Missioni omi dic 2014 parziale

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attualità

dossier

fatti

missioni

Un incontro speciale con papa Francesco in Corea

Il mistero del Natale coinvolge le famiglie

P. Ettore Andrich. Un missionario generoso

Vivere e operare come corpo apostolico

MISSIONI

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

Prezzo di copertina € 2,20 - dicembre 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

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NATALE Festa in famiglia 26/11/14 21:15


SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.12 dicembre 2014

attualità

La Roma di sant’Eugenio di Fabio Ciardi OMI

L’incontro

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

di Maurizio Giorgianni OMI

EDITORE

Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli

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Con i giovani per la rinascita del continente africano

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Notizie in diretta dal mondo oblato

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di Gianluca Rizzaro OMI

news

REDAZIONE

Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pax1902@gmail.com

a cura di Elio Filardo OMI

Mgc news

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Papa Francesco, pellegrino in periferia

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L’indomabile missionario

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Lettere al direttore

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Tipolitografia Abilgraph - Roma

Lettere dai missionari

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FOTOGRAFIE

Qui Thailandia, Qui Nigeria

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DIRETTORE RESPONSABILE

Pasquale Castrilli REDAZIONE

fatti

Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI

Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo

di Luigi Mariano Guzzo

di Alberto Gnemmi OMI

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE

missioni

Elisabetta Delfini STAMPA

Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI

Via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore

17 euro 37 euro 35 euro 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare novembre 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi

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dossier

DOSSIER

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La famiglia nello spirito del Natale 14

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opo essere stato per molti anni guida spirituale della Comunità di Sant’Egidio, poi, per dodici anni (2000-2012) vescovo di Terni-Narni-Amelia, da giugno 2012, mons. Vincenzo Paglia è tornato a Roma, a seguito della nomina a presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’ufficio del dicastero vaticano, in cui monsignor Paglia ci riceve per l’intervista, è significativamente a due passi dalla basilica di Santa Maria in Trastevere, dove è stato parroco per una ventina d’anni e dove trent’anni fa ebbe inizio la pregevole iniziativa del pranzo di Natale con i poveri di Roma. Pochi metri più in là, la sede internazionale della Comunità di Sant’Egidio. In questo angolo nel cuore di Trastevere si intrecciano il passato, il presente e il futuro di monsignor Paglia: tanti ricordi ed ispirazioni per l’impegno pastorale attuale del quale il presule, a colloquio con Zenit, ha tracciato le sfide più attuali. Con un occhio alle festività natalizie imminenti.

Mons. Vincenzo Paglia racconta perché il mistero del Natale coinvolge profondamente ogni famiglia di Luca Marcolivio Zenit

In un suo libro, intitolato In cerca dell’anima, descriveva un paese, l’Italia, in grossa crisi di identità umana e spirituale. Questa “perdita dell’anima” è un problema anche mondiale? Il Natale può aiutarci a ritrovare l’anima perduta? È un mondo che rischia di perdere l’anima, perché pensa che l’anima sia solo il mercato, il conflitto, il prevalere sugli altri, ma non l’amore. Ma l’anima che può rendere vivibile il mondo è solo l’amore, è solo quel Bambino piccolo, che viene al mondo, perché tutti possano accogliere l’amore. In tal senso noi cristiani abbiamo un indispensabile compito: aiutare gli uomini di tutte le fedi e di tutte le culture a ritrovare l’anima.

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una foto per pensare 014_021.indd 14-15

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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com

UNA FOTO PER PENSARE

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I nostri giorni stanno nel qui e ora, nel presente pregnante ed esigente. Perché possano avere senso necessitano di una solida base, di una prospettiva forte. Io la trovo nella “vita di dentro”, nella profondità delle emozioni e dei sentimenti, nell’interiorità. Intriga questo allenamento interessante e faticoso, che esige la messa in relazione di quello che c’è all’interno con la concretezza dell’esterno. Chiama alla coerenza - sofferta e mai compiuta - tra ciò in cui si crede e quello che poi effettivamente si fa. Il traguardo è accorciare, con pazienza e perseveranza, questo cono d’ombra tra il mondo “di dentro” e quello “di fuori”. Decidendo di fare sul serio potremmo ritrovarci unità composta e risolta che emana bellezza.

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MISSIONI

editoriale Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com

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La sfida del Natale A

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fatti

missioni

Un incontro speciale con papa Francesco in Corea

Il mistero del Natale coinvolge le famiglie

P. Ettore Andrich. Un missionario generoso

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

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Prezzo di copertina € 2,20 - dicembre 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

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NATALE

Festa in famiglia

nni fa avevamo fatto un gioco con i ragazzi. Dodici domande per “sfidare” la conoscenza dell’evento storico del Natale di Gesù Cristo, figlio di Dio. Partendo dal dato biblico avevamo notato quanto era stato aggiunto dalla tradizione e dalla pietà popolare. I tre magi? La Scrittura non specifica il numero di questi uomini venuti dall’Oriente (Mt. 2,1). La grotta? Gesù, dice il Vangelo, nacque in una “casa” (Mt. 2,11). L ’asino e il bue? Dispiace dirlo, ma… dei due animali non c’è traccia nei Vangeli. I genitori dei ragazzi si erano un po’ preoccupati nell’ascoltare i loro figli tornati dall’incontro di formazione. Ma qualcuno di loro mi disse, tempo dopo, che quell’occasione era stata utile per parlare in famiglia, per svegliarsi e prendere coscienza, pensando al vero senso del Natale, senza ridurlo ad una favoletta, ad un mito. Ecco. Si tratta proprio di questo: non trasformare l’evento “Natale” in un aneddoto a lieto fine da narrare ai bimbi prima di andare a dormire per conciliare la loro notte. Raccontare il Natale come fosse una novella fa perdere a questo fatto la sua storicità e inevitabilmente la sua verità. In altre parole narrare il Natale come una bella storiella, sminuisce la forza dell’evento. Toglie a Cristo la verità della sua mis-

sione di Salvatore, a Dio la forza della scelta “scandalosa” di incarnarsi, a Maria e Giuseppe il valore della loro disponibilità alla Volontà di Dio, ai pastori la semplicità di una fede sincera, ai Magi il senso di un viaggio lungo e faticoso. Si tratta, in realtà, di un momento drammatico e forse non proprio sdolcinato. Una coppia di sposi, lei alla vigilia del parto, che non trova albergo, il rifiuto di questo bambino prima ancora della sua nascita, l’entrata ‘incosciente’ di Dio nella storia. Certo, tutti, bambini e adulti, abbiamo bisogno di favole per sognare e rendere più lieti i nostri giorni. Ma nel terzo millennio, in questi tempi italiani di cui siamo protagonisti, conviene forse tornare all’autenticità del Natale. A sentire la solidarietà di Dio, a fare scelte di vita sobria, ad abbandonare sterili confronti per lasciare il posto all’accoglienza reciproca. Madre Teresa di Calcutta diceva: «È Natale ogni volta che sorridi ad un fratello e gli tendi la mano, ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze, ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri». Il Natale ci sfida, a tutte le latitudini, a costruire un presente di pace che ci apra ad un futuro di nuova speranza e ottimismo. ■

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lettere al direttore

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Talita Kum Pozuelo è arrivato a Roma Venerdí 3 ottobre siamo partiti per Roma con una delegazione spagnola. Dal momento che ci siamo incontrati all’aereoporto di Madrid ero sicuro che cominciava un’esperienza indimenticabile. Eravamo incaricati di rappresentare i nostri amici spagnoli al Convegno della Procura delle missioni che si svolgeva nella Casa provinciale degli OMI a Frascati (Rm), in quel fine settimana: Mercedes Ossorio, Tino Migliaccio OMI ed io, di Pozuelo de Alarcón, per presentare il progetto “Talita Kum Pozuelo”, Evilio Moran, di Valladolid, per presentare la “Ong AMYCO” (Amicizia e Collaborazione Oblata). A Roma ci aspettava la nostra casa e la nostra familia italiana. È stato vivere un’intenso scambio di buone notizie, che normalmente non vengono raccontate nei giornali né in televisione. Abbiamo

incontrato persone che hanno deciso di rispondere ad una chiamata di Dio; quel gruppo di persone è arrivato con il desiderio di condividere le proprie esperienze. Quanto mi è piaciuto imparare che aiutare gli altri non è solo cosa di sacerdoti, ma anche di laici! Protagonisti dell’incontro erano quei progetti nati dalla solidarietá di gente che aveva deciso di non vivere piú per se stessa, ma per gli altri. È stato una boccata di aria fresca, un’aria che mi ha riempito di forza e mi ha spinto a continuare nel progetto che abbiamo

cominciato. La convivenza oblata mi ha riempito di energia, e adesso so che ci sono persone in Italia che pregano per noi e che ci appoggiano, e anche noi facciamo lo stesso per loro. Abbiamo terminato la giornata di domenica conoscendo il superiore generale OMI, p. Louis Lougen, che ci ha riempito anche lui di voglia ed entusiasmo per continuare. Oltre a questo, abbiamo fatto anche una visita a S. Pietro dove abbiamo terminato la nostra avventura pregando sulla tomba di S. Giovanni Paolo II, il papa dei

giovani, chiedendo la sua intercessione per il gruppo giovani che sono parte di questo progetto. I compagni di viaggio e il soggiorno mi hanno rinnovato e in Spagna è ritornato un Gonzalo diverso da quello che era partito. Solo Dio ha potuto essere l’autore di un’esperienza simile. In definitiva, sono tornato alla mia vita con l’intenzione di cambiare direzione; non sono piú io il protagonista della stessa, ma ho deciso di mettere gli altri al mio posto, e concretamente i piú bisognosi. Gonzalo García Madrid

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Ricordando Pierino Da un lato la vita, la famiglia, le persone; dall’altro le cose che non si vedono, l’eternità, Dio e la voce della trascendenza che abita nel cuore. Così te ne sei andato tra la voglia di vivere accanto a noi e la debolezza fisica. Lo sapevi e ci avevi preparati lasciandoci il messaggio che “la morte è un risvegliarsi in cielo”. Avevi chiaro l’obiettivo: il Cielo, Dio. Per questo obiettivo hai vissuto, hai amato e donato. Hai vissuto la tua realtà di operaio che apprezza il salario, fonte di sussistenza per la famiglia e di aiuto per i poveri. In tutto ciò che facevi mettevi passione e creatività. Hai amato la famiglia: tua moglie, “la regina della casa”. A lei hai consegnato i tuoi progetti, i desideri e il tuo amore. Hai saputo metterti da parte tante volte per vederla felice. Hai amato noi, tuoi figli ai quali non hai mai fatto mancare nulla, soprattutto i consigli, il sostegno, il rigore e la capacità di introdurci nella vita fondata su radici profonde come l’onestà, l’unione, la condivisione e la fede. Era questa che ti ha accompagnato nella vita, in gioventù, quando militavi

nell’Azione Cattolica e poi in età matura, in ogni contesto laico o religioso, in situazioni liete e nella sofferenza. La tua vita non era solo il lavoro e la famiglia, ma anche ‘gli altri’: i vicini di casa, la comunità parrocchiale, i poveri, i missionari, i giovani…Ai vicini non facevi mancare la tua battuta e un invito alla preghiera (ti incontravano quasi sempre con Radio Maria sintonizzata nella radiolina). Alla comunità

parrocchiale hai donato il servizio con naturalezza, perché la chiesa era anche la tua casa. Poi il volontariato alla Caritas ed in particolare nell’allestimento di container destinati alle missioni degli OMI. Così nel 1988 hai deciso di partire per raggiungere una di queste missioni, il Senegal, dove sei stato accolto da p. Giancarlo Todesco. Hai avuto uno sguardo attento per i poveri a cui non hai fatto mancare i tuoi aiuti spirituali e

materiali che hai offerto tramite i missionari. Anche per i giovani ti sei prodigato, perché ci fosse un posto per loro nella parrocchia. Ti sentivi un pò papà e un po’ nonno con le tue correzioni e i tuoi sorrisi. Poi con la mamma vi siete resi disponibili ad organizzare la prima “Estate Ragazzi” che ancora oggi vede impegnati tanti ragazzi e famiglie. In ultimo il tuo rapporto con Dio che condiva ogni tua azione, il tuo essere, il tuo donarti. In Lui hai trovato la forza di servire, di essere sempre disponibile per tutti, anche quando avresti voluto godere un ben meritato riposo. Hai saputo abbandonarti alla misericordia di Dio facendo della tua vita e soprattutto della tua sofferenza una preghiera vivente.. Annapaola e Giancarlo Rasia Aosta V Convegno ecclesiale 2015 La Chiesa italiana cammina verso il V Convegno nazionale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. La“traccia” preparatoria è reperibile su Internet cliccando www.avvenire.it/Chiesa/ Documents/a%20cei%20 traccia%20Firenze%20 2015%20web.pdf

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attualità

L’incontro Le sorprese di un lavoro di traduzione in occasione della visita di papa Francesco in Corea lo scorso mese di agosto. di Maurizio Giorgianni OMI gioma18@hotmail.com

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o difficoltà a scrivere queste righe. Per raccontarvi il mio incontro con papa Francesco sento che dovrei avere un cuore più libero. Ma forse il modo migliore per essere liberi è donare quello che si è vissuto. Tutto è iniziato quando sono tornato dalle vacanze in Italia. Il 5 luglio sono rientrato in Corea ed il 6 ricevo una telefonata dalla CBCK (Conferenza episcopale coreana). Mi chiedono se posso correggere alcune bozze scritte in italiano di un discorso di benvenuto per papa Francesco. «Per amore al papa e alla chiesa co-

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corea del sud

Nel 2005, meno della metà della popolazione sudcoreana non ha espresso alcuna preferenza religiosa. Per quanto riguarda il resto della popolazione, la maggior parte è cristiana o buddista. Secondo il censimento del 2007, il 29.2% della popolazione a quel tempo era cristiana (il 18.3% si è dichiarato protestante, mentre il 10.9% cattolico), ed il 22.8% era buddista. Altre religioni presenti sono l’Islam e nuovi movimenti religiosi come il Jungismo, Cheondoismo e il Buddismo Won. La religione praticata più antica era lo

in pillole

sciamanismo coreano. Oggi, la libertà di religione è garantita dalla costituzione, e non c’è una religione di Stato.

NOME UFFICIALE LINGUE UFFICIALI CAPITALE FORMA DI GOVERNO INDIPENDENZA INGRESSO NELL’ONU SUPERFICIE TOTALE

REPUBBLICA DI COREA COREANO SEUL REPUBBLICA SEMI PRESIDENZIALE DAL GIAPPONE 15 AGOSTO 1945 17 SETTEMBRE 1991 100.210 KM2

Seul

reana, lo faccio volentieri», rispondo subito. Da uno, i discorsi diventano due, e poi una relazione sullo stato della chiesa, e poi altre relazioni. Praticamente in due settimane mi trovo ogni giorno a dover correggere discorsi, relazioni, controllando le traduzioni dal coreano all’italiano. Pensavo fosse una cosa semplice, ma si rivela impegnativa. Anche p. Vincenzo Bordo qualche volta viene coinvolto nel lavoro.

Amare la chiesa Mi dicevo alcune volte “ma chi me l’ha fatto fare..” però davvero è stata una esperienza di crescita e di amore verso la chiesa coreana e verso il papa. Verso la fine di luglio ancora qualche piccolo aiuto e poi il lavoro sembra finito. Mi richiamano dalla CBCK per ringrazi-

armi e per chiedermi il numero di conto bancario. «Il suo lavoro va pagato», mi dicono. Io scherzando rispondo: «no, no è per il papa e per la chiesa». Comunque insistono anche perché era nei loro budget e ci mandano un compenso per la traduzione. Nel cuore un po’ di soddisfazione ce l’ho, nel mio piccolo un minimo contributo a questa visita del papa l’ho dato. Qualche giorno dopo ricevo un’altra telefonata. «Padre il 14 agosto ha qualche impegno?» Guardo i miei impegni, è un giovedì e di solito lavoro in comunità per l’economato. «No il 14 non ho impegni particolari. Perché?» rispondo. «Ho una cosa importante da chiederle». dall’altra parte la voce diventa seria… «Vede, padre, il 14 agosto il Santo Padre, dopo aver incontrato il presidente, avrà l’incontro coi vescovi coreani qui

alla CBCK. Pensavamo di chiederle se è disponibile per le traduzioni dal coreano in italiano». «Vuole dire che devo tradurre per il papa?», rispondo un po’ incredulo. «Sì, per il papa e il seguito della persone che vengono dall’Italia». A questo punto mi si è inceppata la lingua. «Ma siete sicuri, Io non sono così bravo nella lingua coreana. Tradurre un testo con tempo è un conto, ma tradurre in simultanea…a dire il vero non me la sento». Provo anche a spiegare e indicare alcuni nomi di persone che parlano bene le due lingue e potrebbero essere adatte. Ma la risposta è che il vescovo Kang, presidente della CBCK non vuole all’incontro altre persone, ma solo un prete e ha fatto il mio nome, dato che conosco già tutti i discorsi avendoli corretti. A questo punto dico di sì, subito. Incoscientemente.

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attualità

Con i giovani per la

rinascita del continente africano

Il lavoro dell’associazione Ymca in un quartiere di Dakar 10 MISSIONI OMI · 12_14

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un equivoco

Chi conosce a cosa si riferisca e di cosa parli il testo della celebre canzone Y.M.C.A., portata al successo dal gruppo musicale americano dei Village People alla fine degli anni ’70 e immancabile in ogni veglione di Capodanno che si rispetti? IL BRANO NON È UNA CELEBRAZIONE DELL’YMCA e del suo lavoro meritorio e ultracentenario nel mondo, quanto piuttosto una presa in giro. Il riferimento è agli Stati Uniti pre-Stonewall, ovvero al periodo precedente gli scontri tra i sostenitori del movimento omosessuale e la polizia (rivolta che poi diede il via alla nascita dei fronti di liberazione gay in diversi Paesi), quando troppo spesso i circoli e le palestre affiliate all’Ymca venivano utilizzati come luoghi di incontro clandestino tra omosessuali. La grande affermazione ottenuta dal brano, uno dei

risolto

N

di Gianluca Rizzaro OMI gianlucarizzaro@gmail.com

maggiori successi di sempre della disco-music, ha fatto passare in secondo piano, come spesso accade, l’idea originaria dell’Ymca e tutto ciò che, nel corso dei decenni, l’associazione ha operato e continua ad operare. Basti pensare all’impegno nella lotta contro il razzismo, le guerre - il lavoro con i rifugiati e i prigionieri di guerra è valso all’associazione il Nobel per la pace nel 1946 - la discriminazione, la disoccupazione giovanile, attraverso svariati progetti, compresi programmi di cooperazione per Paesi in via di sviluppo. L’Ymca ha fin dagli inizi considerato l’attività sportiva come momento fondamentale della crescita di ciascun giovane. Nel quadro dell’impegno in questo campo, furono proprio due insegnanti di educazione fisica di due college Ymca, James Naismith nel 1891 e William Morgan nel 1895, ad inventare rispettivamente il basket ed il volley.

el cortile della parrocchia oblata Maria Immacolata, nel quartiere di Parcelles Assainies, nella capitale del Senegal, c’è un continuo viavai di persone. Molte entrano in chiesa per una preghiera personale, altre si avvicinano alla statua della Vergine, situata nell’angolo opposto rispetto al cancello d’ingresso, altre ancora attraversano l’intero cortile per mettersi in coda ed essere ricevute da un sacerdote o dalla segretaria nell’ufficio parrocchiale. C’è poi un flusso di persone che percorre il corridoio di sabbia che costeggia l’aula liturgica e si reca nel cortile posteriore, quello con le stanze per il catechismo e gli incontri. Non sono bambini, né catecumeni. Sono gli studenti di Ymca (Young Men’s Christian Association, Associazione Giovanile Maschile Cristiana) e ogni giorno, dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 20, si ritrovano per imparare a leggere e a scrivere. Ogni anno sono almeno 200 e frequentano i corsi di alfabetizzazione organizzati dalla sezione Ymca di Parcelles Assainies, una delle 12 sezioni dell’Associa-

zione dei Giovani Cristiani, attiva in Senegal dal lontano 1982.

Che cos’è Ymca L’Ymca nacque a Londra nel 1844, fondata da George Williams e da altri 11 giovani e, da allora, ha fatto molta strada. Oggi è presente in oltre 125 Paesi del mondo, con 14mila associazioni locali a cui collaborano 700mila volontari e circa 25mila figure professionali. È un organo consultivo dell’Onu, del Consiglio d’Europa e dell’Unesco e continua a lavorare “con e per l’uomo”, ma soprattutto “con e per i giovani”. Il motto universale dell’associazione è il “Che tutti siano uno” del capitolo 17 del Vangelo di Giovanni. Nel primo documento ufficiale di Ymca firmato nel 1855 da 99 esponenti dell’associazione, già all’epoca diffusa in tutto il mondo, si legge: “Le Associazioni Cristiane dei Giovani intendono unire quei giovani che, riconoscendo Gesù Cristo quale loro Dio e Salvatore, secondo le Sacre Scritture, desiderano essere i suoi discepoli, nella fede e nella vita, ed unire i loro sforzi per esten-

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opo essere stato per molti anni guida spirituale della Comunità di Sant’Egidio, poi, per dodici anni (2000-2012) vescovo di Terni-Narni-Amelia, da giugno 2012, mons. Vincenzo Paglia è tornato a Roma, a seguito della nomina a presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’ufficio del dicastero vaticano, in cui monsignor Paglia ci riceve per l’intervista, è significativamente a due passi dalla basilica di Santa Maria in Trastevere, dove è stato parroco per una ventina d’anni e dove trent’anni fa ebbe inizio la pregevole iniziativa del pranzo di Natale con i poveri di Roma. Pochi metri più in là, la sede internazionale della Comunità di Sant’Egidio. In questo angolo nel cuore di Trastevere si intrecciano il passato, il presente e il futuro di monsignor Paglia: tanti ricordi ed ispirazioni per l’impegno pastorale attuale del quale il presule, a colloquio con Zenit, Zenit ha tracciato le sfide più attuali. Con un occhio alle festività natalizie imminenti.

Mons. Vincenzo Paglia racconta perché il mistero del Natale coinvolge profondamente ogni famiglia di Luca Marcolivio Zenit

In un suo libro, intitolato In cerca dell’anima dell’anima, descriveva un paese, l’Italia, in grossa crisi di identità umana e spirituale. Questa “perdita dell’anima” è un problema anche mondiale? Il Natale può aiutarci a ritrovare l’anima perduta? È un mondo che rischia di perdere l’anima, perché pensa che l’anima sia solo il mercato, il conflitto, il prevalere sugli altri, ma non l’amore. Ma l’anima che può rendere vivibile il mondo è solo l’amore, è solo quel Bambino piccolo, che viene al mondo, perché tutti possano accogliere l’amore. In tal senso noi cristiani abbiamo un indispensabile compito: aiutare gli uomini di tutte le fedi e di tutte le culture a ritrovare l’anima.

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news

In diretta dal mondo oblato

messaggi Perù e notizie IV Congresso JOMI dalle missioni giovani delle missioni oblate del Perù, dall’1 al 3 agosto si sono a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

I

riuniti per il IV Congresso dei Giovani Oblati di Maria Immacolata (JOMI) a Huánuco, nella parrocchia Cristo Salvatore della missione di Aucayacu. I partecipanti sono stati aiutati a riflettere sul discernimento vocazionale facendo riferimento sia al messaggio di papa Francesco sia ai contenuti proposti per il triennio oblato nel 2014 sulla comunità apostolica. L’incontro è stato l’occasione per entrare in contatto con la missione oblata di Aucuyacu, per pregare e conoscere la vita di S. Eugenio. I congressi JOMI sono in continuità con gli incontri che si sono svolti prima delle Giornate mondiali della Gioventù (GMG). Essi contribuiscono alla formazione secondo il carisma oblato e alla preparazione degli animatori dei gruppi. Negli ultimi quattro anni la Delegazione oblata del Perù ha lavorato per creare una struttura forte ed organizzata in grado di sostenere la missione

RD Congo

Consacrazione di due COMI

L

e COMI (Cooperatrici oblate missionarie dell’Immacolata) hanno scelto la data del 19 ottobre, Giornata missionaria mondiale, per celebrare la consacrazione di Josée Manwana con voti perpetui e la prima oblazione di Lyliane Manzanza. Il superiore provinciale degli Oblati di Maria Immacolata, p. Abel Nsolo, ha presieduto l’Eucarestia nella chiesa di S. EloiKinshasa Barumbu e nell’omelia ha parlato del dovere missionario di ogni battezzato, soprattutto dei consacrati come le COMI. P. Nsolo ha raccomandato a Josée Manwana e Lyliane Manzanza di seguire il modello di Maria

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IRLANDA

MEDAGLIA DEL BUON SAMARITANO

dei giovani impegnati nelle parrocchie e nelle comunità oblate. Il V Congresso JOMI del 2015 si svolgerà nel Napo e per questo la Croce oblata è stata consegnata ai giovani rappresentanti della missione di Santa Clotilde. (fonte: eltrocheronaporuna.blogspot)

di Nazareth. Al termine della celebrazione Giovanna Clemente, delegata della presidente delle COMI, ringraziando l’assemblea ha espresso la sua gioia nel vedere l’Istituto radicarsi nella Repubblica Democratica del Congo. (fonte: pretredanslarue. blogspot)

Il vescovo ausiliare di Dublino, mons. Ray Field, a nome del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute ha consegnato la medaglia del “Buon Samaritano” a p. Vincent Mulligan, un Oblato che negli ultimi 28 anni ha accompagnato tanti gruppi di ammalati a Lourdes. L’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute ha scritto che p. Vincent Mulligan è stato il “Cristo ed il prossimo di molti fratelli e sorelle che ha aiutato a rifugiarsi presso Maria loro madre, nel tempo della sofferenza e della prova, sicuro che lei avrebbe ascoltato i suoi figli sofferenti e li avrebbe avvicinati al cuore di suo Figlio e loro fratello Gesù Cristo”. P. Vincent, molto conosciuto per il suo impegno a favore degli ammalati, è la prima persona in Irlanda a ricevere questo riconoscimento. Dal 1888 i Missionari Oblati di Maria Immacolata organizzano pellegrinaggi verso Lourdes da Gran Bretagna e Irlanda. (fonte: omiworld.org)

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fatti

Papa Francesco pellegrino in periferia Ripercorriamo tre viaggi che papa Francesco ha compiuto, nel corso di quest’anno, in luoghi significativi della “periferia” italiana di Luigi Mariano Guzzo guzzo.luigimariano@virgilio.it

P

apa Francesco, pellegrino tra le periferie del mondo. Viandante tra quelle aree territoriali che presentano situazioni di disagio, dolore, sconforto, ansietà. Proprio in queste ferite dell’uomo, papa Francesco cammina, come pellegrino, a portare consolazione e speranza. Per il primo viaggio apostolico da vescovo di Roma, Francesco non a caso sceglie Lampedusa e Linosa (8 luglio 2013), dove incontra i migranti finiti disperatamente dall’Africa sulle coste italiane. Si reca poi a Cagliari (22 settembre 2013), dove riafferma la dignità del lavoro e ad Assisi (4 ottobre 2013). Il 21 giugno 2014 visita Cassano all’Jonio, il 5 luglio 2014 Campobasso e il 27 luglio Caserta. Sicilia, Sardegna, Calabria, Molise e Campania, per restare nelle “periferie” della nostra Italia. Una mappa geo-politica, quella che disegna Francesco con i suoi viaggi, in cui - può sembrare un ossimoro - al centro vi sono le periferie. Ovunque, parole forti sul momento di crisi che vivono le nostre popolazioni e nel contempo inviti di fiducia e speranza.

In Calabria A Cassano risuona forte la parola “scomunica” pronunciata nell’omelia della messa celebrata nella Piana di Sibari davanti a 200mila fedeli.

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Dice: «Noi siamo un popolo che adora Dio. Noi adoriamo Dio che è amore, che in Gesù Cristo ha dato se stesso per noi, si è offerto sulla croce per espiare i nostri peccati e per la potenza di questo amore è risorto dalla morte e vive nella sua chiesa. Noi non abbiamo altro Dio all’infuori di questo! Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta è questo: adorazione

del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! (…) Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!». Scomunica per i mafiosi. È la prima volta che un papa utilizza il termine “scomunica” con riferimento diretto alle organizzazioni criminali. In Calabria e dalla Calabria, papa Francesco va ben oltre le parole di Giovanni Paolo II pronunciate nel 1993 ad Agrigento. Papa Bergoglio ha scelto proprio la diocesi più piccola d’Italia per pronunciare il suo durissimo anatema contro i mafiosi. Cassano all’Jonio, il cui vescovo Nunzio Galantino è segretario

generale della Conferenza episcopale italiana, infatti, ha dovuto assistere, in pochi mesi, a due efferati delitti: quello del piccolo Cocò Campolongo, un bimbo di tre anni ucciso carbonizzato, insieme al nonno, nel gennaio scorso, e quello di p. Lazzaro Longobardi, ucciso dopo aver scoperto alcuni furti nella casa canonica. Dalla Calabria papa Francesco rivolge l’invito alle autorità amministrative di «vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune ed ai giovani». E ricorda che per i giovani che vogliono mettersi in gioco, un segno concreto di speranza è il Progetto Policoro, capace di creare possibilità lavorative.

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fatti

L’indomabile

missionario

Un ricordo di p. Ettore Andrich (1942 - 2014)

Alberto Gnemmi OMI alberto.gnemmi@omi.it

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on è facile riassumere in poche righe la vita poliedrica di p. Ettore Andrich, morto lo scorso 12 settembre dopo alcuni mesi di malattia. Con padre Andrich se ne va uno degli Oblati più significativi della Provincia Mediterranea. Il ministero della missione popolare, l’ansia nella pastorale per i giovani e le famiglie, la sua passione per la musica e il canto liturgico e popolare hanno contrassegnato la vita di quest’uomo di Dio, autentico figlio di sant’Eugenio. Marcato da un’umanità solida che ispirava fiducia, dal carattere tenace, dalla volontà energica, p. Ettore è stato un oblato convinto della sua missione al servizio dell’evangelizzazione.

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parole

semplici e vibranti

Il nostro parroco aveva organizzato per il paese una missione tenuta dai padri oblati di Ripalimosani (Cb). A noi ragazzi, che avevamo vissuto attivamente il ‘68 sembrò retaggio pre conciliare. In effetti sembrava una missione come le altre, che per una settimana tiene desta tutta la collettività, ma dovemmo rettificare il nostro pregiudizio, perché, insieme a al vecchio p. Abramo, notammo un giovane missionario slanciato, dalla barba bionda e dagli occhi verdi, che agli occhi delle ragazze era uomo seducente e a noi maschi ricordava la fisionomia del Cristo. Ci raccontò che proveniva da Belluno, ed insieme ad altri giovani missionari era ispirato dall’Ideale dei cosiddetti “focolarini”. Ci parlava del vangelo e di Gesù come mai avevamo inteso udirlo. Solo qualche anno prima avevamo vissuto il ‘68 con l’irruenza e la rabbia di rivoluzionari, pronti ad abbattere tutto ciò che era vecchio ed anacronistico. Ci sembrò, quindi, sfida ardua allorché quel giovane voleva riproporci il vangelo come rivoluzione per sè stessi e per la società. Con i nostri pregiudizi, ma anche con una leale generosità giovanile

Era nato nel 1942 a Vallada Agordina, tra i monti stupendi delle dolomiti bellunesi, primogenito di una delle tante famiglie della frazione Andrich, detta “dei Gat”, dalle robuste radici religiose. Per fare fronte alla situazione di povertà inasprita dalla guerra, gli Andrich emigrano nel 1945 a Naturno (Bz); poi, nel 1952, ad Oné di Fonte (Tv), dove p. Ettore conosce gli Oblati che hanno la cura della parrocchia e della Scuola apostolica. Nel 1954, Ettore vi entra per frequentare le medie, subendo il fascino di questi religiosi dal “grande crocifisso al collo”, severi, ma capaci di trasmettere una fede profonda. Nel 1958 è nella Scuola apostolica di Firenze per il ginnasio e liceo, dove matura il desiderio di farsi missionario oblato. Vive l’anno di noviziato a Ripalimosani (Cb), emettendo i voti il 15 settembre 1963. Gli anni successivi lo vedono allo Scolasticato di S. Giorgio Canavese (To) per gli studi di teologia che affronta con passione

ascoltammo per giorni p. Ettore. E’ inutile dire che fummo tutti folgorati da quelle parole che ci facevano vivere un clima nuovo in parrocchia: per la prima volta ci sentivamo veramente fratelli e sorelle. Ricordo che p. Ettore, allorché rimase a dormire in casa mia, per la neve che aveva bloccato la strada del ritorno a Ripa, dalle due alle quattro di mattina ebbe a confessarmi. Un’altra volta, sotto un’ enorme quercia della contrada Costa, ebbe a parlarmi, rapito, dell’Ideale dell’Unità.. Non fu difficile in quel contesto veramente rivoluzionario influenzare pure il vecchio parroco che, addirittura, ci permise di incontrarci presso la sua povera e disadorna canonica per parlare e cantare i canti Gen. La missione terminò, ma non finì la vera missione di p. Ettore. La sua presenza in paese fu costante per tutti gli anni ‘70, anche da Napoli dove si era trasferito in seguito. Veniva periodicamente e riusciva a galvanizzarci con parole semplici, ma pronunciate con vibrazioni particolari della voce che pareva provenissero direttamente dal cuore. Era testimone convincente, anche per alcuni rivoluzionari che erano fra noi. Vincenzo Colledanchise

Sapeva comunicare il vangelo e far riflettere sui temi dell’esistenza con un linguaggio franco, perché i suoi interlocutori incontrassero Gesù

e profitto nel clima del Concilio Vaticano II, che influenza enormemente la sua evoluzione spirituale e pastorale. I formatori, ammettendolo al sacerdozio, che riceve nel 1968 nella sua amata Vallada, lo descrivono come un giovane serio, riflessivo, dalla grande sensibilità e dalle molteplici aperture. In lui colgono una grande sensibilità, intuito, la ricerca e l’approfondimento dei problemi nel dialogo e nel confronto, desideroso “di un maggior contatto con il mondo, che possa dissipare le apprensioni per una formazione chiusa e omogenea qual è quella vissuta nella continuità della Scuola apostolica, Noviziato, Scolasticato”. Un ritratto non convenzionale, che ben inquadra la sua ricca personalità e che prefigura in modo fedele il suo futuro percorso umano e religioso, soprattutto missionario. A ciò non può non aggiungersi un aspetto che l’ha sensibilmente caratterizzato: la passione per la musica e il

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lettere dai missionari

MISSIONI

La preparazione ad un’ordinazione sacerdotale Metti un Minimo di San Francesco di Paola, sei Rogazionisti del Cuore di Gesù, due Missionari Oblati di Maria Immacolata, aggiungi tre suore Figlie del Divino Zelo, poi mescola tutto con tanta fraternità, voglia di condivisione e di allegria. È stata questa la ricetta

che ci ha visti insieme a Sava (Ta) per l’animazione in vista dell’ordinazione sacerdotale di p. Dario Rossetti RCJ. Un’esperienza di unità, di scambio di storie e di vite vissute alla luce del Vangelo. Un momento importante è stato il pellegrinaggio ad Alessano, sulla tomba di don Tonino

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Bello: un intero pomeriggio che ci ha permesso di conoscerci in profondità. Persone qualsiasi che hanno messo Dio al primo posto e vogliono dire al mondo che dietro a Gesù la vita è bella. Nelle scuole, abbiamo affrontato tante tematiche con i ragazzi, che hanno risposto con vivacità e curiosità, chiedendo le motivazioni di una scelta vocazionale. Ci siamo completati a vicenda, perché ogni storia è preziosa e aiuta a far crescere il prodigio che si ha dentro. In una settimana abbiamo conosciuto e condiviso la vita con persone animate da vari carismi, dai quali si può imparare molto. Non sono mancate le risate che hanno dato un tocco di leggerezza. Ogni sera, il

ritrovarsi per condividere ciò che avevamo vissuto ci ricordava che siamo tutti discepoli di un unico maestro: Gesù. Abbiamo camminato per Sava, col sole e con la nebbia, a scuola, in parrocchia, nei bar, alle giostre, siamo stati bambini con i bambini, sofferenti con i malati, abbiamo prestato ascolto ai ragazzi e ovunque siamo stati testimoni della gioia del Vangelo. Eravamo consapevoli che questa esperienza non sarebbe terminata con l’ordinazione sacerdotale, ma che segnava l’inizio di una condivisione e di una fratellanza che ci fa chiesa, oltre che amici. Infine, grande è stata la commozione durante la messa per l’ordinazione di p. Dario. È sempre bello vedere un giovane che decide di scommettere la vita su Dio, soprattutto quando il suo volto dice una scelta consapevole di felicità e la partecipazione ad un progetto d’amore grande. In questa occasione speciale, credo che si possa formulare una preghiera per noi e per i nostri carismi: “pregate il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe e che ci sia tra loro la carità e fuori lo zelo per le anime…”. Danilo Branda OMI Frascati (Roma)

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MISSIONI Una messa interculturale Un unico popolo di lingue e colori diversi si riunisce ogni domenica mattina nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli, a Palermo, per partecipare alla messa. Qui nessuno è straniero, il desiderio di raccogliersi in preghiera unisce mani e canti, davanti ad un Dio che non opera distinzioni. Asiatici, sub-sahariani, italiani… la partecipazione alla celebrazione eucaristica mette in risalto la bellezza e la ricchezza di una società multietnica. In questa chiesetta rinascimentale, si annullano antiche dispute e ostilità, come quelle che hanno diviso cingalesi

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e tamil, qui finalmente uniti nella preghiera. L’animatore di questo incontro interculturale di fede è p. Sergio Natoli, assistente ecclesiastico dell’Ufficio Migrantes della diocesi Palermo e rettore della chiesa. «Qui - spiega - facciamo esperienza di unità. Il Vangelo non si identifica con una cultura, occidentale oppure palermitana, ma entra in tutte le culture e le rinnova. La nostra unica radice è Gesù, ma i rami sono diversi». Quando nel 2008 l’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, gli affidò questa chiesa per svolgervi le attività pastorali a favore dei migranti, p. Natoli non

era nuovo all’incontro con culture diverse. Trasferitosi a Palermo, la sua missione non è cambiata. Prima, assieme ai suoi confratelli, ha inaugurato il servizio pastorale per i migranti nel popoloso quartiere di Ballarò; poi, è arrivata l’esperienza in piazza Marina. “In questo modo - sottolinea - la chiesa si prende cura di una fetta di fedeli, salvaguardando allo stesso tempo le identità etniche e l’identità della chiesa in cui queste persone vivono. Per farlo, occorre adottare una dinamica ascendente, come faceva Gesù: raccogliere la vita di ognuno e illuminarla con la vita di Cristo”.

Tutto all’interno di questa chiesetta rimanda alla missionarietà. Chi varca per la prima volta il portone del tempio viene subito colpito dalla ricchezza dei simboli, fortemente connotati nel senso dell’accoglienza e dell’abbraccio di tutti i popoli, sotto il manto di Maria e sulla barca della chiesa. «Gesù - dice p. Natoli - è venuto come missionario del Padre, allo stesso modo il cristiano non può restare fermo. Il simbolismo è un veicolo per indurre l’uomo alla riflessione». L’altare è una barca, simbolo della chiesa che naviga tra i flutti della storia, ma anche veicolo di salvezza per quanti arrivano dall’Africa, in fuga da guerre e persecuzioni. «È l’Africa la terra più crocifissa» rimarca il rettore della chiesa. Ecco perché il crocifisso che sormonta l’altare rappresenta un Cristo africano. Nessuno, tra i fedeli che partecipa alla messa si sente escluso. Per consentire loro di comprendere e partecipare alla celebrazione, il rito è officiato in quattro lingue (italiano, inglese, francese e spagnolo), trascritte su un libretto stampato dalla rettoria. Luca Insalaco Palermo

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missioni

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Missione è… Vivere e operare come corpo apostolico

di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com

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l primo fine settimana del mese di ottobre ha visto riuniti alla Casa provinciale OMI di Frascati una quarantina di laici provenienti da varie parti d’Italia e dalla Spagna. Erano i rappresentanti di comunità e gruppi di ‘Amici delle missioni’. Da anni, questo Convegno missionario della Procura offre l’opportunità di sincronizzare in unità le energie senza, per altro, ridurre la preziosa varietà di percorsi e modalità che ciascuno inventa con creatività. Ecco la parola chiave di questa mia diciottesima ed ultima paginetta finale: “corpo apostolico”. Missione è partecipare alla vocazione apostolica di quei primi dodici discepoli che Gesù costituisce apostoli cioè inviati. In gre-

co apóstoloi significa inviati. Ed è essenziale nel vangelo il fatto che Gesù li costituisce apostoli insieme: sono il gruppo dei dodici. Il testo li chiama “i dodici” anche quando sono rimasti temporaneamente undici. In tutta la Bibbia il numero dodici è segno di una completezza, una pienezza che non va scomposta. Per questo non tardano a scegliere e chiamare con loro Mattia, dopo un opportuno discernimento. Questo abbiamo sperimentato durante il convegno a conferma di uno stile che cerchiamo di conservare e alimentare: non possiamo vivere la missione ciascuno per conto suo! Non è nella natura delle cose, così come Dio le ha volute. Ed è stata una gioia ascoltare, il vissuto di tutto un anno, quelli del nord, quelli del sud o del centro… Mi richiamava alla mente la scena dei discepoli che ritornano dalla missione felici di quanto avevano potuto sperimentare. Anche gli assenti hanno potuto avvalersi dell’aggiornamento in tempo reale sui social network nei quali hanno anche espresso la loro unità al corpo intero. I missionari ad gentes sono stati ben rappresentati da p. Antonio Messeri, da undici anni in Uruguay. Uniti a tutti loro, perché parte di un unico

corpo apostolico, quello ‘oblato’ che a sua volta è cellula viva all’interno della chiesa, corpo di Cristo, che ci rende partecipi della sua missione e ci invia ai confini dell’esistenza di uomini e donne del nostro tempo. ■

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PALMIRO DELALIO, PREGARE CON LOURDES, 2013

Ogni giorno TV2000 trasmette alle ore 18 la preghiera del Rosario in diretta dalla grotta di Lourdes. A guidare la preghiera i Missionari Oblati di Maria Immacolata che risiedono nella cittadella mariana. P. Palmiro Delalio OMI è uno di loro, volto conosciuto e apprezzato da tanti telespettatori. La comunità oblata di Passirano (Bs) ha dato alle stampe un volumetto che racchiude le preghiere Per richiedere il libro che concludono la recita del Ci si può rivolgere alla comunità oblata di Rosario. Passirano (via Guarneri 6, 25050 Passirano (BS), tel. 030 653629)

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NON RINUNCIARE

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Missioni al popolo. Annunciare Cristo in Italia

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attualità Missionari nell’emergenza ILVA a Taranto

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