Spagine della domenica 03

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Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

della domenica 03 - 10 novembre 2013 - anno I n. 0

spagine

Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Rina Durante siede sulle tribune del teatro di Epidauro in Grecia - La fotografia è di Caterina Gerardi


Lecce, 10 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 03

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Storia e storie Oggi a Lucugnano una cerimonia per il soldato Andrea De Marco apparteneva al IX Battaglione Mortai, la neve lo travolse nel lontano dicembre 1942 in una località incerta della Russia sterminata.

Ricordare

di Giuliana Coppola

O

ggi, prima domenica dopo il IV novembre, farà capolino a Lucugnano la Storia; si fermerà, dalle ore 10,30 in poi, ad ascoltare, accanto al monumento ai caduti, la voce di chi non dimentica i suoi caduti in guerra, sui campi di battaglia. Anche questo paese, come tutti, ha avuto i suoi eroi e non li dimentica, soprattutto se di loro non ha avuto più notizie; anzi l’unica notizia è racchiusa in un “disperso” e non si sa come né dove; e poi un nome senza tomba su una lapide di una stele. Ad oltre settant’anni di distanza si cerca ancora dove è caduto Andrea De Marco; Stefania, la nipote, è

riuscita a sapere che apparteneva al Corpo IX BTG Mortai, che neve lo travolse, forse, in quel lontano dicembre 1942, in una località incerta della Russia sterminata. L’ultima lettera, quella scritta al padre il 17 settembre 1942 e Andrea non sapeva certo che non avrebbe più rivisto la sua famiglia, Giuditta sua moglie, Lucia e Antonio, figli piccolissimi; aveva 28 anni e non sarebbe più tornato nella sua terra a Lucugnano. Una storia come tante, ma lui, Andrea, è un disperso; si è dispersa la sua voce nella neve e nel sangue, non nella memoria di Giuditta sua moglie a cui nessuno ha saputo dare notizie; si è affidata al silenzio e al rito che diventa speranza per chi ha una fede.

Una messa, per il suo eroe disperso; ogni mese una messa, ma soprattutto da allora la messa ogni prima domenica dopo il IV novembre, per non intralciare cerimonie ufficiali, ma per continuare a ricordare e a pregare per Andrea e per tutti. Lei, la Giuditta, a suo modo, ha istituito una occasione per ritrovarsi e per aiutare Andrea a ritrovarsi e a tornare, dovunque egli fosse. All’ombra di una fotografia e di un rito sacro e di pensieri e di memorie sono vissuti Antonio e Lucia, i figli e poi i nipoti; quando Giuditta è andata via per sempre, ha lasciato in eredità alla sua famiglia un bagaglio di storia e l’impegno di un compito, quello che lei aveva assolto per una vita, che è diventata una istituzione per Lucugnano, che si ripete

Un’immagine dal fronte russo

puntuale, perché non vinca dimenticanza. E oggi, prima domenica dopo il IV novembre, ci saranno tutti, ai piedi del Monumento ai Caduti che Antonio e Lucia ornano di fiori, da decenni ormai, piccolo e tenero, con alle spalle la cappella di Santa Croce e il parco giochi dei bimbi a rallegrare l’atmosfera. Ci sarà la preghiera di don Rocco che giungerà in processione chierichetti in testa, dopo la messa, quella che la Giuditta desidera sia celebrata; ci sarà il saluto del sindaco Antonio Coppola; parteciperanno le autorità e la gente di Lucugnano, a ricordare che vive Andrea, che vivono i caduti di tutte le guerre nel desiderio e nel bisogno sempre più forte che finalmente pace sia.


Lecce, 10 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 03

Diario

(Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-10-30/l-italiaspezza-cuore-new-york-times-e-anchenoi-143755.shtml?uuid) . E lo fa an-

dando a fondo per inerzia, conosce i suoi problemi ed ha una politica che si è arresa alla stupidità. In particolare l’autore dell’articolo, per citare un simbolo della mancanza di capacità di orientamento, cita i segnali stradali ricoperti e nascosti da frasche e rami. Scommetto che non è mai stato in Salento quel giornalista, altrimenti sarebbe arrivato sull'orlo del suicidio. Un incrocio a tre strade con tre stop (succede a Vignacastrisi e a Seclì), nessuno ha la precedenza. Roba che solo una grande coalizione può salvare. Già, perchè la culla dell’arte, il bel paese, il patrimonio dell’umantià stracolmo di opere immense, città che dovrebbero (il condizionale corre d’obbligo) essere salotti, penso a Firenze, Lecce, Pisa, Venezia, Genova, Torino e ancora e ancora, questo paese è una Costa Concordia governata da tanti piccoli Schettino che stanno a palpare il culo alla biondina di turno mentre gli scolgi incombono. Paese di ladri, come altro definire chi costruì le new town rubò e fece levitare i prezzi? Lo dice la relazione del commissario europeo venuto a verificare: “Ogni appartamento è costato il 158 per cento in più del valore di mercato, il 42 per cento degli edifici è stato realizzato con i soldi dei contribuenti europei (e non con quelli del governo italiano, come ha sempre sostenuto l’ex premier Silvio Berlusconi), solo il calcestruzzo è stato pagato 4 milioni di euro in più del previsto. E 21 milioni in più i pilastri dei palazzi. Cifre ufficiali della Corte dei Conti europea, tutte richiamate nel report di Søndergaard. Dove si censura il silenzio dell’Europa che è stata a guardare mentre qui si sperperava, dove si «deplora » l’invio di dati «apparentemente non corretti» trasmessi a Bruxelles dal Dipartimento della Protezione Civile, dove si elenca minuziosamente tutto ciò che lui stesso ha riscontrato nelle sue missioni. Su prefabbricati, acciaio, ammortizzatori sismici, bagni chimici, contratti a imprese. Sempre oltre icosti preventivati, soprattutto quelli fissati dai «manuali». E

Cuore spezzato

É

scritto sul New York Times, l’Italia spezza il cuore

/

“La culla dell’arte, il bel paese, è una Costa Concordia governata da tanti piccoli Schettino”

di Gianni Ferraris

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anche di tanto”.

(Fonte:http://giacomosalerno.com/2 013/11/04/laquila-1-arriva-il-dossierdi-bruxelles-sprechi-e-infiltrazionimafiose-attilio-bolzoni/)

E soprattutto dove lavorarono, è acclarato, imprese legate alle mafie. Questo è un paese normale o spezza il cuore? E potremmo proseguire e ritrovarci ancora e ancora in incroci senza alcun diritto di precedenza, neppure per la cultura. Una nazione che taglia le spese per l’istruzione cos'è se non criminalmente colpevole del suo declino? "Un Paese che distrugge la sua scuola, non lo fa mai per i soldi o perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere, hanno solo da perdere" Diceva Italo Calvino. Eppure che facciamo nel bel paese? Discutiamo per quattro lunghissimi mesi se un fuorilegge può rimanere in senato o deve tornare dal suo stalliere. Quale sia la ricetta per uscire non è facile dire, le industrie vengono comprate a prezzi di saldo, l’ultima in ordine di tempo, prossima ventura alla distruzione, è la stessa che qualcuno (lo stesso che diede lavoro alle mafie a l’Aquila) volle “vendere” ai suoi sodali, tenendo i debiti per i contribuenti tutti e lasciando agli acquirenti il meglio. Neppure a queste condizioni ci sono riusciti. Capitalismo accattone, altro che saggi investitori, altro che manager. Spezza il cuore veramente tutto ciò. Spezza il cuore dover dire ai ragazzi di andarsene altrove se vogliono avere una possibilità. Siamo il paese che inventò l’elicottero, il computer, i pannelli solari. Siamo il paese di Pompei. I primi li abbiamo lasciati fare ad altri, Pompei che non potevamo contrabbandare fuori, la facciamo decadere. Fino a quando permetteremo tutto ciò? Fino a quando continueremo ad accettare che un parlamento di incapaci non faccia uno straccio di legge elettorale nonostante le promesse fatte da almeno tre campagne elettorali? Accendi il TG e il dibattito è sul partito sedicente progressista che regala tessere per le correnti interne. Come succedeva negli anni ’70 e ’80. In perfetto stile Fanfani e Gava. Perchè dovrei votare alla primarie di questi qui? Siamo il paese dove cambia tutto perchè nulla cambi, succede con le mafie, succede con la politica.


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Diario Che il popolo rimanga bue e consumatore inconsapevole!

Voce del verbo segretare S

ul sito www.vocepertutti.it troviamo un primo ed assolutaprovvisorio mente elenco di aziende dedite allo smaltimento illegale di rifiuti tossico nocivi. Oggi escono le dichiarazioni di vari pentiti che ammettono dove, come e quando hanno seppellito fusti e altre porcate, ultimamente è stata desecretata quella di Schiavone che disse alla commissione antimafia quel che conosceva, aggiungendo “entro vent'anni là moriranno tutti per cancro”. La politica si prese la briga di segretare tutto quanto. Forse perché il popolo deve rimanere bue. Da Napoli al Salento il meridione è stracolmo di rifiuti interrati che provocano cancro. E’ infatti conclamato l’aumento di tumori in terra salentina, come evidenziano ricerche e dati. Anche un pentito della Sacra Corona Unita ha dichiarato di essere stato autore di seppellimenti in zona Casarano. Neppure le proteste delle popolazioni della terra dei fuochi sono state ascoltate, è stato necessaria la pubblicazione delle rivelazioni Schiavone per creare un “minimo” scandalo. Le parole del camorrista pentito le troviamo sul link: https://www.drop-

Da Napoli al Salento il meridione è stracolmo di rifiuti interrati

box.com/s/2bgys8sh51jfprn/schiavone.pdf

Una prima domanda: perchè il deputato Gianfranco Saraca (Udeur), i senatori Giovanni Lubrano Di Ricco (Verdi, l’Ulivo), Roberto Napoli (Udeur) e Giuseppe Specchia (An), presentiall'interrogatorio Schiavone hanno deciso di segretare tutto?

Dall'elenco pubblicato da “voce per tutti” si evince che i tossico nocivi arrivavano da tutte fabbriche del nord, compresa l’ACNA di Cengio, già tristemente nota alle cronache sanitarie piemontesi. Leggere e memorizzare quell'elenco è istruttivo. Insegna come certo capitalismo non guarda in faccia a nessuno, come per quei signori e per le mafie sia importante solo ed esclusivamente il guadagno. In estrema sintesi, si impara come siano identici esecutori e mandanti, stessa vis mafiosa. Per avere un termine di misura possiamo dire che un fusto interrato al sud costava al mafioso dirigente dell’ACNA, la somma oggi quantificabile in 500 euro, contro i 2000 euro dello smaltimento legale. A questo punto chi è più mafioso di chi? Ancora stiamo ad ascoltare gli eredi di Renzo Bossi che dicono che il meridione è una palla al piede? La mafia al nord esiste da sempre, perchè questi sono comportamenti mafiosi a tutto tondo. A dimostrazione dei comportamenti collusi e vili cito

i cinque ammazzamenti dell’ultimo mese a Milano e nel suo hinterland, dove edilizia, molti centri commerciali, sale gioco, compro oro, movimento terra, finanziarie ecc. senza generalizzare, per carità, ci sono anche finanziarie non mafiose, compro oro non collusi, però esiste una zona grigia che passa attraverso alcune di quelle attività, sono la linfa che nutre le mafie. A fronte delle sparatorie milanesi la risposta è stato il silenzio, come silenziosi sono i taglieggiati. A nord come e forse peggio che a sud. Peggio perchè si continua a dire da molte parti che la mafia non riguarda il nord. Peggio perchè i rifiuti maledetti provengono dal profondo nord. Altro capitolo è la politica. Quando finalmente venne chiusa l’ACNA di Cengio che colorava ogni giorno di tinte diverse il Torrente Bormida, ci fu la bonifica. Chi, come, e dove si bonificò? A chi vennero affidati i fanghi da smaltire? Chi pagò e chi prese mazzette per non vedere? E ancora, nei comuni dove si sono seppelliti tossico nocivi in meridione come in settentrione, gli amministratori mai si accorsero di centinaia di camion che vagavano la notte per le campagne? Chi prese mazzette per non vedere? Perchè è stato ammazzato il consigliere comunale di Ugento Peppino Basile che denunciava movimenti strani? L’impressione è che ci siano collusioni talmente ampie da sembrare invincibili, la certezza rimane invece che a crepare di cancro siano i cittadini tutti. Chi mangia i pomodori distribuiti a livello nazionale? Chi i pesci pescati nello stesso mare dove le mafie affondavano navi cariche di fusti? E le mozzarelle di bufala campane da dove arrivano? Quale erba brucano le bufale? Quella delle cave riempite e ricoperte forse? E ancora, sotto le autostrade del nord, nelle fondamenta delle nuove costruzioni per l’expo, sotto i grandi centri commerciali, cosa c’è? Chi si è occupato del movimento terra? E’ un caso che la camorra e la ‘ndrangheta in Emilia, in Lombardia, Piemonte e Liguria si occupassero proprio di quel settore? Chi fa buche e poi deve riempirle, cosa ci mette dentro? Chi controlla? E ancora una domanda sorge spontanea: come può rimanere in Senato un ex premier che aveva alle sue dipendenze il signor Mangano poi condannato per mafia? E’ possibile tollerare questi intrecci senza che neppure un piccolo sospetto sorga? E come mai nessuno si sente in dovere di dimettersi e di lasciare il posto a persone senza sospetti?

Rubens, Saturno divora i suoi figli

di G.F.


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Ambiente In numeri dell’inquinamento in Puglia

Pollution

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Lecce, 10 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 03

di Pier Paolo Tarsi

La provincia più devastata non è quella di Taranto, ma quella di Lecce

V

ieni a ballare in Puglia, qui troverai accoglienza, mare, sole e divertimento. Già, ma non è tutto. Qui troverai anche la più alta emissione di anidrite carbonica d’Italia, ossia il 21,23 %, una regione come la Lombardia ne produce solo il 13,24% ,una come il Lazio il 6,07%. Qui troverai anche il 91,96% di tutte diossine prodotte in Italia. Si, hai letto bene: il 91,96% della TOTALITA’ prodotta in Italia! In Lombardia solo il 4,32%. Ed ancora in Puglia troverai il 95,48% di IPA, seconda l’Umbria col suo 2,98%. Hai letto bene? Rileggi per favore! Non ti basta? Bene, allora preparati, perché siamo solo all’inizio: emissioni

di Monossido di Carbonio, 81,11% in Puglia, seconda la Lombardia con il 3,69%. Capito? Lo 3,69% la Lombardia! Emissioni di Particulate Matter: Puglia 62,23%, seconda classificata la Sardegna, con il 7,91%. Emissioni di Benzene: prima classificata la Puglia, col 46,13%, segue la Sicilia col 26,16%, terza la Lombardia col 9,87 %. Ossidi di azoto: prima la Puglia, col 19,63%, seguita da Sicilia, con l’11,65%. Ossidi di zolfo, chi sarà prima? Ma la Puglia ovviamente, con il 23,27%. E visto che vi piace il Salento, sappiate che la provincia più devasta non è Taranto, ma quella leccese: qui si supera oltre ogni limite che possiate immaginare la

media nazionale dei tumori che colpiscono i polmoni e le vie respiratorie. Vi stupiscono questi dati? Beh, anche a me, eppure pare sia da vent’anni che alcuni signori ignorati da tutti lo denunciano, il problema è che nessuno li vuol sentire nelle grandiose regie delle Istituzioni dello Stato Italiano. Qua ci stanno ammazzando da decenni, altro che rifiuti tossici interrati e quel maledetto ethernit con cui riempiono le campagne migliaia di ignoranti figli di p.! Al primo link i dati ufficiali che ho usato, il secondo link per gli amanti di Lecce! http://www.affaritaliani.it/static/upl/e pi/epidemiologia-tumori-salento.pd fhttp://www.ilfattoquotidiano.it/2013 /09/29/salento-e-emergenza-tumore-aipolmoni-ma-a-nessuno-interessa-saperemotivi/726641/

Qui si supera oltre ogni limite la media nazionale dei tumori che colpiscono i polmoni e le vie respiratorie


Lecce, 10 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 03

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Poesia

Fino al 4 dicembre l’Edicola di Notte di Largo Chiesa vecchia a San Donato di Lecce, ospita l’installazione di poesia e pittura del poeta Giuseppe Greco

N

ell’edicola di notte di San Donato, Giuseppe Greco, in una installazione rappresenta quarantacinque anni di vita poetica. La mostra si apre con una “Poisia” del 1968 composta dal poeta in pullman per finire ai versi più recenti come quelli della poesia “Cantu”. La mostra segue il filo del tempo artistico del pittore-poeta e i quadri e gli acquerelli sono intimamente legati alle immagini di una poesia che si manifesta sempre come una dichiarazione d’amore verso la natura. La poesia di Greco non è soltanto il piacere del poeta di dare voce al paesaggio e parole alle emozioni: è molto di più. I versi sapientemente

Dichiarazione d’amore

Scìoscia

Ad illustrare un disegno di Giuseppe Greco

Una poesia scritta nel dialetto salentino densa di sonorità destinate all’orecchio e al sentire dell’ascoltatore

recitati dal poeta-dicitore in dialetto salentino non sono mai banali e sempre svelano una profondità densa di echi e di rimandi. Una poesia dell’oralità destinata all’orecchio e al sentire dell’ascoltatore, dove le immagini più intime dell’inconscio - vivo e ricco di forza creativa - si affidano alle parole sapientemente organizzate nel ritmo del verso tutto volto a proclamare il fascino del creato. Una dichiarazione d’amore verso la natura quella del poeta parabitano per una poesia sempre vocata alla ricerca della bellezza nella figura degli angeli e nella donna affermata come misura di un sentimento desiderato e sempre vissuto. Una poesia circolare: il sè, la natura, il pronome “tie” che rappresen-

di Luigi Mangia

ta la presenza della figura femminile. Il messaggio si anima e si costruisce coinvolgendo sempre i tre soggetti: poeta, natura e donna uniti dalla forza del desiderio che diventa poesia d’amore nell’orizzonte del paesaggio dell’anima come un canto a cuore aperto. La poesia di Greco vive della bellezza della natura, ma si esalta per la forza della voce del mare. Giuseppe Greco è poeta del Mediterraneo. Nella sua poesia, nelle atmosfere autunnali di nebbia e di mare non ci sono le foglie gialle ad indicare l’odio, ma quelle rosse a raccontare le passioni di volti e dei luoghi di una terra generosa che mai delude.


In copertina

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Lecce, 10 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 03

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Lunedì 18 e martedì 19 novembre, tra Melendugno Lecce e Calimera due giornate di studio dedicate a Rina Durante

Il mestiere del narrare

di Simone Giorgino

Al Nuovo Cinema Paradiso, lunedì 18 novembre, alle 21.00, la proiezione del film “Il Tramontana” di Adriano Barbano

R

ina (Caterina) Durante nasce il 29 ottobre 1928 a Melendugno (Lecce) da Francesco, sottoufficiale di marina, e Lucia Mancarella; è l’ultima di quattro figlie, Italia, Pia e Marinella: «Noi eravamo una famiglia dalle origini contadine, di quelle che, con infiniti sforzi, ad un certo punto, si staccarono dalla matrice contadina per elevarsi al rango della piccola borghesia». Il lavoro del padre costringe la famiglia a continui trasferimenti, dapprima a Brindisi, quindi nell’isola militarizzata di Sazan (Saseno), avamposto dell’esercito italiano in Albania, dove i Durante si stabiliscono per ben nove anni, fino al primo aprile del 1939: «Vivevamo su un colle, al centro di una vallata: le case degli ufficiali, che erano le più vicine, distavano cinque chilometri. Vedevamo così poca gente». Nell’isola non vi sono scuole pubbliche, per cui la sua prima istruzione è affidata o alle lezioni casalinghe della madre o ad altre insegnanti occasionali: «…io e le mie sorelle fummo mandate a prendere lezioni di francese dalla madre del comandante. Il risultato fu che a sei-sette anni parlavo correttamente francese e citavo a memoria Corneille, mentre ignoravo Pascoli e De Amicis, e soprattutto la dottrina fascista». Conseguito il diploma magistrale da privatista, s’iscrive dapprima a Medicina presso l’Università di Bari, facoltà frequentata per appena un anno, e poi a Lettere, laureandosi con Mario Sansone. Nel 1951, poco più che ventenne, pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo Il tempo non trascorre invano, prefata dal poeta e italianista francese Eugène Bestaux. Rientrata in Salento, si avvicina agli intellettuali che gravitano attorno a “Il Critone”, autorevole rivista giuridicoletteraria diretta dall’avvocato liberale Tommaso Santoro, la cui redazione culturale è affidata al poeta leccese Vittorio Pagano. È segretaria di redazione dal numero di ottobre-dicembre 1961 fino all’ultimo numero apparso nel 1966, ma già prima di allora aveva pubblicato sulla rivista alcune liriche d’impianto intimistico e neo-ermetico. In questo periodo allaccia rapporti più o meno duraturi con esponenti di spicco del mondo letterario salentino: conosce e frequenta Vittorio Pagano («Vittorio è mio amico, anzi, il mio amico, da oltre vent’anni»); Girolamo Comi, Oreste Macrì, Vittore Fiore, Marti Marti, Giovanni Bernardini. Nel 1963, sempre sulle pagine de “Il Critone”, pubblica Tramontana (menzione speciale al Premio Teramo 1963), racconto da cui è stato tratto un omonimo film di Alessandro Barbano del 1966.

Rina Durante sulla scena ad Epidauro - La fotografia è di Caterina Gerardi

L’anno successivo pubblica il suo lavoro più noto, il romanzo La malapianta (Milano, Rizzoli; Premio Salento 1964, assegnatole da una giuria composta, fra gli altri, da Mario Sansone, Sandro De Feo e Maria Bellonci). È proprio in quest’opera che appare più evidente la sua cifra letteraria, e cioè un realismo d’ispirazione verghiana coniugato con «una varia psicologia di situazioni e di umani comportamenti soffusi da un sorriso che sta fra l’ironia e il paradosso. L’impostazione del linguaggio, la scelta stilistica sempre di alta tenuta formale anche quando accede alle espressioni più comuni e popolari, rivelano una sensibilità e una capacità elaborativa che sono giustificate dalla consapevolezza di inserirsi nel filone di un canone letterario consolidato dalla tradizione». Fra il 1967 e il 1970 si trasferisce a Roma, dove inizia la sua carriera d’insegnante nelle scuole superiori. Nella Capitale si avvicina ai movimenti studenteschi e alla cultura di contestazione e ha l’occasione di conoscere e frequentare Giovanna Marini, una delle principali studiose e interpreti del folk revival: «Nascevano strutture associative per coordinare le esperienze sparse sul territorio, come l’Istituto Ernesto de Martino e Il Nuovo Canzoniere Italiano. Roma a quel tempo era tutto un fervore di riscoperta. Si aveva la sensazione che il nuovo stesse proprio lì, nella stampa under-

ground che diffondeva materiali fino ad allora inediti, che aprivano una breccia nella cultura orientale, grande sconosciuta, e nei modi della creatività popolare, unica alternativa alle banalità della canzonetta commerciale e della TV». La parentesi romana le permette di sviluppare la sua inclinazione per l’etnoantropologia e la cultura popolare, che, una volta rientrata in Salento, la porterà a svolgere numerose ricerche e inchieste sul campo, contribuendo così, nel solco degli studi avviati da De Martino, alla riscoperta del tarantismo e alla valorizzazione del griko e delle tradizioni etnoculturali del territorio: «Noi avevamo un intento che era politico, studiavamo la cultura popolare alla luce di questo interesse politico sui canti di lotta, sui canti di lavoro. La nostra riproposta aveva il fine di suscitare interesse verso il mondo popolare e la sua possibilità di riscatto». A Lecce, la Durante prosegue la sua carriera d’insegnante presso l’Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi” (rilevante una sua antologia di scritti d’autore sulla questione meridionale, pensata appunto per le scuole superiori: Da Verga a Balestrini. Antologia della condizione meridionale, Lecce, SAEDI, 1977) e tiene corsi di sceneggiatura nell’ambito dell’insegnamento di Storia del Teatro e dello Spettacolo alla Facoltà di Beni Culturali dell’Università salentina. Più volte, negli scritti e nelle interviste, la scrit-

trice tornerà su questa sua attività, ritenuta comunque collaterale, anzi funzionale al “mestiere” di narratrice: «Io non sono una ricercatrice. Io sono moderatamente antropologa, al servizio di qualcosa che non ha niente a che vedere con l’antropologia. Tutte queste ricerche mi servivano per arricchire il mio repertorio di storie, di immagini, di fatti, di personaggi di cui mi sarei servita come narratrice; io sono una scrittrice, una raccontatrice». Nel 1975 è una delle fondatrici del Canzoniere Grecanico Salentino, un gruppo di musica popolare per cui cura I canti di Terra d’Otranto e della Grecìa salentina (Fonit Cetra, 1977). Nel 1977 pubblica Il sacco di Otranto (Bari, Adda) che diventerà anche il primo sceneggiato per la radio prodotto dalla RAI di Bari, andato in onda nel luglio dello stesso anno. Dagli anni Ottanta in poi, il suo caratteristico interesse per i costumi e la cultura popolare salentina si manifesta attraverso una serie d’interventi sulle attrattive del territorio e sulla cultura eno-gastronomica locale: esce nel 1981 Lecce e la sua Provincia (Bari, Adda); nel 1985 Tavole e bottiglie eccellenti di Puglia, Molise e Basilicata; nel 2001 Cerere e Bacco a piene mani. Una civiltà da salvare (Fasano, Schena); e, nel 2005, il postumo L’oro del Salento (Nardò, Besa). Si interessa di politica dapprima nelle file del PSI (consigliera comunale a Melendugno) e quindi del PCI (candidata senza successo al Consiglio comunale di Lecce). Negli anni Ottanta è segretaria regionale pugliese del Sindacato Nazionale Scrittori. La sua lunga attività di giornalista la porta a collaborare con “La Gazzetta del Mezzogiorno” (fra l’aprile e il dicembre 1979, e, prima ancora, con alcuni racconti pubblicati fra il 1966 e il 1970), “Quotidiano di Lecce” (fra il 1980 e il 1986; dopodiché fu estromessa in seguito a un cambio di proprietà), “Il Paese Nuovo” e “Corriere del Mezzogiorno”, in una cospicua serie d’interventi che denotano la sua versatilità intellettuale: nei suoi articoli, infatti, la Durante si occupa, oltre che di letteratura, di cultura popolare, scuola, sanità, turismo, teatro, cinema, musica, reportage di viaggi, enogastronomia. Nel 1996 pubblica Gli amorosi sensi (Lecce, Manni), una raccolta di racconti e di testi autobiografici, da cui emergono, fra l’altro, anche la sua omosessualità e il suo rapporto di amicizia con Vittorio Pagano e con altri grandi protagonisti della cultura salentina. Nel 2004 fa parte della giuria del Premio Strega. Dopo una lunga malattia, si spegne a Lecce nella notte di Natale del 2004.


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