spagine
Lecce, sabato 11 gennaio 2013 - anno 2
Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri
L’arte di costruire la città
Il castello di Lecce di Fabio A. Grasso
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città
La storia del castello di Lecce non può chiudersi in queste poche battute così come non può chiudersi nei confini di questo o quel personaggio storico. Non ci sarebbe stata questa Lecce senza questo castello, non ci sarebbe stato questo castello senza questa Lecce. L'obiettivo di tale analisi è quello di fornire una serie di indicazioni, strumenti e di indizi di ricerca. Alcuni argomenti sono stati accennati, altri un poco più approfonditi altri ancora volutamente anticipati. Le appendici documentarie seguono un ordine cronologico. Un particolare ringraziamento va rivolto all'Archivio di Stato di Lecce e all'Archivio della Curia Arcivescovile di Lecce e soprattutto a chi ha collaborato strettamente per sciogliere tutta una serie di nodi interpretativi delle trascrizioni e traduzioni dal latino: A. De Meo, M. Finocchito, A. Gustapane, D. Ragusa, C. Stefanelli. Fabio Antonio Grasso Ad illustrare: Probabile stemma De Somma Monforte nell’atrio di ingresso del castello
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II
N
ella storia urbana e architettonica della città di Lecce le strutture difensive hanno rivestito e rivestono ancora una importanza singolare. Il rapporto fra queste parti ovvero città-mura-fortezza non può semplicemente definirsi di tipo lineare sia nel senso architettonico che in quello sociale ed economico. La storia del castello attuale di Lecce non è da meno. La sua nascita coincide con quel periodo complesso - gli anni Trenta del XVI° secolo – che videro fronteggiarsi l'Impero di Carlo V d'Asburgo e i Turchi. Lecce era la capitale di un territorio di frontiera a ridosso del cosiddetto “nemico” e rivestiva un ruolo fondamentale nella difesa dell'Impero e della Fede. Questi furono gli anni di un grande fervore costruttivo che vide: la realizzazione del cordone delle torri di avvistamento attorno alla penisola salentina e non solo; la costruzione di molti altri castelli dell'allora Regno di Napoli, quello de L'Aquila, Capua, Cosenza, Crotone, etc. Questi sono gli anni inoltre in cui gli studi di Niccolò Tartaglia portarono alla pubblicazione nel 1537 della sua opera “La Nova Scientia” ovvero della balistica; questi sono gli anni in cui i “capitani d'Arme” erano e dovevano essere anche esperti del “fortificare alla moderna” ovvero secondo i dettami della “Nova Scientia” rendendo così molto sottile la distinzione fra “architecto-ingegnero”e “uomo d'arme”. Se si dovesse riassumere in poche battute la ricaduta che la scienza balistica, e più in generale del metodo scientifico applicato alle armi, ebbe sul modo di progettare lo spazio urbano si potrebbe parlare di un nuovo “primato dell'occhio” secondo cui gli edifici e parti di essi si guardano a vicenda secondo un unico principio, quello della protezione. I bastioni delle città si guardano l'un l'altro, si fiancheggiano, si modificano “conforme il luogo”e si pongono a distanze fra di loro in funzione della capacità di tiro della armi da fuo-
co. Vale la pena sottolineare subito che il volere raccontare la storia cinquecentesca della fortezza leccese pone fin dalle sue prime battute due problemi: l'anno di inizio dei lavori di costruzione e il ruolo svolto dall'architetto Gian Giacomo dell'Achaya. Per quanto riguarda il primo aspetto farebbe fede ciò che è nella “Apologia Paradossica della città di Lecce”(d'ora in poi identificata solo con un parte del titolo, ovvero “Apologia”; qui si è presa in considerazione l'edizione a stampa del 1707), opera databile alla fine del XVI° sec., dove l'autore Iacopo Antonio Ferrari scrive:“[...] delle quali cose io porterò qui quelche / la gloriosa memoria, dico dell'Imperado / re disse in un suo privilegio della Castelania di / quel Castello (Lecce, ndr) per lo suo proprio moto al già Ca / pitano Alvaro Bravamonte, con queste parole, / Carolus V.......ac cupientes ipsarum Provinciarum securitati / consulere arcem munitissimam in praedicta nostra / Civitate Licii, quae ipsarum caput existit a funda_mentis erigi fundarique fecerimus, revolventes in / nostrae mentis acie. Datum in Civitate nostra Toledi / die I Aprilis 1539. YO EL REI. ” (pp. 778 – 779). *** Il documento trascritto da I.A. Ferrari, così come presentato, è parte di un privilegio la cui versione originale integrale non è al momento disponibile. Le parole con cui termina il documento lasciano intravedere che al 1 aprile 1539 il castello di Lecce era stato già ricostruito. La realtà unitamente ad altri documenti potrebbe aiutare a delineare meglio tale vicenda. Nelle note “Cronache leccesi”, all'anno 1532, si scrive: “In quest'anno venne in Lecce il Capitano Larione (d'Alarcon, ndr) ge_nerale spagnolo, e li piacque assai questa Città (Lecce, ndr) per / locchè due cittadini persuaderono a detto Larione // che tal cità si doveva far forte alla moderna, e
per_ciò comandò, che il Castello si faccia fortissimo, e di nuo_vo perciò s'incominciò di nuovo la detta fabrica con / molta sollecitudine, coll'idea di farsi il più forte Ca_stello d'Italia con due torrioni, ed il doppio più gran_de, ed il Signor Scipione de Somma era Governatore pro_vinciale [...]”. Nella cronaca del 1537 si riporta:“In quest'anno venne ordinato dall'Imperador Carlo V, che si de_molisse il Castello vecchio e si desse principio a / fabricarsi il nuovo. [...]”. Le notizie appena segnalate provengono da fonti la cui natura è tutta da verificare motivo per il quale esse andrebbero prese in considerazione con cautela. Più certi invece apparirebbero i dati che emergono dall'indagine diretta e da alcune relazioni ufficiali. Contrariamente a quanto segnalato nelle dette due fonti il vecchio castello leccese non fu raso al suolo ma del precedente furono reimpiegate delle parti. A questo si aggiunge inoltre quanto contenuto in una altrettanto nota relazione del Vicerè Don Pedro di Toledo il quale non segnala, nella sua visita del 1541, né un edificio in costruzione né una fortezza di tipo vecchio (l'obiettivo principale di queste visite vicereali era proprio quello di valutare l'adeguatezza di ogni fortezza alle armi moderne) e definisce il castello come ben munito (facendo evidentemente riferimento alle armi e alle forniture più in generale). D'altro canto nei documenti esaminati da Vittorio Zacchino (Lecce e il suo castello, Lecce, 1993) e relativi agli anni 1544 – 45 si delinea l'esistenza di un cantiere ancora aperto. In questi stessi documenti è una nota in cui si fa riferimento al fatto che le spese per “munitione” del castello fossero iniziate tre anni prima; da ciò, secondo le ricostruzioni di alcuni storici, è stato dedotto l'anno di inizio dei lavori di costruzione della fortezza facendoli pertanto iniziare nel 1542. Appare probabile invece che le spese cominciate tre anni prima siano quelle relative alle forniture militari, il che, a ben vedere, potrebbe condurre ad una con-
clusione completamente diversa da quella avanzata da V. Zacchino. La costruzione del castello leccese, almeno nelle sue parti difensive principali, potrebbe essere stata terminata già nel 1542 e quindi, su base certa, si fosse da questo anno cominciato a fornire la fortezza di armi. Utile è ricordare quanto segnalato in due altre relazioni ovvero quella del 31 agosto 1531 redatta da Luis de Cardenas che scrive “[...] El castillo de leche nuevamente disinato y principiado [...]”; e poi ancora quella di Juan de Sarmientos del 14 marzo 1536 dove si scrive che sarebbero stati necessari alcuni anni perché le costruzioni del castello leccese fossero portate a termine. A patto di non considerare fallaci tutte le relazioni ufficiali redatte nel corso degli anni e opportunamente considerando il contesto entro cui è collocato il brano trascritto da I. A. Ferrari si potrebbe in più ipotizzare che alla data del 1 aprile 1539 il castello di Lecce fosse plausibilmente costruito (di certo non finito) come detto nelle sue parti principali. Ciò che sembra, in ogni caso, evidente è che prima del 1539 lavori di “ammodernamento” fossero già cominciati ed è altrettanto vero che, a dispetto di quanto rilevabile nel documento imperiale del 1 aprile 1539, la fortezza precedente non fu rasa al suolo ma della vecchia furono utilizzate parti non solo quelle più antiche come la torre mastra ma anche quelle più recenti realizzate a partire dal 1531. Indicativo di questo potrebbe essere il fatto che nei documenti di cantiere del 1544-45 si faccia riferimento a lavori “ […] ad la cortina de la porta falsa verso lo spuntone vechio [...]” probabilmente uno dei due esterni, quello di san Giacomo (l'altro spuntone - torrione è noto come quello di san Martino).Tale ipotesi di identificazione, a meno di ipotizzare in questo contesto di prosa da cantiere una variante, scaturisce dal fatto che negli stessi pagamenti, poche righe prima, si scrive di lavori compiuti “[...] alla cortina de la porta falsa verso la torre mastra [...]”.In sostanza
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città la cortina a destra della porta falsa è indicata come quella verso la torre mastra, la cortina a sinistra, come quella verso il torrione vecchio o di san Giacomo. *** Sulla base di questi elementi e sempre con le dovute cautele del caso non può sfuggire come nella citata cronaca leccese del 1532 si citassero due torrioni e di un castello doppio del precedente forse facendo riferimento all'anello esterno con i bastioni che raddoppia tutta la struttura difensiva inglobando il nucleo più antico della fortezza. Che la costruzione della nuova attuale fortezza sia cominciata proprio dai due bastioni più esterni sembra plausibile anche perché dettato dalle ragioni di una difesa immediata della fortezza, non si dimentichi, a tal proposito, che le incursioni nemiche in questi anni erano frequenti. Strettamente legati alla questione della datazione dell'inizio dei lavori potrebbero essere due stemmi scolpiti raffiguranti la stessa “arma araldica”, il primo è quello al centro della volta che copre il vano su cui si apre la porta laterale della chiesa detta di santa Barbara, il secondo è quello collocato sulla porta di accesso ai locali del bastione di san Martino. La storiografia locale ha identificato in questo stemma le armi inquartate di Castiglia e Leon. Lo stato conservativo dei due stemmi (soprattutto quello relativo al bastione) non ne consente una lettura sicura di alcune sue parti. Nonostante questo, però, esistono elementi sufficienti per escludere che le figure scolpite nel quarto superiore sinistro e inferiore destro (per chi guarda) rappresentino lo stemma tradizionale di Castiglia. Non si legge infatti un castello con tre torri ma due torri merlate a tutta altezza poggiate su una fascia non leggibile nella sua caratterizzazione per via della corrosione della pietra. Nei rimanenti quarti si vede, invece, un leone rampante che sostiene una parte rettan-
golare anche questa non più leggibile. Sulla base di tali elementi sembra plausibile avanzare l'ipotesi che tale stemma sia quello relativo a Scipione de Somma (le due torri) e alla moglie di quest'ultimo, la nobildonna Ippolita Monforte, la quale aveva come stemma “un leone di azzurro in campo d'argento sostenente uno scudetto di oro caricato di cinque code d'ermellino”. L'identificazione di questi due stemmi, se ulteriormente confermata, potrebbe aiutare a leggere meglio la storia del castello leccese. Scipione de Somma fu infatti Preside della Provincia di Terra d'Otranto in particolare dal 1528 al 1543 quando fu sostituito da Ferrrante Loffredo. Il bastione di san Martino e il vano di ingresso con lo stemma inquartato De Summa – Monforte andrebbero, pertanto, datati a non oltre il 1543. *** Due aspetti architettonici, più di tutti gli altri in particolare, aprono domande sull'iter progettuale e realizzativo della fortezza. Il primo dei due è legato alla grande porta centinata inquadrata da colonne quasi a tutto giro addossate al muro restrostante che occupa la parete di fondo del vano di ingresso al castello con lo stemma De Somma – Monforte di cui si è detto. Non è ben comprensibile il senso di costruire un vano di porta così ampio che si apre di fatto su una parete cieca. Si potrebbe pensare ad una variazione del progetto proprio in quel punto tale da modificare il senso e soprattutto l'uso di questo spazio. L'apparato scultoreo decorativo dell'arco è riferibile alle stesse maestranze ovvero i Renzo che realizzarono l'altro stemma De Somma – Monforte. Il secondo e ultimo dei due aspetti cui si accennava è invece più tecnico ma non per questo più complesso. I due bastioni esterni, quelli di san Martino e san Giacomo a differenza degli altri due, santa Croce e santa Trinità, non presentano i fianchi ritirati ossia quegli
arretramenti murari in corrispondenza dei punti di contatto fra bastione e lati della fortezza. In questi arretramenti si nascondevano delle postazioni il cui compito era quella di “guardare” e quindi difendere i lati lunghi del castello. Un esempio di fortezza senza fianchi ritirati è il castello di Copertino costruito pressoché sempre negli stessi anni di quello leccese. Nel castello de L'Aquila e in quello di Capua le parti sporgenti, gli orecchioni, con cui si da vita ad un fianco ritirato, sono di tipo curvilineo. Quelli, invece, dei due bastioni citati del castello di Lecce, così come nelle mura perimetrali della città -fortezza di Achaya, progettata da G.G. dell'Achaya sono rettilinei. La presenza nel castello leccese di tale ultimo tipo di fianco ritirato non è però sufficiente ad assegnarne la paternità del progetto a G.G. dell'Achaya e questo per la natura stessa della soluzione geometrica e architettonica. Torniamo alla questione più importante e cioè la compresenza di bastioni con e senza fianchi ritirati. A giudicare dalla casistica non esistono ragioni particolari per cui i bastioni interni alla città debbano avere fianchi ritirati e gli altri no; andrebbe inoltre sottolineato che quella dei fianchi ritirati è di fatto una soluzione innovativa nel senso che essa da maggiori garanzie di sicurezza nella difesa di una fortezza rispetto ad una soluzione senza fianchi ritirati per il semplice fatto che toglie alla vista dell'avversario, nascondendole, le cannoniere preposte alla difesa dei fianchi del castello. Lo stesso G. G. dell'Achaya adotterà il fianco ritirato nei bastioni della cinta muraria della sua città (completata nel 1535 come riportato nell'epigrafe) ma non nel bastione esterno (datato 1636, epigrafe) del castello a ridosso della porta urbica sempre ad Achaya. Ammesso che le date riportate dalle due epigrafi di Achaya siano vere si può ipotizzare che questa doppia soluzione (fianchi ritirati o meno) sia indicativa della fluidità teorica e pratica che caratterizzava l'architettura mili-
tare di questo periodo. Per il caso del castello di Lecce, meglio ancora, questa differenza di soluzione potrebbe essere imputabile anche a un cambiamento del progettista e a una maggiore dimestichezza con la “Nova Scentia” ovvero con i problemi della balistica. Nella progettazione del castello leccese un peso determinante ebbe anche il contesto urbano rispetto al quale esso si colloca. Se da un lato, in sostanza, la preesistenza del vecchio castello segnò certi passi e andamenti di quello nuovo è anche vero che i due bastioni quello esterno di san Giacomo e quello della Trinità “guardato e protetto” in uno dei suoi lati dal primo, si pongono a ridosso e a controllo di uno dei punti di maggior rischio della città, il grande spazio pressoché rettangolare (stretto e lungo) un tempo noto come Piazza dei Commestibili. *** Non meno esplicita è la funzione della cannoniera posta al di sopra della porta principale di accesso alla fortezza; essa controlla in tutta la sua profondità la strada che dalla piazza principale della città portava e porta al castello. Da questa cannoniera si arriva con l'occhio e la mira sino alla chiesa di san Marco, il Sedile (sede dell'istituzione comunale del tempo) e a uno dei principali accessi alla piazza per chi provenisse da Porta Rudiae e Porta san Giusto oggi più nota come Porta Napoli. Il passare del tempo ed il cambiare e decadere delle modalità difensive e offensive della città hanno finito con il porre sotto assedio, è il caso di dire, lo stesso castello da parte di chi ha visto i vuoti urbani e di rispetto attorno alla fortezza come un'occasione speculativa. La parte meno compromessa della fortezza è quella verso la Fontana dell'Armonia. Fra tutti i lati del castello leccese esso è quello che, ancora oggi, ha mantenuto quasi invariata la sua conformazione originaria (a meno dello scomparso fossato). Il fossato come detto
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Ad illustrare: Particolare dello stemma di don Pedro da Toledo
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città non esiste più ma ancora è ben leggibile il fianco ritirato del bastione della Trinità così come il lungo tratto di cortina che congiunge i due bastioni di questa parte della fortezza. A metà circa di questa cortina si vede in basso un'apertura (cui superiormente fa riscontro un'altra postazione con relativa apertura strombata). Dietro questa finestra inferiore di fatto si “nascondono” due postazioni in modo tale da garantire una continuità di tiro ovvero mentre un pezzo di artiglieria si caricava l'altro sparava. La posizione di queste due cannoniere, quella inferiore (doppia) e quella superiore non è casuale essa aveva il compito di difendere in modo radente i fianchi delle mura urbiche che un tempo giungevano sino al fossato del castello proprio all'altezza di queste cannoniere. Una soluzione simile si ritrova, ad esempio, nel castello di Achaya dove due troniere del castello guardano, proteggono e tengono sotto tiro il filo interno e quello esterno delle mura urbiche in corrispondenza della porta di accesso alla città fortezza. Solo su questo lato (quello verso la fontana detta) è ancora possibile leggere pure il reciproco guardarsi e difendersi dei bastioni e allo stesso tempo le tre principali linee di difesa della fortezza ovvero quella dei bastioni, quella al disopra della grande sala d'onore e infine quella della torre mastra. Per quanto riguarda gli armamenti in appendice documentaria 3 e 4 si sono trascritte le parti principali degli inventari delle armi e munizioni presenti nella fortezza rispettivamente redatti nel 1610 e 1618. In appendice documentaria 5 e 6 è possibile leggere le parti salienti relative alla ricostruzione dei ponti per gli anni 1627 e 1646. In uno degli inventari, quello del 1618, si fa riferimento ad una sala del Crocifisso. Non si può escludere a priori che essa sia quella nella torre mozza dove oggi si vede ciò che potrebbe essere stato uno dei vani di finestra della torre con, al suo interno, una rappresentazione della Pietà e santi. Tale dipinto murario così come il resto delle deco-
razioni parietali di questa piccola cappella, potrebbe essere un'opera del pittore copertinese Bernardino Greco il quale lasciò un autografo ciclo pittorico nel convento dei Paolotti a Grottaglie città in prossimità della quale decorò pure la volta della chiesa di Santa Maria della Mutata. A titolo di esempio, sempre di B. Greco, si ricordano anche quei dipinti che nel convento dei Celestini a Carmiano sono caratterizzati da un singolare gioco di putti. La paternità progettuale del castello: questioni di fonti e metodo La ricostruzione storica della fase cinquecentesca del castello di Lecce pone una serie significativa di dubbi qui già in parte evidenziati. Uno dei problemi storico - critici più importanti è il ruolo svolto dall'architetto Gian Giacomo dell'Achaya. La storiografia, pur indicando G.G. Dell'Achaya come autore del castello di Lecce, non ha fino ad oggi segnalato documenti storici specifici in questo senso. La fonte principale da cui si farebbe discendere tale paternità progettuale del castello di Lecce sarebbe l'”Apologia” già ricordata precedentemente. Sebbene tale opera abbia il vantaggio di essere stata redatta in anni non molto distanti da quelli in cui avvengono le vicende cinquecentesche del castello leccese e del suo presunto architetto, non si può escludere a priori che le informazioni in essa contenute siano state esenti da errori tipografici (il che diventa fondamentale per la datazione di eventi ed edifici) nonché da forzature legate alla natura stessa dello scritto il quale, lo si ricordi, vuole dimostrare il primato della città di Lecce rispetto ad altre città, Capua e Cosenza, dell'allora Regno di Napoli. Ciò significa che i dati storici contenuti nell'Apologia devono essere presi con estrema cautela e soprattutto sottoposti ad una verifica storiografica
prima di avanzare qualunque ipotesi fondata su di essi. L'Apologia fu compilata nel 1586 circa (lo si desume da quanto è a p. 682 in cui si scrive di essere centocinque anni dopo la riconquista di Otranto avvenuta nel 1481); l'autore, che fra il 1533 e il 1535 fu Regio Auditore nelle allora province di Calabria (p.315), dichiara inoltre di essere andato “...appresso il Signor Marchese Alarcone mio Padrone Capitan Generale di questo Regno, suo Auditore del Campo del mese di Agosto 1532...” (p. 453). L'”Alarcone” cui si riferisce I.A.Ferrari potrebbe essere quello stesso “Larione” ricordato nella “Cronaca leccese” del 1532, il medesimo ancora ricordato, sempre nell'Apologia, in modo più preciso (p. 779) a proposito di una vicenda accaduta nel 1536 come il “Marchese Fernando Alarcone mio Padrone”. Il nome dello stesso marchese ritorna in più allorché (pp.781 - 783) si ricorda della visita fatta all'imperatore Carlo V, allora in Napoli, dal Duca d'Urbino Francesco Maria della Rovere. A proposito dell'incontro fra l'imperatore e il duca d'Urbino I. A. Ferrari scrive: “...e dopo molti di quei saggi ragionamenti, volendo la Maestà sua aver ilsaggio giudicio così del Castel nuovo, che stava in predicamento di essere tanto forte, quanto è bello, e del Castello di S. Eremo dal Re Roberto edificato, e chiamato latinamente Ara fortis belli, e che aveva pure allora fortificato,s'erano forti, come della Città di Napoli, giacché aveva ad una tanta guerra cinque anni addietro resistito, e che gli occorresse di farcisi per fare questi, e quella inespugnabili, pregandolo che andasse a vederli, e considerarli tutti, e poi gliene facesse relazione, e gliene desse il suo giudizio dandoli per compagno, e per conduttore il Signore Alarcone, e il Signor Barone dell'Acaya Gio: Iacopo Acaya nostro Leccese con misuratori fabri, che aveva a sua ubidienza, il quale avendo veduto, e ben considerato con somma diligenza così i già detti Castelli, come quel dell'Ovo, e la Torre di
S.Vincenzo, e tutte le mura, e baloardi della città, volle anco cavalcare per lo contorno della Città di Aversa, di Capua, di Nola, di Pozzuolo, del Castello di Baia, poi dell'Isola d'Ischia, e di Capri, e fatto un accortissimo notamento di tutte le Sudette cose, ritornò all'Imperadore, che con gran desiderio l'aspettava e fatto // e fatto alla Maestà sua un dottissimo ragguaglio di quelle, le disse quanto alle castella di aver bisogno di riparo, che le dinotò, e quanto a quel di S. Eramo, che si allegrasse sua Maestà di avere a quel bel poggio edificato un real palagio di andarci a stare a spasso al tempo estivo, e non di speranza al tempo di guerra. Per far poi la Città di Napoli fortissima,tra le altre cose, che la discorse fu questa, che dovesse la Maestà sua fortificar Capua, Nola, e Pozzuolo; perché qualunque nimico venisse collo esercito ad assaltare Napoli, riscontrando quelle forti, e presidiate, o non si metterebbe di coloro, non essendo uficio di giudizioso guerriere esporsi tra tre contrari atti ad offenderle, o che si metterebbe prima ad espugnarle, e cio facendo egli si stancherebbe prima che potesse pur vedere le mura della Città, ed intanto come si dice chi ha tempo di provedersi alle sue cose, ha vita; dal quale trascorso di faccende si coglie, che la fortificazione di Capua non fu da quel saggio guerriere consigliata dfi farsi principalmente per conto suo, ma della Città di Napoli. ...”.Queste ultime righe e in particolare il ruolo “dissuasivo”che le città nei dintorni di Napoli dovrebbero svolgere per la difesa della stessa capitale del Regno aiuterebbe bene a comprendere il ruolo e forse anche uno dei motivi per i quali fu ricostruita la città di Achaya. *** Per quanto riguarda la data di inizio dei lavori di costruzione del castello di Lecce I. A. Ferrari riporta (p.619):“...avutosi poi nell'anno 1537 un ordine della Cesarea maestà
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II dell'Imperadore Carlo V, di felice memoria, che si dovesse il Castello della città nostra fortificare,...”; e più in particolare (p.711): “...Gio: Iacopo dell'Acaya eccellentissimo Architetto, il quale a' suoi tempi non solo designò la fortificazione della sua terra dell'Acaya, ma del nostro Castello di Lecce, e delle mura della medesima Città con tanti baloardi, e fortezze che oggi si veggono, come ancora ebbe il pensiero della fortificazione del Castello di Napoli detto S. Eremo, di quello di Capua, e di Cosenza, e di molte altre fortezze del Regno, alla edificazione delle quali fortezze fu proposto dall'invittissimo Imperador Carlo V per essere stato scoverto per uomo d'alto ingegno, e valore, e per buonissimo architetto; ...”. E' evidente che non è nota la fonte delle informazioni usate da I. A. Ferrari; vero è però, in quanto supportato da fonti storiche, che la presenza di G. G. dell'Achaya, segnalata durante la costruzione dei castelli di Capua e Crotone, farebbe di questo architetto una sorta di specialista per l'“ammodernamento” delle modalità difensive nelle principali fortezze nel Regno di Napoli e ciò in un momento di particolare fervore costruttivo da collocarsi fra gli anni '30 e '40 del Cinquecento. Più attendibili e meno problematiche invece le informazioni che I. A. Ferrari fornisce a proposito di G.G. dell'Achaya quale progettista dell'Ospedale dello Spirito Santo in Lecce (“...Il disegno della fabbrica, e nuova forma di questo Spedale non fu altri che il fe, che il soprannominato Gio: Iacopo dell'Acaya...” e poi ancora “...il quale fu poi per molti anni Mastro del predetto Spedale, che con varie limosine per sua opera raccolte l'andò sempre magnificando...” p.711) e questo per un semplice motivo, l'autore della Apologia fu parte in causa, testimone dei fatti poiché egli scrive (p. 307) “...il quale Spedale essendo mercè di Dio dall'anno 1548 in qua rifatto in una eccellentissima forma, ampliato, ed arricchito per opera mia, del Signore Gio. Antonio Musco, ...”. Le fonti archivistiche ta-
ciono però sia del ruolo svolto dall'architetto leccese come Mastro dell'Ospedale che quanto al suo contributo di progettista del castello. Non è noto per esempio se l'ipotizzabile progetto elaborato da G.G. dell'Achaya sia stato realizzato in toto e quanto esso sia debitore di altri contributi (difficile dimenticare infatti il caso dei due anonimi gentiluomini leccesi che suggerirono al marchese Fernando d'Alarcon di “ammodernare” il sistema difensivo urbano leccese). Gian Giacomo dell'Achaya Così come accaduto per il castello di Lecce anche la ricostruzione della città- fortezza di Achaya è resa difficile da una sostanziale mancanza di documenti. In questo caso non si pongono i problemi della paternità del progetto architettonico e urbano. Le informazioni storiche principali sono giunte fino ad ora da due epigrafi e ancora una volta dall'Apologia. I. A. Ferrari scrive: “...barone della baronia della Acaya soprannominato, il quale possedendo una Baronia di cinque castella, ed avendo il capo della sua Baronia, detto Segine, che // che altro propugnacolo non teneva che una piccola torre tonda edificata dal già Signore Alfonzo dell'Acaya suo Padre, donde aveva una tale inscrizione scolpita in un marmo formato in modo di Tavoletta...” (p. 556 – 557). L'epigrafe, datata 1506, cui si fa riferimento è ancora esistente ed è quella sulla torre circolare a sinistra della attuale porta di ingresso al castello (andrebbe ricordato che la porta di accesso era collocata più a sinistra dell'attuale e a ridosso della detta torre; la presenza di tale ingresso precedente l'attuale è attestata dalla posizione del pilone che sosteneva il ponte di accesso alla fortezza e dalle tracce di una porta murata visibili nella cortina). Un 'altra epigrafe collocata sopra quella che un tempo fu l'unica porta di ac-
cesso alla città-fortezza dichiara che l'opera fu terminata nel 1535. I. A. Ferrari ricorda un'altra epigrafe, di cui riporta il testo, dicendola collocata sulla porta del castello; sulla base del testo (dissimile per poche parole e per l'assenza dell'ultimo rigo con l'anno) essa dovrebbe essere quella, invece, al di sotto dello stemma scolpito dei dell'Achaya, oggi visibile sul bastione esterno datato 1536. Quello appena segnalato è uno di quei casi utili a dimostrare il livello di attendibilità dello scritto di I. A. Ferrari messo alla prova della verità, del resto, anche per il caso di un'altra notizia in esso contenuta che non troverebbe il conforto dei fatti. Il sistema fortificatorio di Alfonso, padre di G. G. dell'Achaya, secondo quanto è nell'Apologia sembra avesse una sola torre (quella del 1506). Esiste ancora oggi, però, un'altra torre tonda collocata sul lato esterno del castello che plausibilmente è pure riferibile ad Alfonso. Non è da escludere, infine, che là dove oggi è il bastione del 1536 vi fosse una terza torre angolare. In questo breve resoconto di stemmi e date emergono due aspetti singolari. Sulla porta urbica, come detto, è inciso il 1535 quale anno di conclusione dei lavori per la costruzione della città, è indubitabile altresì, però, che l'anno successivo si lavorava ancora alla costruzione del bastione del castello che farebbe corpo unico con la città, da ciò quindi potrebbe venire qualche dubbio rispetto alla data effettiva di conclusione dei lavori. Il secondo aspetto è legato alla ipoteticamente plausibile assenza di uno stemma scolpito del più volte celebrato imperatore Carlo V (escluso quello dipinto all'interno del bastione del 1536). Sul punto di maggiore visibilità dell'unica porta di accesso al borgo fortificato c'è infatti lo stemma reale usato sia dal figlio di Carlo V, Filippo II (sovrano dal 1556 al 1598) che dal figlio di quest'ultimo, Filippo III (sovrano dal 1598 al 1621). Al di sotto dello stemma reale è l'epigrafe, datata 1610, di Alessandro De' Monti. L'inserimento a forza di
questa epigrafe nella muratura è palese a differenza di quanto rilevabile per lo stemma superiore reale. Sulla base di tali elementi non può escludersi che lo stemma reale attualmente sulla porta possa essere stato apposto per sancire la fine effetiva dei lavori la quale andrebbe pertanto posticipata e collocata sotto il regno di Filippo II. Quest'ultimo è evidentemente solo un indizio per un ulteriore ricerca. *** Le fonti che qui si sono citate e in parte trascritte sarebbero di fatto quanto di più stringente esiste a proposito della costruzione di Achaya. Acquisterebbe, pertanto, un valore tutto singolare una serie di carte facenti parte di un unico fascicolo (ACA Lecce, Legati Pii, busta VII, fasc. 165) costituito da 31 carte di cui l'ultima bianca (Appendice documentaria 1). Tale fascicolo è relativo a G.G. dell'Achaya e alla costruzione della sua città. Alle carte 4r e v. è la copia, datata 24 maggio 1564, di una Bolla pontificia nella quale l'allora Vescovo di Albano, mons. Antonio Pucci a capo della Penitenzieria Apostolica, si rivolge direttamente a G.G. dell'Achaya. Questa bolla è del 6 giugno 1542, sotto il pontificato di Papa Paolo III Farnese. L'architetto aveva mandato al papa, lo si deduce dalla risposta, una lettera con la quale egli chiedeva di poter “abbattere e profanare” una cappella sotto il titolo di santa Maria della Neve e tutto ciò perché intendeva costruire (e che forse, all'epoca di questa bolla aveva costruito o cominciato a costruire) la sua nuova città per difendere i cittadini di essa dalle frequenti incursioni di pirati e nemici della Fede (appare interessante mettere a confronto la motivazione alla base della scelta di costruire Achaya con il testo segnalato da I. A. Ferrari, pp. 778779, a proposito del castello di Lecce). L'autorizzazione viene concessa dal pontefice in quanto è di beneficio ai fedeli a patto però, si legge nelle ultime righe, venga lasciato un segno di croce lapideo sulla parete della for-
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città tezza là dove sorgeva la chiesa. Tale bolla farebbe nascere delle domande rispetto ai tempi di costruzione di Achaya e non solo. Se è vero, come rilevabile indirettamente nel testo della bolla, che l'architetto aveva richiesto di abbattere la vecchia chiesa ciò potrebbe essere avvenuto evidentemente perché l'edificio religioso si trovava in prossimità delle nuove mura e perché non si era previsto di includerla nel nascente circuito murario. Le ultime righe della bolla, quelle dove si fa riferimento alla necessità di apporre un segno di croce “in parietibus fortlitii”, lascerebbero supporre addirittura che la vecchia chiesa sorgeva sul tracciato delle nuove mura. Se l'epigrafe collocata sul fianco destro della porta urbica, entrando nella città, è vera, sembrerebbe plausibile ipotizzare che G.G. dell'Achaya sia andato avanti nella realizzazione dell suo progetto di ricostruzione ma modificandolo per rispettare la vecchia chiesa. *** Tale cappella, quella per cui il barone chiedeva l'abbattimento, fu infatti lasciata in piedi come attesta una visita condotta dall'allora vescovo di Lecce Mons. Annibale Saraceno il 26 giugno 1564 (la cappella è segnalata ancora nelle visite pastorali seicentesche) su richiesta di G.G. dell'Achaya (ACA Lecce, Legati Pii, busta VII, fasc. 165, c. 5r, v). L'aspetto interessante è la descrizione della chiesa: “...nos contulimus et accessimus ad praedictam terram, et proprie ad quandam / ecclesiam sitam extra menia dictae terrae sub vocabulo sanctae mariae de la neve / quae prout apparebat et apparet iam ex antiquo tempore fundata, erecta, atqae / constructa fuit, maxime quia vidimus super parietibus eiusdem ecclesiae factum / fuisse quoddam tegumentum quod vulgariter nominatur lo lippo, ex quo denotatur / antiquitas constructionis et erectionis dictae ecclesiae: et cum ibidem essemus eam / dili-
genter vidimus et inspeximus, et invenimus habere quandam ianuam seu portam / versus aquilonem, et super ea quodam scutum armis de domo Achayae sculpitum / in quodam lapide videlicet in mezzo di detto scudo una sbarra con tre coquigle / als cozze, et sopra di detta sbarra tre anelle, et tre altre di sotto: et intus dictam / ecclesiam inter alias catenas ligneas, corrigias seu trabes inventa fuit que_dam catena cum eademmet inscriptione videlicet: Hoc opus compleri fecit Pirrus / de l'Achaya sub anno Domini MCCCCXX Inditione xiii Regnante / Domina Regina Ioanna Secunda: nec non invenimus super tecto seu lo cermi_nale vulgariter dicto octo alios scutos depictos cum armis de domo Achaya / ut supra, nec non invenimus dictam ecclesiam pictatam variis diversisquae / sactorumfiguris prout apparebat antiquis...”. Altre utili informazioni scaturiscono dalla lettura delle visite pastorali, quelle in particolare compiute dall'allora vescovo di Lecce Mons. Luigi Pappacoda nel 1643 e 1654 (ACA Lecce, Visite Pastorali, 1643; 1654). Nella prima (cc 344 - 345) visitando la chiesa parrocchiale, l'attuale santa Maria della Neve, a proposito di una epigrafe segnalata nella cappella di Sant'Angelo della famiglia Baglivo si scrive: “... hoc cappilla est presbiteri Angioli Baglivi casalis Strutà sub anno nativi // vitatis Domini 1535 ...” e poi ancora scrivendo della chiesa in generale “...Ecclesiae fabrica à centum, et novem annis fuit coepta ut constat ex inscriptione / posita prope altarem Sancta Barbarae tenoris sequentis / la prima pietra se mise ad questa ecclesia foi lo iorno di santa barbara di / quattro Decembre Anno Domini 1534. Franciscus Antonius Paternellus pixit / 1560...”. Non è da escludere che il pittore indicato F. A. Paternello e l'anno 1560 siano relativi ai dipinti murari segnalati nella vicina cappella di santa Barbara. Nella vista pastorale del 1653 (c. 657) si riporta a proposito della vecchia chiesa di santa Maria della Neve. “...Est sita extra
moenia hius loci, sed propinqua / eisdem, in loco, ubi antiquitus erat casale / nuncupatum (Cesine), et erat, ut traditur /parochialis ecclesiae dicti loci. …// (c.658) Ante ianuam maiorem à parte exteriori / ecclesiae, adest coemeterium cum pluribus / sepulturis...” La posizione della vecchia chiesa di santa Maria della Neve è meglio specificata in un apprezzo della terra di Acaya datato Napoli,12 aprile 1674; esso è a firma di Antonio Galluccio (AS Lecce, Scritture delle Università e feudi - Atti diversi; Acaya, Busta I, fasc. I, 1674). In questa relazione, stilata a Napoli il 9 settembre 1730 e composta di 20 carte (l'ultima bianca), la città di Achaya ha una sola porta ed è rivolta a Mezzogiorno. “...Fuori di detta Terra, e proprio all'incontro la / porta vi è un altra chiesa di Santa Maria / della Neve, al presente scoverta per essere cas_cato il tetto quale chiesa tiene alcune rendite / ...” (c. 3v). “...s'entrano in detta Terra per una / porta dalla parte di mezzo giorno dalla quale / si ritrova un largo detto la piazza, con un pozzo / sorgente nel mezzo, dove sono anco due pezze d'Ar_tegliaria di ferro posti in terra, senza casce, né // rote...” *** Per quanto riguarda il castello di Achaya andrebbe rilevato che nel torrione (quello con l'epigrafe datata 1506) realizzato da Alfonso dell' Achaya il perimetro della sala ennagonale è caratterizzato da una decorazione che per fattura ricorda sia quella del portale principale della chiesa domenicana di san Sebastiano a Galatone (eccetto in questo caso alcune parti inserite in epoche successive) sia una scultura raffigurante Cristo morto sorretto da due angeli che è nella chiesa di San Francesco d'Assisi a Gallipoli. L'autore di queste tre sculture, ancora anonimo, sembrerebbe vicino ai modi di Raimon-
do da Francavilla che scolpì l'autografo portale maggiore della chiesa matrice di Manduria. Sembra importante segnalare, infine, un atto notarile (AS Lecce, Protocolli Notarili, PERRONE L., Not. in Lecce, 46 / 2, atto del 21 marzo 1586, cc. 391 – 403v) nel quale si specifica che G.G. Dell'Achaya acquisì la cittadinanza napoletana in quanto il padre era nato a Napoli (Appendice documentaria 2). Non si può escludere pertanto che l'architetto sia nato nell'allora Segine oppure a Lecce a differenza di quanto fino ad ora sostenuto dalla storiografia. Un altro importante dato sulla biografia dell'architetto potrebbe emergere dallo stesso inventario partendo dalla notizia relativa alla vendita del feudo di Pisanello (l'anno indicato dell'affare è il 1593 ma sarebbe 1493) nonché dal fatto che l'assenso regio al matrimonio di G.G. dell'Achaya, probabilmente il primo quello con Margaritella Montefuscolo, fu concesso da Re Ferrante d' Aragona. Si potrebbe ipotizzare sulla base di tali dati che nel 1494 (ultimo anno utile di regno di quel sovrano) G.G. dell'Achaya potrebbe avere avuto circa 15 anni. Nel fascicolo già citato relativo alla chiesa di santa Maria della Neve ad Achaya (ACA Lecce, Legati Pii, busta VII, fasc. 165) compare (c.19r) anche una fede giurata del notaio leccese Donato Antonio Sagitta il quale si recò a raccogliere le ultime volontà di G.G. Dell'Achaya: “Fidem facio ego notarius Donatus Antonius Sagitta de Litio qualiter sub die / sexto mensis decembris hora noctis duodecima eundem diem (precedentis) / anni 14e Inditione 1571secundum cursum Litii.Stantes tribus luminaribus / accensis in publico testimonio constitutus (…) eccellentissimus Dominus Ioannes Iacobus / de Achaya instituit suum heredem universalem magnificum dominum Antonium Franciscum / de Achaya eis filium primogenitim legittimum et naturalem /..”
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II
Ad illustrare: Frammento dell’altare di Santa Barbara
Spagine n°0 - L’arte di costruire la cittĂ
Appendice documentaria 1 (ACA Lecce, Legati Pii, busta VII, fasc. 165) Antonius miseratione divina Episcopus Albanensis diletto in Christo Nobili viro / Joanni Jacobo de Acaya laico liciense domino temporali terre Acaie salutem / in domino ex parte tua nobis oblata petitio continebat quod cum terra / preditta a piratis et alijs catholice fidei inimicis sepe vexari et invadi / contigat et propterea tu in ea quoddam fortilitium pro Christi fidelium / in ea habitantium securitate construere intendis pro ut / hattenus forsan construxisti seu construere cepisti cupis propterea / quandam cappellam sub invocatione beatae mariae de nive / extra muros ditte terre existentem et per tuos antecessores / erectam et dotatam diruere et profanare ac alia loco / illius intra muros ipsius terre construere et erigere id / tamen tibi licere dubitas in consulta de super apostolica sede quare supplicari fecisti humiliter nobis super his per / sedem eamdem de opportuno remedio misericorditer provideri Nos / igitur attendimus quod in his que in Christi fidelium commodum / et defensionem tendunt favorabiles esse debemus / atque benigne Auctoritate dominj pape cuius poenitentiariae curam gerimus / et de eius specialiter mandato super hoc vive vocis oraculo / nobis tibi ut cappellam huiusmodi profanare et intra muros / terre preditte transferre ac aliam cappellam in eadem / terra sub illius invocatione construere et erigere libere / et licite possis et valens quodque Christi fideles ipsi cappellam / huiusmodi de novo in ditta terra erigendam post quam eretta / fuerit ut devote visitantes easdem indulgentias et / peccatorum remissiones quas cumsequerentur si dittam / cappellam extra muros ut praemittit existentem / visitarent cumsequantur tenore presentium veris / existentibus premissis cumcedimus et indulgemus non / obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis ac tam / provincialibus quam sinodalibus stantis // [verso] stantis et consuetudinibus etiam iuramento confirmatione apostolica vel / quavis firmitate alia roboratjs ceterisque contrarjs quibuscumquae/ relicto tamen crucis lapidee signo in pariete fortilitij in memoriam / prime cappelle datus rome apud sanctum petrum sub / sigillo officij primarie viij: idus Junij pontificatus Domini Pauli Pp tertij / anno ottavo [...] Joanni carpi deces et octo dominus / Joanni Albirinus Phi: Ferrinus [...] Die xxiiij mensis maj MDLXIIIJ presens copia bullae colla_ tionata cum originali presentata fuit coram Reverendissimo Domino Episcopo Liciense / per quem fuit dictum quod visis scripturis.
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II
Appendice documentaria 2 AS Lecce, Protocolli Notarili, PERRONE L., Not. in Lecce, 46 / 2, atto del 21 marzo 1586, cc. 391 – 403v. Nell'inventario contenuto in questo atto notarile sono presenti fra gli altri anche diversi transunti (dove con la brevità di un titolo si riassume in poche righe il contenuto di un documento) relativi alle famiglie de Noha e Maremonte. Quelli qui segnalati in modo specifico si riferiscono alla famiglia dell'Achaya: Fra i testimoni alla stesura dell'atto si segnala Giulio Cesare Pugliese (Pulliese), probabilmente si tratta del mastro appartenente a una delle famiglie di costruttori più attive in questi anni di fine Cinquecento. Nell'atto si costituiscono il magnifico Fabio Camposano de “Marilliano” quale legittimo procuratore di Geronimo Montenegro marchese della terra di Marigliano e Dianora Santa Croce vedova di Giulio Cesare de Noha , barone di Noha. Il Camposano dichiara di ricevere dalla Santa Croce le scritture e gli strumenti contenuti e descritti in un inventario redatto “..in actis curia...” nel 1583 su ordine della Magna Curiae Vicaria. Dianora è madre, legittima tutrice e balia di Adriana e Francesco de Noha figli suoi e del defunto Giulio Cesare. Geronimo è padre e legittimo amministratore di suo figlio primogenito Giovanni Battista Montenegro marito della detta Adriana. Receptio scripturas per domina / Dianora Santa Croce [392, 25°rigo] “l'instrumento de capituli matrimoniali de carta de coiro del quondam Signor Giovanni Giacomo / dell'Achaya, con la quondam Magnifica Margaritella Montefuscola /“ [397, 1°rigo] “un assenso de Re Ferrante de Ragona con sigillo magno / pendente sopra li capituli del matrimonio del Signor Giovanni Giacomo / dell'Achaya / “ [idem, 21° rigo] “l'instrumento del Signor Giovanni Giacomo dell'Achaya de ducati mille / per resto de Pisanello, contra il Signor Antonello /” [398, 5° rigo] “lo privilegio della civiltà de Napoli; per lo quale si declara / che lo Signor Alfonso dell'Achaya nacque in Napoli / per lo che fu declarato Giovanni Giacomo dell'Achaya essere / cittadino napolitano / “ [398v.] “Un fasciculo de scritture delli conti del Signor Giovanni Giacomo / dell'Achaya, con polise de creditori della baronia / de Nohe / [399, 7° rigo] “uno stizzo de introito, fatto per il Signor Giovanni Giacome dell'Achaya / et sopra l'heredità del quondam Signor Vincenzo Maria de Noha /” [idem, 12° rigo] “un conto de denari recevuti per Andriana dell'Achaya / tutrice de sui figli dell'heredità per beni di quelli / fatto per il Signor Giovanni Giacomo dell'Achaya / “
[399v., 22° rigo ] “uno estratto di conti fatti per lo Signor Giovanni Giacomo della / Achaya dell'amministrazione della Signora Andriana / dell'Achaya carte scritte 23 / “ [400, 25°rigo] “lo contratto della vendita del casal de Galugnano / fatto per il quondam Signor Giovanni Giacomo dell'Achaya al quondam Signor // Vincenzo Maria de Noha in forma pubblica à modu de libro / “ [402, 20° rigo] “lo transunto dell'assenso dello feudo de Pisanello / conforme del stato fatto per Re Ferrante / primo, Re Alfonso secondo nell'anno 1593 // sopra la vendita de Pisanello, fatto per / lo quondam Signor Giovanni Giacomo dell'Achaya al Signor Antonello / de Noha /”; [402, 8° rigo] “...un privilegio de confirmatione de Re Federico / della baronia de Nohe impetrata dal Signor / Antonello de Noha nell'anno 1507 cum magno / pendente sigillo...”. [402 , 16° rigo] “...lo privilegio del' integrazione et confirmatione / della baronia de Noha per Re di Francia / al quondam Signor Antonello de Noha, nell'anno 45 / cum magno pendenti sigillo...”. [401v., 9° rigo] “...una copia del privilegio del Re de Franza / et pace fatta con Re Ferrante...”; [401v., 11° rigo] “...una copia de capituli fatti tra Re Ferrante / con il Re cattolico...”.
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Appendice documentaria 3 AS Lecce, Protocolli Notarili, LECCISO P. A., Not. in Lecce,46 / 15, minuta dell'atto del 27 gennaio 1610 carte non numerate (cc. 104 – 118). L'inventario è relativo all'avvicendamento (cc. 1 -2) fra il Capitano Mario Pagano vice castellano di Lecce uscente e quello entrante il tenente Pietro Ortiz della Fuente eletto per volontà di Enrico Loffredo marchese di sant'Agata e regio castellano. Alla carta 3 è la fede giurata di Raffaele di Rao ufficiale della Regia Scrivitoria di Lecce e del castello il quale è intervenuto al passaggio di consegne e alla consegna delle monitioni di guerra, di vitto e di rispetto. L'inventario compilato dal de Rao e da Damiano de Carcadillos, ufficiale della Veditoria nel castello leccese, fu cominciato il 19 ottobre 1609 e finito il 28 dello stesso mese e anno. Le carte in totale sono 15 (bianche: 3v; 6r,v; 15v); le prime sono numerate da 1 a 4. Per semplicità qui si farà riferimento a tale seconda numerazione. Nel protocollo del 1610 questo atto non compare. Nella numerazione generale del protocollo si rileva un vuoto dalla carta104 alla 176; manca l'indice. […] [c 4] Iesus Maria Inventario delle monitioni del regio Castello di questa citta di / Lecce fatto per noi Rafaele di Rao officiale dela regia Scrivania de / ratione, et di Damiano de Cercadillos officiale dela regia Vedeteria / con la presentia e richiesta fattaci da Capitan Mario Pagano / locotenente et vicecastellano, et procuratore generale dell'Illustre / Marchese Enrico Loffreda regio Castellano di detto regio / Castello per inviarsi nella regia Camera della Summaria incomin_ ciato à 19 d'ottobre 1609 del modo sequente videlicet / imprimis uno vestimento per celebrare le sante messe consistente in uno cameso tovaglia / d'altare con frangia di seta cremosina damaschina panno d'altare / et pianeta de damascho cremosino figurato guarnito con pizzielli d'oro / uno calice con patena, et coppa d'argento, et il piè d'ottone indo_ rato, con crocifisso di legno con una tela torchina quattro / coscini di tela lavorati cioe dui di seta negra, et dui di seta / cremosina uno sgabello di legno nel pie del'altare, et un'altro / per ingenocchiare una campanella per fare li segni nella messa / et un'altro piccolo senza battaglio rotto / chiavi grandi e piccole quaranta dui octo grandi dele porte / principali, et l'altre dele porte, et camere di detto Regio Castello numero.....42 / stendardo uno rotto facto in pezzi di nessun servitio, et un pezzo del / albero che fù di detto stendardo fracito, et di nessun servitio / croce una di ferro che steva sopra detto stendardo con una balla grande / de rame ammaccata et guasta // [al margine sinistro appaiono le seguenti note: consignati dui sgabelli / di altare et dui / per ingenocchiare. // Consignate / porta reale 8 /
falsa 4 / (…) 2 / balle 2 / (polvera…) 4 / (polvera…) 2 / (carugola) 1 / (porte...) 5 / sala 1 / da la parte mia 2 / stipi 3 / torrioni 2 / camera di servitori 1 / (paglia) 1 / civile 2 / criminale 7 / grano 3 / sopra il (guido) 1 / (galline) 1 / (selvaggia) 1 / di mastro (paulo) 1 / giardinetto 1 . [c 4v] campana una con l'immagini di Nostra Signora Santo Iacobo con lettere che dicono / mastro Vincenzo Patitari de Gallipoli MDLXXXXIII di peso di rotuli cento / e tredici la quale sta sopra il corpo dela guardia …..1 / campane piccole tre le quali stanno nelli turioni d'esso / castello.....numero 3 / picche con loro ferri che stanno nel corpo dela guardia / numero trent'una …..numero 31 / alabarde cinque rotte vecchie di nullo servitio / dui con l'aste e tre senza l'aste …..numero 5 / alabarde dudeci guarnite di velluto di treppa incar_ / natiglio usate che sono di servitio …..numero 12 / aste d'artigliaria con sui refilaturi numero ottanta dui …..numero 82 / cascia una di tamburo in ordine …..1 / Artigliaria di bronzo nel corpo di guardia videlicet / mezo cannone petrero longo palmi sette de libre tridici de / bocca et 12 di balla con dui scudi uno con uno / leone et l'altro con una campana et 1546 con cascia / rote ferrate e asso in ordine …..1 / smerigli sei lunghi palmi quattro l'uno d'onze sei di bocca / et cinque di balla con l'arme imperiali fra quali nci n'è / uno d'otto facci stanno interra senza cascie ne rote / et però di poco servitio …..numero 6 / smeriglioni seù falconetti dui de libra una de bocca / l'uno lunghi uno palmi sei et l'altro palmi 5 ¾ al focone campana / et l'altro con l'arme imperiali senza cascia ne rote stanno in terra di / poco servitio …..numero 2 // [note al margine in questa carta]
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II corpo di guardia …..numero 15 / sopra nella camerata …..49 / (stanze) …..9 / (m. Alessandro) …..2 / (m. Fabio) …..6 / Gagliego …..4 / Le carte 5r, v sono relative alla consegna di 1167 tomola di frumento rosso nuovo da parte di Mario Pagano a favore di Pietro Ortiz della Fuente il primo vicecastellano uscente il secondo entrante. Il Il documento è datato 27 gennaio 1610 [c 6r, v; bianche] [c 7] lo sacro rotto nella bocca de libre sette et sei di balle con / l'arme di Sua Maestà et campana mastro Domenico campanaro steva / interra senza rote ne cascia di nessun servitio fù consignato / à Giovanni Maria Cupito per fondirne un pezzo per il Castello / di Gallipoli in virtù d'ordine del Illustrissimo Signor Duca dele / Noci locotenente generale di Sua Eccellenza con insertione d'ordine di detta / Sua Eccellenza spedito a 9 d'agosto 1609 …..1 / Nel torrione della Trinita sotto una / suppinna discoperta / sacro uno tondo longo palmi dece e mezo de bocca libre otto, et / di balla sette con fogliame in bocca, et scudi in bianco / A sotto, et nelli torrioni 1730 con cascia, e rote / ferrate in ordine …..1 / mezo sacro tondo longo palmi otto e mezo de libre tre e meza / de bocca, et tre di balla con l'arme di Sua Maesta e di Don / Pietro di Toledo mastro Cola Squarciapino mi fece / filato mezo palmo sopra lo focone con cascia rote / ferrate, e asso in ordine …..1 / mezo sacro tondo longo palmi otto e mezo di libre quattro e / meza de bocca e 4 de balla con leone dentro uno scudo / alle bande FLIAC alli torrioni 660 con cascia / con cascia rote ferrate, et asso in ordine mancano solo alle / cascie le dui cudette di ferro, et una vira di ferro / in una testa dela rota …..1/ falconetto d'otto facci lungo palmi otto et mezo de libre / dui di bocca con l'arme di Sua Maesta nella culata // [c 7v] serena con corona, et campana con cascia rote ferrate, e asso / rotto, et nella cascia mancano le dui cudette di ferro, et / una vira nella testa de la rota, e le cascie sono vecchie / di poco servitio ….. 1 / mezo sacro tondo lungo palmi dece e mezo de libre sei di bocca / et cinque de balla con punto alla mira, et arme del Mar_ chese dela Tripalda nella culata una testa di donna con / cascia rote ferrate, et asso, et una rota rotta, et guasta …..1 / aste vecchie senza lanare numero quattro …..numero 4 / cocchiaie de rame senza aste numero sette …..numero 7 /
manuele vecchie e marcie di nessun servitio numero tre …..numero 3 / Nello torrione di Sancta Croce in una suppinna / scoverta / tersa columbrina lungo palmi undici e mezo de libre tridici / di bocca et dudici di balle con girlanda vicino lo torione / et l'arme di Sua Maesta con fiamme mastro Domenico 1546 con campana / dentro uno scudo nella culata fiamma, et testa de moro / con cascia rote ferrate, e asso in ordine e manca una / cudetta di ferro alla cascia …..1 / sacro lungo palmi undici e mezo de libre nove de bocca, et / otto de balla con fogliame in bocca fino li torrioni lavorato / de vite con l'arme del Marchese di Trevico Ferdinandus / Loffredus MDXLVIII V fronde fino li torrioni e alli / torrioni 2080 con cascia rote ferrate, e asso rotto …..1 / falconetto longo palmi otto de libre tre di bocca, et dui di balla in / bocca fogliame nelli torrioni l'arme di Sua Maesta et l'arme // [c 8] di Don Pietro di Toledo al focone campana con cascia vecchia / rote ferrate et asso in ordine …..1 / cocchiare di rame numero tre vecchie …..numero 3 / aste senza lanare numero tre …..numero 3 / scaletta per accavallare l'artigliarie …..1 / banco di legname per mettere sotto li pezzi di dette artigliarie …..1 / Nel torrione di Santo Martino dentro una / suppinna meza scoverta / sacro longo palmi diece de libre nove de bocca et 8 di balla con / fogliame in bocca et scudo in bianco e A sotto lo scudo / alli torrioni 1682 con cascia rote ferrate e asso rotto …..1 / sacro d'otto facci lungo palmi diece di libre sette de bocca / e 6 de balla con fogliame in bocca et dalli torrioni à basso / ASMDV opus Battiste, et di poco servitio perche tiene poco più / di meza bocca nella colata, et è pericoloso nel sparare / con cascia rote ferrate, et asso in ordine, et in una testa / de le rote manca una vira di ferro …..1 / mezo sacro longo palmi nove, et tre quarti de libre cinque è meza / de bocca, et 5 di balla d'otto facci con dui cornici in bocca / et scudo con dui leoni, et gigli nelli torrioni 1010 con cascie / rote ferrate, et asso in ordine mancano dui vire nelle teste / delle dui rote …..1 / falconetto lungo palmi otto e mezo di libre dui e meza de bocca et / 2 di balla con l'arme di Sua Maesta e di Don Pietro di Toledo mastro / Cola Scuarcia pino mi fece al focone coverchio di bronzo / mancano dui vire di ferro alle teste delle rote …..1 // [c 8v] falconetto uno longo palmi sei e dui terzi de libre dui de bocca / et una e meza di balla con aquila con dui teste al focone / gigli con cascia rote vecchie ferrate, et asso mancano /
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città sopra li dui torioni dui piastre di ferro …..1 / mezo sacro tondo longo palmi sette e tre quarti di libre / quattro e meza de bocca, et quattro de balla in bocca / girlanda et scudo in bianco A nelli torrioni girlanda in / culata 767 con cascia rote ferrate, et asso in ordine …..1 / cocchiare con loro aste vecchie numero quattro …..numero 4 / lanare con loro aste vecchie numero tre …..numero 3 / Nello torrione di Santo Iacobo in una / suppina scoverta / sacro uno longo palmi diece e mezo de libre sei e meza de bocca, et / sei de balla in bocca girlanda nelli torrioni l'arme del / Marchese della Tripalda con colata ritorta nelli torrioni / con cascia rote ferrato, e asso …..1 / mezo sacro lungo palmi diece di libre cinque e meza de bocca / et 5 di balla in bocca girlanda alli torrioni l'arme / di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo Cola Squarciapino mi fece / MDXXXX al focone giglio con cascia rote ferrate, e asso …..1 / sacro lungo palmi diece de libre 9 de bocca, e otto di balla in bocca / girlanda nelli torrioni 1632 lavorato di fogliame fino / li torrioni con cascia rote feriate, et asso …..1 / mezo sacro palmi otto e mezo de libre 4 ½ de bocca, et quattro de balla / in bocca fogliame, et scudo in bianco A nelli torrioni 791 / con cascia rote ferrate, et asso in ordine …..1 // [c 9] falconetto longo palmi otto e mezo di libre dui e meza de bocca, et / 2 di balla con l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo / mastro Cola Squarcia pino me fece allo focone coverchio / di bronzo con cascia rote ferrate, e asso in ordine …..1 / falconetto longo palmi otto e mezo de libre 2 ½ de bocca, et 2 / de balla alli torrioni l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro / di Toledo mastro Cola Squarciapino me fece allo focone / serena mancano dui piastre sopra li torrioni e cudette …..1 / cocchiare de rame con loro aste numero sei …..numero 6 / aste senza lanare numero sei …..numero 6 / manuele marcie fatte in pezzi de nullo servitio numero tre …..numero 3 / Sopra la torre mastra / mezza colombrina de palmi tridici de libre venti de bocca, et / dicidotto de balla con fiamme, et arme di Sua Maesta, et / campana dentro uno scudo mastro Giovanni Domenico campanaro / 1544 al focone serena con corona, et testa di moro / con cascia rote ferrate, et asso rotto manca uno pierno / di ferro nella cascia …..1 / mezo sacro tondo disboccato pieno di fontane longo palmi dece / de libre 5 ½ di bocca et 5 di balla alli torrioni girlanda / con l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo mastro Cola Squar_ cia pino me fece allo focone girlanda con cascia rote / ferrate, et asso mancano dui pierni di ferro alla / cascia, et una rota è rotta …..1 //
[c 9v] mezo sacro longo palmi diece dela medesima bocca, et colibra alli tor_ rioni girlanda con l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo / mastro Domenico campanaro de Tortorice me fece et campana / 1540 con cascia rote ferrate, et asso mancano dui pierni di ferro …..1 / cocchiare de rame per dette artigliarie numero tre …..3 / Nell'armeria / archibugi con loro cascie vecchie numero sessanta sei …..numero 66 / fiasche con loro fiaschelli de corame con cordoni, et fiocchi / de capisciola, et altro de diversi colori numero cento …..numero 100 / picche con loro ferri numero ottanta nove …..numero 89 / incudena piccola una …..1 / incudena con le braccie lunghe per chiodare cuscialetti una …..1 / tanaglie paro uno …..1 / lima quatra una …..1 / lima tonda una …..1 / gubia una …..1/ broccaglio uno …..1 / forfici paro uno …..1 / chiodi capuzzati vecchi numero mille e novecento …..1900 / taccie piccole vecchie numero mille e trecento …..1300 / cancaretti numero cento sessanta dui …..162 / rosette stagnate numero quattro cento …..400 / fibie stagnate numero dui cento novanta …..290 / balloctere per far balle numero sessanta sette …..67 / smeriglio per annettare l'arme dentro uno bocale rotuli / dui e mezo …..rotuli 2 ½ // [c 10] suacto rosso pezzo uno de rotuli tre, et un quarto …..rotuli 3 ¼ / banco uno vecchio per mettere l'incudena …..numero 1 / banco uno vecchio per annettare l'arme di nessun servitio …..numero 1 / bastone uno vecchio per annettare l'arme …..numero 1 / mascoli di bronzo de differenti colibre venti dui et li / altri dui rocti furo consignati a detto mastro Giovanni Maria Cupito / insieme con detto sacro rotto per fundire detto pezzo per il castello / di Gallipoli in virtù di detto ordine dello detto Illustrissimo Signor Duca / dele Noci de 9 agosto 1609 …..numero 22 / panare di cacciar terra vecchie, et fracite quali non / se ponno numerare per esserno fatti polvere disse / esserno state numero 126 …..numero 126 / diverse sorti di legnami in più partite quali forno de / cascie vecchie d'artigliarie assi rotti (et ponti) vecchi / et cascia fù del sacro rotto vecchia et marcia / rote d'artigliaria senza ferri vecchie di nessun servitio numero otto …..numero 8 / zappe late vecchie et parte rocte con l'aste vecchie / et rotte numero dicisette …..numero 17 / zappe strette con loro aste numero sedici …..numero 16 / pale di ferro vecchie et parte rotte con loro aste / vecchie numero venti una …..numero 21 /
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II mazze di ferro con loro aste numero cinque …..numero 5 / peconi con loro aste numero cinquanta quattro …..numero 54 / zocco uno con sua asta …..1 / cocchiare de rame d'artigliaria de differenti colibre / vecchie senza aste e di nessun servitio numero sedici …..16 // [c 10v] crapia con sui ferri una per accavallare l'artigliaria …..1 / tavole vecchie di nullo servitio numero otto …..numero 8 / trozze seu taglie di ferro due con sue rotelle di bronzo / per tirar l'artigliarie ad alto et altro …..(7) / Balle di ferro colate videlicet /
miccio venne da Napoli l'anni passati rotuli mille / quattrocento settanta …..rotuli 1470 / bambace filata vecchia de poco servitio netta di tara rotuli otto …..rotuli 8 / capo piano vecchio rotto et di poco servitio rotuli centoventisei …..rotuli 126 / zolfo reposto in cascie vent'una pesate con tutta la tara / rotuli tre tre millia quattrocento ottanta …..rotuli 3480 / zolfo altro reposto in cascie venti tre con la tara rotuli 4311 ….. rotuli 4311 / zolfo reposto in otto cascie con la tara rotuli mille cento / quaranta nove e mezo …..rotuli 1149 ½ / rasa pina reposta dentro dui barili brutta di tara / rotuli cento tretacinque e mezo …..rotuli 135 ½ // [c 11v]
Balle di ferro colate in alia //
vetriolo dentro una cascia brutto de tara rotuli cinquanta / quattro e mezo …..rotuli 54 ½ / pece negra dentro dui cascie con tre barili rotti et una / pignata dentro brutto di tara rotuli duicento cinquanta tre e mezo …..rotuli 253 ½ / pece de Spagna dentro tre barili brutto de tara rotuli trecento / trent'uno e mezo …..rotuli 331 ½/ chiodi de mezo piede dentro una cascia brutti de / tara rotuli ottantasei stante che mezo rotulo servette / per accomodare la porta dello ristiglio …..rotuli 86 / azarone netto di tara rotuli cento setttantatre …..rotuli 173 / azari bresciani netti di tara rotuli cinquantasei …..rotuli 56 / stagno in pani dui rotuli quindeci …..rotuli 15 / lo bronzo in pezzi quattro che fù del sacro rotto fù / consignato a detto Giovanni Maria Cupito per fundire il detto pezzo / per lo castello di Gallipoli in virtù di detto ordine dell'Illustrissimo / Signor Duca dele Noci de 9 agosto 1609 fù di peso / rotuli settanta cinque …..rotuli 75 / pierni seù centroni grandi di ferro necti di tara / rotuli cinque …..rotuli 5 / chiavette d'artigliarie numero duicento ottanta dui …..numero 282 / rame filata grossa in matasse ottanta otto / nette di tara rotuli dui …..rotuli 2 / rame filata grossa in matasse venti netti di tara rotuli / sette …..rotuli 7 //
[c 11]
[c 12]
balle de libre sette numero cento quaranta settecento quaranta sette …..numero 147 / de libre cinque numero cento …..numero 100 / de libre tre numero trecento novanta sei …..numero 396 / piombo in pezzi netto di tara rotuli mille seicento sessantacinque rotuli 1665 / piombo in piastre cento, et otto netto di tara rotuli duicento / venti tre …..rotuli 223 / ferro in spiagie et bastoni netto di tara rotuli due millia / trecento sessanta dui …..rotuli 2362 / corda seù miccio netto rotuli trecento ottanta uno netto / di tara …..rotuli 381 / corda grossa e mezana rotuli cinquanta dui, et un quarto / netta di tara, et un rotulo e un quarto à complimento de rotuli cinquanta / tre e mezo servute per la campana del corpo della / guardia …..rotuli 52 ¼ / corda suttile netta di tara rotuli quaranta tre …..rotuli 43 /
ferro filato in matasse netto di tara rotuli sette …..rotuli 7 / argento vivo dentro una scatola di legno netto / di tara rotuli cinque e mezo …..rotuli 5 ½ / oglio de noce dentro uno fiasco de foglie di latta / brutto di tara rotuli diece …..rotuli 10 / oglio de sasso dentro uno fiasco di rame brutto di tara / rotuli dudici e mezo …..rotuli 12 ½ / oglio de lino dentro dui mezi stari brutto di tara / rotuli sidici …..rotuli 16 / oglio de lauro dentro una pignata con una scutella / allo fondo brutto di tara rotuli otto …..rotuli 8 / oglio di trementina dentro uno vaso di creta / piccolo rotto nella bocca brutto di tara rotulo uno …..rotulo 1 / trementina dentro nove bocali di creta brutti di /
balle di libre undeci numero duicento venti sette …..numero 227 / balle de libre sei numero cinquecento …..numero 500 / de libre quatto et cinque numero settecento sessanta quattro numero 764 / de libre sette settecento sessantaquattro …..numero 764 / de libre sette, et otto cinquecento settanta cinque …..numero 575 / de libre quindeci, et dicidotto trecento cinquanta quattro numero …..354 / de libre quattro quattrocento venti otto …..numero 428 / de libre dui mille quattrocento e quattro, et / quindeci altre fin al numero de mille quattrocento e / dicinnove son state consignate à Donato Antonio / Tangolo vicecastellano del castello di Santo Cataldo d'ordine / dell'Illustrissimo Signor Duca dele Noci de 18 di magio 1609 in / militie folio 87 …..numero 1404 / d'onze quattro numero novanta nove …..numero 99 / d'onze sei numero dui cento sessanta tre …..numero 263 / Balle di piombo con dadi di ferro dentro / balle de libre sette numero cento trenta …..numero 130 / de libre sei duicento trenta sei …..numero 236 / de libre quattro trecento sessanta …..numero 360 /
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città tara rotuli venti quattro e mezo …..rotuli 24 ½ / caldare dui grandi per refinare il salanitro …..numero 2 / martelli dui uno per conciare lo molino e l'altro / per far balle …..numero 2 / balle piccole d'archebugi numero quattro cento ottanta …..numero 480 / taccioni piccoli numero quattro cento …..numero 400 / forme otto de pietra per far balle …..numero 8 / sale negro dentro una pila misurato alla misura / del sale tomoli sessanta sette, et quarantali dui stante che / quarantali sei serverono per accomodare il furno nel mese d'aprile / passato …..tomoli 67 quaratali 2 // [c 12v] balle di pietra d'artigliaria de differenti colibre numero / novecento trenta …..numero 930 / Robbe della ferraria manteci grandi con sua croce di legno paro uno …..1 / incudena una grande di ferro …..1 / pietra mola grande una col suo banco di legno …..1 / mazze grandi di ferro numero quattro …..numero 4 / annettaturo per lo foco uno …..1 / martelli dui di ferro con loro aste …..numero 2 / tagliaturo uno per l'incudena …..numero 1 / cacciaturo per cacciare l'untroni dele rote …..1 / sofice uno per busciare le zappe …..1 / forcina una vecchia per incantare le rote di nessun / servitio …..1 / lime dui d'alaro …..numero 2 / pontillo uno tundo …..1 / martelli dui altri …..numero 2 / pontilli grandi e piccoli tre …..numero 3 / uncini per incantare le rote numero cinque …..numero 5 / morsella una …..1 / chiovare tre grandi e picciole …..numero 3 / pontilli vecchi numero quattro …..numero 4 / tagliaturo uno vecchio …..1 / compassi vecchi paro uno …..1 / tanaglie grandi et picciole para sette …..numero 7 / tanaglie turte per far feminelle paro uno …..1 // [c 13] martello uno grande …..1 / tagliaturi quattro …..numero 4 / scarpelli grandi e piccioli tre …..numero 3 / profese per li manteci paro uno …..1 / molino per far la polvere con sua pietra et rotelli con dui / mortari grandi et dui piccoli con metallo à basso in ordine …..1 / molino per pistare il carbone per far polvere solamente con la pietra / trave rotto, et marcio di nessun servitio …..1 / molino dove si macina lo grano in ordine …..1 / mattera una per asciuttare la polvere …..1 /
tavole di furno vecchie quattro di nessun servitio …..numero 4 / pietre dui che furo del molino vecchio di nessun servitio …..numero 2 / alcantie seù pignate di creta per far foco artifitiale / da cinquecento in circa per essercine molte rotte in pezzi …..numero 500 / carbone di ferraria vecchio estimato per mastro Giovanni Maria Tangolo / cantare ventisette in circa di poco servitio dello quale ne son / stati pigliati rotuli cinque per accomodare li ferri dela / porta di detto ristiglio …..rotuli 2675 / carbone di lauro estimato per lo sudetto cantare quarantacinque / in circa di nullo servitio …..rotuli 4500 / argana una di ligname con lo spito per tirare pietre marcia / et di nessun servitio …..1 / crocco di ferro per detto servitio …..1 / morali dui vecchi marci di nessun servitio …..numero 2 // [c 13v] cascie d'artigliaria senza nessuna guarnitione di ferro / numero sei …..numero 6 / cascie vecchie venti quattro dove steva lo salanitro …..numero 24 / cascio rotuli quattro cento fra quali ce ne sono rotuli cento venti / vecchio et il resto della nova racolta …..rotuli 400 / fave tomola cento cinquanta cioè cento dell'anno passato / et cinquanta della presente nova racolta …..tomoli 150 / orgio raso della presente nova racolta in una camera di detto / castello tomoli duicento …..tomoli 200 / grano vecchio russo dell'anno passato in uno salone / di detto castello tomola otto cento mesurato per Giovanni Donato / Conte e (comp...) bastasi …..tomoli 800 / grano vecchio dell'anno passato russo in uno / camerone di detto castello tomola trecento venti misurato / per li istessi …..tomoli 320 / grano vecchio russo dell'anno passato in dui altre / camere tomoli dui cento ottanta …..tomoli 280 / grano novo russo comprato per esso Capitan Mario da Donato / Bardaro d'Oria tomoli seicento come ci ha fatto costare / per copia autentica de la compra di quello stipulata appresso / l'atti dela Bagliva d'Oria à 6 d'ottobre 1609 quale disse / havere in Oria et non haverlo ancora intromeso per / mancanza di carrette …..tomoli 600 / grano novo russo tomoli trecento comprato per lo Capitan Mario da // [c 14] Giovanni Maria Scalfo d'Oria come ci ha fatto costare per copia / autentica della compra di quello stipulata appresso l'atti / della Bagliva d'Oria nel medesimo giorno quale disse / non havere intromeso per la sudetta causa …..tomola 300 / oglio reposto in una postura di detto castello dentro dui / pile stara duicento novanta quattro …..stara 294 / vino reposto dentro la cantina in cinque botti de / vino vecchio barili dui cento venticinque …..barili 225 / vino reposto nell'istessa cantina in botti venti una / de vino novo de la presente racolta barili otto cento / et quattordici …..barili 814 /
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II aceto reposto dentro la lamia in otto botti barili / cinquecento trentacinque scandagliati per mastro Alessandro / Mastrillo tanto delli aceti quanto delli vini …..6535 / botti vacui dicissette fra quali ce ne sono dui / cascate in doye, et otto altre di poco servitio …..numero 17 / tini dui vecchi uno impiedi e l'altro in pezzi …..numero 2 / legne grosse d'oliva reposte sotto la cavallerizza / grande estimate in carrette ottanta …..numero 80 / polvere d'archibugio reposta nella casella di sopra / alla torre mastra in barili quarant'una fra quali ci ne / sono barili vent'una di poco e nessun servitio rotuli mille / seicento quaranta otto, et dui terzi atteso che rotuli trenta / dui à complimento de rotuli mille seicento ottanta et dui terzi // [c 14v] furno consumati per le salve ordinarie di Santo Iacobo del Corpo di / Cristo, et dell'Ascentione nel passagio dele processioni / d'avanti detto regio Castello conforme al solito …..rotuli 1648 2/3 / archibugi con loro cascie in ordine duicento cinquanta …..numero 250 / fiasche di velluto con loro fiaschelli con cordoni et / fiocchi de capisciola de diversi colori numero duicento cinquanta …..numero 250 / ballottere per far balle numero duicento cinquanta …..numero 250 / ferri de picche vecchi tre di poco servitio atteso l'altri nove / se son posti nelle loro aste …..numero 3 / Monitioni di rispetto archibugi con loro cascie in ordine numero cinquanta cinque …..numero 55 / fiasche con loro fiaschelli de coyro con cordoni e fiocchi de / diversi colori numero cinquanta tre …..numero 53 / ballottere per per detti archibugi numero cinquanta cinque …..numero 55 / miccio cantare dicinnove e rotuli novanta dui …..rotuli 1992 / picche con loro ferri numero duicento trenta …..rotuli 230 / polvere d'archebugio dentro la lamia nova sopra la / torre mastra reposta in barili dui cento novanta / quattro e meza è rotuli undecimillia cinquecento / venti otto e un sesto netti di tara atteso vi ha fatto costare havere / consignato barili dui e meza rotuli cento netti di tara / quali con la tara di dui barili sono rotuli cento e undeci / a Capitan Giovanne de Morales et per esso à Giovanne de Spinola / suo capo di squadra e procuratore in virtù d'ordine // [c 15] dell'Illustrissimo Signor Duca dele Noci spedito à 7 di magio 1609 / registrato in militie folio 74 et di più barili dui altri à / Donat Antonio Tangolo vicecastellano nel Castello / di Santo Cataldo quali pesano rotuli novant' uno / brutti di tara et netti di tara furo rotuli ottanta / furo consignati per altro ordine di detto Illustrissimo Signor Duca / spedito à 18 di magio 1609 registrato in militie 87 …..rotuli 11528 1/6 / piombo in pane netto di tara cantare trenta quattro / e rotuli quindeci …..rotuli 3415 / statere para dui uno grande, et uno piccolo /
con la coppa di rame …..numero 2 / le quali sopradette monitioni si di vitto come di guerra et di / rispetto nel presente inventario descritte, et annotate / se sono ritrovate in detto regio Castello nelli sudetti lochi / ut supra descritti quali li si conservano, et stanno à carico di / detto Capitan Mario Pagano locotenente vicecastellano et Signore procuratore generale / del detto Illustre marchese Enrico Loffredo regio Castellano / d'esso regio Castello onde in fede del vero certezza dela / regia Corte cautela et indennita d'esso Capitan Mario nomine / quo supra l'havemo firmato da me per proprie mani, e sigillato col / nostro solito sigillo in Lecce à 25 d'ottobre 1609.
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città
Appendice documentaria 4
[170]
AS Lecce, Protocolli Notarili, GARRAPA G., 46 / 23; Not. in Lecce, 8 ottobre 1618, cc. 166 – 184v
con frange del medesimo colore / videlicet casubula stola, manipolo, e panno de altare / de armosino pavonazzo guarnito con seta / gialla bianca, et pavonazza, et il panno de / altare con frange del medesimo colore / videlicet casubula, stola, manipolo, e panno de altare / de armosino negro guarnito de seta russa / gialla, e brunzina, e il panno de altare / con frange del medesimo colore / videlicet uno cameso, et ammitto de tela della Cava con / frange de filo bianco à torno di basso, cingolo / di filo bianco, e coverta de sangallo verde / per coprire il panno de altare / videlicet uno calice con patena, e coppa d'argento indorato / et il piede de rame indorato / videlicet uno messale novo con li segnali de seta / coperte due per il calice una de armosino / verde, e l'altra de armosino pavonazzo / tovaglie de altare due con frange e sfilati / chiavi grandi, e piccole numero quaranta due …..pezzi 42 / stendardo uno rotto fatto in pezzi de nessun / servitio et un pezzo dell'albore di detto stendardo / pure de nessun servitio …..pezzo 1 / una croce de ferro che steva sopra detto stendardo / con una balla grande di rame ammaccate, e / guasta …..1 / campana una con l'immagine di Nostra Signora Sancto Iiacobo / con lettere che dicono mastro Vincenzo Patitari de / Gallipoli MDLXXXIII de peso de rotola cento, e / tredici la quale stà sopra il corpo della guardia …..pezzo 1 / campane piccole tre le quali stanno nelli //
Consignatio Regiarum monitionum / Regi Castri Civitatis Litij pro / Petro Hortis Della Fuente […] [169v.] Iesus Maria Inventario delle monitioni dè Vitto de Guerra e de / rispetto del Regio Castello di questa città di Lecce / fatto per noi Rafaele di Rao officiale della Regia Scrivania / de ratione in detto castello, e Stefan de Pennalosa / officiale della Vediotaria Generale in detto castello con / la presentia, e richiesta de Pedro Ortiz della Fuente / logotenente Vicecastellano e Procuratore del Signor Marchese / Enrico Loffreda Regio Castellano in detto Castello per / inviarse nella Regia Camera della Summaria incominciato à / 15 decembre 1617 del modo sequente videlicet: / Imprimis uno vestimento per celebrare le sante messe qual / consiste in uno cameso vechio, tovaglie d'altare / con frangie di seta carmina panno d'altare, e / pianeta di damascho carmino figurato guarnito / con pezzelli d'oro, un crocifisso di legno con pezzo / di tela turchina quatro coscini de tela lavorati / cioè dui di seta negra dui altri di seta cremosina / un scambello di legno nel pie dell'altare, et / un altro per inginochiare, una campanella / per far li segni alla messa, et un altro piccolo / senza battaglia rotto, un messale vechio de / poco servitio / videlicet un altra casubula, stola, manipolo, e panno / d'altare de damascho biancho guarnito con trenetta / de seta biancha, et il panno d'altare con frange / dell'istesso colore / videlicet casubula stola manipolo, e panno d'altare / de armosino verde guarnito con trena de seta / gialla rossa, e bronzina et il panno d'altare //
[170v] torrioni di esso castello …..3 / picche con loro ferri che stanno nel corpo della / guardia numero trenta una …..31 / alebarde cinque rotte vechie de nullo servitio / dui con l'aste, e tre senza aste …..5 / alebarde dudeci cioè otto guarnite de velluto / de treppa vechie tre senza velluto per esserne / cascato in pezzi marcio, e l'altra rotta senza /
asta …..12 / aste de arteglieria con suoi refilatorij ottanta / due …..82 / cascia una de tamborro vechia in ordine …..1 /. Arteglieria di bronzo nel corpo / de guardia Mezzo cannone petrere longho palmi / sette de libre numero 13 de bocca, e dudeci de balla / con due scudi uno con uno leone e l'altro / con una campana, et 1546 con cassa ruote / ferrate, e asso in ordine …..1 / smerigli sei lunghi palmi quattro l'uno d'onze / sei di bocca e cinque di balla con Arme Imperiali / fra li quali nci n'è uno di otto facci stanno / in terra senza casse ne ruote di poco / servitio …..6 / smeriglioni sei falconetti dui de libra una / di bocca l'uno, uno longho palmi sei e l'altro / palmi 53/4 al focone campana, il quale è rotto in / cinque pezzi nella salva solita del Corpo / di Cristo di questo anno come ci han fatto // [171] costare l'artiglieri di detto castello, et l'altro con l' / Arme Imperiale stanno in terra senza casse / ne ruote di poco servitio …..2 / Nel Torrione della Trinità Il sacro tondo longho palmi 101/2 de libre otto / di bocca, e sette di balla con fogliame in / bocca, scudo in banco, a sotto nelli tor_ rioni 1730 - manca, e fu consignato à due / agosto 1617 ad Andrea de Navas capo / de squadra del fuorte di Brindisi procuratore / del castellano (Gioacchino) de Ortiz de Mestanza / del fuorte predetto mediante procura stipulata per notaro Leonardo Aloysio de Brindisi à primo agosto 1617 detto / in virtù de ordine de Giovanni Thommaso Spina Capitano / à Guerra in questa Provincia à 27 di luglio 1617 / registrato in mastrodattie folio 142 à tergo con insertione d'ordine /
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II de Sua Eccellenza de 24 giugno 1617 per Petro Ortiz / della Fuente Teniente in detto castello di Lecce / il quale pezzo se consignò sguarnito in nostra / presenza per servitio di detto forte de Brindisi / li ferramenti del retroscritto sacro stanno à carico / di detto Petro Ortiz ma il legname è rotto, et / guasto di nissun servitio / mezzo sacro tondo longho palmi otto, e mezzo / de libre tre, e mezza di bocca, e libre tre di / balla con l'Arme de Sua Maestà, e di / Don Pedro di Toledo mastro Cola Squarciapino / mi fece, filato mezzo palmo sopra lo focone / et sguarnito, et in terra à cause che per la / vechiaja, e due salve fatte per ordine di / Sua Eccellenza per la festività della Santissima // [171v] Concetione de Maria Vergine, s'è fracassata / e rotta, et tutto il ferramento di quella, è / in essere ma di poco servitio …..1 / mezzo sacro tondo longho palmi otto, e mezzo / de libre quatro, e mezza di bocca, et quatro de / libre quatro, e mezza di bocca, et quatro di balla / con leone dentro uno scudo alli torrioni FL(3)AC / nelli torrioni 660 - sta sguarnito, et in terra / per la causa predetta il ferramento di quello stà in potere / del detto Teniente eccetto due vidette, et / una vira di ferro della testa di ruota che / non nci sono state conforme nel'altri inventarij / per noi presentati …..1 / falconetto uno de otto facci longo palmi otto / e mezzo de libre due di bocca con le Arme / di Sua Maestà nella culata serena con corona / campana sguarnito di legname per la sudetta / causa li ferramenti del quale è di poco servitio / mancano due cudette, et una vira che / non ci sono state nell' inventarij per noi / presentati …..1/ il mezzo sacro tondo che seguita longo palmi / diece, e mezzo de libre sei di bocca e cinque di / balla con punto alla mira Arme del marchese della Tripalda nella culata una testa di / donna manca e fu consignato al fuorte / di Brindesi conforme il primo di questo / torrione sguarnito /
li ferramenti del detto mezzo sacro sono impotere / del detto Teniente di poco servitio il legname / è guasto, e fatto in pezzi per la sudetta causa // [172] aste vechie senza lanare numero quatro …..4 / cochiare di rame, e senza aste numero sette …..7 / manuele marcie, e vechie di nessun / servitio numero tre …..3 / Nel Torrione di Santa / Croce Una terza columbrina longha palmi undeci / e mezzo de libre tredici de bocca, e dudeci / de balla con giorlanda vicino lo torrione / e l'Arme de Sua Maestà et fiamme mastro / Domenico 1546 con campana dentro uno / scudo nella culata fiamme, e testa de / moro sguarnito et in terra il legname / marcio è fatto in pezzi per la sudetta / causa il ferramento di quella è di poco servitio / manca una videtta di ferro nella cassa / che mai ci è stato inventariata per noi …..1 / il sacro tondo longho palmi undeci, e mezzo / de libre nove di bocca et otto di balla con / fogliame in bocca fino alli torrioni lavo _ rato de vite con l'Arme del marchese della / di Trevico Ferdinandus Loffredus MDXLVIII / V fronde fino alli torrioni, et alli torrioni / 2080 manca, e fu consignato sguarnito / per il fuorte di Brindisi ut supra il legname / di quello fracito, e fatto in pezzi / li ferramenti di quello sono impotere del / detto Teniente di poco servitio / falconetto uno longo palmi otto de libre tre / di bocca, e due di balla in bocca fogliame // [172v] nelli torrioni l'Arme di Sua Maestà, e di / Don Pietro de Toledo al focone campana, / il quale sta in terra, et il legname fracassato / è marcio de nissun servitio et il ferro / è in essere mà di poco servitio …..1 /
cocchiare di rame vecchie numero tre …..3 / aste senza lanare numero tre …..3 / scaletta una per accavallare l'artigliaria …..pezzo 1 / banco uno di ligname per mettere sotto / li pezzi di dette artigliarie …..1 / Nel Torrione di Santo Martino / Il sacro longho palmi diece de libre / nove di bocca, et otto di balla con fogliame / in bocca, e scudi in bianco et A sotto / lo scudo alli torrioni 1682 - fu consignato / sguarnito per il forte di Brindisi con_ forme l'altri ut supra, et il ligname di / quello, è marcio, è fatto in pezzi de / nissun servitio / li ferramenti del quale sono in essere de / poco servitio, et un canto della ruota, è rotto / un sacro de otto facci longo palmi diece de / libre sette de bocca, e sei di balla con / fogliame in bocca, et dalli torrioni à // [173] basso ASMDV opus Battistae è di poco / servitio perche tiene poco più de mezza / bocca nella culata è pericoloso nel / sparare sta in terra sguarnito il / legname è fracido, et in pezzi, li / ferramenti sono di poco servitio / manca una vira nella testa di ruota / che mai, è stata per noi inventariata …..pezzo 1 / mezzo sacro longho palmi nove, e tre quarti / di libre cinque e mezza de bocca, e cinque di balla / d'otto faccie con dui cornici in bocca e scudo / con due leoni, e gigli nelli torrioni 1010 - / con il legname di quello rotto, e marcio in / pezzi, et il ferramento di quello di poco servitio / mancano due vire di ferro nelle teste / di ruote mai inventariate per noi …..1 / falconetto uno longo palmi otto e mezzo de / libre due, e mezza di bocca, e due di balla / con l'Arme de Sua Maestà, e di Don Petro / de Toledo, mastro Cola Squarcia Pino / me fece, al focone coverchio di /
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città bronzo stà in terra, il legname / è fracido, e rotto, il ferro di quello, e in essere / di poco servitio mancano due vire di ferro / non inventariate nell'altri inventarij / per esserno mancate …..1 / falconetto uno longo palmi sei et due terzi / de libre due di bocca, et una et mezza de / bocca con aquila con due teste al focone / gigli stà in terra, et il legname è / fracido, e rotto, et il ferro, è di poco // [173v] servitio mancano due piastre di ferro / per non esserno state inventariate nell'_ / altri inventarij …..1 / mezzo sacro tondo longho palmi sette, e / tre quarti de libre quatro, e mezza di / bocca, e quatro di balla in bocca ghirlanda / con scudo in bianco A nelli torrioni / ghirlanda nella culata 767 sta in terra / il legname, è rotto, è fracido de / nessun servitio, et il ferramento è di poco / servitio ….. / cochiare con loro aste vechie numero …..4 / lanare con loro aste vechie numero tre …..3 / Nel Torione di Santo / Iacobo sacro longho palmi diece, e mezzo de libre sei e menza / di bocca, e sei di balla in bocca ghirlanda nelli / torioni l'Arme del marchese della Tripalda / con colata ritorta nelli torioni stà in terra / il legname, è rotto, è di nissun servitio, et il / ferramento di quello è di poco servitio …..1 / mezzo sacro longo palmi diece de libre cinque, e / mezza di bocca, e cinque di balla in bocca ghirlanda / alli torioni l'Arme di Sua Maestà e di Don Pietro / de Toledo, Cola Squarcia pino me fece MDXXXX / al focone giglio sta in terra il legname, è fracido / de nessun servitio, et li ferramenti di poco servitio1 …..1 // [174] il sacro longho palmi diece de libre nove di /
bocca, et otto di balla in bocca ghirlanda nelli / torrioni 1632 lavorato di fogliame sino li / torrioni fù consignato per il forte di Brindisi / ut supra sguarnito, et il legname, è fracido di nissuno / servitio / li ferramenti del quale sono di poco servitio manca / solamente una videtta di ferro alla cassa conforme / nell'altri inventarij / mezzo sacro longo palmi otto, e mezzo de libre / quatro, e mezzo di bocca, e quatro di balla in / bocca fogliame, e scudo a nelli torrioni 791 - / stà in terra il legname, è rotto, è fracido de / nissun servitio, et il ferro di questo di poco / servitio …..11 / falconetto uno longo palmi otto, e mezzo de libre / due, e mezza di bocca, e due di balla con l'Arme / de Sua Maestà e di Don Pietro de Toledo mastro Cola / Squarcia pino mi fece al focone con coverchio / di bronzo sta in terra il legname del quale / è guasto, è fracido de nessun servizio, et il ferro / di quello è di poco servitio …..11 / falconetto uno longo palmi otto, e mezzo de libre due / e mezza di bocca, e due di balla alli torrioni / l'Arme di Sua Maestà e di Don Pietro de Toledo / mastro Cola Squarcia pino me fece al focone / serena stà in terra la legname, è guasta / di nissuno servitio, et il ferro di quello, è di / poco servitio mancano dui piastre sopra li / torrioni, e codette ut supra …..11 // [174v] cochiare di rame con loro aste numero 6 …..16 / aste senza lanare numero sei …..16 / manuele marcie fatte in pezzi di nullo servitio / numero tre …..3 / Sopra la Torre Mastra / la mezza columbrina lungha palmi tridici / di libre vinti di bocca, e dicidotto di balla / con fiamme, et Arme di Sua Maestà e campana dentro / uno scudo mastro Giovanni Domenico campanaro 1544 / al focone serena, e testa di moro manca / e fu consignata similmente per il forte di /
Brindisi conforme l'altre in tutto sono / pezzi sei consignati per detto servitio si consigno / sguarnita, et il legname, è di nissun servitio / il ferro del quale similmente, è di poco servitio, e / manca solo uno pierno di ferro alla / cassa, e non è stato mai inventariato / mezzo sacro tondo disboccato pieno di fontane / longo palmi diece di libre cinque e mezza di / bocca, e cinque di balla alli torrioni ghirlanda / con l'Arme di Sua Maestà, e di Don Pietro de / Tholedo mastro Cola Squarcia pino mi fece / allo focone ghirlanda sta in terra il / ligname, è guasto di nissun servitio et il / ferramento è di poco servitio manca uno / pierno di ferro dalla cassa …..1 / mezzo sacro tondo longo palmi diece della medesima / bocca, e con libre alli torioni chirlanda con l'arme / di Sua Maestà e di Don Pietro de Toledo mastro Domenico / Campanaro de Tortorice mi fece, e campana / 1540 stà in terra il ligname rotto, è fracido / di nissun servitio et il ferro di poco servitio / mancano dui chochiare …..1 // [175] videlicet cochiare di rame per dette artigliarie numero tre … ..3 / Nell'Armeria / archebuggi con loro cascie vechie numero sessanta / sei …..66 / fiasche con loro fiaschelli di corame cordoni e fiochi / di capisciola, et altri diversi colori numero cento / …..pezzi 100 / piche con loro ferri numero ottantanove …..89 / incudena piccola una …..1 / incudena una con le braccie lunghe per chiodar / coscialetti …..1 / tanaglie uno paro …..1 / lima quatra una …..1 / lima tonda una …..1 / gubbia una …..1 / broccaglio uno …..1 / forbici paro uno …..1 /
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II chiodi capuzzati numero mille novecento …..pezzi 1900 / taccie piccole vechie numero mille e tre / cento …..1300 / (cancharetti) numero cento sessanta due …..162 / rosette stagnate putride e guaste / che à pena si han possuto numerare / de nessun servitio numero quattrocento …..400 / fibie stagnate numero due cento novanta …..290 / ballottere per far balle numero 67 …..67 / smeriglio per annettar l'Arme / dentro un boccale rotola due e mezzo …..2 1/2 (suatto) rosso pezzo uno de rotoli tre, et un / quarto …..3 1/4 banco uno vechio per metter l'incudena …..1 / banco uno vecchio, e fracido per annettar / l'Arme de nessun servitio …..1 // [175v] bastone uno vechio per annettar l'Arme …..1 / mascoli di bronzo de differenti colibre / numero venti due fra li quali ci ni è uno / con una crepatura a basso al focone …..22 / diverse sorte de ligname vechie, e / marcie in più partite quali furno de / casse vechie de artegliarie assi / rotti ponti vecchi, e cassa fu del / sacro rotto vechia, è marcia, e / ruote di artegliarie vechie, e / marcie de nessuno servitio / ruote de artegliaria numero otto …..8 / zappe late, e vechie, e parte rotte / con loro aste numero dicisette …..17 / zappe strette con loro aste numero sedici …..16 / pale di ferro vechie e parte rotte / con loro aste vechie, e rotte numero venti / una …..21 / mazze di ferro con loro aste numero cinque …..5 / peconi con loro aste numero cenquanta quatro …..54 / zocco uno con sua asta …..1 / cochiare de rame de artegliarie / de differenti colibre vechie senza aste / de nessun servitio numero sedici …..16 / crapia una con suoi ferri per accavallare / l'artegliarie …..1 / tavole vechie, e marcie di nissun / servitio numero otto …..8 /
trozze seu taglie di ferro con sue rotole / di bronzo per tirar l'artegliarie / alto numero due …..2 / Balle collate di ferro / Balle di libre undici numero 200 venti sette …..227 // [176] balle de libre sei numero cinquecento …..500 / de libre quatro e cinque numero settecento / sessanta quatro …..764 / de libre sette numero settecento sessanta / quatro …..764 / de libre sette, et octo numero cinquecento settanta / cinque …..575 / de libre quindeci, e dicidotto numero trecento / cinquata quattro …..354 / de libre quatro numero quatro cento quatordici / atteso balle otto che mancano à compimento de / quatro cento venti due nci ha fatto / costare haverle consignate in due / volte a Giovanni Francesco Barba Teniente in / San Cataldo in virtù de dui ordini de Giovanni / Thommaso Spina Capitano à Guerra l'un sotto le 6 / di Giugno prossime passato 1617 e l'altro sotto / le 6 di Dicembre 1617 …..414 / de libre due numero mille tre cento ottanta / quattro …..1384 / de onze numero novanta nove …..99 / de onze sei numero dui cento sessanta tre …..263 / Balle di piombo con dadi / di ferro dentro / balle de libre sette numero cento trenta …..130 / de libre sei numero dui cento trenta sei …..236 / de libre quattro numero tre cento sessanta …..360 / Balle di ferro collate in / alia / de libre sette numero cento quaranta sette …..147 / [176v]
de libre cinque numero cento …..100 / de libre tre numero tre cento settanta / nove atteso balle dicisette à complimento / de balle numero tre cento novanta sei / che havevano da essere l'ha consignato / al detto Francesco Barba mediante li detti / ordini di Giovanni Thommaso Spina chiamati / nelle partite de balle numero quatro cento / quatordici ut supra …..379 / piombo in pezzi netto di tara rotola mille / sei cento, e nove …..1609 / piombo in piastre cento, et otto netto de / tara rotola dui cento venti tre …..223 / ferro in spiaggie, e bastoni rotola tre / cento cinquanta sei atteso rotola due millia / à complimento de rotola due millia tre / cento cinquanta sei che voleva essere et ha / fatto costare haverli consignati in due / volte alla città di Otranto medianti due ordini / di Giovanni Thommaso Spina Capitano à Guerra quali / originalmente vanno con questo inventario uniti / disse servero per far ferramenti per accavallar / l'artigliarie di detta città (secondo) per loro / (appellare) e per lo detto ordine …..356 / corda seu miccio netto di tara rotola / tre cento, et ottanta uno …..381 / corda grossa, e mezzana rotola trenta / e tre quarti …..30 ¾ / corda sottile netta di tara rotola quaranta / tre …..43 / miccio venne da Napoli rotola mille / quattrocento settanta …..1470 // [177] bambace filata vechia di poco servitio netta di / tara rotola otto …..8 / capo piano vechio rotto di poco servitio rotola / cento venti sei …..126 / un sarto rotto de nessun servitio fu del / ponte della porta falsa …..1 / zolfo reposto in casse venti una pesate / con tutta la tara rotola tre millia quatro / cento ottanta …..3480 / zolfo reposto in casse venti tre con la /
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città tara rotola quatto millia tre cento, et / undeci …..4311 / zolfo reposto in otto casse con la tara / rotola mille cento quaranta nove / e mezzo …..1149 ½ / rasa pina reposta dentro dui barili brutti / di tara rotola cento trenta cinque e mezzo …..135 ½ / vitriolo dentro una cassa brutto di tara / rotola cenquanta quatro, e mezzo …..54 ½ / pece di Spagna dentro tre barili brutti / di tara rotola trecento trenta uno, e / mezzo …..331 ½ / pece negra dentro due cascie con tre / barili rotti, et una pignata dentro / brutti di tara rotola dui cento cinquanta / tre, e mezzo …..253 ½ / chiodi di mezzo piede dentro una / cascia brutti di tara rotola ottanta / sei …..86 / azzaro netto di tara rotola cento settanta / tre …..173 / azzari bresciani netti di tara rotola cenquanta / sei …..56 / [177v] stagni in pani dui rotola quindici …..15 / pierni seu centroni grandi di ferro rotola …..5 / chiavette di artigliaria numero dui cento / ottanta due …..282 / rame filata in matassa ottanta otto / netti di tara rotola due …..2 / rame filata grossa in matasso 20 / netta di tara rotola …..7 / fierro filato in matasse netto di tara / rotola sette …..7 / argento vivo dentro una scatola / di legno netto di tara rotola cinque e / mezzo …..5 ½ / oglio di noce dentro uno fiascho de / foglia di lacca brutto di tara rotola / diece …..10 / oglio di sasso dentro un fiasco di / rame brutto de tara rotola dudeci, e / mezzo …..12 ½ /
oglio de lino dentro due mezzi stari / brutto de tara rotola sedici …..16 / oglio di lauro dentro una pignatta con / una scotella allo fondo brutti di tara / rotola otto …..8 / oglio di trementina dentro uno vaso / de creta rotto nella bocca brutto de tara / rotola uno …..1 / trementina dentro nove boccali de / creta brutti di tara rotola venti quatro / e mezzo …..24 ½ / caldare due grandi per raffinare il / salanitro …..2 // [178] martelli dui uno per conciare lo molino, et / l'altro per far balle …..2 / balle piccole de archebugio numero / quattro cento ottanta …..480 / balle de archebuggio numero tre millia / quattro cento ottanta otto …..3488 / taccioni piccoli numero quattro cento …..400 / forme otto di pietra per far balle …..8 / sale negro dentro una pila misurato / alla misura del sale rotola cenquanta / cinque e stuppelli tre …..55 stuppelli 3 / balle de pietra de arteglieria / de differenti colibre numero novecento / trenta …..930 / Robbe della ferraria mantici grandi con sua croce di legno / paro uno …..1 / incudena una grande di ferro …..1 / pietra mola una grande con il / suo bancho di legno …..1 / mazze grandi di ferro numero quatro …..4 / annettaturo uno per lo foco …..1 / martelli diece di ferro con loro aste …..2 / tagliaturo uno per l'incudena …..1 / cacciaturo uno per cacciar l'untro / delle ruote …..1 /
sofice uno per busciar le zappe …..1 / forcina una vechia per incantar le ruote / de nessun servitio …..1 / lime due de azzaro …..2 / pontillo uno tondo …..1 // [178v] martelli dui altri …..2 / pontilli grandi e piccoli numero tre …..3 / uncini per incantar le ruote numero cinque …..5 / morsella una …..1 / chiovare grandi e piccole numero tre …..3 / pontilli vechi numero quatro …..4 / tagliaturo uno vechio …..1 / compassi vechi paro uno …..1 / tanaglie grandi, e piccole para / sette …..7 / tanaglie torte per far feminelle / paro uno …..1 / martello uno grande …..1 / tagliaturi numero quatro …..4 / scarpelli grandi e piccoli numero tre …..3 / profese per li mantici paro uno …..1 / molino uno per far la polvere / con sua pietra, et rotelli e dui / mortari grandi e dui piccoli con / metallo a basso in ordine …..1 / molino uno pistare il carbone per far / polvere solamente con la pietra e trave / rotto, e marcio di nessun servitio …..1 / moline dove si macina lo grano / in ordine …..1 / mula una per detto molino de pelo / bayo castagno gambi negra …..1 / mattera una per asciuttar la polvere vechia …..1 / taule quatro de furno vechie de / nessun servitio …..4 // [179] pietre dui vechie furo del molino / de nessun servitio …..2 / alcantie seu pignate de creta per foco / artifitiale da rotola cinque cento in circa /
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II molte rotte fatte in pezzi de / nessun servitio …..500 / carbone di ferraria vechio quali si va / reducendo in polvere extimato per Gasparo / Zaroti mastro ferraro cantara venti / sette in circa rotola …..2675 / carbone di lauro vecchio extimato per il detto / de nessun servitio cantara quaranta / cinque in circa rotola …..4500 / argana una di legno con spito per / tirar pietre marcia de nessuno / servitio …..1 / crocco uno di ferro per detto servitio …..1 / morali dui vechi marci, e di nissun / servitio …..2 / cascie di artigliarie senza guarnitione / di ferro numero sei …..6 / cascie vechie ventiquatro dove sta / il salanitro …..24 / cascio rotola quattro cento …..400 / fave in uno salone del Crocifisso / riposti in quatro botti, et uno / cistone pagliarizzo misurato / per Oratio Cuculina bastasi et / (complimento) tomola cento cenquanta …..150 / orgio raso in una cameretta piccola / sotto una scala tomola dui cento // [179v] di questa nova racolta passata / misurata per li istessi …..200 / grano reposto nel salon grande tomola / nove cento misurato per l'istessi / della nova raccolta …..900 / grano nel salon del Crocifisso della / presente racolta tomola cinque cento venti …..520 / grano reposto in una camera sotto / la torre mastra della presente raccolta / tomola tre cento ottanta …..380 / grano vechio reposto in una camera / appresso la sudetta tomola dui cento misurato / per li istessi bastasi …..tomola 200 / oglio reposto in tre pile grandi nella / postura di detto Regio Castello stara /
dui cento novanta quatro …..294 / vino reposto in tredici botte dentro / la cantina di detto castello barili / sei cento settanta nove regolato / e misurato per mastro Alexandro / Mastrillo mastro de ascia …..679 / aceto reposto dentro la lamia in botte / numero nove regulato per li istesso barili / cinque cento trenta cinque …..535 / botte vacue vechie e parte cascate / in doye numero dicisette …..17 / [180] tini dui vechi, uno in piedi, e l'altro / in pezzi …..2 / legne di olive dentro detto castello / carrette ottanta exstimate per il detto …..80 / polvere de archebuscio reposta / nella casella sopra la torre mastra / in barili ventinove, e venti una / di quelle sono di poco, e de nessuno / servitio mal condittionati fracidi / e rotti i cerchi che à pena s'han / possuto pesare tutte pesano rotola / mille dui cento e cinque netti di / tara che li rotola dui cento venti / quatro, e due terzi che mancano / à complimento de rotola mille quatro / cento venti nove e due terzi / che volevano esserci ha fatto / costare haverli consumato cioè / nella salva ordinaria di Santo Iacobo / dell'anno 1616 rotola diece / e 2/3 che per discuito non si fece / di scarico di detta salva nell' / inventario dell'anno predetto 1616 che / fatto le 3 di Dicembre detto fu fatto / per me Stefan de Pennalosa officiale / della Vederia Generale in detto castello / et rotola trenta due per le tre salve solite, et ordinarie dell'Ascentione / Corpo di Cristo e San Giacomo / di questo presente anno 1617. //
[180v.] et rotola cento ottanta due che si / consumaro nelle due salve fatte / mediante lettera de sua Eccellenza sotto le 29 / di Novembre 1616 nella Vespra e festi_ vità della Concettione della Madon_ na Santissima del detto anno / 1616 milli dui cento e cinque dico …..1205 / archebuggi con loro casse in ordine numero / dui cento, e venti cinque …..225 / fiasche de velluto con loro fiaschelli / con cordoni e fiochi di capisciola / de diversi colori numero dui cento / cenquanta …..250 / ballottere per far balle numero dui cento / cenquanta …..250 / ferri di piche numero tre …..3 / Monitioni di rispetto / archebuggi con loro casse in ordine / numero cinquanta cinque …..55 / fiasche con loro fiaschelli di coyro / con cordoni e fiochi de diversi colori / numero cenquanta tre …..53 / ballottere per detti archebuggi numero cenquanta / cinque …..55 / miccio cantara 19 e rotola novanta due1 …..992 / piche con loro ferri numero cento trenta // [181] atteso piche cento che mancano à / complimento de piche dui cento trenta / che volevano essere ci ha fatto cost_ are haverle consignate d'ordine / de Giovanni Thommaso Spina Capitano à Guerra / in questa Provincia sotto le 6 agosto / 1617 registrato in mastrodattie folio 3° a tergo / al Università di Otranto e per essa ad / Alexandro Alexi procuratore di quella mediante / procura stipulata per Notaro Monforsio (Guarino) / de Otranto sotto le 8 di Agosto 1617 …..130 / polvere di rispetto dentro la lamia /
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città nova sopra la torre mastra rep_ osta in barili dui cento e quator_ deci, le quali stanno mal condictionate / de cerchi per essernosi infracedati à / pena s' han possuto pesare in tutto / pesano rotola otto millia cento venti / due, e mezzo netti di tara inclu_ / sonci rotola dui cento che de ordine de / sua Eccellenza de sette luglio 1614 furno / consignati per detto Petro Ortiz della / Fuente Tenente di detto castello per servitio / delli soldati del battaglione / e dopo restituiti sotto le due di / Gennaro 1617 al medesimo Teniente, et rotola / cento ottanta nove e mezzo à complimento // [181v.] de rotola otto millia tre cento e dudici / che disse detto Tenente che volevano / esserci ha fatto costare haver li / consignati videlicet: / a Giovanni Francesco Barba vice castellano / del castello seu Torre de Santo / Cataldo in due partite rotola settanta / netti di tara mediante dui ordini de Gio_ vanni Thommaso Spina Capitano à Guerra in questa / Provincia expediti l'uno sotto le sei / di Giugno 1617, et l'altro sotto le / sei Decembre sequente registrato in mastrodattie / folio 109 / et rotola cento, e dicinove e mezzo netti / di tara s'hanno consumati nella / prima Vespera e festività della Concettione / della Madonna Santissima / mediante lettera di Sua Eccellenza de 29 Novembre / 1617 …..8122 ½ / piombo in pane netto de tara rotola / tre millia tre cento, e dicidotto …..3318 / statere para dui uno grande, et uno / piccolo con la coppa di rame …..2 / otto cappotti de panno de cerrito / foderati di friso verde per far la / guardia gli soldati …..8 / dodici mante, e dudeci sacconi //
[182] servono per detti soldati …..24 / le quali sopradette monitioni si di vitto come di guerra de / servitio e rispetto nel presente inventario descritte / et annotate se sono ritrovate in detto / Regio Castello nelli sudetti luochi, le quali / si conservano, e stanno a carico di detto / Pietro Ortiz della Fuente logotenente vice castellano / e procuratore generale di detto Signor Marchese Enrico / Loffredo Regio Castellano di esso Regio Castello / onde in fede del vero certeza della Regia / Corte e cautela di chi aspetta havemo fatto / la presente firmata de nostre mani et sigillata / con li soliti sigilli in Lecce à primo di / Gennaro mille sei cento, et dicidotto 1618 / Pietro Ortiz della Fuente, Rafael / de Rao, Stefano de Pennalosa / locus sigilli. [...]
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II
Appendice documentaria 5 AS Lecce, Protocolli Notarili, PATERNELLO G. C., 46 / 21, Not. in Lecce, atto del 6 maggio 1627, cc. 101v. - 106v. Cautele Pontis Regij castri liciensis / Pro Regia Curia […] [102] Ditte partes asseruerunt coram nobis come in conformità d'ordine / particolare di Sua Eccellenza a detto magnifico capitano Don Fernando diretto / sotto la data in Napoli de 10 Aprile 1627 a noi originaliter / exhibito, et ad esso restituito dovendosi fare il ponte novo di legname / del detto regio castello di questa città di Lecce della porta principale / et accomodare l'altro della porta falsa di detto castello / […] [105v] Capitoli del ponte di legname del regio castello di Lecce per farsi nuovo / conforme qui sotto se dirà, et del ponte della porta falsa: / in primis si farà il ponte di legname della porta principale nuovo tutto cioè / di legname di ruovolo, li travi longhi come anco la lettera di sopra conforme / il modello del vecchio;/ videlicet che la lettera del detto ponte, che sotto al corpo di guardia s'habbia da / fare nuova dell'istessa ligname di sopra;/ videlicet che in detto ponte s'habbia da fare l'incosciada alle bande di legname nova / per levare li pericoli che ponno succedere alli soldati, e che siano di largio; / videlicet che li centroni, et loro piastre di ferro e tutto quanto sarà necessario l'habbiano / da mettere li mastri che pigliaranno detto partito nuove et le vecchie / restino in beneficio della Corte, il ferro che bisognarà se li farà dare / à grana 8 il rotolo; / videlicet che l'istessi mastri habbiano d'accomodare il ponte della porta falsa / che si possa levare , e mettere cioè aprirlo e serrarlo; / videlicet che della legname del ponte vecchio se n'habbia d'accomodare il/ ponte della porta falsa / videlicet che il mastro che pigliarà il sudetto partito habbia subbito da mettere / mano à farlo dando prima pleggeria sicura per cautela della regia Corte / videlicet che subbito chi habiano fatto le cautele del detto ponte se li darà la metà // [106]
la meta delli denari subbito, et il resto fatigando pagando e che lo / habbiano da dare finito per tutto Giugno 1627 / videlicet che le catene che si metteranno in detto ponte siano di lungho / palmi 35 di rovolo nuovo e ben curato in mare e che siano / di grossezza per la parte di fuora un palmo di quadro, e per la / parte di dentro un palmo e terzo di quadro con il suo rofiano/ videlicet che li tavoloni che si metteranno in detto ponte sia dell'istesso rovolo / e di grossezza un quarto di palmo netto / videlicet che le catene di dentro saranno l'istesse d'abeto che stanno in detto ponte / videlicet che sia obligato detto partitario far le banne in detto ponte con li pala_ ustri di largio, et il telare di rovolo, et il sopradetto ponte sia obligato / farlo ben finito per tutto il prossimo mese di Giugno con la perfettione / che si ricerca. Quem... [...] Si bandì la gara per aggiudicare i lavori ed essa fu vinta dal migliore offerente Pietro Antonio Vernaleone di Brindisi per centotrenta ducati.
Spagine n°0 - L’arte di costruire la città
Appendice documentaria 6 AS Lecce, Protocolli Notarili, GUSTAPANE G. F., 46 / 26, Not. in Lecce, atto del 15 ottobre 1646, cc. 620 – 623v. Partitum cum Regia Curte / [620] Die decimo quinto mensis ottobris 15e inditione 1646 / Litij nos Ioseph de Matteis de Litio Annalis / Iudex ad contractus Ioannes Franciscus Gustapane / de eodem publicus et testes infrascripti videlicet Ferdinandus / Boccapianola de Neapoli Matteus Raucus Paulus / Pedaci, et Ioannes Antonus Perulli de eodem Litio viri / quidem litterati. / / Constituiti in nostri praesentia et coram Illustrissimo Domino Don / Franciscus Boccapianola de Neapoli aequite Sancti Iacobi / de spata Tribuno Militum in Provinciis Hydrunti / et Bari ibidem presentem magister Ioseph Ingrossus / et magister Ioseph Pranzo de Litio sponte asseruerunt / coram nobis et dicto Illustrissimo Domino Don Francisco come / havendino inteso che si bandisse il partito / di fare il ponte nuovo del Regio Castello di / Lecce di legname dalla parte della città / con l'infrascritti capitoli e condizioni videlicet / che detto ponte habbi da fare tutto nuovo / cosi di legnami come di ferri eccetto le catene // [620v] et assi di legno per esserno quelli che ci sono / nuovi e di bona qualità e che debbi essere / la legname del detto ponte grossa e di bona / conditione e qualità, e che ha detto ponte a tutte / perfettioni a sodesfactione del detto Signor mastro di campo / e con le sbarre de costati conforme è solito / all'altre castelle. / videlicet che lo dinaro del prezzo che sarà liberato dui /
terzi se ne consegni a detti mastri subito che / sarà liberato detto partito per poter mettere in ordine / li legnami e ferri e tutto quello che ci sarà / di mestiero e l'altro terzo se li paghi in / fine dell'opera che sarà finito et assettato / detto ponte / videlicet che detto ponte si faccia a tutte spese di legnami / ferri fatica e lavoro d'essi mastri che / haveranno detto partito / videlicet che la legname vecchia e ferri vecchi siano a bene_ ficio del partitario e mastri che faranno detto ponte // [621] videlicet che debbino detti mastri incominciare a faticare / e lavorare detto ponte subito che li sarà consi_ gnato il detto dinaro e continuare giornalmente / con ogni esatta diligenza senza perdita di tempo / ita etaliter che fra giorni quindici dopò / detta consegna l'habbino da dare finito, et / assettato, et atto a poterlo esercitare. / E bannendosi dal trombetta avanti del detto Signor / mastro di campo ad alta voce e suono di/ trombetta sulle case della residentia d'esso / Signor mastro di campo dicendo chi vole fare / lo partito di fare il ponte del Regio Castello / di questa città nuovo dalla parte d'essa / città conforme li capituli conparesha avanti / dell'Illustrissimo Signor Mastro di campo Don Francisco Bocca_ pianola a dare l'offerta a chi meno lo fà / che s'appicciarà la candela per liberarsi / E cosi bannendo più e più volte lo detto trombetta / comparve detto Gioseppe Ingrosso et offerse per/ fare detto ponte conforme li detti capituli ducati 50. / Quale offerta accettata per detto Signor mastro di campo // [621v] comparse mastro Giovan Battista maragliulo di Lecce / et offerse ducati quarantacinque. 45 / [seguono le offerte dei partecipanti alla gara di appalto]
Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II
[622v., 11 rigo] Ideo hodie praedicto die coram nobis dicti magistri Ioseph / Ingrossus, et Ioseph Pranzo non vi dolo sua / sponte et omni meliori via ratificando prius / prout ratificant supradicta capitula et omnia et singula / in eis contenta promiserunt et se insolidum obligaverunt / di fare lo detto ponte del Regio Castello di Lecce / dalla parte d'essa città tutto nuovo eccetto / l'assi e catene di legname grossa tavule / ferri novi con le sbarre da costati conforme / conforme l'altri ponti delle castelle et incomin_ [623] ciare a lavorare detto ponte dal giorno che / se li consegnaranno detti dui terzi del detto dinaro / e continuare con ogni diligenza ita et taliter / che fra giorni quindeci dopò detta consegna del / dinaro sia finito detto ponte et assettato e che / sia a tutte perfettioni et a sodisfattione del detto / Signor Illustrissimo mastro de campo servata la forma delli sopradetti / capitoli, e questo per lo detto prezzo ducati venti / sette per li quali fù liberato detto partita al detto / mastro Gioseppe Ingrosso pagandi per la Regia Corte / […] Lo stesso giorno furono rogati due altri atti notarili. Il primo (cc. 624 – 626), immediatamente successivo a quello per la ricostruzione di uno dei ponti del castello leccese, è relativo alla costruzione di “sei cascie e nove cavalletti” per alcuni cannoni del castello di Gallipoli. L'appalto fu vinto dagli stessi mastri falegnami che si erano aggiudicati l'appalto leccese ovvero Giuseppe Ingrosso e Giuseppe Pranzo. L'ultimo atto (cc. 626V – 627v) ha come oggetto la realizzazione della porta grande del cortile del castello di san Cataldo. I lavori furono assegnati agli stessi artefici che avevano vinto gli appalti per le opere descritte nei due atti precedentemente qui ricordati. .
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Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II
Ad illustrare: Uno dei peducci della volta del salone d'onore