Prezzo di copertina € 2,20 - maggio 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
attualità
dossier
fatti
missioni
I tamil di Palermo in pellegrinaggio a S. Rosalia
Un rosario missionario per trovare Gesù
Missioni OMI oggi. Parliamo un po’ di noi
Missione è… L’unità non è un optional
MISSIONI
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 5 MAGGIO 2014
Maria capolavoro di Dio
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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.5 maggio 2014
attualità
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A’nchianata degli immigrati di Sergio Natoli OMI
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 EDITORE
La gioia di donarsi a Dio
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Notizie in diretta dal mondo oblato
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di Jacopo Papi OMI
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli
news
REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it
a cura di Elio Filardo OMI
DIRETTORE RESPONSABILE
Mgc news
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Un’informazione di grande qualità
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Sostenere la speranza
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Pasquale Castrilli REDAZIONE
fatti
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI
di Pasquale Castrilli OMI
Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo
di Marcellino Sgarbossa OMI
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
Tipolitografia Abilgraph Roma FOTOGRAFIE
Lettere al direttore
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Lettere dai missionari
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Qui Thailandia, Qui Uruguay
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Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
17 euro 37 euro 35 euro 65 euro
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare aprile 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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dossier
Imparare da Un rosario missionario per contemplare la vita di Cristo insieme alla Madonna
di Francesco Volpintesta OMI francesco.volpintesta.omi@gmail.com
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DOSSIER
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MISTERI GAUDIOSI lunedì e sabato
I • L’Annunciazione dell’Angelo a Maria Vergine (Lc 1, 26-29) Il cielo si china sulla terra. «Ti saluto, o piena di grazia». Un saluto semplice che cambia la vita. L’angelo mandato dal Signore incontra Maria, il cielo incontra la terra e le dice: il Signore è con te. Il Signore è con Maria, la terra fertile, dove sboccia il fiore più bello: Gesù. Il cielo si china anche oggi su di noi e cerca ancora la terra, cerca in ciascuno di noi una nuova Maria. Il cielo tocca la terra in ogni incontro, atteso o inaspettato, desiderato o fuggito. Non esiste nulla di troppo piccolo che non possa diventare occasione perché l’Infinito abiti nel finito del nostro tempo, perché il cielo tocchi la nostra terra. Qual è, oggi la mia Nazareth? Dove potrò, oggi, incontrarti, o Signore? Come ti accoglierò? Vieni, Signore, nella mia vita!
II • La visita di Maria Santissima a santa Elisabetta (Lc 1,39-45) Mettersi in viaggio. Quando compiamo un gesto d’Amore diamo gioia a chi ci sta intorno. La nostra vita è tutta una possibilità per dare gioia agli altri. Lo potremo fare se ci metteremo in viaggio verso ogni persona che incontriamo. Mettersi in viaggio significa uscire da noi stessi, dai nostri giudizi, dai ricordi che induriscono il cuore, persino dalle buone parole che vorremmo dire, per andare verso l’altro come Maria, che è partita per solo servire lasciando Nazareth, il luogo del suo incontro con Dio. Questo lo fa solo l’Amore, solo il vuoto che perde tutto, perché l’altro chiede posto dentro di noi. Mi metterò in viaggio? Chi guiderà i miei passi? Andrò, ma verso dove, come? Dammi, Signore, la gioia del cammino.
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una foto per pensare
UNA FOTO PER PENSARE
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Pare che in natura esistano animali che non vedono a colori, ma solo in bianco e nero. Anche tra noi c’è chi ha problemi con i colori, come i daltonici. Sarà per questo che quando guardo le foto in bianco e nero dei miei nonni, penso ai colori come a una tenera delicatezza del buon Dio. Sono stata in Centro America e in Africa; lì i colori sfavillano sugli abiti delle donne. Quelle macchie di vita spiccano sulle distese monocromatiche, si stagliano, con gioia di esistere, sull’uniformità dei paesaggi urbani e di quelli campestri, ricordandomi che è venuto il tempo di mescolare i colori delle culture e scoprire le nuove tonalità delle “contaminazioni”. È tempo di attualizzare la dignità dell’uomo per metterla a fondamento di una società fraterna.
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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com
La specificità
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MISSIONI
editoriale Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
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Alto livello!
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attualità
dossier
fatti
missioni
I tamil di Palermo in pellegrinaggio a S. Rosalia
Un rosario missionario per trovare Gesù
Missioni OMI oggi. Parliamo un po’ di noi
Missione è… L’unità non è un optional
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 5 MAGGIO 2014
Maria capolavoro di Dio
l caposala dell’albergo-ristorante dove sono ospitato è un profondo ottimista. Tra commissioni, portate e sorrisi, dispensa spesso, con tono compiaciuto, il seguente intercalare: “Alto livello!”. E un modo per annunciare ai clienti la buona scelta compiuta, per motivare i suoi colleghi, cuochi e camerieri, per esaltare un buon prodotto made in Italy di cui lui e la sua squadra sono protagonisti. Sono impegnato nella predicazione di una novena per la solennità dell’Immacolata e questo ritornello, che ascolto ogni giorno a pranzo e a cena, mi fa pensare alla Madonna. Un’accoglienza sconcertate di Dio nella propria vita, un’adesione semplice e profonda alla Volontà di Dio, una peregrinazione dietro al figlio Gesù di cui diventa lei stessa discepola fino all’immane dolore ai piedi della croce. Ogni passo della sua vita, la Madonna lo ha compiuto davanti a Dio. Lo notiamo dai testi biblici che a lei si riferiscono. Anche i vangeli apocrifi ci fanno intravedere questo rapporto unico con il Padre narrandoci la vita di Maria dopo la resurrezione di Gesù. Anche in quegli anni Maria continua a vivere seguendo il Dio della vita. Guardiamo alla Vergine e guardiamo a noi, alla nostra esistenza di lavoro, affetti, svago, spesso segnata dalla gioia, a volte vissuta in “valle di lacrime”. I tem-
pi in cui abitiamo il pianeta terra sono affascinanti: le scoperte della medicina e della tecnologia, la diffusione della cultura e del progresso... Ma allo stesso tempo drammatici: le guerre, le difficili contingenze economiche che tagliano la speranza, gli infiniti volti del male. Possiamo forse osservare la Madonna per imparare a vivere in questi tempi, attingendo, in qualche modo, alla sua fede adamantina, alla speranza infinita e alla sua carità operosa. S. Pio da Pietralcina suggeriva di “stare sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre presso di lei, non essendoci altra strada che conduce alla vita, se non quella percorsa dalla Madre nostra”. Se frequentiamo Maria sembra tornare in qualche modo in noi l’immacolatezza perduta, insieme alle tante virtù che lei ha vissuto. “Beati quelli che hanno un cuore pulito perché vedranno Dio, e questo lavoro di pulizia è compito della Madonna” scriveva don Oreste Benzi che aveva avuto a che fare con tante povertà e fragilità dell’essere umano. Maria è madre di Dio e madre di ciascun figlio di Dio. La sua esistenza si staglia come modello, elevato, ma possibile. Contemplare è forse l’unico atteggiamento giusto per provare a cogliere i sentimenti del suo cuore e i gesti della sua esistenza terrena. La vita di Maria? Alto livello! n
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cartolina missionaria
Una casa piena di
sogni
Dalla sedia di Sant’Eugenio a Aix-en-Provence…
di Fabio Ciardi OMI ciardif@gmail.com
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o scritto cartoline per i lettori di Missioni OMI dai Paesi più lontani, oppure da città particolarmente amate. Oggi vorrei inviarvi una cartolina da… una stanza. Sono seduto sulla grande poltrona dove era solito sedere sant’Eugenio de Mazenod, al suo tavolo. Nella stanza penetrano i raggi meridiani del primo sole di primavera. Illuminano l’angolo dove una volta era posto il letto, adesso sostituito da un mobile con alcuni oggetti appartenuti a sant’Eugenio: il breviario per la preghiera quotidiana, una tazzina da caffè, il calice dell’ordinazione episcopale. Campeggia anche un suo ritratto da vescovo. Il volto non è però quello del tempo dell’episcopato, è il volto giovane, fresco, bello di quando trentenne abitava in questa stanza, dal 1816 al 1823. Gli occhi grandi ereditati dalla mamma, lo sguardo lontano, pieno di speranza. Una persona serena e volitiva. Ha appena dato vita a una comunità di missionari, composta da sei giovani sacerdoti, “i migliori che ci siano in diocesi”, come scrive con convinzione. Sette anni in questa stanza, al primo piano. Affacciato alla finestra
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Aprite, o Dio, il mio cuore al vostro amore mentre i miei occhi si aprono alla luce; per grazia vostra inizio questa giornata, non permettete allora che io la trascorra in vani passatempi. Il giorno che mi concedete è prezzo del sangue del vostro divin Figliuolo ed io non voglio essere tanto sconsiderato da non consacrarlo interamente al vostro servizio. Guidate le mie azioni coi lumi della vostra sapienza; orientate definitivamente la mia volontà con la vostra benevolenza, sostenetemi nelle tentazioni con la potenza della vostra grazia. Fatemi camminare continuamente alla vostra presenza… Eugenio de Mazenod
vedeva nel cortile interno i giovani universitari, i novizi che si preparavano a diventare missionari, i giovani sacerdoti che andavano e venivano presi dal loro ministero di annuncio del vangelo in città, nelle borgate vicine o in tutta la Provenza e oltre. Sotto le arcate del chiostro vedeva anche passare, discreta, Teresa Bonneau, che preparava i pasti per tutti che, quando non c’era più pane, andava lei stessa a comprarlo, pagando di tasca propria. Nella regola, Eugenio aveva scritto che i missionari, dopo aver passato la maggior parte del loro tempo fuori casa ad annunciare il Vangelo, una volta tornati, avrebbero dovuto ritirarsi nella loro stanza a pregare, meditare, leggere la Sacra Scrittura e le grandi opere della spiritualità cristiana, preparare i testi delle conversazioni e delle catechesi per le successive missioni. Lo immagino intento in questo lavoro silenzioso. Lo vedo svegliarsi la mattina alle 4,30 o alle 5 e recitare la preghiera che aveva composto quando era
ancora in seminario. Poi proseguire con lo studio della Sacra Scrittura, che aveva iniziato a leggere, fin da quando aveva 14 anni: mezz’ora al giorno. In questa stanza scriveva gli appunti per la futura regola, le lettere al padre e allo zio ancora in esilio in Sicilia, organizzava il lavoro missionario, faceva i colloqui personali… Me lo immagino col desiderio di far conoscere a tutti quell’immenso amore di Dio che aveva sperimentato e che continuava a spingerlo nell’opera missionaria. Da qui elaborava la strategia apostolica e scriveva a sindaci, ai vescovi e ai parroci che chiedevano la presenza dei missionari. Il ritratto da vescovo che hanno posto in questa stanza, come ho detto, ha il volto di sant’Eugenio al tempo di quanto viveva in questa stanza. Quello stesso che lo ritrae con la croce da Oblato all’inizio della fondazione, ritratto che mi ha sempre affascinato perché vi si legge la determinazione di iniziare un’opera nuova e la sicurezza
di sé. Si vede che vive sotto la spinta di una grazia, è pieno di energie, possiede lo slancio della giovinezza, la brillantezza di un’intelligenza creativa, la forza di un affetto intenso e passionale. Ma sul caminetto della stanza, vi è anche la foto di un altro sant’Eugenio, quello che non ha mai vissuto in questa stanza: il sant’Eugenio degli ultimi tempi di Marsiglia, ormai vecchio, affaticato, provato dalle sofferenza, con le rughe e il volto ingiallito dagli anni, minato da un cancro che lo porterà presto alla morte. Prima mi piaceva meno quest’immagine. Ora l’apprezzo come non mai. Vi scorgo l’uomo che si è dato completamente alla sua causa, ai missionari, alla diocesi, alla gente. Senza risparmio, prendendo su di sé croci personali e sociali, i dolori della chiesa e dell’umanità intera. I sogni non ci sono più. C’è la realtà, così com’è, da assumere e da amare. La fiamma viva e crepitante degli inizi non manda più bagliori, si è trasformata in brace rovente. n
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attualità
A‘nchianata di Sergio Natoli OMI natolisergio@gmail.com
degli i
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In pellegrinaggio al Santuario di S. Rosalia. Il cammino ascetico domenicale di tamil, singalesi e mauriziani di Palermo
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immigrati
a devozione e l’amore a S. Rosalia fa parte della vita dei palermitani che ricordano l’intercessione della “santuzza” verso la città quando, nel 1624, quando, nel 1624, fu liberata dalla peste. Da allora la santa patrona è di casa nella vita della gente e delle istituzioni. Due volte l’anno viene celebrata una grande festa religiosa e civile in onore della santa: una nell’anniversario del ritrovamento dei resti mortali avvenuto in una grotta a monte Pellegrino dove sorge l’attuale santuario, l’altro nel giorno della liberazione dalla peste. All’inizio di settembre, però, un fiume di gente sale in processione a piedi fin sopra monte Pellegrino nella grotta dove fu ritrovato il corpo della santa protettrice di Palermo. Questo salire è a ‘nchianata, una tradizione che si tramanda di generazione in generazione e che ha contagiato anche molti immigrati che da anni vivono nella città. Il rettore della chiesa, mi dice che ogni domenica, di buon mattino davanti la porta del Santuario di S. Rosalia, ci sono già dei srilankesi ad aspettare l’apertura del Santuario. Ogni
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attualità
La gioia
di donarsi a Dio
Lo scolasticato oblato di Vermicino oggi. Storie e speranze dei giovani oblati in formazione di Jacopo Papi OMI jacopapi@gmail.com
i voti perpetui di Luca e Gianluca
1 marzo 2014
Ho vissuto la celebrazione della mia oblazione perpetua con UN GRANDE SENSO DI LIBERTÀ. Una giornata intensa, piena di emozioni, istanti, vissuti come se fossi stato in sospeso. È stato bello e strano vedere, da spettatore, il movimento dei preparativi: la cucina della comunità piena di persone indaffarate, i ragazzi a preparare gli ambienti della celebrazione. Ho cercato di non pensare troppo, e anche di rilassarmi con i miei genitori e amici. Nel pomeriggio, l’emozione è cresciuta: da una parte la celebrazione di un gesto che sentivo naturale, di un evento che mi aspettava da sempre e dall’altra l’emozione di essere arrivato al giorno in cui poter esprimere il mio “sì”. Sentivo la forza, la responsabilità e la consapevolezza. Con l’inizio del canto e l’entrata in chiesa sono stato
sorpreso da tanti sguardi di amici, parenti, della famiglia oblata: c’era quasi tutta la mia storia, passato e presente. Mi sono concentrato sulla mia oblazione perpetua e mi sono “gustato” i momenti della liturgia. L’abbraccio a tutti i celebranti è stato il segno di quel “ora fra noi tutto è in comune”, un gesto che mi ha fatto sentire la solidarietà e la fraternità di tanti oblati. Sono stato felice di avere condiviso questo giorno con molti parenti e amici: è stata un’occasione in cui hanno potuto cogliere un po’ della mia scelta di vita. Durante gli anni di formazione ho sperimentato la bellezza e la fatica della mia libera risposta e ho trovato un profondo senso in ciò che vivo. Credo che il senso della mia oblazione si trovi nella capacità di abbracciare tutti gli aspetti della vita come un unico mosaico: trovando il senso degli eventi in Cristo, anche nelle difficoltà. Luca Polello OMI poleesdra@gmail.com
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A
llo Scolasticato OMI di Vermicino, una giornata-tipo inizia quando il sole non si vede ancora! E il fatto che la giornata sia iniziata si capisce dal canto del nostro gallo, ma anche, e soprattutto, dal profumo avvolgente del caffè preparato da p. Marino Merlo. È proprio lui, il decano della nostra comunità, a svegliarsi per primo! I primi rumori
della casa sono quelli di chi prepara la colazione per tutti. Alcuni accompagnano la sveglia con il radiogiornale, per sintonizzarsi con il mondo che, invece, non è andato per niente a dormire. Pian piano, uno alla volta, arrivano tutti e siamo pronti! A cosa? Che senso avrebbe tutto se non servisse per incontrarci, come comunità, e darci il buongiorno davan-
Quando ripenso al giorno della mia oblazione perpetua, NON POSSO FARE A MENO DI REPRIMERE UN SORRISO per l’alternanza di sensazioni provate e vissute pienamente in un’unica giornata. Fino ad un’ora prima della celebrazione sono stato impegnato: c’era l’ospitalità da organizzare, l’accoglienza di chi arrivava, le spiegazioni su quanto sarebbe accaduto - “No, non divento prete! Sono i voti perpetui!”. Una volta indossata la talare, ricordo benissimo di aver detto interiormente il mio “sì”. A tutto. Sì all’esperienza iniziata anni fa, prima nell’MGC in Calabria e poi proseguita nella comunità di Marino. Sì ad un cammino, quello di questi anni di formazione che, più che concludersi, si rafforza. Sì a proseguire con entusiasmo rinnovato e con piena fiducia in Colui che mi ha scelto. Per tutto il tempo della celebrazione, ho sentito di essere al posto giusto
Sopra, lo Scolasticato in visita alla comunità oblata di S. Giorgio Canavese (To) lo scorso mese di febbraio
ti al Signore di ogni giornata? Con la preghiera, diamo dunque inizio alle danze, cercando di mettere a fuoco il nostro impegno quotidiano: come far
nel momento giusto. Ho faticato a non piangere fin dal primo passo fatto lungo la navata della chiesa, guardato da vicino da tantissime persone che mi hanno accompagnato nel cammino di questi anni. La commozione, poi, è aumentata quando, giunto davanti a Gesù, gli ho affidato tutte le persone che non sono più con me, con le quali si è percorsa solo una parte del cammino. Durante la liturgia, non mi sono reso pienamente conto di chi c’era e cosa succedeva alle mie spalle. È stato al momento della firma, quando dall’altare ho potuto alzare lo sguardo sui confratelli oblati e sull’assemblea, che ho avuto l’impressione di essere immerso in un immenso abbraccio circolare, umano e divino. Questa sensazione mi accompagna ancora adesso. E sono sicuro che lo farà per tanto tempo ancora. Gianluca Rizzaro OMI gianlucarizzaro@gmail.com
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dossier
Imparare d Un rosario missionario per contemplare la vita di Cristo insieme alla Madonna
di Francesco Volpintesta OMI francesco.volpintesta.omi@gmail.com
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da MISTERI GAUDIOSI lunedì e sabato
I • L’Annunciazione dell’Angelo
II • La visita di Maria Santissima
a Maria Vergine (Lc 1, 26-29) Il cielo si china sulla terra. «Ti saluto, o piena di grazia». Un saluto semplice che cambia la vita. L’angelo mandato dal Signore incontra Maria, il cielo incontra la terra e le dice: il Signore è con te. Il Signore è con Maria, la terra fertile, dove sboccia il fiore più bello: Gesù. Il cielo si china anche oggi su di noi e cerca ancora la terra, cerca in ciascuno di noi una nuova Maria. Il cielo tocca la terra in ogni incontro, atteso o inaspettato, desiderato o fuggito. Non esiste nulla di troppo piccolo che non possa diventare occasione perché l’Infinito abiti nel finito del nostro tempo, perché il cielo tocchi la nostra terra. Qual è, oggi la mia Nazareth? Dove potrò, oggi, incontrarti, o Signore? Come ti accoglierò? Vieni, Signore, nella mia vita!
a santa Elisabetta (Lc 1,39-45) Mettersi in viaggio. Quando compiamo un gesto d’Amore diamo gioia a chi ci sta intorno. La nostra vita è tutta una possibilità per dare gioia agli altri. Lo potremo fare se ci metteremo in viaggio verso ogni persona che incontriamo. Mettersi in viaggio significa uscire da noi stessi, dai nostri giudizi, dai ricordi che induriscono il cuore, persino dalle buone parole che vorremmo dire, per andare verso l’altro come Maria, che è partita per solo servire lasciando Nazareth, il luogo del suo incontro con Dio. Questo lo fa solo l’Amore, solo il vuoto che perde tutto, perché l’altro chiede posto dentro di noi. Mi metterò in viaggio? Chi guiderà i miei passi? Andrò, ma verso dove, come? Dammi, Signore, la gioia del cammino.
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Notizie in diretta dal mondo oblato
messaggi Sri Lanka e notizie Un Oblato e un laico arrestati dalle missioni
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adre Selvadurai Praveen Mahesan OMI, e Ruki Fernando sono stati arrestati il 16 marzo a Kilinochchi. Secondo la polizia i due, che sarebbero anche sospettati di legami con i guerriglieri tamil LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam), avrebbero violato la legge Prevention of Terrorism Act (PTA) compiendo attività finalizzate alla destabilizzazione del Paese. P. Selvadurai è parroco a Akkarayan e direttore del Centro per la Pace e la Riconciliazione di Jaffna. Ruki Fernando è consigliere del Centro per la documentazione sui Diritti umani Inform di Colombo. Entrambi lavorano da anni per la difesa dei diritti umani della minoranza tamil vittima di abusi da parte delle forze dell’ordine. Vatican Insider riferisce che il 16 marzo, quando sono stati arrestati “erano in visita alla famiglia di una tredicenne tamil, Vithushaini, dopo l’arresto di sua madre, Balendran Jeyakumari, avvenuto il 13 marzo. La famiglia aveva offerto testimonianze dirette a funzionari Onu e anche al premier britannico Cameron, sulle sparizioni forzate in Sri Lanka”. La chiesa in Sri Lanka difende pubblicamente i due attivisti che, secondo le dichiarazioni ufficiali di Amnesty International, Human Rights Watch, International Crisis Group, International Commission of Jurists, ForumAsia Ruki sono vittime dell’ennesimo atto di censura al quale sono sottoposti coloro che criticano le politiche governative. Questo arresto, in linea con la politica oppressiva, si ritorce a scapito del Paese già largamente criticato a livello internazionale per la stessa legge anti-terrorismo. Asianews.it ha pubblicato la notizia del rilascio di p. Praveen e Ruki Fernando avvenuto all’alba del 19 marzo. Secondo il magistrato Aluthkade di Colombo non ci sarebbero accuse a loro carico, tuttavia il portavoce della polizia, Ajith Rohana, ha fatto sapere che le indagini proseguiranno.
a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
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Italia
SIGNIS ricorda Pierre Babin
“C
ome vorresti essere ricordato dopo la tua morte” chiese Seán-Patrick Lovett a p. Pierre Babin OMI. “Come un innamorato di Dio”, fu la risposta. Lo scorso 25 febbraio ha avuto luogo la commemorazione di p. Pierre Babin durante il Convegno internazionale di SIGNIS (www.signis.net), associazione cattolica non governativa, per la comunicazione con membri in 140 paesi nel mondo, che riunisce i professionisti in radio, televisione, film, video, educazione ai media, Internet e nuove tecnologie. Tra loro il gruppo organizzativo (12 persone di 10 nazionalità) del CREC, il Centro di Ricerca e di Educazione in Comunicazioni fondato nel 1971 a Lione da Pierre Babin, un genio, un artista, un grande missionario Oblato di Maria Immacolata. deceduto il 9 maggio 2012. Avendo capito l’importanza dei mezzi di comunicazione per l’evangelizzazione, aveva creato questo centro per formare ai nuovi linguaggi dei media. Sono passati di lì un migliaio di persone che oggi sono responsabili di radio e televisioni in più di 100 paesi nel mondo. Oggi un gruppo di specialisti, molto affiatati, vanno soprattutto nei Paesi di missione per formare sul posto alla cultura dei media seminaristi, vescovi, missionari, laici cristiani. Il gruppo direttivo del CREC ha voluto celebrare il ricordo del loro fondatore in maniera simpatica, con una degustazione di formaggi, vino e dolci, tipicamente francese. Su uno schermo scorrevano a centinaia le testimonianze, in lingua francese e inglese, inviate su internet di persone che hanno conosciuto p. Babin e che sono state formate da lui. Colpiscono le parole che usava ripetere: “Siamo quello che insegniamo”. (fonte: fabiociardi.blogspot.it)
BANGLADESH
SALVADANAI QUARESIMALI DELLA CARITÀ Da cinque anni i cattolici del Bangladesh, durante il periodo di quaresima, spendono di meno per il cibo, raccolgono i loro risparmi nei salvadanai di terracotta e li offrono per opere di carità. Il parroco della chiesa De Mazenod a Dhaka, p. Ajit Costa OMI, parlando ad Asianews dell’iniziativa nazionale dice «questo dono mira a insegnare il senso del sacrificio. Diamo un salvadanaio a ogni famiglia, in modo che i cattolici possano risparmiare insieme. Quest’anno ne abbiamo distribuiti 1.500, contro i 1.200 dello scorso anno. Con la colletta del 2013 abbiamo raccolto circa 2.150 dollari: il denaro viene usato per lo sviluppo sociale e spirituale della comunità». Con il ricavato del digiuno del 2013 è stata riparata la chiesa di S. Tommaso della diocesi di Sylhet ed una cooperativa cristiana ne ha ricevuto una parte per realizzare delle abitazioni. Quest’anno, invece, si pensa di destinare la raccolta per avviare la costruzione di un’altra chiesa.
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fatti
attualità
dossier
fatti
Animazione missionaria. Ottobre missionario in Romania
Francesco. Il papa delle periferie che rinnova la chiesa
Le celebrazioni n per il primo cen OMI a S. Maria
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Rivol Ber
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tti
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celebrazioni nel 1916 il primo centenario MI a S. Maria a Vico
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 3 MARZO 2014
voluzione Bergoglio
anno fa l’elezione di papa Francesco 10/02/14 22:50
QUALITÀ Conosciamo Elisabetta Delfini, grafico di Missioni OMI. Le sue impressioni sulla stampa missionaria e i suoi suggerimenti di Pasquale Castrilli OMI
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ella storia del nostro mensile numerosi sono stati i cosidetti restyling, e cioè i cambiamenti della grafica o del formato. È un segno di vita che si impone da sé e che contribuisce a rinnovare un periodico e a renderlo maggiormente leggibile. In alcuni casi, come nel 1959, Missioni OMI ha cambiato anche il titolo della testata. L’ultimo restyling è avvenuto con il primo numero dell’annata 2013 ed è stato opera di Elisabetta Delfini. Milanese, classe 1966, madre di tre figli, la Delfini lavora a New Business Media, gruppo Tecniche Nuove come responsabile grafico. Dopo aver svolto in passato la libera professione presso studi grafici e pubblicitari e come responsabile grafico di un’azienda del Gruppo
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fatti
Sostenere
la speranza
Parla fratel Benoit M. Diouf OMI, responsabile del Centro di Recupero Nutrizionale di Farim, “Casa Emanuele” di Marcellino Sgarbossa OMI marcellinosgarbossa@gmal.com
D
al mese di dicembre 2012 fratel Benoit M. Diouf OMI, infermiere professionale, è il responsabile della “Casa Emmanuele”: Centro di Recupero Nutrizionale (CRN). Siamo a Farim, nel nord della Guinea Bissau, Africa occidentale. Un lavoro di contatto con le persone, ma anche di ore al computer per trascrivere dati e statistiche. Nel giorno in cui lo incontro Benoit è alle prese con una relazione per l’incontro che avrebbe avuto a Dakar con il responsabile della Caritas tedesca, che contribuisce al sostegno di questo Centro Nutrizionale..
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emergenza sanitaria in
COLERA e AIDS sono due delle emergenze di questi piccolo stato africano, ex colonia portoghese. La mancanza di strutture sanitarie e di farmaci si presenta regolarmente nei momenti di emergenza. Nel caso del colera, mentre la diffusione diminuisce in Guinea e Sierra Leone, cresce in Guinea-Bissau dove nel mese di NOVEMBRE 2012 fa erano stati riportati 1.500 CASI E 9 DECESSI. All’ospedale nazionale Simão Mendes, nella capitale Bissau, in quel periodo furono assistiti 500 pazienti. Le precarie e quasi inesistenti strutture sanitarie, come pure idrologiche, rendono il paese terreno fertile per la pandemia. Secondo il Ministero della Sanità locale, l’epidemia
guinea-bissau
dilagava in 7 delle 9 aree amministrative della Guinea-Bissau. E nel 2008 era stata registrata un’epidemia che aveva colpito 14.222 PERSONE UCCIDENDONE 225. A proposito di AIDS ricordiamo gli appelli di mons. José Câmnate Na Bissign, vescovo di Bissau, sulla necessità di ricevere farmaci per la tubercolosi e l’Hiv/Aids, e per avere del personale tecnico competente La nota della Curia di Bissau, pubblicata nel mese di settembre 2012 sottolineava che il colpo di stato avvenuto il 12 aprile di quell’anno ebbe, tra le molte conseguenze, un aggravamento della povertà del paese e della gente. L’isolamento internazionale in cui era caduto il paese aveva provocato una carenza di farmaci per la tubercolosi e l’Hiv/Aids.
Farim Bissau
A sinistra, fr. Benoit accoglie una paziente in ambulatorio
Come si svolge il tuo lavoro? Appena arrivato ho trovato il Centro in piena attività in tutti i settori: recupero nutrizionale, gemelli, orfani, malati di AIDS… Ero avvantaggiato, perché in precedenza avevo fatto uno stage di un anno al Centro. Qui ci facciamo carico anche dei bambini ammalati o portatori di handicap, e anche delle “Case de saud”, presenti in 13 villaggi, progetto realizzato con il contributo della “Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini”. Lavori da solo? Il Centro ha vari collaboratori, che prestano servizio gratuito. L’equipe è composta da Irma Benigna, Zina, la farmacista, e altre cinque persone.
C’e anche una presenza medica? A Farim c’è l’ospedale, al quale inviamo i casi gravi. Un pomeriggio Silvio, il medico, si trovava al Centro e c’era molta gente. Come battuta gli ho proposto di dare una mano. Sul momento non c’è stata risposta, ma il sabato seguente arriva al Centro la dottoressa Clementina F. Monteiro, pediatra, moglie del dottore, e che presta servizio in ospedale. Da allora, ogni sabato si rende disponibile per il Centro. Perché proprio il sabato? Il Centro di Recupero Nutrizionale ha i suoi ritmi. Ogni sabato, in modo alternato, aspettiamo: gemelli, orfani, malati dei villaggi; il sabato successivo malati, feriti, portatori di handicap. Da
gennaio abbiamo cominciato a seguire, ogni settimana, i bambini denutriti. Chiaramente questi hanno sempre la precedenza e possono venire quando serve. I casi più gravi li inviamo all’ospedale di Farim, oppure a Bissau. Tutto questo servizio ha dei costi, come si provvede? Prima di tutto le prestazioni al Centro sono gratuite. È quindi una forma di volontariato. Le medicine possono essere acquistate nella nostra farmacia con un modesto contributo; se ci sono difficoltà provvede il Centro. Leggendo i prospetti delle prestazioni, ho visto che i bambini assistiti, e le rispettive mamme, sono molto nu-
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fatti
A destra nella foto, p. Marcellino Sgarbossa OMI autore dell’articolo
merosi, a volte cifre da record, come 140, 170 ogni mese. In che modo si fa fronte a questa urgenza? Il controllo dello sviluppo dei bambini, in modo particolare dei denutriti, con elargizione di latte, riso, olio e vitamine, che avviene regolarmente, è in parte sostenuto dal Progetto Alimentare Mondiale (PAM). La Caritas tedesca ci ha aiutato ed ora chiede di poter verificare le prestazioni per continuare ad inviare aiuti, per questo sto preparando una relazione dettagliata che invierò anche alla Caritas di Bissau. L’UNICEF ha promesso per i denutriti il Plumpy-Nut, prodotto ricco di vitamine; lo stiamo aspettando. Tutto il resto viene dalla generosità dei nostri benefattori, che in questi anni non è mai mancata. Tutto questo si svolge al Centro, e la gente che lo conosce arriva qui. Ma qual è il lavoro che si svolge nei villaggi?
Normalmente visito i villaggi una volta al mese, fornisco le medicine e quando necessario realizzo dei controlli. Spesso consiglio di andare all’ospedale, ma la gente è abbastanza restia, e non di rado si riduce all’ultimo momento, quando i sintomi si sono molto aggravati. La visita ai villaggi è importante e una volta alla settimana, il mercoledì, la dottoressa Clementina viene con me. Questo permette di assistere quei bambini che non possono essere trasportati. La presenza di queste strutture è di fatto importante, ma bisogna insistere sulla formazione del personale. Teoricamente i responsabili di ogni “Casa de saud” sono tre, ma di fatto spesso non c’è nessuno. Nel mese di novembre, la Comunità Montana dei Castelli romani e prenestini ha siglato un documento in cui si impegna ad adottare per tre anni queste “Case”, con un contributo che serva alla formazione dei responsabili e all’elargizione di un modesto compenso economico, che certamente favorirà una maggiore disponibilità effettiva. Resta vero che si tratta di formare una nuova mentalità, sia nella gente che nei responsabili e questo, specialmente qui in Guinea Bissau, ha bisogno di tempo.
Mi sembra di capire che la collaborazione con l’ospedale vada crescendo... Sì, è vero! È una nuova opportunità. Infatti abbastanza spesso, non basta il controllo per lo sviluppo, ma è necessaria la presenza di un medico, che, come ho già detto, si rivela preziosa. Fratel Benoit, mi saluta e con la moto si avvia a vistare tre villaggi. Alla sera ho la possibilità di incontrare Clementina e il marito Silvio. Sono molto giovani e il dialogo con loro mi ha fatto capire che la collaborazione è cordiale, profonda, ed ha non solo una radice professionale, ma anche di fede. Ero presente quando si stava costruendo il Centro e ho anche partecipato alla sua inaugurazione, accompagnando Maria Grazia e Marco Trovalusci che sono all’origine di questa struttura. Mi rendo conto che da quell’atto di generosità che scaturiva da un grande dolore, la morte del figlio Emanuele, la Provvidenza ha realizzato un vero passo in avanti per la salute di tanti bambini e delle loro mamme. Allora dicevamo: “da un chicco che cade nella terra, nasce una spiga”, ora dopo dieci anni, molti bambini che frequentano la scuola e molte mamme, sono la testimonianza che questo è vero. n
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lettere dai missionari
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Al Santuario di Sheshan La lettera ai cattolici cinesi è il più importante documento pontificio sulla Cina degli ultimi anni. L’allora papa Benedetto XVI aveva stabilito che il 24 maggio fosse dedicato alla preghiera alla beata Vergine Aiuto dei Cristiani, titolo col quale è venerata Maria nel Santuario di Sheshan a Shanghai. Il santuario di Sheshan testimonia sin dal XIX secolo le sofferenze e le speranze di tutto il popolo cattolico cinese. La Vergine tiene il bambino alto sulle braccia e pare che lo mostri a tutto il popolo sofferente dell’Asia. Su per il sentiero che s’inerpica sulla collina del santuario si ergono dapprima due cappelle per la devozione alla Santa
Madre e al Sacro Cuore, mentre ad ogni curva sono poste le edicole con le stazioni della Via Crucis. Poco prima di arrivare all’ingresso della basilica ci si imbatte nell’osservatorio astronomico di Shanghai nato per volere dei gesuiti. La storia del santuario è invece più strettamente collegata ai salesiani. Shanghai, tuttavia, è anche la città dove nel 1921 viene fondato il partito comunista cinese sotto le cui insegne sono partite nel 1951 le propagande per l’ateismo e le tremende persecuzioni contro i cattolici durate per oltre un ventennio. Il potere politico è ancora nelle mani del regime che, per quanto profondamente rinnovato, non rinuncia a
un rigido controllo sulla politica e su ogni aspetto sociale e religioso del Paese. In campo religioso sono riconosciute solo quattro religioni: buddismo, taoismo, cristianesimo e islam e ciascuna di esse ha al proprio interno un sistema di controllo, un’associazione alle dipendenze dirette del partito e del potere civile. L’organismo di partito incaricato di monitorare le religioni è il Dipartimento del Fronte Unito (Dfu) che nasce allo scopo di “unire tutte le forze del Paese” sotto la guida del partito stesso. Braccio esecutivo del Dfu è l’Amministrazione statale per gli affari religiosi (Sara) la cui sezione n.2 si occupa della chiesa
cattolica. L’Associazione patriottica dei cattolici cinesi (Apc) svolge il ruolo di interlocutore con il “Sara”. Proprio a Shanghai molti esponenti della chiesa sono costretti a corsi di riabilitazione e indottrinamento, “sessioni di studio” che persino molte fonti locali non esitano a definire “lavaggi di cervello”. Il governo centrale intende così punire l’atto di ribellione espresso dall’ausiliare di Shanghai Thaddeus Ma Daqin che a luglio del 2012, all’atto della sua consacrazione episcopale, aveva abbracciato i vescovi di nomina non papale, svincolandosi con tale gesto alla loro imposizione delle mani. Al termine
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MISSIONI della celebrazione, la dichiarazione plateale di non voler più aderire alla chiesa patriottica (esprimendo implicitamente la propria fedeltà a Roma) sarà “risuonato” come un palese atto di insubordinazione. Da allora è stato costretto agli arresti domiciliari e sono partiti corsi di rieducazione obbligatori per altri 160 sacerdoti e religiose di tutta la diocesi di Shanghai. Proprio presso il seminario di Sheshan docenti universitari per 12 ore al giorno “rieducano” alla politica e alle leggi dello stato, alle normative in tema religioso, ai valori
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del sistema socialista e alle caratteristiche dello sviluppo economico cinese. Il vescovo Ma gode dell’appoggio di tutta la chiesa e della simpatia di tutto il popolo cattolico cinese. Probabilmente, per questi motivi e per timore dell’afflusso massiccio dei pellegrini a Sheshan nel mese mariano, mons. Ma è stato tradotto in una località segreta della Cina. A chi altri se non alla Madre “Aiuto dei cristiani” affidare le speranze di mons. Daquin e di tutto il popolo della martoriata terra di Cina? Michele Palumbo
Ricordando p. Santolini Il 23 marzo abbiamo celebrato il ricordo di p. Giovanni Santolini OMI con una messa seguita da un centinaio di persone tra le quali i membri della Fondazione Santolini, le COMI, alcuni aderenti al movimento dei Focolari e degli Oblati. Era presente p. Giorgio Del Col OMI. La celebrazione è stata animata dagli scolastici e presieduta da p. Habell, superiore provinciale del Congo. Prima della messa c’è stato il ritiro per i membri della Fondazione sul tema della quaresima. Abbiamo potuto ascoltare la testimonianza di p.
Giorgio che ha raccontato come ha accompagnato Giovanni nel momento in cui voleva diventare Oblato. È seguita la benedizione della tomba su cui abbiamo posto una nuova targa. A fine giornata eravamo tutti contenti, compresi i numerosi ragazzi e ragazze presenti, di essere stati in compagnia di Giovanni e aver ammirato, ancora una volta, il suo esempio di vita, fatta di amore generoso e servizievole per Dio e per il prossimo. Si è parlato di lui come di un uomo semplice, profondo, coraggioso e gioioso: come una palma o un seme caduto in terra che porta frutto... Mimmo Arena OMI Kinshasa, Congo
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