Spagine scritture 05 la feltrinelli di antonio zoretti

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Lecce, novembre 2013 - anno I

spagine Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

scritture

Scritture

L’abbaglio mainstream di Antonio Zoretti


spagine

C

alze nere su lunghe gambe appariscenti fendono l'ambiente, forzate da tacchi elevati colpiscono gli astanti, ma aiutano le giovani donne, regine della mondanità, ad aprirsi un varco al loro passaggio, sorseggiando in tenero oblio in un calice lungo un veniale nettare rosso, nella nuova vetrina in via dei Templari al n° 9. Abbaglio! Un tempo la Feltrinelli era luogo di studio, ci forniva i suoi testi a noi tutti in via Zamboni a Bologna al n° 1. Ah, quei tempi sono andati, ma spero non siano tramontati, possono ritornare buoni; sempre vigile fu in noi il ricordo di quegli anni passati e ardente la passione di risvegliarli, e perciò pronti e in vena a manifestarli per un domani migliore che spero verrà. Pasolini nell'attingere ai libri diceva: "Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell'esperienza che è la cultura." E Nìcolàs Gòmez Davila non distico da Pasolini: "Il fine della cultura è la lucidità". E invece, ci offuscano la mente, coi loro prodotti, annebbiandoci. E Soren Kierkegaard: "Lascia che

La nostra “civiltà” si sta demolendo Disgregandosi ci frana addosso Le “ bussano con forza alle porte del mondo della cultura, pretendono di farvi irruzione senza limiti né divieti...” di Antonio Zoretti

altri si lagni che i tempi sono cattivi: io mi lagno ch'essi sono miserabili, perchè senza passione". *** Ecco, i tempi ritornano, tutto ritorna nel ciclo vitale, ora è come prima: sono i nostri tempi, piatti, vuoti, vacui, incerti. Insisterò fino alla nausea nel dichiarare: mai curarsi che un diritto acquisito o una conquista avvenuta sia permanente o eterna. No, mai affidarsi al senso testuale, a ciò che è stato scritto o detto, ma concentrare lo sguardo della lucida mente sull'ossatura interna di che tale argomento si compone. È il mantenimento di questo impianto che dobbiamo perseguire e mantenere, i singoli diritti o conquiste sociali seguiranno; altrimenti altri son sempre pronti a toglierceli! Una umanità responsabile e rispettabile è solo intenta a farli rispettare, pena: la sottomissione. I nostri tempi solo di apparizioni necessitano, una luce troppo intensa ci offusca la vista; ci seducono illudendoci e ingannandoci con stucchevoli meraviglie. Col loro splendore restiamo abbagliati. Abbaglio! Un tempo, a Bologna, Feltrinelli faceva cultura, in primis favoriva l'ascesa, indicava il percorso, presenziava il passaggio. Oggi ostenta chimere, invita soldati nullafacenti a trascorrere leserate e a regalare ebeti sorrisi a

damigelle crude ed indifferenti che non s'accorgono nemmeno del posto in cui stanno. Calzoni, frittelle ed arancini son pronti ad esser serviti e consumati; il bar è ben fornito, dall'alba al tramonto si può chiedere di tutto. I tavoli son sufficienti, di dentro e di fuori, se piove o tira vento; i libri non disturbano, son di contorno, si mangia lo stesso. I camerieri son pronti ovunque. C'è pure l'ascensore, i musici non mancano. Che bell'invito, si può far sempre festa. Che tristezza! Era meglio un albergo ad ore, dove va su e giù gente che fa l'amore; anche se son coppie sempre uguali, faceva più piacere ospitare amanti d'ogni luogo, almeno ne traevano gusto e poteva divenire un magnifico posto. E non era un abbaglio. Comunque sia... Evviva! Il sabato sera tutti da Feltri..., un panino o tramezzino, un bicchiere di vino, un intermezzo di violino e poi tutti a cantar come se fosse una gran festa, e infine tutti giù per terra. Alè. Un tempo si diceva: "La poesia salverà il mondo." Adesso si dirà: "Feltrinelli salverà il mondo." Nonché il suo culo. Alè. Mah! Forse la mia visione ironica è pretenziosa nell'unire l'analisi sociale e la satira. Ma il leitmotiv dei miei racconti vuole

allargarsi fino a comprendere tutti i luoghi della dimora umana: la natura, la cultura, la storia e infine la "realtà" stessa nella sua inquietante ma esaltante molteplicità - se pur trattata con estrema sintesi (per ragioni ovvie, trattandosi di articoli). Credo, in fin dei conti, che la società e la civiltà si stia demolendo, disgregando, ci stia franando addosso; e le 'ruspe' bussano con forza alle porte del mondo della cultura, pretendono di farvi irruzione, senza limiti né divieti... Ragion per cui noi dobbiamo fare appello a tutte le nostre forze per combattere questa tendenza, pena: il nostro libero pensiero. Andiamo ormai verso una società distopica, dove l'umanità si riduce ad uno stato di progressivo annichilimento, soprattutto morale e spirituale, verso la sua completa autodistruzione. E il dramma consiste nel fatto che è l'uomo comune a voler credere ciecamente alle 'menzogne presentate ad arte', con una subdola martellante propaganda che raggiungono le sfere più intime dell'essere umano, rendendolo non solo passivo e arrendevole, ma entusiasticamente felice di abbracciare tali false prospettive. In definitiva asserviamo il potere, rivolgendo il nostro profondo dissenso verso quanti non sono pronti a fare lo stesso, in quella che è quasi divenuta la rappre-


Spagine n°0 - Scritture 05 Lecce, novembre 2013 - anno I

scritture sentazione di una società fittizia nella quale le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici, e la sola possibilità d'esistenza è nel consenso! Che è una brutta parola, fa pensare alla globalizzazione, alla mondializzazione, al collage di massa. Il potere crea sempre totalitarizzazioni. Siam sempre più manovrati e controllati, usati, con l'illusione d'esser sempre più liberi. "E quanto più l'uomo crede di essere libero, tanto è più facile indottrinarlo" diceva N. G. Davila. Quindi, non basteranno certo i bomboloni caldi con cappuccino a salvarci da questo fraudolento inganno e funesto destino. Ci vorrebbe, forse, un'altra utopia, un altro sogno da rincorrere, un'altra primavera da attraversare con le forze dell'amore e della ragione, facendo eccedere l'arte e la cultura, portandola fuori da se stessa per ritrovare ciò che le appartiene. Farla uscire da questa convenzione in cui è caduta, da questo imbroglio mediatico che è Internet: 'questo delirio insieme collettivo e solitario, questo pluralismo d'accatto di questa pattumiera planetaria a mare aperto che è Internet, l'equivalente di un museo affastellato che pretende di dare il massimo della visibilità e della dicibilità a qualcosa che resta invisibile e indicibile. L'accesso all'informazione globale

non è una conquista di libertà, l'abuso di informazione dilata l'ignoranza con l'illusione di azzerarla.' Del resto anche il facile accesso alle Lettere ha degradato la cultura. "La cultura per le masse è una idiozia, la fila per entrare ai musei mi dà malinconia" diceva Giorgio Gaber, ecc. ecc. Queta storia del nuovo millennio non mi convince per niente; questo calendario è una mistificazione. Non mi sento contemporaneo a niente! Mai come in questo momento mi sento lontano dalla cultura, almeno nel senso antropologico del termine, cioè: 'la cultura intesa come l'insieme delle rappresentazioni socialmente elaborate'. Le battaglie condotte in passato da valenti guerrieri del sapere per combattere e liberare la società da queste rappresentazioni di pensiero sono già dimenticate. Finanche con essi in vita non se ne avvedevano. I geni passano invano. Ciò che si mantiene in vita è l'omogeneizzazione del pensiero, e l'appiattimento dei valori morali placa le coscienze. Il collettivo si avventa in massa sui social network per affermare l'espressività individuale, ma in definitiva ribadisce una minima parvenza di libertà almeno verbale (facendo attenzione a non disturbare chi comanda) - per ritornare poi alla loro triste quotidiana realtà fatta

Che tristezza! In via Templari a Lecce sarebbe stato meglio inventarsi un albergo ad ore, dove va su e giù gente che fa l'amore

di nulla. E non si accorgono neanche che è tempo perso, vedono svanire la loro vita portata via dal corso delle cose. Eppure queste cose tutti l'accettano come un bambino farebbe con un nuovo giocattolo, e poco importa se questo comporta una limitazione del pensiero autonomo. Anzi, molti non pensano affatto. Son tutti domati, addestrati, ammaestrati e amministrati. Ma non per questo saranno mai giustificati! Arrivederci e... buon tutto.

La Feltrinelli di Lecce


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