attualità
dossier
fatti
missioni
Missionari nell’emergenza ILVA a Taranto
Al via l’anno della Vita consacrata
La famiglia oblata a Messina tra passato e presente
Qui Uruguay Qui Congo
MISSIONI
RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
Prezzo di copertina € 2,20 - novembre 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
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Un anno 2015 per i consacrati 19/10/14 14:32
SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.11 novembre 2014
attualità
Con i giovani oblati del Madagascar 4 di Fabio Ciardi OMI
L’oro nella città dell’acciaio
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250
di Nicola Parretta OMI
EDITORE
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli
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Incontrare la speranza Torino-Temento
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Notizie in diretta dal mondo oblato
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di Bruno Favero OMI
news
REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pax1902@gmail.com
a cura di Elio Filardo OMI
Mgc news
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Una missione condivisa
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Una personalità poliedrica
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Lettere al direttore
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Tipolitografia Abilgraph - Roma
Lettere dai missionari
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FOTOGRAFIE
Qui Congo, Qui Uruguay
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DIRETTORE RESPONSABILE
Pasquale Castrilli REDAZIONE
fatti
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI
Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo
a cura della Famiglia oblata di Messina
di Rosalba Fanelli
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
17 euro 37 euro 35 euro 65 euro
dossier
calendario
Vita consacrata Una missione antropologica
Calendario per l’anno della Vita consacrata 2014/2016 APERTURA I Domenica di Avvento, 30 NOVEMBRE 2014 (vigilia di preghiera, 29 novembre 2014) CHIUSURA Giornata mondiale della VC, 2 FEBBRAIO 2016 (vigilia di preghiera, 1 febbraio 2016)
Cosa mi aspetto dalla celebrazione dell’anno dedicato alla Vita consacrata ormai alle porte
di Tiziana Longhitano sfp
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare ottobre 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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Tempi di riflessione e di condivisione a livello mondiale. Incontro ecumenico di consacrati e consacrate. ROMA, 22-24 GENNAIO 2015 (24 gennaio,veglia di preghiera) Seminario per i formatori e le formatrici alla VC. ROMA, 8 -11 APRILE 2015 (11 aprile, veglia di preghiera) Laboratorio per i giovani e le giovani consacrati ROMA, 23 -26 SETTEMBRE 2015 (25 settembre, veglia di preghiera)
vita consacrata
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i apre l’anno dedicato alla Vita consacrata (VC) e vorrei cogliere l’occasione per esporre alcune riflessioni condivise con suore di differenti generazioni e culture. Alcune studentesse, provenienti da tutto il mondo, sono state coinvolte nella stesura di queste pagine. Si tratta di una proposta partecipata e plurale.
Le attese La speranza di pienezza che la VC affida alle persone che si donano a Dio chiede che l’attenzione celebrativa non si concentri sui computi, come se la VC fosse questione quantitativa, ma sull’essere lievito nella massa. Occorre allora interrogarsi sulla qualità del lievito e se veramente i fermenti sono vivi. Se si annuncia un Vangelo vivo e vissuto. Se i principi escatologici di cui la VC è costituita siano davvero irradiati. Il documento redatto nel maggio del 2010 dalle superiore generali degli Istituti religiosi femminili, (Dichiarazione sulla profezia, Dich. USG 2010), chiedeva alle congregazioni di «superare i confini dei rispettivi carismi e unirci per offrire al mondo una parola mistica e profetica». Ci auguriamo maggior comunione tra le con-
DOSSIER
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gregazioni religiose. Ma una domanda emerge spontanea: c’è il desiderio di essere meno isolate?
Testimonianza e vita comunitaria Un altro punto di attesa riguarda la testimonianza. Si tratta di offrire al nostro mondo un modello concreto di ‘comunità’ che, attraverso la condivisione di stili e valori, crei rapporti fraterni. Citerei come esempio la comunità europea e altre tipologie comunitarie le quali, manifestando nella denominazione il termine ‘comunità’, non la rendono nei fatti, perché l’interesse dei soggetti coinvolti è diretto soprattutto alla circolazione di beni economici. Da qui nascono conseguenze relazionali che portano a guardare l’altro non come persona, con la sua dignità, ma come “utile”; un bene che se non soddisfa l’interesse economico può essere considerato esubero, esodato. Le comunità dei consacrate possono offrire l’occasione di una testimonianza, alle società del nostro tempo, di un modo “altro” di essere in relazione e in comunione. Esse, inoltre, fotografano la situazione policroma che costituisce le città. Spesso si
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UNA FOTO PER PENSARE
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Siamo occidentali, con sguardi da occidentali, pensieri da occidentali, formazione da occidentali. Ma non siamo l’unico mondo, l’unico modo, l’unica via. Bisogna ricordarcelo, dircela spesso questa verità, altrimenti cercheremo sempre di affermare la nostra cultura identificandola come la più riuscita, la più valida. Ricordo che dopo un viaggio in Guinea Bissau, tornando in Italia mi resi conto dell’enorme, ridicola idiozia che pervade i numerosi “consigli per gli acquisti” che transitano veloci e accattivanti sui nostri schermi. Non me ne ero mai accorta. Abbandonata la solita dimensione, avevo acquisito “altri occhi” che mi facevano scorgere quello che prima non vedevo. Un buon esercizio da ripetere, un bel cammino per tutti.
foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com
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L’int errogativo 29
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editoriale Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
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Uno spazio di amore e libertà P
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Missionari nell’emergenza ILVA a Taranto
Al via l’anno della Vita consacrata
La famiglia oblata a Messina tra passato e presente
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Prezzo di copertina € 2,20 - novembre 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
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Un anno 2015 per i consacrati
rendo in prestito il titolo di questo editoriale dalla definizione che Enzo Bianchi, priore di Bose, dà della vita consacrata nel libro Non siamo migliori di altri. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini (EDB 2002). Una bella definizione di uno stato di vita, quello dei consacrati, abbracciato liberamente da uomini e donne che si dedicano al Signore e ai fratelli con i voti di povertà, castità e obbedienza. Mi sono tornate alla mente queste parole alla vigilia dell’Anno dedicato proprio alla Vita consacrata Colpisce, nel testo di Bianchi, l’analisi storica della Vita consacrata che da sempre si coniuga con una chiamata alla santità e alla radicalità evangelica. D’altra parte è necessario guardare al periodo attuale attraversato da una crisi numerica, e in parte di identità, con un abbassamento progressivo di ingressi soprattutto dal 1990 in avanti. La maggior parte dei missionari nel mondo sono consacrati: religiosi, religiose o di Istituti secolari. È vero che sono impegnati in missione anche numerosi sacerdoti diocesani e laici, spesso coniugati, ma la gran parte dei missionari sono persone che seguono Dio e servono i poveri, sulla scia di un fondatore, di una fondatrice, di una regola vissuta in comunità. È
per questo che l’Anno della Vita consacrata, che si apre in questo mese di novembre, tocca direttamente la missione, perché tocca la vita e l’identità, di coloro che il Signore ha chiamato ad essere strumento di annuncio del suo Regno tra i popoli. Fa sempre grande impressione, quando ci si reca in paesi di missione, ritrovarsi insieme ad una comunità di religiosi e condividere la preghiera, i progetti, il tempo libero. Ancor più, impressiona trovare conventi di clausura nelle savane africane, nelle foreste equatoriali o tra i grattacieli delle metropoli asiatiche e sudamericane. Si loda insieme il Signore della storia, si servono i poveri, si incontrano le contraddizioni e le miserie della gente, ma con una ‘famiglia’ alle spalle che custodisce, sostiene e alimenta il dono di sé. L’Anno della Vita consacrata ricorda che questo stato di vita è necessario alla natura e alla vita della chiesa. In altre parole che la chiesa non può fare a meno di queste persone e di questa vocazione. Un laico, mesi fa, mi disse: “i religiosi sono la salvezza della chiesa”. Una frase un po’ perentoria, forse idealistica e incompleta, ma che risuona impegnativa, ha una sua verità (anche storica) e carica di responsabilità. ■
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lettere al direttore
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Un’esplosione di colori Raccontare un’esperienza è sempre difficile, non si riesce mai ad esprimere quello che si è provato. I colori, gli odori, le sensazioni che abbiamo avvertito in Guinea Bissau non sono quantificabili in parole. Un’esplosione di colori e odori, ecco come ci ha accolti l’Africa, dal tramonto rosso fuoco di Casablanca alla terra rossa delle strade di Farim, alla pesantezza dell’aria alla quale ci siamo subito abituati. E poi la musica! Una spensieratezza da fare invidia al mondo. È come se la gente non avesse mai fatto altro nella vita, e invece ogni giorno lavora i campi, pranza per strada; combatte con le malattie; fa i conti con la mancanza di medicine, con l’inadeguatezza degli ospedali, con la povertà delle risorse. Se mi chiedessero di descrivere con una parola l’Africa che ho visto direi: sorprendente. Gli africani sono sorprendenti, perché
pur non avendo niente non chiedono più di quello che hanno, perché ci salutavano quando ci incontravano per strada, senza conoscerci, perché sono vivi! Sono sorprendenti perché ad
ogni “Bon dia” seguiva un “Kuma?” al quale non pretendevano risposta; perché sembrano sempre più giovani di quanto lo siano in realtà. Sono riusciti a farci sentire a casa, perché sono sempre allegri. Ci hanno regalato i sorrisi più belli che io abbia mai visto. La vita che trasmette l’Africa, la vita che traspare dal sorriso di un bambino africano non ha eguali nel mondo. All’inizio pensavo che prima o poi sarei stata percorsa da un sentimento: la paura per qualcosa di sconosciuto. Non è stato così. Abbiamo affrontato il lavoro, le difficoltà e le novità con determinazione
e coraggio. Siamo andati in Guinea Bissau per lavorare ai dispensari, per migliorare le condizioni di strutture di servizio medico, carente in quelle zone. Manca personale specializzato, mancano medicinali fondamentali, c’è uno spropositato bisogno di risorse umane volontarie, di qualcuno che metta a disposizione talento, forza, intelligenza e creatività per cercare di aiutare gli altri. Probabilmente loro non avvertono nemmeno il disagio in cui vivono, perché ci sono nati, ma per noi che guardiamo da fuori, che veniamo da un altro mondo dove tutto è più facile, non è semplice
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assistere a questa realtà. Davanti ad essa spesso sono rimasta senza parole. C’è stato un momento in cui ho perso vitalità, mi sembrava di vedere sempre le stesse cose, non c’era un villaggio in condizioni migliori di un altro, era sempre peggio. I bambini con le infradito ai piedi si contavano sulle dita di una mano rispetto alla moltitudine di chi non aveva niente. Camminavano scalzi e giocavano con quanto trovavano in strada. È per loro che bisogna lottare perché sono soprattutto loro il bello dell’Africa, il suo futuro. A Bissau la situazione è un po’ diversa. I ragazzi che abbiamo conosciuto erano vestiti bene, o quanto meno erano puliti. La qualità della vita cambia notevolmente dai villaggi alla città, eppure le emozioni che sono riusciti a trasmettermi gli abitanti di Farim non sono paragonabili alle altre. Ricorderò il viso di ogni persona incontrata in queste tre settimane. L’affetto che tutti intorno a noi hanno saputo dimostrarci mi ha fatto pensare a quanto belle possono essere le persone. A quanto bella e accogliente sa essere l’Africa nonostante le difficoltà. Floriana Lombardi S. Maria a Vico (Ce)
Ricordando Pina Cortese Pina era nata a Maratea (Pz) il 13 maggio 1937. Da ragazza aveva frequentato l’Azione Cattolica a Maratea Porto. Credo abbia conosciuto i Missionari OMI quando questi sono giunti a Maratea con p. Salerno, sacerdote della chiesetta di SS. Maria di Porto Salvo che lei frequentava. Ha insegnato Lettere alla Scuola Media di Maratea per oltre
40 anni e il manifesto funebre fatto dalla scuola ci ha commossi “docente esemplare che ha saputo guidare con competenza e saggezza generazioni di studenti”. Come ha detto il sacerdote a Maratea è stata un’insegnante che ha saputo dare ai suoi alunni non solo insegnamenti didattici, ma anche insegnamenti di vita. Si era sposata il 1 giugno 1963 al Santuario di Pompei con Giuseppe Santoro e ha avuto due figli, Gaetano e me, Maria.
La sua vita l’ha trascorsa interamente a Maratea fino al 2011 quando ha scoperto di essere ammalata. Operata nel febbraio 2011 a Torino, è stata a Roma per la terapia fino ad agosto, con un breve soggiorno a maggio a Maratea per la festa di S. Biagio. Dal gennaio 2013 è tornata di nuovo a Roma per poi proseguire per Torino, dove è stata rioperata e finalmente è potuta tornare a Maratea nel mese di luglio. Ad agosto dello stesso anno è stata ricondotta d’urgenza a Torino per un peggioramento e da lì, a settembre, si è trasferita definitivamente a Roma. A giugno 2013 abbiamo festeggiato il 50° anniversario di matrimonio. Nel periodo di permanenza a Roma dal 2011, è sempre stata seguita da p. Pasquale Albisinni, rogazionista. Pina è salita al cielo il 14 maggio 2014. Maria Santoro
www.firenze2015.it È partita la preparazione al V Convegno ecclesiale nazionale che si terrà a Firenze nel mese di novembre del prossimo anno. Il sito contiene i materiali preparatori.
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attualità
L’oro
nella città dell’acciaio La delicata situazione dell’Ilva di Taranto ha creato problemi e apprensione. La vicinanza dei Missionari OMI alle famiglie degli operai
di Nicola Parretta OMI nicolaparretta@gmail.com
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papa benedetto XXVI
“Seguo con preoccupazione le notizie relative allo stabilimento ILVA di Taranto e desidero manifestare la mia vicinanza agli operai e alle loro famiglie, che vivono con apprensione questi difficili momenti. Mentre assicuro la mia preghiera e il sostegno della Chiesa, esorto tutti al senso di responsabilità e incoraggio le istituzioni nazionali e locali a compiere ogni sforzo per giungere ad una equa soluzione della questione, che tuteli sia il diritto alla salute, sia il diritto al lavoro, soprattutto in questi tempi di crisi economica”. Papa Benedetto XVI, Angelus del 29 luglio 2012
I quattro Oblati cella comunità di Taranto
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ino ad alcuni mesi fa stampa e televisione hanno parlato molto delle problematiche ambientali e lavorative suscitate dal complesso siderurgico dell’Ilva a Taranto. Ora assistiamo a una fase di silenzio difficile da interpretare. Si può supporre, comunque, che non ci siano grosse novità rispetto a quanto sappiamo. I fatti sono noti a tutti e io non penso di saperne più degli altri. Volendo però scrivere qualcosa sulla situazione tarantina, con riferimento specifico allo stabilimento siderurgico, mi domando quale potrebbe essere il mio apporto. Ed ecco la risposta: l’esperienza diretta. Vivere a Taranto come missionario Oblato di Maria Immacolata, a stretto contatto con le persone che lavorano nello stabilimento e toccare con mano gli effetti nocivi dovuti all’inquinamento ambientale. Sia l’inquinamento che il rischio della chiusura dell’Ilva costituiscono un problema ancora aperto. Un’eventuale chiusura provocherebbe un enorme disagio sul piano dell’occupazione: migliaia di persone si troverebbero in mezzo alla strada con le rispettive famiglie. C’è da pregare affinché l’attività produttiva continui sen-
za sosta. Ciò non significa relativizzare i danni dovuti ai fumi tossici. Tante persone ne pagano le conseguenze con le loro malattie! Certamente non tutto è legato all’effetto Ilva, ma una buona parte sì. Non è tanto esagerato affermare: famiglie che incontri tumori che trovi. E si può restare indifferenti? Comunque, mi sorprende il fatto che soltanto a distanza di anni siano stati denunciati i gravi danni arrecati alla salute dai fumi inquinanti. Mi riferisco soprattutto a patologie tumorali e respiratorie sempre più in aumento. Ovviamente, fin dal tempo in cui l’industria portava il nome di Italsider era noto l’alto tasso di diossina nell’aria.
Le autorità politiche I maggiori responsabili non ignoravano certamente questo dato, ma tutti tacevano. Gli interessi economici e politici erano cosi forti da impedire qualsiasi forma di intervento per la salvaguardia della salute. Lo scorso anno si discuteva su un dilemma che al momento sembra superato: chiudere l’Ilva e salvare l’ambiente o ignorare
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attualità
Incontrare la speranza
Torino-Temento
Un “prezioso circuito della salute” in alcuni villaggi di una zona meridionale del Senegal
di Bruno Favero OMI brunofavero@gmail.com
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senegal
Secondo le statistiche ufficiali, la popolazione senegalese è composta da musulmani sunniti per il 92%, da CRISTIANI PER IL 6% e da animisti per il restante 2%. Molti senegalesi si dichiarano musulmani o cristiani ma sono in realtà legati anche a forme di religione tradizionale. Un profondo processo di sincretismo ha reso possibile la coesistenza delle religioni tradizionali con quelle rivelate.
in pillole
NOME UFFICIALE LINGUA UFFICIALI CAPITALE FORMA DI GOVERNO INDIPENDENZA INGRESSO NELL’ONU SUPERFICIE TOTALE
REPUBBLICA DEL SENEGAL FRANCESE DAKAR REPUBBLICA SEMIPRESIDENZIALE DALLA FEDERAZIONE DEL MALI 20 AGOSTO 1960 28 SETTEMBRE 1960 196 722 KM2
Temento
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ome spesso accade nella vita, le cose sembrano succedere per caso, ed invece basta che qualcuno ci creda fino in fondo ed ecco che avvengono incontri, scambi, nascono amicizie e si sviluppano relazioni. Così è capitato al manipolo della Croce Giallo-Azzurra di Torino, un incontro fortuito alla stazione di Torino, la testimonianza di Maurizio che l’anno prima aveva visitato la missione di Temento, la volontà decisa e perspicace del gruppo di volontariato ed ecco organizzata una spedizione coi fiocchi. Sono partiti in cinque da Torino subito dopo Pasqua, destinazione Temento, Senegal. Obiettivo: visitare le strutture sanitarie della missione per stabilire un progetto di collaborazione e di sostegno. Temento, chi non conosce Temento dove i Missionari Oblati di Maria Immacolata
sono arrivati nel 1999, nel bel mezzo della guerriglia separatista della Casamance, in una zona ai confini del mondo piena di potenzialità e sfide. In quegli anni il problema salute era veramente spinoso, quasi nessuna struttura pubblica, una guerra abbandonata e totalmente inutile (ce ne fossero di utili!). La missione si era data da fare, con l’aiuto di tanti amici: un dispensario, una maternità che sono diventate tre negli anni, cinque farmacie di villaggio e pronto soccorso in altrettanti villaggi. A distanza di quasi quindici anni ci si trova, ora, con l’urgenza di rilanciare questo prezioso circuito della salute per continuare a dare alle popolazioni della media Casamance delle cure di qualità ed un accompagnamento nello sviluppo integrale di villaggi e famiglie sparpagliati su un raggio di quasi cinquanta chilometri.
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Vita consacrata Una missione antropologica
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vita consacrata Calendario per l’anno della Vita consacrata 2014/2016 APERTURA I Domenica di Avvento, 30 NOVEMBRE 2014 (vigilia di preghiera, 29 novembre 2014) CHIUSURA Giornata mondiale della VC, 2 FEBBRAIO 2016 (vigilia di preghiera, 1 febbraio 2016)
Cosa mi aspetto dalla celebrazione dell’anno dedicato alla Vita consacrata ormai alle porte
di Tiziana Longhitano sfp
Tempi di riflessione e di condivisione a livello mondiale. • Incontro ecumenico di consacrati e consacrate - ROMA, 22-24 GENNAIO 2015 (24 gennaio,veglia di preghiera) • Seminario per i formatori e le formatrici alla VC - ROMA, 8 -11 APRILE 2015 (11 aprile, veglia di preghiera) • Laboratorio per i giovani e le giovani consacrati - ROMA, 23 -26 SETTEMBRE 2015 (25 settembre, veglia di preghiera)
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i apre l’anno dedicato alla Vita consacrata (VC) e vorrei cogliere l’occasione per esporre alcune riflessioni condivise con suore di differenti generazioni e culture. Alcune studentesse, provenienti da tutto il mondo, sono state coinvolte nella stesura di queste pagine. Si tratta di una proposta partecipata e plurale.
Le attese La speranza di pienezza che la VC affida alle persone che si donano a Dio chiede che l’attenzione celebrativa non si concentri sui computi, come se la VC fosse questione quantitativa, ma sull’essere lievito nella massa. Occorre allora interrogarsi sulla qualità del lievito e se veramente i fermenti sono vivi. Se si annuncia un Vangelo vivo e vissuto. Se i principi escatologici di cui la VC è costituita siano davvero irradiati. Il documento redatto nel maggio del 2010 dalle superiore generali degli Istituti religiosi femminili, (Dichiarazione sulla profezia, Dich. USG 2010), chiedeva alle congregazioni di «superare i confini dei rispettivi carismi e unirci per offrire al mondo una parola mistica e profetica». Ci auguriamo maggior comunione tra le con-
gregazioni religiose. Ma una domanda emerge spontanea: c’è il desiderio di essere meno isolate?
Testimonianza e vita comunitaria Un altro punto di attesa riguarda la testimonianza. Si tratta di offrire al nostro mondo un modello concreto di ‘comunità’ che, attraverso la condivisione di stili e valori, crei rapporti fraterni. Citerei come esempio la comunità europea e altre tipologie comunitarie le quali, manifestando nella denominazione il termine ‘comunità’, non la rendono nei fatti, perché l’interesse dei soggetti coinvolti è diretto soprattutto alla circolazione di beni economici. Da qui nascono conseguenze relazionali che portano a guardare l’altro non come persona, con la sua dignità, ma come “utile”; un bene che se non soddisfa l’interesse economico può essere considerato esubero, esodato. Le comunità dei consacrate possono offrire l’occasione di una testimonianza, alle società del nostro tempo, di un modo “altro” di essere in relazione e in comunione. Esse, inoltre, fotografano la situazione policroma che costituisce le città. Spesso si
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In diretta dal mondo oblato
messaggi Lesotho e notizie Il papa e i vescovi invocano il dialogo dalle missioni n tensione il Lesotho dopo il fallito golpe militare del 30 agosto a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
I
guidato dal generale ribelle Tlali Kamoli. Domenica 7 settembre, dopo l’Angelus, papa Francesco ha fatto suo l’appello dei vescovi del paese africano: “Unisco inoltre la mia voce a quella dei vescovi del Lesotho, che hanno rivolto un appello per la pace in quel Paese. Condanno ogni atto di violenza e prego il Signore perché nel Regno del Lesotho si ristabilisca la pace nella giustizia e nella fraternità”. Nel loro appello, i vescovi del Lesotho si erano detti “sgomenti e scioccati nell’apprendere nelle prime ore del mattino del 30 agosto di un’operazione militare che ha portato all’occupazione di diversi posti di polizia a Maseru (la capitale, ndr.), nel corso della quale un poliziotto è stato assassinato e diversi altri sono stati feriti”. Nel loro appello i vescovi ricordano che “la pace durevole è possibile solo se se si
Spagna
Nuovo centro di pastorale giovanile e vocazionale
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l 21 settembre è stato inaugurato un centro per giovanissimi e giovani a Pozuelo, periferia di Madrid. Dopo l’accoglienza degli ospiti, circa 130 persone tra le quali anche p. Luca Mancini e Ivan Garro della comunità di Marino, sono stati presentati i nuovi membri della comunità ed il progetto per i giovani. In tarda mattinata, è stata celebrata l’Eucarestia presieduta dal vicario provinciale, p. Ismael García. Durante l’omelia p. Ismael ha commentato la parabola dei lavoratori dicendo che “tutti siamo chiamati a vivere nella vigna del Signore, non conta chi arriva prima, dopo o all’ultima ora, l’importante é vivere insieme
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VATICANO
affrontano con giustizia i legittimi interessi e preoccupazioni di tutte le parti coinvolte. Per questo il dialogo è così importante nel processo di pacificazione”. Il Lesotho è un piccolo Paese di circa 2 milioni di abitanti che costituisce un’enclave all’interno del Sudafrica, anche se è formalmente indipendente dal punto di vista politico dal potente vicino. I cattolici sono 1.280.000 suddivisi in quattro diocesi, tre delle quali sono affidate a Oblati di Maria Immacolata (fonte: fides.org)
come famiglia oblata il comandamento nuovo dell’amore reciproco”. Per approfittare della coincidenza con il giorno 21 che rimanda al 21 maggio, festa di S. Eugenio, è stata fatta anche la preghiera per le vocazioni oblate e dopo l’Eucarestia la festa è continuata con una grigliata per tutti. Il Centro di Pastorale Giovanile e Vocazionale aperto presso la comunità di Pozuelo, già Casa dei martiri oblati spagnoli, è un luogo al servizio dei giovani che avvertono l’esigenza di un discernimento vocazionale. Direttamente implicati in questo progetto sono i padri David Muñoz, responsabile del nuovo centro, e p. Tino Migliaccio, già da due anni impegnati nella promozione di una pastorale giovanile e vocazionale unitaria nel territorio spagnolo.
NOMINA PER P. LOUGEN Papa Francesco ha nominato il superiore generale degli Oblati, p. Louis Lougen, membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, fondata nel 1622 da papa Gregorio XV, è attualmente composta da 49 membri: 27 cardinali, 16 vescovi e arcivescovi, due Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, e da 4 superiori generali. Alla guida della Congregazione c’è il prefetto, il cardinale Fernando Filoni ed il suo segretario, l’arcivescovo Savio Hon Tai-Fai di Hong Kong. Precedentemente questo incarico era stato occupato da un Oblato, l’arcivescovo Marcello Zago. già superiore generale, Come membro di questa congregazione, p. Louis parteciperà alla 19ª assemblea plenaria prevista per l’autunno del prossimo anno. (fonte: omiworld.org)
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fatti
Una missione
condivisa
La storia e il presente di adulti e giovani che, a Messina, si ispirano al carisma demazenodiano
a cura della Famiglia oblata di Messina
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n articolo scritto a più mani con lo stile della Famiglia oblata: gente che ha un debole per la missione e per Gesù. La nostra storia con i Missionari Oblati di Maia Immacolata è così: qualcuno ha seminato, altri hanno fatto crescere, altri hanno mietuto. C’è chi ha pianto, chi ha gioito, ma tutto è avvenuto nel campo del Signore, il campo della missione, il nostro campo. Se venite a trovarci a Messina, presso la comunità degli Oblati. non potrete non notare una serie di quadri, dipinti da Liliana, raffiguranti delle barche che trasportano gli Oblati passati, a partire dal 1978 dalla nostra comunità messinese. Sono davvero tanti, alcuni anche tornati più volte in riva
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Una foto della storica visita di p. Fernand Jetté, allora superore generale dei Missionari OMI nel 1985. A sinistra, l’esperienza missonaria di Liliana dell’AMMI. A destra, la costruzione della casa di Gesso nel 1984
allo Stretto. Ciascuno, con il proprio carattere, carisma, personalità, ha contributo a costruire la storia della Famiglia oblata di Messina.
In principio: la missione L’esperienza della Famiglia oblata di Messina ha avuto inizio intorno all’anno 1978, quando alcuni Missionari OMI hanno cominciato a prendere contatti con la diocesi, rendendosi disponibili per le missioni
popolari. Molte parrocchie cittadine furono coinvolte e molti di noi venimmo a contatto con gli Oblati: un incontro che cambiò la vita di tanti. Sempre più persone chiesero alla comunità oblata, che aveva stabilito la propria residenza nella parrocchia di S. Caterina, di approfondire il proprio rapporto con Dio e con il carisma di S. Eugenio de Mazenod. Negli anni 1980 e seguenti ha avuto così inizio l’esperienza della “comunità della missione”. Nella seconda metà degli anni novanta, però, a Messina si è vissuto un momento di “passaggio”. Dopo un tempo di fervore in cui nacque l’Associazione Missionaria di Maria Immacolata (AMMI), e il Movimento Giovanile Costruire (MGC), iniziò un momento di stasi. Da tempo era stato inaugurato, a Gesso, il Centro Agape,
Gente che ha un debole per la missione e per Gesù sede della comunità OMI, ma in quel periodo il cammino è sembrato farsi difficile. Anche fisicamente, si faceva fatica ad incontrarsi. Inoltre l’esperienza della parrocchia di S. Caterina, punto di incontro e di riferimento per molti, era andata trasformandosi, fino a tramontare. Può sembrare un quadro fosco, ma, come un fiume sotterraneo, la vita della comunità ha continuato a scorrere fino a tornare in superficie in modo nuovo. Il nuovo millennio ci ha visti nuovamente in pista: si sono riorganizzate le attività apostoliche, si è ripreso a collaborare con i missionari nelle loro attività. Siamo ripartiti da Dio, rimettendoci nella disponibilità a seguirlo.
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fatti
Una personalità
POLIEDRICA
Ricordo di p. Luciano Cupia OMI
di Rosalba Fanelli cofondatrice del “Centro La Famiglia” e della “Scuola per consulenti familiari”
C
hi era p. Cupia? Risposta quasi impossibile data la poliedricità del personaggio. Prima di tutto era un prete convinto, di larghe vedute, in anticipo sui tempi. Una persona spiritualmente ed umanamente ricca, che ha creduto fermamente nella Provvidenza ed anche in se stesso. Riusciva a calamitare persone di ogni età e condizione sociale. Chi ha avuto il piacere e la fortuna di incontrarlo ha potuto cogliere i vari aspetti della sua persona, il tratto gentile e signorile. Il bel tono della voce, l’immediata simpatia, il sorriso, la sottile ironia, la battuta, facevano parte della sua personalità, come anche l’amore per la bellezza, per la montagna, per i viaggi. Una delle sue prerogativa era certamente la sintesi, che si esprimeva soprattutto nella brevità “corposa” delle sue prediche e dei suoi discorsi. Anche nelle comuni relazioni non c’era verbosità,
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Qualche
cammeo
Fondatore nel 1968 del “Centro La Famiglia”, consultorio familiare a Roma, insieme a Rosalba Fanelli, iniziatore della “Scuola per consulenti familiari” nel 1976, parroco a Bologna, assistente scout, docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Sono solo alcune degli ambiti pastorali nei quali ha lavorato p. Luciano Cupia, morto a Roma lo scorso 26 febbraio. Era nato a Suno (No) nel 1927 ed era sacerdote dal 1950. Una veglia di preghiera si è svolta a Roma, nella chiesa di S. Nicola a via dei Prefetti, il 27 febbraio, mentre le esequie sono state celebrate il 28 febbraio nella basilica di S. Lorenzo in Lucina. Tra i suoi libri ricordiamo COME UNA CAREZZA. ALLA SCOPERTA DI UN DIO TENERO E MISERICORDIOSO (Paoline, 1999)
ma parole essenziali e chiare. L’essere chiaro e diretto poteva forse talvolta dispiacere, ma la trasparenza, come lui insegnava, paga sempre. Sia dalle persone che sono venute a trovarlo durante la malattia, che dalle decine di email, sms, lettere e telegrammi che sono giunti, emergono tante definizioni di p. Luciano: maestro di vita, padre, amico sincero, spirito libero, originale, intelligente, geniale, capace di cogliere al volo l’essenza dei problemi e ancora: tenero, fermo, vivace, esuberante,
intraprendente, trascinatore, accattivante-seduttivo, schietto, disarmato, comunicativo, volitivo, positivo, profondo, accogliente, generoso, gioviale, rassicurante, trasparente, accogliente ed anche, talvolta, insofferente. Tentare di mettere una cornice alla figura di p. Luciano, è estremamente difficile. Ognuno ha visto e trovato in lui aspetti che lo hanno colpito: “mi ha cambiato la vita”; “mi ha fatto da padre”. Resterà in tanti un ricordo ed un’immagine indelebile,
La missione, il fondatore Il binomio che ha caratterizzato la vita e l’opera di p. Luciano è stato il suo carisma e la sconfinata fiducia nella Provvidenza, fiducia che poteva sembrare una sorta di scommessa, se si considera l’incipit incipit di tutto quanto è stato realizzato partendo da zero e riuscendo a raggiungere, nell’arco di 45 anni, risultati rilevanti. Ciò ha comportato un diuturno faticoso impegno. Affrontava ogni difficoltà e fatica con entusiasmo, che sapeva trasfondere in
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MISSIONI mio interlocutore. «No, non è proprio così», mi risponde. Dal dialogo comprendo che la sua presenza in Europa, oltre ad essere un’opportunità per mandare un aiuto alla famiglia, è anche un atto di benevolenza verso il marabù. È lui che gli offre la disponibilità e la possibilità di lasciare il Senegal per inserirsi in un circuito di venditori ambulanti che sostengono la moschea, la confraternita ed il prestigio del loro capo religioso, godendo così dei benefici di Allah per sé e la sua famiglia.
Il discepolato con Cristo
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Leggere questo particolare fenomeno migratorio dal versante del contesto storico, socio-culturale e religioso delle confraternite senegalesi, è una cosa normale, com’era normale al tempo del latifondismo che il contadino lavorasse per il padrone terriero e tenesse per sé il necessario per il suo sostentamento e quello della sua famiglia, con un atteggiamento di sottomissione e spesso di venerazione. Leggere questo fenomeno dal versante dell’europeo potrebbe portarci a pensare ad una forma di “schiavitù
religiosa” con finalità finanziarie. Di certo la vita di questi venditori ambulanti, come quella di tanti altri che percorrono in lungo ed in largo le nostre spiagge, è certamente un’esistenza difficile e grama. La loro presenza tra noi è una continua sfida all’accoglienza delle diversità, alla conoscenza delle loro storie, delle culture e tradizioni, nonché alla loro integrazione. Dinanzi alle singole persone non possiamo fare “di tutta l’erba un fascio”, tantomeno leggere con un atteggiamento assimilatorio, ghettistico o escludente, la loro presenza nel nostro territorio. Credo che sia necessario avere un atteggiamento accogliente, ma anche critico capace di valutare il più oggettivamente possibile, le diverse situazioni e le storie dei migranti, alla luce della “Dichiarazione universale dei diritti umani”, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, e che ci permetta di comprendere se dietro alcune migrazioni “culturali e religiose” si nascondano condizioni di limitazione o addirittura di privazione della libertà individuale. Sergio Natoli OMI Palermo
I libri di p. Gianni Santopietro OMI aiutano sempre il lettore ad allargare mente e orizzonti. E’ il caso anche di quest’ultimo lavoro intitolato Che cosa cercate? Il discepolato con Cristo come proposta di senso (EDB 2014, pp. 168, 16 euro). Partendo dalla domanda di Gesù (che dà il titolo al testo) rivolta a Giovanni e Andrea, due dei suoi primi discepoli, il libro sviluppa l’idea che seguire Cristo come discepoli “suscita la felicità di vivere il senso della vita nella comunione” in tutte le epoche. Tre capitoli, il primo sulla comunione dei discepoli con Cristo, il secondo dalla crisi all’incontro con il Risorto, il terzo sulla comunione fraterna, per una lettura interessante e formativa per quanti vogliono seguire Cristo anche nella nostra epoca.
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qui Congo qui Uruguay
MISSIONI
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Qui Uruguay
Qui Congo di Mimmo Arena OMI arenomi52@gmail.com
Rinunciare all’avidità Un mese nella regione del Kasai mi ha fatto vivere alti momenti di vita cristiana in una zona di savana forestale dove aree sabbiose e macchie di alberi tropicali si alternano coprendo terre ricche di minerali preziosi. La gente del posto vive situazioni
di estrema povertà pur avendo a disposizione ogni ben di Dio. La domanda che mi ponevo spesso era: Come si potrebbe fare perché queste popolazioni possano beneficiare delle ricchezze della loro terra per i loro bisogni e vivere in condizioni migliori? Una cosa del genere si deve fare insieme, con uno sforzo di grande solidarietà reciproca, rinunziando all’avidità che ci ha guidato e ci guida nelle scelte e nelle relazioni. I paesi poveri non possono fare da soli, ma questo non deve essere un pretesto perché i paesi ricchi vengano loro in aiuto a condizione di depredare ogni bene lasciando solo le briciole. In questo momento della vita mondiale diventa sempre più urgente un cambiamento di rotta verso la solidarietà. Tutti pagheremo il conto del nostro agire per il nostro esclusivo interesse.
di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net
Una settimana speciale Nella congregazione oblata un periodo ‘forte’ é la novena di preghiera per le vocazioni oblate. Anche in Uruguay é un appuntamento importante e cerchiamo di condividerlo. La pastorale giovanile e vocazionale prepara un libretto che aiuta nella preghiera, con riflessioni ed esperienze. È un appuntamento anche per la nostra scuola, il Colegio San José OMI, nella quale, con i bambini, le maestre ed il personale, viviamo
una settimana particolare. In ogni classe si parla del carisma e si conoscono meglio gli Oblati. Il segno più forte, che condividiamo con il quartiere, é la ‘camminata oblata’. Non solo canti e preghiere, ma l’ansia missionaria di testimoniare la fede. I ‘vicini’ del quartiere ci salutano dalle loro case, molti parenti dei bambini accompagnano il cammino. Ogni classe si impegna in un gesto missionario: chi anima i più piccoli, chi raccoglie alimenti o vestiti, chi condivide giochi o materiale didattico con i più piccoli, chi si impegna a mantenere l’ordine e la pulizia. Piccoli impegni che dicono tanto. I bambini sono contenti, hanno vissuto qualcosa fuori dal normale, testimoniare l’allegria per le strade, in un contesto non proprio favorevole.
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NON RINUNCIARE
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Missionari nell’emergenza ILVA a Taranto
Al via l’anno della Vita consacrata
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fatti
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La famiglia oblata a Messina tra passato e presente
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