Prezzo di copertina € 2,40 - agosto-settmbre 2015 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
Attualità
Dossier
Fatti
200 anni
Mons. Steckling OMI vescovo a Ciudad del Este, Paraguay
Gli OMI in Indonesia, Thailandia, Corea del Sud e Cina
P. Andy Sensenig oblato in Alaska e maratoneta
La comunità apostolica e la missione
MISSIONI
RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 8/9 AGOSTO-SETTEMBRE 2015
ASIA
del terzo millennio
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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 22 n.08/09 agosto-settembre 2015
attualità Vescovo in terra paraguaiana
a di Sebastian Veits e Gianluca Rizzaro OMI
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 EDITORE
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Tuscolana, 1721 00133 Roma
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Una famiglia chiamata alla missione
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Notizie in diretta dal mondo oblato
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di Angelica Ciccone
news
REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pax1902@gmail.com
a cura di Elio Filardo OMI
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Mgc news
DIRETTORE RESPONSABILE
Pasquale Castrilli REDAZIONE
fatti
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI
Claudio Carleo, Giovanni Chimirri, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Luisa Miletta, Sergio Natoli, Michele Palumbo
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Le maratone di padre Andy
di Pasquale Castrilli OMI
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Il senso cristiano delle vacanze e del riposo di Osvaldo Rinaldi, Zenit
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
2
Lettere al direttore
Tipolitografia Abilgraph - Roma
Lettere dai missionari
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FOTOGRAFIE
Qui Uruguay, Qui Thailandia
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Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) tel 06 9408777 - Valentina Valenzi valentina.valenzi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
19 euro 40 euro 38 euro 70 euro
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare luglio 2015 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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dossier
Asia
DOSSIER
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il futuro del cristianesimo si gioca qui!
di Alberto Gnemmi OMI e Adriano Titone OMI
Un diario di viaggio tra i Missionari Oblati di Maria Immacolata italiani in Thailandia, Indonesia, Corea del Sud e Cina 14 MISSIONI OMI · 08/09_2015
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una foto per pensare 014_021_08_09.indd 14-15
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foto di Giovanni Chimirri, gio.chimirri@gmail.com testo di Luisa Miletta, luli89@libero.it
UNA FOTO PER PENSARE
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Cosa ci impedisce di prendere il largo? Forse il timore di incorrere in una tempesta, forse qualche delusione che rallenta la vita e la voglia di riscatto, forse la paura di fidarsi, di mettersi in gioco, di correre il rischio. Oppure le comodità di una vita semplice, i legami affettivi, le relazioni che come delle catene ci tengono ancorati a riva e ci impediscono di raggiungere il mare, affrontare le onde e andare. Come fare per decidere se sciogliere le catene o restare a riva? Non c’è una risposta giusta; c’è solo il nostro cuore che batte verso una direzione e c’è Dio che ci stringe la mano e ci conduce dove le nostre paure ci frenano.
Al largo 28
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editoriale di Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
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Asia in chiaroscuro
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I
Attualità
Dossier
Fatti
200 anni
Mons. Steckling OMI vescovo a Ciudad del Este, Paraguay
Gli OMI in Indonesia, Thailandia, Corea del Sud e Cina
P. Andy Sensenig oblato in Alaska e maratoneta
La comunità apostolica e la missione
MISSIONI
RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 8/9 AGOSTO-SETTEMBRE 2015
ASIA
del terzo millennio
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l prodotto interno lordo (Pil) dei paesi asiatici è in crescita come anche il livello di alfabetizzazione ed il progresso tecnologico. Ma il continente presenta anche sacche di povertà, malnutrizione, militarizzazione e in alcune zone mancanza dello stato di diritto. Sono i chiaroscuri di un continente che papa Giovanni Paolo II aveva indicato come la “sfida” per la missione della chiesa all’inizio del terzo millennio. In alcune situazioni più estreme manca una pace duratura tra le parti in conflitto con conseguenti violazioni dei diritti umani. Insomma un chiaroscuro che vede da una parte grandi progressi, dall’altra bisogno di dialogo e riconciliazione. È un fatto che nel continente si sono sviluppati vari ‘nazionalismi’ a discapito dei piccoli gruppi etnici e linguistici. Come a dire che le minoranze non contano, meglio appiattirle. Tra queste dobbiamo citare le popolazioni indigene, le minoranze religiose, le donne e anche la minoranza cattolica. Se si fa eccezione per le Filippine, infatti, la fede cattolica in Asia è assolutamente minoritaria. E in vari contesti, la chiesa cattolica soffre la difficoltà di un riconoscimento effettivo e unanime. Un fenomeno che preoccupa gli osservatori internazionali è, usando un temine inglese, il “land grabbing”,
letteralmente “l’accaparramento della terra”. Si tratta dell’incetta di terreni agricoli di grandi proporzioni nei paesi di via di sviluppo, da parte di multinazionali, e anche di privati cittadini. La pratica è diffusa in Asia, ma anche altrove nel mondo. Con la conseguenza che le popolazioni locali perdono il diritto alla terra e alle sue risorse, prima fra tutte l’acqua, con l’aumento della povertà, dei conflitti e della perdita dei diritti. Se aggiungiamo che l’Asia è spesso vittima di calamità naturali come il disastroso terremoto che ha colpito il Nepal nel mese di aprile di quest’anno, emerge un quadro in parte problematico e pessimista. Proprio sugli argomenti ambientali e dei cambiamenti climatici nel sud-est asiatico, la Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (FABC) ha organizzato a inizio luglio a Manila, un seminario. I cristiani avvertono anche con chiarezza la scelta del dialogo come forma di presenza e testimonianza. Valori come giustizia, pace, dialogo, rispetto del creato, risultano allora importanti per il benessere e il futuro di un continente dove sono attualmente presenti 727 Missionari Oblati di Maria Immacolata distribuiti in 13 Paesi. Tra essi anche molti di origine italiana, soprattutto in Thailandia, Corea e Indonesia. Li in contriamo in questo numero estivo di Missioni OMI.
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lettere al direttore
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Laici e religiosi verso le periferie Organizzato dall’Associazione Missionaria Maria Immacolata (AMMI), si è svolto dall’1 al 3 maggio 2015 a Laurignano (Cs) un incontro di riflessione e preghiera sul tema: Laici e religiosi oggi: insieme verso le periferie esistenziali del nostro territorio. Doveva trattarsi di tre giorni di ritiro per le comunità AMMI della zona sud, Sicilia, Calabria e Puglia, ma grazie alla presenza del Consiglio nazionale AMMI, l’incontro ha visto presenti persone provenienti da quasi tutte le comunità AMMI italiane: Firenze, Pescara, Roma, Somma vesuviana (Na), Aversa (Ce), Taranto, Calabria e Messina. Il Consiglio nazionale AMMI, com’è ormai usuale da un po’ di anni, ha programmato il suo incontro, nello stesso luogo, cogliendo l’occasione
per incontrare le comunità locali presenti, per un momento di aggiornamento, condivisione e programmazione. Lo stile dei tre giorni è stato la comunione e la condivisione delle esperienze. Niente temi o conferenze particolari, ma luoghi dove religiosi e laici si sono raccontati le singole realtà descrivendo quanto una vocazione possa aiutare l’altra a scoprire la sua pienezza e bellezza. Nell’anno dedicato alla Vita consacrata, è stata veramente una grazia avere l’opportunità di rincontrarci intorno al dono della fede ricevuta e del carisma vissuto, per capire a cosa Dio ci chiama per essere la famiglia “più unita della terra”. Ci si è chiesto: “Che
laici siamo?” e la risposta è stata: “Gente comune che opera nel quotidiano secondo un cammino di fede, tenendo presente che quello che conta è il valore della testimonianza”. Il fedele laico è anzitutto un battezzato e come tale chiamato all’amore da vivere come Cristo stesso l’ha vissuto. I laici sono chiesa come lo sono i religiosi, la vigna nella quale il Signore chiama gli uni e gli altri è questo mondo e i laici non sono da considerare manovalanza, più o meno qualificata, ma tralci radicati in Cristo e, perché tralci, debbono essere disposti e soggetti alle potature per dare frutti. Se i religiosi hanno il dono di richiamare a tutti la trascendenza della
vita, i laici sono chiamati a dare frutti portando Cristo agli altri nel quotidiano, con la testimonianza e con la parola, diventando così lievito, sale e luce del mondo. Complementarietà quindi, anzi reciprocità tra le due chiamate e non confusione, per operare insieme nell’annuncio. Laici e religiosi sono i due pilastri dello stesso ponte che unisce il quotidiano e l’Eterno. A conclusione nell’omelia della messa di domenica 3 Maggio p. Angelo Capuano ha invitato tutti a vivere il proprio impegno ecclesiale secondo sette parole: coerenza, competenza, obbedienza, visibilità, umanità, solidarietà e fraternità. Carmelina Chiellino Catanzaro
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Luogo per gli sposi nel centro di Roma Lo scorso anno, in un’intervista di RomaSette, p. Alfredo Feretti OMI, presidente dell’Associazione Centro La Famiglia e direttore del Consultorio familiare di via della Pigna 13/a a Roma, confessò di avere due sogni: «Poter aprire altri consultori in periferia “laddove c’è più bisogno di accogliere, aprire una porta e far sentire
che ci siamo” e creare, stavolta in centro, magari in uno dei tanti palazzi inutilizzati del Tridente, “un’oasi per le famiglie, un nido caldo con una chiesa dove pregare e una tavola attorno cui riunirsi”». Il primo sogno si è avverato con l’apertura, poco dopo e dopo altri, del Centro di consulenza familiare presso la parrocchia di S. Gregorio Magno alla Magliana. Il secondo, dopo ricerche e
la constatazione di quanto sia difficile reperire nel centro di Roma un locale idoneo allo scopo, si è avverato grazie al restauro di una sala (La sala del Giogo) presso la casa degli OMI in via dei Prefetti 34 (a fianco della bella chiesa seicentecesca di S. Nicola di Bari) perché potesse essere un punto di riferimento, un luogo di pace e di confronto in questo tempo di misericordia per le coppie di sposi, per le persone che vivono le situazioni difficili di separazione e le loro famiglie, non solo: per tutti. La comunità di Missionari OMI ha voluto e continua a mettersi a disposizione dell’ascolto, della misericordia e del perdono al centro di Roma. È una realtà che è stata
tanto desiderata e che si è realizzata con il lavoro di diversi mesi e la splendida collaborazione di molti amici. Il sacrificio di tanti ha permesso di aprire uno spazio fruibile a servizio della famiglia e di coloro che vivono la bellezza e la fatica di questo mistero, compresi coloro che sono alla ricerca di pace dopo separazioni o divisioni. Una missione, quella degli OMI e del Centro La Famiglia, accanto alle famiglie, anche a quelle ferite. Un nuovo punto di riferimento, quindi, per «Persone anfore» e «Famiglie anfore» e «Achor - Porta di speranza» i percorsi di formazione animati da p. Alfredo, rivolti rispettivamente alle coppie di sposi che desiderano riscoprire la bellezza del matrimonio e crescere nel loro rapporto d’amore attraverso la conoscenza di sé, dell’altro e di Dio e alle persone separate, divorziate e nuovamente unite. Un percorso, quest’ultimo, che nasce «dal desiderio di mostrare, sempre più. il volto accogliente, materno e tenero della chiesa nei riguardi di alcuni suoi figli e figlie feriti dalla separazione o dal divorzio». Un nuovo punto di riferimento nel centro di Roma e nel cuore del Municipio I, un ganglio
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attualità
Vescovo
in terra paraguaiana di Sebastian Veits e Gianluca Rizzaro OMI per gentile concessione della rivista oblata Der Weinberg. Germania traduzione dal tedesco di Francesca Falchini
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La sorpresa della nomina alla diocesi di Ciudad del Este, il lavoro tra i giovani, le piccole comunità, i poveri. Parla mons. Guglielmo Steckling
D
al 21 dicembre scorso, c’è un nuovo vescovo tra i Missionari Oblati di Maria Immacolata. È mons. Guglielmo Steckling, tedesco di nascita, missionario in America Latina e ora pastore della diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay. Un oblato conosciuto, per il suo passato come superiore generale, ma soprattutto un missionario, che ha donato la vita per l’annuncio del Vangelo nello spirito del fondatore, Eugenio de Mazenod. Eletto superiore generale nel Capitolo generale degli OMI del 1998, dopo aver ricoperto il ruolo di assistente generale, p. Steckling ha guidato la congregazione oblata per 12 anni. Al termine del suo doppio mandato, nel 2010, era tornato in Paraguay. Nel Paese sudamericano, che l’aveva già visto all’opera molti anni prima della nomina del 1998, si occupava della formazione dei giovani studenti nello Scolasticato oblato. Lì lo ha raggiunto
la chiamata della Santa Sede. Ripercorriamo il cammino nei suoi ultimi anni sudamericani. Da formatore allo Scolasticato ha lavorato molto nella comunità, ma anche “fuori”, come si addice ad un buon missionario. Assieme ad un confratello mi occupavo dell’ultimo grado della formazione dei giovani, che consiste nello studio della teologia ed in un anno di esperienza pratica. In particolare, mi occupavo della vita all’interno della casa, ero un po’ come un padre di famiglia: pregavamo insieme, affrontavamo quelle tematiche che all’università non si aveva la possibilità di discutere, come ad esempio temi di spiritualità, della vita in comunità, del raggiungimento della propria maturità. Inoltre contribuivo alla formazione, a vari livelli. Infine, coordinavo una ‘piccola
comunità’. Queste ‘piccole comunità’ in realtà non sono poi così piccole: una parrocchia di città è composta in media da 20mila cattolici, in alcune si arriva anche al doppio. Poi ci sono le cappelle, e ad ogni cappella appartengono dai 4 ai 15 mila battezzati. Sono queste le “piccole comunità”. Vengono coordinate da laici, che a loro volta sono sostenuti dalle parrocchie e dai sacerdoti. Ai catechisti bisogna dare tutto l’aiuto possibile. Sono motivati, però hanno bisogno di qualcuno che li sostenga nelle difficoltà. Le comunità si mettono in gioco anche nel sociale, e molto spesso questo impegno viene direttamente dalle persone e non dal sacerdote. La comunità della mia chiesa offriva tre volte alla settimana assistenza e cibo. In alcuni periodi, ci occupavamo contemporaneamente anche di 50 bambini, di cui una parte non riceveva a casa cibo sufficiente.
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attualità
Una famiglia chiamata
alla missione
Cosa significa per una famiglia con dei figli essere in missione “ad gentes”? La testimonianza di una famiglia italiana in nord Europa di Angelica Ciccone angelica.ciccone@gmail.com
A
volte la chiamata alla vita missionaria non si concretizza solo attraverso la testimonianza quotidiana, ma richiede di lasciare tutto e partire, fisicamente, verso luoghi dove l’annuncio è più urgente, imprescindibile. Questa chiamata è per tutti, anche per i laici, per le famiglie. Pino e Pina Dei Campielisi sono una famiglia missionaria. Lui di origine calabrese, lei della provincia di Frosinone, entrambi medici, si sono sposati nel 1995 e hanno 7 figli. Da tanti anni fanno parte di una comunità del Cammino Neocatecume-
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Due momenti della “Missione in piazza”. In apertura l’intera famiglia di Pino e Pina
nale di Roma e dal 2005 sono missionari a Göteborg, la seconda città della Svezia. Dall’incontro con la fede alla testimonianza missionaria: attraverso quali tappe della vostra vita, Dio si è fatto presente in questa storia? Pino:: Il fidanzamento è coinciso con l’inizio di un cammino di riscoperta del battesimo dove abbiamo potuto sperimentare l’amore di Dio per mezzo di un costante rapporto con la parola, l’eucarestia e la comunione con i fratelli di comunità. Scoprire di essere amati gratuitamente e non per i propri meriti o capacità. Anche se nato in una famiglia cristiana, ho frequentato la parrocchia a partire dall’adolescenza. Da giovane universitario ho fatto esperienza dell’inganno dell’ideologia comunista. Il fallimento, sia di questa che dei progetti universitari, mi mise davanti al non senso della vita che facevo e della solitudine esistenziale
nella quale si può precipitare quando muore la speranza. Chi può amare un uomo che non può nulla? Come può vivere un uomo senza sentirsi amato? È qui che Dio si è fatto presente con una parola forte: “Io ti amo così come sei, fallito e senza speranza”. Dio ha fatto in modo che mi fidassi di questa parola e mi ha dato una comunità di fratelli e dei catechisti che mi hanno portato alla fede adulta ed al rinnovo delle promesse battesimali. Pina: Anch’io provengo da una famiglia cristiana partecipe delle attività parrocchiali, ma questo non riempiva il vuoto che sentivo, un vuoto che provavo a colmare con le relazioni affettive, cercando qualcuno che potesse amarmi e così dare un senso alla mia vita. Ho fatto, però, esperienza che l’uomo non è capace di colmare i vuoti dell’anima, ho soltanto raccolto delusioni dalle relazioni che ho avuto, perché ho cercato di avere quello che nessun uomo può dare: amare senza
condizioni. Così mi sono sentita amata da Dio per mezzo di suo figlio Gesù Cristo, in modo speciale, preziosa agli occhi di Dio. Il matrimonio cristiano, vissuto all’interno di un itinerario di fede nella chiesa, è stato, fin dal principio, come il naturale strumento che Dio ha messo nelle nostre mani affinché fosse per noi stessi e per chi ci circonda il luogo della manifestazione, della shekhinah (presenza) di Dio. Dio ci ha fatto delle promesse e le ha mantenute, anzi ha “scandalosamente” abbondato. Noi abbiamo detto un piccolo sì e lui ci ha ricolmato di grazie. Ci ha dato un fidanzamento casto, la fedeltà nel matrimonio, il desiderio dell’unione, il perdono e la riconciliazione, l’accoglienza dei figli come dono, la provvidenza nei momenti difficili, la missione. Cosa significa essere una famiglia in missione? E in particolare cosa significa esserlo in una nazione appa-
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dossier
Asia il futuro del cristianesimo si gioca qui!
di Alberto Gnemmi OMI e Adriano Titone OMI
Un diario di viaggio tra i Missionari Oblati di Maria Immacolata italiani in Thailandia, Indonesia, Corea del Sud e Cina 14 MISSIONI OMI 路 08/09_2015
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news
Notizie in diretta dal mondo oblato
messaggi Laos e notizie Il Papa riconosce il martirio di 17 cristiani dalle missioni
S
ono 17 i martiri del Laos. Il loro numero è cresciuto il 5 giugno scorso, quando papa Francesco ha autorizzato la beatificazione di un gruppo di cui fanno parte altri 5 oblati: p. Louis Leroy, p. Michel Coquelet, p. Vincent L’Hénoret, p. Jean Wauthier e p. Joseph Boissel. Cinque sono anche gli altri missionari appartenenti alla Società delle Missioni Estere di Parigi (MEP) e quattro i laici laoziani anch’essi uccisi ingiustamente. In cima alla lista, in ordine cronologico, c’è don Giuseppe ThaoTien, un sacerdote laoziano ucciso nel 1954. Dopo di lui, fino al 1970, si sono succedute le altre vittime dei guerriglieri comunisti Pathet Lao. I martiri del Laos, appartenenti per la maggior parte al vicariato di Luang Prabang sono morti in circostanze diverse, ma hanno in comune il fatto di essere stati uccisi a causa della loro fede e dell’impegno pastorale a favore delle comunità cristiane locali. La richiesta di avviare il processo di beatificazione presentata dai vescovi del Laos, è stata accolta nel 2004 dalla Congregazione per le cause dei santi accettando di promuovere la Causa “dei Martiri del Laos” seguita da p.
a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
Spagna La festa del Corpus Domini a San Martin de Tesorillo
L
a gente di San Martin de Tesorillo nel pomeriggio di sabato 6 giugno ha addobbato le strade che avrebbe percorso la processione e, naturalmente, si è poi ritrovata per la celebrazione eucaristica presieduta dal parroco p. Alberto Costa OMI. Il canti del coro Rociero, dell’associazione femminile “Las Palmeras” hanno accompagnato la processione del Santissimo Sacramento alla quale hanno partecipato anche i bambini che quest’anno hanno ricevuto la prima comunione. Durante il tragitto sono state fatte varie fermate nei luoghi dove erano stati predisposti degli altari. (fonte: nosotrosomi.blogspot.com)
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NAMIBIA
LA CHIESA AL FIANCO DEGLI OPPRESSI
Roland Jaques OMI in qualità di postulatore. Nella diocesi di Nantes, in cui era nato p. Jean-Baptiste Malo, membro della Società delle Missioni Estere, si è svolta la prima fase del processo che ha portato al riconoscimento del martirio di questo gruppo che si avvia alla beatificazione. Sulla stessa strada si trovano anche p. Mario Borzaga e il catechista Paolo Thoj Xyooj per i quali, proprio un mese prima, il 7 maggio 2015, il Santo Padre aveva autorizzato un altro decreto.
Il 24 aprile papa Francesco ha ricevuto i vescovi della Conferenza episcopale di Namibia e Lesotho per la visita ad limina. A questo piccolo gruppo formato da sette vescovi, di cui sei sono Oblati di Maria Immacolata, sono affidati due Paesi dell’Africa australe, entrambi a maggioranza cristiana: in Namibia sono in prevalenza evangelici, in Lesotho cattolici. Tanti i problemi economici e sociali che questi due Paesi devono affrontare. Molte anche le sfide sul piano religioso. Delle priorità della chiesa in Namibia, ha parlato mons. Liborius Nashenda OMI, arcivescovo di Windhoek e presidente della Conferenza episcopale del Paese, ai microfoni Radio Vaticana: «La nostra principale priorità - ha esordito il presule - è rendere la chiesa autosufficiente, far sì che i fedeli si sentano protagonisti della loro chiesa». Quali sono le sfide che dovete affrontare come chiesa? La prima sfida è quella delle vocazioni che sono in calo. La nostra chiesa è stata fondata dai missionari e adesso questi stanno diminuendo. Ne deriva che la chiesa deve mobilitare i fedeli e pregare per avere più vocazioni locali così da potere raggiungere un giorno l’autosufficienza. La seconda sfida è preparare coloro che decidono di intraprendere il sacerdozio o la vita consacrata così che possano diventare efficaci agenti evangelizzatori. E questa è la sfida dei seminari e dei centri di formazione. Un’altra sfida importante è la formazione permanente del clero, compresi i diaconi, i religiosi e i laici. La presenza dei laici sta crescendo insieme alla consapevolezza che la chiesa appartiene anche a loro. Una volta si sentivano esclusi, ma adesso stiamo cercando di far loro comprendere che facciamo tutti parte della chiesa come una squadra e che solo lavorando insieme possiamo dirci chiesa locale, perché un vescovo, un sacerdote, un laico, un religioso da soli non possono fare nulla, mentre insieme possiamo portare avanti l’opera di Cristo. Ha parlato dei missionari che hanno portato
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fatti
Le maratone di
padre Andy
La storia di un Oblato americano che da anni corre sulle lunghe distanze di Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
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opo una maratona mi prendo sempre una settimana di riposo e poi ricomincio gli allenamenti. Per me vale sempre la regola di ascoltare il proprio corpo”. A parlare come un maratoneta navigato è p. Andrew Sensenig, missionario Oblato di Maria Immacolata statunitense. Classe 1961, Andy, come lo chiamano gli amici, è la dimostrazione che la corsa fa bene ad ogni età e soprattutto che correre è un’esperienza che investe tutta la persona.
Cominciamo con una domanda a bruciapelo: perché corri? La ragione è semplice. È l’unico modo in cui si possa volare senza avere le ali! Gli angeli hanno le ali, come gli insetti, gli uccelli e gli aeroplani, ma non le abbiamo noi umani. La differenza tra camminare e correre è che quando cammini c’è sempre almeno un piede sul suolo, mentre quando corri c’è un momento nel quale entrambi i piedi non sono a contatto con la terra. In un certo senso possiamo dire che in quel momento si sta volando… Faccio l’esperienza sulla terra di cosa significa
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A sinistra, Andy Sensenig il 9 marzo 2014 alla LA Marathon con fratel Craig Bonham OMI. Qui, padre Andy alla LA Marathon il 15 marzo 2015
42 chilometri e
195 metri
La maratona di Los Angeles 2014 è stata corsa da PADRE ANDY SENSENIG IN 5.38’54’’ mentre a Fargo ha corso sotto le cinque ore. La maratona misura 42.195 metri ed è, secondo la tradizione, la distanza percorsa da Filippide nel 490 a.C., dalla città greca di Maratona all’Acropoli di Atene per annunciare la vittoria sui persiani. In Italia
avere ali di angelo! Così quando corro sperimento una gioia pura! Che tipo di esperienza si fa quando si corre e, in particolare, quando ci si misura su una maratona o su un’ultramaratona? La mia esperienza della corsa, specialmente nelle maratone, ma anche nelle cinque e dieci chilometri, è sempre la comunità. C’è un grande gruppo di podisti, alcuni molto seri, altri nervosi, alcuni pieni di speranza, altri divertenti e buffi. Mi ricorda sempre cosa
abbiamo una lunga tradizione di maratoneti. Nomi come quelli Gelindo Bordin, campione olimpico a Seoul nel 1988 o Stefano Baldini medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene 2004 sono molto conosciuti. Il record del mondo della maratona è attualmente del keniano Dennis Kimetto in 2.02’57’’. Alla maratona di Treviso, corsa il 1 marzo 2015, DON VINCENZO PUCCIO, sacerdote siciliano ha corso con il brillante crono di 2’29’10’’.
devono essere i cancelli del paradiso. Siamo un vasto assortimento di persone, tutti con uno stesso scopo, tutti per stare insieme, tutti che vogliono il meglio da se stessi e per ciascuno degli altri. È questo il motivo per il quale mi piace andare alle gare su strada, perché stai con la gente che vuole sperimentare l’entusiasmo della corsa che ho anch’io. È una comunità gioiosa, esattamente come quella che sperimento quando ho il piacere di presiedere la messa, in particolare nelle grandi chiese. Ci sono tante persone che arrivano
per fare l’esperienza della gioia di Cristo. Sia nelle corse che nel servizio in chiesa, siamo radunati per uno stesso scopo: sperimentare la gioia. Ci racconti qualcosa di te? Di quale parte degli Stati Uniti sei originario, quando sei entrato nella congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata…. Sono nato nella parte occidentale degli Stati Uniti, nello stato dello Iowa, ma sono cresciuto nello stato del Maine. Sono entrato tra gli Oblati nel 1989.
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fatti
La pausa estiva come occasione per curare corpo e spirito
Il senso c
delle va
di Osvaldo Rinaldi, Zenit
L’
estate è un tempo di riposo in cui normalmente si rallentano o si abbandonano del tutto quelle attività che ci hanno accompagnato nel corso dell’intero anno. Il riposo spesso diventa sinonimo di ozietà e di accidia. La nostra società ci ha abituato a seguire ritmi frenetici alternati a momenti di assoluto lassismo nei tempi di vacanza. È proficuo domandarsi qual è il senso cristiano del riposo. Questa domanda, apparentemente banale e scontata, rivela la verità del nostro spirito. Infatti, concepire il riposo come assenza totale di impegni, come rifiuto di pensare ai vari problemi della vita, è una maniera poco rilassante di concepire la pausa estiva. Anche se gli sforzi della propria professione vengono accantonati, restano gli impegni della vita familiare. La famiglia non va mai in
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abitare la
speranza
Si svolge dal 27 al 29 agosto a Pontmain in Francia l’Université d’été organizzata dai Missionari Oblati di Maria Immacolata. Il tema OSER HABITER L’ESPÉRANCE! verrà affrontato con alcuni contributi dottrinali ed artistici. Tra i relatori Luc Tardif OMI dell’Università di Ottawa, Laurence Garcin, pianista e professore al conservatorio di Grenoble, Anne Clief, pittrice e docente a Aix en Provence, Rousset e Marsiglia. Quattro gli
assi portanti di questa prima Université d’été. I contributi intellettuali sotto forma di conferenze e condivisioni, l’espressione del tema con il linguaggio dell’arte con atelier creativi e rappresentazioni, spazi di fraternità e conoscenza reciproca, un tempo di pausa spirituale alla scoperta del messaggio del santuario di Pontmain. In programma anche un pellegrinaggio a Mont St-Michel.e la celebrazione eucaristica all’alba. Gli organizzatori sono tre oblati: Bertrand Evelin, Dominique Dessolin e Eric Audo.
cristiano
vacanze e del riposo vacanza: essere madre e padre è un mestiere che non conosce tramonto. Del resto Gesù, durante la sua vita terrena, non si prendeva periodi di vacanze dai suoi discepoli e nemmeno dalle persone che accorrevano a Lui per essere guarite o rincuorate. Gli unici momenti di vero riposo per Gesù erano quelli della preghiera, dove trovava ristoro della propria anima nell’ascolto e nel dialogo con il Padre. Questo tempo che Lui dedicava alla preghiera costituiva per Gesù un attingere quella forza spirituale per essere sempre pronto al servizio del prossimo e poter così adempiere la sua missione affidatagli dal Padre.
Tre elementi L’esempio di Gesù è di grande insegnamento per tutti noi. Il vero riposo cristiano nasce da tre elementi; ave-
l’ES ES PÉ RAN CE ! re momenti di intimità con il Signore, offrire il servizio della carità al prossimo, vivere la speranza come compimento della promessa di Dio. L’intimità con il Padre è opera dello
Spirito Santo che vuole condurre la nostra anima dall’arsura del deserto del mondo all’oasi di pace dell’orazione a Dio, perché vuole dissetare le nostre inquietudini con la brezza della sua ispirazione e della sua consolazione. Come il corpo cerca refrigerio durante questa calura estiva, così l’anima arde trovare una brezza di consiglio divino per essere guidata nelle proprie decisioni e confermata nelle proprie intenzioni. La relazione con Dio porta ad aprirsi verso il prossimo. Quante volte durante l’anno non si è avuto un tempo adeguato per parlare tra moglie e marito, per raccontarsi i propri stati d’animo; quante volte non è stato possibile condividere le preoccupazioni su alcuni comportamenti dei figli, quante volte si è tralasciato di comunicare quelle vicende che hanno lasciato una ferita nelle relazioni familiari; quante volte
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P. Sante Ronchi (a destra nella foto) con mons. Ramiro in Venezuela. Nella foto accanto p. Giuseppe Calderone in Uruguay
di abbracciare, nei santi desideri, l’immensa distesa della terra intera”(S. Eugenio). Ringrazio p. Sante Ronchi destinato alla missione del Venezuela. E’ un montanaro bellunese dal cuore d’oro che ha lavorato nella formazione, nella missione della Romania e che ha il coraggio di rispondere a questo nuovo invito. Ringrazio p. Roberto Gallina, bresciano mite e gentile che insieme a un confratello senegalese inizia nella povertà più estrema una nuova missione in Guinea Bissau. Ringrazio
p. Giuseppe Calderone di Oppido Mamertina (Rc) che con l’entusiasmo della sua giovinezza, la mitezza e la fierezza del suo carattere e della sua terra calabra ha raggiunto i suoi confratelli in Uruguay. Il missionario parte perché non può farne a meno. Parte perché “l’attività missionaria è intimamente congiunta con la natura umana e con le sue aspirazioni” (Ad gentes 8). Il missionario parte, perché è stato raggiunto da una chiamata, e non era soltanto uno squillo
di cellulare. Parte perché “gli uomini di oggi, troppo presi da interessi scientifici e tecnologici, non perdano il contatto con le realtà divine” (Ad gentes 11). Parte perché è amato e ama. Parte perché crede. Il missionario parte dalla propria vita di prima, che non era brutta, ma non bastava. Parte dai propri affetti che restano e si approfondiscono nell’amore per tutti. Parte dalle sue convinzioni e dai suoi pregiudizi. Il missionario parte verso paesi stranieri, ma anche verso gli stranieri che giungono nel suo paese.
Parte verso i lontani che non sanno ancora di essere amati da Dio, ma anche verso i vicini che lo hanno dimenticato. Parte verso la sofferenza manifesta, mascherata o rifuggita. Il missionario parte per “rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e a tutti i popoli” (Ad gentes 10). Parte per imitare Gesù che “penetrò nel cuore degli uomini per portarli attraverso un contatto veramente umano alla luce divina” (Ad gentes 11). Il missionario parte perché è cristiano e “i cristiani, avendo dei doni differenti, devono collaborare alla causa del vangelo, ciascuno secondo le sue possibilità, i suoi mezzi, il suo carisma e il suo ministero. Tutti, dunque, coloro che seminano e coloro che mietono, coloro che piantano e coloro che irrigano, devono formare una cosa sola, sicché «tendendo tutti in maniera libera e ordinata allo stesso scopo», indirizzino in piena unanimità le loro forze all’edificazione della Chiesa” (Ad gentes 28a). Il missionario parte addirittura restando, ma con occhi e cuore attenti alla realtà che lo circonda. Dino Tessari OMI
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lettere dai missionari
Qui Uruguay di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net
Un collegio missionario Quest’anno sono 240 i bambini iscritti al Collegio San José del Cerro, dalla materna di tre anni fino al sesto anno delle elementari. È il numero più alto degli ultimi anni. Molte famiglie ci conoscono e decidono porsi in questa “avventura”.
MISSIONI La proposta è essere un collegio missionario, non potrebbe essere altrimenti. Mi ricordo che il precedente vescovo di Montevideo quando venne in visita pastorale, quasi dieci anni fa, domandava ai bambini cosa volevano essere da grandi. La risposta era sempre la stessa: missionari! Stupito, mi diceva: “Non può essere, dicono sempre missionari!”. Quando uno cade in un bidone di vernice azzurra, tutto quello che tocca si colora di azzurro. La missione sta stimolando da alcuni anni tutta l’America latina ed il papa ce lo sta dicendo continuamente: andare incontro all’altro, fare il primo passo, contagiare la gioia della nostra fede. I bambini lo capiscono al volo, i grandi un po’ meno. Quando ho chiesto ai bambini di fare un disegno di come vedono la loro scuola sono rimasto sbalordito da quello che provano ad essere alunni del San José OMI. Viva la Missione!
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Qui Thailandia di Domenico Rodighiero OMI rodighiero.domenico@gmail.com
Dare speranza ai rifugiati Una sfida per noi sono i rifugiati. La parrocchia dà un aiuto a queste persone e ogni mese distribuiamo circa 170 pacchi viveri a famiglie in difficoltà. Ma questa gente non ha bisogno solo di cibo. I pakistani arrivano in Thailandia, perché sono una minoranza cristiana perseguitata. Un amico di Karachi, papà con
quattro figli, mi ha invitato a benedire la sua casa. Quando ho visto le foto di suo padre, cristiano, che era stato accoltellato dal suo vicino per invidia, ma con la scusa di aver detto cose contro il ‘profeta’, ho toccato con mano la follia umana. Chi vive situazioni del genere ha bisogno di cibo, ma anche di speranza ed è per questo che ho deciso di visitare le comunità pakistane a Bangkok e celebrare la messa con loro, regolarmente. Vorrei che sentissero che il Dio del perdono, il Dio dell’amore che non conosce limiti è con loro e che la comunità cristiana non li lascia soli. Celebro la messa in stanze piccole, chiuse e senza aria, la gente che partecipa è di solito povera e senza lavoro. Le nostre messe sono solenni: nelle terrazze dei condomini sotto la volta della più bella cattedrale che Dio ci ha dato.
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200 anni
In cammino verso i 200 anni dalla nascita dei
Missionari OMI
La relazione tra la comunità apostolica e la missione Siamo una comunità apostolica in missione, responsabile del messaggio di Gesù Cristo che trasforma e dà la vita: «Dobbiamo osare tutto per il Vangelo» Sant’Eugenio de Mazenod
Costituzioni e regole oblate Noi compiamo la nostra missione nella comunità a cui apparteniamo e mediante essa. Le nostre comunità hanno dunque un carattere apostolico. Nella misura in cui cresce tra loro la comunione di spirito e di cuore, gli Oblati testimoniano davanti agli uomini che Gesù vive in mezzo ad essi e fa la loro unità per mandarli ad annunciare il suo Regno. (Costituzione 37)
Una visione condivisa Come Eugenio de Mazenod, ci riuniamo attorno alla persona di Gesù Cristo
CONDIVISIONE Abbiamo sempre dimostrato di essere stati «riuniti» in questo modo? La gente lo nota? SI, mostriamo chi siamo. Le persone spesso commentano positivamente il nostro spirito di famiglia accogliente. Il nostro legame fraterno è forte. NO, non è evidente Ci sono situazioni in cui la vita piena di comunità, al di là di alcuni momenti, in realtà non esiste.
IMPEGNO Scelgo di vivere in comunità come mezzo per essere costantemente evangelizzato e testimoniare il Regno di Dio nella nostra storia.
200 ANNI Missionari Oblati
LA PAROLA DI DIO
Gesù chiama i dodici apostoli.
di Maria Immacolata
1816-2016
Marco 3, 13-19 per formare un cuore solo. Riconoscendo che ciò che sogniamo da soli rimarrà sempre un sogno, ma ciò che sogniamo con gli altri può diventare una realtà, riconosciamo i limiti del singolo e il valore della comunità. La visione è reale solo quando è condivisa: questo è ciò che Eugenio de Mazenod ha scoperto durante la sua vita. La comunità è una visione condivisa! • Ci riuniamo perché abbiamo visto il Signore. I membri di questa famiglia stanno insieme perché, come Eugenio, si sono lasciati toccare dallo sguardo d’amore del Salvatore.. • Ci riuniamo come famiglia che invita gli altri a venire a vedere con noi lo stesso Signore: La missione ci invita ad andare verso i più abbandonati, a stare con loro e ad entrare in un processo di arricchimento reciproco con l’ascolto e condividendo la nostra esperienza. • Ci riuniamo perché riconosciamo il volto del Salvatore in coloro che sono abbandonati: La nostra identità è essenzialmente legata alla comunità. Se dovessimo perdere il senso della comunità, non saremmo più Oblati. Ciò che ci rende diversi, ci rende Oblati,
non è la chiamata che abbiamo sentito individualmente, ma il fatto che siamo stati «riuniti», dalla «chiamata di Gesù Cristo» (C 1). La comunità apostolica è per noi una questione importante, una realtà non negoziabile da cui dipende il nostro futuro. Wilhelm Steckling OMI.
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NOVITÀ
Cicuéndez J. M., Perera A., Eugenio de Mazenod. Cuore di fuoco. Volume a fumetti. Versione italiana a cura della Procura delle Missioni Estere Editrice Missionari OMI, p. 64, 5 euro Un fumetto sulla vita di S. Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Presentazione di p. Louis Lougen, superiore generale OMI. “Il racconto si articola intorno a un viaggio nel tempo e nello spazio, dove il protagonista , fra sogni ed evocazioni del passato, ci narra i principali capitoli del percorso della sua vita”, scrive nell’introduzione Maria del Pilar del Amo, storiografa e critica d’arte. Per acquistare il fumetto telefonare al numero 06.9408.777 (ore ufficio) o scrivere a editrice.missionari.omi@omi.it
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