#LiberTertius - Nuove scoperte al Castello di Gallipoli

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Una rubrica a cura di Fabio A. Grasso

Nuove scoperte al castello di Gallipoli Queste pagine, per volontà dell’autore sono dedicate a Massimo Bray neo Assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia

n’epigrafe e soprattutto quella che potrebbe essere stata la porta principale (a Nord –Est) del castello di Gallipoli. La prima, male interpretata dalla storiografia, sconosciuta addirittura la seconda (così appare dai primi riscontri). Il castello di Gallipoli è un formidabile esempio di architettura rinascimentale e contiene quelle singolarità, vera gioia per chi si occupa di storia dell’architettura, che mettono in crisi l’immagine di una parte della Puglia erroneamente vocata solo al più celebre Barocco.

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#Libertertius Il castello di Gallipoli, così come oggi si vede, è un singolare palinsesto nel quale domina la parte più comunemente nota come rinascimentale con i suoi “famigerati” torrioni.

C’era una volta, un’altra porta

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e vie della ricerca storica sono molteplici e a volte si costruiscono attraverso evidenze di una semplicità disarmante. Quanto si racconterà rientra proprio in quest’ultimo caso. Una porta larga poco più di tre metri, quella che non si trova stranamente nelle tante ricostruzioni storiche dedicate a questa fortezza, quella con gli alloggiamenti nel muro per far scorrere in verti-

di Fabio A. Grasso cale una saracinesca, quella rivolta verso la terraferma, quella, infine, che rendeva l’ingresso al castello indipendente dall’altro occidentale accessibile solo dall’interno della città. Quella porta c’è sempre stata nella realtà ed era sotto gli occhi di chiunque l’avesse voluta riconoscere come tale. (Figg. 1 – 10).

Fig. 1 Porta Nord – Est (in blu), planimetrie a diverse scale, posizione rispetto alla piazza d’armi, castello, Gallipoli (Le).

In una fortezza, da un punto di vista teorico, l’ingresso è una necessaria, calcolata, spesso multipla violazione dell’unità strutturale.

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Fig. 2 Fig.2:Posizione delle due porte di accesso, Nord – Ovest e Nord – Est, rispetto alla piazza d’armi, castello, Gallipoli (Le).

Fig. 3 Fig. 3:Porta Nord –Est, interno, particolare

Fig. 4 Porta Nord-Est, interno, particolare della volta ogivale con apertura per la difesa piombante

Fig. 5 Porta Nord – Est, interno, particolare della volta ogivale e dell’alloggiamento per la saracinesca

Fig. 6 Porta Nord –Est, interno, particolare dell’attacco fra muro perimetrale e il muro di cortina aggiunto in cui si apre la cannoniera


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Fig. 7 Porta Nord – Est, interno, particolare dell’attacco della volta ogivale e il muro di cortina aggiunto in cui si apre la cannoniera

Fig. 8: Porta Nord –Est, interno, particolare della volta ogivale con apertura per la difesa piombante

Fig. 9:Porta Nord – Est, interno, particolare della cannoniera

Fig. 10: Porta Nord – Est, interno, particolare della cannoniera

l castello di Gallipoli, quello che oggi si vede, è un meraviglioso palinsesto nel quale domina la parte più comunemente nota come rinascimentale con i suoi “famigerati” torrioni (uno poligonale, due a pianta circolare, più quello “fantasma” che c’è ma non si vede, quello cioè crollato a metà del Settecento). Se questi ultimi, eminenti elementi di difesa, hanno rappresentato il punto di sicurezza per gli assediati, per gli eventuali assedianti erano, invece, un vero e proprio cruccio anzi un tormento. Altro punto nodale nella progettazione di un ca-

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stello, oltre le torri, era il sistema dell’ingresso. Si è usato il termine “sistema” non a caso perché in una fortezza, da un punto di vista teorico, l’ingresso è una necessaria, calcolata, spesso multipla violazione dell’unità strutturale. Si costruivano, cioè, più accessi per ragioni legate alla difesa e quindi sicurezza della fortezza. Spesso, infatti, si leggono termini come “porta di soccorso” o “porta falsa” riferendosi a uno o più accessi ulteriori. Assieme a quelli di Brindisi, Otranto e Taranto


(tutte città portuali), il castello di Gallipoli costruiva un fondamentale sistema difensivo contro gli attacchi provenienti soprattutto da Oriente. Nella fortezza della “città bella” esiste la porta di accesso attuale e poi un’altra adesso coperta da una torre quadrangolare, a sua volta altro palinsesto proprio rispetto al tema dell’accesso alla fortezza. Tale ultima torre, addossata a quella cir-

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Fig. 11:Porta Nord – Ovest, esterno, torre quadrangolare

uest’ultima più antica porta resa più sicura con il nuovo progetto, bassa in altezza e decorata da un sommesso arco acuto, all’interno, è seguita, verso Oriente, da un profondo, più alto ambiente a volta ogivale che costituiva l’atrio d’accesso di quella fortezza. Tale atrio era affiancato sul lato Sud (a destra entrando) dalla piccola chiesa, sostituita nella prima metà del Seicento da altra più ampia in prossimità dell’attuale ingresso. Vale la pena soffermarsi brevemente su quest’ultimo rapporto di vicinanza fra atrio e chiesa, frequente nelle fortezze e non solo (un caso simile è, infatti, nell’ospedale dello Spirito Santo di Lecce riprogettato a metà Cinquecento circa). La necessità di soffermare il racconto su tale prossimità nasce perché, qui più che altrove in questa fortezza, è possibile far emergere il volto più eminentemente umano dell’architettura, anche quella destinata, in un sin-

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colare detta “di vedetta” (quest’ultima sovrasta la prima in dimensioni) fu collocata davanti alla porta (medievale) a Nord – Ovest della fortezza precedente il rifacimento rinascimentale; quest’ultimo previde, plausibilmente in tempi non distanti da quelli in cui fu realizzata l’adiacente torre “di vedetta”, la modifica in situ anche dell’accesso sul lato verso la città (Figg. 11 - 12).

Fig. 12: Porta Nord – Ovest, esterno, torre quadrangolare, particolare

golare paradosso, a finalità militari. Una fortezza, simbolo del potere e dell’ordine dettato dalla legge, era considerata, rispetto all’esterno, un luogo sicuro. La chiesa, quindi, diventava il primo spazio in cui entrare per ringraziare dio e santi di essere giunti salvi in fortezza; per la stessa ragione la chiesa era l’ultimo luogo da visitare prima di recarsi all’esterno; non si dimentichi, giusto per completare tale scenario, che chi affrontava un viaggio spesso redigeva il suo testamento. La porta più antica appena descritta, è utile ricordarlo, è in prossimità dell’angolo Nord - Ovest della fortezza, quella ritrovata è, invece, di fronte alla prima, sull’angolo Nord - Est. È utile segnalare quanto riportato a tale proposito da quelle che sono considerate, ancora oggi, fonti bibliografiche imprescindibili per lo studio del castello gallipolino.


#Libertertius Nel capitolo precedente ho segnalato che nella stanzetta per la manovra del ponte levatoio son due stretti anditi atti l’uno a pervenirvi dal basso, l’altro ad uscirne verso l’alto: la volta di quei due anditi, di evidente aggiunzione successiva all’origine di essi, è a fornici della medesima struttura dell’altro lungo fornice esistente verso l’angolo nord-est dell’atrio in corrispondenza dell’estremo lembo settentrionale della cortina di levante, quel fornice di cui l’Ing. Bacile con parole consapevoli dice: «Soltanto pochi avanzi del preesistente Castello Angioino esistono presso l’angolo nord-est, ove si vede qualche arco a sesto acuto e, notevolissimo in un lungo fornice, un arco alla Tudor con robusto cordone» [1], figg. 13 - 31 Fig.13: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.14: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.15: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.16: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.17: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

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Fig.18: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.19: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.20: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.21: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.22: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.23: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.24: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.25: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.


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l contenuto di tale testo solleva delle perplessità che, però, si chiariscono costatando la parziale difformità dall’originale della citazione in esso contenuta. Quello del Bacile è il seguente:

Soltanto pochi avanzi del preesistente castello Angioino esistono presso l’angolo Nord-Est del cortile e presso l’angolo Nord-Ovest, ove si vede qualche arco a sesto acuto e notevolissimo, in un lungo fornice, un arco alla Tudor con robusto cordone.[2]

Il Bacile identifica quindi una preesistenza e la ritiene angioina (1266–1442)[3] e il Vernole lo segue. In mancanza di precisazioni nell’uno e nell’altro testo si deve supporre che l’attribuzione al periodo angioino di quelle parti della fabbrica sia basata, di fatto, sulla presenza di archi ogivali. In tempi più recenti (2017) è stata discussa una tesi di laurea presso il Politecnico di Bari [4], di essa, però, è stato possibile consultare solo quanto pubblicato sul sito del dipartimento [5] che, sebbene quantitativamente di poca entità, ha reso possibile già qualche considerazione storico-critica su quell’argomento [6]. Le dimensioni di quella che era la porta Nord - Est di accesso al castello gallipolino sono pari a circa metri 2.60 (misura sul lato maggiore a sinistra entrando) e una larghezza di circa metri 3.32 (misura fra i punti omologhi opposti della guida verticale della saracinesca). Il vano è irregolare. Esso è delimitato da una parete perimetrale, quella verso la piazza d’armi, non ortogonale alle due interne laterali; su tale parete angolata sono due aperture con grate. Va segnalato in più che tale ambiente ha subito trasformazioni funzionali. La prima e più importante è quella relativa alla realizzazione di una profonda (circa metri 2.42, misurata sul suo lato destro) postazione di tiro per artiglieria nel momento in cui questo spazio cessò di essere uno degli accessi al castello. Tale troniera, oggi tamponata sul fondo, dai primi elementi di studio, si può immaginare sia stata attivata quando non era più esistente il sistema di superamento del dislivello (pari a circa metri 5) fra piazza d’armi e percorso di accesso alla città dalla terraferma; compito della cannoniera era custodire anche l’accesso alla città, sotto l’occhio vigile di un artigliere, da eventuali minacce pro-

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venienti dalla terraferma.Dal rilievo metrico in corso si evidenzia una significativa incompatibilità da sovrapposizione fra tale troniera e la cosiddetta torre Nord – Est o “della bandiera” che ingloba la detta postazione. Da ciò è facile dedurre l’esistenza di una fase costruttiva fino ad oggi mai ipotizzata secondo la quale, prima dell’attuazione del progetto con torri, si provvide già a un primo tentativo (poi evidentemente non ritenuto sufficiente) di adeguare la fortezza medioevale alle novità nate dall’uso delle nuove artiglierie. La cannoniera di fatto fu realizzata nello spessore murario aggiunto alla cortina Est del castello, circa raddoppiandola, se si tiene come riferimento lo spessore proprio del vano della porta Nord – Est. Costruita, infine, la torre che ingloba l’antico accessocastellano Nord – Est, il vano della porta cambiò ancora natura; la presenza di una mangiatoia lascia ipotizzare un uso anche a stalla. Rispetto alle citate fonti (Bacile di Castiglione, Vernole, tesi di laurea dove esiste, in particolare, una cronologia figurata delle varie fasi costruttive corredata da didascalie e fonti) non si è individuato alcun riferimento a una porta collocata verso l’angolo Nord-Est della fortezza, quella con gli evidenti segni di una saracinesca, quella aperta verso la terraferma, quella, infine, che consentiva l’accesso al castello senza aver bisogno di passare attraverso la città, fornita a sua volta di un ingresso indipendente ovvero la cosiddetta Porta Terra. Quest’ultimo aspetto, qualora fosse confermato, riproporrebbe un assetto simile a quello presente in molti altri casi in cui, appunto, una porta castellana si apriva proprio dentro la città e un’altra verso l’esterno (Lecce, Copertino, etc). Tale porta Nord-Est diventa ancora più interessante e significativa alla luce dei documentati rapporti conflittuali fra castello e città e fra i due poteri che essi rappresentavano. Viene da chiedersi, a questo punto, nel caso specifico del castello gallipolino precedente l’attuale, quale sia stata la porta principale di questa fortezza. Sulla scorta della casistica esistente si può ipotizzare che il ruolo primaziale di una porta si costruisca attraverso: le dimensioni, l’adozione o meno di un apparato decorativo da parte di progettista e committenza (inclusa l’araldica) e non ultimo il vero e proprio uso che di essa si faceva anche in rapporto al contesto.


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Fig.26: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.27: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.28: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.29: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

Fig.30: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.


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Fig.31: Vernole, Ettore; studio preparatorio per il volume Il Castello di Gallipoli, 1933.

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Nel caso della porta Nord-Est non si hanno, al momento, tracce di elementi decorativi (a meno di due semplici cornici su cui s’imposta la volta ogivale che copre tale ambiente dove, tra le altre cose, si aprono, una per arco di volta, due bocche per la difesa piombante), né si sono individuate, allo stato attuale della ricerca, fonti documentarie relative proprio a tale porta. E’ però il contesto a fornire un indirizzo interpretativo utile. Gallipoli, come noto, sorge su una sorta d’isolotto collegato un tempo attraverso un istmo tagliato in epoca aragonese. La porta Nord-Est era rivolta verso la terraferma e sorgeva plausibilmente in funzione proprio di quell’istmo poi tagliato e corredato da un ponte (non si può escludere possa essere stato pensato anche come levatorio). A far ipotizzare che la porta Nord-Est fosse quella principale per la vita del castello è proprio la prossimità fra essa e il percorso di accesso dalla terraferma. Tale affermazione si esplicita meglio con un domanda: in presenza delle due porte di accesso al castello medievale, quella Nord - Ovest e quella Nord – Est, perché si dovrebbe utilizzare la prima che obbligherebbe ad allungare il percorso e soprattutto a passare attraverso la porta della città? La porta Nord – Est era la via più diretta e breve al castello per chi venisse dalla terraferma ed era tale anche rispetto al fatto che non era sottoposta al controllo della città medesima. Il tema progettuale del rapporto fra un percorso e il costruito è uno dei più avvincenti nella storia dell’architettura. Dai dati oggi a disposizione, benché la ricerca sia lungi dal chiudersi, non si può escludere che l’accesso Nord – Est fosse preceduto da una rampa (più o meno articolata per ragioni difensive) tale da colmare la differenza di quota, come detto pari forse a circa 5 metri, che separa la città e con essa la piazza d’armi, dal piano su cui è il percorso di accesso dalla terraferma.Non è da escludere un rapporto fra la direzione di sviluppo della detta rampa e la direzione che caratterizza la cortina muraria settentrionale dell’attualerivellino. Alla porta Nord – Est, alla sua struttura compositiva, potrebbe far riferimento, sulla base dei dati fino ad ora raccolti, un breve tratto di muro che si distacca, con un angolo di circa 148°, dal tratto lineare di mura, appartenente alla fortezza più antica, scarpato e con riseghe, visibile nella stanza circolare alla base della cosiddetta torre

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della “bandiera” [7]. C’è un altro aspetto che è utile ricordare perché esso ha a che vedere con un’importante fase costruttiva del castello legata, in particolare, allo spostamento dell’ingresso alla fortezza dalla città così com’è nell’odierna posizione; centrale in tale modifica edilizia, secondo alcune interpretazioni che a breve si riporteranno, sarebbe il testo di un’incisione collocata sull’architrave interna, proprio quella dell’attuale porta di accesso.

In concomitanza del processo aggregativo, viene interdetto l’originario ingresso alla corte (l’Arco Tudor) che viene sostituito con un nuovo accesso aperto sulla stessa cortina Ovest, ma spostato verso la torre, come testimonia un’epigrafe posta sull’architrave ligneo dell’attuale portale d’ingresso (1132 – 1320).[8] Inoltre in due tavole, dalle stesse autrici della detta tesi di laurea usate per la partecipazione a due concorsi, compare il medesimo schema riassuntivo delle fasi costruttive del castello. In corrispondenza della prima (1071 – 1267) si legge:

A testimonianza di quest’opera vi è un’incisione sull’architrave ligneo dell’attuale ingresso al Castello.[9]

In entrambi i casi appena citati quell’iscrizione sulla trave dell’attuale accesso al castello sarebbe, come detto, testimonianza di un’importante fase costruttiva risalente al periodo angioino nel primo caso, pre-angioino nel secondo. Tali due ipotesi, però, non possono essere condivise perché il testo inciso su quella trave (Fig. 32) recita in realtà: ANNO DEL S(IGNORE) 1828 20 MAR(Z)O.

A completamento di quanto espresso è da aggiungere che la piccola torre quadrangolare, in prossimità della torre Nord – Ovest, citata in precedenza fu utilizzata in funzione di unico accesso al castello dalla città ancora nel corso del Cinquecento come attestato da un noto disegno (raffigurante il sistema difensivo dell’intera città) che, dai riscontri in corso, rappresenterebbe una situazione post 1544 ma è esecutivamente databile al 1560 – 1578 [10]. La prima datazione (post


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Fig. 32: Epigrafe, architrave ligneainterna dell’attuale porta di accesso, castello, Gallipoli (Le).

1544), che si accetta qui provvisoriamente, scaturisce da una notizia segnalata, ma non verificabile, dal Ravenna secondo il quale Ferrante Loffredo avrebbe ampliato il bastione di Santa Vennardia proprio nel detto anno preso a discrimine temporale [10]; per la stessa ragione una planimetria delle difese urbane, oggi presso l’ISCAG (Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio, Roma) e già pubblicata dal Vernole [11] rappresenterebbe uno stato di fatto precedente all’intervento di Loffredo su quel bastione. Le singolarità riscontrabili nella struttura muraria della detta torre quadrangolare Nord - Ovest, soprattutto in rapporto al torrione detto “di vedetta” cui è addossata, spingono a non escludere che essa sia da considerarsi come una modifica in

corso d’opera (quando, in particolare, l’addossata torre era stata già costruita almeno sino circa al livello della piazza d’armi) del progetto generale attribuito a Francesco di Giorgio Martini. I beccatelli a quattro tori che caratterizzano la sommità della piccola torre sono, di fatto, simili a quelli della torre cui si addossa. Ciò che appare chiara è la volontà di mantenere, ma più difesa, l’antica porta di accesso. È interessante rilevare, infine, che, verso l’attuale ex mercato (esso colma il vuoto dell’antico fossato), si vede, su quella torre quadrangolare, un tratto di muro incassato, con due archi ribassati a coprire un accesso oggi murato, con i segni probabili di quello che fu forse il foro, posto in alto, al centro, sopra il vano di porta, per il sollevamento del ponte levatoio.

Fig. 33: Incisione, particolare 1, portale principale, lato a sinistra, parte basamentale, castello, Copertino (Le).

Fig. 34: Incisione, particolare 2, portale principale, lato a sinistra, parte basamentale, castello, Copertino (Le).

Fig. 35: Incisione, particolare 3, portale principale, lato a sinistra, parte basamentale, castello, Copertino (Le).

Fig.36: Incisione, particolare 4, portale principale, lato a sinistra, parte basamentale, castello, Copertino (Le).


Note, bibliografia essenziale, fonti

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I rilievi architettonici del Castello di Gallipoli fino ad ora reperiti, consultati, verificati, integrati (altri sono stati realizzati ex novo) sono: quello, in formato dwg, del comune di Gallipoli eseguito dal geometra G. della Rocca; Comune di Gallipoli Sistema Informativo Territoriale, Piattaforma Integrata per la consultazione dei dati territorali, (http://sit.comune.gallipoli.le.it/mapserver2012/parsec/mappa.aspx consultato il 21 novembre 2020) ; quanto è, infine, in due tavole, in formato pdf, della menzionata tesi di laurea rinvenute in rete [12] (https://www.dipartimentoicar.it/2018/10/10/primo-premio-e-segnalazione-ii-premio-sira-giovani-2018-per-lavoro-del-laboratorio-dilaurea-in-restauro-sul-castello-di-gallipoli/consultato il 20 novembre 2020).

[1]: VERNOLE, Ettore; Il castello di Gallipoli; Roma : [s.n.], 1933 (Lecce: La modernissima), p.47; a proposito di tale opera si è ritenuto utile, per completezza, riprodurre in questa analisi alcune immagini (Figg. 13 – 31), nonostante lanon elevatissima definizione,dei disegni redatti dall’autore per lo studio della fortezza. Purtroppo il faldone contenente il materiale che il Vernole predispose per il suo volume dedicato fortezza gallipolina, custodito presso la Biblioteca Comunale di Gallipoli, da quest’ultima è stato improvvisamente sottratto alla pubblica consultazione e a tempo indeterminato.Quando esso ritornerà finalmente disponibile si approfondirà l’analisi dei detti disegni. [2]: BACILE DI CASTIGLIONE, Gennaro; Castelli pugliesi; Officina Tip. Romana – 1927, p. 141. [3]: HERDE, Peter; Carlo I d'Angiò, re di Sicilia in: Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 20 (1977); https://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-i-d-angio-re-di-sicilia_%28Dizionario-Biografico%29/; Voce Napoli, regno di; in Dizionario di Storia (2010); https://www.treccani.it/enciclopedia/regno-di-napoli_(Dizionario-di-Storia)/ consultati il 15 novembre 2020. [4]: Sintesi finale: Il Castello di Gallipoli (Le). Dallo studio analitico ad un progetto di restauro e allestimento museale, prof. Rossella de Cadilhac, prof. Anna Bruna Menghini, prof. Gabriele Rossi; Tesi di ricerca: Architetture Fortificate nel Salento: Il Caso Del Castello Di Gallipoli, prof. Giorgio Rocco, prof. Matteo Leva, prof. Vitangelo Ardito; Laureate: Valentina Bello, Mariangela Calabrese, Simona Cavallo, Daniela Cotugno, Simona Ferrante, Camilla Romanazzi; Relatrice e Coordinatrice prof.ssa Rossella de Cadilhac. Tale lavoro ha ottenuto il Primo Premio al XXI Premio di Laurea sull’architettura fortificata indetto dall’istituto Italiano dei Castelli per la conoscenza, salvaguardia e valorizzazione dell’architettura fortificata; e una segnalazione (prima delle sei tesi segnalate) al II Premio Sira Giovani 2018 indetto dalla Società Italiana per il Restauro dell’Architettura (https://www.dipartimentoicar.it/2018/10/10/primo-premio-e-segnalazione-ii-premio-sira-giovani-2018-per-lavoro-del-laboratorio-di-laurea-in-restauro-sul-castello-di-gallipoli/ consultato il 15 novembre 2020). [5]: Idem [6]: A questo proposito si segnala che, in realtà, non è stata consentita la lettura della detta tesi. Quest’ultima era liberamente accessibile a scaffale (così constatato a suo tempo sul catalogo on-line) nella biblioteca della facoltà, unica in generale a possederne copia; tuttavia, quando richiesta, è stato comunicato (dagli uffici del Politecnico di Bari) che i volumi della tesi erano stati ritirati recentemente dalla consultazione per volontà delle autrici. Il ritiro detto, forse per puro caso (!), è avvenuto poco dopo aver espresso a una delle autrici le esigenze di consultazione legate a questa nuova ricerca scientifica sul castello. [7]: Un caso esemplare di portale principale decorato è quello del castello di Copertino (Lecce), fortezza per la quale la fine dei lavori di costruzione può essere associata al millesimo 1540 [8] inciso nel nastro epigrafico che corre lungo la maggior parte della facciata d’ingresso dalla città. Quel portale con il suo ricchissimo apparato decorativo è stato attribuito dalla storiografia allo scultore Francesco Bellotto; questi ha lasciato a Mesagne (Brindisi) una sua opera autografa e datata (1555) ovvero un portale collocato nella parte posteriore della locale chiesa domenicana. Un confronto stilistico consente di escludere la vulgata finora vigente circa l’attribuzione al Bellotto del principale portale castellano a Copertino; la non eccessiva distanza cronologica fra il portale a Mesagne e quello a Copertino giova in tale smentita. Uno studio, adesso in corso e di prossima pubblicazione in questa rubrica, spinge a formulare l’ipotesi che l’autore del portale copertinese possa essere, invece, un probabile Evangelio De Cupertino, forse l’avo paterno del più celebre, omonimo scultore. Tale ipotesi parte da un’incisione rinvenuta proprio sul detto portale (Figg. 33 – 36). Quest’ultimo, va rilevato inoltre, dimostra più mani esecutive. La prima è quella dell’autore che si può ritenere il principale, e una seconda, relativa pure a una cospicua parte del portale, la quale appare, però, meno accurata in merito all’esecuzione, e legata, forse anche, auna interruzione dei lavori. [8]: SUPPRESSA, Fabrizio; Il castello di Copertino; pubblicato il 23/10/2012 da Fondazione Terra d’Otranto; https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/10/23/il-castello-di-copertino/ consultato il 18 novembre 2020.

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[9]: DE CADILHAC, Rossella; ROSSI, Gabriele; Note per una lettura critica delle stratificazioni storiche nel castello di Gallipoli (Le), in: MAROTTA, Anna; SPALLONE, Roberta (Eds.); Defensive Architecture of Mediterranean, VIII, Politecnico di Torino, 2018, pp. 549 -556, p. 553; https://fortmed2018.files.wordpress.com/2019/06/vol8_rev2019_05.pdf consultato il 16 novembre 2020. [10]: https://www.dipartimentoicar.it/2018/10/10/primo-premio-e-segnalazione-ii-premio-sira-giovani-2018-perlavoro-del-laboratorio-di-laurea-in-restauro-sul-castello-di-gallipoli/consultato il 18 novembre 2020. [11]: Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli, ms._XII.D.69, cc. 14v – 15r; https://manus.iccu.sbn.it/opac_SchedaScheda.php?ID=111854 consultato il 18 novembre 2020. [12]: RAVENNA, Bartolomeo; Memorie Istoriche della città di Gallipoli; Napoli: presso Raffaele Miranda, 1836, p. 54. [13]: VERNOLE, Ettore;Op. cit., p. 195.

Le foto e disegni sono dell’autore.

Ringraziamenti

La ricerca alla base di questo e altri articoli è nata durante il periodo dalla prima clausura da covid 19, quella primaverile, cui la pandemia ha obbligato tutti. Utile ricordare che il sistema della cultura è stato duramente e variamente messo alla prova e, maggiormente, la dimensione più intimamente umana di ognuno di noi. Il pensiero grato va quindi a tutti quelli che con pazienza e dedizione non hanno smesso di essere “umani”; a chi, lavorando in istituti culturali pubblici, ha mantenuto saldo, proprio in un momento di difficoltà come questo, quel civico sentimento per cui gli archivi, le biblioteche, i musei (e così via) devono essere intesi come attività essenziali alla persona. C’è un aspetto singolare della pandemia cui non si pensa quasi mai. Siamo tutti posti davanti a una scelta cruciale: rimanere, diventare più umani e prestare attenzione all’altro oppure, all’opposto, la pandemia diventa l’occasione per non agire e, peggio ancora, lasciare trionfare l’egoismo. Nella ricerca per la redazione di questa breve analisi storica si ètoccato con mano la sgradevolezza di pochi, per fortuna, ma soprattutto la generosità, umanità di molti. E su quest’ultimesi preferisce soffermarsi nel ricordo per costruire un futuro migliore.

Soprintendenza Archivistica e Bibliografica per la Puglia e Basilicata; Biblioteca Arcivescovile Annibale de Leo, Brindisi; Biblioteca Comunale Francesco Piccinno, Maglie (Le); Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Archivio di Stato di Lecce; Comune di Gallipoli (Le); Diocesi di Nardò – Gallipoli; Dott.ssa Anna Maria Romano, direttrice di Castel Sant’Elmo, Napoli; Enrico Spedicato; Luigi Orione Amato, direttore del castello di Gallipoli; Raffaella Zizzari, direttore artistico del castello di Gallipoli, Editore Capone, Lecce. Prof. Oronzo Brunetti, Università di Parma; Prof. Paolo Perfido, Politecnico di Bari; Prof.ssa Daniela Esposito, Università La Sapienza, Roma. Prof. Graziano Maria Valenti, Università La Sapienza, Roma.

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Periodico dell’Associazione Culturale Fondo Verri - Presidio del libro di Lecce


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