Prezzo di copertina € 2,20 - agosyo/settmbre 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
attualità
dossier
fatti
missioni
Il Centro accademico Saint Augustin a Dakar
Convegno nazionale dei laici AMMI
Omaggio a Giovanni Paolo II, papa missionario
Missione è… Farsi prossimo di chiunque
MISSIONI
RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 8/9 AGOSTO-SETTEMBRE 2014
Laici oblati
Tra presente e futuro
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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.8/9 agosto-settembre 2014
attualità
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Centro Sant Augustin
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250
di Gianluca Rizzaro OMI
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Echi dal fango
EDITORE
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli
testo e foto di Thomas Harris
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REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it
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Notizie in diretta dal mondo oblato a cura di Elio Filardo OMI
Mgc news
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Giovanni Paolo II Un innamorato della missione
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Verso la città dove il vangelo si fa incontro
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Lettere al direttore
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Tipolitografia Abilgraph - Roma
Lettere dai missionari
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FOTOGRAFIE
Qui Ciad, Qui Uruguay
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DIRETTORE RESPONSABILE
Pasquale Castrilli REDAZIONE
fatti
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone
di Elio Filardo OMI
COLLABORATORI
Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo
di Michele Autuoro
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
un’associazione
internazionale
L’ASSOCIAZIONE MISSIONARIA MARIA IMMACOLATA è presente in tutti i continenti. Si tratta di laici che condividono il carisma e la spiritualità di S. Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari OMI. Sul sito www.ammi.it si possono trovare notizie, i foglietti
formativi mensili, un calendario degli eventi locali e nazionali, articoli, fotografie e filmati come anche documenti sulla storia e sulla natura dell’associazione. È possibile iscriversi ad una mailing list. Per informazioni si può scrivere a: info@ammi.it oppure a presidente.nazionale@ammi.it
DOSSIER
Associazione Missionaria Maria Immacolata
17 euro 37 euro 35 euro 65 euro
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare luglio 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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dossier
Il Convegno nazionale del laicato AMMI
Laici verso il futuro
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una foto per pensare 014_021.indd 14-15
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UNA FOTO PER PENSARE
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Nel nostro tempo c’è un grado di tecnologia elevato, quasi assoluto. Avverto, però, che questa perfezione, questa lineare compiutezza nasconde un inganno: ci fa credere creatori e non creature. Convinti di essere capaci dominatori del tutto, reali conoscitori di ogni legge e forza, ci mettiamo, ad esempio, ad armeggiare con la vita, dando origine a connubi con cellule portatrici di esistenza. Tutto poniamo in campo per realizzare il nostro desiderio, mettendo a tacere che, come noi stessi, anche la natura abbisogna di rispetto, deferenza. Siamo esseri speciali, ad elevato valore; la scintilla di vita esige più di una provetta dall’adesivo scritto malamente che, per un errore, avrà il potere di dare nostro figlio ad altri.
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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com
L’avventura
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editoriale Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
MISSIONI
OMI
Impegnati e corresponsabili
Prezzo di copertina € 2,20 - agosyo/settmbre 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
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fatti
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Il Centro accademico Saint Augustin a Dakar
Convegno nazionale dei laici AMMI
Omaggio a Giovanni Paolo II, papa missionario
Missione è… Farsi prossimo di chiunque
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 8/9 AGOSTO-SETTEMBRE 2014
Laici oblati
Tra presente e futuro
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vvocati, commercianti, operai, medici, pensionati, docenti… padri e madri di famiglia. Sono i laici che in Italia e nel mondo vivono il carisma oblato suscitato dallo Spirito Santo attraverso Sant’Eugenio de Mazenod. Non un grande esercito, a dire il vero, ma persone motivate, questo sì, disposte a un cristianesimo autentico e a una testimonianza missionaria convinta. Tra figli che crescono, colleghi di lavoro, impegno associativo, politico e sociale vivono la loro missione ispirandosi al carisma demazenodiano. La partecipazione dei laici ai carismi suscitati dallo Spirito Santo è, in realtà, molto antica. Basti ricordare le confraternite dall’anno 1000 e i terzi ordini qualche secolo dopo, che contavano tra i propri membri uomini e donne coniugati, desiderosi di seguire una precisa corrente spirituale o intenzionati a ispirarsi alla vita e all’opera di un santo. Ma è stato solo una cinquantina di anni fa che, in seno alla chiesa cattolica, si è fatto un passo in avanti pensando ai laici, non solo come destinatari dell’azione evangelizzatrice, ma anzitutto come soggetto, capace di un annuncio cristiano attivo, in particolare nei due ambiti costitutivi della vocazione laicale: gli affetti familiari e l’attività lavorativa. Nella nostra penisola sono alcune centi-
naia le persone che, a vario livello, fanno degli scritti di S. Eugenio, del passato e del presente della congregazione oblata, il loro punto di riferimento. Come succede ai membri dell’Associazione Missionaria Maria Immacolata (AMMI) che in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, e in altre zone d’Italia, sono corresponsabili, con i Missionari OMI dell’azione missionaria sul territorio nazionale, ma anche, con notevole contributo umano e finanziario, nella missione estera. Nelle pagine centrali di questo numero diamo spazio ad un Convegno nazionale celebrato a inizio maggio dal titolo Guardiamo insieme al futuro… Un punto nodale ci sembra proprio quello della corresponsabilità che è più che impegno. Un impegno si prende con coscienza, ma lascia pur sempre una qualche distanza tra ciò che si è e ciò che si fa. Corresponsabilità significa metterci faccia, energie, ma soprattutto pensiero, preghiera, desiderio di consumarsi nella comunione. Nell’enciclica Deus caritas est del 2005, il papa emerito Benedetto XVI scriveva: «Vorremmo che crescesse, anche in forza di un rinnovato e quotidiano impegno educativo delle nostre Chiese, un laicato che proprio a causa della sua appartenenza ecclesiale, fosse dedito al bene comune della società» (n. 28). ■
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lettere al direttore
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Un piatto marocchino Ultimamente ho seguito alcuni incontri di formazione per futuri catechisti, promossi in diocesi di Palermo dall’Ufficio catechistico e dall’Ufficio Migrantes. Tre incontri che hanno aperto la mia visione sul fenomeno migratorio, dandomi delle indicazioni sul come vivere in positivo le relazioni interpersonali con i cattolici ed anche con i non cattolici. Da pochi giorni avevo stretto amicizia con una donna marocchina, un po’ isolata dalle altre mamme della scuola. Ho fatto il primo
passo avvicinandomi a lei. Abbiamo scambiato i nostri sentimenti in rapporto ai nostri figli che frequentano la medesima scuola. Con le feste pasquali ho pensato di invitare a cena a casa mia, lei e la sua famiglia. Inizialmente avevo pensato di esibire i piatti forti della cucina siciliana. Poi, mi è tornato in mente quanto
avevo ascoltato al corso di formazione, circa il rapporto con i migranti e l’errato e generalizzato modo di pensare di molti: “ormai sono qui da noi e devono adattarsi alle nostre tradizioni”. Allora, cercando di farli sentire a casa loro, mi sono documentata su internet sui piatti tipici marocchini. Lo sforzo,
forse non sarà ben riuscito, anche se loro lo hanno molto apprezzato. A cena, poi, ho spiegato loro che noi usiamo pregare prima di mangiare per ringraziare Dio del cibo. Poi ho invitato il loro capofamiglia che si chiama Abramo, a fare una preghiera secondo la loro tradizione. È stata una serata bellissima, nella quale abbiamo sperimentato quanto l’amore unisca. Per noi questa presenza dell’Amore è la presenza di Gesù. Donatella Oliveri, Palermo donatellaoliveri@yahoo.it
Due amiche: Iolanda e Zietta Carmela Avigliano, nota, nella sua città di Maratea (Pz), come Memera o Zietta è deceduta la sera del sabato santo presso l’ospedale di Lagonegro (Pz). Pur di condizione agiata, ha preferito vivere in modo essenziale e modesto a servizio di Dio e del prossimo nei suoi oltre cinquant’anni di volontariato gratuito nella parrocchia come sacrista. Aveva un grande affetto per i suoi familiari e parenti e una grande accoglienza verso tutti, anche poveri e disagiati, bambini e anziani. Al suo funerale è persino venuto da
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Roma un giovane piuttosto “vivace” che, a suo tempo, quasi solo in lei trovava affetto e comprensione. E alle feste faceva un regalino a ciascuno dei suoi nipoti difendendoli poi decisamente dalle lamentele dei rispettivi genitori che non ritenevano opportuno questo suo comportamento. Aperta interiormente, aveva condiviso anche lo spirito del Movimento dei focolari apprezzandone soprattutto la Parola di vita. Un anno, in occasione della festa della donna organizzata dal preside della scuola media che l’apprezzava molto, l’ho segnalata a quest’ultimo, perché le venisse conferita un’onorificenza che lei ha
gradito immensamente. Semplice, umile e servizievole e perciò grande secondo la logica del vangelo. Ciò che la distingueva era il suo amore per Gesù. Le è stato molto utile la conoscenza e partecipazione alla spiritualità dei Missionari Oblati di Maria Immacolata che per 59 anni sono stati a Maratea. Li aveva conosciuti al loro arrivo nel 1943, aveva fatto parte della loro associazione missionaria, ne aveva adottato spiritualmente uno, di molti teneva viva memoria nel cuore. Uno dei più grandi dolori della sua vita è stata la loro definitiva partenza da Maratea nel 2001, ma
continuava a seguirli col pensiero, con la preghiera. Il Signore mi ha fatto il dono e l’onore di partecipare, a nome degli oblati, al suo funerale dettandone l’omelia e presentandone la sua bella eredità spirituale. All’uscita della salma dalla chiesa è pure venuto spontaneo agli addetti suonare le campane a festa. L’ho accompagnata al cimitero, assistendo alla tumulazione e facendo visita alle tombe di vari oblati sepolti lì in attesa della comune resurrezione e gloria. Nel ricordino stampato e diffuso per il trigesimo è stato anche scritto: “Una cosa ho chiesto al Signore, abitare nella casa del Signore tutti
i giorni della mia vita (Sal. 26)”. Una decina di giorni prima le aveva preparato la strada per il cielo una sua amica e brava cuoca, Iolanda D’Amato, che per decenni aveva svolto questo servizio con dedizione e passione nella nostra comunità oblata. Rimasta vedova andava al cimitero quasi ogni giorno. Lassù continuano, potenziato, quel rapporto fraterno vissuto quaggiù guardando con predilezione i loro oblati che in perenne riconoscenza le hanno iscritte gratuitamente al beneficio giornaliero delle messe perpetue. Giovanni Fustaino OMI Cosenza giofuomi71@gmail.com
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attualità
Centro Saint Augustin,
un servizio ecclesiale
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senegal
in pillole
Secondo le statistiche ufficiali, la popolazione senegalese è composta da MUSULMANI SUNNITI per il 92%, da CRISTIANI per il 6% e da ANIMISTI per il restante 2%. Molti si dichiarano musulmani o cristiani ma sono in realtà legati anche a forme di religione tradizionale. Un profondo processo di sincretismo ha reso possibile la coesistenza delle religioni tradizionali con quelle rivelate.
NOME UFFICIALE LINGUA UFFICIALE CAPITALE FORMA DI GOVERNO INDIPENDENZA INGRESSO NELL’ONU SUPERFICIE TOTALE
RÉPUBLIQUE DU SÉNÉGAL FRANCESE DAKAR REPUBBLICA SEMI PRESIDENZIALE DALLA FRANCIA 4 APRILE 1960 28 SETTEMBRE 1960 196 722 KM²
Dakar
Da 27 anni l’Istituto Saint Augustin, a Dakar, è uno dei poli culturali dell’Africa occidentale, Ce ne parla il direttore, p. Joseph Ndong OMI
di Gianluca Rizzaro OMI gianlucarizzaro@gmail.com
F
ondato inizialmente presso la parrocchia Martiri d’Uganda, il Centro Saint Augustin ha mostrato fin dai primi anni notevoli potenzialità. L’immediata e massiccia adesione ha convinto le congregazioni religiose coinvolte a creare un’associazione e un fondo, cercando una sede più adatta alle necessità e al crescente numero degli studenti. Tra i missionari Oblati di Maria Immacolata della delegazione che serve il Senegal e la Guinea-Bissau, insieme a p. Enzo Abbatinali e p. Gennaro Cicchese, c’è p. Joseph Ndong, un passato da studente, da quattro anni direttore dell’istituto. È lui a guidarci nella storia del centro, con i piedi ben piantati per terra e uno sguardo di speranza verso il futuro. Come è nato l’Istituto Saint Augustin? L’istituto muoveva i primi passi nel 1987, grazie alla collaborazione di 4 congregazioni religiose presenti a Dakar: gli Scolopi, i Maristi, i Missionari del Sacro Cuore e i Sacramentini,
a cui, qualche anno dopo, ci aggiungemmo anche noi Oblati. Da tempo si sentiva l’esigenza di avere un luogo di formazione unificata per le giovani vocazioni. C’erano tanti giovani che si sentivano chiamati a servire la chiesa in una di queste famiglie religiose, ma non c’era una struttura che garantisse una loro formazione adeguata. Dopo aver tentato, senza successo, una collaborazione col seminario maggiore di Dakar, nacque il centro, nella parrocchia dei Martiri dell’Uganda, sede che si mantenne fino al 1993. L’Istituto Saint Augustin nasce quindi da un’esigenza dei giovani in prima formazione. Di conseguenza, almeno all’inizio, è essenzialmente un centro di studi filosofici. Il 1993 è l’anno del passaggio alla sede attuale, nel quartiere Baobab, mentre il 1995 è il momento dell’affiliazione all’Università pontificia salesiana, un rapporto fruttuoso che continua ancora oggi. Nel 2006, è stata aperta anche la facoltà di teologia, in collaborazione con la facoltà teologica di Angers (Francia). Sono tuttora in
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dossier
Laici verso i
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un’associazione
internazionale
L’ASSOCIAZIONE MISSIONARIA MARIA IMMACOLATA è presente in tutti i continenti. Si tratta di laici che condividono il carisma e la spiritualità di S. Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari OMI. Sul sito www.ammi.it si possono trovare notizie, i foglietti
formativi mensili, un calendario degli eventi locali e nazionali, articoli, fotografie e filmati come anche documenti sulla storia e sulla natura dell’associazione. È possibile iscriversi ad una mailing list. Per informazioni si può scrivere a: info@ammi.it oppure a presidente.nazionale@ammi.it Associazione Missionaria Maria Immacolata
Il Convegno nazionale del laicato AMMI
il futuro
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news
In diretta dal mondo oblato
messaggi Corea del Sud e notizie A padre Vincenzo Bordo il Premio Ho-Am dalle missioni p. Vincenzo Bordo, nome coreano Kim Ha Jong - da Kim, primo a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
A
martire coreano, e da Ha Jong, “servo di Dio” -, missionario degli Oblati di Maria Immacolata, è andata l’edizione 2014 del Premio HoAm, il massimo riconoscimento assegnato in Corea del Sud alle eccellenze nazionali in cinque categorie (scienze, medicina, ingegneria, arti e servizio alla comunità). P. Vincenzo è stato premiato per il suo servizio ai “senzatetto, anziani soli e giovani di strada, attraverso una serie di programmi che includono una mensa e un centro per la gioventù nella città di Seongam dal 1993”. La premiazione è avvenuta venerdì 30 maggio a Seul. A raccontare la sua vita spesa per i poveri e con i poveri è lo stesso Kim Ha Jong in un’intervista-video di TV2000, nella quale il missionario descrive il suo impegno e la sua “missione” nell‘ “Anna House”, dove accoglie i ragazzi senza tetto che vivono
Germania
Quattro giovani diventano cristiani
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ono di età compresa tra i 22 e i 31 anni i quattro giovani adulti che sabato 7 giugno, durante la messa al St. Bonifatiuskloster di Hünfeld, hanno ricevuto battesimo, cresima e prima comunione. Questi quattro giovani che non sono stati battezzati da bambini per diversi motivi, più tardi, proprio mentre sono in aumento coloro che lasciano la chiesa, conoscono la fede e fanno proprio il passo opposto chiedendo di diventare cristiani. Durante la celebrazione tutti e quattro hanno parlato del loro
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LA SCUOLA DI FORMAZIONE, UN LABORATORIO DI QUALITÀ Una delle caratteristiche del cammino del Movimento giovanile Costruire è che ogni situazione o attività può diventare occasione di formazione, nell’ottica dei suoi due obiettivi: crescere come “uomini, cristiani e santi”, e trovare il proprio posto nella chiesa e nella società. Nella storia del movimento c’è un’esperienza principe, particolarmente significativa sul piano formativo: la Scuola di formazione. Quasi il fiore all’occhiello della formazione MGC, la sua esperienza più tipica. Si tratta di un momento qualificato che approfondisce le tematiche e la spiritualità del movimento: la comunione, la missione e i poveri, la formazione umana, il carisma oblato e S. Eugenio, la storia del Movimento Costruire, la scelta di Dio. Anche il luogo in cui si è sempre svolta (la prima si tenne nel 1990) è significativo: la comunità di Marino (Rm), la cui storia si intreccia profondamente con la storia dell’MGC. Le 12 scuole di formazione tenute finora sono state occasioni per un salto di qualità dei partecipanti. Dopo alcuni anni di cammino nelle proprie zone, i giovani venivano invitati ad una scelta più profonda di Dio e a mettersi al servizio del movimento attraverso l’animazione giovanile. In genere, queste esperienze terminavano con un sì personale dei partecipanti ad un impegno nuovo; ancora oggi, se si passa da Marino e si prova a girare un’icona di Maria o un crocifisso, capita di imbattersi nelle firme dei partecipanti di una Scuola che suggellavano in questo modo l’impegno preso. Per la Scuola di formazione di quest’anno, si è tornati un po’ all’antica: 6 giorni di riflessione su ciò che il è movimento, alla luce di un futuro da costruire e dell’impegno a renderlo ancora più bello. L’appuntamento è stato a Marino, dal 21 al 26 luglio, per la tredicesima edizione! P. Antonio D’Amore OMI assistente nazionale MGC
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La Scuola di formazione è stata un’esperienza importante nel mio cammino Mgc e nel mio percorso di crescita. Intanto perché è il momento in cui si sperimenta il passaggio dal fare qualcosa perché ci piace - stare nell’MGC è bello, è pieno di attività e di rapporti - a conoscere quella realtà fino in fondo e farla propria. È quel momento dove insieme a tanti altri ragazzi da tutta Italia si condivide un “sentire” comune. Inoltre è un’opportunità per stare a tu per tu con Dio. Per me è stato bello sperimentare come Dio in questi momenti desidera illuminare il tuo vissuto e aiutarti a comprendere il suo passaggio nella tua vita. Chiara, Firenze Ho partecipato alla Scuola di formazione nel 2012, quando erano già 8 anni che conoscevo l’MGC e formavo la mia fede secondo questo stile inconfondibile. Apparentemente
non aveva senso formarmi su un movimento che conoscevo già da tanto tempo eppure è stata un’esperienza affatto banale, perché è stato importante in quel momento della mia vita soffermarmi per scoprire chi sono io come giovane dell’MGC e chi siamo come movimento di giovani cristiani appassionati di Cristo. Porto con me di quei giorni la consapevolezza di far parte di una grande famiglia, forte e unita in Cristo, col carisma di Eugenio che ci spinge alla santità e alla carità. Luisa, Roma La mia esperienza alla Scuola di formazione è stata particolare e sconvolgente allo stesso tempo. Era la seconda volta che facevo un’esperienza fuori casa con gli Oblati e all’epoca non avevo molta sensibilità per la preghiera e la spiritualità: andare a messa mi sembrava già un peso, addirittura partecipare alla Scuola di formazione, mi sembrava duro.
Oltretutto, in quel periodo mi sentivo arida dentro. Il Signore però ha saputo stupirmi. A Marino ho riscoperto l’amicizia, la comunione e l’inaspettato senso di famiglia. Lentamente ho iniziato a donare me stessa agli altri e ad accogliere il donarsi degli altri a me, nella gratuità. La Parola è scesa nel mio intimo e ha sciolto il gelo del mio cuore. Mi ricordo ancora qualche piccolo gesto, una confessione, molte lacrime e la certezza che Dio camminava al mio fianco e non mi abbandonava: sono rinata! La Scuola di formazione mi ha insegnato a lasciare che il Signore guidi la mia vita attraverso le persone che pone sul mio cammino. Sara, Vercelli La Scuola di formazione, del 2012, è stata la mia prima esperienza al di fuori dei confini della Campania. Non eravamo tanti, ma questo ci ha permesso di entrare nel profondo, di avere spazi
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personali per poter approfondire i temi, di confrontarci e mettere in comunione il nostro cammino. Il momento più importante è stato quando ci è stato chiesto di riflettere su che cosa fosse l’MGC e guardando allo statuto sentivo mia la frase “noi del movimento siamo una forza viva, radicata in Cristo”. Al termine di questo momento è stato bello vedere come tutto quanto emergeva da ognuno è diventato un “manifesto” per gli altri giovani. Francesca, Campania La Scuola di formazione mi ha insegnato il modo per poter trasferire agli altri la gioia, l’entusiasmo e la pienezza di Dio che avevo in me. Si è trattato di “formarci alla Parola di Dio”. Lo scopo non è stato diventare dei buoni oratori, ma allenarci a mettere in pratica la Parola nel quotidiano, mettendo anche in comunione difficoltà, vittorie e soluzioni. Il passaggio dall’essere
spettatori all’essere costruttori e lievito per le comunità è stato fondamentale. Tornando a casa, nelle comunità, ci accorgevamo di essere uniti da Gesù tra noi. Un cosa fondamentale che si imparava alla Scuola e che poi si metteva in pratica nei gruppi era “fare comunione”. Dopo aver partecipato alla Scuola di formazione diversi hanno fatto delle scelte e lo stile dell’MGC è diventato per molti una vocazione. Tommy, Taranto La Scuola di formazione MGC a Marino è stata una straordinaria esperienza di vita comunitaria: : per una settimana ho vissuto insieme a ragazzi e ragazze provenienti da altre parti d’Italia, agli Oblati, alle Comi cercando di tenere la presenza di Gesù tra noi nell’ordinario. È stato un momento di formazione personale che tutt’ora riaffiora nella mia vita, in particolare la frase del vangelo “date loro voi stessi da mangiare”.
Ho scoperto che mettere Dio al primo posto non significa fare una classifica per fargli mantenere la pole-position, ma vedere tutto alla luce della Sua volontà. Ricordo ancora il mio disappunto iniziale quando il tema attesissimo (da me) dell’affettività veniva sostituito da quello sul discernimento che poi, in realtà, è stato il tema ricorrente negli anni successivi della mia vita, caratterizzati da una serie di scelte (laurea, specializzazione, viaggio missionario, matrimonio). Quell’anno alla Scuola di formazione c’era anche il mio fidanzato (e attuale marito) Antonio (anche lui faceva parte dell’MGC), ma durante quei giorni così intensi avevamo avuto a stento il tempo di parlarci ed ero un po’ delusa, perché pensavo che saremmo stati più insieme. All’incontro di comunione finale ricordo la sorpresa e la gioia nel sentire da lui che avevamo comunque vissuto le stesse cose in pienezza. Domenica, Messina
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fatti
Giovanni Paolo II
un innamorato della missione Il profilo di un papa missionario nelle parole di p. Mimmo Arena OMI, missionario in Congo
di Elio Filardo OMI elifilardo@omimissio.net foto di Michele Longobardi
S
u papa Wojtyla, recentemente canonizzato, chiunque potrebbe dire qualcosa e naturalmente secondo il suo punto di vista. Anche p. Mimmo Arena, oblato e professore dal 2005 presso l’Istituto Africano di Scienze della Missione (IASMI) di Kinshasa, dovrebbe averne uno tutto suo. Come ti piacerebbe ricordare Giovanni Paolo II? S. Giovanni Paolo II è stato un papa straordinariamente innamorato della missione. Gli si
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omaggio a
Il 24 e 25 aprile si è tenuta all’Università urbaniana di Roma una conferenza internazionale che ha trattato il tema del contributo del cattolicesimo alla cultura del continente nero. L’evento era stato organizzato in occasione delle canonizzazioni dei beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e aveva come titolo LA CHIESA IN AFRICA DAL CONCILIO VATICANO II AL TERZO MILLENNIO. Omaggio dell’Africa ai papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Mons. Barthélemy Adoukonou, segretario del Pontificio consiglio della cultura, aveva affermato in quella occasione che l’incontro si era rivelato utile per capire «Come difendere i
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
potrebbe dare il titolo di “S. Giovanni Paolo il grande”, il “grande missionario”, missionario di razza, della stessa stoffa di S. Paolo, S. Francesco Saverio. La sua speciale sensibilità pastorale, rafforzata alla luce di Cristo redentore e da un rapporto di totale appartenenza a Maria, l’ha portato a fare di ogni avvenimento ecclesiale un’occasione di evangelizzazione dentro e fuori dalla chiesa. È impressionante il numero dei viaggi di Giovanni Paolo II. Perché ha fatto così tanti chilometri? Durante i suoi viaggi Giovanni Paolo II ha incontrato tutte le categorie di persone con uno scopo esplicitamente missionario: annunciare il Vangelo, confermare i suoi fratelli nella fede, consolare la chiesa e incontrare l’uomo che egli ha indicato come strada che conduce a Dio. Giovanni Paolo II ha inaugurato la celebrazione dei sinodi continentali. Quale contributo hanno dato alla missione?
valori culturali dell’Africa. La chiesa - affermava il presule - deve riflettere su quale fede, per quale cultura e per quale sviluppo». È stato anche evidenziato come Giovanni XXIII, avesse nominato il primo cardinale africano e come egli fu il primo papa a ricevere artisti ed intellettuali africani in Vaticano. «Il Papa volle ricevere questi pittori ed artisti. Per noi lui è una figura di sostegno. Da questo punto di vista, ha riconosciuto la cultura africana, pertanto papa Giovanni XXIII è il papa buono, il papa della pace, il papa che ha riconosciuto la cultura dei neri». Il professor Martin Nkafu, docente presso l’Università lateranense di Roma, ha riflettuto, nell’occasione, sull’incoraggiamento dato da Giovanni Paolo II nel corso della sua visita pastorale a Nairobi, in cui richiamò la chiesa africana ad essere parte della cultura. «La chiesa ha fatto tantissimo per l’Africa: quante scuole, quanti ospedali, università, persone impegnate in politica… Quanti di costoro hanno trasformato l’Africa grazie all’incontro con il cristianesimo!», ha esclamato Nkafu. Junno de Jesús Arocho Esteves
I sinodi sono stati provvidenziali, perché hanno permesso di fotografare le diverse situazioni missionarie continentali e le sfide più importanti, aiutando la chiesa a farsene carico. I lavori sinodali sono stati anche l’occasione per rilanciare l’appello all’unità dei cristiani, la missione ad gentes e per riconoscere la chiamata alla nuova evangelizzazione ormai diventata
Immagini di papa Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, nei giorni della canonizzazione a Roma a fine aprile. Papa Bergoglio li ha definiti “due uomini coraggiosi”
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fatti
Verso la città dove il Vangelo si fa incontro
La frase biblica “Alzati, va a Ninive la grande città” (Gn 3,2) fa da sfondo al IV Convegno missionario nazionale (Sacrofano 20-23 novembre 2014) di Michele Autuoro
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erché il Convegno o perché un convegno? Forse perché sono trascorsi 10 anni dall’ultimo, ma non è questo il motivo. Il motivo del convegno e quindi l’obiettivo di questa scelta è “riaccendere la passione e rilanciare la dedizione dei singoli e delle comunità cristiane per la missio ad gentes e inter gentes in attuazione della sequela di Gesù”. L’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (EG) ci incoraggia a camminare in questo obiettivo. Papa Francesco al n. 15, citando Giovanni Pa-
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11a Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria, promossa dall’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria (Assisi, 2013)
olo II nella Redemptoris Missio, dice “L’attività missionaria «rappresenta, ancor oggi, la massima sfida per la Chiesa» e «la causa missionaria deve essere la prima». Che cosa succederebbe se prendessimo realmente sul serio queste parole? Semplicemente riconosceremmo che l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa”. Obiettivo sarà allora studiare nuovi modi e stili di presenza missionaria per passare da :a) una chiesa che fa missione in cooperazione con un’altra ad una chiesa che grazie alla missionecooperazione comprende e riscopre la propria identità; b) una chiesa che più che preoccupata dell’autopresentazione fa una “scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione nel mondo attuale” (EG 27). Cioè far crescere sempre
più la consapevolezza che la missione non è uno degli impegni della pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza. I vescovi italiani negli orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” al n. 44 dicevano “Dare a tutta la vita quotidiana della chiesa una chiara connotazione missionaria”. Da questi obiettivi la scelta del tema preso dal libro di Giona “Alzati, va a Ninive la grande città” (Gn 3,2) dove il Vangelo si fa incontro.
Il tema del convegno Il tema della conversione è centrale nel racconto di Giona, la conversione dei pagani, ma anche quella del profeta e poi anche quella di Dio. I pagani, sia i marinai che gli abitanti di Ninive, appena ascoltano Giona parlare gli credono e cambiano vita. Molto più impegno deve invece dedicare il Si-
Il cammino dei convegni missionari nazionali Verona, 12-15 settembre 1990 Gesù è il Cristo. Andate, ditelo a tutti Bellaria (Rn), 10-13 settembre 1998 Il fuoco della missione. La missione ad gentes interpella la chiesa che è in Italia Montesilvano (Pe), 27-30 settembre 2004 Comunione e corresponsabilità per la missione
gnore al suo profeta, al quale più volte, manda dei segni (il pesce, il ricino), rivolge domande che spesso rimangono senza risposta… Tutto nel libro obbe-
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MISSIONI (lingua, cultura, differenze politiche e sociali). E tuttavia il “non abbiamo che cinque pani e due pesci” è un punto di inizio per qualcosa di bello che può essere messo in opera. Prendere in affitto, una tradizionale casa cinese di quel villaggio, è stato un piccolo segno di speranza arrivato a fine inverno e i bimbi, che arrivano con i loro genitori, trovano uno spazio per fare i compiti… La cooperazione e il sostegno di tante persone, locali e straniere, sono altri piccoli segni di una promettente primavera. Giovanni Zevola OMI, Pechino
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La sofferenza di El Salvador in due libri Anselmo Palini, docente di materie letterarie nella scuola superiore e saggista, ha dato alle stampe per l’editrice AVE due interessanti volumi che immergono il lettore nella realtà complessa di El Salvador negli anni ’80 del secolo scorso. Il primo è dedicato alla nota figura di mons. Oscar Arnulfo Romero assassinato nel 1980, il secondo presenta la figura di Marianella García Villas, laica salvadoregna uccisa nel 1983 quando aveva 34 anni. Marianella Garcia Villas, era la presidente della commissione diritti umani di El Salvador e fu collaboratrice di mons. Romero. Fu barbaramente assassinata dai militari al potere il 13 marzo 1983. Il libro è stato presentato lo scorso 2 aprile alla Camera dei deputati con l’intervento dell’ambasciatrice di El Salvador in Italia. «Questo volume intende rappresentare un contributo per togliere dall’oblio il sacrificio di Marianella e ravvivare la memoria di questa martire della giustizia e della pace ». ha affermato l’autore. Nei suoi studi Palini approfondisce in particolare i temi della pace, dell’obiezione di coscienza, dei diritti umani e, più recentemente, le problematiche connesse con i totalitarismi e le dittature del XX secolo, ricercando soprattutto le testimonianze di chi si è opposto a tali sistemi.
Oscar Romero. HO UDITO IL GRIDO DEL MIO POPOLO, editrice AVE, POPOLO 2010, pp. 272, € 15
Marianella Garcia Villas. AVVOCATA DEI POVERI, DIFENSORE DEGLI OPPRESSI, VOCE DEI PERSEGUITATI E DEGLI SCOMPARSI, editrice Ave, 2014, pp. 272, € 12
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MISSIONI Qui Ciad
di Hervé Givelet OMI hervegivelet@gmail.com
Qui Uruguay di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net
Tiempo de misión Febbraio é sempre particolare, ancora le scuole non sono cominciate, l’estate con le vacanze e… gli Oblati in missione. Quest’anno
abbiamo concluso il ciclo di tre anni a Rivera (missione giovanile), al confine col Brasile, ed abbiamo vissuto il secondo anno nella nostra parrocchia di Libertad. Come sempre quello che contraddistingue la missione é lo spirito gioioso dell’annuncio della Buona Notizia. La frase guida per quest’anno è stata: “Rallegratevi nel Signore, sempre!” (Fil 4,4). Tra i missionari, giovani e adulti dalle nostre parrocchie o da zone dove abbiamo avuto missioni. Presenti anche due laiche e p. Rosalino, oblato, dal Paraguay. La sfida più grande é la visita
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Al carcere di Pala Le evasioni sono all’ordine del giorno nel carcere di Pala. Parlo di un malato di Aids che, in aggiunta, sputa e urina sangue. Jossi non vuole curarlo a distanza e, non volendo entrare nel carcere, mi dice di portarglielo al “Cédiam” (Centro Diocesano per l’AIDS). Il mio errore è stato di non chiedere un poliziotto di guardia; stava così male che era nel suo interesse farsi curare. Mentre cercavo Jossi, lui è scappato. Ma è stato ripreso, otto giorni dopo, dall’amministratore e da una guardia armata. L’infermiera Delysse lo curerà a domicilio quando tornerà a N’Djamena.
Il mio lavoro nel carcere è soprattutto spirituale, dopo che abbiamo ricevuto aiuti dall’Unione europea. La condizione dei reclusi è molto migliorata, ma c’è sempre il problema di eccesso: 147 attualmente, vicino al record di 150. Quando sono arrivato nel 2005 erano quaranta, un numero ragionevole. Per la preghiera domenicale, mi accompagna sr. Marguerita. Mi piace anche fare catechesi perché posso interagire con alcuni più in profondità. Inoltre, li metto in contatto con le famiglie, sia chiamando o andando a trovare la famiglia, quando è a Pala. Continuo a comprare per loro alimenti e vestiario.
alle famiglie. Generalmente si percepisce una risposta negativa, ma se si riesce a passare i primi momenti le persone ti accolgono. Un episodio curioso. Mentre quattro cani cominciano ad abbaiare, una signora mi dice: “non ho tempo sto facendo le pulizie”. Approfittando del rumore
dei cani grido: “signora non sento! Siamo della parrocchia!”. Lei insiste, ma vedendo che non capisco lascia i guanti e viene al cancello. Ancora una volta é chiaro, si tratta di rompere il ghiaccio e la porta a Cristo si apre da sola. Meno male che le missioni si fanno in estate!
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Missione è… Farsi prossimo di chiunque
di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com
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urante uno dei miei viaggi di visita ai missionari, eccomi al noviziato oblato del Guatemala. Qui vivono Oblati del Messico; anche alcuni novizi sono messicani. Alla preghiera del mattino mi colpisce una frase dell’inno alla Madonna di Guadalupe, “aveva i tratti di una messicana”, richiamando l’esperienza dell’indio Juan Diego a cui apparve la
Vergine il 9 dicembre 1531. La Vergine Maria si presenta al povero indio come una “morenita” e in questo egli sperimenta la sua prossimità. Questo è missione: farsi prossimi. Lo spiega Gesù al dottore della legge raccontandogli la parabola del buon samaritano (Lc 10,25ss). Alla domanda: “Chi è il mio prossimo?” Gesù risponde invitandoci a farci, noi, prossimo di chiunque. Gesù stesso, se guardiamo al mistero dell’incarnazione, non si limita ad assumere la nostra umanità. Entrando nella storia, fa di più e prende i tratti particolari del popolo ebraico: la sua maniera di vivere, la sua coscienza storica, la sua esperienza di Dio… ciò che in una parola chiamiamo ‘cultura’. E dentro al cuore di quella particolare umanità, Gesù semina il germe di una vita più grande che sarà capace di far superare i limiti e i peccati del particolarismo. Alla chiesa Gesù affida la
missione di fare come lui. Lui è con noi e con il suo Spirito ci sostiene. La nostra missione è farsi prossimo della vita di ogni uomo e di ogni popolo annunciando il vangelo del Dio. Nessuna meraviglia, dunque, che l’indio messicano veda la Vergine come una donna del suo popolo. Nessuna meraviglia che ogni popolo esprima nella liturgia, nell’arte, negli oggetti di culto, il suo modo di sperimentare la presenza di Dio. Ha senso dunque che la Vergine, modello della chiesa missionaria, si faccia ‘morenita’ per i messicani o bianca per gli occidentali, nera per gli africani o con gli occhi a mandorla per gli asiatici. Ha senso un crocifisso africano e non contraddice la storicità dell’evento Gesù. Venti secoli fa, Gesù cominciò questo avvicinarsi di Dio alla storia degli uomini che non è affatto terminato e, attraverso la missione, deve riproporsi nuovo. ■
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