spagine
Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri
Spagine n°0 - Autori 11
Lecce, dicembre 2013 - anno I
autori
Vittorio Balsebre Un’opera di Vittorio Balsebre contenuta nella cartella “Toma - Le rane hanno il pancino chiaro”, a cura di M. Nocera A. Verri - Edizioni Dopopensionante
M
Balsebre nel suo "nomadismo" ha avuto occasioni ed esperienze di segno opposto. Come confrontare le stimolazioni di qualità e d' audacia avute a Roma, dove ha frequentato negli anni post-bellici il Gruppo Forma I,
spagine
Vittorio Balsebre non è più, era nato nel 1916 a Candelo, in Piemonte; dopo aver vissuto a lungo a Roma e poi a Montescaglioso, in Lucania, negli anni Sessanta è approdato a Lecce con la sua famiglia. Per ricordarlo pubblichiamo - tratto da Musicaos. Uno sguardo sulla poesia e la letteratura - un stralcio dall’Antologia Critica su Vittorio Balsebre dal 1957 al 1999 curata da Stefano Donno: il testo critico scritto da Ilderosa Laudisa in occasione della mostra dal titolo "Da Cinque Angolazioni " che accoglieva opere di Balsebre, Dell' Anna, Dimastrogiovanni e Sparro, tenutasi nel maggio 1979 a Lecce. *** i imbarazza alquanto presentare al pubblico un uomo che da anni scrive sulle opere altrui e forse è più noto per questo , che per la sua produzione artistica . E ciò è ben strano , se si pensa che l' attività artistica è stato l' interesse dominante, quello che ha più intensamente coltivato, fin dalla giovinezza e che non è da trascurare legato com' è, oltre che alla sua vicenda personale, alla cultura contemporanea. Piemontese trapiantato a Lecce da più di un decennio, dopo aver vissuto in diverse città italiane si è fatto presto notare per il suo comportamento anticonformistico, per lo spirito polemico e poi, oltre che per la scelta definitiva del campo sperimentale, anche per la calda umanità e la sincerità che imprimono una forte comunicatività ai suoi gesti, alle sue parole ed alle opere. Il suo sperimentalismo scaturisce oltre che da motivi di ordine culturale (sono a tutti note le sue predilezioni per il Futurismo e per le avanguardie in genere) anche, e direi, soprattutto, dal suo temperamento sempre ansioso di cogliere nuove stimolazioni ed in fin dei conti di riscoprirsi.
Lecce, dicembre 2013 - anno I
“...Egli conserva in sè fin dai tempi dell' informale il bisogno di confrontare il razionale con l'esistenziale. E direi che il secondo prevale sempre sul primo per un'inalienabile e cosciente volontà di privilegiare il vitale sul mentale...”
L’uomo dei molti linguaggi di Ilderosa Laudisa con gli stessi ambienti più tradizionalisti di certe province, che lo hanno messo in crisi sul piano artistico ed umano? Ma a questi momenti d 'impasse ha saputo reagire con la sua forza interiore e con la precisa volontà di abbattere i pregiudizi, sostenuto dalla convinzione che sia necessario guardare in avanti senza arrestarsi. Come egli stesso afferma le sue simpatie vanno ai più audaci, a chi sa correre dei rischi. Ed egli li corre sino al punto che dell' audacia se n' è fatto una bandiera. Non si può tracciare in questa sede il suo lungo iter artistico-culturale che richiede ancora una migliore conoscenza e sistematizzazione. Partirò perciò da alcune opere ed in particolare da quelle più recenti che in numero notevole ha prodotto. Ciò che colpisce immediatamente è la varietà dei linguaggi (fotografico, filmico, scritturale, elettronico, ...) e delle tecniche e dei materiali adoperati (ducotone, china, collages, olio, stoffa, ferro, legno, ...) tutti intesi come veicoli di una libera espansione del soggetto, oltre che come strumento di riflessione sul potenziale comunicativo di ogni linguaggio e materiale. Questa posizione sperimentale si riscontra in ogni parte del "Diario Intimo", come egli
definisce una cospicua raccolta delle sue esperienze. Il diario non va inteso come banale autobiografismo, ma come operatività continua che trova motivazioni e finalità nella stessa intensità del rapporto istituito col fluire della vita e della cultura. Guardiamo le opere in cui coglie i segni del tempo-ritmo-storia, attraverso l' osservazione di ciò che comunemente sfugge o viene considerato banale,di ciò che è mutevole e accidentale. Per questa operazione si avvale prevalentemente della fotografia che egli usa come elemento conoscitivo e critico del reale, per coglierne al di là delle apparenze le strutture e i significati. La fotografia diviene così una sorta di testimonianza mediata dalla macchina il cui prodotto non è realizzato per essere consumato in privato, ma per provocare un coinvolgimento dell'osservatore, al quale non si impongono percorsi e ritmi, ma si lascia libero spazio interpretativo. L'accostamento dell' immagine con la scrittura (prevalentemente autografa, perchè povera , stimolante e capace di comunicare i motivi interiori dell' operatore), che occupano spazi diversi e si manifestano nella loro autonomia, stabiliscono interferenze reciproche e determina un intercodice. Il loro lega-
me è istituito dall'operatore che di volta in volta stabilisce i rapporti di relazione o di opposizione dei due linguaggi. Le immagini fotografiche, pur contenendo una certa esteticità, rappresentano un immediato rapporto con la realtà fenomenologica, sociale ed acquistano un senso di artisticità nell' intenzionalità che di volta in volta si manifesta come intuizione, denuncia, protesta, o riflessione. Per Balsebre però, il momento di riflessione non è mai di pura logicità perchè egli conserva in sè fin dai tempi dell' informale il bisogno di confrontare il razionale con l'esistenziale. E direi che il secondo prevale sempre sul primo per un'inalienabile e cosciente volontà di privilegiare il vitale sul mentale. E questa sua coerenza di impostazione la possiamo anche scorgere nel momento pragmatico , infatti come rifiuta il cerebralismo, così rifiuta il tecnicismo fine a se stesso. *** Altre note critiche sull’opera di Vittorio Balsebre sono raccolte nell’Antologia Critica dal 1957 al 1999 curata su Musicaos da Stefano Donno: http://www.musicaos.it/critica/06_balsebre.htm