Vento di poesia
da Borgo a Borgo
“
Vento di poesia” è stata la lettura di un incontro e un racconto che ha attraversato Castrignano de’ Greci. La Biblioteca di KORA – Centro del Contemporaneo ospita artisti, volontari e ricercatori in residenza che si interrogano sull’abitare il borgo, temporaneo o scelto o dovuto. L’Osservatorio per l’Olio della Poesia 2022 ha voluto restituire questa esperienza di dialogo tra un luogo e chi lo abita in un momento preciso. Ognuno di noi ha scelto una poesia nella propria lingua madre e un angolo del paese in cui leggerla. L’artista Billy Roch ha raccolto e guidato i lettori. Le parole e le voci in italiano, spagnolo, catalano, francese, ucraino e somalo hanno generato un racconto collettivo e personale di ogni dove in cui “chi abita” trova poesia e ne porta di nuova. “Vento di poesia” arriva a Serrano su fogli sparsi, da borgo a borgo.
Osservatorio di Castrignano dei Greci
Vento di poesia
l’OdP
l2022 ’Olio dellaXXVIedizione Poesia
Osservatorio di Castrignano dei Greci
Faure Maelys - Roch Billy
Vento di poesia
Sélection de mails d'avril à juin 2022 Lu par Sara H. Zárate et Billy Roch Accroupie dans la douche je frotte au cristaux de soude et au vinaigre blanc mes deux plus beaux pantalons, ensuite je me suis assis pour cirer mes chaussures. j'ai déjà vu : un scorpion dans les archives, un joueur d'accordéon en jogging. mercredi 6 avril Billy
Assis entre les pierres, le soleil m'éblouit, je lis un livre sur les feuilles qui tombent. Une corde tombe et fait un bruit de cloche j'ai apperçu: le manteau blanc de la nature. des oiseaux marcheur.euses faisant la course automobile sur la route qui monte. vendredi 8 avril Maelys
Il pleut beaucoup 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 C'est le bruit des gouttes sur l'herbe Il pleut moins à présent 01 02 03 04 mercredi 4 mai Maelys
Je suis tombé du lit. Le banquet est prêt mais il manque quelques chaises, j'ai vu la mort qui marchait mais elle ne m'a pas vu, elle était au téléphone. je pense avoir trouver l'entrée de la maison remplie de vieux accordéons, et de moulin à vent. Samedi 11 juin Billy
Je crois que je ne sais plus rêver La plante est tombé ce matin et je l'ai laissé par terre dans sa terre elle repoussera un jour peut être je crois l'avoir vu aussi, elle m'a regardé et j'ai tourné les yeux je parlais d'elle à ma mère alors elle est partie windmill, il y en a partout et, j'ai appris leurs noms ancien ou auto ils donnent le temps qui tourne et nous dansons en dessous Dimanche 12 juin Maelys
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Osservatorio di Castrignano dei Greci
Vento di poesia
Laura Pugno, Bianco Letta da Lara Gigante
anche questo, le cose perdute fa la misura, le porti sulle spalle riprenditi tempo a ogni passo, fino a entrare nel chiarore e non uscirne la casa è ogni volta, ogni volta il cielo basso, che pesa sulla terra muoversi appena per conservare il corpo, pianura, pianura senza limite d'occhio, e che hai percorso era questo? torna a domandare va di casa in casa nessuno risponde, quasi nessuno
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Василь Стус
Vento di poesia
Терпи, терпи — терпець тебе шліфує, сталить твій дух — тож і терпи, терпи. Ніхто тебе з недолі не врятує, ніхто не зіб'є з власної тропи. На ній і стій, і стрій — допоки скону, допоки світу й сонця — стій і стій. Хай шлях — до раю, пекла чи полону — усе пройди і винести зумій. Торуй свій шлях — той, що твоїм назвався, той, що обрав тебе навіки вік. До нього змалку ти заповідався до нього сам Господь тебе прирік. Олег Ольжич Знов вітри над землею, вітри… Знов вітри над землею, вітри І блакить, і розриви, і дим Сонну землю черкає згори Смерть черкає крилом голубим. Ширше груди! Повніше серця! (Бо згориш від чекання, згориш!) Чи була коли днина, як ця, І дівочі уста принадніш?! О, ця днина, як п’яне вино! О, ця смерть, як холодна блакить! Як велично, що нам не дано До тридцятого року дожить! 1930
Топчуть ноги радісно і струнко Сонні трави на вузькій межі. В день такий віддатись поцілункам! В день такий цілим надхненням жить! П’яним сонцем тіло налилося, Тане й гнеться в ньому, мов свіча, — І тремтить схвильоване колосся, Прихилившись до мого плеча. В сотах мозку золотом прозорим Мед думок розтоплених лежить. А душа вклоняється просторам І землі за світлу радість — жить! І за те, що стільки уст палило І тягло мене вогнем спокус, І за те, що замінить не сила — Ні на що — твоїх єдиних уст! Прочитає Катерина Алексєєнко
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Олена Теліга - Літо
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Vento di poesia
Gianni Rodari Letto da Leonardo De Benedittis
Filastrocca corta e matta, il porto vuole sposare la porta, a viola studia il violino, il mulo dice: - Mio figlio è il mulino -; la mela dice: - Mio nonno è il melone -; il matto vuole essere un mattone, e il più matto della terra sapete che vuole? Fare la guerra!
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Osservatorio di Castrignano dei Greci
Vento di poesia
Ronald D. Laing, Nodi, pag. 60 interpretata da Mauro Diciocia
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Vento di poesia l’OdP
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Vento di poesia
Josefa Contijoch
Poema
Leído por Sara H. Zárate No saps res del teu somni només les ombres mòbils sempre en ruta no saps res del recer que arrecera no saps res de l'il·limitat confí del sopluig que esmicola l'esclat no en saps res ni de l'arrel xuclant tenebra i en va ple el món d'aquestes coses ho diu la vella fressa de la nit i el vent ho canta als espais duradors on els somnis circulen a mercè de l'impuls que els arrossega. Rosalía de Castro
Dicen que no hablan las plantas, ni las fuentes, ni los pájaros Leído por Sara H. Zárate Dicen que no hablan las plantas, ni las fuentes, ni los pájaros, ni el onda con sus rumores, ni con su brillo los astros, lo dicen, pero no es cierto, pues siempre cuando yo paso de mí murmuran y exclaman: Ahí va la loca soñando con la eterna primavera de la vida y de los campos, y ya bien pronto, bien pronto, tendrá los cabellos canos, y ve temblando, aterida, que cubre la escarcha el prado. -Hay canas en mi cabeza, hay en los prados escarcha, mas yo prosigo soñando, pobre, incurable sonámbula, con la eterna primavera de mi vida que se apaga y la perenne frescura de los campos y las almas, aunque los unos se agostan y aunque las otras se abrasan. Astros y fuentes y flores, no murmuréis de mis sueños, sin ellos, ¿cómo admiraros ni cómo vivir sin ellos?
l’OdP
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Osservatorio di Castrignano dei Greci
È fusa la donna alla sua ombra eppure trema al fuoco dell’inizio così se li sposta i suoi passi Iside all’orizzonte meta ora essa fugge la sua lontananza. Perché non cola l’attesa profumata ossia fermarsi la sua ansia volta avrà la fine di profilo porre cosa la tiene unita quella che stacca la radice, un alito. Batte allora come sul ferro la materia di sé e lo plasma ogni angolo continuo della vista una distanza del suo centro esatta la definisce. I piani diversi del linguaggio ne è avvolto così genera le forme della sua ricerca egli ha imparato come lasciarsi solcare ad essere cinto dalle tracce. Con un colpo d’occhio sentiva la presenza simultanea di tutto ciò che nella terra cresce e questa coscienza della condizione attuale lo aiutava come una disciplina.
Ciò che non è compiuto spinge il modo del procedere, meta, meta, arsi e riarsi, durante la costa dei millenni Incessante se lo vide nascere e morire il mondo fino a dove non ci fu più tempo né abbastanza luce per seguitare i paradossi demoniaci sbalzato come dura pietra molle ora nelle acque del fiume, si agitava dentro pezzi di realtà dissimili. Nel mentre cantano nel petto i volti dei suoi sogni muta al mattino in albe anche dorate, quale certezza venga da mondi paralleli, attriti posti sopra o sotto, vincolanti. Scivolando lungamente sul fianco della piramide atavica lo blocca quando vuole come esercizio e intanto la miseria dell’uomo va consumata dentro di sé, nell’arca del suo spazio interiore intendeva infrangere ciò che da inadeguato si ricompone ad ogni istante.
Non sempre Ricordano - Patrizia Vicinelli
Dalla sua radice gassosa ne muta la base visibile e lo cimenta la traiettoria di notte e giorno la luce, il cielo.
Letta da Federico Rizzo
Vento di poesia
Da un altro punto furono viste le stagioni fino lì sconosciute solo allora poté sedersi ad ammirare il senso dell’alternanza.
L’attrazione dinamica del fare mancò a quel punto e alla fine della danza più lunga, l’abbandono e il silenzio della grandiosa solitudine lo rendeva eterno, come collocato su di un punto raso della terra, sotto le stelle. Non era più chiamato in battaglia da tanto tempo. Il mio inizio è forse il solo inizio, disse l’uomo assetato, e si sedette a guardare l’evidenza del suo destino. Il cavaliere che guarda la luna, non cerca e non aspetta niente. Beveva quel soffice vino d’agosto e teneva la porta aperta sulla laguna afosa della fine d’agosto, musica in viole di quel tempo, vino di Graal. Si chiedeva se non fosse una sua fantasia mentre risa fendevano l’aria, di giovani donne ubriache. Arrossisce il suo silenzio il vino e gli dà corpo col respiro batte il ritmo della mente nell’aria intatta ora a cerchio lo sguardo la perdita lo svela, un parallelepipedo di una battaglia navale del settecento, esatto d’ombre fatte di sfumature. In settembre oltre la luce così bassa e radente, c’è nebbia e l’odore di funghi porcini annusati a lungo, come nelle sere d’inverno. La configurazione del male così conosciuta era allora impalpabile, sembrava non ci fosse traccia. Intanto la luna al primo giorno calante porge la notte in adagio, la struttura tutto somato è tonda ora, poi cambierà. Già pensa che il santo Graal è troppo lontano, e il bicchiere si sta offuscando di rosso, – qualsiasi cosa signore, ma spingimi avanti – nuovamente il bicchiere brilla rosso e la luna fra gli alberi cade con la certa nebbia fino ai pini, alle acacie, ma non i grilli non i ragni, le libellule fino a ieri poi. Non c’è arrivo non c’è sosta non c’è partenza, ma il succedersi senza tregua. Questo sì, che a ogni livello ne succeda un altro, per generazione spontanea l’aveva saputo della ruota che girava mentre i mondi finivano, a volte.
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Vento di poesia
Amun Saleban Gabay wacyigalin Guul ma leh qabyaldi iyo waxad galbsanysane adoo guri nabda [ joogoy gogoshu ku taalo oo gunyadii aad lahayd guriga ku joogto oo aan gumaysi iyo ku jirin cadow [ gacntisa lehna dowlada ku gara ho oo gacan ku sinaysa . War ma gulufkiyo coladah ayaad guul u argtaana gurboodka lalayad [ guul u argtaan ma gabanada agomoobayad guul u argtaane Ma geesiyada la waayayad guul u argtano gabdhihiinu weerkaya [ xidhaan miyaad guul u argtaan gacal kala foganayaad guul u argtaanoo hooyo ooysaad guul u argtanoo. Waxba hadlku yu ila sii gudbinee waxaan ku soo gaabshay guul [ ma leh colaadiyo waxaad garbka modene nin dangar lihiyo yaanu iblays guriga ka duminee waar [ gacmaha is qabsadoo yaan iblays idnka gulaysan .
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Cinzia Bigoni Una folata piena di vita Quando vedi che tutto è fermo e non sai come fare e sembra di essere fuori da solo e ti manca il fiato e le parole da dire Fatti trasportare spingere dal vento che cambia ed è in continuo movimento Stai tranquillo che anche attraverso le nuvole splende il sole Non lasciare che questa vita ti scivoli via Un nuovo giorno sorge ed è lì tutto per te che hai ancora così tanto da fare e da dire.
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Vento di poesia
Galassie di Antonella Anedda Letto da Ylenia
perché mi vinse il lume d’esta stella Dante, Paradiso, IX, 33
Sognavo di osservare la terra da lontano, vedevo i prati, la luna, la risacca e come ogni marea scalzasse terra dall’acqua. Volevo raggiungere Saturno, il mio pianeta di fuoco e piombo, dunque nutrivo la malinconia. Ruotavo nella nebbia per cercarti ed eri giú tra i vivi. Amavi chi non ero o non sarei mai stata ma là nel vuoto, in quella luce siderale vedevo l’autunno che filava foglie di verde-rame, sentivo il tonfo del vento su un lenzuolo mentre una voce chiamava un’altra voce e questa rispondeva qualcosa nella sera che avanzava con l’ombra sulle sedie. Ero lassú già in gloria, già vinta dai lumi tra i pianeti eppure mi struggevo ancora viva d’invidia per la vita
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