Prezzo di copertina € 2,20 - aprile 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
attualità
dossier
fatti
missioni
Tre intellettuali “leggono” la missione in Italia
I pellegrinaggi a piedi a Santiago de Compostela
Conosciamo lo scolasticato oblato di Cochabamba in Bolivia
Qui Uruguay Qui Thailandia
MISSIONI
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 4 APRILE 2014
In cammino
per orientare la vita e scoprire la fede 10/03/14 20:55
SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.4 aprile 2014
attualità
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L’immagine del missionario di Brunetto Salvarani
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 EDITORE
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli
La missione, un cantiere di carità
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Notizie in diretta dal mondo oblato
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di Adriano Titone OMI
news
REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it
a cura di Elio Filardo OMI
DIRETTORE RESPONSABILE
Mgc news
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Formare alla missione in Bolivia
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Un uomo centrato sul soprannaturale
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Pasquale Castrilli REDAZIONE
fatti
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI
di Pasquale Castrilli OMI
Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo
Alberto Gnemmi OMI
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
Tipolitografia Abilgraph Roma FOTOGRAFIE
Lettere al direttore
02
Lettere dai missionari
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Qui Thailandia, Qui Uruguay
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Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
17 euro 37 euro 35 euro 65 euro
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare marzo 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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dossier
Un Oblato, esperto conoscitore dei cammini di Santiago de Compostela, spiega le frontiere della nuova evangelizzazione su percorsi frequentati a piedi da migliaia di persone
DOSSIER
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di David López OMI dlmomi@hotmail.com foto di Edo Pedron www.pellegrinipersempre.it
Evangeli zzare il cammino 14 MISSIONI OMI · 04_2014
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una foto per pensare 014_021.indd 14-15
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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com
UNA FOTO PER PENSARE
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Apparteniamo ad una società nella quale tutto deve essere bello, incorrotto, perfetto. Dove tu stesso sei un “tutto compiuto”, basti a te stesso. Ma questa non è la verità. È la relazione - soprattutto quando è tra diversi - quello che ci salva davvero. Abbiamo bisogno degli altri sempre; da appena nati fino alla fine della vita. “Ho bisogno di te”, questa frase scomparsa dal nostro linguaggio, dice una verità importante su di noi; ci potrebbe far capire che abbiamo bisogno di amici, ma anche di nemici, di chi ci approva ma anche di chi ci critica, di chi ci vuole e di chi ci rifiuta, di chi ci considera e di chi ci ignora… Coraggio, scopriamo i nostri nuovi benefattori.
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La fedeltà
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editoriale Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
Gente che cammina
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attualità
dossier
fatti
missioni
Tre intellettuali “leggono” la missione in Italia
I pellegrinaggi a piedi a Santiago de Compostela
Conosciamo lo scolasticato oblato di Cochabamba in Bolivia
Qui Uruguay Qui Thailandia
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OMI
RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 4 APRILE 2014
In cammino
per orientare la vita e scoprire la fede
l numero di pellegrini a piedi è cresciuto in quest’ultimo decennio. Alcuni dati lo confermano. Anche l’industria del turismo se n’è accorta. Nel 2004 sui cammini verso Santiago de Compostela, in Spagna, sono transitate 197mila persone, nel 2010 sono state 270mila. Anche quelli in Italia hanno avuto un incremento di frequentatori. Si può camminare verso Assisi sulle orme di S. Francesco, verso Padova seguendo S. Antonio, verso Roma sulle orme di S. Pietro e degli apostoli. Si cammina per conoscere meglio un territorio, per mettersi alla prova, per fare turismo, per fare un pellegrinaggio. Ogni motivazione ha la sua ragione e la sua dignità. Una cosa è certa: un camminatore si mette in gioco. Impegna tempo e risorse per vivere una vita più lenta e “umana”. Il mondo a 5 km orari risulta interessante: si assaporano con stupore i paesaggi e la natura, si apprezza l’incontro con le persone, si perlustra l’incontro con Dio… Con scarpe adatte, zaino e un po’ di allenamento si può partire alla scoperta del mondo e di sé stessi con la disponibilità ad accogliere sorprese e novità inaspettate. Camminare insegna la vita, fa bene alla salute, apre cuore e orizzonti. Jacques Séguéla, giornalista e pubblicitario francese, scriveva che “uno stupido che cam-
mina va più lontano di dieci intellettuali seduti”. In effetti c’è una sapienza che nasce dal camminare a lungo e lentamente, quella dei nostri avi che per spostarsi non avevano automobili o treni a disposizione. Anche in tanti paesi del sud del mondo, dove si trovano i nostri missionari, la vita si svolge prevalentemente a piedi, scandita dalla luce del sole che segna inizio e fine di ogni giornata. Si cammina per andare o tornare dal mercato, per recarsi a scuola, per andare a curarsi presso un dispensario. E per strada si conosce, si discute, si condivide. Anche Gesù è stato un camminatore. Fece la strada insieme ai due di Emmaus stanchi e sfiduciati (cfr. Vangelo di Luca 24, 13-35) ridando loro una speranza. Ogni viaggio, soprattutto quello a piedi, è una metafora della vita, fatta di salite e discese, corse e frenate. Chi torna da un pellegrinaggio a piedi porta in sé una nuova consapevolezza e, superati i rischi della mitizzazione e della nostalgia, capisce che la vita ha un senso se fondata su poche cose essenziali. Camminare è una sorta di esercizio di sintesi. E anche i malanni della vita assumono un senso. Romano Battaglia affermava che “non c’è tristezza che, camminando, non si attenui e lentamente si sciolga”. n
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cartolina missionaria
Treditesori famiglia
A Roma alla casa generalizia dei Missionari OMI
di Fabio Ciardi OMI ciardif@gmail.com
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n po’ zingari, un po’ profughi, o semplicemente missionari, gli Oblati hanno dovuto spostare la loro casa centrale da Aix-en-Provence a Marsiglia, a Parigi, a Liegi, a Roma. Qui, nel 1902, “la generalizia” - così la chiamiamo - trovò la sua prima destinazione a due passi dal Colosseo, in quella che oggi è via Vittorino da Feltre. Finalmente nel 1950 fu costruita la sede definitiva (si fa per dire), in via Aurelia 290, a due passi da S. Pietro. Questa volta vi mando la mia cartolina da questa casa. Viaggio in tante parti del mondo, ma ogni tanto sono anche a casa, e da tre anni la mia casa è proprio questa in via Aurelia, dove vive il superiore generale e i suoi collaboratori, alla guida della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Siamo 43, di 18 nazioni. Il più anziano, fratel Giuseppe D’Orazio, ha 94 anni. La bella età non
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gli impedisce di uscire ogni giorno per i servizi più semplici: la farmacia, la posta, senza dimenticare la visita ai mille santuari della città per accendere una candela e dire una preghiera per i missionari sparsi nel mondo. Il più giovani è padre Jegan Kumar Coonghe, dello Sri Lanka, 24 anni; sacerdote da 3 anni completa gli studi superiori al Pontificio Istituto Biblico. In mezzo una grande varietà di persone e di servizi. Una comunità che ha come caratteristica l’accoglienza. Al centro la cappella che custodisce tre tesori di famiglia, che gli Oblati si sono portati sempre con sé nel loro pellegrinare da una casa all’altra: un altare, una statua, un cuore.
L’altare di legno Si trovava nella casa di Aix, dove tutto è iniziato. Perché portarlo con sé? Non ha alcun valore artistico, ma ha un grande valore affettivo. Sant’Eugenio e il suo primo compagno, l’11 aprile 1816, vi passarono davanti l’intera notte, in preghiera. Vi avevano riposto la Santissima Eucaristia, al termine della celebrazione liturgica. Era Giovedì santo. Non erano passati neppure tre mesi da quando avevano dato inizio alla piccola comunità di missionari. Fino ad allora non avevano pensato che sarebbero potuti diventare dei religiosi. A loro bastava essere come gli apostoli e seguire Gesù nell’annuncio del Vangelo. Ma presto sant’Eugenio si rese conto che per vivere come gli apostoli avrebbero dovuto fare il passo della consacrazione con i voti, con l’oblazione. Ne parlò all’amico, che rimase entusiasta e in quella notte di preghiera, in ginocchio davanti all’altare, «facemmo i nostri voti - racconta lui stesso - in una indicibile gioia». Entrando nella casa di Roma, nella cappellina a destra, troverete “l’altare dei voti”.
La statua È l’Immacolata che sant’Eugenio comprò per la chiesa di Aix e che benedisse il 15 agosto 1822. Una statua di legno completamente dorata, nel più puro stile provenzale. Questa sì che è preziosa. Ma per gli Oblati lo è soprattutto per un episodio dal quale essa prende il nome di Madonna del sorriso. Quel giorno. festa dell’Assunta, sant’Eugenio parlò di lei con tutta l’effusione del cuore. A sera la gente uscì in processione, mentre egli rimase davanti all’immagine. Più tardi scrisse all’amico Tempier, per comunicargli quello che era avvenuto: «Da molto tempo non provavo tanta gioia nel parlare delle sue grandezze, nell’invogliare i cristiani a riporre in lei ogni fiducia… Questa sera mi sono accorto che tutti i fedeli condividevano il fervore che mi ispirava l’immagine della santa Vergine». Gli sembrò «di vedere, di toccare con mano» che la piccola famiglia di missionari, a cui aveva dato vita da sei anni, «racchiudesse il seme di grandissime virtù, e che potrebbe operare un bene infinito; la trovavo buona, in lei mi piaceva tutto, amavo le sue Regole, i suoi Statuti; il suo ministero mi sembrava sublime». Ma vide anche la propria piccolezza e miseria, le prove e le difficoltà che la comunità avrebbe dovuto attraversare… Fu allo-
ra che la bella statua rivolse gli occhi verso di lui e gli sorrise. Quel giorno Eugenio sperimentò lo sguardo materno di Maria, pieno di tenerezza, e si sentì infondere una forza nuova. Da allora seppe che la sua opera veniva da Dio. Quella statua è oggi sull’altare della nostra cappella.
La reliquia Nella cappellina di sinistra il terzo tesoro: il cuore di sant’Eugenio, in una teca che porta scritto il motto della sua vita: Lo Spirito Santo è su di me e mi ha mandato ad annunciare il Vangelo ai poveri, e le ultime parole rivolte agli Oblati prima di morire: Tra voi la carità, la carità, la carità, e fuori lo zelo per le anime. È una reliquia significativa, che ci ricorda l’amore infinito che sant’Eugenio portava alla sua famiglia, ai poveri, alle persone della sua diocesi… “un cuore grande come il mondo”, che sapeva amare d’un amore appassionato e sincero. La visita della casa generalizia ci porterebbe a scoprire tanti altri tesori, ma al termine, la visita ci condurrebbe di nuovo in cappella, dove tutta la comunità si ritrova tre volte al giorno per pregare insieme. È questo il cuore che pulsa e che porta vita all’intera grande comunità dei missionari Oblati sparsi nel mondo. n
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attualità
L’immagine del missionario Una società che cambia. Un ruolo e un’immagine, quella dei missionari, che attraversano i secoli. Ma cosa sono oggi i missionari nell’immaginario collettivo italiano? Lo abbiamo chiesto a personaggi «non sospetti».
C
di Brunetto Salvarani
ome sta cambiando, nel nostro paese, l’immagine dei missionari e della missione? Vale a dire: a mezzo secolo dal documento conciliare Ad gentes e dalla definitiva decolonizzazione, a oltre vent’anni dalla fine dell’utopia comunista e oltre dieci dall’11 settembre 2001, nel contesto di un mondo in fuga (T. Giddens) e sempre più globalizzato. E mentre la storia sembra al di fuori del nostro controllo, e noi non sappiamo dove stiamo andando. Le prime grandi missioni delle chiese cristiane fuori dall’Europa - dopo la stagione pionieristica del primo millennio d.C. - erano intrecciate al colonialismo, dal sedicesimo al ventesimo secolo: spagnoli e portoghesi portavano con sé i loro frati mendicanti, così come olandesi e inglesi i loro missionari protestanti. I missionari potevano, di volta in volta, sostenere o criticare i conquistatori, ma avevano in co-
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Salvatore
Natoli
Annamaria
Rivera
Giuliano
Vigini
È nato a Patti (Me) nel 1942. Laureato in Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, dove ha trascorso gli anni nel Collegio Augustinianum. Ha insegnato Logica alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia e Filosofia della Politica alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano. Attualmente è professore ordinario di filosofia teoretica presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.
È nata a Taranto nel 1945. Antropologa, saggista, scrittrice e attivista italiana, docente di etnologia e di antropologia sociale presso l’Università di Bari, editorialista per i quotidiani il Manifesto e Liberazione, oltre che collaboratrice di altri giornali; dirige la collana di ricerche antropologiche della casa editrice Dedalo. È nota come studiosa delle discriminazioni, nonché per il suo impegno antirazzista, antisessista e antispecista.
È nato a Milano nel 1946. Uno dei nomi più noti dell’editoria. Nella sua vasta attività critica e bibliografica assume una rilevanza particolare la «Bibbia Paoline»: testo e analitico commento a fronte di tutti i libri biblici. Fra le ultime opere in questa serie, con la nuova versione ufficiale della CEI, il commento a Vangeli e Atti degli Apostoli e a il Nuovo Testamento, il Vocabolario del Nuovo Testamento greco-italiano, il Dizionario del Nuovo Testamento e la Guida alla Bibbia.
mune il senso di dove la storia si stava dirigendo: verso il dominio occidentale del mondo. Verso la civiltà cristiana. Un dato che, in ogni caso e al di là della buona fede dei singoli, determinò il panorama della scena missionaria. Nella seconda metà del secolo scorso, la missione si è venuta a trovare in un nuovo contesto: il conflitto tra i due blocchi di potenze, quello orientale e quello occidentale, tra il comunismo e il capitalismo. Alcuni missionari possono aver pregato per il trionfo del proletariato e altri per la sconfitta del comunismo ateo, ma tale conflitto rappresentava il palcoscenico inevitabile dell’opera missionaria. Ora, i missionari non vengono più mandati per nave verso paesi scono-
sciuti e, quasi ovunque, non sono più lontani che un giorno di viaggio. In un quadro così frastagliato, quanto e com’è mutato l’immaginario collettivo sul missionario e la missione in Italia (un paese che sta vivendo la stagione di passaggio dalla religione unica degli italiani all’Italia delle religioni)? Abbiamo cercato di capirlo interrogando alcune personalità illustri della cultura laica nazionale: Salvatore Natoli, Annamaria Rivera e Giuliano Vigini.
un lato, quello di essere sempre uniti, in una tensione costante di fede e carità, a tutti coloro che in tanti paesi offrono la loro vita per la predicazione e la testimonianza al vangelo: orizzonte e paradigma di ogni attività ecclesiale». In tal senso, «tutti coloro che, con la preghiera, il sostegno economico e l’impegno diretto cooperano alla missione e insieme contribuiscono in Italia alla formazione di una coscienza missionaria sono come dei costruttori di ponti che collegano e avvicinano mondi lontani, facendoli sentire parte integrante della vocazione e della vita della Chiesa». Dall’altro lato, si tratta di «essere attivamente impegnati in questa terra di missione che - come tanti altri paesi di antiche radici cri-
Il critico e il filosofo Per Giuliano Vigini, uno dei nomi più noti dell’editoria, dalla vasta attività critica e bibliografica, l’impegno missionario di religiosi e laici che operano in Italia ha un duplice effetto: «Da
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attualità
La missione, Il resoconto delle realizzazioni del 2013 promosse e sostenute dalla Procura delle missioni estere. Un grazie doveroso ai numerosi benefattori
A di Adriano Titone OMI adrianomi@gmail.com
ll’origine della missione c’è l’amore di Dio che un giorno decise di condividere la ricchezza della sua vita e accese la vita fuori di sé, nel mondo. Iniziò quel continuo dono gratuito tra Dio e l’uomo, tra uomo e uomo. La missione, che raggiunse l’apice in Gesù e nel Vangelo, è lontana dall’essere compiuta. Essa è come un cantiere! E la carità missionaria apre cantieri di ogni genere per ridare all’uomo la dignità perduta o non ancora raggiunta. Anche noi siamo coinvolti in questa missione: noi Oblati di Maria Immacolata con tutti gli amici delle Missioni OMI che nei modi più disparati e con una creatività sorprendente, la sostengono. Ecco un breve resoconto dei cantieri missionari che ci hanno coinvolto nell’anno 2013.
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un cantiere di carità Romania I progetti sono nell’ambito dell’educazione e del sostegno di bambini e ragazzi. I campi-scuola ecumenici, avviati nel 2007, sono diventati luogo non solo di sana ricreazione, ma di formazione umana ed ecumenica. Oltre al prolungato appuntamento estivo, ci sono occasioni d’incontro durante l’anno. Si approfondiscono tematiche umane e cristiane che concorrono alla maturazione della persona, si educa all’ecumenismo partendo da ciò che è comune. Si responsabilizzano i partecipanti al servizio dell’altro e all’utilizzo equilibrato delle risorse. Rilevante è il progetto condotto insieme ai laici dell’Associazione Missionaria Maria Immacolata (AMMI) di Catanzaro a favore dell’integrazione scolastica di otto bambini diversamente abili. Il progetto ha permesso agli insegnanti di questi bambini di frequentare due
corsi di formazione e di avere la disponibilità di un insegnante di sostegno regolarmente assunto. Un altro mini-progetto riguarda l’assunzione di un “coordinatore inclusivo” al fine di favorire la cooperazione tra quanti, in due scuole, collaborano all’educazione di sedici bambini con difficoltà di apprendimento.
Uruguay Il progetto più rilevante rimane quello di Talitakum che da anni rende un servizio a circa 60 adolescenti provenienti da situazioni familiari tra le più disastrate del Cerro di Montevideo. Attraverso la formazione professionale biennale in elettricità, fabbro ferraio, taglio e cucito, cucina, informatica e altro, si cerca di compiere per questi ragazzi ciò che il nome del centro esprime: rimetterli in piedi, riaccendere in loro la fiamma interiore che per-
metta di vivere e credere nella propria dignità personale. I soli contributi benevoli che giungono da più parti, stanno sostenendo questa grossa opera. Ringraziamo in particolare il gruppo missionario di Rosignano S. (Li), le comunità dei laici oblati di Messina, Napoli, S. Maria a Vico e Aversa. A Playa Pascual il progetto più rilevante è il restauro della struttura di Autodromo, sede di una delle comunità di base più grosse. Dopo il cedimento di una parte, anche il tetto va completamente sostituito.
Venezuela Le ultime vicende di questo paese sono conosciute. Nonostante le notevoli ricchezze, gran parte della gente, soprattutto quella con cui vivono i nostri confratelli, attraversa una pesante crisi socio-economica. Anche le due comunità oblate vivono questa diffi-
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dossier
Un Oblato, esperto conoscitore dei cammini di Santiago de Compostela, spiega le frontiere della nuova evangelizzazione su percorsi frequentati a piedi da migliaia di persone
di David L贸pez OMI dlmomi@hotmail.com foto di Edo Pedron www.pellegrinipersempre.it
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news
Notizie in diretta dal mondo oblato
messaggi Filippine e notizie Canonizzazione di tre Oblati dalle missioni
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el sud delle Filippine i Missionari Oblati di Maria Immacolata sono da anni impegnati nel dialogo interreligioso con l’Islam. L’Università cattolica Notre Dame di Cotabato, fondata e diretta dagli Oblati, dove il 60 % degli studenti è musulmano, è un segno di un’autentica convivenza fraterna, a volte turbata dal fanatismo di alcuni estremisti. Da questa terra è giunta notizia dell’inizio della causa di canonizzazione di tre presunti martiri oblati. P. Eliseo Mercado OMI ha comunicato che con il permesso dell’Ordinario di Jolo, mons. Angelito Lampón OMI e del provinciale delle Filippine, p. Lauro de Guía, è stato avviato il processo di canonizzazione di tre martiri oblati del Vicariato apostolico di Jolo: mons. Benjamin de Jesus, ed i padri Benjamin Inocencio e Jesus Reynaldo Roda. C’è già un libro su p. Roda, mentre su mons. Benjamin de Jesus e p. Inocencio sarà presto pubblicata una biografia. Si pensa, inoltre, di avviare una riflessione teologica per promuovere una nuova comprensione del martirio nel contesto di un paese musulmano. Vari lavori saranno necessari nei prossimi mesi: raccogliere prove sulla fama di santità dei tre presunti martiri, così come sulla loro morte violenta. Bisognerà cominciare a promuovere tra i fedeli la devozione nei confronti dei tre oblati e a redigere una preghiera per ottenere favori e grazie mediante la loro intercessione. Sarà anche utile programmare ‘giornate speciali’ per promuovere la causa dei tre oblati e far conoscere la loro vita ed il loro martirio. (fonte: joaquinmartinezomi. blogspot.it)
a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
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Texas
Cavalieri in bicicletta
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l Giro ciclistico oblato è ormai giunto alla decima edizione. Sabato 29 marzo i partecipanti all’Oblate Trail Bicycle Ride hanno ripercorso i passi degli Oblati che, oltre 100 anni fa, hanno sfidato i sentieri polverosi della Rio Grande Valley per portare la Parola di Cristo agli isolati ranchers messicani. Gli Oblati di lingua francese arrivarono in Texas nel 1849. Parlavano un po’ di inglese e spagnolo e non conoscevano assolutamente nulla del Texas. Con il passare del tempo sono diventati i messaggeri della Buona Novella per tutta le popolazione sparsa nell’arco di 150 miglia. Nel corso degli anni gli Oblati hanno costruito una serie di piccole cappelle dove predicare e ripararsi durante i loro viaggi. Arrivavano a cavallo o con gli asini e, per la gente, quelli come p. Pierre Yves Keralum, OMI erano la “Cavalleria di Cristo”. Ed è così che sono ancora ricordati. Oggi, i Missionari Oblati servono tutto il Texas compresa la Rio Grande Valley in città come Brownsville, Mission e Roma. Quest’anno il Giro ha seguito l’antico sentiero attraverso due percorsi: uno di 25 miglia iniziato alle 8 del mattino a San Juan, e per i più ambiziosi quello di 62,5 miglia partito da Brownsville alle 7. Sono state messe a disposizione bevande ed aree di sosta lungo il percorso. Il Giro si è concluso nella storica La Lomita dove la missione oblata ha ristrutturato la cappella che originariamente veniva stata utilizzata dalla “Cavalleria di Cristo”. Il direttore delle comunicazioni della diocesi di Brownsville, Brenda Nettles Riojas, ha inventato questo Giro nel 2004 con l’intento di mettere in rilievo la storia che gli Oblati e la diocesi di Brownsville hanno in comune. Ogni anno grandi folle di cavalieri e non cavalieri, attratti dalla buona cucina e dalla musica di La Lomita, partecipando a questo momento di svago, contribuiscono anche ad una raccolta di fondi. (fonte: omiusa.org e rgvstewardship.org)
UCRAINA
PREGHIERA PER LA PACE Il 21 febbraio, giorno in cui Janukovycˇ è fuggito, dopo aver firmato un accordo con i leader dell’opposizione, il superiore della Delegazione oblata in Ucraina, p. Pawel Wyszkowski, ha scritto a p. Chicho Rois, consigliere Generale per l’Europa. “Le persone che per più di tre mesi hanno occupato le piazze di Kiev ed altri luoghi, hanno visto in questo accordo la via d’uscita. Per tre giorni, la statua della Madonna di Fatima è stata in piazza mentre la cattedrale romano-cattolica, che si trova a pochi metri da piazza Indipendenza, ospita diversi rifugiati e feriti. Un ospedale a Kiev, diretto da un medico cattolico, riceve ed opera gratuitamente molti pazienti. Quando gli scontri sono diventati violenti gli ordini religiosi hanno aperto le loro porte ai rifugiati. Adesso nei monasteri continua l’adorazione permanente per la pace e nelle parrocchie si celebra l’Eucaristia secondo questa intenzione. Ho invitato tutti i membri della Delegazione a dedicare quotidianamente un’ora di adorazione nelle nostre case e ad un giorno intero di digiuno insieme alla gente. Gli Oblati che hanno offerto la loro vita per il popolo non sono stati né uccisi né feriti, ma aiutano la gente consolando soprattutto coloro che hanno perso una persona cara. La crisi finanziaria e l’inflazione che stanno colpendo il paese ci riguardano direttamente, ma siamo fiduciosi nella Provvidenza”. (fonte: omiworld.org)
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fatti
Formare alla missione
in Bolivia
P. Rodomiro Vargas OMI, parla dello scolasticato oblato di Cochabamba. Con uno sguardo alla situazione attuale della chiesa e alla società del paese andino. di Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
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onosciuto come il paese dei lama, la Bolivia, vive un presente spesso problematico a causa dei disastri provocati da eventi atmosferici, ma anche a motivo della violenza che sembra dilagare a vari livelli della società. A Cochabamba, nel cuore del paese, c’è un piccolo seminario oblato, probabilmente in via di chiusura. P. Rodomiro Vargas OMI, l’attuale responsabile, racconta con realismo della formazione dei giovani latinoamericani alla vita missionaria e della situazione del paese. La Bolivia si prepara alle elezioni presidenziali e politiche, in calendario il prossimo 5 ottobre.
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bolivia
La maggior parte della popolazione è CATTOLICA (75%) ma sono in forte crescita culti genericamente definiti protestanti e movimenti cristiani detti sette, molto popolari nei quartieri periferici delle città. Si stanno riproponendo con forza anche gruppi che fanno riferimento a rituali religiosi ancestrali preispanici. La Chiesa cattolica ha in Bolivia QUATTRO ARCIDIOCESI, SETTE DIOCESI, DUE PRELATURE TERRITORIALI e CINQUE VICARIATI APOSTOLICI.
in pillole
NOME UFFICIALE Estado Plurinacional de Bolivia LINGUE UFFICIALI Spagnolo, quechua/kichwa/ runasimi ALTRE LINGUE Tutte le lingue native CAPITALE Sucre e La Paz FORMA DI GOVERNO Repubblica Presidenziale INDIPENDENZA Dalla Spagna il 6 agosto 1825 INGRESSO NELL’ONU 14 novembre 1945 SUPERFICIE TOTALE 1.098.581 kmq fonte Wikipedia
La Paz Rodomiro, ti trovi da alcuni anni in questa casa di formazione. Ci dici brevemente la storia di questo seminario oblato? Lo scolasticato nacque per iniziativa della provincia oblata della Bolivia e della delegazione del Perù. Si arrivò ad un accordo che prevedeva l’affitto di una casa nella zona nord della città di Cochabamba. Lì iniziò la prima comunità che aveva come superiore p. Beltràn della provincia della Bolivia e p. Pablo della delegazione del Perù. Non ricordo esattamente quanti scolastici fossero all’inizio, ma ricordo che erano sia boliviani che peruviani. Nel 1995 fu acquistata la casa attuale dove abitiamo. Nel corso degli anni ci sono stati altri formatori come p. Louis Jolicoeur e p. Victor Santoyo. Dal 2011 ci sono anch’io come formatore. Purtroppo non abbiamo potuto avere altri formatori, la convenzione con il Perù è terminata e stiamo mantenendo lo scolasticato come Bolivia. Abbiamo l’appoggio di qualche altra provincia. L’idea era di chiedere alla Colombia di inviare qualche formatore, ma dopo aver studiato varie possibilità, pensiamo che lo scolasticato debba andare avanti fino a che i giovani presenti in questo momento non abbiano termina-
Sucre
to il loro corso di studi. In quest’ultimo tempo ci sono stati tre giovani da Colombia, Haiti e Bolivia. Per quanto riguarda gli studi teologici, quale facoltà frequentano i giovani Oblati? L’università cattolica in Bolivia ha al suo interno la facoltà di teologia che dal 2012 è riconosciuta anche dalla Santa Sede. Può dunque rilasciare
Le emozioni e le inquietudini personali dei giovani sono, profondamente segnate dalla tecnologia
licenza e dottorato. I giovani Oblati studiano lì, filosofia e teologia. Gli scolastici presenti stanno tutti studiando teologia. La decisione di chiusura è già ufficiale? Come provincia abbiamo deciso che non è responsabile mantenere uno scolasticato con un solo formatore. Sfortunatamente non abbiamo attualmente Oblati disponibili per questo ministero. E nostra intenzione rafforzare le tappe iniziali come il prenoviziato. Stiamo dunque orientando sforzi e personale verso la formazione iniziale. Personalmente quale esperienza hai come formatore? Hai svolto questo servizio anche prima di arrivare a questo scolasticato? Lavoravo in una missione tra Cochabamba e Santa Cruz dove sono rimasto cinque anni. Mi inviarono lì già da studente e il mio compito era fare missioni con le comunità di contadini. Gli Oblati avevano stabilito in quella
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Un uomo centrato sul Profondo spirito di paternità nel lungo ministero come formatore e confessore. Un cuore docile e in ascolto dello Spirito. Profilo di p. Angelo Dal Bello OMI
Alberto Gnemmi OMI alberto.gnemmi@omi.it
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“Capisco perché dei cristiani dei primi tempi ceravano il deserto: erano con Dio in loro ed esperimentavano la Presenza non con l’intelligenza, ma con l’Amore. Capisco poi i monasteri… dove il Verbo si rivelava e si incarnava. Il fratello-solitario diventava “fratelli” per amore, fratelli perciò uniti. Il
capitolo 17 di S. Giovanni - codice divino divenne codice umano e il codice umano divenne divino per via di: Dio-Amore. L’amore si dona integralmente a un amato che a sua volta diventa amante. Ed ecco: amore scambievole = unità a mo’ della Trinità”. p. Angelo Dal Bello
soprannaturale E
ra nato a Castelfranco Veneto (Tv) il 25 settembre 1926, ultimo di nove figli di Eugenio ed Erminia Rosato. P. Angelo Dal Bello entra nel seminario diocesano di Treviso nel 1938, dove frequenta la scuola media e il ginnasio-liceo. Nel 1946, entra tra gli Oblati, iniziando l’anno di noviziato a Ripalimosani (Cb), dove farà la prima professione il 7 ottobre 1947. Le note del maestro dei novizi, Aurelio de Maria OMI, stilate per la prima professione, così lo ritraggono: “Eccellente spirito di fede. Molta pietà. Molto zelo. Umile. Distaccato. Mortificato. Molto regolare: esatto in tutte le sue cose. Docile, sottomesso, aperto coi superiori. Socievole, caritatevole, amante della vita comune. Ama molto la congregazione. Grande entusiasmo per le nostre missioni. Vita spirituale molto intensa: programma spirituale che si è tracciato da se stesso, entrando in congregazione: vittima con Cristo per la salvezza delle anime
Con e in Maria Immacolata ho vissuto Gesù Abbandonato, ascoltando, mai giudicando e nella mia povertà sempre amando, patendo, pregando. Quando si accavallavano i problemi nelle mie mani ho preso e prendo nelle mie povere mani il problema chiave: l’Amore, sciogliendo tutto in esso p. Angelo Dal Bello
per mano di Maria: vivere nell’umiltà, nell’amore al sacrificio. Uno dei migliori novizi per fervore e serietà. Ottimo elemento: forse il più completo”. È poi a S. Giorgio Canavese (To) per gli studi di teologia. Qui è ordinato sacerdote il 24 dicembre 1950 da mons. Maturino Blanchet, vescovo oblato di Aosta. Dal 1951, per dieci anni, è censore presso la Scuola apostolica di Oné di Fonte (Tv). Dal 1962 al 1968 è prima a S. Giorgio Canavese per un anno, impegnato nella pastorale vocazionale; poi a Roma-Prefetti e in via Cherubini per due anni a servizio delle Pontificie Opere Missionarie; in seguito, per altri due anni, è a Firenze come formatore e insegnante presso il giuniorato. Nel 1968, anno che p. Angelo considerava speciale per la scoperta e la piena adesione alla spiritualità del Movimento dei Focolari, riceve l’obbedienza per la comunità di Marino (Roma), dove ha inizio l’esperienza
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La gioia di inviare nuovi missionari Evangelii gaudium, la gioia del Vangelo è certamente e prima di tutto poterlo annunciare, comunicare cioè il suo messaggio e l’amore di Gesù Signore che ne è il cuore. Niente esclude però che essa possa consistere anche nella gioia di preparare nuovi missionari a questo fine. È la gioia vissuta il 18 gennaio 2014, nel nostro Istituto Africano di Scienze della Missione (IASMI) che noi Missionari Oblati di Maria Immacolata abbiamo il privilegio di dirigere a Kintambo, uno dei quartieri storici di Kinshasa, capitale del Congo. È una gioia che
si ripete ogni anno, da ormai vent’anni: da quando lo IASMI, nel 1994, ha cominciato ad organizzare un ciclo di formazione per i missionari che venivano da orizzonti diversi per inserirsi nel Congo. Da allora, i nuovi missionari che frequentavano questo ciclo (ad oggi circa un centinaio), presero l’abitudine di concluderlo con un solenne invio in missione. Di che si tratta? Si tratta di una celebrazione d’invio missionario che si svolge durante la messa. L’invio che si celebra qui da noi prende la forma di un rito “inculturato” perché attinge ai simboli della cultura africana. Pur ispirandosi al Vangelo, il rito fa ricorso a documenti della tradizione
sapienziale africana al fine di rendere liturgicamente attivi gli antenati illustri e giusti, vissuti ai quattro angoli del continente. Senza dubbio, il punto forte di tutta la celebrazione è l’unzione (o il segno) di caolino bianco, un concentrato di calce con il quale il celebrante tratteggia il segno della croce sulla fronte, le mani e i piedi degli “inviati” in missione. Il caolino, utilizzato pure nei riti d’iniziazione e in altri momenti importanti della vita in Congo e altrove in Africa, ridiviene simbolo di benedizione e comunione, e altresì di purezza e fedeltà nel compimento della missione ricevuta. P. Mimmo Arena OMI Kinshasa (Congo)
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Qui Thailandia
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Dio si prende
piangere e mi ha ringraziato per l’aiuto che gli avevamo dato, mi ha mostrato la croce che aveva al petto e mi ha detto che quello era il suo Dio, un Dio che si prendeva cura di lui e, anche se la situazione era precaria, lui credeva che Gesù lo accompagnava. «Vedi - mi ha detto con le lacrime agli occhi - io sono dovuto fuggire dal mio paese perché perseguitato come cristiano. Ho lasciato tutto, non ho più nulla, ma sono arrivato qui e ho trovato una comunità cristiana che cerca di aiutarmi. Ecco perché noi non abbiamo più paura». Non ho potuto non commuovermi vedendo una fede così forte.
persone a essere ragionevoli, cristiane e sante. Qui ci rendiamo conto di quanto sia importante la realtà umana! Cerchiamo di investire sforzi, tempo, provvidenza, difficoltà per accompagnare con il cammino dell’evangelizzazione. Uscire dal centro per
andare nelle periferie è una esortazione di questi ultimi tempi. Ma se il nostro centro è nella periferia credo che siamo in piena vocazione! La chiesa c’è, gli Oblati ci sono e il Regno di Dio è qui in mezzo a noi. E poi a pensarci bene Gesù non è nato in una periferia?
cura di noi di Domenico Rodighiero OMI rodighiero.domenico@gmail.com Abbiamo organizzato una distribuzione di aiuti per i rifugiati di ogni provenienza e condizione, tutti bisognosi di qualche migliaio di baht per pagare l’affitto, comprare da mangiare, prendersi cura dei figli. C’erano 200 persone: non essendo stati tanto fiduciosi, non sapevamo come fare per aiutare tutti. Una coppia sui trent’anni con due bambini piccoli si è fermata a chiacchierare con me, aveva bisogno di latte. Era una coppia di cattolici pakistani fuggiti per motivi religiosi. Ho risposto loro che avrei provveduto a cercare latte in polvere per i bambini; a quel punto il papà si è messo a
Qui Uruguay di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net
In periferia a Talitakum Anche quest’anno un gruppetto di giovani ha terminato Talitakum. Come sempre la sfida continua e l’allegria si legge nei volti
dei ragazzi e dei professori. Quando si consegnano le coccarde per le migliori prestazioni, le famiglie applaudono. Miglior look, migliore assistenza alla classe, miglior sportivo! Una piccola festa con l’inaugurazione del murale con una frase e i nomi degli alunni, poi tutti a casa per un tempo di vacanza. La sfida continua, Talitakum si trova proprio nel centro del Cerro nord, a volte solo nominare questo quartiere spaventa la gente. Noi siamo qui, in questa parrocchia da quasi 80 anni cercando di aiutare alla luce del progetto di Sant’Eugenio, aiutare le
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Missione è… Durare nel tempo
di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com
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empo fa, ho celebrato il matrimonio di due giovani pescaresi. Marina era una bambina quando, appena ordinato sacerdote, raggiunsi la mia prima comunità apostolica al santuario del Cuore Immacolato di Maria, la sua parrocchia. Anni
dopo, venne a trovarmi in missione in Senegal con un gruppo di giovani pescaresi. Anche per questo, all’omelia del matrimonio, nell’invitarli a considerare l’impegno di fedeltà che assumevano, reciprocamente e davanti a Dio che li univa come sposi, ho raccontato un ricordo dei miei primissimi tempi di missione. Sbarcato in Senegal appena trentenne, sono partito in quarta su vari fronti e non risparmiavo le mie energie. Tra l’altro, mi era stato affidato un gruppetto di giovani senegalesi per il discernimento e la formazione missionaria. Ho cominciato a vivere insieme a loro scegliendo anche di mangiare senegalese. E poi le comunità di base, ecc... Un giorno p. Giancarlo, responsabile della comunità, uomo di lunga esperienza missionaria prima in Laos e poi in Senegal, mi prese in disparte e mi disse con saggezza e fraterna franchezza: “Adriano, apprezzo il tuo impegno, ma ricordati: un buon missionario
deve durare nel tempo!”. E così, senza tarpare le ali al mio entusiasmo giovanile, mi aiutò ad aggiungervi il senso della fedeltà “a lunga gittata”. Fedeltà e durata nel tempo... sono oggi qualità rare e pertanto preziose con le quali è più che mai urgente infarcire la nostra vita. Sposati o consacrati, noi cristiani siamo chiamati ad essere testimoni di un Amore che entra nel tempo per dilatarlo sull’eterno. Occorre dunque che impariamo a dosare e a concentrare le nostre energie su ciò che abbiamo scelto come tesoro del nostro cuore. Dio non ci chiede di far tutto, ma ci chiede di far bene ciò che dobbiamo. Così, a Marina e Paolo, dinamicissimi e grandi organizzatori, veri figli di questo secolo, ho aggiunto un’altra parolina suggerendo loro di scriverla e metterla bene in vista da qualche parte nella loro nuova casa in Svizzera. Una parola che spesso ripeto a me stesso e che potrebbe risultare utile anche a te che leggi queste righe: “Dio c’è e non sei tu... Rilassati!”. n
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VIAGGIO MISSIONARIO IN GUINEA BISSAU La Procura delle Missioni estere organizza un viaggio missionario nell’estate 2014. Tra gli scopi del viaggio: n permettere un contatto diretto con la missione “ad gentes” n creare legami tra le comunità in Italia e Spagna e le comunità delle missioni oblate all’estero n far conoscere la famiglia oblata
La meta è Farim, in Guinea Bissau, una delle missioni più attive e dinamiche ad una decina di anni dall’arrivo dei Missionari OMI Alcune informazioni sintetiche: n luogo: Farim (Guinea Bissau) n date: 4-24 agosto 2014 n tipo di servizio: organizzazione delle strutture sanitarie dei villaggi della missione. n preparazione: incontri da concordare n costo a persona: attorno ai 1.500 euro tutto incluso: viaggio, soggiorno, acquisto del materiale per i dispensari, contributo per l’attività della missione.
PER INFORMAZIONI p. Adriano Titone OMI (Procuratore delle Missioni estere): titonomi@gmail.com
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