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Spagine n°0 - Album 01 Lecce, ottobre 2013 - anno I

Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

album

Cucire il tempo

di Santa Scioscio

La copertina del libro/film di Caterina Gerardi edito da Milella e ad illustrare un frame del film: l’isola di Saseno vista dalla motovedetta


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Fondo Verri, 23 - 27 ottobre 2013 Gran Bazar, banco degli editori, degli autori e della poesia salentina. Leggendo “L’isola di Rina” di Caterina Gerardi edito da Milella, i collage cuciti di Santa Scioscio raccontano il rapporto “rina-caterina”

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n viaggio può essere una dichiarazione di vera amicizia e testimonianza della ricerca di sé attraverso l’altro. Ripercorrerlo attraverso il libro “L’isola di Rina, ritorno a Saseno” è rivelare l’esistenza di una relazione come poche, duratura, virtuosa, complice. Tutta l’opera, libro e video, evidenzia un atto necessario da parte dell’autrice, nel quale le immagini identificano un rapporto simbiotico. Nella visione chiara e immediata dello sguardo fotografico di Caterina Gerardi ritrovo la cifra stilistica della scrittura di Rina Durante; attraversare le immagini vissute - quelle dell’infanzia di Rina e quelle attuali dell’isola riprese da Caterina - e la scrittura, è verificarne la concettualità, fino ad approdare nell’intreccio delle due

Caterina Gerardi e Rina Durante

personalità unite da un gemellaggio di frontiere, da una potente amicizia e condivisione di intenti e caratteri. Il gusto della lettura delle loro opere mi porta a sentirne il senso, il sapore, nella comprensibilità del contenuto, mai sfuggente, ma sempre dimensionato nella chiarezza del qui e ora, dello “spirito del tempo”, documentato nella penna dell’una e nella macchina da presa dell’altra. La mia intrusione nel loro rapporto e nell’unisono del loro sguardo, nella presentazione e rappresentazione del “loro tempo”, mi ha esposta alla luce di una raccolta proficua, cogliendo, sul filo trasversale della discrezione, il “valore”, le qualità morali e intellettuali di questo rapporto, gli ideali storici e culturali del tempo e dei tempi, l’opus operandi professionale della voce singola e della sua eco, il concreto e il vero del tempo collettivo condiviso.

Ho raccolto la dote patrimoniale del rapporto “rina-caterina”. Un contributo esperienziale che nell’assaporarlo gratifica e rende sostanza. In questo presente mi sono sentita di restituire il contenuto in maniera estetica e percettiva. L’atto operativo che ne è derivato non è sostitutivo ma identificazione simbolica del presente nel tempo “rina-caterina”. Non è personalizzazione delle loro opere, non un’interpretazione dei loro volti, piuttosto una traduzione immaginaria del tempo insito nel libro “Ritorno a Saseno”: un ritratto del tempo nell’oggettività di un tempo che non è durata, trascorrere, non è azione misurabile, non ha scadenza, ma è tempo di valore, di qualità, virtù, che in sostanza è anche elegante filo di nostalgia. Santa Scioscio


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e impronte dei viaggiatori lasciano segni, come quelli che hanno condotto Caterina Gerardi a Saseno, sulle orme di Rina Durante, alla ricerca di un’amica, della sua infanzia e in fondo di anche se stessa. Un viaggio che è diventato un libro e che continua a lasciare segni come quelli rintracciabili nei lavori di Santa Scioscio, che “cuce il tempo” con una serie di collage dedicati a Rina e Caterina. Sono una campionatura di stati d’animo, riempiti di oggetti effimeri: parole, fotografie, illustrazioni, ricamate e intessute con fili leggeri, capaci di trasformare i materiali ritrovati in piccole poesie visive. Il cucire sembra mettere in azione una visione distante e i legami affettivi, i ricordi a volte slabbrati, si traducono in un piccolo immaginario libero e personale che va alla ricerca di echi e risonanze e ricompone con delicatezza un tempo dai contorni strappati. Questa cartografia della memoria si dispone tra una sfera intima e soggettiva e una riflessione più ampia sulla natura e sull’identità dei legami femminili fatti, in questo caso, soprattutto di affinità elettive e di valori condivisi.

I segni, le impronte di Marinilde Giannandrea


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uando arrivai nel Salento, Saseno, dove avevo trascorso l’infanzia, era divenuta già un mito. Questa nuova terra aridissima distesa all’infinito senza alcun ostacolo che ne interrompesse la teoria delle pianure, brulle, questa nuova variazione della crosta terrestre così ostinatamente incolore, sfornita e povera d’ombra s’accampò come un triste emblema nello spazio del mio spirito. M’impegnai ad odiarla fino alla morte e, nella mia ostinazione infantile, durai finché potei. Ma quando giungeva primavera, una commossa animazione, mi scioglieva il

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nodo del petto: ripensavo ai pascoli azzurri dell’isola, le vette aguzze dell’Albania, l’antro verde delle argentarie, umido di frescura. Le immagini dell’infanzia, legate ai luoghi che affioravano, mi consumavano di angoscia. […]

Rina Durante Da “Le parole di Rina”, L’isola di Rina, ritorno a Saseno“ La bella moglie del comandante”, p. 152 (da Quotidiano di Lecce, 15 giugno 1980)


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Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

Santa Scioscio e ad illustrare il particolare di un suo collage


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