Prefazione
L’uscita di Porta Rande, la prima domenica di luglio per la festa del Crocifisso, è diventata col tempo un avvenimento temuto o aspettato con impazienza a seconda della propria posizione politica e veniva comprato da molti cittadini, primo per verificare se erano stati nominati in qualche articolo o barzelletta e poi, dopo un sospiro di sollievo se la ricerca era stata negativa, per leggere qualche contributo di loro interesse.
Dal 1976, per “ridere” delle malefatte del potere
P
di Giovanni Lorenzo
orta Rande, fondato e diretto inizialmente da Caterina Gerardi, nacque nel 1976 sulla scia dei tradizionali giornali pubblicati in vari paesi in occasione della festa patronale; ad Arnesano quindi usciva la prima domenica di luglio per la festa del Crocifisso. Come gli altri fogli del genere era essenzialmente un giornale goliardico e di satira, anche se non mancavano notizie utili sul paese, senza una precisa connotazione politica, irriverente ed ironico verso i personaggi più in vista del paese dei quali era pronto a cogliere qualche aspetto curioso o deplorevole del loro comportamento, le bramosie nascoste e nominandoli a volte col soprannome, ciò che mandava in bestia più di uno. Nel corso degli anni però il giornale, ad opera di alcuni giovani di allora tra cui il sottoscritto, che ne ereditarono la direzione, assunse una marcata colorazione politica di Sinistra, una sinistra assai eterogenea, esterna ai partiti tradizionali del tempo come il PCI o il PSI, divenne cioè un organo di opposizione, pur conservando la parte ludica e divertente originaria. Si arricchì, come si può constatare, sfogliando i numeri ripubblicati, anche di articoli su avvenimenti di storia locale e sui monumenti più significativi del paese. Denunciare le malefatte del potere significava allora attaccare i dirigenti ad Arnesano della DC, che dal dopoguerra amministravano il Comune, affiancati nell’opera dalla parrocchia e dall’oratorio Don Orione; insomma si cominciava a frequentare da ragazzi l’AC e l’oratorio e ci si ritrovava col passare degli anni, quasi senza accorgersene, nella sezione della DC del paese che era più un circolo ricreativo che una sezione di partito, guidato da
persone educate, riservate, ma abilissime nel nascondere le scelte politiche dell’amministrazione più compromettenti ai semplici iscritti al partito. In tale situazione l’opposizione si esercitava allora nelle piazze, nei bar, e nel circolo ARCI con discussioni politiche appassionate ed aspre che d’estate duravano fino a notte fonda, a volte anche sull’impostazione del giornale. L’uscita di quel foglio era diventato col tempo un avvenimento temuto o aspettato con impazienza a seconda della propria posizione politica e veniva comprato da molti cittadini, primo per verificare se erano stati nominati in qualche articolo o barzelletta e poi, dopo un sospiro di sollievo se la ricerca era stata negativa, per leggere qualche contributo di loro interesse. La reazione dei soggetti presi di mira, però, citando una canzone famosa, “si limitava all’invettiva”, a qualche minaccia a denti stretti di querela che per fortuna non arrivò mai. Quel giornale quindi può essere considerato ora storicamente come una lettura, naturalmente di parte, di tanti avvenimenti politici e sociali locali del secolo scorso e costituisce quindi anche un documento importante sulle modalità della lotta politica di quel tempo, così diverso da quello attuale: dove sono più le piazze e i bar traboccanti di gente litigiosa ma appassionata soprattutto in periodo elettorale e in occasione dei comizi? Purtroppo, come ho già detto prima, non è mai esistito un giornale in quegli anni come risposta ai nostri attacchi e non è possibile quindi mettere a confronto due diverse e contrapposte visioni e interpretazioni degli avvenimenti politici per avere un quadro complessivo più articolato del periodo considerato . Col tempo poi le cose cambiarono: il potere della DC, che sembrava allora inossidabile, franò, anche per merito di una parte dei dirigenti di allora che passarono dalla parte dell’opposizione e una lista civica di sinistra con la presenza di alcuni redattori del giornale riuscì per una legislatura nel 1985 a vincere le elezioni amministrative e a guidare il Comune. Altri si presero l’impegno di continuarne la pubblicazione per un certo periodo come la Pro Loco , ma poi il giornale, dopo qualche altra saltuaria uscita, si spense definitivamente. L’iniziativa di ripubblicare i numeri di quel foglio in occasione dell’allestimento della mostra fotografica sulla Polisportiva di Arnesano (guidata in quel periodo con piglio decisionista sempre da Caterina Gerardi) le cui vicende si intrecciano con quelle del giornale, è un’opera meritoria perché consente a tanti di ricordare un periodo storico ormai del tutto tramontato e di pensare ai tanti personaggi, alcuni di loro ormai scomparsi, che avevano animato la vita sociale del paese, a volte con comportamenti originali e stravaganti, ma che risultavano sempre presenti in molte attività della Polisportiva. Per concludere mi piace tra i tanti, che si sono prodigati dentro e attorno alla polisportiva e si sono dati da fare alla diffusione del giornale, ricordare due amici, purtroppo prematuramente scomparsi: Enzo Martina, grande affabulatore della nostra piazza, simpatico a noi tutti per le sue trovate spesso esilaranti e le frequenti e innocue incazzature, pronto ad imbarcarsi in ogni avventura, ma molto generoso e sempre disponibile e per un periodo appassionato allenatore della Polisportiva e Ennio Gerardi, che pure ha contribuito alla composizione del giornale con le sue poesie dialettali pungenti ed ironiche spesso contro i notabili del paese. Custode della piccola biblioteca comunale, è stato per molti anni prezioso conservatore di ogni documento sulla storia del nostro paese.
Nota
Il numero unico “Porta Rande” mescolava informazioni sulla storia del paese a commenti politici alle esilaranti feroci frecciate satiriche rivolte ai personaggi noti nella comunità...
Una completa raccolta per far rivivere Porta Rande di Tonio Solazzo e Eugenio Imbriani
L
’idea di metter mano alla presente raccolta si lega strettamente al lavoro che Caterina Gerardi ha realizzato sulla figura di Arturo Politi, il contadino militante comunista scomparso alla fine del 2014, al quale dedicò un film documentario, Arturu lu comunista (2016), e un numero della rivista on line “Spagine”. Arturo rappresentava un’epoca di dure contrapposizioni tra fazioni politiche in un paese minuscolo, Arnesano (in provincia di Lecce), nel quale Caterina è nata, è vissuta a lungo e ha operato con iniziative sociali forti, coinvolgenti, significative. Il gruppo di amici che ha sostenuto Caterina nel recupero di opinioni e testimonianze riguardanti Arturo era costituito quasi interamente da persone che avevano preso parte alle vicende che raccontavano; è venuta di conseguenza la decisione di ricostruire l’attività che, dal 1976, svolse in paese la società Polisportiva, coinvolgendo numerosissimi ragazzi, le loro famiglie, uno stuolo di attivisti. Uno dei frutti di quell’impegno fu la pubblicazione di un foglio che usciva annualmente in occasione della festa patronale del Crocifisso, “Porta Rande”, un numero unico che mescolava informazioni sulla storia del paese a commenti politici alle esilaranti feroci frecciate satiriche rivolte ai personaggi noti nella comunità. La scelta di dar vita a una mostra fotografica che avesse per tema gli anni in cui agì la Polisportiva e i volti delle persone in qualche modo implicate (“Polisportiva Arnesano: una storia da raccontare. 1976-1985”), si accompagna, quindi, a quella di reperire e offrire in un unico volume le varie uscite del giornale. La raccolta comprende i numeri unici di “Porta Rande”, pubblicati, con qualche interruzione, in un arco temporale abbastanza ampio, che va dal primo numero del luglio 1976 all’ultimo dell’ottobre 2007. Dal 1976 al 1994, “Porta Rande” esce puntuale la prima domenica di luglio, con due sole eccezioni negli anni 1987 e 1989. Nel 1979, il “giornale” cambia testata da “Porta Rande” a “Piazza Paisiello”, per ovviare alle limitazioni imposte dalla normativa sulle pubblicazioni periodiche non registrate.
Dopo l’interruzione degli anni 1987 e 1989, “Porta Rande” riprende le pubblicazioni nel 1990, qualche mese dopo la sconfitta della lista civica di sinistra nelle elezioni amministrative di quell’anno; una sconfitta che segna, quindi, la fine del primo governo cittadino della sinistra, dopo quarant’anni di potere democristiano. “Porta Rande” uscirà con cinque numeri, fino a luglio 1994, prima di cessare del tutto le pubblicazioni. Per completezza di documentazione, la raccolta comprende gli ultimi due numeri del “giornale”, pubblicati a luglio e ottobre del 2007 a cura della Pro Loco. É un tentativo generoso di far rivivere “Porta Rande”, destinato, però, a non avere seguito (anche perché la stessa Pro Loco, dopo qualche mese, si sarebbe sciolta), ma in un clima politico e culturale profondamente mutato, privo di quelle tensioni e contrapposizioni ideologiche, che alimentavano la vena polemica e dissacrante del foglio storico.
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Nostalgia per un tempo che per molti versi, era migliore del nostro...
Porta Rande 1982
T
un ricordo di Mario Cazzato
occò a me, quel lontano 1982, assumere il ruolo di “direttore responsabile” di quel numero unico che uscì il 4 luglio di quell’anno. La redazione era composta da G. Lorenzo, Tonio Solazzo, Gabriele Manca, Sandro Stella e Pinuccio Fioretti, vale a dire un drappello di giovani chiaramente di sinistra, anche più a sinistra – devo fare i nomi? – del P.C.I. Allora si stampava a Copertino mentre i piombi si facevano a Galatina. Com’era normale le spese di stampa, che a volte anticipavamo, erano a carico degli inserzionisti. A leggerli sembra un altro mondo, infatti non è rimasto quasi nessuno, scomparsa la banca, le macellerie, i concessionari, la famosa “Nautica Roberto”. La struttura, era quella di sempre, vignette, l’articolo principale di carattere politico, interventi di carattere culturale, e varie poesiole, tra cui quelle del compagno Arturo; barzellette varie. Soprattutto si metteva alla berlina, senza violenza verbale, qualche personaggio democristiano – la D.C. imperava incontrastata dal 1948 – o l’arciprete o i dipendenti comunali, ritenuti sempre, e quasi sempre a ragione al seguito dei “padroni democristiani”. A leggerlo tutto mi sembra un punto di osservazione privilegiato per uno sguardo apparentemente di superficie, sulla nostra comunità com’era quel 1982. C’erano frizioni, antagonismo anche spinto, contrapposizioni culturali e politiche ma, in fondo, eravamo tutti amici, membri della stessa comunità. Poi, quando leggo la rubrica dei “Films che non vogliamo vedere”, mi accorgo che molti di quei personaggi che assumemmo a ruolo di regista o attore non ci sono più e ci prende la nostalgia per un tempo che per molti versi, era migliore di quello di oggi.
In quegli anni le strade e soprattutto le piazze erano veri spazi pubblici. Come le sezioni di partito o le sedi dei circoli culturali. Gli stessi bar o le osterie, pur essendo luoghi quasi esclusivamente maschili, erano spazi di relazioni vere che favorivano il formarsi di una pubblica opinione.
Da Porta Rande al mondo
N
di Gabriele Arnesano
el quindicennio che comprende tutti gli anni '70 e la metà degli anni '80 ho fatto la mia esperienza di migrante. Un po' per scelta, un po' per necessità, ma senza viaggi in gommone né valigie legate con lo spago. A Urbino per motivi di studio e a Bologna e Venezia per lavoro. Nell'anno (il 1976) tra la laurea e la decisione di andarmi a cercare un lavoro qualsiasi in un'altra città, ho partecipato alla bella avventura della nascita di un giornale locale, seppur con un numero unico annuale. “Porta Rande”, appunto, nato su iniziativa di un gruppo di persone impegnate anche nelle attività della neonata Polisportiva Arnesano. Tra le quali Caterina Gerardi, che della Polisportiva era, al tempo stesso, ideatrice e attivissima operatrice. La prima redazione era in prevalenza femminile, e anche questo si può considerare un elemento di novità in una piccola comunità che limitava allo spazio del focolare la primazìa del ruolo femminile. Il primo numero – come quelli successivi – metteva insieme riflessioni sulla politica locale, brevi saggi di storia del territorio, aneddoti e motti di spirito che prendevano talvolta bonariamente in giro cittadini arnesanesi. Qualcuno non aveva gradito, però. Anzi, un signore, sostenuto dalla consorte, aveva deciso di vendicarsi aggredendo – per fortuna solo a parole – alcuni di noi della redazione. Esclusa la vera autrice, pare, del motto incriminato, forse perché di nobile casato. Si è trattato comunque di una bella esperienza, che ha coinvolto molti ma, soprattutto, ha stimolato interesse e dibattito nella cittadinanza. I gruppi redazionali e i collaboratori, che negli anni non hanno subito grosse modifiche, più che impegnati a definire linee, hanno lavorato alla raccolta di materiali interessanti e alla loro impaginazione. Nei giorni della festa del Patrono, in cui usciva il giornale, la piazza riacquistava appieno il suo ruolo tradizionale di luogo di incontro, di dialogo e confronto. Si discuteva di questioni di politica locale, si sorrideva degli sfottò mai cattivi, si commentavano notizie e informazioni contenute negli articoli. In quegli anni le strade e soprattutto le piazze erano veri spazi pubblici. Come le sezioni di partito o le sedi dei circoli culturali. Gli stessi bar o le osterie, pur essendo luoghi quasi esclusivamente maschili, erano spazi di relazioni vere che favorivano il formarsi di una pubblica opinione.
Il giornale era uno strumento semplice, frutto dell'incontro di un gruppo di persone che condividevano esperienze e conoscenze. Capace di sollevare problemi, suggerire questioni, stimolare riflessioni. Che, nel confronto aperto e non mediato, diventavano facilmente materia condivisa. Certo, non mancavano neppure all'epoca gli atteggiamenti faziosi e le prese di posizione aprioristiche, ma il faccia a faccia degli spazi pubblici reali favoriva tentativi di negoziazione e dialoghi produttivi. Sono stati tempi, quelli, in cui lo spirito di comunità, con tutte le sue difficoltà e i suoi retaggi culturali, si costruiva anche attraverso le iniziative che nascevano dal basso e ad opera di persone – come si dice – di buona volontà. La Polisportiva, il giornale, i circoli Arci nati successivamente, la Pro-Loco hanno avuto un ruolo determinante anche nella costruzione di un tessuto di cittadinanza attiva. Il confronto con la situazione di questi anni sembra piuttosto impietoso. E rende necessaria e urgente una riflessione sui motivi dei preoccupanti fenomeni di clausura astiosa.
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Porta Rande è stato non solo ironia, sfottò, spirito laico, rivalutazione del dialetto e della sua dignità letteraria, ma, soprattutto, impegno ideale, passione politica nel senso più alto e nobile del termine, interesse per il nostro passato. In una parola, atto d’amore per Arnesano.
Non solo satira politico-amministrativa e di costume
È
di Tonio Solazzo
capitato in passato di parlare di Porta Rande, con gli amici protagonisti di quell’esperienza o con i lettori del giornalee, inevitabilmente,si finiva con il ricordarne l’aspettopiù evidente: lo sfottò (che gli autori degli articoli, è bene sottolinearlo, esercitavano reciprocamente su di loro prima che sugli altri), lo spirito laico (spesso irriverente), il gusto per i calembours, l’ironia tagliente che prendeva di mira gli avversari politici in quanto personaggi pubblici.
E ho potuto registrare la stessa dimensione del ricordo quando, nei mesi scorsi, cominciava a prendere corpo l’idea di Caterina di raccontare l’avventura della Polisportiva e di recuperare i numeri di Porta Rande, che, di quell’esperienza è stato il frutto più originale e duraturo. Del resto, come non ricordare le rubriche fisse del giornale (“Cose che brillano”, “Film in programmazione”, “Libri di prossima pubblicazione”, “Colte al volo”), le più attese dai lettori per gli sfottò mai sopra le righe; gli interventi del professore Luigi De Luca, percorsi da uno spirito laico tagliente e dissacrante; l’ironia sempre elegante e raffinata di Serafino Terzi; il “vocabolario” del dialetto arnesanese di Ennio Gerardi, che nasceva da una bravura mostruosa nel cogliere e combinare l’“ambiguità” semantica dei termini dialettali, capace di dar vita a definizioni originalissime e irresistibilmente comiche. Ricordare, però, Porta Rande solo come un “giornale” di satira politico-amministrativa e di costume (sull’esempio del più noto “Festa Noscia” leccese, per intenderci), è, a nostro avviso, riduttivo. Fin dai primi numeri, l’attenzione si concentra non solo sui problemi del paese (e dei giovani, soprattutto), ignorati o non risolti dalle amministrazioni democristiane, ma investe la storia stessa di Arnesano, i riti, le tradizioni, i monumenti, i personaggi in parte già esplorati o raccontati da nostri appassionati studiosi, ma pochissimo conosciuta dai comuni cittadini. Ricordiamo gli inediti del prof. De Luca (1976 e 1977), tratti dal suo “Storielle di un paese senza storia” (a nessuno può sfuggire il fatto che definire Arnesano senza storia, significava già farne la storia!); “Nostalgia di Arnesano” (1976), di Serafino Terzi; “Appunti per una interpretazione di ordine antropologico della festa di Gesù Crocifisso”, di Eugenio Imbriani (1980); “La presenza del Crocifisso: estensione e limiti di un culto”, di Mario Cazzato (1980); “Trasformazioni economico-sociali in Arnesano agli inizi dell’Ottocento. Osservazioni sulla relazione ’Pel Marchese di Arnesano’, di Paolo Serfilippo”, a cura di chi scrive e di Ennio Gerardi (1981); “Le tele della Cappella dell’Asilo Bernardini di Arnesano” (1982), di Giovanni Lorenzo; “Per il restauro della chiesa di S. Antonio” (1982), di Lucio Cappello; “Ragguagli sul Passaby pittore arnesanese del Settecento” (1982), di Mario Cazzato; “Nicola Indennitate ci c…. ete quistu? (1982), di chi scrive; “1799-1821: il primo Risorgimento in Arnesano” (1982), di Gino Giovanni Chirizzi; “Fasti settecenteschi: la famiglia Imbriani” e “Il 1948 e la statua della Madonna” (1983), di Mario Cazzato; “Arnesano: note sulle origini” (1986), di Lucio Cappello; “Tra i ricordi della fontana” (1988), di Vittorio Caione; “Apocatastasi” (1988), di Paolo Pati; “Note sull’ex Parrocchiale” (1988), di Lucio Cappello; “Arnesano 1742. Dal Catasto Onciario uno scorcio su società, economia e paesaggio agrario” (1992), di Luigi Russo; “Riesci neolitica” (1992), di Paolo Pati; “Frammenti di vita arnesanese alla fine dell’800” (1992), di Mario Cazzato; “Via Vecchia Carmiano in contrada Boci” (1993), di Luigi Russo; “Le strade della discordia” (1993), di chi scrive; “Quel Corpus Domini di cinquant’anni fa” (1994), di Raffaele Martina; “Per non dimenticare. L’eroico gesto di mons. Raffaele Perrone” (1994), di Raffaele e Sandro Perrone; “Il villino Belvedere di Cosimo De Giorgi” (1994), di Mario Cazzato; “Edicole votive” (luglio 2007), di Lucio Cappello; “Arnesano nell’Ottocento dei dizionari corografici” (luglio 2007) e “Le acque della discordia. Arnesano contro Monteroni” (ottobre 2007), di Michele Mainardi.
Un tema dalla forte valenza simbolica ha attraversato Porta Rande fin dal 1978: il recupero del centro storico, allora in uno stato penoso di incuria e abbandono.
Il lunghissimo elenco (utile guida per chi volesse riprendere la lettura del giornale), serve a dare l’idea di quanti aspetti, sconosciuti della storia di Arnesano, siano stati portati all’attenzione dei lettori di Porta Rande e di quanta passione animasse gli autori degli articoli, al punto che nel 1980 e nel 1981 le pagine del giornale passano da quattro a sei, per diventare otto negli anni 1982 e 1983. É come se, di anno in anno, crescesse la consapevolezza che per affrontare i problemi dell’oggi non si potesse prescindere dalla conoscenza della storia di ieri, non si potesse non sapere ciò che siamo stati, per definire una identità collettiva e per capire ciò che volevamo essere. In questo contesto, un tema dalla forte valenza simbolica ha attraversato Porta Rande fin dal 1978: il recupero del centro storico, allora in uno stato penoso di incuria e abbandono. Nel luglio 1983, Gabriele Manca nel suo articolo “Recupero: la coscienza del passato”, scriveva: “La parte antica della città, da considerare unico ‘monumento’ da conservare per intero, è da difendere con amore, cura e rispetto perché le sue strade, i suoi edifici, le sue pietre costituiscono, in gran parte, la memoria fisica e la profonda identità culturale e materiale delle genti che vi hanno vissuto, che vi vivono oggi e che vivranno in futuro. In fin dei conti quale identità urbana potrebbe avere Arnesano senza il suo centro storico, senza ‘Porta Rande’, senza la Chiesa ‘Piccinna’ o il palazzo Marchesale?”. Da questa consapevolezza sarebbero nate le scelte dell’amministrazione di sinistra nel quinquennio 1985-1990, finalizzate al recupero del centro storico: la redazione del progetto esecutivo di recupero del palazzo Marchesale (essenziale per chiedere i finanziamenti); il consolidamento statico del vecchio ufficio dei Vigili urbani, fino ad allora puntellato; la sostituzione dell’asfalto con il basolato; la redazione del progetto di recupero della Chiesa ‘Piccinna’; la collocazione del monumento alla Madonna in piazza Paisiello; il recupero dell’orologio pubblico, il “Monumento del Tempo”, mutoda anni, di cui scriveva Serafino Terzi in un suo memorabile articolo del 1976. Questi interventi mutarono radicalmente l’immagine del centro storico, che costituì un punto di riferimento per molti centri vicini. L’azione di recupero, avviata in quegli anni, è proseguita negli anni successivi, ad operadelle amministrazioni comunali che seguirono, sia democristiane sia civiche di destra e di sinistra. Porta Rande è stato anche questo: non solo ironia, sfottò, spirito laico, rivalutazione del dialetto e della sua dignità letteraria, ma, soprattutto, impegno ideale, passione politica nel senso più alto e nobile del termine, interesse per il nostro passato. In una parola, atto d’amore per Arnesano.
Spagine Ideazione e cura Caterina Gerardi
Redazione e impaginazione Mauro Marino Caterina Gerardi
PolisportivArnesano... una storia da raccontare
La Polisportiva fu fondata nel gennaio 1976 da Caterina Gerardi, insieme ad un gruppo di suoi amici e di giovani studenti e lavoratori…]
[…Nel luglio 1976, grazie ad una felice intuizione dei fondatori della Polisportiva, fu pubblicato il primo numero di “Porta Rande”, che, fra consensi (molti) Immagini Archivio video-fotografico e critiche feroci (poche), ha accompagnato la festa Caterina Gerardi del Crocifisso, pur con qualche pausa, fino al 2007… T. Solazzo Un grazie affettuoso per la generosa
disponibilità alle amiche e amici che con i loro scritti hanno contribuito alla realizzazione di questo numero speciale di Spagine
Spagine è un periodico di informazione culturale dell’Associazione Fondo Verri. Realizzato a cura di Mauro Marino nella sede di Via Santa Maria del Paradiso 8/a, Lecce. Supplemento a “L’Osservatore in cammino” iscritto al registro della stampa del Tribunale di Lecce n°4 del 28 gennaio 2014.
Spagine è su: issuu.com/mmmotus https://www.facebook.com/perspagine Esce on line e in tiratura limitata stampato in digitale.
[…L’iniziativa di ripubblicare i numeri di Porta Rande in occasione dell’allestimento della mostra fotografica sulla Polisportiva di Arnesano ( guidata in quel periodo con piglio decisionista sempre da Caterina Gerardi) le cui vicende si intrecciano con quelle del giornale, è un’opera meritoria perché consente a tanti di ricordare un periodo storico ormai del tutto tramontato e di pensare ai tanti personaggi, alcuni di loro ormai scomparsi, che avevano animato la vita sociale del paese, a volte con comportamenti originali e stravaganti, ma che risultavano sempre presenti in molte attività della Polisportiva…] G.Lorenzo