensile che sia. In realtà anche le testate giornalistiche televisive e radiofoniche rinnovano periodicamente grafica e suoni. È la vita stessa che richiede cambiamenti, aggiornamenti, novità e ottimizzazioni. Gli italiani cambiano automobili, frigoriferi e apparecchi televisivi a intervalli più o meno regolari. Le cose si consumano ed è necessario sostituirle, Ma anche quando l’usura del tempo non le ha intaccate, a volte è necessario, dopo alcuni anni, passare ad una versione, diciamo, più aggiornata dello stesso prodotto. Capita, a volte, di non abbandonare la marca, ma di cambiare il modello. Forse può essere inteso così anche questo cambiamento di Missioni OMI. Stessa marca, ma modello diverso, versione

aggiornata e attualizzata dello stesso prodotto la cui qualità abbiamo imparato a conoscere e sostenere in tanti anni di fedeltà. La continuità con il passato è espressa in maniera significativa dallo stesso tipo di carattere tipografico della testata che abbiamo volutamente mantenuto ad indicare un’innovazione nel solco della continuità. Abbiamo voluto porre maggiormente in rilievo la sigla “OMI”, perché molti identificavano questa rivista chiamandola semplicemente “Missioni” mentre per noi è sempre stata “Missioni OMI”. Ci sono alcune nuove rubriche, ci saranno vecchie e nuove firme. Ci piace intendere Missioni OMI come un laboratorio dove poter fare del buon giornalismo a servizio della missione. Far conoscere storie, persone, avvenimenti che hanno come protagonisti i Missionari Oblati di Maria Immacolata, i giovani e i laici che condividono il carisma di S. Eugenio de Mazenod e la gente che essi incontrano e servono in tanti angoli del pianeta. Con un occhio anche ai nuovi mezzi di comunicazione, a cominciare da internet, che sempre più costituiscono un linguaggio più che uno strumento di cui soprattutto le giovani generazioni sono molto esperte. Contiamo sull’amicizia e sul sostegno di voi lettori. Pasquale Castrilli OMI

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lettere al direttore

MISSIONI Un valore enorme

La balbuzie di Jacopo Sul numero di Missioni OMI di ottobre 2012 di mi ha coinvolto la testimonianza di Jacopo e della sua “Cara amica balbuzie”. Un’opportunità interessante per avvicinare da diversi punti di vista una realtà che mi riguarda da vicino. Jacopo è mio amico e gli sono affezionata. Nella semplicità e sincerità di quanto ha condiviso, ha offerto a me, e a quanti lo hanno letto, un modo per convivere con le piccole o grandi “diversità” che tanto ci pesano, ma che ci rendono ancora più unici e irripetibili. Suor Francesca Castelgandolfo (Roma) Abbiamo raccolto anche da altri lettori un particolare gradimento di quegli articoli cui fa riferimento. Colpisce la serenità con cui Jacopo, scolastico oblato italiano, parli di questa difficoltà della comunicazione orale. Facciamo il tifo per lui: sarà senz’altro un valido missionario e predicatore.

La missione che ogni giorno i missionari compiono nel mondo ha un valore enorme e incommensurabile. Io ho avuto la fortuna di vivere tanto tempo fa una missione popolare con il Movimento Giovanile Costruire in Calabria che ha cambiato la mia vita, perché mi ha permesso di avvicinarmi al prossimo cercando di ascoltarlo ed aiutarlo per come mi è possibile. Ringrazio i Missionari OMI, perché sanno come comunicare la gioia di

OMI

vivere la missione, con un linguaggio d’amore che va dritto al cuore. Mariella Latina

Una luce per la Missione Nella notte tra il 20 e il 21 ottobre, la chiesa di San Domenico a Cosenza è rimasta aperta, per pregare in preparazione alla Giornata Missionaria Mondiale. Nella prima parte della serata la diocesi si è radunata per vivere la veglia missionaria

diocesana conclusasi con il mandato missionario da parte del vescovo mons. Salvatore Nunnari. Ha poi avuto luogo un’altra parte fortemente voluta e curata dalla famiglia oblata: una notte di adorazione eucaristica dal titolo Una luce per la missione con la preghiera per i missionari nel mondo e per le vocazioni missionarie. Gli Oblati della comunità di Cosenza, le famiglie, i consacrati e i giovani, del MGC e non, hanno coperto con dei turni tutte le ore

SUL DESK DEL DIRETTORE

AMMI. Negli ultimi mesi del 2012 diverse comunità italiane dell’AMMI (Associazione Missionaria Maria Immacolata) si sono attivate per la campagna di rinnovo abbonamento. Tra esse segnaliamo le comunità di Vercelli, Messina e Taranto. A Taranto in particolare il direttore della rivista, il 10 novembre, ha incontrato la vivace comunità AMMI. Numeri. I Missionari OMI della Provincia mediterranea sono attualmente 247: 140 in Italia, 33 in Spagna, 49 in Senegal-Guinea Bissau, 13 in Uruguay, 6 in Venezuela, 4 in Romania, 2 nel Sahara occidentale. 44 è invece il numero totale delle comunità oblate della Provincia: 21 in Italia, 5 in Spagna, 1 in Romania, 2 in Venezuela, 10 in Senegal-Guinea Bissau, 1 nel Sahara occidentale, 4 in Uruguay. Quattro Oblati sono presenti nella comunità internazionale di Lourdes. Lo ha reso noto p. Alberto Gnemmi, superiore provinciale, nella sua relazione all’incontro dei superiori delle comunità, svoltosi a Frascati lo scorso novembre.

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Sopra, Una luce per la Missione a Cosenza. A fianco dei giovani calabresi del Movimento Giovanile Costruire

della notte. Per l’occasione era stato chiesto agli Oblati in missione di inviare delle intenzioni di preghiera. A seguire alcune. Sara Tripicchio Cosenza • La Missione ha bisogno solo di preghiera... ed ancora di preghiera. Quali sono le intenzioni di preghiera che mi stanno più a cuore? Pregare per questo povero ed affaticato missionario che sono io, pregare perché possa imparare ad amare solo Lui e sempre Lui, pregare per questi

poveri fratelli che ogni giorno vivono sulla strada abbandonati da tutti. Pregare per i miei ragazzi difficili e ribelli solo perché nel cuore hanno tante ferite… Pregare per questa mia missione che ogni giorno si fa più pesante e difficile p. Vincenzo Bordo Corea • Esattamente il 13 ottobre 1992 partivo per il Senegal, giovane missionario con nel cuore più il senso dell’avventura che il senso di Dio. A distanza di venti anni ho capito che

la missione é un progetto d’amore: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio, dunque la Missione é prima di tutto un atto di amore verso ogni uomo che il sangue di Gesù ha riscattato. Vorrei pregare con voi perché nella nostra Chiesa la smettiamo di romperci la testa per quello che non va, la finiamo di organizzare tante cose quando la sola importante é incontrare l’Altro per comunicare non una dottrina, ma una persona, Gesù p. Bruno Favero Senegal

•C arissimi giovani e laici di Cosenza. Oggi sono in India e sono in unione con tutti voi che pregate in adorazione davanti al Signore nell’Eucaristia, il Pane della Vita. Prego che la benedizione di Dio scenda su tutti voi: l’amore di Dio, la sua pace, il perdono, la riconciliazione, la gioia e la salute. Ho un’unica intenzione e so che avete già pregato per questa: la Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Per ogni uomo sacerdote, fratello o giovane in formazione, per tutti i laici associati con noi e con il carisma di S. Eugenio de Mazenod. Grazie per le vostre vite generose di testimonianza e di preghiera. Con tutto l’affetto e la benedizione! Vostro fratello Oblato in Gesù Cristo e Maria Immacolata p. Louis Lougen superiore generale OMI

Para que tengan vida… è il programma che gli OMI di Montevideo (Uruguay) conducono tutti i giovedì su Radio Maria Uruguay dalle 20.30 alle 22.15, ora locale. È possibile ascoltare le trasmissioni dal sito www.radiomaria.org.uy.

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attualità

Burlo,

nel giardino di Maria

di Fabio Ciardi OMI ciardif@gmail.com

Burlo

È

mezzanotte quando scendo dalla macchina. Sono in aperta campagna, nel più profondo silenzio. Il cielo è terso e la Via lattea, nel suo distendersi irregolare, brilla di luce vivissima. Al mattino gli ampi spazi si popolano di giovani. La scuola di Burlo, in Vestfalia riprende vita. Mi trovo nel centro nord della Germania al confine con l’Olanda, in una vasta zona agricola. Nelle vicinanze Kempen, l’antica Kempis, mi ricorda il presunto autore dell’Imitazione di Cristo, Tommaso da Kempis, e la grande tradizione mistica qui sorta alla fine del 1300 lungo il fiume Reno, detta appunto “mistica renana”. Il primo monaco venne in queste campagne nel 1220. Qualche anno più tardi arrivò l’antico ordine monastico dei

Guglielmini, sostituiti poco dopo dai Cistercensi, che costruirono una loro chiesa. Chiamarono quel luogo Mariengarden, giardino di Maria. A Burlo non trovo gli antichi monaci, ma gli Oblati, qui arrivati all’inizio del 1900. Vennero per dar vita ad una “scuola apostolica”; sì, una scuola per formare i futuri apostoli, i missionari. Istituirono medie e liceo e formarono tanti ragazzi che partirono per il mondo ad annunciare il Vangelo. Adesso c’è ancora una bellissima scuola moderna, per i ragazzi della regione che ricevono una educazione d’eccellenza. È rimasto l’unico liceo degli Oblati in

tutta Europa; porta ancora il nome di Mariengarden. Gli ambienti scolastici sono moderni, dislocati in diversi edifici in una grande estensione di prati e boschi. L’ultima costruzione è il grande auditorium con sale d’incontri, mensa e biblioteca, dove si tiene un fitto programma di eventi anche per la vicina cittadina. Esco nella piazza centrale al momento dell’intervallo per gustare il ronzio degli giovani. Particolare punto di attrazione i banchi con la vendita di fette di torta per raccogliere i soldi in vista di una festa degli studenti. I due cappellani Oblati sono in mezzo a loro, come

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Sopra, il preside della scuola tra il cappellano e il provinciale dei Missionari OMI. A fianco l’abside della chiesa cistercense di Burlo, oggi parrocchia tenuta dagli Oblati

sempre. Sono rimasti gli unici Padri che lavorano nella scuola. Anche il direttore non è Oblato, ma un gentilissimo signore che mi accoglie con una festa infinita e con qualche parola in italiano; sembra più Oblato degli Oblati. Mi guida nella visita alla scuola. Visto che gli Oblati non insegnano più, occorre assicurare una formazione ai professori, in modo che portino avanti l’istituzione secondo l’ideale oblato. Ecco perché nel pomeriggio, con una sessantina di loro, vado a Freckenhorst per passare due giorni a riflettere insieme sulla vocazione oblata. Nel viaggio verso Freckenhorst attraversiamo Münster, una città invasa da biciclette, con appositi semafori e parcheggi ovunque. Giungiamo in un bel centro per convegni della diocesi, circondato, come tutto il paesaggio che ho visto fin qui, da fattorie e boschi. Lungo le vie, come per i sentieri o agli angoli delle case, testimonianze di una fede antica e radicata: edicole

Gymnasium

Ottocento gli studenti che arrivano ogni giorno da un raggio di venti chilometri. C’è anche il coinvolgimento dei genitori alla vita scolastica. Essi svolgono ad esempio volontariato permettendo il funzionamento della biblioteca. Un edificio è adibito ad accoglienza di studenti di altre scuole che vengono da diverse parti per qualche giorno di studio o di ritiro. www.gymnasium-mariengarden.de

Mariengarden

della Madonna, statue del Sacro Cuore, crocifissi. Eccomi dunque con sessanta professori, alcuni tanto giovani da sembrare ancora studenti, accanto ad altri più sperimentati. Passiamo assieme momenti intensi nei quali ripercorriamo l’esperienza spirituale di S. Eugenio, dalla quale sono sorte un’infinità di iniziative tra le quale anche l’esperienza formativa in questa regione della Germania. L’interesse è altissimo, tutti sono in ricerca dei valori che hanno animato per un secolo la loro scuola e che vogliono mantenere vivi. Chi è stato colpito da un aspetto, chi da un altro: l’imprescindibile incontro con Cristo e la scoperta del suo infinito amore personale per ognuno, il senso della sincera donazione di sé (non è questa l’oblazione?), il desiderio di trasmettere i valori cristiani (non è questa la missione?). Dopo aver ascoltato la storia di S. Eugenio un professore mi dice: “Questo giovane di venticinque

anni, figlio di divorziati, senza futuro, smarrito… C’erano tutte le premesse per una crisi depressiva. Invece la scoperta di essere amato da Cristo ha dato senso alla sua vita. Ha trovato l’amore di Dio proprio in mezzo alle difficoltà e al dolore. Ho una figlia con un tumore, una tragedia. Anche in questo dolore posso trovare l’amore di Dio”. Attraverso la proiezione delle foto e il racconto dei viaggi che in questi anni mi hanno portato per i più diversi Paesi del mondo, ho condotto anche i professori nei luoghi dove vivono e lavorano gli Oblati. Sono rimasti sorpresi, fra l’altro, nel vedere che i nostri missionari guidano licei analoghi in tanti altre parti del mondo, dal Messico all’Australia, dalle Filippine a Hong Kong, continuazione delle scuole iniziate tanti anni fa con lo scopo di portare il Vangelo ai giovani. Una missione che i professori di Burlo sono fieri di continuare, accanto agli Oblati. n

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attualità

Unavicina Chiesa alla gente

Intervista a p. Natalino Belingheri, missionario in Indonesia. Tra passato e presente un impegno di solidarietà e formazione di Salvo D’Orto OMI salvodorto@gmail.com

L

a presenza di Oblati italiani in altre Province della Congregazione è stata, e continua ad essere, un segno di missionarietà. Tre Omi italiani sono in Indonesia: p. Carlo Bertolini, p. Giuseppe Rebussi e p. Natalino Belingheri. In questa intervista, p. Natalino racconta uno spaccato dell’attività dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in Indonesia: l’impegno per la formazione cristiana, culturale e sociale. • I Missionari Oblati di Maria Immacolata sono ricordati come i “Missionari dell’epopea

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Pillole

indonesiane

JUGA DATANG Ben arrivato SAYA SENANG BERTEMU DENGAN ANDA Sono felice di conoscerti. KERIGMA Parola greca che nel suo significato originale significa “proclamazione”, “annuncio”. Gesù Cristo identifica sé stesso come colui che è venuto a proclamare la buona notizia ai poveri (Lc. 4). Il termine sta ad indicare anche il centro sintetico della fede cristiana alla quale ogni discepolo è chiamato ad aderire: “Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto, Signore e Salvatore”. KABARGHENVIRA La parola che viene usata per dire Vangelo, significa “notizia della gioia”.

DENOJIAH Sinonimo di Kabarghenvira nella lingua dei Punan. Vuol dire “Il Padre porta la notizia buona”. ASRAMA È una specie di ostello. Gli occupanti, a pari spesa, possono stare per un periodo molto più lungo rispetto ad altre forme di alloggio. DAYAK È una sigla per indicare oltre duecento sottogruppi etnici del Borneo. Ciascuno di essi ha una propria lingua, tradizione, cultura e ordinamento giuridico. Originariamente animisti, molti dayak si sono convertiti al cristianesimo e alcuni recentemente hanno abbracciato l’Islam. Una stima attesta che i dayak sono tra i due e i quattro milioni di persone. SELAMAT TINGGAL Arrivederci.

Tarakan

Kalimantan

bianca” a motivo delle missioni nel Polo Nord. In Indonesia siamo stati gli iniziatori della Chiesa e qualcuno ipotizza la scrittura di “un’epopea verde”. In poco meno di trent’anni siete riusciti a costruire una diocesi a partire da una parrocchia, cominciando da Tarakan e andando verso l’interno del Kalimantan… Vedendo il piccolo gruppo di Oblati italiani, tornati dal Laos, direi che certamente avevano un’esperienza che ha permesso un’immediata integrazione. Quando il vescovo ci ha affidato questa zona del Nord del Paese, per noi non è stato un trauma, ma una gioia! Senza tante chiacchiere ci siamo buttati e abbiamo visto che tutto è stato frutto di Dio che ci ha preceduto; è lo Spirito Santo che precede tutto e ci ha anche protetti dandoci una salute, in genere, di ferro. Ci siamo adattati ad una vita semplice,

molte volte isolata, una vita spesa in mezzo alla gente senza nessuna pretesa, con quest’unico ideale di costruire la Chiesa. Abbiamo visto che con questa costanza, con questo programma fatto insieme, quasi senza accorgerci, e con la risposta della gente, da un villaggio all’altro, da una comunità all’altra, la zona si è sempre più allargata. L’interesse è aumentato verso la Chiesa Cattolica. Ci siamo trovati così, senza lodi e senza chiedere troppe glorie e medaglie, con una Chiesa, che è sì ancora piccola, povera e senza pretese, ma che ha la struttura principale: abbiamo un vescovo, quindici parrocchie con l’inserimento di altri missionari di altre congregazioni. Adesso la nostra diocesi si sta misurando con problemi seri, perché dopo l’annuncio del kerigma che abbiamo fatto noi, c’è bisogno che l’annuncio

del Vangelo sia approfondito e consolidato con la trasmissione delle tradizioni cristiano-cattoliche. Non bisogna dimenticare, infatti, che viviamo qui in una pluralità di religioni, anche se la maggioranza è cristiana. Ci sono tante Chiese protestanti che hanno un loro influsso; come noi abbiamo avuto un influsso su di loro. Vedendo come la Chiesa Cattolica ha portato avanti seriamente il lavoro in mezzo a questa gente, c’è stato un grande ascendente nelle altre chiese e senza fare tante prediche, tante cose che prima loro non facevano, per esempio nella loro liturgia, le hanno cominciate a fare. Hanno cambiato mentalità riguardo alla Chiesa Cattolica, prima era sempre odiata,

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a loro. Hanno trovato nel missionario, qualcuno, che ha portato loro una nuova visione della vita, anche se la loro vita non è cambiata molto. È cambiato però il loro stile. Questo si vede soprattutto nelle nuove generazioni; sono ancora cacciatori, pescatori, ma adesso vedono che il loro avvenire è ormai pieno di speranza, quello che loro prima non avevano. Vedevano il buio, avevano vissuto nel buio e vedevano il futuro nel buio. E hanno paragonato l’arrivo del missionario tra loro come qualcuno che porta una lampada, una luce che ad un certo punto si è riflessa, è stata accesa e ha permesso loro di vedere quello che prima non avevano mai visto.

era “la Chiesa di Satana che stava a Roma”. Non una volta i padri sono stati trascinati pubblicamente in tribunale, non una volta siamo stati disprezzati in pubblico. Proprio questo odio, che era stato seminato senza nessun motivo, non sappiamo neanche perché, è pian piano scemato. • Siamo stati insieme al villaggio di Adiu, a quattro ore di macchina da Pulau Sapi, il centro della tua missione. Un villaggio che conta un’ottantina di cristiani. È stato interessante vedere il tuo rapporto con la gente, mi ha fatto pensare che tu in qualche modo eri il custode delle loro tradizioni. Mi dicevo quanto sia vera l’idea

che i missionari sono così dentro la cultura di un popolo da essere in qualche modo anche degli antropologi. Il Vangelo nella lingua indonesiana è chiamato la kabarghenvira che significa “notizia della gioia”, i membri dell’etnia dei Punan chiamavano le mie barche denojiah che vuol dire la stessa cosa: “Il Padre porta la notizia buona”. Questa gente vive certamente in un mondo da un punto di vista culturale totalmente diverso dal nostro. Hanno accettato la religione, hanno visto che sono stati liberati da tante paure, da tante schiavitù, da uno stile di vita che li faceva sentire un po’ più oppressi, abbandonati: soffrivano il fatto che nessuno mai si era interessato

• Questo tipo di speranza è particolarmente legata alle nuove generazioni. È significativa l’attenzione con cui seguite le esperienze degli asrama, i luoghi in cui offrite ai ragazzi e ai giovani dei villaggi la possibilità di studiare. Diventano per questi giovani un’esperienza comunitaria. Vedendovi in mezzo a loro mi sembrava di intuire che questa è una delle cose più importanti che state facendo qui. Una delle prime cose che fin dall’inizio abbiamo capito, è stata dare l’occasione a questa nuova generazione, che andava formata, di poter accedere all’educazione minima, fondamentale. Eravamo coscienti che un domani, il mondo sarebbe cambiato, e queste etnie avrebbero avuto a che fare con il cambiamento. Se non fossero stati preparati al cambiamento, se non ci fosse stato qualcuno ad aiutarli e a permettere loro di fare questo salto di qualità attraverso l’educazione, la scuola, sarebbero stati schiacciati e distrutti. Noi siamo arrivati quando ancora il governo non garantiva le scuole nei villaggi. Poi ha cominciato con le elementari, ma non era sufficiente, perché c’erano dei problemi quando i ragazzi doveva-

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attualità

ché li hanno fatti crollare loro, si sono aperti. E queste nuove generazioni, soprattutto dei dayak, le vogliamo preparare per il futuro. In queste regioni dove c’è una situazione di povertà, di mancanza di istruzione, cerchiamo di collaborare con il governo per alzare la condizione delle nuove generazioni che saranno i leader della società e della Chiesa.

Sotto p. Carlo Bertolini e p. Natalino Belingheri. In alto a sinistra il gruppo dei primi Missionari Oblati di Maria Immacolata italiani arrvati in Indonesia e sotto, la comunita cristiana di Adiu

no uscire per andare alle scuole di grado superiore. Ma non era solo quello, abbiamo visto che oltre al fatto dell’educazione questi ragazzi avevano bisogno di un’altra prospettiva: vivendo nel villaggio, nell’ambiente familiare ricevevano un’educazione che consisteva nel crescere in fretta per potersi arrangiare per vivere, diventare adulti il più presto possibile per andare a caccia e a pesca, per poter trovare da mangiare, perché questa è la vita e la vita è dura. I matrimoni erano precoci, in giovanissima età, tredici, quattordici anni e le prospettive per un futuro non c’erano. Quindi questi asrama sono stati importanti per l’accesso all’educazione e per l’educazione alla socializzazione. Attraverso i ragazzi, i villaggi delle diverse etnie hanno cominciato a socializzare tra loro. Prima tra i vari gruppi etnici c’era una certa paura di frequentarsi. Era la paura del confronto, il ricordo delle guerre che erano state fatte nel passato, la paura dei guaritori o di coloro che potevano usare i veleni contro il nemico; andare in un altro villaggio era considerato sempre un pericolo. Oggi invece no, e questi muri sono veramente crollati, non perché li abbiamo fatti crollare, noi, ma per-

• La Provincia oblata indonesiana è ormai una realtà con una quarantina di Oblati, con tante comunità apostoliche, con vari giovani in formazione. Una realtà in crescita. Visto che la composizione è di italiani, australiani, francesi e indonesiani, che esperienza di internazionalità fate tra voi? Penso che questa internazionalità, sempre presente in Indonesia fin dall’inizio, è stata per le nuove generazioni di Oblati un vantaggio unico. Forse diverso da altre esperienze oblate in Asia, perché con la presenza di tre gruppi oblati che avevamo accentuazioni e criteri diversi nella pastorale, gli Oblati indonesiani hanno potuto scegliere per maturare una loro modalità. I primi Oblati sono venuti dall’Australia, e hanno dato un colore particolare insediandosi a Giava e interessandosi soprattutto della formazione e delle vocazioni. Per fortuna, hanno pensato al futuro della Congregazione in Indonesia; mentre noi italiani e francesi, essendo un po’ lontani da Giava, nell’Est e nell’Ovest del Kalimantan, abbiamo offerto ai giovani Oblati indonesiani la possibilità di maturare dal punto di vista pastorale. Penso che noi come italiani non abbiamo mai fatto brutta figura, anche se siamo stati talvolta messi un po’ all’angolo. Abbiamo costruito la realtà della nuova Provincia dove la maggioranza è indonesiana: è già da due mandati che il Superiore Provinciale è indonesiano, compresi i suoi consiglieri. n

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Murano e Burano testo e foto di Thomas Harris www.thomasharris.it

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orno a Venezia sempre volentieri, ma in questo caso ho evitato il centro per dedicarmi ad una visita a Murano e Burano. Per curiosità. Ogni volta che vado in un paese, una città o una nazione, mi documento su usanze tipiche e cultura del luogo… Sono appassionato di artigianato e ho colto l’occasione per vedere come lavorano il vetro di Murano e i merletti di Burano. Mestieri antichi che raccontano la storia di una città.

La fornace di Murano Il mastro vetraio tiene in mano l’asta con cui manovra il vetro fuso dentro la fornace. L’aria è calda ma non insopportabile. Respiro polvere ‘asciugata’ dal calore. Mi accorgo della bambina che gioca dentro al box. “Un lavoratore che si porta la famiglia in azienda mi trasmette scarsa professionalità”, ho pensato. Accantono questo pensiero

e mi immergo nella sua realtà che mi parla della fornace come della sua seconda casa, della sua arte, non intesa come lavoro, ma come vocazione.

Pausa caffè Il mastro si avvicina con in mano l’asta che sulla punta tiene una bolla di vetro rovente che sembra cadere da un momento all’altro. Il vetraio è completamente a suo agio mentre cammina; si gira verso la moglie che dopo una manciata di secondi arriva con una moka piena di caffè che appoggia sul tavolo. L’artigiano “stende” un po’ del suo vetro a 1.000 gradi sul tavolo e ci ap-

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poggia la moka che, tempo due secondi borbotta e fuma emanando l’inconfondibile aroma del caffè.

Fatemi uscire La bambina gioca nel suo box, come se fosse la cosa più naturale del mondo stare in un lettino da campeggio all’interno di un capannone con una fornace perennemente oltre i 1.000 gradi. Mi vede incuriosito ed inizia a mostrarmi il suo repertorio di smorfie, parole accennate, sguardi, applausi ed

vedo la polvere e metto a fuoco ‘il vissuto’ delle sue mani e dei suoi occhi e della loro reciprocità. Oramai gli occhi non hanno bisogno di vederci perfettamente, perché hanno guardato abbastanza e le mani percepiscono ugualmente quello che devono fare.

Compagni di merende Cammino per le coloratissime calli di Burano. Nessun palazzo, solo case a due o tre piani al massimo, ognuna di un colore diverso. Si dice che siano stati i pescatori a volerle così perché dal mare potessero riconoscere la propria. Oltre un cortile noto molti gatti che mangiano. Vedo affacciarsi una signora che inizia a lamentarsi della loro presenza, ma allo stesso tempo allungando loro un altro po’ di pesce per continuare a godere della loro simpatica compagnia.

Rincasando espressioni. Poi lancia uno sguardo che sembra dire “fammi uscire”…

Lenti di polvere A Murano sapevo di un negozio nel quale era possibile trovare una merlettaia all’opera. Vedo una signora anziana impegnata nei suoi ricami. Una faccia dolce, buona e vissuta. Mi concentro sugli occhiali e cerco di guardarci attraverso per capire cosa sta provando lei… ed è in questo momento che

Molte piccole barche con una sola persona a bordo che, lentamente, rientrano in porto. Questa immagine mi fa pensare al romanzo di Hemingway Il vecchio ed il mare e mi fa capire quanto intimo sia il rapporto tra l’uomo ed il mare nella laguna veneziana. Immagino che aprendo la porta trovi un ambiente caldo, una pentola sul fuoco con l’acqua che bolle ed una moglie felice di aver preparato per lui la pasta fatta in casa. n

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storia di storie

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E per dote un paio di mocassini di André Dorval OMI

tradotto e adattato da Nino Bucca OMI

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adre Claude Bellot, che passò trentasei anni nelle missioni fra gli indigeni della Columbia Britannica, non è forse fra gli Oblati più conosciuti. Nato in Francia (Alta Loira) nel 1874, arrivò nel 1901 nell’isola di Vittoria, dove solcò la maggior parte delle missioni della regione, sperimentando la felicità di far conoscere Dio a quei “figli dei boschi”. La sua penna vivace, ci ha lasciato racconti accattivanti sugli incontri con gli indigeni. Ecco, per esempio, le avventure di un vecchio che voleva sposarsi. Avendo sentito dire che mons. Augustin Dontenwill OMI, vescovo di New Westminster, era di passaggio al lago Babine, Nessait, 55 anni, aveva percorso 250 chilometri attraverso la foresta per vedere il “grande orante”. Questo non credente visitava per la prima volta una missione cattolica. Il suo stupore raggiunse il culmine quando entrò in chiesa per la preghiera. Tutto era così pulito rispetto a casa sua e i canti così belli! Quando sentì parlare di Dio, della “terra di lassù” e della Madre del cielo, fu per lui una vera rivelazione. Fino a quel momento aveva sentito parlare solo di pelle di castori, di fucili e caccia. La sera stessa il suo nome fu iscritto nel registro dei catecumeni. In meno di una settimana imparò bene il catechismo, o perlomeno

abbastanza per ricevere il battesimo. Due giorni prima della nostra partenza Nessait venne a trovarmi con aria misteriosa. Dopo un momento di silenzio mi mostrò i suoi mocassini usati: “Padre, guarda come faccio pena. Sono vecchio… Vorrei sposarmi, perché ho bisogno di una donna accanto per fare i miei mocassini”. Feci del mio meglio per infondergli coraggio e gli chiesi di fare una scelta fra le ‘perle’ del posto. Ne designò una, brutta da far paura. Seguendo il mio consiglio, Nessait andò a sondare le intenzioni della futura metà. Ahimè! La sera stessa tornò con un viso abbattuto. Dopo un lungo silenzio mi disse che l’eletta voleva sì sposarsi per avere tè, farina e carne di capriolo, ma che non era capace di fare mocassini, perché non ci vedeva più abbastanza. Naturalmente suggerii al malcapitato di cercare altrove. Il giorno successivo Nessait ritornò, invece, tutto felice. “Avrà i suoi mocassini”, pensai. In effetti, aveva trovato una donna che potesse fargli le scarpe tanto desiderate. Chi? La stessa vecchia che il giorno prima diceva di essere cieca! Oggi poteva vedere un po’ meglio, quel tanto che bastava per fare i mocassini. La sola condizione che poneva per sposarsi era che Nessait facesse durare i suoi mocassini il più a lungo possibile, poiché non voleva lavorare troppo... Voleva sì morire, ma di vecchiaia, non di fatica. Ho letto da qualche parte che vengono richieste quattro cose a una donna prima di sposarsi: che nel suo cuore dimori la virtù, che la modestia brilli sulla sua fronte, che la dolcezza promani dalle sue labbra e che il lavoro occupi le sue mani. Nessait, invece, mi ha provato che una sola cosa è necessaria per una donna: saper fare dei mocassini. n

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Conferme e nuove prospettive

al Sinodo sulla Nuova evangelizzazione

L’assemblea dei vescovi ha proposto ad un “mondo liquido”, che muta rapidamente, valori e evangelici e missionari di Carmine Tabarro

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ono passati cinquant’anni da quel profetico evento che è stato il Concilio Vaticano II, preparato e vissuto come una nuova pentecoste: da allora, più volte la Chiesa cattolica ha fatto ricorso allo strumento del Sinodo per leggere i nuovi segni dei tempi e delineare scelte concrete per la vita dei cattolici. Così, per tre settimane, circa duecentocinquanta vescovi, giunti da diversi continenti, si sono ascoltati, hanno pregato, hanno ricercato insieme, hanno discusso e dialogato. Seguendo il Sinodo attraverso i di comunicazione, il primo aspetto che colpisce è stato il suo respiro mondiale. Si comprende anche quanto sia importante avere uno sguardo informato e attento alle diverse situazioni positive e difficili che attraversano la Chiesa. In questo senso un altro dato che è emerso dal Sinodo, è che la Chiesa cattolica è

chiamata a vivere sotto il segno della crisi: nell’Europa di antiche radici cristiane, la trasmissione della fede conosce fatiche e difficoltà. La Chiesa registra una diminuzione delle vocazioni e, in una società segnata dal postsecolarimo, appare a volte periferica e marginale. È vero che nella cultura dominante ci sono ancora alcuni elementi ispirati al cristianesimo, ma questi valori spesso sono più estetici che concreti - valori che privilegiano l’individualismo e la negazione di ogni forma di fraternità e di vincolo comunitario. In Occidente, il cristianesimo è ormai una religione tra le altre e l’indifferentismo della società postconsumistica mette in difficoltà i cristiani che vorrebbero essere il “samaritano” che aiuta il cammino di umanizzazione attraverso l’annuncio stesso del Vangelo. Nei continenti come il Sud America,

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Tre interventi

significativi Tra i tanti discorsi proposti, nei giorni del Sinodo sulla Nuova evangelizzazione, svoltosi a Roma dal 7 al 28 ottobre, tre sono stati forse i più apprezzati e applauditi: le parole di un giovane catechista laico di Roma, nominato dal papa tra gli uditori, come anche le parole del vescovo croato di Tromso, in Norvegia e del vescovo, di origine francese, di Phnom-Penh, in Cambogia. Lo stesso papa Benedetto XVI, nel discorso che ha

tenuto in aula sinodale il 27 ottobre, ha affermato il suo apprezzamento per le e testimonianze della Chiesa che “cresce e vive” dove è piccola e povera. Riportiamo una breve sintesi di questi interventi: TOMMASO SPINELLI, catechista di giovani catecumeni presso l’ufficio catechistico della diocesi di Roma. “A maggior ragione oggi che le famiglie sono disunite e spesso abdicano al loro ruolo educativo, i sacerdoti testimoniano ai giovani la fedeltà ad una vocazione e la

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CI SARANNO SEMPRE NUOVI RISVE G IL FUTURO DEL CONTINENTE EUROPEO IN UN’INTERVISTA INEDITA AL SANTO PADRE NEL FILM “BELLS OF EUROPE”, PRESENTATO AL SINODO SULLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE Più o meno a metà del Sinodo sulla Nuova evangelizzazione è stato presentato ad alcuni padri sinodali il film Bells of Europe. Campane d’Europa sul tema dei rapporti fra il cristianesimo, la cultura europea e il futuro del continente.

Il film presenta estratti di una serie di interviste originali con le maggiori personalità religiose cristiane, papa Benedetto XVI, il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il patriarca di Mosca Kirill, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, l’ex presidente della federazione delle Chiese evangeliche in Germania Wolfgang Huber e altre personalità. Il filo unificante del film è dato dal suono delle campane dei diversi angoli del Continente e dalla fusione di una campana nell’antica fonderia di Agnone (Is). La

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Tre interventi

possibilità di scegliere un modo di vivere alternativo e più bello rispetto a quello proposto dalla società. Ciò che mi preoccupa è che però tali figure di spessore stanno diventando la minoranza. Il sacerdote ha perso fiducia nell’importanza del proprio ministero, ha perso carisma e cultura. (…) Sacerdoti, vi chiedo di trovare il coraggio di essere voi stessi. Non temete, perché lì dove sarete autenticamente sacerdoti, lì dove proporrete senza paura la verità della fede, noi giovani vi seguiremo (…). Pertanto propongo di: 1) Nella foto mons. Alberto Aumentare la formazione dei Sanguinetti Montero, sacerdoti, non solo spirituale vescovo di Canelones ma anche culturale (…). e mons. Milton Tróccoli, vescovo ausiliare di Montevideo 2) Riscoprire il Catechismo

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l’Africa e l’Asia, la Chiesa cattolica deve subire anche la concorrenza di sette cristiane, di spiritualismo new age e di fenomeni legati alla magia. Viviamo in un mondo paradossale, dove il “religioso” è ancora in mezzo a noi, ma le chiese tradizionali sembrano incapaci di intercettare i nuovi bisogni della gente. Inoltre in Africa, in Medioriente, in

Asia e da qualche decennio anche nei Paesi dell’Occidente a causa dell’immigrazione, l’Islam, con le sue diverse componenti, costituisce una presenza che interroga la Chiesa intera: i padri sinodali provenienti dai Paesi arabi, dove la convivenza non è facile, hanno fatto comprendere e conoscere, con rispetto, i loro problemi, le difficoltà nell’evangelizzazione a causa

della mancanza di libertà religiosa, il rischio che i cristiani - pur abitando da secoli quei Paesi (ben prima che l’Islam apparisse), oggi siano percepiti come “Occidente”, e considerati estranei nel loro stesso Paese e siano spinti a emigrare. Queste testimonianze sono state straordinarie. Ascoltare le voci dei “vescovi dell’esilio”, tutte incentrate sul

E GLI PER IL CRISTIANESIMO Benedetto XVI colonna sonora è realizzata con musiche del compositore estone Arvo Pärt. Realizzato dal Centro Televisivo Vaticano in base a un’idea di p. Germano Marani, con il supporto di diverse altre istituzioni, il film è ora a disposizione di RAI Cinema, che ne detiene i diritti per la diffusione televisiva e home video. Un fascicolo con i testi integrali delle interviste realizzate in occasione del film è stato distribuito ai partecipanti al Sinodo. Da segnalare il testo dell’ampia intervista, finora inedita, a Benedetto XVI, che riportiamo di seguito:

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Santità, nelle sue encicliche sta proponendo un’antropologia forte, un uomo abitato dalla carità di Dio, dalla razionalità allargata dall’esperienza di fede, un uomo che ha una responsabilità sociale. Proprio in questo orizzonte antropologico lei ha più volte ribadito che questa riscoperta del volto umano, dei valori evangelici, delle radici dell’Europa è motivo di speranza per il continente europeo e non solo… Può spiegarci le ragioni della sua speranza? Il primo motivo della mia speranza consiste nel fatto che il desiderio di Dio, la ricerca di Dio è profondamente scritta in ogni anima umana e non può scomparire. Certamente, per un certo tempo, si può dimenticare Dio, accantonarlo, occuparsi di altre cose, ma Dio non scompare mai. È semplicemente vero quanto dice sant’Agostino, che noi uomini siamo inquieti finché non abbiamo trovato Dio. Questa inquietudine anche oggi esiste.

È la speranza che l’uomo sempre di nuovo, anche oggi, si ponga in cammino verso questo Dio. Il secondo motivo della mia speranza consiste nel fatto che il Vangelo di Gesù Cristo, la fede in Cristo è semplicemente vera. E la verità non invecchia. Anch’essa si può dimenticare per un certo tempo, si possono trovare altre cose, la si può accantonare, ma la verità come tale non scompare. Le ideologie hanno un tempo contato. Sembrano forti, irresistibili, ma dopo un certo periodo si consumano, non hanno più la forza in loro, perché manca loro una verità profonda. Sono particelle di verità, ma alla fine si sono consumate. Invece il Vangelo è vero, e perciò non si consuma mai. In tutti i periodi della storia appaiono sue nuove dimensioni, appare tutta la sua novità, nel rispondere alle esigenze del cuore e della ragione umana che può camminare

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Tre interventi

della Chiesa Cattolica nella sua conciliarità: in particolare la prima parte di ogni sessione dove i documenti del concilio illuminano i temi tradizionali (…). 3) Infine la liturgia: troppo spesso è trascurata e desacralizzata, va rimessa con dignità al centro della comunità sia parrocchiale che territoriale”.

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BERISLAV GRGIC, vescovo prelato di Tromso, Norvegia. “Nei Paesi nordici - Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia - la Chiesa cattolica è una piccola minoranza e quindi non ha né i vantaggi né gli svantaggi che si riscontrano spesso nelle regioni in cui il

dialogo, prive di accenti aggressivi o toni da crociata. La Chiesa ha veramente camminato in questi ultimi cinquant’anni: non più ostilità verso gli infedeli, ma impegno al dialogo, ricerca del “Dio vivente”, comune responsabilità per il bene della società,

cattolicesimo è tradizionale e/o prevalente. Malgrado la sua limitata rilevanza, sotto il profilo numerico e sociale, la nostra è tuttavia una Chiesa in crescita. Vengono costruite nuove chiese, istituite nuove parrocchie, vengono ad aggiungersi riti non latini, il numero delle conversioni e dei battesimi adulti è relativamente alto, non mancano le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, il numero dei battesimi supera di gran lunga quello dei decessi (…). In alcuni settori della società c’è grande interesse per la fede e per la spiritualità (…). Va inoltre osservato che negli ultimi anni sono piuttosto numerosi gli ordini contemplativi che vi hanno aperto le proprie case. Tuttavia, la trasmissione della fede spesso è resa più difficile dalle grandi distanze. I nostri sacerdoti devono viaggiare molto (talvolta fino a 2000 km al mese) per visitare i fedeli che abitano in luoghi distanti e celebrare con loro la messa. Nei mesi invernali ciò diventa molto faticoso”.

ricerca di pace tra le religioni, libertà di coscienza. Il Sinodo per la Nuova evangelizzazione ci ha proposto una Chiesa che non vuole promuovere un proselitismo che imponga il Vangelo agli uomini e le donne del nostro tempo, ma vuole che la Buona Notizia pos-

sa essere ascoltata da tutti, perché ogni essere umano è chiamato ad incontrare il Cristo Risorto. Per questo la Chiesa si impegna a evangelizzare innanzitutto se stessa e quindi a offrire una vita che abbia senso, un messaggio che testimoni l’amore vissu-

in questa verità e trovarvisi. E perciò, proprio per questo motivo, sono convinto che ci sia anche una nuova primavera del cristianesimo. Un terzo motivo empirico lo vediamo nel fatto che questa inquietudine oggi lavora nella gioventù. I giovani hanno visto tante cose - le offerte delle ideologie e del consumismo - ma colgono il vuoto in tutto questo, la sua insufficienza. L’uomo è creato per l’infinito. Tutto il finito è troppo poco. E perciò vediamo come, proprio nelle nuove generazioni, questa inquietudine si risveglia di nuovo ed essi si mettono in cammino, e così ci sono nuove scoperte della bellezza del cristianesimo; un cristianesimo non a prezzo moderato, non ridotto, ma nella sua radicalità e profondità. Quindi, mi sembra che l’antropologia come tale ci indichi che ci saranno sempre nuovi risvegli del cristianesimo e i fatti lo

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Tre interventi

OLIVIER SCHMITTHAEUSLER, M.E.P., vicario apostolico di Phnom-Penh, Cambogia. “Il genocidio perpetrato dai khmer rossi ha ucciso vescovi, sacerdoti, religiosi e la maggior parte dei cristiani. Da vent’anni, viviamo nuovamente l’epoca degli Atti degli Apostoli con un primo annuncio della buona novella praticato dai pochi sopravvissuti e sostenuto dall’arrivo in massa dei missionari. Oggi abbiamo circa 200 battesimi di adulti all’anno. La piccola Chiesa della Cambogia è in qualche modo un laboratorio di evangelizzazione in un mondo buddista che ha pienamente aderito al processo di secolarizzazione

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to. La Chiesa, nella sua opera evangelizzatrice è consapevole che il mondo non è un deserto, un vuoto pneumatico, un mondo buono e senza valori. È cosciente che lo Spirito Santo agisce nella Storia della Salvezza; un mondo ogni giorno abitato e plasmato dall’uomo, creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio, dunque capace, con l’aiuto

veicolato dalla globalizzazione, un po’ come i draghi asiatici. La missione ad extra è intimamente legata alla missione ad intra. Ad extra e ad intra si arricchiscono reciprocamente esortandosi a servire una sola e unica missione di evangelizzazione! Ecco alcuni punti significativi per un primo annuncio di Gesù Cristo che possono essere estesi anche a una riflessione sulla nuova evangelizzazione. Due sono fondamentali: Il vero incontro con Gesù Cristo apre il cuore alla carità e all’esperienza del perdono per condurre alla scoperta del dono della vita. E i laici, apostoli in questo mondo (Apostolicam actuositatem). E come sarà la Chiesa sacramento di Cristo nel mondo per una nuova evangelizzazione in atto e in verità? Una Chiesa che tocca il cuore. Una Chiesa semplice. Una Chiesa ospitale. Una Chiesa orante. Una Chiesa gioiosa”.

dello Spirito Santo di vivere il già del Regno di Dio. Per annunciare il Vangelo, è necessario che i cristiani siano capaci di ascoltare il mondo, conoscerlo, leggerne le gioie e le sofferenze e, soprattutto, discernere in esso i poveri materiali e spirituali. Gesù ha detto di essere venuto a portare la buona notizia del Vangelo ai po-

confermano con una parola: fondamento profondo. È il cristianesimo. È vero, e la verità ha sempre un futuro. Santità, ha più volte ribadito che l’Europa ha avuto e ha tuttora un influsso culturale su tutto il genere umano e non può fare a meno di sentirsi responsabile, non solo del proprio futuro, ma anche di quello dell’umanità intera. Guardando avanti, è possibile tratteggiare i contorni della testimonianza dei cattolici e dei cristiani appartenenti alle Chiese ortodosse e protestanti, nell’Europa, che, vivendo i valori evangelici contribuiscano alla costruzione di un’Europa più fedele a Cristo, accogliente, solidale, nell’impegno a cercare vie nuove per affrontare le sfide comuni che contrassegnano l’epoca post-moderna e multiculturale? Si tratta della grande questione. È evidente che l’Europa ha anche oggi nel mondo un grande peso sia economico,

veri, la Chiesa non può fare altrimenti perché, al seguito del suo Signore, è chiamata a essere innanzitutto Chiesa povera e di poveri. Il Sinodo ha dato agli uomini e alle donne del nostro tempo parole di speranza. Si è ribadito a più riprese che l’amore del Signore resta fedele anche quando ci sono situazioni di infedeltà, perché la

sia culturale e intellettuale. E, in corrispondenza a questo peso, ha una grande responsabilità. Ma l’Europa deve trovare ancora la sua piena identità per poter parlare e agire secondo la sua responsabilità. Il problema oggi non sono più, secondo me, le differenze nazionali. Si tratta di diversità che non sono più divisioni, grazie a Dio. Le nazioni rimangono, e nella loro diversità culturale, umana, temperamentale, sono una ricchezza che si completa e dà nascita ad una grande sinfonia di culture. Sono fondamentalmente una cultura comune. Il problema dell’Europa di trovare la sua identità mi sembra consistere nel fatto che in Europa oggi abbiamo due anime: un’anima è una ragione astratta, anti-storica, che intende dominare tutto perché si sente sopra tutte le culture. Una ragione finalmente arrivata a se stessa che intende emanciparsi da tutte

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Chiesa è casa di tutti i battezzati, anche di quelli che vivono situazioni di contraddizione al Vangelo. Altra grande conferma è che il Sinodo, ormai è divenuto una via ordinaria nella vita della Chiesa cattolica; anche questo è un grande messaggio di speranza ai fedeli, ma ha anche indicato a quanti non appartengono alla Chiesa e se

ne proclamano estranei che i cristiani che vivono in mezzo a loro partecipano senza esenzioni alla costruzione di una società civile più umana e sanno di dover essere portatori di fiducia, fraternità e di speranza. La Chiesa è impegnata più che mai nel dialogo con la postmodernità, nella consapevolezza che ciò non sempre è facile - ma che questa è la

le tradizioni e i valori culturali in favore di un’astratta razionalità. La prima sentenza di Strasburgo sul Crocifisso era un esempio di questa ragione astratta che vuole emanciparsi da tutte le tradizioni, dalla storia stessa. Ma così non si può vivere. Per di più, anche la “ragione pura” è condizionata da una determinata situazione storica, e solo in questo senso può esistere. L’altra anima è quella che possiamo chiamare cristiana, che si apre a tutto quello che è ragionevole, che ha essa stessa creato l’audacia della ragione e la libertà di una ragione critica, ma rimane ancorata alle radici che hanno dato origine a questa Europa, che l’hanno costruita nei grandi valori, nelle grandi intuizioni, nella visione della fede cristiana. Soprattutto nel dialogo ecumenico tra Chiesa cattolica, ortodossa, protestante, quest’anima deve trovare una comune espressione e deve poi incontrarsi con questa ragione

sua missione - vivere il Vangelo: questo il mandato ricevuto da Gesù. Vivere il Vangelo in un “mondo liquido” è sempre più difficile, a volte appare persino impossibile a causa di una generazione che appare indifferente all’evento cristiano, eppure i cristiani sono chiamati a dare la vita, come Cristo, per fare presente già ora il Regno di Dio. n

astratta, cioè accettare e conservare la libertà critica della ragione rispetto a tutto quello che può fare e ha fatto, ma praticarla, concretizzarla nel fondamento, nella coesione con i grandi valori che ci ha dato il cristianesimo. Solo in questa sintesi l’Europa può avere il suo peso nel dialogo interculturale dell’umanità di oggi e di domani, perché una ragione che si è emancipata da tutte le culture non può entrare in un dialogo interculturale. Solo una ragione che ha un’identità storica e morale può anche parlare con gli altri, cercare una interculturalità nella quale tutti possono entrare e trovare una unità fondamentale dei valori che possono aprire le strade al futuro, a un nuovo umanesimo, che deve essere il nostro scopo. E per noi questo umanesimo cresce proprio dalla grande idea dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio.

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Notizie in diretta dal mondo oblato Messaggi e notizie Spagna La Missione oblata in Europa dalle Missioni a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

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al 19 al 22 novembre si è tenuto a Pozuelo l’incontro “Rivitalizzare la vita e la missione oblata in Europa” (pozuelomi.sitego.fr). Vi hanno partecipato circa 60 Oblati provenienti da tutta Europa, dai 5 ai 25 anni di ministero con la presenza di un numeroso gruppo appartenente alla Provincia polacca. Per questo motivo le lingue dell’incontro sono state inglese, francese e polacco. P. Rafael Villanueva dice che la sua «difficoltà più grande è stata la lingua, ma il frutto più significativo di questo incontro è la vicinanza con gli Oblati che in futuro lavoreranno in Europa. Dopo questo incontro sento di dovermi impegnare di più nell’apprendimento delle lingue, almeno l’inglese». (fonte: nosotrosomi.org)

PER UN FEDELE SERVIZIO H

a ricevuto la medaglia papale Pro Ecclesia et Pontifice per i suoi diciassette anni come segretario di lingua inglese e consigliere canonico presso la Nunziatura Apostolica di Ottawa. È p. Thomas Cassidy. Durante questo periodo, è stato al servizio di quattro nunzi apostolici: Carlo Curis, Paolo Romeo, Luigi Ventura e Pedro Lopez-Quintona. La maggior parte della gente non ha familiarità con il lavoro dell’Ufficio di Nunzio Apostolico. Non si sa che circa il 20%

di questo servizio consiste nel rappresentare la Santa Sede presso il Governo nel ruolo di ambasciatore e che quasi l’80% è dedicato ai vescovi cattolici del Canada. È un Paese bilingue e per questo la Nunziatura non può contare su un segretario per il francese ed un altro per l’inglese. Tom racconta che inizialmente, quando ha ricevuto la telefonata dalla Nunziatura in cui gli si chiedeva di presentarsi per un colloquio, era rimasto molto perplesso. Non poteva essere uno scherzo? Tuttavia non conosceva nessuno dei suoi confratelli Oblati in canada grado di imitare un accento italiano così pronunciato. La richiesta del Nunzio accolta favorevolmente dal

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Ucraina

P. Jacek Pyl nominato vescovo

l Santo Padre Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di OdessaSimferopol p. Jacek Pyl, finora Parroco della parrocchia di S. Michele Arcangelo a Tyvriv nella diocesi di KyivZhytomyr assegnandogli la sede titolare vescovile di Novasinna. P. Jacek Pyl è nato il 17 agosto 1962 a Garwolin, nella Diocesi di Siedlce in Polonia. Nel 1977 è entrato nel Seminario minore degli Oblati e nel 1981 ha iniziato il noviziato ed ha emesso i voti perpetui l’8 settembre 1986. È stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1988. Dal 1988 al 1990 è stato sssistente del Maestro dei novizi a Swiety Krzyz in Polonia. Dal 1990 svolge il ministero pastorale in Ucraina, dove dal 1997 al 2003 ha ricoperto per tre mandati consecutivi anche l’incarico ucraina di superiore della Delegazione oblata. Attualmente è parroco della parrocchia di S.Michele Arcangelo a Tyvriv nella Diocesi di Kyiv-Zhytomyr. (fonte: news.va)

Provinciale di allora, p. Gerry Morris, ha iscritto Tom nella lista dei sette Oblati che hanno prestato il loro servito presso la Nunziatura e probabilmente con il primato di aver svolto questo compito per il periodo più lungo. Quando ha iniziato il periodo di prova, l’8 settembre 1994, si è reso subito conto che si trattava di un ministero tipicamente oblato. Altri confratelli avevano ricoperto incarichi simili e lo stesso Eugenio de Mazenod aveva sempre voluto che i suoi uomini fossero al servizio dei vescovi. Questo lavoro, interamente al servizio dei vescovi del Canada, è stato iniziato da Tom con “un salto nel vuoto”. Ciononostante, in tutti questi anni, ha ricevuto soltanto uno o due commenti negativi sul suo lavoro di segretario

e consigliere canonico. Durante questo incarico ho vissuto alcuni momenti significativi. Per esempio, una volta, dovendo rappresentare il Nunzio Apostolico, ha incontrato il primo ambasciatore nero del Sudafrica. Tom racconta che l’ambasciatore era un uomo molto grande. Quando vide il colletto romano, si accorse di Tom, gli diede un bel bacio e si vantò davanti a tutti i presenti: «Questo è il rappresentante della Santa Sede. È l’unica istituzione che fin dall’inizio ha affiancato il movimento anti-apartheid». Tom si alzò e lo ringraziò. In questo contesto si sentì molto vicino all’arcivescovo, Denis Hurley ed ai suoi confratelli che erano stati forti sostenitori della resistenza al movimento apartheid in Sudafrica. (fonte: omilacombe.ca)

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news

India

Haiti

Sandy ha lasciato segni anche sull’isola

Incontro dei giovani in formazione

D

N

el mese di ottobre l’uragano Sandy, noto per aver causato danni e vittime nel nord-est degli Stati Uniti, è passato per Haiti toccando questa popolazione che di recente era già stata colpita da terremoti ed uragani. Più di cinquanta persone sono state uccise e le colture sono state gravemente danneggiate. Il 27 ottobre p. Real Corriveau descrive la situazione dopo il passaggio di Sandy: «Tre giorni di pioggia e vento, giorno e notte. La piccola sala parrocchiale di fronte alla chiesa è stata distrutta. La cucina e la casa parrocchiale sono rimaste senza tetto. Il vento era così forte che la pioggia ha allagato la canonica. La canonica della parrocchia S. Marie Madeleine a Sibert quest’anno è stata inondata per la seconda volta. Fortunatamente gli Oblati e la gente hanno trovato rifugio nella scuola parrocchiale. Per quanto ne so, nessuno è rimasto ferito. Sembra che Sandy abbia fatto molte inondazioni a Les Cayes e sulla costa meridionale, dove abbiamo più di dieci parrocchie. Il vento e le onde hanno causato enormi danni alle case in riva al mare. È consolante vedere che le persone ricevono aiuto da parte del governo e di altre organizzazioni. Questa volta erano stati preparati ad affrontare gli effetti di un uragano”. (fonte: omiworld.org)

al 27 al 29 dicembre all’Istituto di Filosofia de Mazenod (DIP) di Gnanalayam si è tenuta una tre giorni dal titolo Bosom rivolta a 120 giovani: candidati alla vita oblata, studenti di filosofia, novizi e scolastici. Da qui l’acronimo Bosom che significa Studenti oblati indiani in convegno. Il tema dell’incontro La formazione alla fede per la missione è stato impostato mediante un’approfondita e precedente consultazione dei partecipanti. Gli argomenti affrontati nelle conferenze sono stati: • La formazione alla fede alla luce dell’esperienza ad Aix di S. Eugenio. • Il senso di appartenenza, una sfida per la comunità. • La vita comunitaria degli Oblati è una testimonianza apostolica. P. Francis Nallappan, provinciale dell’India, è stato presente insieme a tutti i formatori. I partecipanti di Bosom hanno dedicato il tempo necessario alla preghiera ed alla celebrazione dell’Eucaristia, ai canti, ai giochi ed a manifestazioni culturali nello spirito delle feste natalizie. Hanno animato il corso p. Chinnapan, p. David Kumar e i fratelli C. Salomon, Rabul e S. Joseph. Hanno coordinato l’iniziativa giovani di tutti i livelli della formazione e l’equipe organizzativa composta da sette giovani guidati da p. Antony Samy. (fonte: omiworld.org)

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mgc news

COSENZA

È

stato un weekend diverso quello del 3 e 4 novembre per i giovani dell’MGC della Calabria. Due giorni così intensi da sentirne molti di più, fisicamente, ma soprattutto interiormente. Partiti con tanto entusiasmo abbiamo trascorso questo fine settimana ospitati dalle suore nella Colonia S. Benedetto, a Cetraro (Cs). Pochi minuti per sistemarsi e per conoscere i nuovi ragazzi, arrivati da Paola (Cs), Cosenza, Oppido Mamertina (Rc) e Cetraro (Cs), e subito si inizia. Con lo slogan Un volto per costruire. Nei vari gruppi di comunione, partendo proprio dallo slogan, ciascuno ha donato agli altri una parte di sé. Esprimendo e condividendo paure e debolezze, sono venuti fuori aspetti

Un volto per costruire

del proprio carattere che molti non avevano mai considerato. Intensa è stata l’adorazione eucaristica di sabato sera, terminata con un grande abbraccio finale tra i giovani presenti, così come emozionanti sono state le testimonianze di Salvatore e Angela, una coppia di fidanzati dell’MGC che da alcuni anni vive la propria storia nella purezza e nella sincerità, e di un adulto della comunità di Cosenza che dopo un pellegrinaggio a Medjugorje ha riscoperto la fede e l’esperienza del perdono. Ecco alcune testimonianze. «Ciò su cui mi sono soffermata è la conferma che Dio ci ama così come siamo. Direi che questa 2-giorni è stata davvero un “mattoncino” che si è andato ad aggiungere alla costruzione di quella casa che è la mia fede». Francesca, Cosenza

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«Il tema mi ha aperto gli occhi, facendomi capire che devo imparare a conoscermi, senza aver paura di scoprire chi sono realmente. Imparando ad amarmi posso donare me stessa agli altri». Ester, Oppido M. - Rc

«Ultimamente non mi sentivo vicino a Dio… andavo a messa la domenica, ma per tradizione. Da quando i missionari sono venuti a Oppido è cambiato tutto, adesso sì che posso pormi delle domande, che prima neanche immaginavo». Raffaele, Oppido M. - Rc

VERCELLI

Ripartiamo con… la fede La famiglia oblata di Vercelli ha iniziato il cammino di quest’anno con una festa. Abbiamo voluto unire due momenti: l’introduzione del tema di quest’anno, ossia “la fede”, e il saluto di congedo a p. Saverio Zampa e p. Dino Cadonà, che hanno cambiato sede, rispettivamente Aix-en-Provence (Francia) e Passirano (Bs). La festa è iniziata sabato con una partita di calcetto seguita poi dalla cena in comunità, noi ragazzi e p. Saverio. La giornata “ufficiale” è stata la domenica; erano presenti più di 100 persone e si respirava davvero un calore di famiglia. È stata una giornata di gioia e comunione, di unione, con qualche lacrima certo… Abbiamo avuto la possibilità di conoscere e intrecciare il nostro cammino con due persone eccezionali! L’appuntamento successivo per l’MGC si è svolto nel fine settimana successivo. È stato un weekend di novità, anche se il posto lo conoscevamo bene: l’Abbazia di San Nazzaro Sesia. Un luogo sicuro, rilassante e silenzioso. Solo in questo modo potevamo accogliere altri giovani che hanno chiesto di camminare con noi nell’MGC: Elena, Laura, Andrea e Luca. Durante quei giorni abbiamo ascoltato la testimonianza di Martina, sul viaggio missionario in Guinea Bissau, e di Eleonora, una ragazza da sempre dedita alla vita di oratorio, che ora ha scelto di aiutare i poveri della città, vivendo in un appartamento insieme con altri giovani.

TARANTO Un incontro insolito

Il mio Liceo partecipa ad un progetto di gemellaggio con il Burkina Faso che ha come obiettivo la costruzione di pozzi e di una centrale elettrica a pannelli solari che permetterà la distribuzione dell’elettricità all’intera cittadina di Fada. La mia professoressa di francese mi ha proposto di esporre ai miei compagni il lato etico del progetto. Per questo ho deciso di organizzare un incontro nell’Aula Magna della scuola, per poter parlare del termine “missione” inteso non solo col significato ecclesiale, ma come opera di volontariato e di cooperazione. Il punto su cui mi sono soffermato particolarmente riguarda l’essere Missionario nel quotidiano, ovvero come noi ragazzi possiamo essere missionari. Direi che anzitutto possiamo vedere un esempio di missionari nelle figure dei nostri genitori, che ogni giorno fanno sacrifici per assicurarci una vita dignitosa senza farci mancare nulla. Ma anche noi come figli siamo missionari a casa quando diamo una mano in cucina o aiutiamo il fratellino a fare i compiti o semplicemente buttiamo la spazzatura. Il luogo forse più difficile dove possiamo essere missionari è la scuola. E come si fa? Aiutando i compagni in difficoltà, cercando di risolvere le discordie che si creano in classe, facendo ogni giorno il nostro dovere di studenti. Siamo chiamati a vivere come se fossimo gli operai di un cantiere, il cantiere di quel progetto

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mgc news disegnato da Dio. Così possiamo fare quel “qualcosa in più” che fa del bene a noi stessi e alla persone intorno a noi. Durante la seconda parte di questo incontro ho avuto l’occasione di parlare di come la mia vita sia cambiata da quando faccio parte del

Movimento Giovanile Costruire; ho esposto la storia e l’attualità dei Missionari Oblati di Maria Immacolata e in particolare della loro missione in Senegal e GuineaBissau, con la testimonianza di p. Bruno Favero. In conclusione ho raccontato la

storia di p. Mario Borzaga e del suo grande carisma illustrata nel libro Il sogno e la realtà di p. Fabio Ciardi. P. Nicola Parretta, il mio parroco, è stato presente ed è intervenuto alla fine della conferenza. Andrea Chioppa

FIRENZE

È

sicuramente gioia la parola che l’MGC di Firenze si porta nel cuore al termine della maxi convivenza fatta nel ponte di Ognissanti a Femminamorta (Pt). A portare la gioia più grande sono state sicuramente le nuove pre-comunità, che da quest’anno hanno intrapreso un cammino di formazione per creare delle comunità di vita. La radicalità, in tutti i contesti della vita, è stato il tema, e grazie alla formazione di p. Francesco, alle meditazioni tenute da alcuni giovani, ma soprattutto alla comunione tra noi, abbiamo trovato una nuova motivazione alla radicalità. «Sarà che solitamente le esperienze di convivenza rendono più buoni - racconta Claudia - ma questa volta credo che in me sia cambiato seriamente qualcosa! La mia esperienza per questa maxi convivenza si fonda su due parole: rinascita e lievito. La prima si riferisce proprio al fatto di essere cambiata e di essere rinata, sentirsi finalmente parte di un’unica famiglia, riuscire a mettere a disposizione di quasi sessanta persone le proprie forze fisiche (per cucinare). La seconda esperienza l’ho vissuta una settimana prima della convivenza: essere come

Maxi convivenza il lievito nel pane. In pratica essere testimoni di Cristo nella vita di tutti i giorni». Cosa c’è da dire di questa maxi-convivenza si chiede invece Dimitri «Principalmente io direi wow, perché è la prima convivenza che faccio da non giovanissimo, ed è davvero emozionante arrivare alla casa e conoscere solo metà della gente. Subito dal pomeriggio non è stato difficile relazionarsi. Nei giorni successivi sentivo uno spirito di una grande famiglia!» Giulio, un altro dei, per così dire, “nuovi MGC”, racconta: «Il percorso che ho iniziato, secondo me, è il trampolino di lancio per vivere la vita: ti dà le basi su come vivere da cristiano. Si sente che siamo in un mondo completamente diverso, rispetto a quello dei giovanissimi: è qualcosa di più raffinato! La parola che mi porto a casa è cerchio, perché in un cerchio tutti siamo rivolti verso lo stesso centro che è Dio, ci possiamo guardare in faccia e condividiamo le nostre idee». Andrea Cuminatto

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una foto per pensare

Storie di foto Alessandro Milella, alexmil@tele2.it testo Claudia Sarubbo, claudia.sarubbo@yahoo.it

ta d 'acqua sala Tra profumi iorano so e genero ,aff ar m un di e doni e raccolte , in reti cala te storie di chi, . Storie re e desideri au p a ci ec tr in sp ensa trici ili fa tiche di um ve vi i ch di raccoglie i con sudore di vita ; di ch ndità to nella profo ciò che è cela luce portando alla dell 'abisso,ri one nd re ova ,riscop una storia nu vera . l'essenza più

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i vita

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fatti

Sostenere la missione

ad gentes P. Ventriglia racconta degli anni di lavoro trascorsi alla Procura delle Missioni estere di Pasquale Castrilli OMI pasquale.castrilli@poste.it

L

o vediamo pregare il Rosario in diretta da Lourdes su TV2000, con i pellegrini alla Grotta e con migliaia di telespettatori italiani. P. Nicola Ventriglia è approdato da qualche mese nel Santuario mariano probabilmente più famoso al mondo, a servizio, insieme alla comunità oblata, dei pellegrini che sempre numerosi vi si recano. Negli ultimi anni è stato incaricato della Procura delle Missioni estere, l’ufficio della Provincia religiosa che coordina i progetti missionari.

P. Nicola che bilancio tracci di questi anni di servizio come Procuratore delle Missioni estere? Anzitutto sento di dire grazie ai superiori per la stima e la fiducia accordatami nell’avermi voluto affidare questo incarico, per avermi sostenuto e incoraggiato in questi anni anche nei momenti difficili. Grazie ai confratelli

oblati che mi hanno sempre accolto con grande fraternità nelle Missioni che ho potuto visitare. Grazie a Melina, Francesca e gli ultimi due anni Maria, che mi hanno saputo affiancare nel portare avanti l’ufficio della Procura. Un grazie voglio esprimerlo ai nostri amici benefattori per la stima, la fiducia e l’affetto che mi hanno sempre

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Progetti

INTERNAT DI KOUMPENTOUM (Senegal), convitto inaugurato il 22 luglio 2012 (36 ragazzi hanno già cominciato a viverci). ACQUISTO DI 3 MOTO-TAXI per offrire un servizio agli abitanti dei villaggi e lavoro ai giovani (Koumpentoum, Senegal). COLONIA ESTIVA A KABROUSSE, sponsorizzata dal Viaggio missionario 2012, per 81 bambini provenienti dalle missioni di Temento ed Elinkine (Senegal). PROGETTO MARTINA. Terminato l’arredamento della scuola di Farim (Guinea Bissau). SALA POLIVALENTE di Wenday a Elenkine (Senegal). RIPARAZIONE DELLA SCUOLA Keur Daouda (40 Km da

completati

Koumpentoum, Senegal) e costruzione di una camera con servizi. POMPA PER IL POZZO nel villaggio di Felane (Koumpentoum, Senegal). SCAVO POZZI in tre villaggi della Missione di Temento grazie soprattutto alla collaborazione del progetto “Un pozzo d’acqua per la vita”.

Progetti in corso di

realizzazione

i vari progetti missionari, delle adozioni a distanza e dei contatti con amici e i benefattori. E per quanto possibile tiene i rapporti con le comunità della Provincia di appartenenza. Per questo l’ufficio richiede tempo, delicatezza e rispetto, poiché si tratta di rapporti con persone concrete. C’è tanta gente di buona volontà, desiderosa di poter aiutare i poveri e le Missioni, ma vuole vederci chiaro. Vuole essere sicura che i piccoli e grandi sforIn tutte le foto p. Ventriglia durate alcune missioni. In apertura, con i bambini del Centro d’accoglienza e doposcuola Cenai a San Gregorio de Polanco (Uruguay). Sopra, con alcuni monaci buddisti a Bangkok (Thailandia) e a fianco a Pitesti in Romania con p. Angelo Daddio

dimostrato, sostenendo in questi anni, con amicizia e generosità, i tanti progetti che abbiamo potuto realizzare nelle nostre Missioni dove si trovano gli Oblati italiani e non solo. L’ufficio della Procura è molto complesso e non sempre facile da gestire, si occupa specialmente dei rapporti con i missionari, di reperire fondi per

zi che ciascuno fa, abbiano buon esito. È questo uno dei motivi che obbliga il procuratore a muoversi, e a cercare di avere sempre un contatto vivo e diretto con amici e benefattori delle Missioni. Trovo inoltre che, l’ufficio della Procura possa essere un ottimo strumento di animazione missionaria per l’intera Provincia, proprio grazie al diretto

SCUOLA DI MARAKISSA (Temento , Senegal): ultimata la copertura del tetto, rimane l’intonaco.

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contatto che essa ha con le Missioni e i missionari. Quali sono stati i momenti per te più significativi? In questi anni ho sperimentato la forza prorompente della provvidenza, che si fa strada per andare incontro alle necessità dei poveri. All’inizio mi chiedevo dove avrei trovato i fondi per rispondere alle tante richieste che arrivano in Procura dalle nostre Missioni. Ma sentivo che questa non doveva essere la preoccupazione primaria. Mi sono detto: “Sono stato chiamato a questo servizio non per cercare soldi, ma per promuovere e sensibilizzare l’animazione missionaria”. Con questa certezza le cose sono cominciate ad essere molto più serene dentro di me. La mia primaria preoccupazione in questi anni è stata di promuovere i rapporti sempre più fraterni con i missionari e con i nostri amici delle Missioni; questo ha prodotto il centuplo anche negli aiuti alle Missioni. Posso dire che non mi sono mai preoccupato di cercare soldi, anche se questi sono sempre arrivati e anche più di quello che mi aspettassi. Questo ha dato la possibilità di poter far fronte a nuovi progetti che erano già in programma e che tante volte non

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Progetti in corso di

SCUOLA DI KOUMPENTOUM, materna ed elementare, per accogliere 500 bambini provenienti dai villaggi limitrofi. È il più grande dei progetti in corso.

realizzazione

PASSEGGIANDO IN SENEGAL... CON DANIELA completamento campo-scuola agricolo di Temento; finanziamento di linee di microcredito per attività femminili; costruzione di una sala polivalente socioculturale a Ngueniene. SCAVO DI ALTRI POZZI in diversi villaggi delle nostre missioni. I tempi di realizzazione dipendono da vari fattori tecnici e sociali. ROMANIA formazione insegnanti specializzati per il sostegno ai bambini diversamente abili.

si pensava di poter realizzare. Un altro momento significativo è stato poter stare, anche se solo per poco tempo, con i nostri missionari sul campo di lavoro e vedere con quanta tenacia, forza e abnegazione, sanno osare e spendersi per andare verso i poveri. Bello è stato in questi anni sperimentare di persona che in qualsiasi parte del mondo, nelle più differenti situazioni, gli Oblati conservano quella caratteristica di “famiglia” facendo sentire tutti a casa propria. Mi pare una cosa interessante per la Procura aver dato a numerose persone la possibilità di visitare le nostre Missioni (Senegal, Guinea Bissau, Uruguay) e vivere per qualche tempo la stessa vita dei nostri missionari, attraverso i viaggi missionari. Ultimo, ma non meno importante, questi anni di servizio come Procuratore delle Missioni Estere, sono stati utili per conoscere più da vicino tutta la nostra Provincia … Come vedi, in questo momento, l’impegno ad gentes dei Missionari OMI italiani?

In questa foto p. Ventriglia in Venezuela, nella zona degli indios Boksi. Nella foto a destra sulle montagne del Guatemala

Per quanto mi è dato di conoscere, posso affermare che l’impegno ad gentes da parte dei missionari Omi italiani è, e rimane, una delle priorità. Lo si sente dall’interesse che ho potuto costatare nel visitare le nostre comunità oblate italiane. Questo però è anche un discorso complesso, che non può non tener conto dell’attuale configurazione della società e della chiesa italiana. P. Franco Cagnasso del Pime ha affermato: «Finora si è pensato che per fare missione ad gentes si doves-

se andar fuori, ad extra, perché in casa tutto era già cristiano o quasi. Oggi i non cristiani ci vengono in casa, si prospetta dunque un cambiamento del modo di concepire la missione ad gentes, che non può più essere esaurito dal partire». Sbaglia chi, da questa affermazione conclude, “Non è più tempo di partire!”. Anche se tale missione compete alla Chiesa italiana nel suo insieme, e non direttamente agli Istituti missionari, i quali possono dare un con-

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fatti

CONTRIBUTI A PROGETTI E ATTIVITÀ OPERATIVI Aiuti a diverse strutture sociali e sanitarie gestite da Oblati tra le quali: Casa di Anna in Corea del Sud, Casa Emanuele in Guinea Bissau, Centro Talitakum in Uruguay, assistenza ai bambini diversamente abili in Romania, dispensari, ecc. Aiuti alle Case di formazione dei futuri missionari in Senegal, Congo, Thailandia e Italia. “PER UN FIGLIO IN PIÙ”. ADOZIONI A DISTANZA L’impegno per le adozioni a distanza, continua a coinvolgere tanti generosi benefattori e quasi tutte le nostre missioni. I nostri confratelli sono il terminale di una solidarietà capillare che raggiunge tanti bambini e ragazzi, più di 1200, là dove vivono, e permette alle loro famiglie di vivere un po’ più degnamente e a loro di frequentare la scuola e di acquisire un’educazione adeguata. Adriano Titone OMI e la ‘squadra’ della Procura delle Missioni estere

cia, 18 maggio 1957). Mi sembrano attuali, a questo proposito, le risposte date da p. Nicola Parretta. allora Provinciale, ad un’intervista che ti ha rilasciato e che Missioni OMI ha pubblicato nel numero 12/2009.

tributo qualificato ma non farsene un carico esclusivo o prevalente. Gli Istituti missionari? Possono essere presenti, “non in alternativa al partire, ma come forma di animazione missionaria”. Come dice p. Mario Borzaga: “Noi missionari siamo fatti così: il partire è una normalità, andare una necessità! Domani le strade saranno le nostre case; se saremo costretti ad ancorarci in una casa, la trasformeremo in una strada: a Dio” (lettera alla sorella Lu-

Per concludere ti chiedo di raccontarci di cosa ti occupi ora a Lourdes. A noi Missionari Oblati di Maria Immacolata, a Lourdes, è affidato il compito di coordinare tutti i pellegrini. Per ogni lingua c’è un coordinatore. Io mi occupo, insieme a p. Palmiro Delalio e p. Roberto Villa, di coordinare in particolare i pellegrini di lingua italiana. A Lourdes si usano sei lingue ufficiali. Tutte le pubblicazioni e attività pastorali, liturgiche e amministrative, la cui lingua principale è il francese, vengono tradotte in italiano, inglese, spagnolo, belga-fiammingo e tedesco. Ci sono, perciò, cinque cappellani coordinatori, che hanno un proprio Ufficio all’interno del Segretariato generale. Da alcuni anni, sono tutti Oblati di Maria Immacolata.

Lavorano a tempo pieno, anche al di fuori della stagione ufficiale, che va dalla Domenica delle Palme alla festività di Ognissanti e oltre. Tra le principali responsabilità c’è l’organizzazione del ministero della riconciliazione, che prevede la presenza nei tempi di maggiore afflusso, di un gran numero di confessori italiani. Particolarmente impegnativo il rapporto con le grandi organizzazioni, come Unitalsi nazionale e sezioni regionali, Oftal, Opera Romana, i Paolini Brevivet, gruppi parrocchiali da ogni parte d’Italia. Il coordinatore, oltre ad accogliere i pellegrinaggi e assegnare luoghi e orari delle varie celebrazioni, partecipa in prima persona alle funzioni, dove vengono usate le lingue ufficiali, come le messe internazionali, la processione eucaristica pomeridiana, la fiaccolata serale. Da tre anni il Coordinatore italiano è responsabile della diffusione del S. Rosario in diretta dalla Grotta su TV2000 (alle ore 18, con replica alle 20) e, ogni giorno, dalle ore 11,40, sempre in diretta su TV2000, un messaggio e la recita dell’Angelus. n

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fatti

Da Cosenza a Medjugorje. Incontri e sensazioni di un pellegrinaggio estivo

di Francesca Vuono Giordano

Gioia e commozione a

Medjugorje C

osa porteremo nel cuore e nella mente del meraviglioso pellegrinaggio compiuto a Medjugorje? Certamente il primo ricordo è legato alla partenza, molto presto, il 20 agosto, da quella che per molti di noi è ormai la seconda casa: la Chiesa di San Domenico. Quella levataccia mattutina, fatta a cuore allegro anche da chi solitamente non si alza molto presto, è il primo sacrificio che con gioia offriamo a Maria, il primo di tanti appuntamenti che avremmo avuto con Lei in orari che non avrebbero tenuto conto delle ore

canoniche di sonno e di veglia. Conserveremo il ricordo della Messa in lingua italiana celebrata il nostro primo giorno a Medjugorje sulla spianata ricavata dietro la chiesa, quella chiesa a due campanili divenuta famosa in tutto il mondo. Tema dell’omelia, il buon uso che il cristiano deve fare della ricchezza, la quale è male solo se è fine a se stessa, ma diventa strumento di Provvidenza se il ricco la usa per aiutare il prossimo bisognoso. Conserveremo il ricordo della comunità di recupero fondata da Madre Elvira, “Cenacolo”, la prima di nume-

rose altre che avremmo visitato e in cui il Vangelo si fa vita. “Che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati” è l’insegnamento che ha guidato, e ancora guida, Madre Elvira. l metodo di recupero messo a punto da questa straordinaria donna si fonda sulla preghiera, sull’accoglienza amorevole ma anche sull’assunzione di responsabilità nel lavoro e nell’attenzione verso il fratello ancora debole nella rinuncia alla dipendenza. Come dice la stessa fondatrice, la sua comunità “non distribuisce caramelle”. Toccanti sono le esperienze di vita che

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e

ci raccontano, senza nascondere nulla di sé, Giampiero e Ivan. Ascoltandoli, cominciamo a versare le prime lacrime nel constatare quanto l’amore di Dio è infinitamente più grande delle nostre miserie! Allo stesso modo non potremo mai dimenticare la comunità dei “Figli del Divino Amore”, anche questa nata per iniziativa di una donna, suor Maria Rosaria, una donna che nella sua precedente vita, prima di scegliere Gesù, svolgeva il suo lavoro nel mondo della moda. Le attività di questa casa di accoglienza e recupero ci vengono illustrate da frate Roland, un bel giovane nato a Bolzano, abile chitarrista e bravo cantante, che ci racconta anche la sua esperienza di vita. Chi avrebbe mai potuto sospettare che alle spalle di quella persona ci potesse essere stato un passato tanto doloroso? Vedo commuoversi e piangere anche molti uomini, oltre alle donne, al racconto che Roland fa della sua vita, delle lacrime versate da sua madre e del suo affidarsi incessante e tenace alla preghiera; dell’intervento di Maria a Medjugorje per salvare que-

sto suo figlio per il quale Dio aveva un progetto grandissimo. Ancora una volta riceviamo la testimonianza che nulla è impossibile a Dio e che la preghiera fatta con fede smuove le montagne. Nei nostri cuori rimarrà anche don Tonino, un sacerdote impegnato nella comunità di Chiara Amirante, che, così come Roland aveva rinunciato a diventare musicista heavy metal, ci racconta di avere abbandonato la sua aspirazione di diventare attore. Entrambi questi uomini oggi usano i loro talenti artistici per dare testimonianza di Dio e portare tante anime a Lui. Anche la comunità Orizzonti di Luce è nata dall’amore fattosi concretezza nella donazione generosa di un industriale di Sassuolo e nell’operato di Chiara Amirante, una giovane romana che ha trovato il senso della vita nell’andare alla ricerca dei più disperati nei luoghi più poveri e degradati delle nostre città. Anche nel venire a conoscenza delle opere straordinarie compiute da Chiara e dai suoi collaboratori, non possiamo fare a meno di commuoverci.

Porteremo nel cuore e nella mente il ricordo della celebrazione eucaristica nella piccola chiesa messaci a disposizione nell’orfanotrofio di suor Kornelya, superiora della Congregazione delle Sorelle della Famiglia Ferita. È una celebrazione sentita, nessuna bocca resta chiusa al momento dei canti e lo scambio del segno di pace diventa l’abbraccio festoso tra i componenti di una unica famiglia! E come potremo mai dimenticare l’appuntamento più importante di tutto il pellegrinaggio: l’incontro con la Croce sul monte Krizevac! Il percorso sul Krizevac, scandito dalle stazioni della Via Crucis, tra sassi e rovi, è pari a tre volte quello del Podbrdo, la collina delle apparizioni. Pertanto, il nostro pellegrinaggio sulla montagna ha inizio alle 4.30, nel buio della notte, ben prima del sorgere del sole. Non è passato inosservato che, al nostro arrivo in cima al Podbrdo, dinanzi alla statua della Madonna, il sole tramontava, mentre, nel procedere vero la Croce del Krizevac, il sole sorgeva. Sembra che Maria ci abbia

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fatti

Il gruppo di Cosenza al porto di Dubrovnik con p. Roberto Bassu e p. Carmine Marrone

voluto ricordare, rafforzando il valore delle testimonianze ascoltate nelle comunità, che Gesù ci dà sempre la possibilità di risorgere, perché sulla croce ha sconfitto la morte. La nostra salita è faticosa, ma arriviamo tutti alla meta aiutandoci l’un l’altro e contando sul Suo aiuto. Ricorderemo con gioia tutti i sei giorni di intensa preghiera e di comunione, tra noi e tra noi e il Cielo, vissuti in quell’angolo di Paradiso sulla terra, dove la Gospa ci chiama per farci

meglio conoscere Suo Figlio. Dalle testimonianze che vengono fatte sul pullman mentre ci dirigiamo alla volta di Dubrovnik si comprende che quanto abbiamo vissuto ci ha arricchito e ci fa tornare a casa con una più profonda conoscenza di Gesù, che a Medjugorje, come forse in pochi altri luoghi della terra, si manifesta concretamente come Via, Verità e Vita. Con la accresciuta consapevolezza e responsabilità di dovere, anche noi, far diventare vita il Vangelo. È chiaro a

tutti che Maria ci ha chiamati a Lei per affidarci Suo Figlio e farlo vivere nel mondo, a cominciare dall’ambito delle nostre famiglie. Come qualcuno di noi ha ben detto, il nostro pellegrinaggio comincia adesso, al ritorno da Medjugorje, dove abbiamo ricevuto un mandato che si può riassumere in questi due insegnamenti: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati (Gv. 15,12) e Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni n creatura (Mc. 16,15).

APPARIZIONI DA PIÙ DI TRENT’ANNI Il 24 giugno 1981 è la data della prima apparizione della Vergine a Medjugorje. Il paesino situato a 25 km da Mostar ha vissuto uno vero e proprio cambiamento dovuto alle migliaia di pellegrini che ogni anno vi si recano per un esperienza di preghiera e ricerca

interiore. Nel marzo del 2010 la Santa Sede ha istituito una speciale commissione formata da vescovi, teologi ed esperti e presieduta dal card. Camillo Ruini, per approfondire i fenomeni e i racconti dei veggenti.

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lettere dai missionari

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Oblati e laici al Convegno di Valencia

Un congresso interessante Il primo Congresso nazionale di Pastorale Giovanile, organizzato dalla Conferenza episcopale spagnola e svoltosi a Valencia dal 1 al 4 novembre, dal titolo Anche voi mi renderete testimonianza (Gv. 15,27), è stato davvero una sorpresa. Hanno partecipato più di duemila persone da tutta la Spagna. Insieme a noi c’erano due giovani, Manolo e Antonio, della diocesi di Monzón del nord della Spagna che conoscono gli oblati da tempo e Kiky della famiglia oblata di Jaén. L’impressione che ho avuto è stata molto positiva. Ho visto una Chiesa aperta e disponibile ad evangelizzare i giovani

e pronta a mettersi in discussione in un clima di profonda comunione e fraternità tra vescovi, sacerdoti, religiosi, consacrati, laici e giovani rappresentanti di tutte le diocesi. Abbiamo avuto la possibilità di partecipare a diversi laboratori di evangelizzazione entrando in contatto con molte realtà che evangelizzano a partire dalla strada, internet, preghiere notturne, studio di YouCat, settimane vocazionali... Da queste esperienze ho capito che qui l’evangelizzazione si sta muovendo sul piano del primo annuncio e che sarà la linea della pastorale futura. Tino Migliaccio OMI Madrid

Caterina, missionaria “fatta in casa” Sono ancora emozionato del conforto umano che gli amici congolesi e senegalesi mi hanno manifestato in occasione della morte mia sorella Caterina (Lina). Da alcune notti, nella mia camera di Kinshasa dormivo con il cellulare a portata di mano aspettando il peggio, anche se avevo fatto insieme alla mia comunità e agli amici tutte le preghiere possibili. Alle sei di mattino di sabato 20 ottobre, vigilia della giornata missionaria, Lina si imbarcava per l’ultimo viaggio terreno. La condivisione spontanea e riconoscente della gente d’Africa e le condoglianze palpitanti di tanti amici

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italiani, mi metteva a poco a poco nella pace dell’accettazione piena della volontà di Dio. Nei giorni vicini ai suoi funerali sono state celebrate una decina di messe, in Congo, Senegal, Italia e probabilmente altrove. Lina ha dato una testimonianza di amore per la famiglia e allo stesso tempo per la Missione, nel caso specifico per la mia missione in Africa, dapprima, per oltre venti anni, nelle zone rurali piuttosto aride del Senegal, poi nella RD Congo dove mi trovo da otto anni, occupandomi della formazione delle giovani leve oblate e dell’insegnamento. Infatti, in un’epoca in cui ero superiore della Delegazione oblata del Senegal e in cui i miei genitori diventavano vecchi e bisognosi di assistenza ravvicinata, Lina

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aveva accettato, su invito e augurio di noi membri della famiglia, di accudire i genitori. Una scelta del cui peso lei, probabilmente, non si rendeva tanto conto, presa com’era dalla sua generosità e dal suo amore per la comunione familiare. Lina lasciava Roma, un posto di lavoro con un salario rispettabile, nella sola prospettiva di andare incontro ad un futuro finanziario incerto. Lina accettava questa soluzione anche per permettere a me di compiere la mia missione in Africa con più tranquillità. Lasciava la grande città, per ritirarsi a S. Ferdinando (Rc), il nostro paese della Calabria. E poi, si sa, le persone anziane alla lunga, anche nel caso di genitori affettuosi e bravi in tutti i sensi, possono diventare capricciosi come i bambini. E Lina, certamente,

pensava che fosse venuto il momento anche per lei di occuparsi dei bambini, dei suoi nipotini. Invece doveva mettere in conto di allontanarsi da tutti loro, nipoti e figli, per rivederli insieme al marito Paolo durante le vacanze estive. Lina e Paolo avevano fisso nella loro testa di non spostarsi mai dal fianco di mamma Carmela e di papà Giuseppe. Non c’era alcun verso per convincerli a lasciare i genitori da soli, nemmeno per un istante! Così, sono andati avanti per più di sette anni. Nel mese di giugno del 1998 muore papà, mentre mi trovavo in Senegal. Poi, nel 2004, il giorno di Pasqua, muore mamma, giusto un mese dopo che ero arrivato nella nuova destinazione missionaria del Congo. Grazie a Dio e alla compassione dei confratelli, potei partecipare ai funerali di entrambi, ma furono loro, Lina e Paolo, che, anche a nome mio, chiusero loro gli occhi, accompagnandoli, col loro filiale abbraccio finale, all’incontro col Padre dell’amore eterno e della vera vita. È stato così anche in occasione dei funerali di Lina ai quali ho partecipato intimamente, ma da lontano, continuando a svolgere le attività della mia missione. Lina voleva così: che io non fossi distratto dal perseguire l’ideale missionario per motivi

familiari. Voleva che tutto si facesse come prima, anche al momento della sua morte, per non disturbare il compiersi della missione di suo fratello. Sono quindi rimasto a Kinshasa seguendo però in preghiera i momenti di una morte-vita. In effetti, pur da lontano vedevo come Lina, nel calvario della lunga e straziante malattia, che sul finire l’aveva resa cieca l’ultima grande prova fisica e spirituale che poteva capitarle -, aveva riunito in maniera nuova la famiglia. Il suo consumarsi in croce con Cristo aveva creato una nuova unità in seno alla nostra famiglia. Di più, Lina aveva favorito un bel riannodarsi dei rapporti di amicizia tra il nostro nucleo familiare e la famiglia oblata. Erano quei rapporti di amore stabilitisi ai tempi dello scolasticato di Vermicino (Frascati, Rm). Infatti, al suo funerale, che coincideva con la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, ufficiavano ben cinque Oblati, tra cui p. Paolo Archiati, vicario generale.

Mimmo Arena OMI

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lettere dai missionari

MISSIONI Qui Uruguay di Luca Polello OMI poleesdra@gmail.com

Qui Senegal di Gianluca Rizzaro OMI gianlucarizzaro@gmail.com

Teranga Comincio ad orientarmi nell’immenso quartiere di Parcelles, periferia di Dakar, anche se sono qui da pochissimi giorni. Quando p. Marcel gira a sinistra,

vedo in fondo alla strada il piccolo monumento eretto nel 2009, anno in cui quella strada ha ricevuto il nome di Rue Maria Immacolata. Siamo praticamente arrivati, ma Marcel accosta dicendo: “Oh oh, crevaison!”. Il mio francese è ancora un cantiere aperto, così rimango interdetto. Poi scendo, vedo la gomma anteriore sinistra completamente sgonfia e capisco! Nemmeno il tempo di prendere gli attrezzi dal cofano e due giovani di passaggio si avvicinano. Uno dei due sposta un po’ di sabbia, l’onnipresente sabbia di Parcelles, da

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Kermesse missionaria Con i giovani della parrocchia di Libertad, dopo pochi giorni dal mio arrivo in terra uruguaiana, ho partecipato a una giornata missionaria, organizzata dalla parrocchia oblata San Rafael nel Cerro di Montevideo, in occasione della “DOMUND”, la “Domenica Missionaria Mondiale”. Il Cerro è un quartiere tra i più a rischio della capitale: la popolazione è giovane e vive in una situazione sociale precaria. Nel quartiere gira droga a basso costo, la disoccupazione è altissima, molti si mantengono con piccoli furti. Qui gli Oblati, le Comi, e tante

persone, appartenenti alla famiglia oblata, cercano di affrontare le situazioni di emarginazione sociale, l’assenza di prospettive lavorative, l’elevata disoccupazione, il disagio sociale e la violenza giovanile. Da diversi anni si organizza una kermesse missionaria a favore del Centro di Formazione “Talitakum”. Un’opportunità per me, per entrare in contatto con questa realtà, per riconoscere i volti degli Oblati che lì vivono, per essere consapevole del lavoro di tante persone che con gioia condividono la loro fede, attente e pronte a spendersi per i più abbandonati.

sotto la nostra auto, l’altro inserisce il cric e, ad un certo punto, è come se fossimo noi ad aiutare loro a cambiare la gomma. Eppure siamo noi ad aver forato! Si chiama teranga, che spesso si traduce con accoglienza.

In realtà è molto di più. È qualcosa che annulla la sensazione di essere estranei. Quando arrivi in un Paese completamente diverso da quello in cui sei cresciuto, puoi forse volere di più?

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missioni

Siamo tutti missionari!

Attenzione alle generalizzazioni: rischiano di essere superficiali e non ci aiutano a crescere! Conoscete la storiella delle quattro persone, chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno? C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece, Qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno potesse farlo, ma Nessuno capì che Ognuno l’avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare. Cosa vuol dire che tutti siamo missionari e cosa comporta questo nella nostra vita cristiana? Cosa può apportare alla crescita della coscienza missionaria di tutti i cristiani l’esperienza di chi ha consacrato interamente la sua vita per la missione? In questa rubrica missionaria che apparirà nei numeri di quest’anno, proverò a condividere con voi qualche briciolo della mia esperienza missionaria dalla quale provo a distillare provocazioni missionarie per tutti (no, non per tutti, solo per chi le riterrà significative per la sua vita). P. Adriano

Missione è… un biglietto di sola andata di Adriano Titone OMI - titonomi@gmail.com

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ono passati più di trent’anni anni da quando ho fatto per la prima volta un biglietto di sola andata: avevo appena ottenuto la maturità scientifica e andavo a vivere nella comunità oblata di Marino (Roma). Dei mesi, un anno, due…? Non sapevo bene cosa sarebbe stato, ma mi sentivo coinvolto dalla vita dei missionari e dal loro modo di spendersi senza misura per trasmettere il vangelo. Quello stile di vita mi attraeva e giustificava una partenza senza un ritorno programmato. Questo mio primo partire a fondo perduto era già gravido di quella chiamata alla fiducia incondizionata in Dio-Amore, di quel “senza misura” che è lo stile di Gesù, primo missionario. Sentivo sbocciare in me una libertà a tutto campo di fronte a me stesso e di fronte a quanti incontravo. Adesso, col senno del poi, dopo svariati biglietti di sola andata, lo comprendo: il Signore mi chiamava ad essere missionario, ad uscire dal mio mondo e andare verso l’altro veramente, rischiando di non P. Adriano Titone a potere più tornare indietro. Non è Ngaoundéré (Camerun) quello che ha fatto Gesù facendosi nell'aprile 2004 uomo? n

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APPUNTAMENTI 2013 PER I GIOVANI Ragazzi

Ragazze

2 - 5 gennaio Tre giorni giovanissimi dai 14 ai 17 anni a Marino laziale (Roma)

2 - 5 gennaio Tre giorni giovanissime a Vermicino (Frascati, Roma)

27 - 30 marzo (triduo pasquale) Tre giorni per ragazzi dai 17 anni in su a Marino laziale (Roma)

30 luglio - 5 agosto Campo giovanissime a Gesso (Messina)

1 -13 agosto Esperienza di discernimento e servizio per ragazzi dai 18 anni in su a Marino e Lourdes La comunità di Marino è sempre disponibile ad accogliere giovani, singoli o gruppi. Non esitate a contattare la comunità. Missionari Oblati di Maria Immacolata Centro Giovanile e Noviziato Corso Vittoria Colonna 158 00047 Marino (RM), tel. 06 9387300 www.omimarino.it Per informazioni: p. Luca Mancini OMI lucamancini@omimissio.net

Per informazioni: p. Francesco Lugarà OMI cicciolugara@libero.it p. Francesco Volpintesta OMI francesco.volpintesta@tin.it

Ragazzi e ragazze 26 - 28 aprile Incontro giovani del Movimento Costruire (MGC) per il 25° (luogo da definire) Per informazioni: p. Antonio D’Amore OMI antoniodamore@gmail.com 18 - 28 luglio Giornata Mondiale della Gioventù ad Aparecida e Rio de Janeiro (Brasile) Per informazioni: p. Carmine Marrone OMI carminemarrone@omimissio.net, p. Francesco Lugarà OMI cicciolugara@libero.it 12 - 18 agosto Incontro internazionale per giovani sul carisma oblato a Aix-en-Provence (Francia)

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MISSIONI riViSTa MenSiLe Di aTTUaLiTÀ MiSSionaria

1-2/2012 Gennaio/Febbraio

IN QUESTO NUMERO:

- Nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione

Prezzo di copertina e 1,50 - Gennaio/Febbraio 2012 - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB/AL

La beatificazione dei martiri oblati in Spagna

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