spagine
Spagine n°0 - album 03 Lecce, dicembre 2013 - anno I
Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
A unt pp Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri
azzi da
Luzzara
di Gianluca Costantini
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uzzara è il più settentrionale dei paesi della provincia di Reggio Emilia, è situato nella Pianura Padana, sulla riva destra del fiume Pò, a 36 km di distanza da Reggio Emilia e 25 da Mantova. Luzzara confina a nord con i comuni mantovani di Suzzara e Gonzaga, ad est con Reggiolo, a sud Guastalla e ad ovest con Dosolo. A Luzzara il 20 settembre del 1902 nacque Cesare Zavattini, scrittore, soggettista, regista, pittore, una tra le più importanti figure espresse dalla cultura italiana nel ventesimo secolo. Enorme il patrimonio librario donato da Cesare Zavattini a Luzzara, letteralmente riemerso nel 2007, dopo la risistemazione degli spazi e dei locali della Biblioteca.
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esare Zavattini è una tra le più importanti figure espresse dalla cultura italiana nel ventesimo secolo. Sempre pronto ad intervenire in prima persona nel dibattito culturale, dotato di una spiccata intuizione per i processi di comunicazione, fu considerato subito uno scrittore off, fuori da qualunque genere. Il suo umorismo particolarissimo, raffinato, nasce dall’amore per l’Uomo e dalla pietà per le sue piccinerie e la sua fragilità. La sua prosa immaginifica, molto vicina al Surrealismo, in realtà è indefinibile. È stato, infatti, uno scrittore d’avanguardia, ma ha agito sempre individualmente, precorrendo i tempi in tutti i settori in cui operava. Considerato il maggior rappresentante del Neorealismo italiano, il suo realismo segue la poetica della meraviglia: nella realtà, che è meravigliosa di per sé, bisogna ricercare quegli aspetti che non vediamo. Dopo avere svolto attività giornalistica ed essersi trasferito a Milano nel 1930, egli pubblica il suo primo libro: Parliamo tanto di me (1931) ottiene un meritato successo, intriso com'è di quell'umorismo fantasioso e surreale che si ritroverà in tanta della sua produzione letteraria successiva (I poveri sono matti, 1937; Io sono il diavolo, 1941; Totò il buono, 1943). Nel 1935 comincia il proprio rapporto con il cinema firmando il soggetto di Darò un milione, per la regia di Mario Camerini. Nel dicembre del 1939 si trasferisce a Roma con la famiglia e va a vivere in via Sant’Angela Merici. Porta la data del 1943 - per I bambini ci guardano - l'inizio del lungo e prolifico sodalizio con il regista Vittorio De Sica, che frutterà alcuni tra i più grandi capolavori del neorealismo (Sciuscià, 1946; Ladri di biciclette, 1948; Miracolo a Milano, 1951; Umberto D., 1952) ed altri titoli di grande rilievo (ne citiamo solo alcuni: L'oro di Napoli, 1954; Il tetto, 1956; La ciociara, 1960; Il boom, 1963; Il giardino dei Finzi Contini, 1970; Lo chiameremo Andrea, 1972; Una breve vacanza, 1973). Nel 1949 vince l’Oscar con Ladri di biciclette di De Sica. A partire dall’immediato dopoguerra, va svolgendo una funzione rilevante nelle associazioni degli autori cinematografici e nelle cooperative. Nel 1955 vince il Premio Lenin Mondiale per la pace assieme al regista olandese Joris Ivens: devolve il denaro al Ricovero Buris Lodigiani di Luzzara. Un tema, quello della pace, che sarà sempre caro a Zavattini: sua infatti è l’idea di introdurre discussioni sulla pace nelle scuole. Tra il 1959 e il 1960 è a Cuba (dove era stato una prima volta nel ’53, sotto il regime di Batista), chiamato per collaborare alla nascita del nuovo cinema nazionale, dopo la rivoluzione di Castro. Nel 1967 pubblica presso Bompiani il volume composito Straparole, che ha un successo enorme e di cui fanno parte Lettera da Cuba a una donna che lo ha tradito, Riandando, Viaggetto sul Po. Intanto a Luzzara, dove dagli anni ’50 aveva iniziato ad inviare centinaia di libri, inaugura insieme a Mario Soldati la Biblioteca “Cesare Zavattini”. Sempre nel 1967, la notte di San Silvestro, si svolge a Luzzara la prima Rassegna Naïf, che arriverà a comprendere il Premio e il Museo. Il 1968 è un anno caldo per Zavattini. Grazie al suo spirito cooperativistico nasce l’esperienza dei Cinegiornali liberi del proletariato e alla Biennale Cinema di Venezia, Zavattini (presidente dell’ANAC) è a capo della contestazione che porta all’occupazione della sala Volpi. Nel 1970 esce Non libro più disco, ennesima ricerca della parola-verità, che suscita scalpore e accese polemiche; nel 1973 Stricarm’n d’na parola, poesie in dialetto luzzarese. Nel 1976 vengono pubblicati Un paese vent’anni dopo con fotografie di Gianni Berengo Gardin, La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini e Al macero. Nel 1977 l’Associazione degli scrittori del cinema americano gli conferisce la medaglia del “Writers Guild of America”; l’anno successivo dal poemetto Ligabue (del 1967) viene tratto lo sceneggiato televisivo diretto da Salvatore Nocita. Del 1982 è La Veritàaaa, il suo primo e unico film da regista, di cui è anche soggettista, sceneggiatore e attore. A quest’opera affida il messaggio morale e poetico di tutta una vita. Cesare Zavattini muore a Roma nel 1989. da http://www.fondazioneunpaese.org
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a Fondazione Un Paese nasce nell’agosto 2002 per volontà del Comune di Luzzara che le affida la cura del proprio patrimonio artistico, costituito da opere pittoriche, scultoree, fotografiche e librarie. La collezione si compone di fotografie di diversi autori, tra i quali emergono i nomi di Hazel Kingsbury Strand e Stephen Shore, da un cospicuo fondo librario donato da Cesare Zavattini tra gli anni ’50 e la seconda metà degli anni ’80, da una vasta raccolta di opere che documentano la ricca stagione del naïfismo italiano. La Fondazione gestisce la sede espositiva dell’Ex Convento degli Agostiniani dove oggi trovano espressione sia il Museo Nazionale delle Arti Naïves, sia fotografia e arte contemporanea e, in altra sede, il Centro Culturale Zavattini (Biblioteca Comunale di Luzzara). Fondazione Un Paese deve il suo nome al risultato della collaborazione intercorsa dal 1953 al 1955 tra Cesare Zavattini e il fotografo americano Paul Strand. Dal connubio tra i due intellettuali nacque Un Paese, un libro fotografico dedicato a Luzzara, ai suoi abitanti e ai suoi luoghi. Principale intenzione degli autori era rappresentare il piccolo paese della bassa reggiana come lo specchio dello spirito di un popolo e del ritmo universale della vita legata alla terra. In questo lavoro la necessità di illustrare e omaggiare Luzzara, e di rilevarne la più intima essenza, è soddisfatta dai ritratti realizzati da Strand che documentano in maniera perfetta una collettività umana abituata a sopportare e a lottare, la bellezza della terra e le metafore della quotidianità ad essa legate. Allo stesso tempo, l’obiettivo dell’opera era anche il raggiungimento di una sintesi tra l’immagine e le essenziali auto presentazioni dei personaggi fotografati; Un Paese è quindi il tentativo di ottenere un quadro dialogico e di scambio tra concezioni diverse dell’arte, tra immagine, appunto, e parola. Il progetto apre in seguito la strada a personalità come Gianni Berengo Gardin (Un paese vent’anni dopo), Olivo Barbieri, Stephen Shore (Luzzara, laboratorio n. 6 dell’associazione Linea di Confine), Luigi Ghirri e Paolo Costantini; e ancora Marcello Grassi e Fabrizio Orsi con Luzzara. Cinquant’anni e più…, fino a giungere a Vittore Fossati (10 fotografie a Luzzara): un percorso e una storia che hanno contribuito a fare di Luzzara uno dei “luoghi” per eccellenza della fotografia italiana. Fondazione Un Paese, prendendo il nome di questo lavoro, cerca dunque di cogliere le infinite possibilità di interazione che possono occorrere tra i diversi linguaggi dell’arte. da http://www.fondazioneunpaese.org
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pagina 14 Per raccontare “Un paese” e il rapporto tra Paul Strand e Cesare Zavattini approfittiamo della recensione del libro: “Paul Strand, Cesare Zavattini - Lettere e immagini”, a cura di Elena Gualtieri, apparsa in rete su www.drammaturgia.it a cura di Lucia Di Girolamo.
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952-1955, questo l’arco di tempo occupato dalla creazione di Un Paese, opera che combina, con un risultato unico, gli sguardi su Luzzara di Paul Strand e Cesare Zavattini. Durante questo periodo, e per molti anni fino e oltre la morte di Strand, un ricco e significativo scambio epistolare tra i due autori segna la storia del libro. La collaborazione professionale diventa una vera amicizia e le lettere continuano anche dopo l’uscita di Un Paese. In occasione del cinquantenario della prima edizione dell’opera, questo carteggio, in gran parte proveniente dall’Archivio Cesare Zavattini, è stato raccolto in un interessante libro curato da Elena Gualtieri, Paul Strand - Cesare Zavattini, lettere e immagini. Oltre a un bel saggio della curatrice e alle testimonianze scritte del sodalizio professionale tra il fotografo statunitense e uno degli autori più acuti del cinema italiano, il volume raccoglie le lettere redatte da Hazel Strand dopo la morte del marito e una serie di scatti inediti del fotografo, di sua moglie e del figlio, Arturo Zavattini.
Un Paese trova nella combinazione tra lo sguardo di Strand, che a Luzzara recupera una concezione "artigianale" della fotografia, e quello di Zavattini, che a Luzzara ci è nato e a questo lavoro deve una revisione del suo passato di uomo e di scrittore, la giusta direzione per un percorso di penetrazione nelle radici antropologiche e nelle ragioni sociologiche dell’Italia degli anni Cinquanta. È un lavoro che procede per gradi, in tempi e luoghi diversi. Strand e Zavattini si sono incontrati su un terreno che già prima del 1952 (anno dei primi contatti per il libro) pensavano entrambi di coltivare, anche se separatamente e, forse, con premesse diverse. Per Strand l’idea di fare un testo come Un Paese nasce nel 1932, dopo aver trascorso un periodo a Taos. Prima di incontrare Luzzara era alla ricerca di un villaggio adatto al suo progetto. Allo stesso modo Zavattini aveva proposto a Einaudi nel febbraio del 1952 il progetto di una collana intitolata Italia mia. La collana doveva essere costituita da una serie di libri fotografici, ogni libro doveva concentrarsi su una singola città "analizzata" dallo sguardo di un regista famoso: Eduardo De Filippo per Napoli, Luchino Visconti per Milano, Roberto Rossellini per Roma. Con questi presupposti, i due progetti non aspettavano altro che incontrarsi per divenire un’unica opera. A colpi di "Caro Strand" e "Caro Zavattini" la progettazione di Un Paese procede a tappe, accompagna momenti importanti della vita dei due autori, si nasconde dietro altri doveri per qualche periodo, ma è sempre lì, deve essere portato a termine, nonostante gli impegni in giro per il mondo. Il bel volume curato da Elena Gualtieri, si propone, con successo, di portare allo scoperto il percorso attraverso cui Un Paese si forma. Continua a pagina 16
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La prima visita di Strand a Luzzara risale al dicembre del 1952. La corrispondenza con Zavattini comincia subito dopo, quando il fotografo ritorna a Parigi. A Strand i paesaggi di Luzzara sembrano un po’ scialbi, è per questo che propone a Zavattini di aggiungere qualche scatto dei luoghi circostanti. La lettera che lo scrittore invia per risposta è fondamentale per comprendere le premesse del metodo di lavoro zavattiniano. Nella lettera del 13 gennaio 1953 Za scrive: "[…] Il tipo di testo che avevo pensato […] sarebbe quello delle interviste […] Naturalmente sarò io il direttore segreto delle cose che verrano fuori dalla bocca di quella gente […] io vorrei riuscire a far venir fuori la realtà più reale possibile dalle parole, dalle confidenze, dalle confessioni degli abitanti, incontrati per strada o nelle loro case o al caffé, interrogati lungamente o brevemente, con fatica o con facilità". Ancora più notevole è, nella stessa lettera, la spiegazione della scelta di Luzzara: "[…] E’ chiaro che per me Luzzara è sì il mio paese natale, ma lo prendo come un qualsiasi paese del mondo e questa tecnica di esame la userei per qualsiasi paese del mondo, il fatto di essere io nativo di lì mi consente una più calda e esatta indagine, un tono certamente autentico […]". Zavattini si comporta quindi come uno scrittore/antropologo, e appare perciò perfettamente in linea con il metodo di lavoro di Paul Strand. Il contributo dello scrittore non si ferma solo alla parte testuale, ma già per la prima visita degli Strand a Luzzara elenca, nella lettera del 27 novembre 1952 a Bruno Fortichiari, una serie di luoghi (o di ricordi?) rilevanti del suo paese natio. L’importanza dell’apporto di Zavattini per la parte iconica è chiara al fotografo dall’inizio alla fine del progetto. In una lettera del 22 settembre 1953 Strand esprime l’intenzione di fare la selezione delle fotografie in base alla parte scritta: "[…] il processo di selezione dipenderà da tanti fattori, per ora sconosciuti. Per esempio: 1. la linea tematica e lo sviluppo del testo […]". Nel complesso ciò che si evince dal carteggio è un generale accordo sul piano di lavoro e sul suo sviluppo. Forse l’unico, piccolo, contrasto dei due trapela nell’intenzione di Zavattini di introdurre il libro nella collana Italia mia. Per il resto, anche dalle lettere successive all’uscita di Un Paese, si capisce che l’incontro tra Strand e Zavattini ha segnato in maniera positiva entrambi, tanto che il sodalizio professionale si è trasformato in autentica amicizia. Hazel ha continuato a mantenere contatti con lo scrittore anche dopo la morte del marito. Le lettere raccolte nel volume arrivano infatti fino al 1977, anno che vede l’uscita di Un paese vent’anni dopo realizzato da Zavattini con il fotografo Berengo Gardin, nel tentativo di mostrare la distanza tra la Luzzara del 1955 e quella della fine degli anni settanta. Concludono il libro le settantuno fotografie donate da Hazel a Zavattini e poi da quest’ultimo al comune di Luzzara e gli scatti di Arturo Zavattini: particolari della vita di Luzzara e dei suoi abitanti, immagini scartate da Strand per l’edizione definitiva, ma anche momenti fondamentali nel percorso di creazione di un’opera che ha saputo ridefinire, in maniera nuova e originale il rapporto tra scrittura e fotografia. Lucia Di Girolamo http://drammaturgia.fupress.net/recensioni/recensione2.php?id=2945 “Paul Strand, Cesare Zavattini - Lettere e immagini”. A cura di Elena Gualtieri Archivio Cesare Zavattini, Fondazione Un Paese, Edizioni Bora Bologna 2005 ISBN 88-88600-37-x
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Gianluca Costantini è nato nel 1973 a Martina Franca. Abitualmente vive e lavora a Lecce. Attualmente è in trasferta a Luzzara a lavorare in una scuola media come insegnante di sostegno “con ragazzi bellissimi e con un certo smarrimento...”. Disegnatore e illustratore, è appassionato di tecniche calcografiche. Importante nel suo lavoro è la ricerca del segno come traccia. Al centro la persistenza della figura umana, non ancora del tutto rassegnata "all'umano troppo contabile".... (Parte della nota biografica è tratta da Storie Terragne libro realizzato con Maira Marzioni per “In alto a sinistra”).
“In queste tavole non c'è un ordine preciso... sono appunti , APPuNTAZZI. Le cose che ho incontrato qui, a Luzzara, in questo posto dove sembra non esserci niente e invece in quel niente c'è tanto, forse troppo... ogni giorno cammino su tappeti di foglie... non solo metafisicamente parlando. I testi sono tratti da: Cesare Zavattini, Mariangela Gualtieri, Alda Merini, Mauro Corona, Gipi, Danilo Donati e Mario Perrotta - ma le citazioni non sono precisissime”.