spagine
Spagine n°0 - Libri 06
Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri
Libri “Una matinée al Santalucia” di Rocco Boccadamo
La dedizione alla scrittura di Giuliana Coppola
Lecce, martedì 21 gennaio 2014 - anno II
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Spagine n°0 - Libri 06
Lecce, martedì 21 gennaio 2014 - anno II
Quando la parola è viaggio di Giuliana Coppola
E
oggi termina un altro mio viaggio che ha avuto inizio insieme a Rocco Boccadamo “ai primi albori del 2012” e si è dispiegato sino al 21 ottobre 2012, per quasi un anno intero,un viaggio pagina dopo pagina attraverso il suo libro diario “Una matinée al Santalucia, lettere ai giornali e appunti di viaggi”, che, a detta dell’autore, è “una miscellanea di sensazioni, immagini, sentimenti, eventi, riflessioni”. Ho pensato spesso, mentre le pagine scorrevano, a quel che ha scritto Maria Corti “Facendosi la parola viaggio immagine e metafora di un processo sia creativo sia critico, essa al di là della nozione di percorso può significare l’inaspettato, un senso originario della cose, direzione, deviazione, nomadismo della penna o tutte queste cose insieme; vocabolo regale dentro il suo campo semantico e mai del tutto ponderabile: si sceglie un percorso, ma non le avventure che occorrono durante un viaggio…viaggio
dell’autore verso il testo, viaggio di ogni lettore nel testo”. L’ho pensato perché, pagina dopo pagina, mi è sembrato di compierlo anch’io il percorso nell’aspettato e nell’inaspettato, nel noto e nel meno noto, nel passato e nel presente, nel ricordo e nel desiderio del futuro; un rosario di pensieri, di immagini, di sensazioni, di profumi, di colori, sempre così antico e sempre così nuovo, nel miracolo di un’alba che avanza ad oriente, nel fuoco di un tramonto, nel soffio del maestrale, nella serena distesa dell’infinito al di là d’un balcone sospeso sul mare, nel volto d’argento d’una luna piena che si osserva ed accanto si ha il nipotino e tutto assume valore diverso. Rocco Boccadamo pennella paesaggi che non è facile descrivere perché sono davvero così unici da far pensare a creature vive, vere, palpitanti che si offrono allo sguardo e attendono dì essere carezzate ed amate e narrate; Rocco scrive e descrive, con il pudore di un innamorato della sua terra; con l’attenzione di un “osservatore di strada” come egli
si definisce, che possiede un bene grande “il mondo dei ricordi… piccoli o importanti, li rievoco continuamente, intessendo finanche dialoghi con loro, per poi, di volta in volta, serbarli preziosamente in una sorta di tabernacolo espressamente riservato”. Rocco rievoca, intesse dialoghi, conserva e poi regala, scrivendo, agli altri i suoi ricordi. E i ricordi salvano lo scorrere d’una vita, i paesi dell’anima e gli angoli testimoni dello dell’esistenza, i personaggi che fanno parte ormai del mondo del mito, che ogni lettore, se lo vorrà, potrà scoprire, pagina dopo pagina, e ritroverà che appartengono anche alla sua storia personale e gli verrà voglia, ne sono sicura, di risentire voci, di continuare a sognare e ad illudersi, di sperare che tutti leggano le lettere e gli appunti che Rocco ha raccolto e poi, anche di questo sono sicura, ognuno, ogni lettore, avrà voglia di rivolgere un grazie a Rocco e alla sua dedizione alla scrittura che salva e protegge dalla superficiale dimenticanza.
La copertina del libro di Rocco Boccadamo edito da AGM