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Poesie Marcello Buttazzo
d’Amore *
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Spagine è un periodico di informazione culturale dell’Associazione Culturale Fondo Verri di Lecce
Marcello Buttazzo
Poesie d’Amore
Spagine
M
pagina 5 Da “Clandestino d’amore” Manni, 2006
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È un gioco solitario la vita dal cuore infranto. È un dono di Dio questa tremenda misantropia che frusta i cavalli imbizzarriti, indomiti a caccia di ostacoli: le rinnovate mete, le nuove rinascite. Le ansie vissute sono solo eterne benedette attese che squarciano di fuochi e lampi l’opacità del giorno. L’amore sopito è ricerca senza fine delle prime vitali aurore ancora confuse al buio della lunga interminabile notte.
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pagina 6
Arabesco d’amore
È ormai ora di andare, non puoi più attendere il silenzioso meditare del tempo. È ora di andare di correre per i prati riarsi le terre bruciate, gli scomposti selciati. È ora d’uscire fuori per strada non più solo, ma con l’animo d’un altro di mille altri uomini figli dei desideri non più soffocati, mai più taciuti. Ormai sono accessibili le vie dell’anima ormai le desolate sconfinate foreste del cuore sono popolate dai benevoli elfi della luce che spruzzano l’abbagliante raggio celestino. Cuore di rosso esploso. È ora d’uscire, mio caro, giù per la via s’agita una folla di gente nuova. Gli ulivi ridono nel sole e fioriscono in un incantevole arabesco d’amore.
Marcello Buttazzo
Poesie d’Amore
pagina 7
Speranza
E sulle torri assolate bagnate di cielo di mare il pennone arcobaleno tornerà a sventolare le vane speranze. Le speranze attese profonde come un sogno sospeso a mezz’aria eternamente rincorso su selciati sterrati. Speranze come giovani chimere pallide imprendibili, come coloratissimi lepidotteri che volano volano via lontano da noi. Le speranze deluse frustrate come un desiderio perso soffocato nella notte dei vecchi giochi d’amore quando tu eri dolce e di fuoco e sapevi di sale, sapevi di sangue. La speranza di oggi, saperti felice, è la stessa di ieri in questo mondo che opprime e vanifica tutto.
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pagina 8
Attesa
D’inverno quando il gelo vigliaccamente ti prende la schiena, si desidera vanamente Lei che come al solito manca. Gelido è il mattino di latte e tu confidi alla prima brezza la tua antica dolorosa pena, mastichi sangue e ricordi bocconi di cibo indigesto. Alla fermata dei bus si attende la nuova stagione quella delle rondini leggere dei campi di grano dei rossi papaveri dai fiori giallini. Alla fermata dei bus si attende l’amore fanciulla di viola vestita. La vecchia intramontabile speranza oltraggia le avversità la nera coltre di nubi svanisce in sottili evanescenti goccioline. D’inverno s’aspetta, l’amore verrà.
Marcello Buttazzo
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pagina 9
Coraggio di vivere
Scavare negli anfratti senza fondo della coscienza sarà una consueta abitudine un gioco leggero una scommessa vinta. Benvenute sono le eterne insolute domande infinite insondabili come l’azzurrità del cielo d’un marzo fanciullo di luce acquamarina, il marzo delle promesse in sboccio che dopo i rigori del triste inverno finalmente spumeggia di fiori nuovi di giorni nuovi. Non aver paura dei piccoli grandi dolori delle laceranti ferite dell’anima non aver paura di scoperchiare botole segrete il mattino t’aspetta ardimentoso ti chiama t’avviluppa nel sole. Che facevate soli ulivi del pianto? E tu tutto solo cielo plumbeo spagine
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pagina 10
con quel nero arcobaleno e poi quel pallido sole. La mia anima ferita abbandonata la terra rabbiosa e arsa il ricordo la strada. Avrei voluto fermarmi bloccare la mia auto e cercarti fra i mesti cespugli. Addentrarmi a piedi come ai bei tempi nella silenziosa campagna e spezzare le catene della noncuranza. Cercarti dappertutto fra gli alberi della nostra memoria fra i campi verdi fra i rovi dolorosi. Cercarti. Cercarti fra i pruni selvatici, nella sterpaglia si nascondono sempre i fiori.
Marcello Buttazzo
Poesie d’Amore
pagina 11 Da “Nei giardini dell’anima”, Manni 2007
Un amore che scorre nei giardini di spine e giunchiglie sempre è un amore che va. Colori rarefatti del mattino vigoroso sole del meriggio crepuscoli d’amarena luna stelle. Un amore che va e s’addentra nel caos d’intorno strappa profumi e fiori di campo a un giorno avaro di gioie. Un amore solitario per stradine di ciottoli e fango, promesse e rose d’inverno dove s’incontrano vecchi ricordi s’inoltrano nuove passioni. Un amore di singulti gialli gigli farfalle dalle ali d’oro rammemorato nelle feste d’estate in ondeggianti campi di grano. Un amore, che va e non si cura di noi inconsapevoli passeggeri ai margini d’un sogno.
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pagina 12
Vento che spettini i pensieri, carezzi le giovani gote e flessuoso danzi sulle cime del mandorlo fiorito portami la sua voce, sibilo, tormento. Portami le piume di cristallo dell’uccello che più non torna. Vento fai del tempo un’estasi un tumulto un gioco vorticoso di gioia, cantami la melodia dei mille violini, ridammi gli occhi di chi un giorno era la mia alba.
Marcello Buttazzo
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pagina 13
Dimenticai la terra dei limoni delle arance degli ulivi contorti e assolati e guardai nel tuo cielo. Il cielo delle stelle di fuoco. Ti vidi nuda spruzzata di pioggia. Tu mi lambivi il cuore e giocavi con la mia vita fatta di niente.
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pagina 14
Non è uno scherzo l’amore nascosto che ti ronza come un insetto. L’amore impetuoso biancazzurro come mare d’inverno stilla rossori e viole d’incanto. L’amore che sai riconoscere fra le fitte foglie che stormiscono al buio di immense sconfinate foreste. L’amore come vento d’agosto stremato dalle lunghe attese che accogli come dono di Dio. L’amore canto di cicale in campi sfiancati dall’estate quando fra il giallo oro del grano occhieggiano rossi i papaveri. L’amore intravisto sotto segreti velari e poi miseramente svanito. Quest’amore che sa di fuoco e ciclamini che sa di sale e miele di luna e violini. Quest’amore.
Marcello Buttazzo
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pagina 15
Masse di pensieri senza colore, senza gioia. Che brutta storia quella dell’anima dilaniata, pozza di sangue dove stagnano perduti amori. Chimere, chimere, nient’altro che improponibili chimere i miei piccoli amori notturni, imbrigliati, straziati, confusi alle prime insondabili luci dell’ansiosa alba. Fanciulle, voglio fanciulle, di rosso, di viola, di giallo sole, che mi cantino un inno alla vita, al limitar dei primi bagliori del giorno compagno. Voglio giovani fanciulle ai bordi delle strade, alla fermata dei bus, per la via silenziosa dolorosa. Fanciulle passionali, innamorate, provocanti e spudorate. Non voglio solo amore. Voglio di piÚ.
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pagina 16 Da “Di rosso tormento”, Calcangeli Edizioni, 2008
Dal cielo notturno cadono giù frammenti di stelle ferite e polvere nera. I pugni chiusi afferro ruggine di ricordi limatura di ferro residui di sogni voli sul bianco destriero. Volo fra scintille di fuoco marosi d’amore e ritrovo il mio angelo in pena le ali spezzate. Angelo mio dannato angelo ti aspettai invano nelle albe color giacinto. L’anima solcata di rosso tormento.
Marcello Buttazzo
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pagina 17
Vorrei essere acqua per sentire l’umidore primordiale che è dentro di me, che è dentro di te. Vorrei essere cielo per accogliere variopinti voli migranti. Cielo per stupirmi delle azzurrità lapislazzule cangianti. Vorrei essere terra per carpire i segreti linfatici e aromatici delle piante. Vorrei essere sogno gioco di fanciulli giorno d’incanto rosa d’inverno scorza di limone musica di uccelletti e bagliore di rosso nella fremente alba d’estate. spagine
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pagina 18
E nube vorrei essere nube grigio cilestrina per volare sulle malinconie del mondo.
Marcello Buttazzo
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pagina 19
Di giorno m’apparve nel cielo un sole nero. Stanco e avvilito il pensiero che grigio indugia su di te. Le palme di verde e la zampillante fontana fatue immagini su questa bianca piazza. La vita non è mistero né gioia né meraviglia. La vita non ha più violini di Dio, non ha virtù di suono, non ha fiato, non ha respiro. La vita è solo inganno e gli uccelli stramazzati tu li mandi a me, messaggeri di morte, per mia quotidiana dannazione. Di giorno m’apparve nel cielo un sole nero. spagine
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pagina 20
Lequile zolle rosse dell’anima. Terra assolata di complici ulivi. Trama aggrovigliata di fronde di limone acini d’uva di rosse melagrane corse sfrenate, il pino l’eucalipto. Lequile è una coppa di piacere di dolore, una fanciulla vestita di perle di luna, una chiazza infinita di cielo. Lequile, mille colori infanzia rosa stagioni perse angeli di passaggio. Tu hai conosciuto i suoi seni di pesca le sue gambe di giunco il suo imene d’oro, dono d’un Dio lussureggiante. Marcello Buttazzo
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pagina 21
La notte, rifugio di anime irrequiete gemma cobalto melodia di stelle. E tu ordivi inganni, ti trastullavi con giochi da niente, con i tuoi artifici di piccola pazza d’amore. I galli di luglio cantavano le tristi nenie del disinganno. Eri tu la risacca del mare un faro di bianca illusione la fresca tramontana nell’estate irrespirabile. Eri un sentiero di luna da leccare con lingua di fuoco.
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pagina 22 Da “Per strada”, Calcangeli Edizioni, 2009
Sparpaglierò semi d’amaranto sul tuo cuore di piccola messicana. Tu sei grano rosso sfuggente germoglio contadino sussulto nella notte. Di sangue è la vita, grappolo di pannocchie virgulto d’amore. Tu sei la mia pianta d’amaranto, appartieni a terre che non conosco, come un campo che trema nell’estate in spighe assolate mi sei vicina. Grano che brucia, treccia di cielo gemma del Sud.
Marcello Buttazzo
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pagina 23
Nella fontana di città pescherò pietruzze d’oro e cuori di leonesse. Di petali di rose adornerò il giaciglio d’un amore in disuso malinconico ferito. Il passero dell’oblio svolazza fra le fronde verdeggianti e di ruggine. Non ricordo più il passato. Fra strette feritoie s’invola l’amore tradito. In città ebbro di sole divorerò occhi di fanciulle e il frumento di nuovi amori.
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pagina 24
Non è più tempo di viole. Tu profumavi di frumento e rose. Di terra riarsa e stagione stremata. Eri cielo di marzo dal frastagliato colore. Tu sapevi di fragole di primavera inoltrata. Ma non è più tempo d’anemoni e nubi. Il nostro amore è solo rossore svanito, un bambino che piange, un sicomoro di fronda dura.
Marcello Buttazzo
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pagina 25
Laura, occhi acquarello madonna solitaria Caravaggio sulla luna. Il Duomo maestoso si slancia verso il Cielo, passanti frettolosi arabescano la via di tenui colori. L’artista barbuto canta un De Andrè d’amore e di lotta. Tu leggiadra insegui chimere e l’amore di sempre. San Giovannino e l’ariete d’un dolce novembre.
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pagina 26
Per Alessia
L’angelo biondo confuso alla gente festosa del Corso serale. Esplosione di rare stelle nel cielo d’ottobre. Alito d’estate l’angelo biondo. Io coglievo bisbigli di luna spighe di vita e rossi coralli di strada. Elettricità nell’aria fanciulli, fanciulle il sogno eternoritornante d’un amore astrale.
Marcello Buttazzo
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pagina 27 Da “Serenangelo”, Manni, 2010
Come un angelo viola di fuoco e di rabbia trafiggi il cielo. Fra nubi di paglia ti sfilo l’immemore vestimento, ancora s’attarda un raggio di sole sul tuo seno d’adolescente. Dammi l’amaranto passione i giochi innocenti la sfolgorante stagione. Corre e corre il pensiero su prati desiderati. Dammi la rosa di voluttà i petali del tormento il sapore d’un attimo.
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pagina 28
Anima arancia rossa, si frantuma sul ramo la mia pena d’amore. Sono qui ai confini a catturare anime di passaggio, a bare succo amaro di limone qui nel bosco selvaggio. Notte di mille lune, perché mai non m’instilli più l’eterno pianto?
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pagina 29
Stanotte ho traversato la città a bordo di tormenti di inganni. S’è riaperta stanotte l’antica ferita d’una vita lacerocontusa stranita, malvissuta. Per strada nessun angelo. Nessuna fanciulla s’è fermata a ricucire con ago d’amore l’eterno dolore. Tu ora dormi nel mio letto. Io vago e aspetto in silenzio la mia alba di spade insanguinate.
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pagina 30
Setaccio sabbie sull’arenile non in cerca di conchiglie ma di te. Filtro pensieri, m’illumino di immagini e d’un viso. Setaccio l’anima e fra le pieghe sensibili fioriscono i tuoi seni di mandorla. I tuoi seni piccolini delicati come arboscelli nel vento, deliziosi come frutti ghiotti da leccare da mangiare. Corbezzoli rossi di stagione. Sull’arenile aspetto l’alba.
Marcello Buttazzo
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pagina 31
Brillano i firmamenti e anime folli d’amore nelle notti accese di incantamenti. Trepidammo come vento nella terra delle tramontane. Verdeggiammo come vitigni in un caldo settembre, di ogni disfatta rovinosa tabaccammo granelli di vita. Banchettammo per strada. Cos’è che ammalia ancora in questa calma di stanze silenziose? Un profumo di donna e un cuore rosso d’anguria. Scalcia e corre a perdifiato sul tuo seno di mandorla il cavallino fanciullo.
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pagina 32 Da “E ancora vieni dal mare”, Manni, 2012
Infronda l’ulivo di resine e soli. Traversami di raggi e con mani di forbice disfogliami. Baciami l’anima brulla.
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pagina 33
La sera si veste d’organza. Rosa bianca la sera, un succedersi di tempi. M’appari in un vortice di danza. Perché mi dilani e m’addolcisci in un gioco di nubi? Vieni con more amare divora questo cuore di sterpaglia. Con soffi di luna fai un lampo di questi giorni di ferraglia. Vieni, la sera si veste d’organza.
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Il paese s’avvolge nei lini d’una nostalgica estate. S’alternano lune e giorni smaniosi spesi a osservare le rondini del ritorno. Cosa batte nel silenzio della piazza mattutina? Un orologio di ore morte, cento cavalli con la chioma d’argento. Cosa batte nel silenzio del mio tempo? Un amore, solo un amore di oro e ali. Ogni giorno in piazza sento l’eco del tuo passo.
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pagina 35
Pioggia violenta scende, a catinelle cade. Pioggia batte sull’asfalto, in fiumi scorre. Angelo delle lontananze perché mi porti quest’acqua fresca di fonte? Angelo dei giorni persi perché mi avvolgi in una bara di gocciole chiare? L’anima è ferita, ma quando la sera imbruna esco per strada a bagnarmi. Vengo da te a ruscellare nel porto salvifico del tempo.
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pagina 36
Tempeste di luci nei tuoi occhi rapinosi. D’impeto mi travolgi. Di sera apparigli le anime innamorate. Le foreste del tempo t’adunano in letti di desiderio, di bellezza.
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Marcello Buttazzo
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Ottobre 2014
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Marcello Buttazzo è nato a Lecce. Vive nel cuore della Valle della Cupa, a Lequile.
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