MISTICANZA_16

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Misticanza

#16




MISTICANZA #16 FEBBRAIO 2021

MISTICANZA.ONLINE misticanza.online@gmail.com Copertina: Enrico vezzani Illustrazione Editoriale: Diego Roncarati Ill. Indice: Diego Roncarati Nana caverna Ill.Intermezzo: Edobirdo Revisione testi e contenuti

Michelle Reviglio instagram.com/mi.revi

Impaginazione e grafica.

Diego Roncarati

instagram.com/diegoenne

Revisione testi e contenuti

Elena Nana

instagram.com/ananpopotsi


#16 L’ultimo viaggio

Arrivare al numero sedici è stato allucinante, un viaggio cangiante iniziato decollando con una ciurma e una nave differenti da quelli di oggi, evolutisi poi in crisalidi iridescenti e ora, guarda!, sembrano voler cambiare un’altra volta! Ad esempio, dal prossimo numero, la rivista non orbiterà più attorno ad una tematica centrale, rendendo il tutto più libero e accessibile a qualsivoglia tipo di collaborazione. Dopotutto ogni viaggio che si rispetti porta con sè metamorfosi e a noi piace cambiare, l’importante è che il cambiamento alla fine rendi più confortevole l’alloggio nel nostro b&b mentale per artisti di passaggio e lettori vagabondi. Siamo rimasti altri due mesi nella nostra crisalide, immersi nelle allucinazini e nelle fantasticanze e ora stiamo lucidando le ali, pronti ad offrirvi lo stesso dono che, da qualche anno a questa parte, vi portiamo, periodicamente, sul nostro sito: un’allegra rivista, stavolta più psichedelica del solito. il titolo potrebbe avervi tratti in inganno, preannunciando un addio, in realtà non è cosi. Il fatto è che, se ci pensate, ogni viaggio alla fine è l’ultimo perchè unico nel suo genere. Anche se torniamo negli stessi luoghi, con le stesse persone o le stesse sostanze, noi saremo cambiati. La nostra struttura mentale sarà stata plasmata, manipolata, messa da parte o espansa ai confini di nuovi orizzonti mai sondati, abbandonando scomodi recinti che rinchiudono convinzioni granitiche e situazioni che non vibrano in armonia col piano astrale del corso degli eventi. E quindi niente, godetevi questo ennesimo viaggio tra le lunghezze d’onda dei nostri impulsi sinaptici, che possa esservi d’aiuto a librarvi nei miraggi dell’immaginazione o a mettere da parte il nero della noia quotidiana, viaggiate con noi! con tanto affetto Il Direttivo di Misticanza


MISTICANZA # 16 EDITORIALE

3

Falsi Miti Gabriele Bitossi Edoardo Comaschi

7

Κίρκη

Elena Nana Non posso esistere in un mondo in cui so che tu non esisti Elena Elaborati Ill. Sara Spelta ILUSTRAZIONI psichedelia Edobirdo Enrico Vezzani Mattia Tagliazucchi Rebecca Gallerani Diego Roncarati Angela Magagnoli Leo Bellei

19

27

36

CREDITS

48

CHIUSA CON AMORE

50
























Non posso esistere in un mondo in cui so che tu non esisti

Testi: Elena Elaborati Illust. Sara Spelta


Non posso esistere in un mondo in cui so che tu non esisti Eryn si svegliò di soprassalto. Dal suo viso scendevano piccole gocce di freddo sudore che le correvano lungo gli zigomi. Si mise a sedere. La testa le pulsava e il suo cuore batteva all’impazzata. Si ricordava ancora quella creatura terribile che, nel suo incubo apparentemente senza fine, la uccideva strappandole gli occhi. Eppure non era il primo di quei sogni così vividi e strani: un’altra volta, ad esempio, si trovava in un cimitero e parlava con dei fantasmi dall’aspetto terribile. Eppure, mai una volta durante quegli strani e fin troppo reali incubi aveva le sue reali fattezze: il suo aspetto e la sua età cambiavano di volta in volta. Questa situazione andava avanti da settimane e al suo risveglio Eryn faceva sempre più fatica, col passare del tempo, a distinguere la realtà dal sogno: stava impazzendo. Scese dal letto ancora tremante, indossò una lunga vestaglia di seta e accese l’abat-jour che teneva sul suo comodino. Una volta uscita dalla sua camera da letto scese le scale e si diresse verso la grande cucina. Aprí il frigo e bevve un lungo sorso d’acqua fresca, fu come un tocca sana sentire quel freddo scorrerle lungo la gola riarsa. Alcune gocce le caddero fuori dalle labbra rosee e le finirono lungo la pelle candida e tempestata da alcune piccole e graziose efelidi. Quando fece per posare la bottiglia dentro al frigo la sete tornò più


forte di prima. Eryn bevve ancora. E ancora. E ancora. Più beveva più aveva sete, una sete talmente forte da logorarle la gola. Iniziò a graffiarsi la pelle con le unghie. Bevve tutte le tre bottiglie d’acqua che aveva nel frigo e si lanciò poi verso il rubinetto. Bevve senza sosta ma la sua necessità di acqua non accennava a svanire. Cadde a terra in preda a spasmi e singhiozzi di pianto: aveva una paura terribile e non capiva cosa le stesse accadendo. Poi, in un angolo della sala, lo vide: una creatura fatta di tenebre dalle sembianze troppo storte e sbagliate per essere umano, le si avvicinò con passo incerto e nervoso trascinando le gambe sul pavimento. Eryn urlò come non credeva di poter fare. Poi udì un suono. E si svegliò. Era nel suo letto. Stava sognando. Un sogno dentro ad un sogno. Come aveva fatto durante quell’orribile incubo, scese dal letto, indossò vestaglia e ciabatte e uscì dalla camera. Quando aprí la porta il suo cuore perse un colpo. La sua casa non c’era più e al suo posto c’era solo l’oscurità più totale, intervallata solo da alcune porte colorate che fungevano, anche se minimamente, da fonte di luce. Eryn cadde a terra, in ginocchio. <<Non è vero.. Non può essere vero>>. Si portò le mani alla testa e avvinghiò saldamente le dita tra i capelli neri e ricci. <<Non è reale… Non è reale… >>. Eryn parlava da sola e continuò a ripetersi quella frase per un tempo impossibile da quantificare. Ad un tratto una voce, come


portata un flebile alito di vento, arrivò alle orecchie della ragazza. Ti prego vivi, perché non posso vivere in un mondo in cui so che tu non esisti… Eryn non sapeva a chi appartenesse quella voce, ma chiunque fosse stato a pronunciarla poteva aiutarla ad uscire da quell’incubo che si era insinuato nella sua testa, avvinghiandosi a lei come un viscido serpente. Eryn scattò in piedi e corse verso la voce. <<Continua a parlare! Ti prego! Non so dove sei! >> Ti prego, fallo per me, vivi! La voce si fece sempre più forte e concreta. Ad un certo punto accanto alla giovane apparve una porta: era in legno dipinto di un azzurro pastello che ricordava il colore del cielo in primavera. Da sotto alla porta si poteva scorgere una flebile luce dorata e calda che inondava quell’oscurità come un lampo nel cielo notturno. Eryn non ci pensò due volte ed entrò. Quando aprí gli occhi i raggi del sole le scaldavano il viso e sopra di lei le foglie degli alberi si muovevano, scosse da una leggera brezza che le faceva finire i riccioli corvini negli occhi grigi. Si mise a sedere. Si alzò. Si guardò attorno. Si trovava in un parco meraviglioso e immerso nel verde, poco lontano da lei Eryn scorse un limpido laghetto, talmente limpido che i raggi del sole lo facevano brillare di una luce azzurra


screziata di giallo. Quel luogo era qualcosa di talmente bello che era impossibile fosse reale. Ti prego, fallo per me! All’udire quella voce Eryn tremò: stava ancora sognando e nulla di quello che vedeva era reale. Subito iniziò a scorgere numerose persone camminare indisturbate per il parco. Fino ad un secondo prima la ragazza era sicura di essere sola in quel luogo. <<Aspettate! Ho bisogno di aiuto! Dove sono? >>. Cercò di correre incontro a un uomo che sembrava uscito dall’epoca vittoriana ma, con suo orrore, Eryn si accorse di avere le gambe talmente pesanti da non riuscire a muovere un solo passo. Cadde a terra. L’uomo si voltò verso di lei, la guardò e andò avanti. Così anche quello dopo. E quello dopo ancora. Eryn gridava chiedendo aiuto finché non vide una donna. Questa, vestita interamente di rosso e con abiti che richiamavano il tardo settecento, si voltò verso la ragazza e pronunciò una sola frase: era un sussurro appena, lieve come una carezza, ma Eryn capí perfettamente. Il tempo per tornare sta finendo. Corri dove cielo e terra sono una cosa sola perché è ancora presto per perderti. Detto questo la donna si voltò e proseguì oltre, svanendo. Eryn non sapeva a cosa si riferisse ma sapeva che doveva sbrigarsi ad uscire da quell’incubo. Se davvero di un incubo si trattava. Ti prego, ti scongiuro, io non posso vivere se so che tu non esisti!


Ancora quella voce. Eryn raccolse le poche forze che le erano rimaste e si rialzò. Adesso le sue gambe funzionavano perfettamente. Doveva andare dove cielo e terra si univano, ma dove? Cercò le porte in legno colorate che aveva visto prima, nell’oscurità. Ma nulla. Attorno a lei apparivano sempre più persone, come se fossero apparse da un buco nero o da un’altra dimensione. Eryn si fermò e rifletté. Dove cielo e terra sono una cosa sola. Poteva essere solo un punto: il lago. Eryn corse senza voltarsi indietro, non notò o non volle notare le sue gambe svanire lentamente, prima i piedi e poi i polpacci. Cadde. Il suo corpo stava svanendo. Ti prego, se muori tu muoio io! Eryn era a pochi metri dal lago. Ti prego… Si trascinò usando le braccia mentre delle sue gambe non era rimasta traccia: ora anche il suo busto stava svanendo. Eryn gridò. Non voleva che finisse così, lei voleva vivere! Doveva vivere! Sentí dentro di sé che stava lasciando qualcosa di troppo importante, qualcosa che non voleva perdere. Con le lacrime che le rigavano le guance e tremante dalla paura Eryn arrancò per i pochi metri che la separavano dal lago. Eryn! Vivi per me se non vuoi farlo per te! Eryn si gettò dentro all’acqua e tutto divenne nero. <<C’è battito! Muovetevi! >>.


Il medico fece uscire il ragazzo dalla camera d’ospedale mentre gli infermieri iniziavano la rianimazione della ragazza. Il giovane, che era rimasto per giorni accanto al corpo in coma dell’amata, piangeva senza sosta. Se lei fosse morta lui sarebbe morto con lei. Magari non fisicamente, ma in fin dei conti non sempre morire significa finire sotto terra. A volta è qualcosa di ben peggiore, è la perdita totale di una parte di te, una parte che non tornerà mai più e che ti farà sentire per sempre diviso a metà : non sarai mai più intero e proverai in eterno un dolore atroce al petto, come una mano che si avvinghia al cuore e lo stringe come si fa con una spugna, provocando fitte atroci. Era così che si sentiva quel ragazzo alto e dagli occhi scuri, in piedi dietro al vetro mentre i medici cercavano di rianimare la sua Eryn. <<Ti prego non morire Eryn, se muori tu… Io non posso esistere in un mondo in cui so che tu non ci sei più >>. Guardava il monitor che segnava l’attività cerebrale e cardiaca della ragazza. Finalmente c’era speranza e fu proprio a quella speranza che si aggrapparono i medici. Quando tutto finí il medico uscì e, guardando il giovane, sorrise di gioia. <<È viva>>. Il ragazzo scoppiò in un pianto di gioia che commosse il medico. <<Vai da lei>>.


Il giovane non se lo fece ripetere, afferrò la sua felpa blu che aveva poggiato su una sedia accanto e si precipitò dentro alla stanza. Guardò la ragazza stesa sul letto e sorrise di gioia, le lacrime che non accennavano a fermarsi. <<Tesoro>>. Eryn aprí gli occhi. Si svegliò.















Sara Spelta

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Gabriele Bitossi

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Enrico Vezzani

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Chiusa

#16

Questo collettivo è un via vai turbolento di persone che vestono diverse tonalità, dal blu pigrizia al rosso fervore. Ci dispiace quando qualche veterano se ne va e siamo felici quando qualche recluta arriva. Ognuno poi lascia il suo segno, più o meno grande, a seconda della voglia di fare, facendo anche a patti col peso degli impegni quotidiani e il “lavoro vero”, che, ahimè, non è questo, ma se questo fosse il nostro lavoro, forse non saremmo così entusiasti e anche il viaggio nel mondo di Misticanza ci sembrerebbe grigio, quindi va bene cosi. Ci vediamo al prossimo numero!




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